INTERVISTA A GIANFRANCO VERGONI AUTORE DEL ROMANZO: “IL CIELO D'ERBA”


Cari amici lettori,

Bentrovati! L' ospite di questa nuova intervista è Gianfranco Vergoni. Perugino trapiantato a Roma, è stato ballerino, cantante, attore. In più di trent’anni di teatro – con oltre cinquanta titoli al suo attivo – ha tradotto e adattato copioni e canzoni, curato regie e coreografie, scritto e messo in scena sei recital, quattro monologhi, due commedie e sei commedie musicali, vincendo il Broadway World Award per il miglior testo. Grandissimo lettore da sempre, con Il cielo d’erba esordisce come scrittore di romanzi. 
Il romanzo di Gianfranco Vergoni è un esordio potente e di grande impatto emotivo. Non è un libro sull’omosessualità, è un libro sull’identità e sull'amore.
Consigliatissimo!


D. SEI STATO BALLERINO, CANTANTE, ATTORE, HAI TRADOTTO E ADATTATO COPIONI E CANZONI, CURATO REGIE E COREOGRAFIE, SCRITTO E MESSO IN SCENA SEI RECITAL, QUATTRO MONOLOGHI, DUE COMMEDIE E SEI COMMEDIE MUSICALI, VINCENDO IL BROADWAY WORLD AWARD PER IL MIGLIOR TESTO. COSA TI HA SPINTO A DIVENTARE UNO SCRITTORE?

R. In un certo senso lo sono sempre stato. Ero un bambino pigro e sedentario, passavo i pomeriggi a leggere fumetti, e mi veniva naturale, facendo i compiti, riproporre il dinamismo di quei dialoghi nei temi e nei riassunti. Ho scoperto presto che quello che scrivevo sorprendeva e divertiva gli insegnanti, e fin dalla seconda elementare sono stato incoraggiato a scrivere dei brevi brani che poi a fine anno venivano messi in scena in un teatro vero e proprio, lo storico “Morlacchi” di Perugia, in occasione del famoso “saggio” di giugno. Incredibile ma vero, negli anni ’70 ci abituavano alla pratica del teatro, in una scuola comunale che non navigava certo nell’oro. E grazie ai miei monologhi, mentre tutti i miei compagni di classe facevano in pratica da coro e corpo di ballo, io interpretavo il presentatore, e recitavo a memoria al centro del palco, davanti a un microfono che ricordo altissimo ed enorme. Per l’occasione la mamma mi faceva fare un completo su misura da un sarto amico di famiglia. Se ci ripenso! Nemmeno noi navigavamo nell’oro. Galleggiavamo appena, per così dire. Ma lei era così fiera. Poi negli anni la passione per la danza ha avuto il sopravvento. Ma non ho mai smesso di leggere e nemmeno di scrivere, poesie satiriche, diari, lettere, scenette comiche in inglese… 


D. COSA HA ISPIRATO IL TITOLO DEL TUO LIBRO “IL CIELO D' ERBA”?

R. Volevo una sfida, un incontro che dichiarasse subito differenze di approccio alla vita tra i due personaggi principali, visioni del mondo inizialmente inconciliabili. Ho sentito che Viola doveva essere atletica, e Francesco un nerd. Un ex bambino pigro e sedentario, ecco. E siccome è da qualche anno che pratico lo yoga, e ho scoperto che adoro le posizioni in equilibrio sulle mani, sugli avambracci, e a testa in giù, mi è venuto in mente che Viola potesse condividere questo piacere. Tra l’altro lei ha movenze e spirito che ricordano a Francesco quelli di un gatto, e anche i gatti a volte si sdraiano sulla schiena per guardarti sottosopra. Per alcuni ex ginnasti tornare in verticale è ritrovare un contatto con la parte di sé abituata a volare, è un rimettersi al centro, ridiscutere i punti di riferimento, e dal momento che la scena che avevo in mente si svolge in un parco, mettersi in verticale comporta che al posto del cielo vedi il prato, vedi un cielo d’erba. E ho pensato che fosse una bella immagine, e un simbolo adeguato.


D. QUAL È STATA LA SCENA PIÙ DIFFICILE DEL ROMANZO?

R. C’è un momento molto drammatico, che non anticipo, in cui la mente di Francesco si inabissa in un gorgo di pensieri nefasti, e si imbeve di controinformazione di natura transfobica. Lo fa non perché abbia un animo violento o intollerante, ma perché da un certo punto in poi vive la transizione della persona che ama come qualcosa che gliela porta via, la cancella dalla sua vista, la sostituisce con un maschio sconosciuto e indesiderato che lui considera “il peggior rivale in amore che si possa immaginare: l’uomo che sta prendendo il posto di tua moglie”. Lì ho sofferto davvero, perché sono pensieri che non solo non mi appartengono, ma che nella vita avverso e combatto. Ma ho voluto, dovuto accompagnare Francesco in una vera e propria discesa agli inferi intellettuale ed emotiva. E la sofferenza non passa. Certe pagine, se le rileggo, mi fanno ancora stare male. 


