INTERVISTA A EUGENIO MURRALI







Buon fine settimana cari lettori!

Oggi voglio farvi conoscere il giornalista e saggista Eugenio Murrali. Collabora con Il Foglio e Vatican News. “Marguerite è stata qui” è il suo primo romanzo Neri Pozza


D. CHI È EUGENIO MURRALI?

R. Uno che cerca di comprendere e di raccontare quel che comprende. Credo sia così nei diversi ambiti del mio agire. Nella scrittura provo a immergermi nell’alterità, a dimenticarmi di me per meglio entrare in un altrove. Penso che questa dimenticanza e questa immersione facciano parte della dinamica della creazione, anche se dimenticarsi di sé non significa smettere di esistere. La persistenza di noi stessi nella scrittura la chiamerei “stile”: “Lo stile è l’uomo stesso”. Questo tuffarsi nell’altro mi accompagna anche quando scrivo per i giornali o quando insegno a scuola: anche lì sono uno che cerca di comprendere e di raccontare.

D. QUALI SONO GLI AUTORI O I LIBRI CHE HA AMATO DI PIÙ O CHE MAGGIORMENTE L’ HANNO INFLUENZATO?

R. Molti. Fuochi di Marguerite Yourcenar, come ho scritto, è il libro-bussola, ma anche Quarta dimensione di Ghiannis Ritsos. Del romanzo dell’Ottocento devo tornare sempre a nutrirmi, del Novecento e del nuovo millennio non potrei fare a meno di libri come i Racconti romani di Moravia, L’isola di Arturo di Elsa Morante, Memorie di una ladra di Dacia Maraini, ma anche delle opere di Christa Wolf, di Philip Roth o di Julian Barnes. E poi la poesia, principalmente quella italiana del Novecento. L’influenza non può che essere molteplice, perché in ognuno scopro qualcosa di me stesso e del mondo.

D. QUALE È STATA LA SCINTILLA CHE L’HA PORTATO A SCRIVERE “MARGUERITE È STATA QUI”?

R. Si tratta di una fiamma insistente che mi accompagna dall’adolescenza. La scrittura di quest’autrice mi innamora e mi sfida. Un giorno di alcuni anni fa, parlando con l’amica scrittrice Anna Folli ho capito che dovevo mettere da parte altri progetti e dedicarmi a questo libro, allora soltanto abbozzato nella mente.

D. QUANTO TEMPO HA IMPIEGATO PER LA REALIZZAZIONE DI QUESTO LIBRO?

R. Il tempo della scrittura ha preso circa tre anni. Lo studio di saggi, corrispondenze, la rilettura delle opere almeno un paio. Nel corso di questi cinque anni però non c’è stata solo Yourcenar, ma anche l’organizzazione del matrimonio con mia moglie, l’insegnamento a scuola, le collaborazioni giornalistiche, la curatela del Meridiano dedicato a Dacia Maraini e di un paio di suoi libri per Solferino, altri lavori editoriali, tra cui una piccola ma significativa opera composta con Edith Bruck: I frutti della memoria, che raccoglie le lettere dei ragazzi colpiti dalla testimonianza di Edith, scrittrice sopravvissuta alla Shoah. 
Tuttavia, anche quando il romanzo non era al centro dei miei pensieri, restava come un sottofondo, prendeva vie carsiche, si fondava in me con la forza di una radice. 

