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18 giugno 2025

“GIALLO AL FEMMINILE” : LA PENNA BRILLANTE DI ROSA TERUZZI.


Cari lettori,

l’ospite di questa nuova intervista è una firma ormai amatissima nel panorama del giallo italiano: Rosa Teruzzi.
Vive e lavora a Milano ed è esperta di cronaca nera. Dopo aver guidato la redazione di Verissimo, è diventata caporedattrice della trasmissione televisiva Quarto grado e scrive romanzi e racconti di genere giallo. Per scrivere i suoi romanzi si ritira in estate presso un vecchio casello ferroviario a Colico, sul lago di Como. Un altro casello ferroviario, sito tra il Naviglio Grande e il Giambellino, ha ispirato la serie di romanzi I delitti del casello, editi a partire dal 2016, le cui protagoniste Vittoria, la mamma Libera e la nonna Iole, cercano di risolvere misteri tra Milano, la Brianza e il lago di Como. 
Con il suo stile vivace, i personaggi autentici e le trame avvincenti, Rosa Teruzzi ha conquistato lettori di ogni età. In questa chiacchierata esclusiva ci racconta del suo ultimo romanzo, del rapporto con le sue protagoniste — le “Miss Marple del Giambellino” — e ci svela qualcosa del dietro le quinte della sua scrittura.


D. COME È NATA LA TUA PASSIONE PER IL GENERE GIALLO?
 
R. Ho sempre amato leggere ma, nonostante il mio lavoro, o forse proprio per quello (da sempre faccio la giornalista di “nera”), in passato preferivo un altro tipo di libri, romanzi storici e feuilletton soprattutto.
E’ stata una straordinaria libraia milanese, Tecla Dozio, che avevo conosciuto mentre realizzavo a tempo perso la pagina della cultura del mio giornale, a farmi innamorare del genere e anche a spronarmi a scrivere.
Nella sua “Sherlockiana”, inizialmente vicina alla Statale di Milano e poi dalle parti dell’Arena, ho comprato quintali di libri, imparato ad apprezzare Simenon, Durrenmatt e Scerbanenco, il maestro di noi noiristi italiani, e incontrato alcuni degli scrittori che lei mi aveva fatto conoscere letterariamente, da Anne Perry, la maestra del mistery vittoriano, a Joe Lansdale, oltre a molti autori italiani che adesso incrocio per festival e presentazioni.
 

D. DA DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER LE TUE STORIE?
 
R. Mai dai casi di cronaca che tratto nella trasmissione a cui lavoro, Quarto Grado, né dai giornali. Non mi piace rimasticare storie vere e mi fa rabbrividire l’idea di attribuire dialoghi o emozioni di fantasia alle vittime o ai carnefici reali di un crimine. Preferisco volare con l’immaginazione.
Le mie trame sono del tutto inventate, cosi come i miei personaggi, ma devo ammettere che più di trent’anni di frequentazione con investigatori in carne e ossa (carabinieri, poliziotti, magistrati) mi hanno regalato gli strumenti per rendere credibili le indagini delle mie protagoniste, una banda di eccentriche detective dilettanti composta da una fioraia, dalla sua bizzarra madre –una hippie mai pentita -e da una giornalista di cronaca nera.

 
D. COME BILANCI LA TRAMA CON LA COSTRUZIONE DEL SUSPENSE?
 
R. Le scuole di scrittura americane dividono gli autori di giallo tra architetti (che pianificano in ogni dettaglio la trama prima di iniziare a scrivere) e giardinieri, che mettono i loro personaggi in una situazione e poi li lasciano agire. Io appartengo a questa seconda categoria. Non sono metodica, né organizzata nella scrittura e anche per quanto riguarda i colpi di scena mi affido all’ispirazione.
Ma sono una forte lettrice e sono ipercritica. Quando una pagina mi annoia, la cancello senza pietà. Voglio essere la prima a emozionarmi e a sorprendermi di quello che leggo. Non ho mai creduto che fosse la quantità di delitti a fare di un giallo un buon giallo: sono più attratta dalla indagine e dal disvelamento dei segreti che da sangue e sparatorie.


D. COSA TI PIACE DI PIÙ DEL MESTIERE DI SCRITTRICE?
 
R. Fare la scrittrice non è un mestiere per me, è una passione. Quello che amo di più nell’esserlo è la libertà di creare in autonomia. E poi adoro parlare dei miei libri (e dei libri in genere) con i lettori.

 
D. CI SONO SCRITTORI CHE SONO PER TE FONTE D’ISPIRAZIONE? 

R. Sicuramente, nell’ambito del genere, il mio scrittore feticcio è Giorgio Scerbanenco: amo la sua Milano fragile e disperata e la malinconia feroce dei suoi personaggi.
Ma sono una lettrice onnivora. Tra i miei autori del cuore (impossibile stilare una classifica) ci sono Jane Austen, il Dumas del Conte di Montecristo, Edgar Allan Poe e Robert Stevenson. Ma sono anche una fan appassionata di Pia Pera e dei saggi meravigliosi di Stefano Mancuso.
Inoltre leggo tantissima poesia, anche se non la capisco e forse proprio perché non la capisco: la poesia ha una sua strada carsica che arriva dritta al cuore.


D. COSA VORRESTI CHE I TUOI LETTORI SAPESSERO SULLA SAGA DELLE SIGNORE DEL GIAMBELLINO?
 
R. Non amo le etichette, ma se dovessi definire i miei romanzi direi che sono commedie gialle con una vena noir, che hanno il loro cuore a Milano, in un romantico casello ferroviario nel quartiere periferico del Giambellino. Una piccola casa ai margini dei binari in cui vivono tre donne di una stessa famiglia, molto diverse eppure altrettanto legate. La più giovane di loro – una poliziotta – è l’unica a non indagare, e tenta – senza successo – di ostacolare le inchieste della mamma e della nonna, che sono segretamente a capo di un manipolo di “detective per caso", formato da una giornalista, dal suo burbero caporedattore, dal suo fotografo di fiducia e da un ex rapinatore con qualche scheletro nell’armadio. Tutti i miei personaggi hanno una ferita e un segreto. E questo, secondo me, li rende interessanti.


D. QUALI SONO I TUOI PROGETTI PER IL FUTURO?
 
R. Tra poco la trasmissione a cui lavoro chiuderà i battenti per la pausa estiva. A quel punto, come al solito, mi trasferirò nel casello ferroviario che è il mio luogo della scrittura, sulla sponda lecchese del lago di Como e lì inizierò la prossima avventura delle mie protagoniste. Ho già un’idea in testa, ma è ancora in fase embrionale. Riguarda comunque i battiti di un cuore malato. Ma sto pensando anche a un romanzo storico ambientato nel Quattrocento milanese ai tempi di Ludovico il Moro. E’ un periodo affascinante, creativo e sanguinario che ho studiato molti anni fa. E c’è un personaggio, una donna, che ogni tanto torna a sussurrarmi all'orecchio la sua storia.


Ringrazio Rosa per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande

 
In libreria e sugli store online dal 29 aprile 2025 Sonzogno Editori


SINOSSI 

Nella nebbia fitta della notte di Ognissanti, una misteriosa figura si muove nelle tenebre con un solo obiettivo: eliminare definitivamente Libera Cairati, la fioraia-detective del Giambellino. Dopo averla avvelenata con un mazzo di rose all’aconitina, l’aggressore si è dato un soprannome, l’Ombra, ed è pronto a colpire di nuovo. Dal rifugio del casello ferroviario in cui abita, Libera dovrà affrontarlo ad armi spuntate, costretta ad agire in gran segreto da Mimma Arrigoni, una pm che osteggia le sue indagini e insidia la relazione con il fascinoso commissario Gabriele. Ma quando il pericolo si fa più insidioso, Libera sa di poter contare sui complici di sempre – l’eccentrica madre Iole, la giornalista Irene e il burbero capocronista Cagnaccio –, una squadra affiatata a cui si uniscono due imprevedibili alleati: Diego Capistrano, ex rapinatore e amante di Iole, e Angelo Riva detto il Piè Veloce, un fotografo capace di rendersi invisibile e sparire nel nulla. Tra depistaggi, tentati omicidi e segreti nascosti, la caccia all’Ombra diventa un gioco letale, dove ogni mossa potrebbe essere l’ultima. In una Milano livida e battuta dalla pioggia, in cui tutti sembrano spiarsi a vicenda, Libera dovrà affrontare il suo nemico senza certezze – nemmeno quelle del cuore.


COSA NE PENSO

Con La giostra delle spie, Rosa Teruzzi firma un nuovo, brillante capitolo della sua celebre saga delle “Miss Marple del Giambellino”, un giallo dal ritmo serrato e dal cuore autentico, che si collega idealmente e narrativamente al precedente 'La ballata dei padri fedeli' (Clicca qui) .
Il lettore ritrova con piacere l’intero universo della Teruzzi: da Capistrano a Cagnaccio, dalla pittoresca Iole all’intensa Libera, personaggi ormai amati come vecchi amici eppure sempre capaci di stupire. Ed è proprio Iole, in questa nuova indagine, a brillare con una verve investigativa irresistibile, ironica, lucida, a tratti quasi commovente nella sua ostinazione.
Tra segreti sepolti e colpi di scena ben calibrati, l’intreccio si avvolge intorno a un’“ombra” che perseguita Libera, costringendola a confrontarsi con dubbi sempre più profondi e paure mai sopite. Ma La giostra delle spie non è solo un mystery avvincente: è anche un romanzo che sa toccare corde intime, in cui emerge con forza crescente il legame tra madre e figlia, quel filo invisibile e potente che unisce Iole e Libera nonostante le differenze, i silenzi e le scelte difficili.
Teruzzi, con la sua prosa precisa e la capacità tutta milanese di intrecciare ironia e malinconia, dipinge un affresco popolare ma mai banale. Il quartiere del Giambellino vive e respira tra le pagine, diventando quasi un personaggio esso stesso, con le sue contraddizioni, la sua vitalità e la sua umanità.
In conclusione, un giallo al femminile in cui il mistero si mescola all’affetto, alle fragilità e alla ricerca della verità. La giostra delle spie è una lettura appassionante, che conferma Rosa Teruzzi come una voce originale e riconoscibile nel panorama del noir italiano contemporaneo.
Consigliatissimo, buona lettura!

