l’ospite di oggi è Iris Wolff, una delle voci più raffinate e profonde della narrativa contemporanea europea. Nata a Sibiu, in Romania, nel 1977, si è trasferita in Germania all'età di otto anni, dove tuttora risiede.
I suoi romanzi – tradotti in numerose lingue e pluripremiati – sono attraversati da un linguaggio poetico, una sensibilità rara e una capacità sorprendente di raccontare i legami, la memoria e l’identità.
Con grande piacere vi presento la sua intervista in occasione dell’uscita in Italia del suo romanzo Radure (titolo originale Lichtungen), pubblicato da Neri Pozza Editore, una storia delicata e intensa sull’amicizia, sul silenzio e su ciò che ci rende umani.
D. COME È NATA LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA? C'È STATO UN MOMENTO UN LIBRO CHE L'HA ACCESA?
R. Ho iniziato a scrivere relativamente tardi, intorno ai trentacinque anni. La scintilla è stato un viaggio in Romania: lì ho sentito, inaspettatamente, un senso di appartenenza. Le strade, la luce, il paesaggio, il suono delle lingue… tutto parlava a una parte profonda di me. Ho cominciato a interrogarmi sul motivo per cui la mia famiglia – come molte minoranze tedesche – avesse lasciato quei luoghi dopo secoli. Scrivere è diventato il modo più naturale per esplorare queste domande. Non sapevo se ne fossi capace, ma ho deciso di rischiare.
D. COM'È NATA L’IDEA DEL TUO ROMANZO RADURE?
R. A differenza dei miei libri precedenti, dove tutto partiva dalla prima frase o scena, con Radure mi sono trovata già nel cuore della storia. Vedevo Lev da bambino, a letto, immobile. Non sapevo ancora cosa gli fosse accaduto, né cosa lo aspettasse. Ma sentivo una forte connessione con lui. Ed è da quel sentimento che ho capito di poter raccontare questa storia. Da quell'immagine iniziale ho costruito tutto il resto, fidandomi.
D. IL TUO STILE È ESSENZIALE MA POTENTE . COME RIESCI A BILANCIARE SEMPLICITÀ E PROFONDITÀ?
R. Scrivo cercando di evocare, non di spiegare. I miei romanzi si muovono verso l’ignoto, guidati da un’apertura silenziosa e da una curiosità sincera verso i personaggi. Mi affido molto ai sensi, alle immagini, al ritmo della lingua – e alle pause. Credo in ciò che resta sospeso, in ciò che non viene detto. Le zone d’ombra sono inviti per chi legge. La letteratura, in fondo, vive nella mente del lettore.
D. IN QUESTO LIBRO, AMICIZIA E SILENZIO SONO TEMI CENTRALI. PERCHÉ LI HAI SCELTI ?
R. Sono una grande ammiratrice del silenzio. Da Lev ho imparato che ascoltare è spesso più potente che parlare. Tutto, se ascolti davvero, comincia a parlare. E tutto è connesso. In un mondo rumoroso e cinico, mi piace pensare che ci sia ancora spazio per relazioni profonde. L’amicizia, in particolare quella tra Lev e Kato, è al centro della storia. Un legame che sfuma tra l’amicizia e l’amore, come spesso accade nella vita vera.
D. QUAL È STATO L'ASPETTO PIÙ IMPEGNATIVO NELLO SCRIVERE RADURE ?
R. La scelta di raccontare la storia a ritroso. All’inizio non mi sono posta troppe domande, ma scrivendo ho iniziato a dubitare: funzionerà? I lettori accetteranno questa struttura? Ma era l’unico modo possibile per esplorare davvero ciò che volevo: cosa ci forma, cosa ci cambia, cosa dobbiamo lasciar andare per poter ricominciare.
D. COSA SPERI CHE I LETTORI ITALIANI TROVINO IN QUESTO LIBRO ?
R. Vorrei che si immergessero nel mondo della storia come in un dipinto. Kato, uno dei protagonisti, è un artista di strada che attraversa l’Europa – anche l’Italia – e dice che chi guarda un’opera dovrebbe "abitarla" per un po’. È ciò che auguro anche ai miei lettori.
D. PUOI ANTICIPARCI QUALCOSA SUI TUOI PROSSIMI PROGETTI?
R. Sono molto discreta su ciò che sto scrivendo… Ma posso dire che, dopo aver camminato a lungo accanto a Lev e Kato, ho finalmente ripreso a scrivere. E questo, per me, è già un inizio.
Ringrazio Iris per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.
In libreria e sugli store online dal 20 giugno 2025 Neri Pozza
SINOSSI
Transilvania, di là dalla Cortina di ferro. Lev ha solo undici anni quando, in seguito a un trauma, si trova prigioniero per mesi di un letto. I libri che girano per casa sono del secolo precedente, come dice la sua maestra. È deciso: qualcuno verrà a portargli i compiti, anche se Lev, potendo scegliere fra tutti i compagni, certo non vorrebbe Kato, quella strana ragazza scarmigliata che a scuola rimane sempre in disparte. Spirito libero e selvatico, Kato invece si presenta tutti i giorni col suo sguardo di velluto, i buchi nei vestiti, i compiti in mano, la risata che sfiora l’allegria e, goccia dopo goccia, tra i due bambini nasce un legame indissolubile che strapperà Lev alla sua prigione di lenzuola. Un’amicizia speciale che negli anni crescerà in un amore schivo. Poi, un giorno accade l’impensabile: il loro mondo, quell’Europa in miniatura dalle tante lingue, si ritrova senza più muri invalicabili a contenerlo e si spalancano orizzonti che separano Lev e Kato. Lui, malinconico e introverso, rimane. Lei, coraggiosa e affamata di spazi, va. Lui lavora a stretto contatto con la geografia della sua terra più che con le persone. Lei si trasferisce all’Ovest e fa l’artista di strada. Il filo che tiene uniti Lev e Kato si allunga attraverso quattro decenni senza mai recidersi, fino al giorno in cui Lev riceve una cartolina con una sola frase: Quando vieni? Con una lingua misurata e poetica al tempo stesso, Iris Wolff celebra il momento glorioso in cui una vita ne tocca per sempre un’altra, riannodando ricordi disseminati nel tempo come radure di luce in un bosco fitto, il cui bagliore persiste a lungo.
COSA NE PENSO
Radure è un romanzo che si muove come una luce filtrata tra gli alberi: lieve, essenziale, ma capace di lasciare un’impronta profonda. Iris Wolff ha uno stile di scrittura rarefatto e poetico, fatto di silenzi, immagini evocative e dettagli che si schiudono con delicatezza. Nulla è gridato, tutto è suggerito.
Ciò che colpisce è la sua capacità di raccontare i legami umani – e in particolare quello tra Lev e Kato – con una sensibilità fuori dal comune. Un’amicizia che si avvicina all’amore, un amore che, anche se messo alla prova dal tempo, dai confini e dai silenzi, continua a vivere. A resistere.
Un romanzo che non si dimentica facilmente, perché non si limita a raccontare una storia, ma ci invita a entrare dentro un mondo, lentamente, in punta di piedi.
In conclusione, consigliato a chi cerca una lettura intensa, silenziosa e piena di verità nascoste. Buona lettura!
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