D. HA UN RICORDO, UN’EMOZIONE PARTICOLARE, LEGATA ALLA STESURA DI QUESTA STORIA?

R. Tornare alla scrittura di Marguerite Yourcenar è sempre l’emozione più forte, perché attraverso di lei mi sembra di comprendere meglio l’essere umano, il reale, l’irreale e me stesso. Molte emozioni sono però legate ai luoghi: penso alla luce del pomeriggio a Villa Adriana, a Tivoli, dove insegno latino e greco. Lì, dismessi i panni del prof, iniziavo a viaggiare nel tempo. Lei però mi chiede un’emozione particolare. Ho provato una scossa quando, a Mount Desert Island, nel Maine, sono stato nella casa americana della scrittrice, Petite Plaisance, e la studiosa Joan Howard ci ha fatti entrare nello studio dove si trovano, una di fronte all’altra, le scrivanie di Marguerite Yourcenar e della sua compagna Grace Frick. Quando Grace, che è stata centrale nella sfera umana e intellettuale dell’autrice, si è ammalata di tumore e ha affrontato con determinazione e dignità la malattia, Marguerite Yourcenar non ha autorizzato traduzioni in inglese delle proprie opere, per non ferire in nessun modo la compagna che aveva avuto sempre quella prerogativa e spesso aveva cercato la parola giusta confrontandosi con la scrittrice in quello studio piccolo ma accogliente.

D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VORREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?

R. Ai “miei venticinque lettori” dico semplicemente “grazie”, perché la cosa più preziosa oggi sono il tempo e la concentrazione e perché in questo periodo anche comprare un libro può essere una scelta molto ponderata tra tante necessità. L’idea che qualcuno abbia afferrato, tra innumerevoli possibilità, proprio “Marguerite è stata qui” e abbia dedicato tempo e intelligenza a condividere con me la storia che ho raccontato mi rende molto grato. 

D. PROGETTI E SOGNI?

R. Li sto ascoltando, alcuni si stanno facendo avanti, ma ancora non mi è chiaro quale mi chiami di più. Per il resto ho un paio di progetti da sviluppare in campo giornalistico, un lavoro per il teatro e una nuova curatela editoriale da affrontare nel corso dell’anno.

Ringrazio Eugenio per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.

SINOSSI

È un’immagine che affiora con la forza misteriosa di un sogno. Un’esistenza straordinaria che prende forma in questo romanzo: l’avventura della vita di Marguerite Yourcenar, raccontata dalle figure che l’hanno abitata. Tra narrazione e monodia, le tante voci prendono la parola pagina dopo pagina, ci immergono nella storia di Marguerite: a Bruxelles la nascita segnata dalla perdita della madre, l’infanzia in un castello tra gli alberi centenari della Fiandra francese nel Mont-Noir, le cure delle bambinaie Barbe e Camille, lo sguardo di Michel René, il padre innamorato che la inizierà ai segreti della conoscenza e della bellezza. È anche un viaggio dentro le geografie dei sentimenti e degli spazi: la costa olandese affacciata sul mare del Nord, la Grecia, l’Italia, l’America come nuova casa e quell’isola nel Maine dove la scrittrice troverà un luogo di possibile abbandono e concluderà la stesura delle Memorie di Adriano. Con stile limpido e vigile fantasia, Eugenio Murrali dà corpo al significativo itinerario di una donna coraggiosa e libera che ha percorso il Novecento, attraversando due conflitti mondiali, la guerra fredda e, nella vita privata, le passioni degli anni Trenta, il lungo amore condiviso con la sua compagna Grace, l’ardore doloroso degli ultimi anni con Jerry.

In libreria e sugli store online dal 14 novembre 2023


COSA NE PENSO

«Per quanto numerose siano le mie mancanze, cercherò di trionfare su di esse.» 

Queste parole tratte dal testo buddista “Quattro Voti del Bodhisattva” che troviamo all'interno del libro “Marguerite è stata qui”, rappresentano pienamente la figura di una delle scrittici più importanti del novecento Marguerite Yourcenar.
Trovo che ogni vita sia unica, che abbia qualcosa da dire e da raccontare. In “Marguerite è stata qui” si percepisce tutto l'affetto di Murrali per la scrittrice francese.
Consigliatissimo! Buona lettura.

Intervista e recensione a cura di C.L

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Commenti

  1. Anonimo13:36:00

    È un libro che avevo già adocchiato; adesso, sono persino più curiosa

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