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14 maggio 2025

CONOSCIAMO ROSITA MANUGUERRA AUTRICE DEL LIBRO “MALANIMA”


Bentrovati amici lettori,

L'ospite di oggi è Rosita Manuguerra.
Rosita è cresciuta a Favignana, un’isola nell’isola dove ha imparato che, tra il dire e il fare, c’è davvero di mezzo il mare. Quando era piccola qualcuno le ha suggerito che il modo migliore per ritrovarsi è scrivere. Da allora, e dopo una lunga parentesi a Torino e la formazione alla Scuola Holden, racconta storie. Malanima è il suo primo romanzo.

D. QUANDO È NATA IN TE LA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R. Nasco come lettrice. Da piccola leggevo di tutto da che ho imparato a farlo. A Favignana ai tempi c’era solo una piccola edicola, dove arrivavano fumetti e pochi bestseller. Centellinavo i soldi della paghetta e compravo i libri più voluminosi, così che durassero di più. Proprio per questa passione per la lettura, a un certo punto qualcuno, forse una maestra, mi chiese perché non scrivessi io. Mi sembrò bizzarro, per me non erano due cose consequenziali. Ma da allora iniziai a leggere smontando i libri, per capire com’erano fatti. E cominciai a scrivere.

D. C'È  UN EPISODIO IN PARTICOLARE CHE TI HA ISPIRATA PER “MALANIMA”?

R. Non uno. Direi piuttosto che in “Malanima” sono confluiti tanti piccoli frammenti di cose ho vissuto, osservato, sentito. Che, messi su pagina, hanno iniziato a vivere di vita propria, sorprendendomi.

D. A QUALE DEI PERSONAGGI DA TE SCRITTI IN QUEST'OPERA SEI PIÙ LEGATA?

R. Sono legata a tutti i personaggi in modo diverso perché ognuno di loro rimanda per me a qualcosa: alcuni al momento in cui sono stati scritti, altri a un’azione che hanno compito e mi ha stupita. Ma se dovessi sceglierne tre su tutti sarebbero il pescatore Nunzio, la magara Amalia e Nietta, la zia di Mia. Quanto alle due protagoniste, Mia e Marina, le amo in un modo tutto mio che non contempla competizioni con altri personaggi.

D. RIASSUMI IN POCHE PAROLE COSA HA SIGNIFICATO PER TE SCRIVERE QUESTO LIBRO?

R. Scrivere questo libro ha significato per me iniziare un percorso di crescita interiore che prosegue tuttora. Riuscire a imprimere su carta l’istinto ad andare e quello a tornare nella mia piccola isola e questo Malanima (sì, al maschile) che ho sempre visto negli occhi di tanti isolani e anche in quelli di chi dell’isola si era innamorato per qualche motivo. Nella finzione del romanzo il Malanima è il sentimento, anzi, più il malanno, che affligge chi sente di trovarsi in un posto in cui non dovrebbe stare. Questo posto non è necessariamente un luogo geografico, ma più una fase di vita nella quale ci forziamo perché la percepiamo senza via d’uscita. Scrivere questo romanzo mi ha aiutata a comprendermi meglio, ed è incredibile come si possa riuscire a farlo tramite un’opera di finzione.

D. COSA SI PROVA A VEDERE IL PROPRIO ROMANZO PRENDERE CORPO E DIVENTARE LIBRO?

R. È indescrivibile. Non credo che mi abituerò mai. La prima volta che l’ho visto ero a Milano in casa editrice. Anche avendolo fra le mani non sono riuscita a convincermi che fosse reale.

D. C'È UN LIBRO DI UN ALTRO AUTORE CHE VORRESTI AVER SCRITTO TU?

R. “Fuochi fiammanti a un’hora di notte” di Ermanno Rea. Non avrei potuto scriverlo io, ma mi ha dato una direzione a cui aspirare. 

D. PROGETTI PER IL FUTURO?

R. Continuare a leggere, a scrivere. Viaggiare, respirare vita. Crescere. 

Ringrazio Rosita per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande


In libreria e sugli store online dal 8 aprile 2025 Feltrinelli Editore


SINOSSI

Sull’isola non tutti vanno e vengono allo stesso modo. Ci sono quelli che arrivano con il sole di maggio e ripartono con le prime piogge di settembre. C’è chi fa avanti e indietro ogni giorno, senza più chiedersi a quale riva appartenga davvero. E poi ci sono quelli che, messi dalla vita davanti a un bivio, hanno dovuto scegliere se restare o imbarcarsi per una partenza che può valere un addio. Entrambe le scelte lasciano un segno invisibile e profondo. Mia lo ha imparato da bambina attraverso la storia della sua famiglia – la madre Teresa è rimasta, nella convinzione che l’isola fosse l’unica realtà possibile, mentre la zia Nietta è andata via appena ha potuto – e continua a vivere questi conflitti da adolescente insieme a Giulia, Anna e Nello, gli amici di sempre. Adesso però a portare scompiglio è arrivata Marina, la ragazza di città che non se ne andrà con le piogge di settembre. Così diversa e a tratti scostante, Marina attira su di sé sentimenti contrastanti: dalla curiosità al disprezzo, dall’attrazione all’invidia. Mia, invece, in lei vede soprattutto il fascino di chi proviene da un altrove lontano. Eppure Marina si trascina dietro legami ancestrali – sua madre Lia è legata a filo doppio con l’isola da un trauma e dall’antica amicizia con Teresa – e sembra destinata a riportare a galla segreti inconfessabili. 


COSA NE PENSO

La malanima del cuore corrisponde al canto antico del mare, tanto esso è più profondo tanto la malinconia assale gli isolani del romanzo Malanima.
Amo le storie di formazione che percorrono intere vite e qui di vita c'è ne sono tante.
Marina, Mia,Aldo,Nello,Anna, Giulia, Totò.
L'adolescenza non è mai stata facile per nessuno, soprattutto per questi ragazzi che vivono in un' isola. Il mare è tutto ciò che conoscono e adesso devono fare i conti con una nuova realtà. I cambiamenti sono dietro l'angolo per ciascuno di loro, i sogni di Mia sono in bilico, l'amicizia con Marina subisce fasi altalenanti e anche le sue vecchie conoscenze vacillano e rischiano di finire.
Un passato che torna imperterrito a minacciare il presente di Marina.

«Il patto fra noi era che io quelle ferite non le guardassi,non le nominassi, fingessi che non esistevano. Se invece ne avessi parlato,lei sarebbe scappata via da me come acqua fra le mani.»

Molte domande, poche risposte, nel passato di Marina,un' anima inquieta che si aggira tra le cave di tufo dei suoi antenati. Bel personaggio, davvero!
In conclusione, Malanima è una storia ben strutturata. I colpi di scena sparsi qua e là,  accompagnano il lettore alla scoperta di segreti sorprendenti, scrittura scorrevolissima. Dal mio punto di vista, il messaggio che l'autrice vuole fare arrivare ai suoi lettori riguarda il cambiamento interiore in ognuno di noi, l’anima muta le sue corrispondenze relazionali che ci piaccia o no. Un libro che mi ha pienamente soddisfatta! Consigliato.Buona lettura.


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16 aprile 2025

RECENSIONE DEL LIBRO “CRISTINA” DI MATILDE SERAO




NOTE SULL' AUTRICE 

Matilde Serao fu una figura di spicco nel giornalismo e nella scena letteraria italiane a cavallo tra Otto e Novecento. Fondatrice e direttrice di diversi quotidiani (tra cui «II Mattino» e «II Giorno»), trovò comunque il tempo per pubblicare decine di romanzi e centinaia di racconti, i più celebri dei quali riuniti ne Il ventre di Napoli.

SINOSSI 

Uscito in volume nel 1908, Cristina appartiene all’ultima fase della narrativa di Matilde Serao, quella definita “aristocratica”. Cristina è una storia che inizia come tante ma termina con un finale a sorpresa. Nel racconto, ambientato in un paese della provincia napoletana, una giovane di buona famiglia viene corteggiata da uno squattrinato ragazzo del luogo, che però rifiuta. Così il giovane, assumendo gli atteggiamenti melodrammatici da amante infelice, si trasferisce a Napoli dove si avvicina all’attività politica e al giornalismo. Pur ripetendo alle amiche, e a sé stessa, di non nutrire alcun interesse per lui, la protagonista, attraverso alcuni gesti, lascia trapelare che il ragazzo non le era affatto indifferente. E anche se nel frattempo accetta la proposta di matrimonio di un ricco bottegaio del luogo che inizia ad amare «con un’affezione calma e sicura», Cristina dimostra di essere ancora interessata all’altro ragazzo seguendone le notizie sul giornale locale. E l’inatteso ritorno di lui stravolgerà tutti i piani stabiliti. Qui la scrittrice tratteggia con grandi capacità ritrattistiche la provincia napoletana a cavallo fra Ottocento e Novecento, e due interessantissimi personaggi: quello di una ragazza fin troppo corriva al volere della famiglia e quello di un giovanotto inquieto e affascinante.
In libreria e sugli store online dal 19 novembre 2020 Edizioni Croce

COSA NE PENSO

Finora non conoscevo gli scritti di Matilde Serao. Posare per caso lo sguardo su questo libro, si è rivelata ben presto una scelta azzeccata. Non immaginavo si potesse scrivere così scorrevolmente e con un lessico contemporaneo nonostante i pochi vocaboli di una volta. Una storia tragicomica, che porta con se lo spirito del melodramma partenopeo di fine ottocento in cui l'amore,il rispetto e la vita in se erano tutt'altra cosa, e dove gli aspetti più inconsci dell' uomo e della donna riflettano sugli amori, e sulle generazioni di oggi. 
Per quanto la Serao, abbia scritto questi due testi circa due secoli fa',dimostra che fosse un' osservatrice molto attenta prima che una abile scrittrice.
Il suo occhio indagatore ha saputo catturare e scrutare ben oltre, gli aspetti superficiali visibili a chiunque, ma i segreti e le parole non dette delle fanciulle,e le fragilità dell' IO femminile più intimo e profondo.
Peccato, per quel premio Nobel mancato 
nel 1926 solo perché antifascista, questo riconoscimento sarebbe stato meritatissimo per quella sua mente rivoluzionaria  caratterizzata da un realismo appassionato e coinvolgente, che riflette la sua forte connessione con la realtà quotidiana.
L'introduzione a cura di Simona Lomolino si rivela molto utile per i lettori, perché ci consente di avere un quadro dettagliato sulla vita privata e lavorativa di Matilde Serao.
In conclusione, entrambe le novelle presenti in questo libro sono brevissime, ambedue piacevoli, un libro senza parti dispersive, che segue una logica impeccabile, belli anche i disegni al suo interno. Consigliatissimo

