INTERVISTA A PATRIZIA CARRANO


Cari amici e care amiche,

È un’ onore, oltre che un piacere ospitare nel mio blog Patrizia Carrano. Scrittrice e poi sceneggiatrice tra le più apprezzate nella fiction televisiva italiana, negli anni Ottanta e Novanta ha pubblicato libri con grandissimo successo di pubblico come La Magnani (Rizzoli 1982); Baciami stupido (Rizzoli 1984); L’età crudele (Mondatori 1995); A lettere di fuoco (Mondadori 1999) e Illuminata (Mondadori 2000). Le sue opere sono tradotte in quattro lingue. Oggi vive e lavora a Roma.

 
D: HA LAVORATO PER IL SETTIMANALE NOI DONNE, AMICA, ANNA, ELLE, MAX, PANORAMA E SETTE. PER RAI 3 E RAI 1 HA RACCONTATO OLTRE VENTI EDIZIONI DEL FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA. QUALI SONO GLI INGREDIENTI DELLA GIORNALISTA PERFETTA?

R: Se esiste una giornalista perfetta ( ma non sono certo io) direi che soprattutto deve avere il senso della notizia. Deve capire prima degli altri cosa sta succedendo. Ricordo Miriam Mafai, giornalista eccellente e mia madrina professionale, leggere alcuni decenni fa un trafiletto in cui si diceva che certe donne americane avevano buttato dei reggiseni nella spazzatura. Lei capì da quella notizia che stava scoppiando l'ondata femminista negli USA. Lo capì lei, per prima, in Italia.
Poi, certo, bisogna scrivere bene, sentire la necessità di controllare le fonti, rispettare la verità ( che è cosa diversa dall'obbiettività, simulacro inesistente poiché ognuno legge i fatti con le proprie lenti culturali). Bisogna saper annusare il mondo, le sue novità. Ed essere estremamente curiose. Senza curiosità non c'è giornalismo.

D: COME È NATA LA SUA PASSIONE VERSO LA SCENEGGIATURA E A QUALI MAESTRI SI È ISPIRATA?

R: Ho vissuto per oltre dieci anni con un regista e i copioni che passavano per casa erano numerosi, e solitamente realizzati da ottimi professionisti, gente che aveva scritto film come Dramma della gelosia, Amici miei, Morte a Venezia. Leggendoli, ascoltando le riunioni di sceneggiatura che si tenevano a casa, mi ero resa conto di come fosse necessaria una grande capacità tecnica. Quando, parecchi anni dopo, ho cominciato a scrivere per la televisione, quella "scuola", frequentata da semplice uditrice, è venuta molto utile. In una serie, o in un film, la storia è fondamentale, perché anche il più bravo dei registi non raddrizza un intreccio sbagliato. E poi ho avuto la fortuna di lavorare con Rodolfo Sonego, che è stato uno sceneggiatore grandissimo. Ho fatto con lui la serie Linda e il brigadiere. E ho imparato moltissimo.

D: QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA SCRIVERE UN ROMANZO E UNA SCENEGGIATURA?

R: Sono differenze piuttosto irraccontabili. In una romanzo puoi far scendere in campo dieci battaglioni da centomila soldati ognuno. Se ci provi al cinema, ti scontrerai subito con il "no" di un produttore, perché quella scena è troppo costosa. E poi devi servire gli attori, sottolineare il loro ingresso nella storia, arrivare alla fine nei fatidici 90 minuti di ogni puntata. Se scrivi un libro, non hai limiti di lunghezza: puoi costruire un romanzo breve come Agostino di Moravia, oppure un romanzo fiume come La scuola cattolica di Edorado Albinati. C'è un unico, vero elemento comune: il senso del racconto. Occorre riuscire ad agguantare il lettore, conducendolo fino alla fine. Daniel Pennac scrive che un lettore ha diritto di lasciare un libro a metà, se si annoia. Figurarsi uno spettatore televisivo, che in mano ha uno scettro di nome telecomando.

D: QUALE È STATA LA DIFFICOLTÀ MAGGIORE DURANTE LA STESURA DEL LIBRO “TUTTO SU ANNA - LA SPETTACOLARE VITA DELLA MAGNANI”?

R: Prima di tutto ho faticato a convincere un editore che valeva la pena di occuparsi di un personaggio come la Magnani. Alla fine degli anni '70 tutti erano propensi a riconoscerle una innegabile bravura ma a liquidarla come un reperto archeologico. Una volta convinta la Rizzoli, ho cominciato un lavoro certosino andando a scovare il maggior numero possibile di persone che l'avevano conosciuta, frequentata e avevano lavorato con lei. Un lavoro che oggi sarebbe impossibile compiere perché quelle persone sono tutte mancate: Monicelli, Massimo Serato, Riccardo Billi che aveva fatto di lei una divertentissima imitazione, Alfredo Giannetti... sarebbe troppo lungo elencarli tutti. Poi ho passato alcune settimane alla libreria del Burcardo, della Siae, che ora è chiusa. Lì ho trovato le locandine degli spettacoli della Magnani, ai tempi del suo debutto, e poi durante gli anni del varietà. Ho fatto per quasi dodici mesi una ricerca minuziosa. E poi ho cominciato a scrivere. Un lavoro preparatorio fondamentale che oggi sarebbe impossibile.