D. COSA TI AIUTA A CONCENTRARTI MENTRE SCRIVI?

R. Dopo una corsa al parco o mezz’ora di yoga e una doccia fresca, è come se tutte le idee che ho in mente venissero lavate, pettinate e messe in ordine ad asciugare. Allungare muscoli e tendini mi dà, a posteriori, la sensazione di ragionare meglio, come se anche la psiche avesse fatto esercizi di elasticità. Mantenere la capacità di eseguire la spaccata per me è una forma rituale di dedizione a tante cose, a me stesso, al mio passato, a un’idea superiore di umiltà e disciplina, alla tutela del benessere del corpo che poi si riflette sull’anima. È un’esperienza che mi piace trasmettere quando ho l’occasione di proporre dei corsi di teatro musicale o di preparazione alla scena, attività che mi piace tantissimo, purché a piccole dosi e in ambiti molto seri. 


D. ESISTE UN LIBRO CHE HA AVUTO UNA GRANDE INFLUENZA NELLA TUA VITA? 

R. Oh sì, assolutamente. “La morte della bellezza” di Giuseppe Patroni Griffi. Lessi questo romanzo e rimasi senza fiato. Vedevo tutto, sentivo tutto, i rumori, i sapori. E soprattutto mi resi conto che la mia vita intima era un disastro: non mi concedevo nulla, nemmeno i desideri. Da quel momento in poi decisi che non avrei più fatto a meno di vivere le mie esperienze con l’intensità e la libertà che per via di tanti condizionamenti non mi ero mai concesse. E questo dopo aver letto un libro! Non dopo aver incontrato l’amante dei sogni. Non dopo aver studiato trattati sulla vita di coppia. Non dopo essermi fatto una fantasiosa cultura sui film porno. Dopo aver letto un libro. Per la prima volta ho percepito quanto potere e quanto fascino possa esercitare la parola scritta, e a quali livelli di profondità riesca ad agire, ad attivare risoluzioni. Il libro giusto al momento giusto la vita te la cambia, altro che chiacchiere.


D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE... CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R. Sì. Se avete una paura istintiva di qualcuno che tutto sommato non conoscete, ma che fa parte di un gruppo del quale vi hanno detto o avete letto peste e corna, provate a parlarci, per pochi minuti, e a farvi spiegare le sue ragioni. Male che vada resterete con le idee che avevate prima. Oppure, chissà, vi si potrebbe aprire una nuova prospettiva, grazie alla quale posare uno sguardo nuovo, più ampio e sereno, sul mondo e sulle persone. Potrebbe essere la scoperta del vostro personale cielo d’erba.


D. PROGETTI PER IL FUTURO? 

R. Continuare a scrivere, imparare a farlo meglio, e a non lasciarmi sopraffare dalla timidezza che a volte mi blocca quando è proprio il momento giusto per presentarmi e propormi. Magari mi ci vuole solo un completo nuovo fatto da un sarto…

Desidero ringraziare Gianfranco Vergoni per aver risposto alle mie domande

In libreria e sugli store online dal 25 aprile 2023 Longanesi

SINOSSI 

Francesco è un giovane disoccupato, spesso prigioniero delle proprie fragilità. Viola per lui è una rivelazione. Gli dà forza e fiducia in se stesso e lui la adora, adora tutto di lei. E anche Viola impara ad amarlo e ad aprirsi con lui, nonostante la propria natura un po' da gatto e un po' da istrice. È soltanto grazie a lei che Francesco ha imparato a guardare il mondo da una nuova prospettiva, capovolta. Le cose non sono come sembrano, e non devono per forza andar sempre male. Così le loro vite – lui che trova finalmente un impiego in un mercatino dell'usato, lei che lavora nel bar dei genitori – si uniscono in modo indissolubile. L'innamoramento porta alla convivenza e poi al matrimonio. Ma l'idillio dura poco, perché Francesco si accorge che Viola è sempre più cupa e scontrosa, c'è qualcosa che la tormenta e la divora da dentro. Il ragazzo decide di affrontarla e, sulla scorta di un terribile sospetto, le chiede se ci sia un altro uomo. E un altro uomo, in effetti, c'è: è Viola stessa. Viola che non è mai stata a suo agio dentro il corpo di una donna, dentro quell'identità. Viola che ha deciso di ascoltarsi, finalmente, e avviare il processo di transizione di genere. L'amore che prova per Francesco non è messo in discussione e lui, sospinto da un sentimento assoluto e incrollabile, cerca con tutto se stesso di accettare la situazione e di sostenere la moglie. Ma l'amore, il vero amore, può davvero resistere a tutto? Nessun aspetto viene nascosto al lettore, né sentimentale né fisico o sessuale, in un percorso che sfida le convenzioni raccontando l'amore come non è mai stato raccontato prima. Una narrazione matura, energica e allo stesso tempo delicata, che supera con coraggio gli stereotipi e trascina il lettore nei meandri più profondi dell'animo umano.


Intervista a cura di C.L

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