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04 aprile 2025

IL CORAGGIO DI ESSERE: DIALOGO CON STEFANO FERRI




Miei cari lettori,

È un'onore, oltre che un piacere ospitare nel mio blog Stefano Ferri. Stefano è nato a Milano nel 1966, vive a Milano dove è giornalista e consulente in comunicazione.
Nel 2004 ha ricevuto il Premio Hilton per il giornalismo specializzato in turismo d’affari e nel 2006 il Premio Italia for Events per la stampa di settore. Da molti anni è attivo a sostegno dei diritti civili, dando testimonianza, su giornali, tv e social media, della sua condizione di crossdresser.
Parla inglese (bilingue) e tedesco, conosce l’arabo e il russo e nel tempo libero si diletta di chitarra classica (tra gli autori interpretati Bach, Sor, Villa-Lobos, Yepes).
Inoltre, Stefano è il direttore generale di
Meritocrazia Italia , associazione no-profit a carattere socio-culturale, che sta rapidamente crescendo e diffondendo la sua voce in giro per l’Italia. Mossa dalla volontà di conferire forza “all’Italia che Merita”, ossia riaffermare il valore del merito, dell’impegno e dell’equità sociale.
Per chi vorrà aderire (solo TRE euro) Clicca qui


D. STEFANO, COM'E' NATA LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R. Da un’incessante ricerca su me stesso. Chi mi conosceva bene aveva capito già dalla mia prima giovinezza che potevo essere uno scrittore (un mio cugino me lo disse che avevo solo 19 anni!), ma io bene non mi conoscevo, ho avuto un percorso parecchio lungo e arduo, come chi ha sentito parlare di me sa, e ciò si è riflesso negativamente sull’identificazione della “carriera” giusta. Che poi tanto carriera non è, né è solo legata alla scrittura. L’altra mia anima è quella legata alle PR, ai lavori di rappresentanza, alla consulenza di marketing. I romanzi restano la mia grande passione, e come tanta altra gente mi cimento nel crearne di nuovi. Dico sempre che scrivo i romanzi che vorrei leggere.

D. COSA TI AIUTA A CONCENTRARTI MENTRE SCRIVI?

R. Il silenzio. Ammiro quanti si concentrano con la musica. Io amo la musica, non smetterei mai di ascoltarla, ma se metto su una delle mie playlist non riesco a buttar giù una riga.

D. CHE SENSAZIONE SI PROVA DOPO AVER SCRITTO UN LIBRO?

R. È un’emozione che porta con sé due sentimenti opposti: liberazione – per la grande fatica che finisce (scrivere è una fatica nera, ricordatelo sempre) – e nostalgia per i personaggi che non vedrai mai più crescere, vivere, gioire e piangere nella tua testa.

D. CHE MESSAGGIO HAI VOLUTO LANCIARE CON IL LIBRO “DUE VITE UNA RICOMPENSA”?

R. Due vite una ricompensa intende mostrare una delle più profonde e amare regolarità dell’esistenza umana, ossia che se da un lato non è vero in assoluto che chi la dura la vince, dall’altro è sempre vero che un sacrificio onesto e amorevole lascia un segno, per quanto eventualmente diverso dall’intento originario, come un seme che porta frutto ai posteri e non a chi lo ha piantato.

D. QUALI SONO GLI AUTORI O I LIBRI CHE HAI AMATO DI PIU' O CHE MAGGIORMENTE TI HANNO INFLUENZATO?

R. In assoluto Stephen King, il più grande genio letterario del XX Secolo, tuttora colui che sa maneggiare la penna meglio di chiunque altro. Ho imparato da lui la descrizione precisa di quanto sta intorno alla scena principale, come una cartolina che vive di parole e non di immagini. Sempre da lui ho imparato l’introspezione psicologica dei personaggi, vero tallone d’Achille di tanti scrittori, specie italiani. Ho molto amato anche Andrea Camilleri, Paolo Giordano e il primo Ammaniti.

D. COSA DIRESTI ALLO STEFANO DI 20 ANNI E VICEVERSA?

R. Lui mi parlerebbe per primo esclamando «Come ti sei ridotto!» e io gli risponderei «Come tu stesso vorresti ridurti» raccomandandogli di non avere paura e di non aspettare altri vent’anni per lasciarsi andare.

D. STAI LAVORANDO A QUALCHE PROGETTO FUTURO CHE TI PIACEREBBE CONDIVIDERE CON NOI?

R. L’ho già annunciato sui social, volentieri lo ripeto qui: mi sono dato alla cittadinanza attiva divenendo direttore generale dei Ministeri di Meritocrazia Italia, associazione culturale a-partitica (nel senso che non ha vincoli ideologici e si interfaccia con tutti) volta a propugnare una società fondata soltanto sul merito. Obiettivo nobile e arduo, visto il punto di partenza che sappiamo e di cui si vedono i ben tristi risultati. Ha un'organizzazione capillare, sia sul territorio sia nella dirigenza, articolata essenzialmente in Ministeri recuperando il senso etimologico della parola (da "minus", "meno", contrapposto a "magis", "più", laddove in origine i ministri erano gli esecutori pratici degli ordini dei magistrati). In sei anni ciò si è rivelato molto funzionale all'interlocuzione con le istituzioni, perché ne adotta lo stesso linguaggio.
Come sapete, da un decennio do testimonianza a favore di una società senza discriminazioni, proprio per averne subite a bizzeffe, anche da gente insospettabile. Non immaginerei modo migliore per festeggiare il decimo compleanno del mio attivismo pubblico se non questa grande occasione per potenziarlo all'infinito.

In libreria e sugli store online dal 26 settembre 2024 Mursia  anche in formato Kindle. 


SINOSSI 

«Era la voce del cardinale che proclamava: 
“Un giorno tutto il mondo farà così”.»

Anno Mille. In uno sperduto feudo del Regno di Lombardia la routine del contadino Guglielmo viene funestata dall’improvvisa – e gravissima – malattia della giovane moglie Rosa. Deciso a non rassegnarsi all’idea di perderla, mentre sacrifica tutto il raccolto a un viaggio della speranza allo Spedale di Milano, s’inventa un modo per non togliere il cibo di bocca ai suoi bambini: una pietanza sconosciuta chiamata riso, insaporita col contenuto dell’osso grande del bue.
È la stessa pietanza che ritroviamo secoli dopo nella Milano di San Carlo Borromeo, tinta di giallo zafferano da un pittore del cantiere del Duomo, e che dopo la peste del 1576-77 lascerà una traccia perenne nei miti e nei riti dell’amore.
Una storia emozionante, indicativa del senso della vita quant’altre mai.


Photo by Anna Gugliandolo

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09 marzo 2025

INTERVISTA A MARIA COSTANZA BOLDRINI AUTRICE DEL LIBRO: GLI ANNI DELL' ABBONDANZA



Cari lettori,

Ben ritrovati! L'ospite di questa nuova intervista è Maria Costanza Boldrini. 
Maria Costanza è laureata in Lingue e specializzata in Giornalismo. Vive in Francia, dove lavora come traduttrice freelance e redattrice per Una parola al giorno, sito di approfondimento linguistico ed etimologico. Gli anni dell’abbondanza è il suo romanzo d’esordio.

D. MARIA COSTANZA, COM'È NATA LA SUA PASSIONE PER LA SCRITTURA? 

R. La passione per la scrittura è nata da quella per la lettura. Le due cose sono andate di pari passo. Il primo libro che mi catturò, da bambina, fu Pippi Calzelunghe, scritto da Astrid Lindgren. Ricordo di aver pensato che essere capace di costruire una storia così era un vero prodigio, una meraviglia, e di aver desiderato intensamente, dal profondo del cuore, di poter diventare autrice di una tale prodezza. Ricordo di aver provato a scrivere un romanzo giallo in terza elementare, ma non avevo capito il principio del poliziesco, per cui mi ero messa a raccontare la vita dell’assassino. Rileggendo mi resi conto che qualcosa non quadrava, quindi sono passata a scrivere commedie e tragedie teatrali, spinta soprattutto dall'altra mia grande passione, quella per la recitazione. Amavo creare personaggi che, nel mio spirito infantile, consideravo ‘shakespeariani’. In realtà erano macchiette, nullità, e purtuttavia hanno costituito delle prove generali molto utili per lo sviluppo delle mie capacità inventive che si sono consolidate più tardi.

D. DOVENDO RIASSUMERE IN POCHE RIGHE IL SENSO DEL SUO ROMANZO, “GLI ANNI DELL' ABBONDANZA”, COSA DIREBBE?

R. È un romanzo sul talento e le capacità che ci sono proprie, sul saperlo riconoscere, accettare, amare e mettere a frutto con umiltà e dignità. È un romanzo sullo scorrere della vita, coi suoi duri colpi, e sulla Storia, che ha investito le vite di tutti in modi molto diversi. È anche un romanzo di fede, speranza, in cui ho voluto affrontare, in maniera sicuramente troppo superficiale per l'enormità del tema, anche l'argomento del peccato. Il peccato, l’esistenza e la giustificazione del male sono materie che negli anni hanno preso sempre più spazio nelle mie riflessioni.

D. C'È UN EPISODIO IN PARTICOLARE CHE L' HA ISPIRATA PER QUESTA STORIA? 

R. I racconti della mia bisnonna e di mio nonno che, di fatto, si trovano tutti nel testo. Soprattutto il racconto dell'infanzia atroce del mio trisnonno.

D. CON QUALI COLORI DESCRIVEREBBE I PERSONAGGI?

R. Beata è color tabacco, per ovvi motivi. Ettore è ceruleo. Clarice un lavanda con accenni purpurei. Emilio il giallo dell'alba. Antonia è il pallido avorio, Ernesto è il blu di una tuta da lavoro.

D. ESISTE UN LIBRO CHE HA AVUTO UNA GRANDE INFLUENZA NELLA SUA VITA?

R. Come ho scritto nella postfazione, ‘Cent’anni di solitudine’ di Gabriel Garcia Marquez mi folgorò. Avevo dodici anni quando lo lessi, ne rimasi completamente abbacinata.

D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOLE AGGIUNGERE.. CHE  VORREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?

