LA SCRITTRICE CHIARA MONTANI SI RACCONTA A LA FINESTRA DELLA LETTERATURA

Cari lettori,

L'ospite di questa nuova intervista è Chiara Montani, architetto di formazione, ha lavorato nel campo del design, della grafica e dell’arte, esplorando varie tecniche e materiali, e partecipando a esposizioni in Italia e all’estero. Specializzata in arteterapia, conduce da anni atelier sulle potenzialità terapeutiche del processo creativo.


D: CHIARA, CI PARLI DI LEI E DEL SUO INCONTRO CON L'ARTE?

R: Quand’ero bambina mio padre si dilettava di pittura e trascorreva tutto il suo tempo libero con il pennello in mano mentre io, più o meno come la Lavinia del mio romanzo, mi avvicinavo colma di curiosità a quel mondo misterioso che odorava di trementina. Chissà se è stato proprio quello il primo seme di una passione che da allora non mi ha più lasciata...


D: COME HA SCOPERTO LA SUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R: Ricordo di aver sempre scritto poesie e racconti, e si può dire che la mia attrazione verso la scrittura sia quindi antica quanto quella verso l’arte. E se quest’ultima rimanda a mio padre, in campo letterario devo invece chiamare in causa mia madre, lettrice compulsiva, che invece delle favole mi raccontava trame di romanzi d’avventura, gialli e thriller. Così, quando ho deciso di affrontare un romanzo, è stato naturale unire le mie due passioni e ho cominciato a raccontare storie fortemente legate al mondo dell'arte, quello che più di ogni altro conosco e amo.


D: PERCHÈ HA SCELTO UNA STRUTTURA NARRATIVA COME QUELLA DEL SUO ROMANZO D'ESORDIO “IL MISTERO DELLA PITTRICE RIBELLE” E PERCHÈ HA SCELTO QUESTO TITOLO?

R: Da discreta cinefila quale sono, ho ideato una trama che scorre vorticosa muovendosi lungo un arco narrativo la cui struttura richiama quella del cinema classico e il mio racconto procede per immagini, con un taglio prettamente visivo che si nutre dell’immaginario cinematografico. I dettagli artistici che ho disseminato nella narrazione hanno poi l’intento di far compiere al lettore un viaggio sensoriale e trasportarlo fra pennelli e pigmenti nelle botteghe artistiche della Firenze rinascimentale, per fargli vivere in prima persona lo straordinario fervore creativo di un momento storico e artistico senza precedenti.
Il titolo del romanzo, che è stato scelto dall’editore, fa esplicito riferimento alla voce narrante dell’intera vicenda: quella di Lavinia, nipote del pittore Domenico Veneziano. La giovane, incapace di resistere all’attrazione che i materiali pittorici esercitano su di lei, si ribella infatti ai pregiudizi del suo tempo che relegavano l’arte esclusivamente in mani maschili. Cede al richiamo della propria creatività, e da quel momento nulla sarà mai più lo stesso.


D: QUANDO E COME È NATA L'ISPIRAZIONE DI QUESTO ROMANZO?

R: Tutto è nato dal personaggio di Piero, artista inafferrabile, fine intellettuale, seguace delle dottrine neoplatoniche, sul quale tutti hanno scritto senza mai venire a capo dei suoi misteri. È lui che ho subito scelto per la mia storia, un genio enigmatico e affascinante, da gettare nel vivo dell’azione mettendone alla prova la lucida intelligenza con una vicenda misteriosa e oscura. Sullo sfondo poi volevo Firenze, città simbolo del Rinascimento, con la quale Piero ebbe poco a che fare ma dove si formò in gioventù con il maestro Domenico Veneziano lavorando ai perduti affreschi di Sant’Egidio. Proprio quegli affreschi, misteriosamente lasciati incompiuti, sono stati la prima scintilla che ha acceso la mia immaginazione, portandomi poco a poco a costruire tutta l’architettura della trama.


D: CI DICA QUALCOSA SULLA TRAMA DEL SUO ULTIMO ROMANZO “LA RITRATTISTA”?

