FABIANO MASSIMI: INTERVISTA ALLO SCRITTORE “ SE ESISTE UN PERDONO ”

Cari amici e care amiche,

Bentrovati! L'ospite di questa nuova intervista è lo scrittore Fabiano Massimi.
Nato a Modena nel 1977. Laureato in Filosofia tra Bologna e Manchester, bibliotecario alla Biblioteca Delfini di Modena, da anni lavora come consulente per alcune tra le maggiori case editrici italiane. L’angelo di Monaco è stato l’esordio italiano più venduto alla Fiera di Londra 2019.



D: COSA TI HA SPINTO AD INTRAPRENDERE LA CARRIERA DI SCRITTORE?

R: Non ne ho idea! Il desiderio di scrivere – e scrivere storie – mi accompagna da quando ero bambino, da prima della scuola. Ho mie fotografie alla macchina da scrivere quando non conoscevo ancora l’alfabeto, e non ci sono scrittori nella mia famiglia – non ci sono nemmeno narratori orali straordinari come si legge nelle vite di molti autori, una nonna o una balia o un fratello dotati di talento narrativo. È semplicemente un’ambizione con cui sono nato, e per buona parte della mia vita ci ho girato intorno con circospezione, sospetto, persino paura. Poi ho deciso di mettermi alla prova: mi sono iscritto a una scuola di scrittura, sono entrato in editoria, e dopo anni di avvicinamenti e allontanamenti ho trovato una storia che dovevo raccontare. La carriera è iniziata lì, e chissà dove mi porterà. Di certo so che non potrei più farne a meno.


D: QUALE È STATA LA DIFFICOLTÀ MAGGIORE DURANTE LA STESURA DEL ROMANZO “SE ESISTE UN PERDONO"?

R: Quando ho scoperto l’impresa di Nicholas Winton, lo “Schindler britannico”, pensavo di raccontarla in forma di thriller: una storia avventurosa con corse contro il tempo e lotte all’ultimo sangue, da un lato l’eroico trentenne inglese deciso a salvare quanti più bambini possibile dalle grinfie di Hitler, dall’altro lato spietate SS pronte a tutto pur di impedirlo. Poi ho scavato nelle poche fonti esistenti e con mia sorpresa ho appreso che sono esistiti altri due volontari britannici, una donna e un uomo, senza i quali Winton non avrebbe mai potuto fare ciò che ha fatto. Doreen Warriner e Trevor Chadwick sono a tutt’oggi completamente sconosciuti, e capire il motivo di questa lunga dimenticanza e poi trovare il modo di rimediare ha comportato una profonda riscrittura del primo romanzo che avevo ideato. La voce narrante, Petra Linhart, e la Bambina del Sale, che tutti cercano e nessuno riesce a trovare, sono nate da questa revisione, sofferta e appagante come mai mi era successo finora.


D: L’ASPETTO POSITIVO E QUELLO NEGATIVO DELL' ESSERE UNO SCRITTORE? 

R: Vedo solo aspetti positivi: il desiderio di scrivere, come dicevo, è antico e assillante. Diventare scrittore – ovvero pubblicare, arrivare a lettori sconosciuti, togliere le storie dalla mia testa per metterle sulla pagina – è l’unica soluzione per non impazzire. Poi bisogna essere riconoscenti: L’angelo di Monaco e I demoni di Berlino mi hanno portato in giro per il mondo – ero a Madrid in ottobre, sarò a Parigi in aprile –, mi hanno aperto porte professionali che mai avrei pensato e soprattutto mi hanno fatto conoscere centinaia di lettori, scrittori e professionisti dell’editoria, arricchendo enormemente la mia vita. E siccome, come diceva Angelo Rizzoli, la fortuna non la si merita, ce la si può solo far perdonare, in Se esiste un perdono ho messo il doppio dell’impegno, e nel prossimo romanzo metterò il quadruplo.


D: DOVE TROVI L’ISPIRAZIONE PER I TUOI LIBRI?

R: Da un paio d’anni insegno scrittura alla Scuola Holden, e ai miei studenti, quando mi chiedono lo stesso, rispondo: da dove non trovo l’ispirazione per i miei libri? Il mondo è un carosello incessante di stimoli, spunti, storie, personaggi, troppi per poterli afferrare tutti. Non esiste la penuria, solo la sovrabbondanza. Basta sedersi un’ora su una panchina, come fece Georges Perec in un libro famoso, e osservare lo spettacolo gratuito della gente per riempirsi gli occhi e le tasche di idee. Poi i giornali, i libri, ma anche i social: notizie di attualità e storiche si avvicendano con una rapidità che toglierebbe il sonno al più attento dei reporter. Io scrivo thriller storici, basati su storie vere, e le storie vere sono infinite. Al momento ho appunti per una ventina di romanzi, e non passa giorno che qualcuno non mi segnali episodi interessanti che ignoravo. Uno scrittore non basta, ci vuole una factory!


D: HAI DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R: Sono uno scrittore molto rapido, una volta che so cosa raccontare: in due ore scrivo un capitolo, in tre mesi completo la prima stesura. Ho però bisogno di astrarmi completamente dal mondo circostante mentre sono alla tastiera, per cui: buio, cuffie, colonna sonora composta ad hoc prima di iniziare (di solito un misto tra classica e pop). Con questi ingredienti posso lavorare ovunque, anche sul treno, anche in un sottoscala. E se qualcuno mi parla, rispondo con coerenza, salvo poi dimenticarmene all’istante.