R. Certe storie hanno bisogno di narrazioni più pacate, le cui corde vibrino al ritmo di parole antiche e senza sentimentalismi a buon mercato. Credo che ‘Gli anni dell'abbondanza’ sia tra queste. Il lessico è stato scelto con cura per dei motivi precisi, non c'è niente di forzato. Eleggere con attenzione le parole che si usano è un gesto di cura per la storia ma anche per il lettore e non deve essere liquidato come un vezzo dello scrittore. La lingua possiede parole precise per cose precise. Vanno usate, perché permettono di salvare le sfumature, i semitoni. Non può essere tutto estremo e superlativo. Paradossalmente, con questa esasperazione del grado massimo che ha pervaso la lingua e l'espressività contemporanea, si tende ad appiattire tutto su un unico livello omogeneo. Distinguere le intensità e restituire al medio, al tiepido, al moderato i loro giusti posti nella sensibilità dei lettori è a mio avviso fondamentale.

D. PROGETTI PER IL FUTURO E SOGNI?

R. Continuare a scrivere, con cura, amore, passione, e poterne vivere dignitosamente.

Desidero ringraziare Maria Costanza per aver risposto alle mie domande.


In libreria e sugli store online dal 10 gennaio 2025 Nord Editore


SINOSSI

In un piccolo paese dell'Italia del '900, vive un'umile famiglia come tante. Eppure le sue donne hanno un dono speciale. I Contini sono una famiglia come tante, lì a Valchiara, un piccolo paese del centro Italia affacciato sul mare. Benvoluti e gran lavoratori, conducono un'esistenza povera ma dignitosa. Poi qualcosa cambia quando la giovane Beata, a dispetto delle proteste della madre, decide di farsi assumere alla Regia Fabbrica dei Sigari. Perché un misterioso miracolo si produce in lei: è la sua abbondanza, un dono che la rende la beniamina delle colleghe zigarare e il bersaglio dell'occhiuto sospetto dei controllori della fabbrica. E dopo di lei anche sua figlia Clarice e la nipote Antonia saranno benedette e maledette da questo prodigio, ciascuna a modo suo. Tuttavia l'abbondanza non è per sempre, può sparire da un momento all'altro a causa di un grande dolore. E di dolori ne vivranno tanti, Beata, Clarice e Antonia, vittime della violenza della Storia ma capaci di affrontare e superare ogni difficoltà, anche grazie a un'altra benedizione, l'amore puro e incondizionato dei loro adorati mariti.

COSA NE PENSO

Per essere un romanzo d'esordio è stato proprio una bella scoperta, sotto tanti punti di vista.
Iniziando dalla scrittura semplice e realistica.
Un romanzo scritto meravigliosamente, che mette in luce le caratteristiche della natura umana dei personaggi.
Ho amato ognuno di loro dalla zia Miranda ad Assunta, Enrico solo per citarne alcuni.
“L'abbondanza” arriva in Beata, in Clarice, e in Antonia, in modalità e in tempi differenti e fa appello a tutta la loro forza interiore, una litania impercettibile ma potente, fondamentale per la loro sopravvivenza, e per quella dell'intera comunità in cui vivono,tra magia e superstizione, gioie e dolori, “l'abbondanza” si rivelerà in un certo qual senso un' amica fedele per ognuna di loro tre. 

«Da sempre prestava orecchio agli oggetti che le bisbigliavano storie, e in silenzio assorbiva quelle narrazioni..»

A lettura ultimata ho subito pensato che Maria Costanza Boldrini possa rivelarsi ben presto, una tra le più grandi voce letterarie contemporane per stile e originalità.
In conclusione, si tratta di un racconto collettivo che ha influenzato l'intera società del nostro paese nel tempo. 
Consigliatissimo. Buona lettura!

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04 febbraio 2025

RECENSIONE DEL LIBRO: “QUELLO CHE SO DI TE” DI NADIA TERRANOVA


In libreria e sugli store online dal 14 gennaio 2025 Guanda

NOTE SULL' AUTRICE 

Nadia Terranova è nata a Messina e vive a Roma. Ha pubblicato i romanzi Gli anni al contrario (2015, vincitore di numerosi premi tra cui il Bagutta Opera Prima, il Brancati e l’americano The Bridge Book Award), Addio fantasmi (2018, finalista al Premio Strega, Premio Alassio Centolibri) e Trema la notte (2022, Premio Elio Vittorini, Premio Internazionale del mare Piero Ottone). Collabora con le pagine culturali della Repubblica e della Stampa ed è la curatrice della rivista letteraria K edita da Linkiesta. È tradotta in tutto il mondo.

SINOSSI 

C’è una donna in questa storia che, di fronte alla figlia appena nata, ha una sola certezza: da ora non potrà mai più permettersi di impazzire. La follia nella sua famiglia non è solo un pensiero astratto ma ha un nome, e quel nome è Venera. Una bisnonna che ha sempre avuto un posto speciale nei suoi sogni. Ma chi era Venera? Qual è stato l’evento che l’ha portata a varcare la soglia del Mandalari, il manicomio di Messina, in un giorno di marzo? Per scoprirlo, è fondamentale interrogare la Mitologia Familiare, che però forse mente, forse sbaglia, trasfigura ogni episodio con dettagli inattendibili. Questa non è solo una storia di donne, ma anche di uomini. Di padri che hanno spalle larghe e braccia lunghe, buone per lanciare granate in guerra. Di padri che possono spaventarsi, fuggire, perdersi. Per raccontare le donne e gli uomini di questa famiglia, le loro cadute e il loro ostinato coraggio, non resta altro che accettare la sfida: non basta sognare il passato, bisogna andarselo a prendere. Ritornare a Messina, ritornare fra le mura dove Venera è stata internata e cercare un varco fra le memorie (o le bugie?) tramandate, fra l’invenzione e la realtà, fra i responsi della psichiatria e quelli dei racconti familiari.

COSA NE PENSO

Le mie prime sensazioni a caldo dopo aver terminato la lettura di questo romanzo sono tante, e tutte contrastanti e al contempo struggenti.
Quello che so di te, ci conduce in un binario sconosciuto,due linee parallele che si incontrano e poi si dividono, tra passato e presente.
Venera che dall' oltretomba vuole riscattarsi e chiede "aiuto"alla pronipote Nadia tra sogno e realtà, per se e per tutte quelle donne prima e dopo di lei che nascono, vivono,soffrono e amano allo stesso modo,“Io sono una come tante” sembra dire con fermezza e dignità, perché noi donne siamo madri ma soprattutto donne con un corpo e un anima, un aspetto spesso trascurato dal egoismo altrui.
Nadia Terranova, ne delinea i contorni rendendola reale la sua Venera, così reale che sentiamo le sue fragilità, il suo delirio , l'urlo straziante di un anima in pena, il corpo e la mente di una madre morta seppur non fisicamente insieme alla sua bambina ancora nel grembo. E lei, Giovanna spettro che si fa carne, sogno spezzato che non smette di vivere dentro lo stesso "pianeta" di sua madre.
Una donna può risorgere luminosa dalle proprie ceneri dopo aver incontrato la propria “morte” interiore un'esperienza intensa sia sul piano fisico che mentale.
Per un breve lasso di tempo, "Mussu cuciutu" muso cucito, così come viene nominata dalla sua famiglia Venera, diventa voce di tutte le altre donne, un tempo rinchiuse dentro i Manicomi e spesso abbandonate al loro tragico destino. 
La mente è assai pericolosa e può rivelarsi nostra nemica, un labirinto infido, persecutorio c'è chi si lascia trascinare in quel enorme vortice di paure ed inganni. 

«Se tutto quello che ami scomparisse, sapresti ancora chi sei?»

In conclusione, all'inizio prima ancora di addentrarmi dentro la storia di “Quello che so di te” mi ha colpita la frase scelta da Nadia di Virginia Woolf: «C'è,nella maternità,uno strano potere.»
Vero? Falso? Una frase ad effetto che dà il via ad uno dei romanzi più intensi della Terranova.
Adoro la sensibilità di Nadia, perché ci racconta a cuore aperto la sua esperienza personale di donna e madre, un libro di sorellanza,di supporto e di grande sensibilità.
Consigliatissimo. Buona lettura!


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23 gennaio 2025

INTERVISTA A SASHA VASILYUK AUTRICE DEL LIBRO “IL VENTO È UN IMPOSTORE”

Cari lettori,

Bentrovati! L'ospite di questa nuova intervista è Sasha Vasilyuk. 
Sasha è cresciuta in Ucraina e Russia ma ora vive con la famiglia a San Francisco. È una giornalista e opinionista per le principali testate giornalistiche americane. I suoi articoli sono stati pubblicati, tra gli altri, sul «New York Times», su «Time» e sul «Telegraph». Ha conseguito due lauree e studiato italiano. Il suo primo romanzo, Il vento è un impostore, è ispirato alla storia del nonno, che è sopravvissuto alla Seconda guerra mondiale.


D. COSA TI HA ISPIRATO A SCRIVERE QUESTO LIBRO? 

R. Il romanzo è ispirato alla storia dei miei nonni, sopravvissuti alla seconda guerra mondiale. 
Il personaggio principale, Yefim, è  basato su mio nonno, un veterano di guerra ebreo che nascose la sua identità quando fu catturato in Germania e poi nascose la sua esperienza di sopravvivenza quando tornò in URSS. Abbiamo scoperto la verità su di lui solo dopo la sua morte, quando abbiamo trovato la sua lettera di confessione indirizzata al KGB. Apprendere la sua storia traumatica e il silenzio che deve averlo divorato per decenni mi ha fatto venire voglia di esplorare questa esperienza unica in forma romanzata.

D. PUOI CONDIVIDERE CON NOI UN MOMENTO DELLA TUA VITA PERSONALE CHE HA ISPIRATO UNA SCENA O UN PERSONAGGIO DEL LIBRO? 

R. Nel 2016, mentre andavo a trovare mia nonna di 92 anni nel Donbass, diventato zona di guerra, uscii con mio fratello , c'era la legge marziale, quindi dovevamo tornare a casa entro il coprifuoco per evitare di essere arrestati. Stavamo tornando indietro attraverso il centro di Donetsk.
All'improvviso ci fu un boato terrificante. Mi sono abbassata. 
Era il rumore dei bombardamenti alla periferia della città è stata la prima cosa che abbia mai vissuto da così vicino sulla guerra. Non mi sono mai spaventata così tanto in vita mia. Ho mantenuto quella paura per scrivere i due capitoli principali del libro sulla guerra.

