RECENSIONE DEL LIBRO: LA VITA ATTESA DI GINO PITARO

 



NOTE SULL'AUTORE

Gino Pitaro nasce a Vibo Valentia il 7 luglio 1970 e vive a Roma. Nel suo percorso svolge varie attività, tra cui quella di redattore e articolista freelance e di documentarista indipendente. Nel 2011 esce il suo I giorni dei giovani leoni (Arduino Sacco Editore), che ottiene buoni riscontri di critica divenendo una delle opere underground più lette nel 2012. Babelfish, racconti dall’Era dell’Acquario (Ensemble, 2013) è il secondo libro, con il quale vince il Premio Letterario Nazionale di Calabria e Basilicata III ediz. e ottiene numerosi altri riconoscimenti. Benzine è il romanzo uscito a fine 2015, che consegue apprezzamenti di critica e di lettori ancora maggiori rispetto alle sue prove precedenti. Con questa nuova prova vince il “Premio Colli Aniene” e il “Premio Speciale della Giuria” del Concorso Internazionale Scriviamo Insieme VI edizione.


SINOSSI 

Passammo in rassegna le foto come si fa con quei libretti che a un angolo li si sfrega con il dito e offrono l’illusione di un’animazione. Oh, non se ne trovava una decente! … Avevamo vinto però, perché sperimentando ci eravamo messi in gioco. Non si perde mai nella vita, se si vuole. O si vince o si impara. E si apprende sempre, anche se nel successo per certi versi è più difficile. È forse questa la discrasia che cominciava ad emergere. La necessità di considerarsi competenti, sempre e comunque, quando il mondo dei grandi, nel quale facevamo timidamente ingresso, invece cantava il contrario nonostante i proclami e i riguardi per le apparenze. Di certo, un universo molto meno curato dei dischi che ascoltavamo.


COSA NE PENSO 

La storia racconta le estati degli inizi degli anni ’90, in una Tropea assolata , si sente tra le pagine di questo libro il profumo del mare inebriante che impregna i suoi abitanti fin nelle loro viscere. Ma anche i visitatori che si recano lì per la prima volta alla scoperta di questa splendida perla nel Tirreno ne sentono l’ appartenenza.
L ‘eco delle canzoni che risuonano nella memoria collettiva, canzoni che hanno fatto la storia della musica di quei giorni e che tutt’oggi rimango dei miti incontrastati, ci cullano accompagnati dalle riflessioni e dalle parole dell’autore nel nostro passato, ci fa rivivere e sognare la nostra giovinezza con un pizzico di malinconia. I ricordi di quegli anni raccontati con la giusta maestria e spensieratezza sono stati mescolati sapientemente dall’autore a tal punto che Gianni il protagonista lo si considera quasi un amico di tutti, insomma uno di noi, che si confronta con gli amici anch’essi diplomandi come lui, e che si affacciano al futuro ancora incerto vista la loro età ancora adolescenziale tra aspettative e sogni da vivere. Un racconto amabile, scorrevole, talvolta l’uso del dialetto Calabrese dà all’intero contesto più vitalità. A mio parere visto che siamo in piena estate credo che questo sia il periodo più appropriato per leggere sotto l’ombrellone un libro tanto piacevole. Lo consiglio ai lettori di tutte le età. In conclusione voglio aggiungere alla mia recensione questa bellissima riflessione fatta dallo stesso Pitaro tra le ultime pagine del suo libro..

“C’è uno scoglio in mezzo al mare. Tutti vogliamo salirvi e prenderne
possesso, conquistarlo. È lo scoglio della nostra affermazione, di chi ci riesce, ma tutti sbagliano, perché cercano di buttare giù gli altri. Un gioco tra amici, un’allegoria inconsapevole di come gira il mondo. E alla fine però rimaniamo soli io e Federico, stiamo scivolando, ma ci afferriamo per le braccia. E stiamo così, in equilibrio.”

Buona lettura!


Recensione a cura di C.L


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