Benvenuti cari lettori,
Oggi ho il piacere e l'onore di ospitare nel blog Pegah Moshir Pour.
Pegah è nata in Iran nel 1990 e si è trasferita in Italia con la famiglia quando aveva nove anni. È cresciuta tra le storie del Libro dei Re e i versi della Divina Commedia. Oggi è consulente e attivista per i diritti umani e digitali. Racconta l’Iran su «la Repubblica» ed è una delle più importanti voci nella battaglia per l’emancipazione delle donne iraniane e non solo. Punto di riferimento a livello istituzionale e mediatico sul tema dei diritti umani, promuove il valore della diversità e dei third culture kids in Italia. Per la sua attività ha meritato le lodi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La notte sopra Teheran è il suo romanzo d’esordio.
D. CHI È PEGAH?
R. Pegah oggi è una donna che scopre quanto per una donna sia complesso affermarsi e restare salda professionalmente in una società.
All'età di nove anni, incontra gli stereotipi culturali poi quelli religiosi e poi quelli di genere: “non riuscirai mai a superare il primo anno di ingegneria tu esci da un linguistico” ma si laurea alla magistrale di Ingegneria Edile quindi non è stupida, tanti sono gli stereotipi culturali tanti sono i bias nel nostro quotidiano digitale. Fino ad oggi che all'ottavo mese di gravidanza si rende conto di quanto sia complesso il mondo della maternità preparto e di quanto le città e la società, le persone non siano in grado di capire e accogliere una donna incinta. Quindi Pegah non smetterà mai di incontrare ingiustizie ma è sempre pronta a portare avanti i diritti umani.
D. COME HAI INIZIATO IL TUO PERCORSO DI CONSULENTE E ATTIVISTA DI DIRITTI UMANI?
R. All'età di quindici anni ho scoperto di non essere cittadina italiana nonostante fossi in Italia da quando avevo 9 anni, mi sono molto arrabbiata e mi sono chiesta perché non sono italiana quando sono perfettamente integrata e anzi riconosco l'Italia come la mia casa. Da lì, è iniziato un percorso di esternazione e di racconto della mia storia che incontrava man mano tantissime altre storie e quindi vedevo che la mia voce era la voce di tante altre persone e quindi non ho mai smesso di parlare di informarmi di organizzare dibattiti sul tema dei diritti a 360°gradi fino ad arrivare a capire che attivavo nelle persone un senso di consapevolezza e di avvicinamento a molti temi e da qui diventai attivista.
D. HAI UN RICORDO, UN’EMOZIONE PARTICOLARE, LEGATA ALLA STESURA DI “LA NOTTE SOPRA TEHERAN”?
R. Ho pianto, riso e ho ascoltato tantissimo i miei genitori.
li ho presi in momenti differenti da soli e mi sono fatta raccontare tutto ma proprio tutto, dall'inizio fino a quel momento in Italia e ho capito di quanto sono fortunata ad avere dei genitori così che senza mai raccontarsi hanno fatto delle grandi rivoluzioni. E poi, mi sono anche liberata di tante cose di cui mi vergognavo o che reputavo non importanti. Invece, è sempre importante parlare per poter cambiare per gli altri.
D. DONNA, VITA, LIBERTÀ ,QUESTO SLOGAN DIVENNE UN GRIDO DI RICHIAMO DURANTE LE PROTESTE SEGUITE ALLA MORTE DI MAHSA AMINI, E CHE HAI PORTATO ANCHE A SANREMO NEL 2023 INSIEME A DRUSILLA FOER. COSA POSSIAMO FARE OGGI PER LE DONNE IN IRAN?
R. Donna, vita, libertà è lo slogan che donne e uomini portano avanti in una lotta intersezionale e intergenerazionale,che coinvolge tutte le regioni del paese da nord a sud, perché l'iran è un insieme di culture e lingue diverse dal Kurdistan iracheno al Sīstān e Baluchistan a l’Azerbaigian.
Sono tutte regioni con ricchezze culturali incredibili e differenti, ma che si trovano d'accordo sul cambiare la politica in Iran, di buttare giù il regime della Repubblica islamica iraniana creata nel 1979 da Khomeyni che oggi ha portato al collasso finanziario e non solo, il paese, uno dei regimi più corrotti al mondo, che ha ristretto la ricchezza del paese in mano a pochissimi, che ha portato la classe media a essere sempre più povera e quella più povera a non esistere.
Le nuove generazioni hanno il coraggio, non hanno più paura, invitano le generazioni che li hanno preceduti alla mobilitazione, sono tutti insieme, anche quelli che avevano partecipato alla rivoluzione nel 1979, oggi si trovano pentiti e gridano a gran voce una politica seria, giusta e democratica.
Noi possiamo fare tanto possiamo continuare a parlare, possiamo continuare a chiedere soprattutto ai nostri politici di rappresentarci di chiedere all’ambasciata iraniana le sorti dei prigionieri. Abbiamo ancora la Premio Nobel per la pace Narges Mohammadi ancora in carcere a Evin, abbiamo attiviste, attivisti, avvocati avvocati dei diritti umani, rapper che sono in carcere anche da molti anni, in stato di salute molto precarie, chiediamo giustizia che vengano liberati chiediamo che una possibile opposizione possa nascere in Iran. Perché chiunque parla contro la guida suprema viene imprigionato e poi nei peggiori dei casi incolpato di “guerra contro Dio” e quindi impiccato.