D: UN LIBRO CHE NON TI STANCHERAI MAI DI RILEGGERE?

R: Il nome della rosa è il libro della vita, ma l’ho detto fin troppe volte, rischio di diventare noioso. Diciamo allora Fatherland di Robert Harris – il miglior thriller di sempre? – e Il senso di una fine di Julian Barnes – 150 pagine che si leggono in una sera e risuonano per anni. Sto del resto raggiungendo quell’età in cui, più che leggere, si rilegge, per cui torno quasi quotidianamente su Calvino, Follett, Houellebecq, Updike, in cerca di ispirazione o anche solo di compagnia. Consolazione.


D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: In letteratura, completare il ciclo dedicato al Commissario Sauer sotto il Nazismo (ho diverse avventure progettate prima di raggiungere la meta iniziale), poi scrivere quelle tre-quattro storie indipendenti che mi girano intorno da tempo (una compirà 23 anni a Pasqua). Fuori dalla letteratura, affinare il francese e imparare lo spagnolo; raggiungere un livello accettabile con il pianoforte; salire su un elicottero, su una mongolfiera, su un vulcano; vivere un anno a New York e uno a Barcellona. Per un po’ dovrei essere impegnato.


Desidero ringraziare Fabiano Massimi per aver risposto alle mie domande.

                In libreria dal 24 gennaio 2023 Longanesi


SINOSSI

«La storia dimenticata dello Schindler britannico. Un autore di grande successo in tutta Europa. Vincitore del Prix Polar 2022»

La chiamano la Bambina del Sale, perché tutte le sere, quando il buio allaga la città, puoi incontrarla all’imbocco di un vicolo che vende ai passanti sacchetti in tela azzurra con dentro una manciata di sale, introvabile da tempo. Nessuno a Praga conosce il suo nome. Nessuno sa come si procura quella preziosa merce. La Bambina compare dopo il tramonto e scompare prima dell’alba, senza dare confidenza a chi incontra. Una moneta, un sacchetto. Tutto qui.
È il 1938. Il furore nazista incombe sulla Cecoslovacchia e Hitler è alle soglie della città. La paura dilaga, soprattutto fra gli ebrei del Ghetto. Non c’è tempo, bisogna fuggire. Bisogna salvare i più deboli, come i bambini senza famiglia, come la Bambina del Sale. Un’impresa impossibile. Eppure c’è un uomo che ci crede, un inglese di origini ebraiche, Nicholas Winton, che tenta il miracolo: allestire treni diretti nel Regno Unito per mettere in salvo quanti più bambini possibile. Tra mille ostacoli logistici e politici, e con l’aiuto della giovane Petra che lo guida in una città a lui sconosciuta e colma di fascino, Winton sta per riuscire nel suo eroico intento. Ma la Bambina del Sale sembra non voglia farsi salvare. Perché quello sguardo sfuggente? Quale segreto nasconde?
In questo toccante romanzo, che racconta la vicenda vera e dimenticata di sir Nicholas Winton, tornata alla luce grazie a un commovente video della BBC dove l’uomo ottantenne incontra a sorpresa i “suoi” bambini ormai adulti, Fabiano Massimi ci accompagna in un viaggio fra storia e finzione, rischiarando una delle pagine più oscure del nostro passato con la luce della speranza.


COSA NE PENSO

Un romanzo che nasce da una storia vera, 
In cui l'autore mescola brillantemente personaggi realmente esistiti ad altri di fantasia.
Nel libro si parla di Nicholas Winton, eroe dimenticato che alla vigilia della Seconda guerra mondiale, aveva salvato 669 bambini praghesi dalle grinfie di Hitler.
Operando nella Praga occupata dai nazisti, a continuo rischio di essere arrestato, Winton porta avanti un progetto più ampio: vuole trovare famiglie britanniche che consentano almeno ai bambini di salvarsi, espatriando in Inghilterra. Il collaboratore di Winton a Praga Trevor Chadwick compila una lista di bambini pronti a partire. È l’inizio dei Kindertransport.I salvataggi si interrompono il 3 settembre 1939, quando il nono treno in partenza da Praga viene bloccato perché è scoppiata la guerra.
Non saranno gli unici a dirigere questa “missione impossibile”, saranno affiancati dall'economista britannica Doreen Warriner,la quale iniziò il suo lavoro a Praga come rappresentante del Comitato britannico per i rifugiati dalla Cecoslovacchia (BCRC). 
Tra i personaggi inventati dall'autore trovo bellissima la Bambina del Sale, un personaggio avvolto nel mistero, poiché compare all'improvviso tutte le sere, all'imbrunire, in un vicolo che vende ai passanti sacchetti in tela azzurra con dentro una manciata di sale, introvabile da tempo.
In conclusione,una narrazione incalzante sulla più grande operazione di salvataggio avvenuta nel secolo scorso. Riecheggia in queste pagine la stessa volontà che anima i volontari di oggi perché purtroppo quel “MAI PIÙ” che doveva essere il futuro è ancora il presente.
Consigliatissimo.Buona lettura!


Intervista e recensione a cura di C.L

© Photo by Yuma Martellanz


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