D: C'È QUALCHE ANEDDOTO PARTICOLARE DELLA SUA CARRIERA DI SCRITTRICE O GIORNALISTA CHE VUOLE CONDIVIDERE CON NOI?

R: La vita di una persona che scrive romanzi ( il temine scrittore mi appare vanitoso, orgoglioso: c'è gente che dopo aver scritto un telegramma si considera scrittore) è fatalmente una vita solitaria. E' un mestiere duro, da spaccapietre, che si fa in compagnia di se stessi. Dovrei raccontarle quanto fanno male le spalle, quanto bruciano gli occhi, quanto è difficile venire a capo di una storia, ma non c'è niente di particolarmente divertente. Come giornalista, soprattutto quando per la Rai ho raccontato assieme a dei meravigliosi colleghi come Vincenzo Mollica, Enrico Mentana e Irene Bignardi quasi venti edizioni del Festival del cinema di Venezia, m'è capitato di conoscere tanta gente del cinema, attori famosi, uffici stampa gentili... ma il ricordo che più mi ha fatto amare il mio mestiere riguarda una mattinata in cui il direttore del festival di quell'anno, Gillo Pontecorvo, aveva convocato una "assise mondiale degli autori". E io ho intervistato, con una sola domanda ripetuta a ognuno di loro, settanta autori del calibro di Steven Spielberg, Robert Altman, Sidney Pollock, Costa Gavras, Bertrand Tavernier... In una mattinata ho avuto davanti a me il gotha del cinema mondiale. Indimenticabile. 

D: C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOLE AGGIUNGERE... CHE VORREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?

R: Vorrei tornare per un istante a parlare della mia biografia su Anna Magnani. Che non ho voluto raccontare soltanto come grande attrice. Ma come una donna libera, appassionata, moderna. Sempre in anticipo sui tempi: negli anni '40 si è legata a un uomo di dieci anni più giovane di lei, ha fatto un figlio crescendolo da sola, non ha avuto la protezione di produttori importanti. E' stata una donna libera, indipendente, forte nonostante le sue molte fragilità. Anna Magnani è una creatura che mescola l'antico e il moderno. E' dunque una figura eterna. Un medaglione sbalzato nel metallo. L'aveva ben compresa Federico Fellini, che ha avuto la generosità di scrivere una presentazione al mio libro. L'edizione che ora la Vallecchi ha dato alle stampe è stata da me arricchita, e un po' modificata. Ha avuto una nuova veste, ma alle parole di Fellini non ho voluto rinunciare. Ma, ripeto, questo libro è il romanzo di una vita. Ed è capace di parlare alle donne di oggi.

D: PROGETTI PER IL FUTURO? 

R: Sto lavorando a un altro romanzo, che spero uscirà l'anno prossimo. Ancora una volta la storia di una donna. Ho scritto 24 libri, e le donne sono e restano al centro della mia attenzione. Bisogna scrivere di ciò che si conosce. E' sempre un buon punto di partenza. In quanto ad arrivare... lo diranno i lettori!

Desidero ringraziare Patrizia Carrano per aver risposto alle mie domande.

     In libreria e sugli store online dal  27 gennaio 2023 Vallecchi


COSA NE PENSO 

Anna Magnani è particolarmente ricordata insieme ad Alberto Sordi e Aldo Fabrizi per essere una delle figure preminenti della romanità cinematografica del novecento.
Affettuosamente chiamata dai romani “Nannarella”, Anna fu la prima attrice non di lingua inglese a vincere l’ambito Academy Award, portando il suo talento, il suo carisma e la propria forza oltreoceano, diventando così una celebre e indimenticabile interprete.
Da “Roma città aperta” a “Bellissima”, “La rosa tatuata” a “Mamma Roma”, fino a uno dei suoi ultimi film, “Roma” di Federico Fellini, unica collaborazione con il grande regista italiano.
Musa e compagna di vita di Roberto Rossellini, la vita privata di Anna Magnani è stata spesso messa a dura prova, soprattutto quando si ritrovò madre single nell’Italia degli anni ‘40.
Questo libro racconta la donna prima che l’artista, una donna dal temperamento deciso e ribelle, mai del tutto compresa dagli altri.Qui analizzata e ripercorsa per la prima volta, consente di comprendere lo sguardo poliedrico e severo di Anna.
Tante le testimonianze raccolte in questo volume da Vittorio De Sica, Federico Fellini e molti altri nomi noti del grande schermo.
In conclusione, la più bella e completa biografia sulla Magnani. Consigliatissimo!
Buona lettura.

Intervista e recensione a cura di C.L

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