INTERVISTA AD AMAL BOUCHAREB



Carissimi lettori, 


Ospite del blog di oggi è Amal Bouchareb.
Amal Bouchareb scrittrice e traduttrice algerina, classe 1984, nata a Damasco. Laureata in interpretariato e traduzione. È stata docente presso il dipartimento di inglese della Scuola Normale Superiore di Algeri. È stata caporedattrice della rivista letteraria dell’Unione degli Scrittori Algerini "Aqlam". I suoi racconti e i suoi romanzi hanno ottenuto importanti premi e riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Ha tradotto in arabo molti autori italiani, sia classici sia moderni e contemporanei, come Niccolò Machiavelli, Pier Paolo Pasolini, e Mariangela Gualtieri. Per Buendia Books ha già pubblicato L’odore, racconto vincitore del Festival International de la Littérature et livre de jeunesse (FELIV) 2008 ad Algeri. Nel 2020 è uscito il suo secondo libro in Italia l’anticonformista sempre per i tipi di Buendia Books. E nel 2021 "Il bianco e il nero" per Edizioni Le Assassine. Nel 2020 l’Università di Tipaza (Algeria) ha indetto in suo onore un convegno sullo studio della sua produzione narrativa. Collabora con numerose testate arabe e algerine nel campo della critica letteraria e della traduzione. È la fondatrice e la direttrice di Arabesque, la prima rivista che si occupa della letteratura e le arti del mondo arabo in Italia, edita da Puntoacapo Editrice. 


Desidero ringraziare Amal per la sua disponibilità nel concedermi questa intervista. 


D: QUALI SONO GLI SCRITTORI CHE PIÙ TI HANNO INFLUENZATA?

R: Direi che sono piuttosto influenzata da tradizioni di scrittura che da singoli autori. I racconti popolari algerini e arabi hanno modellato il mio immaginario, e sono quelli che mi hanno segnata di più, sia sul livello dei temi di scrittura che le tecniche di narrazione. Per come sviluppare i personaggi la letteratura russa ci da delle lezioni insuperabili. Nella letteratura occidentale d’altronde, penso che sia il teatro che mi ha influenzata di più, quello classico francese di Molière, e il dry Anglo-Saxon humour di George Bernard Shaw. Nella narrativa italiana invece mi ha sempre colpito il realismo provocatorio di Alberto Moravia per esempio.


D: COM’È DA TRADUTTRICE IL RAPPORTO CON UN TESTO CHE NON È TUO?

R: Tradurre è un’esperienza che rende un autore più umile. Essendo troppo assorbiti nel nostro ego scrivendo, potrebbe essere auto intossicante, gli autori migliori per poter superare l’io “avvelenante” non la smettono mai di leggere. Nel mio caso, tradurre consiste a portare semplicemente questa cura detox di altruità al livello successivo.


D: DA DOVE È NATA L ’IDEA DEL TUO ROMANZO "IL BIANCO E IL NERO"? È TUTTO FRUTTO DI FANTASIA O QUALCHE PERSONAGGIO E/O FATTO HA DELLE BASI REALI?

R: Per me non esistono personaggi puri frutti di fantasia. Nei miei racconti tutti i personaggi hanno radici nella realtà, mi basta a volte solo un viso interessante incrociato a caso, per trasformarlo ad un protagonista del prossimo libro. In “il bianco e il nero” almeno la donna con il hayek è una vera donna che la incontravo ad Algeri esattamente nel posto descritto nel romanzo, forse è stata lei ad avermi ispirata tutta la storia, Damia invece è ispirata parzialmente dai quadri di Kamil Vojnar... per il resto “qualsiasi somiglianza è del tutto casuale”… Teniamoci al disclaimer!


D: QUAL È IL MESSAGGIO CHE VORRESTI TRASMETTERE AI LETTORI CHE HANNO LETTO O LEGGERANNO “IL BIANCO E IL NERO”?

R: Che siamo tutti uguali; nell’essere buoni e nell’essere cattivi tutti gli esseri umani sono uguali! Sembra banale come messaggio, e può suonare come una predica. Ma scegliendo di sottolineare il lato scuro di questa verità nel romanzo era giustamente per rendere il messaggio poco utopistico.


D: NEL "L' ANTICONFORMISTA" AFFRONTI CON UNO SGUARDO ATTENTO I VIAGGI DEI MIGRANTI NEI PRINCIPALI LUOGHI DA CUI PARTONO E LO FAI MESCOLANDO REALTÀ E FIABA, CRONACA E LETTERATURA SENZA ELUDERE NESSUNO DEI TEMI SCOTTANTI DEGLI ULTIMI ANNI. COSA TI ASPETTI CHE ACCADA IN FUTURO?

R: Secondo me, se aspettiamo una soluzione dall’Europa la situazione rimarrà tale con un anticlimax clamoroso esattamente come il finale descritto nel racconto; visto che il fenomeno di migrazione di massa è solo un effetto collaterale delle guerre del Medio Oriente, e il dominio di regime corrotti in Africa che nutrono sia le prime che i secondi l’economia di certi Paesi occidentali. Ci vogliono dunque vere e proprie  rivoluzioni in Africa e nel mondo arabo per mettere fine alla seconda ondata di un colonialismo subdolo (con tutte le sue varianti sia economiche che culturali o “umanitarie”) e in conseguenza le migrazioni di massa. Tanti giovani africani ne sono consapevoli e questo lo abbiamo visto ultimamente durante le 28ème sommet Afrique-France. Solo che con il colonialismo classico, i nostri popoli dovettero una volta difendere il loro diritto di mettere fuori i colonizzatori, ma con il neo-colonialismo la sfida è doppia, oltre a mettere fuori le potenze neo-coloniali, uno deve anche lottare per difendere il suo sacrosanto diritto di non lasciare il suo Paese.


D: QUALCUNO HA DETTO CHE IL PIACERE, NELLO SCRIVERE, STA NELLA PREPARAZIONE, NON NELL’ ESECUZIONE: SEI D’ACCORDO?

R: Assolutamente, è la fase più magica in cui l’autore si identifica in qualche modo con il divino, con il Creatore. La fase dell’esecuzione invece ci ricorda delle nostre imperfezioni, la nostra incapacità a realizzare un’opera che corrisponde del tutto a quello che abbiamo immaginato. All’inizio, trovavo questa fase anche frustrante, ma poi ho imparato a goderla e considerarla come una preghiera: un “dhikr” che ci ricorda del Grandissimo, e dei nostri limiti in questo mondo.


D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Da poco è uscito in Algeria il terzo romanzo della trilogia che avevo iniziato con “Il bianco e il nero”. Le idee per un nuovo romanzo sono ancora in gestazione. In Italia invece ho una collaborazione in corso con il festival “Bologna in Lettere”, sempre per mantenere quel equilibrio tra scrittura e traduzione.


Intervista a cura di C.L


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