D. DOVE HAI PRESO L'IDEA O LO SPUNTO PER IL TITOLO DEL TUO LIBRO?

R. Il titolo in inglese è “Your Presence Is Mandatory”,  fa riferimento alla convocazione del KGB. Mi piace quel titolo perché riassume cosa vuol dire vivere in un regime totalitario, dove non ti viene chiesto, ma detto. Il titolo in italiano, Il "Vento è un Impostore", ha un'atmosfera molto diversa, che adoro anche perché è poetico e va al centro del dilemma del personaggio principale di mantenere un segreto e sopravvivere contro ogni previsione.

D. COSA HAI SCOPERTO DI INTERESSANTE DURANTE LE TUE RICERCHE PER LA REALIZZAZIONE DEL TUO LIBRO?

R. La mia ricerca si è concentrata sul destino dei prigionieri di guerra sovietici, dei lavoritori (civili sovietici, spesso ragazze, deportati in Germania) e dei soldati ebrei. Ciò che mi ha sorpresa è stato quanto poco sapessi di questa parte della storia, nonostante abbia interessato oltre 9 milioni di persone. La ricerca mi ha fatto capire che mio nonno non era l’unico a nascondere il suo passato. La maggior parte di queste persone hanno trascorso tutta la vita senza parlare della guerra e hanno portato la loro storia nella tomba, come mio nonno, o hanno rivelato i loro segreti sul letto di morte. La sfida era tradurre quella cultura della segretezza e della vergogna per un pubblico occidentale al quale quella psicologia è del tutto estranea.

D. QUAL È STATO IL MOMENTO PIÙ SIGNIFICATIVO DURANTE IL PROCESSO DI SCRITTURA? 

R. La prima volta che ho letto una bozza e ho pensato: “Non è poi così male”.

D. QUANTE ORE AL GIORNO SCRIVI? 

R. Ho avuto due figli da quando ho iniziato a scrivere questo romanzo, quindi il mio programma non è mai stato molto prevedibile. Scrivevo quando potevo e le idee migliori di solito mi venivano mentre ero sotto la doccia.

D. QUALI SONO I TUOI PROGETTI PER IL FUTURO? 

R. Sto lavorando a un romanzo su una giovane donna idealista che ritorna nel suo paese nativo in Russia, dove è costretta a decidere fino a che punto è disposta a spingersi per rivendicare la sua identità.

Desidero ringraziare Sasha per aver risposto alle mie domande.

SINOSSI 

Si può costruire un'intera vita su una bugia? Yefim lo ha fatto. E lo rifarebbe mille volte, perché della sua vita non cambierebbe nulla. Ha una moglie che lo tiene ancora per mano. Dei figli orgogliosi delle loro radici. Dei nipoti che credono che il nonno sia un eroe, perché tornato dalla guerra. Eppure, Yefim si domanda cosa farebbero i suoi famigliari se sapessero del segreto che nasconde da anni. Un segreto celato in una valigia che ora, all'insaputa di tutti, Yefim sta bruciando perché non ne rimanga traccia. Nessuno deve conoscere la storia del giovane, pieno di sogni e speranze, costretto a indossare un'uniforme e combattere i nazisti. Nessuno deve sapere del filo spinato, della fame, del freddo. Soprattutto, nessuno deve sapere del giorno in cui ha dovuto compiere una scelta impossibile: fingere di non essere ebreo per sopravvivere. Quel giorno terribile in cui ha iniziato la sua esistenza controvento, rinnegando sé stesso. Una condizione da cui è scappato con un'altra bugia, pur di tornare a casa. Ma, adesso, è proprio in casa sua che questi segreti stanno per essere riportati alla luce. Yefim avverte nell'aria lo stesso odore di tempesta dei cieli solcati dagli aerei. Ma la storia non può essere cancellata dalle fiamme. Perché quei periodi bui devono essere raccontati, anche quando è difficile. Soltanto così i sommersi non saranno solo polvere portata dal vento. Un romanzo ispirato a una storia vera, che interroga il lettore su cosa voglia dire essere un «salvato», come spiegava Primo Levi. Un libro che racconta un aspetto poco noto della tragedia della Seconda guerra mondiale. In quel passato, ci sono le domande e le risposte che oggi, forse più che mai, non vanno dimenticate.

Nelle librerie e sugli store online dal 17 Settembre 2024 Garzanti


COSA NE PENSO

Il Vento è un impostore è un esordio significativo perché destinato a lasciare un segno indelebile nel lettore.
La penna di Sasha riesce ad emozionarci perché ci scuote interamente e internamente.
In conclusione, consiglio la lettura di questo libro non solo agli appassionati della storia del secondo conflitto mondiale, ma soprattutto a chi, non ha mai letto nulla al riguardo. 
E per finire desidero aggiungere una bellissima frase tratta dal brano, "La Storia" di Francesco De Gregorio che trovo perfetta per questo libro.

“La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso” 


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30 dicembre 2024

“SARÀ LA MONTAGNA” IL NUOVO LIBRO DI LUCA SALTINI





Cari amici lettori,

L'ospite di oggi è Luca Saltini.
Nato a Milano vive a Lugano, dove lavora come responsabile dell’attività culturale della Biblioteca Cantonale. Ha scritto racconti per bambini e ha pubblicato Tattoo (Fernandel 2012); Il demolitore di camper (Fernandel 2013, da cui il film con Milena Vukotic co-sceneggiato dall’autore); Periferie (ADV 2015) e Una piccola fedeltà (Giunti 2018) Scrivimi dal confine (Piemme 2023).Il suo ultimo romanzo Sarà la montagna (Neri Pozza 2024).


D. CHI È LUCA SALTINI?

R. Sono una persona a cui piacciono molto i libri e gli incontri e faccio un lavoro che mi permette di fare esperienza di entrambe le cose. Infatti mi occupo delle attività culturali in una biblioteca e organizzo mostre, eventi, incontri. La passione per la scrittura è il filo rosso che lega tutto, perché mi dà quell’energia, quella voglia di scoprire e costruire che sta alla base di tutto quello che faccio. 

D. QUANDO HAI COMINCIATO A SCRIVERE E PERCHÉ? 

R. Fin da piccolo sentivo il desiderio di scrivere romanzi e pensavo che avrei voluto fare quello nella vita. Il primo romanzo che ho provato a scrivere era un fantasy e facevo credo la seconda media. Non sono riuscito ad andare oltre il primo capitolo, anche se l’idea di scrivere mi emozionava molto. Nonostante questa passione che sentivo, mi dicevo però che non avrei mai potuto vivere di libri. Forse sono stato un po’ troppo rinunciatario! Comunque ho certato di fare un percorso che mi aprisse delle possibilità di lavoro. Ho cominciato a fare ricerca storica perché mi piaceva, ma anche perché era un modo di scrivere a pagamento, fino a quando sono riuscito a ritagliarmi lo spazio per la narrativa.  

D. QUALI EMOZIONI PROVI QUANDO SCRIVI? 

R. Per me il processo della scrittura è fortemente emotivo. Credo che ci siano due categorie di scrittori, quelli di testa e quelli di pancia. Quelli di testa pianificano il libro, quelli di pancia, non sanno niente se non il tipo di scrittura che useranno e la prima immagine che li suggestiona. Quindi per me la sfida è trovare anzitutto questa voce. Nella narrativa, la scrittura è la storia. È la scrittura che crea il mondo del romanzo, dà il ritmo, l’immaginario, il punto di vista. La scrittura è l’elemento che dà all’autore il modo di guardare la vicenda di cui parla, che gli consente di stare davanti alle situazioni che racconta e di entrare dentro sé stesso per pescare significati e visioni che altrimenti non riuscirebbe a cavare fuori. Tutto questo accende un processo per cui l’autore in qualche modo partecipa delle vicende che racconta, le vive su sé stesso e ne fa esperienza. Se la scrittura è abbastanza forte, quell’emozione resta nella pagina e passa poi al lettore, il quale, a sua volta, fa esperienza di vita. Quindi per me la scrittura è rivelazione e possibilità di sperimentare situazioni e vite che altrimenti non potrei raggiungere. Dà emozioni diverse, ma ha anche un costo emotivo molto forte. 

D. IN QUALE  MOMENTO DELLA GIORNATA PREFERISCI SCRIVERE?

R. Non c’è un momento migliore. Dipende da quando ho il tempo per farlo in quella giornata. L’importante per me è la continuità, il fatto cioè che quando sento una storia possa ogni giorno aggiungere un tassello, anche piccolo, ma che tenga vivo il fuoco.  

D. DOVENDO RIASSUMERE IN POCHE RIGHE IL SENSO DEL TUO NUOVO ROMANZO, SARÀ LA MONTAGNA, COSA DIRESTI?

R. Il romanzo racconta la montagna nel suo significato di rifugio. Tradizionalmente la montagna aveva questo significato, la gente ci andava per fuggire dagli eserciti e dalle pestilenze. Oggi mi pare che questo significato torni con forza, perché ci si va per sfuggire a una società tecnologica troppo omologante e pervasiva che ci opprime. In questo senso, la montagna, con le sue piccole comunità, con ritmi di vita in armonia coi cicli di rigenerazione dei viventi, diventa un laboratorio per una società alternativa. Questo è il mondo che si racconta nel romanzo e la culla dove i personaggi trovano l’opportunità per essere felici.

D. QUALE È IL MESSAGGIO CHE VORRESTI TRASMETTERE AI LETTORI CHE HANNO LETTO O LEGGERANNO IL TUO ROMANZO? 

R. La natura possiede un’energia che ci trascende e che possiamo percepire tanto meglio quanto più ci liberiamo dalle barriere della nostra società che ci proteggono, ma ci limitano. I protagonisti del libro riescono a compiere il salto e per questo sono in grado di interpretare questi echi e di capire i messaggi della montagna.

D. QUALI SONO I TUOI PROGETTI PER IL FUTURO? 

R. Ho dei libri nel cassetto che spero possano presto trovare una strada editoriale.  

Desidero ringraziare Luca per aver risposto alle mie domande.

