“... CHIACCHIERATA CON MARTA LAMALFA AUTRICE DEL LIBRO: L' ISOLA DOVE VOLANO LE FEMMINE”
L’ospite di questa intervista è Marta Lamalfa.
Marta è nata a Palmi, in Calabria, nel 1990. Vive a Roma, dove lavora per un’organizzazione umanitaria. È laureata in Lingue mediorientali, si è specializzata in Editoria e scrittura e ha studiato pianoforte a livello accademico. Ha frequentato il laboratorio annuale della Bottega di Narrazione, scuola di scrittura creativa diretta da Giulio Mozzi e Giorgia Tribuiani.
D. CHI È MARTA?
R. Se fossi stata uno dei personaggi del romanzo, mi sarei così descritta:
Seconda di tre figli, Marta cammina con le spalle basse, e sembra sempre faticare mentre si muove nel mondo, quasi si portasse dietro un corpo che non ha ancora capito d’essere giovane. Si siede negli spazi più piccoli, si infila negli anfratti più angusti, adattandosi con naturalezza ai piccoli disagi. Come a voler ricreare anche nel mondo esterno quel delicato imbarazzo che si porta dentro.
D. QUANTO TEMPO HAI IMPIEGATO PER LA REALIZZAZIONE DEL TUO ROMANZO “L’ ISOLA DOVE VOLANO LE FEMMINE”?
R. Ho scritto questo romanzo durante il Laboratorio annuale della Bottega di Narrazione, scuola di scrittura creativa diretta da Giulio Mozzi e Giorgia Tribuiani. Ho cominciato a pensare al romanzo nel 2021, portandolo a una prima stesura nel corso di quell’annualità. Una volta terminato, ho capito che avevo troppi personaggi in troppe poche pagine, e non avevano avuto il respiro che meritavano. Da quel momento, ho cominciato il lavoro di revisione prima con l’agenzia letteraria che mi rappresenta, poi con la casa editrice. Abbiamo lavorato sul testo e sulla lingua fino al giorno in cui il romanzo doveva andare in stampa. Si tratta quindi di un percorso di circa tre anni.
D. DA QUALE IDEA, SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, È NATO QUESTO ROMANZO?
R. Appena ho letto della teoria di Paolo Lorenzi sulla possibile presenza della segale cornuta ad Alicudi a inizio ‘900, ho pensato che nascondesse dietro un potenziale narrativo notevole: avrei potuto parlare degli ultimi, delle persone dimenticate, ma in parallelo creare un mondo “fantastico”, quello delle allucinazioni, che rappresentava un potente strumento di evasione. Ho quindi cercato una lingua che potesse fare da ponte fra questi due mondi.
D. CON QUALI COLORI DESCRIVERESTI I PERSONAGGI?
R. I personaggi del romanzo sono moltissimi e variegati, per cui mi limiterò ai tre principali personaggi femminili: Caterina, la mia protagonista, è bianca, perché non ha ancora deciso di che colore essere; Palmira, sua madre, è grigia, schiacciata dai doveri e dalle responsabilità; Calòria – la pescatrice non sposata che sull’isola si dice essere una majara, una strega – è magenta, come una buganvilla piena di spine.
D. HAI DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?
R. Sono molto regolare nella scrittura, circa una pagina al giorno. Di solito scrivo di sera, ma non ho dei riti particolari, non potrei permettermeli: scrivo quando ho tempo, e a dire il vero il tempo è sempre poco.
D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE... CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?
R. Di non pensare a questo romanzo come a un romanzo storico: ci sono sicuramente molti elementi che inquadrano la vicenda in un preciso tempo e in un preciso luogo e una ricerca storiografica alla base. Ma ciò che mi premeva era scrivere un romanzo in cui l’essere umano fosse al centro, messo di fronte a una realtà che cambia improvvisamente, a delle scelte da compiere. E ogni personaggio si troverà a confrontarsi con le proprie speranze, i sogni più nascosti.
