Scrivere, per me, non è mai stato solo mettere in fila parole. È un gesto che nasce prima della penna, prima della tastiera. Nasce da un’urgenza. Dalla necessità di dire qualcosa, o forse di ascoltarmi davvero.
Scrivere oggi, in un mondo che ci vuole veloci e sintetici, è un atto di resistenza. È restare fermi mentre tutto corre. È scegliere di dare un nome alle emozioni, di cercare le parole giuste per dire il dolore, la bellezza, il dubbio.
Non scrivo per insegnare qualcosa, ma per scoprirmi. Ogni pagina è una finestra: mi affaccio, guardo fuori, ma vedo anche dentro. Vedo ricordi, intuizioni, paure.
Scrivere oggi significa anche scegliere la lentezza. Mi piace pensare che ogni parola sia un seme. A volte germoglia subito, altre volte resta sotto la terra per mesi, in attesa di una stagione giusta. Ma scrivere è sempre un atto vivo, fertile.
Quando racconto, metto in ordine il caos. Quando scrivo di libri, metto in dialogo la mia voce con quella dell’autore. Quando intervisto qualcuno, ascolto per davvero.
Scrivere, oggi, è anche un modo per restare umana. Per non cedere all’abitudine del “non ho tempo”. Per restituire attenzione a me stessa e agli altri.
E tu, cosa significa per te scrivere? O leggere?
Ti lascio con questa domanda. Le risposte, come sempre, arrivano tra le righe.
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