D. PARLACI DELLE INFLUENZE LETTERARIE CHE HAI AVUTO, DEGLI SCRITTORI CHE AMI.
R. Ci sono tante scrittrici e scrittori che mi hanno influenzato non solo italiani.
Essere una ragazza di terza cultura mi ha permesso di pensare con due culture diverse crescendo in due culture, ma soprattutto trovarci anche dei punti in comune. Mi ha aiutato molto a guardare di più dentro e fuori. L' autore al quale sono legata di più perché come spiego anche nel libro avviene in un momento di grande trasformazione di consapevolezza nella mia crescita è Cesare Pavese.
Lui è arrivato in uno dei momenti più delicati ma più combattivi della mia affermazione soprattutto nel mondo scolastico e di quella rivincita dell'essere additata come straniera, immigrata, mangia cammelli, terrorista, sbagliata.
Quindi avrà sempre un luogo speciale nel mio cuore ma ovviamente sono tantissime le donne e gli uomini che amo leggere e da cui imparare sempre.
D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE... CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?
R. Sicuramente vorrei tranquillizzare gli uomini che questo non è un romanzo rosa. Anzi, la prima figura che conosceranno è proprio quella di mio padre, perché ha un ruolo importantissimo da quel momento fino ad oggi. E vorrei dire che ci sono tanti temi, c'è l'iran e l'Italia degli anni 2000 ad oggi, molti millennials riconosceranno anche il passaggio dalle lettere alle email :)
Ci si arrabbia, ma si ride anche, esattamente come normale che debba essere la vita di ogni essere umano.
D. PROGETTI E SOGNI?
R. Tantissimi sono una bilancia che cammina un metro da terra. Vi dico solo teatro.
Ringrazio Pegah per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande
In libreria e sugli store online dal 23 aprile 2024 Garzanti
SINOSSI
Piano piano, nel mio cuore hai costruito una casa. Le note di questa canzone si mischiano al profumo di tè chai che si diffonde nella casa di una famiglia che non riesce a smettere di sorridere. Perché è nata Pegah. «È una femmina.» L’infermiera lo ripete perché forse non hanno capito bene: come si fa a essere felici di avere una figlia femmina a Teheran? Ma il papà stringe al petto la sua bambina e le promette che farà di ogni luogo del mondo una casa accogliente per lei. Pegah dovrà essere una bambina felice. Ma è impossibile in un paese che non rispetta la libertà di donne e ragazze. Per questo, la famiglia decide di trasferirsi in Italia. Ma Pegah non vuole. Non vuole separarsi da sua cugina Setareh. Eppure, è proprio in Italia che Pegah inizia a conoscere meglio l’Iran. Ascoltando le storie di famiglia e scrivendo a sua cugina, con cui non ha mai smesso di parlare. La vita in Iran per le donne diventa sempre più pericolosa. E quando Pegah perde le tracce di Setareh, capisce che c’è qualcosa che non va. Forse deve mettersi in viaggio e andare a cercarla. Deve riportarla a casa.
COSA NE PENSO
Un romanzo accorato che arriva nel cuore dei lettori e delle lettrici senza alcuna fatica, perché una storia comune quella di Pegah.
Questa ragazza potrebbe essere la nostra vicina di casa,la nostra migliore amica, una nostra collega.
Questo libro, mi è piaciuto soprattutto per la fedele riproduzione dei fatti realmente avvenuti negli ultimi anni a
Teheran e per la forza ed il coraggio delle donne iraniane prese di mira dalla cosiddetta polizia della morale.
«Purtroppo ancora oggi la donna musulmana è vista come una donna debole, abituata solo a stare in cucina ma nonostante la forte discriminazione chi subiamo ogni giorno, stiamo lottando e protestando con tutta la voce che abbiamo. In ogni piazza le donne musulmane sono scese per affermare il proprio diritto ad esserci.»
Quanta verità nelle parole dell'avvocata e pacifista iraniana Shrin Ebadi, che ho scelto per Mahsa Amini, e per le donne che stanno protestando e soffrendo in Iran, e in tutto il resto del mondo.
Per di piú mi ha colpita e non poco l'amore di Pegah verso il suo Paese natale e lo fa anche con l'aiuto dell'altra protagonista Setareh. Non possono essere più che diverse l'una dall' altra, ma unitissime per la stessa causa. Vita e libertà!
Oltre a ciò, bellissima e significativa la riflessione di Pegah sul pregiudizio sugli extracomunitari.
Il pregiudizio è un tema oggi più che mai di attualità, affrontato con superficialità e opportunismo, ma che invece rappresenta in modo appropriato le caratteristiche della nostra società.
In conclusione,leggetelo,leggetelo,
leggetelo.Buona lettura!
Intervista e recensione a cura di C.L
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