D. PROGETTI PER IL FUTURO?
R. Ho qualche idea, ma ho bisogno di un periodo di maggiore tranquillità per metterla a fuoco e per capire se e come portarla avanti. Sicuramente in futuro vorrei scrivere qualcosa che sia ambientato in Calabria, una terra abbastanza trascurata in letteratura.
Ringrazio Marta per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.
In libreria e sugli store online dal 28 maggio 2024 Neri Pozza
SINOSSI
Alicudi, 1903. Caterina guarda il corpo gelido e duro come una crosta di pane di Maria, la sua gemella, e pensa che ora la vita cambierà per sempre. Era Maria a scegliere per lei i pensieri giusti da pensare, e adesso chi lo farà al suo posto? Se l’è portata via un male cattivo e tutti in famiglia – dalla bisnonna che non ci vede più bene ma capisce tutto, a Palmira, la madre che ha per la quarta volta un bambino in pancia ma ha perso la testa per il dolore – pensano sia colpa di Ferdinando, che sconta una pena al Castello di Lipari, e vuole fare la rivoluzione. Ora che Maria non c’è più, anche se la stanza di Caterina si è allargata, la vita è diventata molto più stretta: lavora nei campi di don Nino fino al tramonto, consegna le acciughe sotto sale e aiuta la mamma con le fatiche di casa, aspettando il suo giorno preferito, quello in cui tutti si riuniscono per impastare il pane. Da qualche tempo, però, alle spighe di segale dell’isola sono spuntati dei piccoli corni neri come il carbone, tizzonare le chiamano. All’inizio non s’erano fidati a mangiare quel pane aspro, ma ora non c’è altro, così anche Caterina butta giù quei morsi duri che hanno l’odore della morte. Forse però in quei bocconi grami c’è la chiave per scappare da un presente sempre più solitario e amaro, e raggiungere le majare, le streghe che vivono sull’isola e si librano in cielo, libere nell’ala scura della notte. Caterina non lo sa, ma non è l’unica a vedere cose che poi sfumano nella nebbia. Per lei, come per tutti i settecentotredici arcudari, verrà il momento di scegliere tra la realtà e il sogno.
COSA NE PENSO
L' isola dove volano le femmine è un romanzo ricco di sentimenti contrastanti tra loro, tali sentimenti rimarranno immutati fino alla chiusura dell'ultimo capitolo.
Da subito, il romanzo si concentra sulle sorti della famiglia Virgona dell' isola di Alicudi.
Per gli alicudari, i Virgona sono gli “Iatti” cioè “gatti”, questo appellativo si confà perfettamente alla loro “innata" pigrizia a non cambiare lo stato in cui riversano, una pigrizia che tecnicamente possiamo chiamare inerzia.
A partire da Onofrio, un uomo che vive in fasi alterne la propria vita per colpa direttamente o indirettamente sua.
Palmira la moglie di Onofrio, si rivela immediatamente una donna tristemente malinconica. Loro figlia Caterina è una ragazza che ammalia il lettore per il suo desiderio ardente di libertà. Vittima di un patriarcato ostile che le vieta di vivere la sua unicità.
Invece, Saverio l'altro figlio, è il personaggio che di più ho amato, perché è un ragazzo dal carattere deciso e ribelle. Si scopriranno di lui aspetti inediti che daranno alla storia quel coup de théâtre perfetto.
Oltre alle vicende familiari dei Virgona, Marta Lamalfa, riporta alla luce un fatto misterioso realmente accaduto ad Alicudi durante l'inizio del secolo scorso, il mistero del pane nero.
L'isola è stata scenario di un'allucinazione di massa senza precedenti. In quegli anni, si erano infatti diffuse delle strane leggende che avevano come protagonisti animali parlanti, streghe, fantasmi, donne volanti, pagliacci, persone che cambiavano forma e chi più ne ha più ne metta.
In conclusione, tra leggende e misteri, Lamalfa porta alla luce l’essenza più autentica dell’essere umano, i sentimenti che ci guidano e gli istinti primordiali che inevitabilmente condizionano le nostre scelte.
Amerete ogni singolo personaggio anche quelli di passaggio come Ferdinando.Bel libro, consigliato! Buona lettura.
Intervista e recensione a cura di C.L
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