SINOSSI 

Nando è nato e cresciuto in montagna. Ha mosso i primi passi sui sentieri scoscesi che si inerpicano verso la cima e, anche quando è stato costretto a lavorare in un cantiere a fondovalle, ha sempre desiderato tornare a quel silenzio, all’ultima luce che accende il bosco la sera, al maso solitario che lo protegge dal rumore del mondo. Per questo, quando il milanese dice di aver sentito, in una notte di tempesta, il ruggito potente di un animale e il raspare cattivo delle sue unghie contro la porta, Nando non gli crede. Il milanese che ha lasciato un lavoro sicuro in città per andare a vivere con le vacche e a vangare l’orto non conosce le montagne, non sa di che cosa parla. Nessun animale è in grado di sradicare un larice, di far tremare una stalla. Quando però Silvia, una delle poche persone in grado di strappare Nando alla sua solitudine, gli confessa che anche lei ha sentito qualcosa e ha paura, lui si mette in cammino verso quel mistero. Parte di notte, solca il silenzio verde della boscaglia, attraversa la pura emozione dei luoghi intatti, vive la bellezza di una notte sotto il cielo stellato, di una radura dopo un inestricabile groviglio di rami. E rivede il passato con i suoi fantasmi, le ombre dei sogni che non ha potuto realizzare, l’amore che non ha avuto il coraggio di difendere. Al ritmo cadenzato del suo respiro, Nando troverà la strada verso ciò che minaccia il paese. Perché la montagna dà molto, tutto, a quelli come lui, ma sa quando è giunto il tempo di far pagare un prezzo.

Nelle librerie e sugli store online dal 27 settembre 2024 Neri Pozza


COSA NE PENSO 

Sarà la Montagna è un libro che ci trascina con sé lungo i sentieri e i pendii più tortuosi e tormentati della montagna, tra segreti a lungo taciuti e leggende tramandate dai vecchi abitanti del luogo.
Luca Saltini non ci fa dono soltanto di un romanzo ben congeniato, ma bensì di una lunga riflessione del rapporto tra uomo e natura. Questo suo romanzo, va accolto con la consapevolezza di quanto più vero esiste attorno a noi. La storia scorre perfettamente fino alla fine.
La storia ruota anche attorno al suo protagonista Nando. Un uomo dal cuore nodoso come le sue mani forti di gran lavoratore pronto a proteggere tutti gli abitanti dall' imminente catastrofe che minaccia l'intera vallata, ma soprattutto un uomo pronto a sacrificarsi per proteggere lei, Silvia. Niente spoiler, promesso!! 

«Il vento è come una persona che ti vuole parlare. Quello di valle è discreto, arriva adagio, simile a un amico quando risale il sentiero con passo regolare,lo scarpone schiaccia l'erba,il terreno assorbe il rumore. La sua voce non è fatta di parole,ma di sussurri e di odori. Li porta da lontano,per raccontare cosa succede sulla montagna.»


Ho apprezzato tutti i personaggi in particolar modo, ho cercato di cogliere in ognuno di loro gli aspetti più nascosti. Il mio personaggio preferito è Franz, un lupo solitario che si muove nel cuore pulsante del bosco ,un anima selvaggia dalla grande personalità, un personaggio che ho rivalutato verso il finale.
In conclusione, la morale di Sarà la montagna è che per vivere abbiamo bisogno di rispettare la natura alla quale dobbiamo molto e della quale  ci occupiamo molto poco.
Lettura consigliata! Buona lettura 

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29 novembre 2024

RECENSIONE DEL LIBRO: “LA BALLATA DEI PADRI INFEDELI” DI ROSA TERUZZI


In libreria e sugli store online dal 23 aprile 2024 Sonzogno

NOTE SULL' AUTRICE 

Rosa Teruzzi classe 1965, vive e lavora a Milano. Esperta di cronaca nera, è caporedattore della trasmissione televisiva Quarto grado (Retequattro). Oltre ai libri della serie I delitti del casello, editi da Sonzogno, ha pubblicato diversi racconti e tre romanzi. Per scrivere si ritira sul lago di Como, in un vecchio casello ferroviario dove colleziona libri gialli.

SINOSSI 

Tornata dalla prima vacanza con Gabriele, nella Milano grigia di fine ottobre, Libera è in preda a un turbine di emozioni: se da un lato l’attrazione che prova per lui è innegabile, dall’altro è in crisi per le avance di Furio e per via della richiesta del commissario di appendere le indagini al chiodo – specie adesso che è così vicina a scovare il Gatto con gli Stivali, all’anagrafe Diego Capistrano, il rapinatore mascherato che potrebbe essere suo padre. Nonostante le incertezze, Libera decide di dare comunque la caccia al latitante – affiancata dalla madre Iole e dalla Smilza, le socie di sempre –, ancora più determinata a far venire a galla la verità. È così che le Miss Marple del Giambellino scoprono che l’uomo è rientrato in città, e che sta portando avanti un’indagine privata: Hamma, il padre del suo protetto, è scomparso dopo una rissa con un gruppo di peruviani, lasciandosi dietro una scia di sangue. Era uno spacciatore, e tutto fa pensare a una resa dei conti tra bande rivali; ma il suo corpo non è mai stato ritrovato, e Capistrano e le donne della famiglia Cairati sono decisi a vederci chiaro: finiranno per unire le forze, svelando segreti che avranno conseguenze insidiose e taglienti come spine.


COSA NE PENSO 

La ballata dei padri infedeli è un libro delizioso, a tratti ironico, un giallo fuori dagli schemi tradizionali, non manca davvero nulla, tanti i colpi di scena.
La bellezza di questo libro risiede nel farsi leggere tutto d'un fiato senza mai stancare il lettore.
Un giallo con un pizzico di ilarità che non guasta affatto, rendono le indagini delle “Miss Marple del Giambellino” davvero stimolanti.
Adorabile Iole, avanguardista emancipata da sempre, madre eccentrica di Libera. 
Libera è l'esatto opposto di sua madre per natura. Lei è una donna e madre consapevole di sé , sebbene la paura di lasciarsi andare in amore, nuoccia sulle sue scelte. 
A metà lettura ci si comincia a chiedere, se riuscirà mai a trovare la strada per la felicità? I presupposti farebbero ben sperare, pur tuttavia tutte le ipotesi rimangono aperte.

«Lasciar andare non è proprio semplice e non lo è nemmeno rinunciare alle proprie aspettative.»

In linea di massima ho apprezzato molto anche tutti gli altri personaggi narrati.
Una grande storia di emancipazione, amicizia e sorellanza. 
In conclusione, La ballata dei padri infedeli si rivela una lettura piacevole,una scrittura che ti cattura e che mette d'accordo proprio tutti. Consigliato. Buona lettura!

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18 novembre 2024

“... CHIACCHIERATA CON TRACY CHEVALIER ”



Cari lettori,

È un'onore, oltre che un piacere ospitare nel mio blog Tracy Chevalier. 
Nata a Washington nel 1962. Nel 1984 si è trasferita in Inghilterra, dove ha lavorato a lungo come editor. Il suo primo romanzo è La Vergine azzurra (Neri Pozza 2004, beat 2011, 2015). Con La ragazza con l’orecchino di perla (Neri Pozza 2000, 2013) ha ottenuto, nei numerosi paesi in cui il libro è apparso, un grandissimo successo di pubblico e di critica. Bestseller internazionali sono stati anche i suoi romanzi successivi: Quando cadono gli angeli (Neri Pozza 2002, beat 2012), La dama e l’unicorno (Neri Pozza 2003, beat 2014), L’innocenza (Neri Pozza 2007, 2015), Strane creature (Neri Pozza 2009, beat 2014), L’ultima fuggitiva (Neri Pozza 2013, 2014), I frutti del vento (Neri Pozza 2016) e La ricamatrice di Winchester (2020).La maestra del vetro (Neri Pozza 2024)

D. COM'È NATA LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R. Da quando ero bambina. Amavo i libri, leggevo tutto il tempo e pensavo: "Voglio farli!" Più tardi, da adolescente e da giovane adulta, ho perso la speranza di scriverli e ho pensato che volevo comunque fare parte del mondo dell' editoria piuttosto che scriverli. Ma non potevo smettere di scrivere racconti e alla fine ho rinunciato al lavoro e ho scritto un romanzo.

D. DA QUALE IDEA, SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, NASCE QUESTO TUO NUOVO LIBRO “LA MAESTRA DEL VETRO”?

R. Un lettore italiano! Anni fa Giorgio Teruzzi venne da me dopo un evento a Milano e mi disse che avrei dovuto scrivere di perle di vetro veneziano, quelle che un tempo venivano realizzate dalle donne. Questo dettaglio mi rimase in mente e mi ha fatto pensare che fosse un punto di vista interessante per raccontare Venezia, una città che amo.

D. A QUALE PERSONAGGIO DEL LIBRO TI SENTI PIÙ VICINA? E PERCHÉ?

R Orsola Rosso, l'eroina creatrice di perle, seguita da Domenego, un gondoliere africano. Orsola perché la conosco benissimo, la seguiamo dall'infanzia fino alla vecchiaia, e la amo come una figlia. Domenego perché è così sorprendente che sia esistito a Venezia. Ho visto un dipinto di Vittore Carpaccio del XV secolo raffigurante un gondoliere africano, ho scoperto che sarebbe stato ridotto in schiavitù e ho pensato: "Devo scrivere di lui". Dato che non sappiamo nulla di quell'uomo in particolare, ho dovuto inventare la sua storia toccante. 

D. QUAL È LA COSA PIÙ SORPRENDENTE CHE HAI IMPARATO SCRIVENDO “LA MAESTRA DEL VETRO”?

R. Sono rimasta sorpresa da due cose: 
1) quanto è calda la fornace in un laboratorio di vetro – non so come i produttori riescano a starci così vicino!
2) quanto è difficile remare su una barca attraverso i canali veneziani – ci ho provato! 

D. QUAL È STATO IL CAPITOLO PIÙ DIFFICILE DEL ROMANZO?

R È stato impegnativo scrivere della peste del 1575 e di come colpì i veneziani e i muranesi, perché stavamo attraversando la pandemia del COVID-19 e potevo identificarmi con il dolore e la tragedia.

D. QUALI CONSIGLI DARESTI A CHI “ASPIRA” A DIVENTARE UNO SCRITTORE O UNA SCRITTRICE?

R Non scrivere di te stesso. Il mondo è un posto davvero interessante e limitare la tua prospettiva a te stesso limiterà la tua scrittura. As ogni modo  nella scrittura: non devi farlo deliberatamente. 
Risulterebbe un po' noioso per gli altri, sarebbe come raccontare i propri sogni: nessuno vuole ascoltarli! Inoltre, una volta che inizi una storia, un romanzo o una poesia, non fermarti ad aspettare altra ispirazione. Continua. Trattalo come un lavoro e lavora in modo coerente.

