“... CHIACCHIERATA CON ALESSANDRO IPPOLITO”



                        


È un’ onore, oltre che un piacere “ospitare” nel mio blog Alessandro Ippolito. Alessandro Ippolito, E’ stato per due anni autore, regista e conduttore dei collegamenti esterni di Mike Bongiorno su Canale 5 “Telemike”. Ippolito dopo Nanni Loi è stato il primo in Italia a riportare le candid camera in televisione (“W le donne”). Ha poi portato avanti con successo questo divertente genere anche con altre trasmissioni come “Scherzi a parte”, “La stangata”, “La strana coppia” e “Italiani in vacanza”. Con“Telecamere a richiesta” è stato il primo a proporre in prime time candid camera in diretta con grande successo di pubblico.Ha adattato, scritto, diretto e condotto il primo reality italiano “Stranamore”.Inoltre ha poi scritto, diretto e prodotto per la Mondadori la prima soap opera italiana (“L’altalena”). Oggi Alessandro si dedica alla formazione ed è il curatore del canale Youtube Filmmakerchannel. Tutta la sua vita professionale Ippolito l’ha inserita nel libro autobiografico “Per Soldi e per TV – la mia vita sul set”, pubblicato nel 2015 per Scrittore Vincente in vendita nelle librerie on-line.


D: IN CHE MISURA GLI INCONTRI (CON GIORNALISTI, SCRITTORI, INTELLETTUALI) HANNO INFLUITO SU DI TE?

R: Non è una questione di categorie. Sono le persone che ti possono arricchire. Certo, quando ho stretto la mano a Eduardo De Filippo e poi l’ho visto recitare dal vivo al San Ferdinando, quando Alberto Moravia mi ha parlato a casa sua del suo metodo di scrittura, quando ho litigato con Carmelo Bene o lavorato con Walter Chiari o Raimondo Vianello o Mike Bongiorno o Arnoldo Foà… l’elenco è lunghissimo, insomma tutti possono darti qualcosa che ti rimane dentro per sempre. Forse Fernanda Pivano, che ho frequentato per tanti anni, mi ha aperto a un mondo letterario e culturale che ha profondamente influenzato il mio modo di esprimermi, anche al di là della scrittura stessa.

D: QUALE GENERE MUSICALE POTREBBE ESSERE LA DEGNA COLONNA SONORA DI QUESTO LIBRO?

R: Anche in questo caso non potrei sintetizzare quarant’anni di lavoro in un genere soltanto. Andiamo dai Rolling Stones a Fabrizio De André, da Bob Dylan a Pino Daniele, dagli Earth Wind & Fire a Paolo Conte. Come faccio a scegliere?

D: LA TV DEL PASSATO ERA FATTA DA PROFESSIONISTI E GRANDI ARTISTI, QUELLA DI OGGI, PER TUTTA UNA SERIE DI MOTIVI È FATTA SOPRATTUTTO “DALL’UOMO QUALUNQUE”, È UNA STRADA SENZA RITORNO?

R: Non è esattamente così. L’uomo “qualunque” (che brutta parola) l’ho portato per la prima volta io in televisione alla fine degli Anni ’70. Allora era scandaloso. In tv dovevano andarci solo quelli con i nomi, dovevano parlare solo professori ed esperti. Soltanto la Corrida consentiva l’accesso a tutti ma avveniva solo per metterli in ridicolo. Visto poi che il linguaggio semplice e schietto della gente faceva numeri, “l’ uomo qualunque” ha fatto carriera, è diventato protagonista, opinionista. Ha cominciato a spiattellare i suoi fatti privati (“Fra moglie e marito”) fino al Grande fratello. La differenza sta nel fatto che, almeno da parte mia, la gente diventava una voce alternativa, sincera, con un proprio patrimonio di umorismo e di pensiero libero. Se ricordi sono andato in onda tutti i giorni con un programma che si chiamava “Barzellette”. La gente per strada in tutta Italia mi raccontava barzellette davanti ad altra gente, sempre per strada. Si rideva o si restava ammutoliti a seconda della storiella. Sembra un recupero dell’ultimo patrimonio orale dei nostri tempi, dialetti che si incrociavano, soggetti dovuti alla posizione dei luoghi del racconto. Bene, cosa ha poi fatto la tv? “La sai l’ultima”, con tanto di studio, conduttore e cabarettisti in erba. Ha tradotto non solo l’idea ma anche il linguaggio popolare in tv tradizionale. Oggi se sei un vip o uno qualunque puoi andare in tv se sei disposto a farti massacrare, a farti violentare o sputtanare. Per la gioia dei peggiori istinti del pubblico generalista.

