INTERVISTA A UGO BARBÀRA - AUTORE DELLA SAGA “I MALARAZZA”.
L'ospite di questa nuova intervista è Ugo Barbàra.
Ugo è uno scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano. Ha scritto, tra gli altri, In terra consacrata (Piemme, 2009), candidato al Premio Strega, Le mani sugli occhi (Piemme, 2011) candidato al Premio Scerbanenco, e I Malarazza (Rizzoli, 2023), e Malastrada (Rizzoli,2024)
D. UGO, COM'È NATA LA SUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?
R. Ho scritto il primo racconto a più o meno dieci anni e ho pubblicato il primo giornalino di classe in quinta elementare. Non so cosa sia nata prima, se la passione per la scrittura o quella per il giornalismo, fatto sta che entrambe mi accompagnano da sempre, si integrano e si completano. Forse l'una non esisterebbe senza l'altra. Quello che posso dire è che nella scrittura giornalistica cerco di mettere quella passione narrativa che trasforma una notizia in una storia. Mi spiego: se mi imbatto in una vicenda in cui è di per sé contenuta una notizia, ma ancora di più tutti gli elementi che servono ad arricchirla e contestualizzarla, dando profondità e spessore ai protagonisti, quella è un'occasione da non perdere. Perché la realtà inventa trame che nessuna fantasia riesce a partorire e la vita quotidiana ci offre personaggi che nessuno scrittore può generare. Quando invece racconto le mie storie cerco di adottare il rigore che serve a un giornalista sia nei romanzi storici che in quelli più legati alla cronaca. Ad esempio: quando ho scritto ‘In terra consacrata’, che era ispirato alla vicenda di Emanuela Orlandi, ho cercato di essere rigoroso nella gestione delle fonti, senza cadere nella rigidità della cronaca.
D. DA QUALE IDEA,SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, È NATA LA SAGA SULLA FAMIGLIA MONTALTO, “I MALARAZZA”?
R. La famiglia Montalto è realmente esistita. Non con le dimensioni e i caratteri che io racconto in ‘Malarazza’ e in ‘Malastrada’, ma l'essenza era quella. Li ho incontrati quando vivevo negli Stati Uniti e mi ha colpito la straordinarietà della loro vicenda. Innanzitutto, perché erano emigrati nella metà dell'Ottocento già ricchi e questo ne faceva una peculiarità rispetto alla storie di emigrazioni alle quali siamo abituati, e poi perché erano una sorta di Forrest Gump ante litteram: nella loro lunga e travagliata esistenza hanno incontrato personaggi di ogni genere che hanno fatto la Storia, quella con la ‘S’ maiuscola. Ho lavorato molti anni non soltanto nella raccolta di materiale che serviva per un romanzo con un respiro così ampio, ma anche perché ho avuto l'esigenza di sentire maturare i personaggi che l'avrebbero raccontata. Mi piace anzi pensare di averli incontrati, in questi anni. E loro mi hanno raccontato la loro storia che poi io ho messa su carta. Non sono altro che è un cantastorie dell’epopea dei miei personaggi.
D. CON QUALI COLORI DESCRIVEREBBE I PERSONAGGI?
R. Mi piace pensare alle sfumature. Se dovessi descrivere i colori dei personaggi di Malarazza andrei su varie sfumature di rosso. Da quello più intenso, purpureo, del sangue a quello pallido del viso di Bianca. Se invece penso ai colori di Malastrada mi vengono in mente le sfumature del grigio e del nero. Perché penso agli anni in cui è ambientato: anni in cui le ferrovie, l'acciaio, le fabbriche dominavano in un Paese vasto come l'America. E all'anima di alcuni personaggi che si va tingendo di un nero sempre più intenso.
D. QUALI SONO GLI AUTORI O I LIBRI CHE HA AMATO DI PIÙ O CHE MAGGIORMENTE L'HANNO INFLUENZATA?
R. Gli autori che amo sono tanti: De Roberto, Natoli, Pirandello, Verga. Insomma, i classici siciliani. E i russi come Tolstoj e Gogol. Ma la letteratura dalla quale mi sento più influenzato è quella americana del secolo scorso. Scrittori come Hemingway, Scott Fitzgerald o Steinbeck. Ma anche altri ingiustamente quasi dimenticati come Irwing Shaw, al quale sono particolarmente legato e che ha scritto due romanzi straordinari come ‘Povero ricco’ e ‘I giovani leoni’. Ma mi piace anche l'epica della letteratura western, da Elmore Leonard a Cormac McCarthy.
D. HA DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?
R. Il lavoro di giornalista è per definizione l'antitesi della routine. Mi piacerebbe avere delle abitudini perché so quanto sono stimolanti per la scrittura. In ‘On Writing’ Stephen King elenca i suoi rituali ‘conciliatori’ e dato che la scrittura è un po’ magia e un po’ woodoo credo che sia importate, se si può, avere i propri spazi, i propri oggetti e il proprio tempo. Scrivere è come evocare degli spiriti e se gli spiriti non trovano ad accoglierli l’ambiente giusto può succedere che non si presentino. Ma poiché amo il giornalismo quanto amo la scrittura e non ho alcuna intenzione di rinunciare a nessuno dei due, devo farli conciliare e così ecco che scrivo ovunque ne ho la possibilità: in treno, in hotel in attesa di una presentazione, in aeroporto per un volo in ritardo. In un periodo in cui facevo spesso il pendolare ho scritto un intero romanzo – ‘Due Madri’ – su un regionale e il livello di concentrazione che ritrovavo ogni volta che aprivo il portatile era stupefacente.
D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOLE AGGIUNGERE... CHE VORREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?