D. PROGETTI PER IL FUTURO?

R Dopo aver attraversato 500 anni di storia veneziana, mi sto ridimensionando un po’. 
Il mio prossimo libro sarà ambientato nel nord dell'Inghilterra del 1826 ed esplora un vero omicidio avvenuto e mai risolto. Non ho ancora capito se risolverlo!

Desidero ringraziare Tracy per aver risposto alle mie domande.



SINOSSI 

Murano, 1486. Davanti agli occhi di Orsola Rosso si spalanca uno spettacolo meraviglioso: globi incandescenti che roteano come in una danza, ripiani e ripiani di bicchieri, vasi, lampadari aggrovigliati come polpi tentacolari, e poi i colori, lunghe canne blu, bianche, rosse, e dappertutto schegge di vetro che scricchiolano sotto i piedi come brina variopinta. È la vetreria Barovier, dove Orsola, figlia di un artigiano rivale, si è intrufolata per spiare. Lì, nella fornace, Marietta Barovier, una delle rarissime maestre di quell’arte, sta lavorando a qualcosa che cambierà il mondo: una nuova perla. Alle donne non è concesso fare altro, con il vetro, e Orsola si innamora subito di quell’oggetto ricoperto di stelle candide destinato a adornare il collo delle donne d’Europa e arrivare fino in Africa.
Quando, poco dopo, il padre di Orsola muore in un incidente tanto doloroso quanto banale, saranno proprio la sua passione, la sua intraprendenza e il suo coraggio a tenere alto il nome dei Rosso. E tuttavia, anche se Orsola ha le mani e il cuore per lavorare il vetro, non potrà fare altro che le perle, dapprima di nascosto, al lume della cucina, e poi apertamente, ma sempre in lotta con la famiglia, le consuetudini, il pregiudizio. Nel corso dei secoli i Rosso vivranno straordinari trionfi creativi e perdite strazianti, ascese vertiginose e improvvise cadute, ma il tempo nella laguna si muove lentamente come il vetro fuso, e il dono di Orsola continuerà a brillare, all’apparenza delicato come le sue creazioni, in realtà indistruttibile.

Nelle librerie e sugli store online dal 17 settembre 2024 Neri Pozza


COSA NE PENSO 

“Se scagli abilmente un sasso piatto a pelo d'acqua,lo vedrai toccare molte volte la superficie, a intervalli più o meno lunghi”

Partendo da questa frase iniziale del libro si può cogliere il senso dell' intera storia di Orsola Rosso,la protagonista.
Quante vite possono attraversare un esistenza? Mi sono posta più volte questa domanda durante la lettura di questo libro. La vita di Orsola, è una continua sfida, tra drammi familiari e i pregiudizi del suo tempo sulla donna.
Una storia poetica, densa di emozioni e di riflessioni coinvolgenti.
Le descrizioni sono decisamente sempre ben dettagliate, a partire dai personaggi, per cui si riesce facilmente a immaginare benissimo ogni scenario.
In conclusione,un libro per chi cerca una storia avvincente, sullo sfondo di una Venezia volitiva e malinconica in tutte le epoche che l'hanno attraversata. Consigliato. Buona lettura!

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03 novembre 2024

INTERVISTA A UGO BARBÀRA - AUTORE DELLA SAGA “I MALARAZZA”.


Care Amiche e Amici del mio blog,

L'ospite di questa nuova intervista è Ugo Barbàra.
Ugo è uno scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano. Ha scritto, tra gli altri, In terra consacrata (Piemme, 2009), candidato al Premio Strega, Le mani sugli occhi (Piemme, 2011) candidato al Premio Scerbanenco, e I Malarazza (Rizzoli, 2023), e Malastrada (Rizzoli,2024)

D. UGO, COM'È NATA LA SUA PASSIONE PER LA SCRITTURA? 

R. Ho scritto il primo racconto a più o meno dieci anni e ho pubblicato il primo giornalino di classe in quinta elementare. Non so cosa sia nata prima, se la passione per la scrittura o quella per il giornalismo, fatto sta che entrambe mi accompagnano da sempre, si integrano e si completano. Forse l'una non esisterebbe senza l'altra. Quello che posso dire è che nella scrittura giornalistica cerco di mettere quella passione narrativa che trasforma una notizia in una storia. Mi spiego: se mi imbatto in una vicenda in cui è di per sé contenuta una notizia, ma ancora di più tutti gli elementi che servono ad arricchirla e contestualizzarla, dando profondità e spessore ai protagonisti, quella è un'occasione da non perdere. Perché la realtà inventa trame che nessuna fantasia riesce a partorire e la vita quotidiana ci offre personaggi che nessuno scrittore può generare. Quando invece racconto le mie storie cerco di adottare il rigore che serve a un giornalista sia nei romanzi storici che in quelli più legati alla cronaca. Ad esempio: quando ho scritto ‘In terra consacrata’, che era ispirato alla vicenda di Emanuela Orlandi, ho cercato di essere rigoroso nella gestione delle fonti, senza cadere nella rigidità della cronaca.

D. DA QUALE IDEA,SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, È NATA LA SAGA SULLA FAMIGLIA MONTALTO, “I MALARAZZA”?

R. La famiglia Montalto è realmente esistita. Non con le dimensioni e i caratteri che io racconto in ‘Malarazza’ e in ‘Malastrada’, ma l'essenza era quella. Li ho incontrati quando vivevo negli Stati Uniti e mi ha colpito la straordinarietà della loro vicenda. Innanzitutto, perché erano emigrati nella metà dell'Ottocento già ricchi e questo ne faceva una peculiarità rispetto alla storie di emigrazioni alle quali siamo abituati, e poi perché erano una sorta di Forrest Gump ante litteram: nella loro lunga e travagliata esistenza hanno incontrato personaggi di ogni genere che hanno fatto la Storia, quella con la ‘S’ maiuscola. Ho lavorato molti anni non soltanto nella raccolta di materiale che serviva per un romanzo con un respiro così ampio, ma anche perché ho avuto l'esigenza di sentire maturare i personaggi che l'avrebbero raccontata. Mi piace anzi pensare di averli incontrati, in questi anni. E loro mi hanno raccontato la loro storia che poi io ho messa su carta. Non sono altro che è un cantastorie dell’epopea dei miei personaggi. 

D. CON QUALI COLORI DESCRIVEREBBE I PERSONAGGI?

R. Mi piace pensare alle sfumature. Se dovessi descrivere i colori dei personaggi di Malarazza andrei su varie sfumature di rosso. Da quello più intenso, purpureo, del sangue a quello pallido del viso di Bianca. Se invece penso ai colori di Malastrada mi vengono in mente le sfumature del grigio e del nero. Perché penso agli anni in cui è ambientato: anni in cui le ferrovie, l'acciaio, le fabbriche dominavano in un Paese vasto come l'America. E all'anima di alcuni personaggi che si va tingendo di un nero sempre più intenso.

D. QUALI SONO GLI AUTORI O I LIBRI CHE HA AMATO DI PIÙ O CHE MAGGIORMENTE L'HANNO INFLUENZATA?

R. Gli autori che amo sono tanti: De Roberto, Natoli, Pirandello, Verga. Insomma, i classici siciliani. E i russi come Tolstoj e Gogol. Ma la letteratura dalla quale mi sento più influenzato è quella americana del secolo scorso. Scrittori come Hemingway, Scott Fitzgerald o Steinbeck. Ma anche altri ingiustamente quasi dimenticati come Irwing Shaw, al quale sono particolarmente legato e che ha scritto due romanzi straordinari come ‘Povero ricco’ e ‘I giovani leoni’. Ma mi piace anche l'epica della letteratura western, da Elmore Leonard a Cormac McCarthy.

D. HA DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R. Il lavoro di giornalista è per definizione l'antitesi della routine. Mi piacerebbe avere delle abitudini perché so quanto sono stimolanti per la scrittura. In ‘On Writing’ Stephen King elenca i suoi rituali ‘conciliatori’ e dato che la scrittura è un po’ magia e un po’ woodoo credo che sia importate, se si può, avere i propri spazi, i propri oggetti e il proprio tempo. Scrivere è come evocare degli spiriti e se gli spiriti non trovano ad accoglierli l’ambiente giusto può succedere che non si presentino. Ma poiché amo il giornalismo quanto amo la scrittura e non ho alcuna intenzione di rinunciare a nessuno dei due, devo farli conciliare e così ecco che scrivo ovunque ne ho la possibilità: in treno, in hotel in attesa di una presentazione, in aeroporto per un volo in ritardo. In un periodo in cui facevo spesso il pendolare ho scritto un intero romanzo – ‘Due Madri’ – su un regionale e il livello di concentrazione che ritrovavo ogni volta che aprivo il portatile era stupefacente.

D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOLE AGGIUNGERE... CHE VORREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?

R. Non dite mai la frase “anch’io un giorno vorrei scrivere un romanzo”: se vi brucia sulla punta delle dita trovate il tempo e il modo di farlo, ma se continuerete a trovare qualcosa di più urgente, allora non è la scrittura la vostra strada. Le storie possono anche farsi attendere, ma non sanno attendere di essere raccontate. E scrivete di quello che conoscete: non raccontate storie d’amore se non vi ricordate più come sia essere innamorati e non parlate di scalate in montagna se soffrite di vertigini. E se proprio dovete scrivere di qualcosa con cui non siete in confidenza, documentatevi. Ma soprattutto: leggete, leggete, leggete. Se scrivete più di quanto leggete, c’è qualcosa che non va.

D. PROGETTI PER IL FUTURO E SOGNI?

R. Innanzitutto, il terzo e ultimo capitolo della saga dei Montalto. Poi ho in mente una straordinaria storia vera, sempre legata all’emigrazione italiana, così appassionante che solo la Storia può avermela donata. E poi forse un’altra saga, ma questa volta ambientata in altri luoghi e in un altro tempo per raccontare un’altra epopea tutta italiana. Ma non vi anticipo altro. Il sogno è, ovviamente, di vedere Malarazza e Malastrada sullo schermo, piccolo o grande che sia. Ma sarebbe sbagliato credere che li ho scritti pensando a una trasposizione cine-televisiva. Se fosse stato così, avrei pensato a qualcosa di meno costoso da realizzare.


Ringrazio Ugo per essere stato mio ospite.