R: Siamo a Roma, nell’aprile del 1459, circa sei mesi dopo gli eventi narrati ne “Il mistero della pittrice ribelle”. L’incipit vede Piero della Francesca intrappolato in una stanza in fiamme nel palazzo di Antonio della Valle, facoltoso personaggio vicino alla Curia e suo amico di vecchia data. In quell’incendio dalle caratteristiche quasi soprannaturali, acceso da una mano assassina, perdono la vita tre persone, fra cui la moglie di Antonio.
Lavinia, come sempre voce narrante, accorre in città da Borgo San Sepolcro, dove si trovava ospite a casa del fratello di Piero e trova quest’ultimo profondamente segnato da quanto vissuto. 
In una Roma cupa e insidiosa, fra splendori, miserie, cenacoli culturali, all’ombra delle grandiose rovine della classicità il rapporto fra Piero e Lavinia cresce, sviluppandosi su un piano quasi di parità, mentre lei si fa donna e, grazie anche a un’inattesa solidarietà al femminile, acquista sempre maggiore autonomia, anche in campo artistico. Molti sono i punti oscuri e gli interrogativi senza risposta della vicenda in cui si trova avviluppata insieme a Piero. Una vicenda costellata di delitti, che chiama in causa l’alchimia, il fuoco greco, il cardinale Bessarione, una rete di spie turche, un segreto celato negli affreschi romani di Masolino e Masaccio, il tutto orchestrato da una mente acuta e spietata, che costringe entrambi a una sorta di caccia al tesoro e che sembra essere sempre un passo avanti a loro.


D: QUALI SONO I SUOI LIBRI PREFERITI?

R: Romanzi gialli e d’avventura, oltre naturalmente a quelli che uniscono arte e fiction, con una netta preferenza per tutto ciò che è ambientato in un’altra epoca.


D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Il divertimento che trovo nella scrittura e che spero di trasmettere al lettore mi induce a pormi l’obiettivo di continuare a raccontare storie. Ne ho diverse in mente, e fra queste potrebbe esserci ancora spazio per riportare in scena Piero e Lavinia, facendo vivere loro una nuova avventura.


Ringrazio Chiara Montani per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.


 In libreria e sugli store online dal 7 giugno 2022 edito da Garzanti


SINOSSI

Roma 1459. Lavinia non avrebbe mai immaginato che qualcuno potesse commissionarle un ritratto. Da quando è nata, si è sentita ripetere che le donne non possono diventare pittrici, ma ora, nella sua vita, nulla è più come prima. Vive a Roma, lontana dalla sua Firenze, in una locanda dove altre giovani donne inseguono la propria indipendenza. Solo una cosa non è cambiata: accanto a lei c'è Piero della Francesca; per tutti un maestro di valore assoluto, per Lavinia l'uomo che è riuscito a insegnarle i segreti della pittura. E Piero è in pericolo. Dopo essere stato testimone di un incendio in cui ha perso la vita una vecchia amica, riceve una serie di messaggi cifrati che scatenano una gara d'astuzia in cui sembra che l'avversario sia sempre in vantaggio. Piero vorrebbe fare affidamento solo sul proprio intuito, ma ha imparato che l'aiuto di Lavinia è prezioso. I due si mettono allora sulle tracce di un antico manoscritto greco che potrebbe avere a che fare con il tentativo di salvare il Despotato di Morea, ultimo baluardo della cristianità contro l'invasione turca. Il gioco si sta facendo più grande di loro e la verità sembra a portata di mano. Finché qualcuno attenta alla vita di Lavinia. Solo allora la giovane comprende che, lontano da pennelli e colori, il mondo può essere oscuro e pericoloso per una donna sagace e intelligente come lei. Che a volte non basta il coraggio, a volte bisogna andare oltre i propri limiti. Solo così si può essere liberi davvero. Chiara Montani torna con i due amati protagonisti che sono stati al centro di un passaparola senza fine: Lavinia, giovane donna che non vuole sottostare alle convenzioni del suo tempo, e Piero della Francesca con il suo affascinante mondo fatto di arte e razionalità. Una nuova avventura impreziosita dalla meraviglia di una Roma che, ancora lontana dai fasti del barocco, sa già abbagliare.

Intervista a cura di C.L

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