INTERVISTA A SIMONA LO IACONO


Cari lettori,

L'ospite di oggi è Simona Lo Iacono, nata a Siracusa nel 1970, è magistrato e presta servizio presso il tribunale di Catania. Nel 2016 ha pubblicato il romanzo Le streghe di Lenzavacche (Edizioni E/O), selezionato tra i dodici finalisti del Premio Strega. Il suo nuovo romanzo La storia di Anna, in libreria e sugli store online dal 6 settembre 2022 edito Neri Pozza


D: MAGISTRATO, SCRITTRICE, CHI È SIMONA?

R: Mi piace definirmi soprattutto una mamma, e applicare la modalità della maternità sia al mio lavoro di magistrato che a quello di scrittrice. Essere madri esige infatti accudimento, volontà, disciplina. E’ la forma di amore più alta e più complessa. Per questo credo che sia anche quella che ben si adatta a ogni forma di servizio e di impegno. 

D: COME È NATA LA SUA PASSIONE PER LA SCRITTURA? 

R: E’ nata con me. Avevo solo cinque anni quando ho scritto la mia prima poesia. Ricordo che sentivo qualcosa pressare dentro di me, e che tutto mi spingeva a portarlo allo scoperto. Come se straripassi, e come se ciò che stava nel mio cuore fosse impossibile da trattenere. Dovevo lasciarlo andare, dovevo comunicarlo, dovevo dirlo. Ne seguiva una specie di strano sollievo che aveva molto a che fare con una liberazione, ma - anche - con una nuova forma di vita. Raccontare era vivere prima dentro e poi fuori, era un viaggio. 

D: QUANTO È IMPORTANTE PER LEI QUESTO LATO DELLA SUA VITA?

R: E’ la vita. Non è solo una parte di essa, ma è la sua forma, o almeno è la forma che a me consente di vivere. 

D: OLTRE A SCRIVERE LE PIACE ANCHE LEGGERE? QUALI LIBRI HANNO CONTRIBUITO AL SUO PROCESSO CREATIVO?

R: Sono una lettrice appassionata. Leggo di tutto e so che l’atto del leggere è “contemplativo” come quello dello scrivere, perché porta inevitabilmente a creare visioni di un mondo altro, abitabile e tangibile, vero quanto quello in cui viviamo. Tutto ciò che leggo contribuisce al processo creativo, perché noi siamo la somma delle parole che leggiamo, di quelle che scriviamo e di quelle che ascoltiamo. La parola, una volta assorbita, dilaga e ricrea, e c’è quindi un continuo flusso tra le parole che vengono dall’esterno e quelle che - dal nostro interno - tornano fuori. I libri amatissimi sono tanti, ma posso dire che quelli del cuore sono stati i testi di Elsa Morante, di Marguerite Yourcenar, di Anna Maria Ortese, di Lalla Romano, di Sebastiano Vassalli, di Garcia Marquez…impossibile elencarli tutti. 

D: NEL SUO NUOVO LIBRO “LA STORIA DI ANNA”, RACCONTA LA VITA DELLA SCRITTRICE ANNA MARIA ORTESE. COME MAI HA DECISO DI RACCONTARE LA SUA STORIA?

R: Perché Anna Maria Ortese è stata uno di quegli incontri fulminanti che cambiano la vita di chi legge.
Ho scoperto per caso in libreria, negli anni novanta, un suo romanzo, “Il cardillo addolorato”, edito da Adelphi. Io stavo per entrare in magistratura. E quell’unione inaspettata tra la mia nuova professione e il canto del cardilluzzo che piangeva sul mondo la propria bellezza - ma anche la propria prigionia - mi è sembrata una metafora struggente della giustizia. Il cardillo mi avvertiva, proprio alle soglie del mio lavoro di magistrato, che nessun mondo poteva essere giusto se non raccogliendo quel canto. Che è poi la voce degli ultimi, dei defilati, dei perdenti, dei tralasciati.
Da lì in poi ho letto tutta l’opera della Ortese e ho cominciato a sentirla a me cara, vicina e intima come una sorella di sangue.
Ecco perché ho deciso di darle voce con questo mio nuovo romanzo. 
Semplicemente perché era da molti anni dentro di me. 

D: PARLANDO SEMPRE DEL SUO NUOVO LIBRO, COSA HA AMATO MAGGIORMENTE DURANTE LA STESURA?

R: Ho amato molto la vocetta della protagonista, Anna Cannavò. Era incredibile quanto fosse indipendente. Parlava sola, mi intratteneva sempre, anche nei momenti più inopportuni. Aveva una visione del mondo e delle cose che faceva ridere, intenerire e addolorare. L’ho amata molto e l’ho tenuta in grembo come una figlioletta. 

D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Il solito progetto: scrivere. 


Ringrazio di cuore Simona Lo Iacono per aver risposto alle mie domande.


SINOSSI 

Siamo nel 1968. La piccola Anna Cannavò, di dieci anni, frequenta la quinta elementare a Siracusa. È una bambina poverissima. La famiglia vive ai margini della società. Eppure la piccola Anna non se ne accorge. È tutta protesa a carpire il mistero delle parole poetiche che sta impa - rando ad amare. Quando la maestra annuncia in classe che il ministero della Pubblica istruzione ha indetto un concorso e che il premio consiste nel trascorrere una intera settimana a Milano in compagnia di una famosa scrittrice, Anna Cannavò decide di partecipare. Il concorso consiste nello scrivere una lettera alla scrittrice raccontandole la propria giornata. La destinataria è Anna Maria Ortese. Con grande stupore di tutti la piccola Anna Cannavò viene selezionata e parte alla volta di Milano per trascorrere un’intera settimana con la «signora Anna». Arrivata a destinazione, però, la bambina avrà una grande sorpresa. Non c’è solo una signora Ortese, ma due: Anna e la sorella Maria. La piccola Anna si immette nel mondo delle due sorelle Ortese rompendo le solitudini di Anna Maria e accostandosi alla malattia degenerativa della sorella con tenerezza. Attraverso questa e altre storie intrecciate Simona Lo Iacono compie un altro viaggio dei suoi, di quelli che il pubblico in questi anni ha imparato ad amare: alla ricerca di un femminile che è talento e misura, forza e umiltà.


COSA NE PENSO

In questo libro Simona Lo Iacono,ci consente di osservare attentamente da vicino il doloroso mondo della scrittrice Anna Maria Ortese.
Un mondo di stenti e dolori che hanno contribuito a formare una creatura fragile in una donna che ha fatto la storia della letteratura.
La prima cosa del libro che mi ha colpita sono stati quei due grandi occhi neri della bambina in copertina, foto di Letizia Battaglia. In quello sguardo, traspare tutto l'universo di chi cerca un posto nel mondo tra sogni e speranze.
Una sintesi perfetta, delle cose che ci abitano nella loro bellezza poetica, perché tutto ciò che ci circonda è poesia, se solo le guardassimo con gli stessi occhi di Anna Cannavò.
La giovane protagonista che insieme alla Ortese ci mostra il mondo dei silenzi rivelatori, quelli che all’improvviso scandagliano la realtà dell’io interiore proiettandolo in una condizione alienante rispetto a tutto il resto.

«Ma la signorina Anna aveva quello sguardo che gira sul mondo,lo ha posato stancamente sui muri della periferia, che erano scrostati e pieni di scritte.»

In conclusione, ci vuole poesia infatti per descrivere queste meravigliose figure. Consigliato.
Buona lettura! 



Intervista e recensione a cura di C.L


© Riproduzione riservata 











Commenti