I MALARAZZA

Castellammare del Golfo, 1860. Mentre Garibaldi si prepara a sbarcare in Sicilia, Antonio Montalto ha un’intuizione: cedere parte delle terre che hanno fatto la fortuna della sua famiglia – che da sempre produce olio e vino – in cambio di un piccolo veliero. Al paese intero pare un folle ma a lui non interessa; ha capito prima di tutti dove sta soffiando il vento del cambiamento e non può restare a guardare. Sa che se vuole realizzare le proprie ambizioni deve staccarsi dalla terra dei padri per guardare oltreoceano. Inizia così l’avventura dei Montalto che, tra l’arsura di Castellammare e il fragore di New York, incroceranno la grande Storia e daranno vita a un impero fondato sulle imprese visionarie di Antonio, ma soprattutto sulla caparbietà della moglie Rosaria, capace di gettare le basi per un progetto che travalica il loro tempo: la creazione di una banca americana con una presidente donna. Intorno a loro e ai sei figli, una schiera di figure memorabili, tra cui la giovane Bianca che, lasciata la sua esistenza siciliana per seguire la padrona Rosaria, si rifà una vita come speziale nella città americana. E Nicola, suo segreto amore, che scopre come i fantasmi possano inseguirlo anche di là dal mare. Con voce magistrale, Ugo Barbàra dà vita a una narrazione portentosa, cesellando in un ritmo incalzante una vicenda che ha in sé gli ingredienti di ogni grande romanzo: personaggi umanissimi, amori e destini da sovvertire.
In libreria e sugli store online dal 19 settembre 2023 Rizzoli

MALASTRADA 

I Malarazza hanno conquistato l’America. Alla fine dell’Ottocento l’impero dei Montalto si estende dagli Stati Uniti all’Europa, i loro commerci fioriscono, le loro navi collegano le sponde dell’Atlantico e il loro vino è sulle tavole più prestigiose. Prima di lasciare New York, Rosaria Battaglia ha affidato ai figli Leonardo e Paolo la guida della banca di cui è stata la prima donna presidente, ed è tornata a Castellammare del Golfo con la figlia minore, Benedetta: è lei che un giorno dovrà prendere le redini del ramo siciliano della famiglia. Giovane, bella ed emancipata, Benedetta si innamora di Ignazio Rizzo, che con il padre Vincenzo ha gestito la ricchezza dei Montalto. Ma Don Vincenzo sa che quell’amore, travolgente e viscerale, non deve andare oltre ed è disposto a tutto pur di separare i due giovani. E mentre Benedetta deve affrontare l’allontanamento di Ignazio e la nuova mole di responsabilità, in America la gestione attenta di Leonardo e il suo impegno nel tessere legami con l’alta società newyorkese non bastano a evitare le insidie che si affacciano all’orizzonte. Il rapporto sempre più burrascoso con il fratello Paolo, al contrario sregolato e dissoluto, e l’incombere della Mano Nera minacciano di spezzare gli equilibri familiari. È solo l’inizio di una nuova, turbolenta, fase per gli eredi di Antonio Montalto: tra ambizioni personali e lotte fratricide, Leonardo, Paolo e Benedetta dovranno guardarsi le spalle non solo dai nemici esterni, ma ciascuno dal sangue del proprio sangue.
In libreria e sugli store online dal 3 settembre 2024 Rizzoli


COSA NE PENSO 

Barbàra dirige con grande maestria la storia, riuscendo ad accontentare anche il lettore o la lettrice più esigente, perché alla fine del primo capitolo, ci lascia col fiato sospeso proprio sul più bello. 
Quando ormai, le sorti dei protagonisti sono in balia degli eventi in un momento evolutivo e ci si chiede se faranno le scelte giuste. Barbàra riesce a dosare in quantità equa i periodi storici citati al fascino narrativo con uno stile asciutto, scorrevole ed elegante.
In entrambi i libri prevalgono,
l'emancipazione femminile, l'amore, l'odio,la vendetta,la rinascita,la povertà e la ricchezza.
In conclusione, due grandi capolavori, con una trama intensa e tanti personaggi che rendono questi romanzi unici. 
Consigliatissimi! Buona lettura 

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26 ottobre 2024

CONOSCIAMO MEGLIO LA SCRITTRICE DI ROMANZI ROSA, SIMONA LA CORTE.



Cari amici e care amiche,

Ospite del blog di oggi è scrittrice Simona La Corte. Simona è nata sotto il segno del Capricorno, in una terra nobile e selvaggia, culla della civiltà greca, romana e araba; un’isola aperta ad accogliere il nuovo ma sempre ancorata alle sue tradizioni. Lettrice vorace e appassionata di musica, aveva un sogno nel cassetto: mettere le ali alle sue storie. E così ha fatto! Le piace definirsi “un’anima rock con un cuore romantico” e quando non si perde a scrivere di amori impossibili che compiono giri immensi, il marito adorato e le due figlie riempiono la sua vita e le sue giornate. Cuore, passione e tormento sono gli ingredienti fondamentali delle sue storie. 
Ha esordito nel 2019 in self-publishing e, successivamente, ha iniziato a pubblicare per alcune case editrici, tra le quali Mondadori, Dri Editore e Words Edizioni.
Potete scoprire il mondo di Simona sui profili Facebook, Instagram e TikTok:

I SUOI LIBRI 

Black Hearts’ series (music romance, self-publishing) composta da quattro volumi pubblicati tra il 2019 e il 2021: Anima e Corpo e Black Hearts: Anima e Corpo – Il sequel (dilogia); Anima e Cuore (spin-off autoconclusivo); Anima Gemella (spin-off autoconclusivo).
Love me, baby (Spicy romance, autoconclusivo, Dri Editore, 2020).
Body and Soul (edizione inglese di Anima e Corpo tradotta da DueEmme Traduzioni, self-publishing, 2021).
Perfect Love (Contemporary romance, autoconclusivo, self-publishing, 2022).
Hidden by the night (Romantic Suspense, primo volume autoconclusivo della Mercenary Heart Series, self-publighing, 2022).
Per sempre noi (Contemporary romance, autoconclusivo, self-publishing, 2023).
Passione e diamanti (Spicy romance, autoconclusivo, collana “Extra Passion − I Romanzi”, Mondadori, 2024).
Gli ostacoli del cuore (Contemporary romance, autoconclusivo, Words Edizioni, 2024)
Fascino e mistero (Mistery/suspence romance, autoconclusivo, collana “Extra-Passione – I Romanzi”, Mondadori, 2024). 


D.CHI È SIMONA?

R. Mamma, moglie, scrittrice… Simona è una donna che cerca di incastrare tutto nel caos delle proprie giornate. Aveva un desiderio sin da bambina, ovvero mettere le ali alle mie storie: un giorno ho deciso di aprirlo e lasciare che spiccassero il volo.

D.COME E QUANDO NASCE LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R. Ho iniziato ad appassionarmi alla scrittura dalle elementari: scrivevo pagine di diario, poesie, racconti. Crescendo, ho iniziato a mettere ordine alle idee che mi frullavano per la testa e a dare più spazio alla creatività. Leggevo molto, e i libri sono stati una fondamentale fonte di ispirazione e apprendimento. 

D. QUAL È IL LIBRO CHE TI HA LASCIATO UN SEGNO?

R. Sono tanti i libri che mi hanno trasmesso “qualcosa” di importante, occupando ognuno un posto speciale nel mio cuore; ma quello che mi ha veramente segnata nel profondo è I dolori del giovane Werther di Goethe. C’è qualcosa nel tormento del protagonista che, ancora oggi, continua a influenzare i personaggi di cui scrivo. 

D. CI SONO SCRITTORI CHE SONO PER TE FONTE D'ISPIRAZIONE?

R. Cerco di non emulare nessuno, voglio che le mie storie e il mio stile siano riconoscibili e identificabili solo con me stessa. Certamente, ho sempre ammirato grandi scrittrici come Kathleen E. Woodiwiss e Mariangela Camocardi (quest’ultima, inoltre, è una mia carissima amica): due autrici del genere “rosa” che hanno segnato la mia crescita personale, prima da lettrice e poi da autrice. 

D. DOVENDO RIASSUMERE IN POCHE RIGHE IL SENSO DEL TUO NUOVO LIBRO “FASCINO E MISTERO”, COSA DIRESTI?

R. Fascino e mistero è un romanzo che indaga la psiche umana, le paure e le colpe che la affliggono, ma è anche la storia di un sentimento puro che combatte contro l’oscurità… Perché credo fortemente che anche le anime più tormentate anelano la luce e l’amore. 

D. C’È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE… CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R. Ai lettori voglio dire di continuare a leggere ed emozionarsi tra le pagine di un libro. C’è molta violenza a questo mondo e, per combatterla, bisogna coltivare sentimenti genuini. Le storie che raccontiamo, di qualsiasi genere si tratti, sono uno strumento per donare una tregua dalla quotidianità, un rifugio a chi ha bisogno di una carezza nel cuore. 

D. PROGETTI PER IL FUTURO?

R. Tanti… forse troppi per riuscire a terminarli tutti insieme. Sto sperimentando nuovi sottogeneri del Romance e questo mi entusiasma moltissimo, ma richiede anche tanta ricerca e studio. Ho riflettuto a lungo e, alla fine, ho deciso di dare la priorità a due progetti alla volta, poiché ho una famiglia e voglio essere presente nella vita delle mie figlie e di mio marito. 
Confido quindi nella pazienza dei miei lettori che vorranno aspettare di leggere i romanzi.

Ringrazio Simona per essere stata mia ospite.

Disponibile dal 7 settembre 2024 in Formato: EPUB3 con Adobe DRM Mondadori

SINOSSI 

Bloccata all'aeroporto di Heathrow a causa di una bufera di neve, Eden Gray trascorre alcune ore in compagnia di un affascinante e misterioso vichingo che le ruba un bacio prima di lasciarla. Ma Neil MacLeod non è sempre stato l'uomo rude che inizia a perseguitare ogni suo pensiero appena atterrata a Edimburgo. Ora, alla morte del padre, Neil è costretto a occuparsi della Caincrois Ord Distillery, nonché di Cain Cross Castle. Non sa che il cugino ha già assunto una restauratrice per rimettere in sesto la proprietà, né che quella donna è proprio Eden, che col suo carattere battagliero ha risvegliato in lui una passione incontrollabile. Ma il passato da cui Neil ha cercato invano di fuggire per ben sette anni è ancora in agguato, pronto a minacciare un amore che potrebbe essere travolgente.

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