R. Non dite mai la frase “anch’io un giorno vorrei scrivere un romanzo”: se vi brucia sulla punta delle dita trovate il tempo e il modo di farlo, ma se continuerete a trovare qualcosa di più urgente, allora non è la scrittura la vostra strada. Le storie possono anche farsi attendere, ma non sanno attendere di essere raccontate. E scrivete di quello che conoscete: non raccontate storie d’amore se non vi ricordate più come sia essere innamorati e non parlate di scalate in montagna se soffrite di vertigini. E se proprio dovete scrivere di qualcosa con cui non siete in confidenza, documentatevi. Ma soprattutto: leggete, leggete, leggete. Se scrivete più di quanto leggete, c’è qualcosa che non va.
D. PROGETTI PER IL FUTURO E SOGNI?
R. Innanzitutto, il terzo e ultimo capitolo della saga dei Montalto. Poi ho in mente una straordinaria storia vera, sempre legata all’emigrazione italiana, così appassionante che solo la Storia può avermela donata. E poi forse un’altra saga, ma questa volta ambientata in altri luoghi e in un altro tempo per raccontare un’altra epopea tutta italiana. Ma non vi anticipo altro. Il sogno è, ovviamente, di vedere Malarazza e Malastrada sullo schermo, piccolo o grande che sia. Ma sarebbe sbagliato credere che li ho scritti pensando a una trasposizione cine-televisiva. Se fosse stato così, avrei pensato a qualcosa di meno costoso da realizzare.
Ringrazio Ugo per essere stato mio ospite.
I MALARAZZA
Castellammare del Golfo, 1860. Mentre Garibaldi si prepara a sbarcare in Sicilia, Antonio Montalto ha un’intuizione: cedere parte delle terre che hanno fatto la fortuna della sua famiglia – che da sempre produce olio e vino – in cambio di un piccolo veliero. Al paese intero pare un folle ma a lui non interessa; ha capito prima di tutti dove sta soffiando il vento del cambiamento e non può restare a guardare. Sa che se vuole realizzare le proprie ambizioni deve staccarsi dalla terra dei padri per guardare oltreoceano. Inizia così l’avventura dei Montalto che, tra l’arsura di Castellammare e il fragore di New York, incroceranno la grande Storia e daranno vita a un impero fondato sulle imprese visionarie di Antonio, ma soprattutto sulla caparbietà della moglie Rosaria, capace di gettare le basi per un progetto che travalica il loro tempo: la creazione di una banca americana con una presidente donna. Intorno a loro e ai sei figli, una schiera di figure memorabili, tra cui la giovane Bianca che, lasciata la sua esistenza siciliana per seguire la padrona Rosaria, si rifà una vita come speziale nella città americana. E Nicola, suo segreto amore, che scopre come i fantasmi possano inseguirlo anche di là dal mare. Con voce magistrale, Ugo Barbàra dà vita a una narrazione portentosa, cesellando in un ritmo incalzante una vicenda che ha in sé gli ingredienti di ogni grande romanzo: personaggi umanissimi, amori e destini da sovvertire.
In libreria e sugli store online dal 19 settembre 2023 Rizzoli
MALASTRADA
I Malarazza hanno conquistato l’America. Alla fine dell’Ottocento l’impero dei Montalto si estende dagli Stati Uniti all’Europa, i loro commerci fioriscono, le loro navi collegano le sponde dell’Atlantico e il loro vino è sulle tavole più prestigiose. Prima di lasciare New York, Rosaria Battaglia ha affidato ai figli Leonardo e Paolo la guida della banca di cui è stata la prima donna presidente, ed è tornata a Castellammare del Golfo con la figlia minore, Benedetta: è lei che un giorno dovrà prendere le redini del ramo siciliano della famiglia. Giovane, bella ed emancipata, Benedetta si innamora di Ignazio Rizzo, che con il padre Vincenzo ha gestito la ricchezza dei Montalto. Ma Don Vincenzo sa che quell’amore, travolgente e viscerale, non deve andare oltre ed è disposto a tutto pur di separare i due giovani. E mentre Benedetta deve affrontare l’allontanamento di Ignazio e la nuova mole di responsabilità, in America la gestione attenta di Leonardo e il suo impegno nel tessere legami con l’alta società newyorkese non bastano a evitare le insidie che si affacciano all’orizzonte. Il rapporto sempre più burrascoso con il fratello Paolo, al contrario sregolato e dissoluto, e l’incombere della Mano Nera minacciano di spezzare gli equilibri familiari. È solo l’inizio di una nuova, turbolenta, fase per gli eredi di Antonio Montalto: tra ambizioni personali e lotte fratricide, Leonardo, Paolo e Benedetta dovranno guardarsi le spalle non solo dai nemici esterni, ma ciascuno dal sangue del proprio sangue.
In libreria e sugli store online dal 3 settembre 2024 Rizzoli
COSA NE PENSO
Barbàra dirige con grande maestria la storia, riuscendo ad accontentare anche il lettore o la lettrice più esigente, perché alla fine del primo capitolo, ci lascia col fiato sospeso proprio sul più bello.
Quando ormai, le sorti dei protagonisti sono in balia degli eventi in un momento evolutivo e ci si chiede se faranno le scelte giuste. Barbàra riesce a dosare in quantità equa i periodi storici citati al fascino narrativo con uno stile asciutto, scorrevole ed elegante.
In entrambi i libri prevalgono,
l'emancipazione femminile, l'amore, l'odio,la vendetta,la rinascita,la povertà e la ricchezza.
In conclusione, due grandi capolavori, con una trama intensa e tanti personaggi che rendono questi romanzi unici.
Consigliatissimi! Buona lettura
Intervista e recensione a cura di C.L
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