INTERVISTA A PATRIZIA SERRA, AUTRICE DEL LIBRO: IL GIORNO IN CUI DIVENTAI MIA MADRE.



Cari lettori,

L'ospite di questa nuova intervista è Patrizia Serra, nata a Cagliari ma milanese di adozione, è giornalista dal 1990 e si è occupata per anni di costume e psicologia sulle pagine di Cosmopolitan, Gioia e Donna moderna e tanti altri femminili italiani poi un trasferimento all'estero lungo quasi dieci anni e il ritorno a Milano con la voglia di ricominciare a scrivere. “Il giorno in cui diventai mia madre ” è il suo primo romanzo edito da Excogita


D: GIORNALISTA, APPASSIONATA DI LIBRI: CHI È PATRIZIA?

R: Lo sapessi… Mi sembra una persona tranquilla: una mamma che adora i suoi due figli, una che scrive per lavoro e fa traduzioni dall’italiano all’inglese. Ogni tanto però mi stupisce, specie quando si mette in testa qualcosa: la persegue finché non la realizza.


D: QUALE È STATA LA TUA SODDISFAZIONE PIÙ GRANDE DA UN PUNTO DI VISTA PROFESSIONALE?

R: La mia più grande soddisfazione dal punto di vista lavorativo, in realtà sono state tre:
la prima è stata diventare giornalista professionista a Cosmopolitan. Forse per le giovani di oggi è una rivista femminile come tante, ma in realtà è un magazine che ha fatto storia. Nato nel 1886 come rivista per la famiglia, dal 1965, diventa un femminile indirizzato a una donna moderna, single e in carriera. È stato il primo giornale a supportare l’idea che la donna dovesse godersi la sua vita e il sesso senza vergogna o sensi di colpa, come un qualsiasi uomo. Un concetto rivoluzionario all’epoca.
La seconda soddisfazione è stata la creazione, 15 anni fa, di un sito dedicato alla pronuncia corretta dei nomi stranieri, il primo in Italia. Si chiama Comesipronuncia.it ed è un dizionario enciclopedico audio che offre la pronuncia dei nomi famosi internazionali: iniziato per gioco, ora è un sito che supera i 10.000 utenti al giorno. 
La terza soddisfazione è il motivo di queste domande: la pubblicazione del mio primo romanzo, che ora partecipa al Premio Comisso 2022.


D: ESISTE UN LIBRO CHE HA AVUTO UNA GRANDE INFLUENZA NELLA TUA VITA? 

R: Ho sempre letto tanto e mi sento di dire che ogni libro ha lasciato una qualche traccia nella mia vita. Ma più che di singolo libro parlerei di autori: Doris Lessing, di cui avevo letto praticamente tutto prima dei trent’anni, mi ha fatto crescere come donna; Marquez mi ha insegnato a vedere il lato magico della realtà; Proust mi ha fatto assaporare il tempo che scorre piano, senza fretta, trasmettendomi il piacere dei ricordi. La sua “Recherche du temps perdu” mi ha fatto compagnia per due anni, il periodo che ho impiegato a leggermela tutta in francese.


D: QUALE È IL PEZZO PIÙ BELLO CHE HAI SCRITTO? 

R: Ho cominciato con articoli di costume negli anni 90: puoi immaginare quante idiozie ho scritto, col senno di poi. Il pezzo che considero il migliore è invece un reportage da Cuba nel 1991, quando visitare L’Havana non era ancora possibile per tutti. Il latte e la carne erano razionate e le donne si inventavano ricette per affrontare la fame: preparavano persino delle frittelle fatte di buccia di banana. Eppure, nonostante la miseria, si respirava contentezza.


D: C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE... CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R: Studiate, leggete tanto e seguite i vostri sogni. Sempre.


D: PROGETTI PER IL FUTURO? 

R: Per il tempo che mi avanza (considerando che sono grandicella), continuare a scrivere.





SINOSSI 

Con ironia e piglio irriverente, il romanzo di Serra penetra le sfumature psicologiche di una donna abituata a porre le figure maschili al centro del proprio sistema di valori: le parole di approvazione o dissenso di un marito completamente votato alla carriera sono l’unico specchio attraverso il quale la protagonista misura il mondo e il proprio io. Ma il “gene della servitù”, tramandato da una lunga genealogia al femminile, si sgretola progressivamente sotto il peso del rispetto verso se stessa, della passione per il giornalismo e dell’ennesimo lussuoso trasloco intercontinentale, fino a rendere visibile quello che un atavico moto perpetuo avrebbe volentieri lasciato nell’oblio.


COSA NE PENSO

Un romanzo scritto con perizia e metodo. Una prosa scorrevole, diretta.
Il libro si legge senza difficoltà e, anzi, aiuta a farsi un’idea su cosa vuol dire essere donna, moglie e madre.
Come la stessa Patrizia Serra riferisce all'inizio del romanzo,la sua fantasia si fonde perfettamente con la realtà. 
Cresciuta in un ambito familiare complesso, la protagonista di questa storia sarà costretta a crescere in fretta a causa delle continue violenze psicologiche subite all'interno delle mura domestiche.
Da adulta, dovrà fare i conti con un marito particolarmente egoista che ignora palesemente ogni sua esigenza.
Un libro dunque, che mette in luce molti aspetti interessanti della vita di coppia. In conclusione, la donna che emerge da questo libro, è quello di una donna forte. Consigliatissimo.
Buona lettura!

«Quello della madre era un mestiere che conoscevo poco e non avevo grandi esempi a cui ispirarmi, ero lasciata a me stessa.»


Ringrazio Patrizia Serra per questa intervista 


Intervista e recensioni a cura di C.L

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