26 agosto 2025

RECENSIONE DEL LIBRO : “TRONCAMACCHIONI” DI ALBERTO PRUNETTI



In libreria e sugli store online dal 17 settembre 2024 Feltrinelli Editore


NOTE SULL' AUTORE 

Alberto Prunetti (Piombino, 1973) è autore di Amianto. Una storia operaia (disponibile in “Universale Economica” Feltrinelli), 108 metri, Nel girone dei bestemmiatori e Non è un pranzo di gala. Indagine sulla letteratura working class. Traduttore e redattore editoriale, dirige la collana Working class di Alegre e il Festival di Letteratura Working Class.

SINOSSI 

Domenico Marchettini, detto il Ricciolo, “facchino propenso alla rissa e al turpiloquio”. Giuseppe Maggiori, taciturno minatore analfabeta. E ancora, Robusto Biancani, ciabattino comunista dall’aria sensibile e sognante, e Albano Innocenti, “fermentatore di disordini”. Personaggi che raramente si incontrano nei libri di storia, se non intruppati in entità collettive e senza volto come “le masse”, “i proletari”, “il popolo”. Sono questi, i loro sodali, le madri, le sorelle, le compagne i protagonisti della novella nera cantata in questo libro. È il racconto di uomini e donne nell’Alta Maremma agli albori del fascismo: anarchici e banditi, disertori e comunisti, tipi arruffati che non hanno avuto la fortuna di trovare davanti a sé una strada dritta e spianata, ma sono stati costretti a farsi avanti “a troncamacchioni” – “tra i lecceti gli scopeti i castagneti e i forteti, col cuore in gola e le labbra spaccate”: perennemente in fuga dall’autorità costituita, dai picchiatori fascisti, dai delatori pronti a vendere il vicino di casa per pochi denari. Lo spirito ribelle di minatori e contadini che non hanno niente da perdere ma non rinunciano a opporsi, a negare il proprio consenso, si fa avanti a colpi di coltello, di bastone, di furore, ma anche di versi in ottava rima improvvisati. E dalle colline della Maremma arriva fino in Francia, in Belgio, in Russia.


COSA NE PENSO

Troncamacchioni è un affresco scomposto della Maremma in camicia nera. 
Scritto con la tipica sagacia toscana, Troncamacchioni si apre con una voce narrante che pare volerci accompagnare tra le pieghe di un’epoca tormentata, mescolandosi ai tanti personaggi  uomini e donne che tentarono, a modo loro, di opporsi all’oppressione del regime fascista. Il contesto storico, quello del ventennio e in particolare della Maremma e del borgo di Tatti, è senz’altro interessante e meritevole di essere raccontato.
Tuttavia, dopo un avvio promettente, la mia attenzione è andata via via affievolendosi. Le prime cinquanta pagine mi avevano fatto sperare in un romanzo capace di coniugare memoria e narrazione, ma ben presto la struttura si è fatta confusa: le storie si intrecciano senza un ordine preciso, i personaggi si accavallano come in una centrifuga narrativa, e il ritorno costante sugli stessi episodi finisce per appesantire il ritmo.
Il risultato è un testo che, pur denso di dettagli storici, manca di quella tensione narrativa necessaria a coinvolgere davvero il lettore. Avrei preferito un racconto più snello, capace di far emergere con maggior forza emotiva la vicenda di Tatti e dei suoi abitanti. La materia c’era, ma la forma non l’ha servita al meglio.
In conclusione, Troncamacchioni offre senza dubbio uno spaccato autentico e documentato sulla Maremma durante il fascismo, ma almeno per me resta un’occasione mancata: non è riuscito a lasciarmi nulla, né sul piano emotivo né su quello letterario.

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