D: UN VIAGGIO CHE HAI FATTO E CHE RIFARESTI DOMANI… E PERCHÉ?

R: Dopo tanto girare da un capo all’altro del mondo, un viaggio che rifarei è quello che ebbi la fortuna di fare con Mike da una regione d’Italia all’altra alla ricerca di piccoli sperduti paesi con eccellenze quasi del tutto sconosciute. Due anni straordinari, ricchi di scoperte di bellezze e di bontà. Il successo di Alberto Angela mi fa sperare che questo genere di tv possa avere ancora grande seguito.

D: HAI PARLATO NEL LIBRO DI VITTORIE E DI SCONFITTE, CI PUOI RACCONTARE DUE EPISODI PARTICOLARI LEGATI PROPRIO A QUESTI DUE CONCETTI?

 R: Sono stato il primo (sì, le date parlano ma tanti millantano) a portare un progetto di produzione di soap operas in Italia. Studiai negli States, scrissi il soggetto di serie e 60 sceneggiature con Guido Sagliocca, ottenemmo una commissione di un miliardo e 320 milioni di lire ma… dovetti denunciare la produzione per far valere i miei diritti. Vinsi, ma fu una magra consolazione. Vittorie per fortuna ne ho raccolto tante. Le amo tutte, non saprei scegliere.

D: QUALE IL TUO CONSIGLIO A GIOVANI ASPIRANTI FILMMAKER ?

R: Di capire innanzitutto se il loro desiderio poggia su qualche talento. Non puoi fare il cantante se sei stonato. Non puoi scrivere sceneggiature se non hai almeno immaginazione. Per questo ho realizzato i miei due corsi on line di regia e di scrittura. Mettono in grado, in modo semplice e pratico una persona di capire per che cosa è veramente portata. Se talento e passione ti guidano, non hai bisogno di alcun consiglio. Questo è un mestiere che si fa, indipendentemente dal denaro, dal successo, è una specie di vizio. Se cominci non smetti più. E alla fine, se sei bravo e hai idee e grinta, alla fine anche se non hai santi in paradiso ce la fai. Cinema e televisione sono affari miliardari. In una troupe puoi anche infilarci un raccomandato, un baciapiedi, un attricetta disponibile, ma se poi non hai un bravo operatore, un bravo tecnico audio, un bravo direttore della fotografia e tutto il resto, i miliardi vanno in fumo.

D: QUALI SARANNO I TUOI PROGETTI FUTURI?

R: Sto lavorando su una serie da diversi mesi con un gruppo di sceneggiatori e produttori internazionali. E’ un progetto molto complesso e, ahimè, anche costoso. Ma siamo nella fase creativa e questo è sicuramente il momento più bello e libero del nostro lavoro. Ma continuo anche a fare formazione. Tutto quello che ho imparato nella mia vita professionale non voglio che sparisca con me. Devo passare il testimone. E questo è straordinariamente stimolante e gratificante.



COSA NE PENSO 

“Per Soldi e per TV – la mia vita sul set”. È un titolo semplice, perché con poche efficaci parole, l’autore mette in luce gli aspetti reali delle sue esperienze professionali. Un racconto aperto e sincero scritto con passione e umiltà. Alessandro si racconta in modo efficace, con capitoli che nella sintesi contengono rivelazioni divertenti talvolta pungenti o scandalose “senza filtri”. La scrittura si presenta chiara, fluida a tratti ironica o profonda, come una piacevole chiacchierata confidenziale tra amici. Chi vorrà intraprendere la sua stessa professione troverà insegnamenti utili e preziosi, il messaggio è chiaro la TV non è fatta di soli lustrini e paillettes ma di molti, moltissimi sacrifici non sempre facili da superare. In conclusione, il suo memoir è un’inno senza retorica alla libertà e alla forza di volontà. Rispettare se stesso le proprie idee ha fatto di Alessandro Ippolito, uno dei più grandi professionisti della nostra Televisione. Buona lettura!


Intervista a cura di C.L

 

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