INTERVISTA A SIMONETTA AGNELLO HORNBY
D: CI RACCONTI IL SUO RAPPORTO CON LA SCRITTURA E COM’È CAMBIATO NEL TEMPO?
R: La scrittura può essere personale e di lavoro. La scrittura personale significa di scrivere a parenti, amici e conoscenti (talvolta con sconosciuti attraverso l’internet). Il contenuto dipende da perché, come e cosa si scrive. Ho sempre scritto lettere. Da piccola scrivevo ai miei cugini e tenevo un diario. Da adolescente scrivevo i compiti di scuola. Da quando, ventunenne, andai a vivere all’estero, ho scritto lettere a parenti e amici. La scrittura di lavoro – sono stata un avvocato di diritto di famiglia – consiste nello scrivere le storie dei miei clienti, nel contesto del processo legale, e dunque veritiere.
D: COSA SIGNIFICA PER LEI SCRIVERE?
R: È un lavoro molto bello, sia lo scrivere da avvocato che da romanziera. La scrittura dei romanzi è dominata dalla immaginazione, che però deve rispettare i tempi, i posti e i fatti storici. Questi devono essere autentici ed esatti.
D: QUALE DEI SUOI PERSONAGGI LE SOMIGLIA?
R: Nessuno, per quanto io ne sappia. Se scrivo in prima persona, come ho fatto per esempio in UN FILO D’OLIO, VIA XX SETTEMBRE, e NESSUNO PUÒ VOLARE, cerco di attenermi alla realtà e conto sul giudizio di mia sorella, di mia cugina Maria e dei miei figli, per quanto concerne i ricordi condivisi.
D: QUANDO SCRIVE UN LIBRO HA GIÀ TUTTA LA STORIA IN MENTE O LA ELABORA STRADA FACENDO?
R: Si ho tutta la storia in mente. Che però può cambiare mentre lavoro.
D: HA DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA DI UN LIBRO?
R: Nessuna.
D: CHE RELAZIONE C’È TRA LA SCRITTURA E LA SOCIETÀ, CON LE SUE INFLUENZE POLITICHE E CULTURALI? E COME CONVIVONO QUESTI ELEMENTI NELLA SUA SCRITTURA?
R: La scrittura di una storia contemporanea deve tenere in conto la realtà e dunque la società come la vedo io, che include influenze politiche, come la faccio vedere ai miei personaggi, e il tutto fa parte del testo. Se scrivo in prima persona ovviamente ci metterò anche il mio pensiero.
D: TRA LE SUE OPERE HA VOLUTO RACCONTARE ANCHE LA DISABILITÀ. NEL 2015 HA REALIZZATO UN DOCUMENTARIO PER RAI 3 “IO & GEORGE”, UN VIAGGIO TRA LONDRA E LA SICILIA INSIEME A SUO FIGLIO, SUCCESSIVAMENTE HA GIRATO IL DOCUFILM “NESSUNO PUO’ VOLARE”, CHE HA DATO IL TITOLO ANCHE AL LIBRO NEL 2017 (FELTRINELLI). COM’È STATO COLLABORARE INSIEME A SUO FIGLIO IN QUESTO PROGETTO? E SUCCESSIVAMENTE IN ROSIE E GLI SCOIATTOLI DI ST. JAMES EDITO DA (GIUNTI 2018)?
R: La collaborazione tra George ed io è molto bella e costruttiva, sempre nel contesto del rapporto tra madre e figlio, talvolta con disaccordi ma sempre con tanto affetto…
D: ESISTE UN LIBRO CHE HA AVUTO UNA GRANDE INFLUENZA NELLA SUA VITA?
R: La storia di JENJI, il primo romanzo del mondo scritto mille anni fa da lady MURASAKI HARUNOBU (una scrittrice Giapponese) e pubblicato da Einaudi, di cui ho parlato e scritto molto.
D: C’È UNO SCRITTORE O UNA SCRITTRICE ITALIANI O STRANIERI CHE CONSIDERA IL SUO MENTORE?
R: No.
D: COME NASCE LA COLLABORAZIONE TRA LEI E MIMMO CUTICCHIO IN “SIAMO PALERMO”?
R: Ci siamo incontrati all’aeroporto di Palermo tre anni fa e abbiamo fatto amicizia. Abbiamo deciso di scrivere della nostra amatissima città, che abbiamo attraversato in lungo e largo nelle nostre belle passeggiate. Mimmo è un grandissimo artista nonché un uomo di grande cultura, famoso e ammirato nel mondo intero. La sua Opera dei PUPI È PATRIMONIO IMMATERIALE DELL’ UNESCO.
D: QUALI CONSIGLI DAREBBE A CHI “ASPIRA” A DIVENTARE UNO SCRITTORE O UNA SCRITTRICE?
R: Di scrivere e fare leggere ad amici e parenti quanto scritto, come primi giudici. E poi di mandare ad un editore, senza sperare troppo nel successo, che è raro. Se non trova un editore, gli suggerisco di auto pubblicare le proprie opere sull’internet, su cui potrebbe trovare tanti lettori.
Intervista a cura di C.L
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