12 maggio 2020

INTERVISTA A CHIARA FRANCINI




Cari lettori,

L'ospite di questa nuova intervista è Chiara Francini.Chiara è nata a Firenze e cresciuta a Campi Bisenzio, è un’attrice di teatro e cinema e una scrittrice. Per Rizzoli ha pubblicato i romanzi best-seller Non parlare con la bocca piena  pubblicato da BUR Biblioteca Univ. Rizzoli nel (2018), l’anno successivo pubblica Mia madre non lo deve sapere (2019), e Un anno felice (2019).


D. CHIARA CI PUOI DIRE QUAL È IL TUO LIBRO PREFERITO TRA TUTTI QUELLI CHE HAI PUBBLICATO?

R. I libri per quanto mi riguarda sono un po’ come i figli. Nel senso che l’amore di una mamma si moltiplica e non si divide. Sono molto affezionata a tutti e tre per motivi diversi ma egualmente forti.

D. NELLA PREFAZIONE DI UN ANNO FELICE HAI USATO UNA DELLE PIÙ BELLE POESIE (AMAI, DI UMBERTO SABA);”AMAI TRITE PAROLE CHE NON UNO OSAVA. M’INCANTÒ LA RIMA FIORE AMORE, LA PIÙ ANTICA DIFFICILE DEL MONDO.” COME MAI HAI SCELTO QUESTA POESIA?

R. L’ho usata perché la poesia è una grandissima fonte di ispirazione per me, ed è la rappresentazione massima di quello che un essere umano può comporre a livello scritto. Amo particolarmente Umberto Saba, perché è un maestro che riesce a trasferire tutto questo nella manciata di quelle “trite parole che trite non sono.” Amo moltissimo Sandro Penna, Patrizia Cavalli, Patrizia Valduga.

D. QUANDO LEGGI UN ROMANZO D’AMORE QUALI SONO GLI ELEMENTI FONDAMENTALI SECONDO TE?

R. Solitamente non scelgo un romanzo perché è d’amore. Le motivazioni sono sempre diverse: la stima che nutro nei confronti dell’autore e della tipologia di argomento trattato, il momento che sto vivendo. Sostanzialmente l’innamoramento per i romanzi è come la telegenia e la fotogenia: una magia di proporzioni che non può essere spiegata. Un po’ come la fede che è lo strumento che usi quando non arrivi ad acchiappare qualcosa a livello razionale “Credo quia absurdum est”.

D. COM’È NATA LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA? C’È STATO UN MOMENTO PRECISO IN CUI HAI DECISO DI VOLER DIVENTARE SCRITTRICE?

R. Mi è sempre piaciuto leggere, ma non sono mai stata il tipo di persona che aveva un diario o dei libri nel cassetto. Ho fatto studi umanistici e ho sempre nutrito una grande ammirazione per gli scrittori. Quando sono stata certa di voler raccontare una storia che mi sembrava speciale l’ho fatto in maniera autentica, cercando di veicolare le emozioni, le immagini, i colori che io vedevo, toccavo e che avevo nel cuore.

D. ESISTE UN LIBRO CHE HA AVUTO UNA GRANDE INFLUENZA NELLA TUA VITA? SE SI QUALE?

R. In realtà sono tanti i libri che hanno avuto un’influenza su di me. Ogni libro appartiene ad un determinato periodo della vita del lettore, quindi quello che leggi a quindici anni non avrà la stessa valenza a cinquant’anni. La lettura è un dialogo tra il lettore e il libro, tra due interlocutori, e nonostante uno dei due sarà sempre lo stesso non sarà il medesimo perché la conversazione apparterrà a momenti della sua vita diversi. Ho letto e apprezzato molto Il Diario di Anna Frank, tutta l’opera di Gadda, lo Dostoevskij, Tolstoj, O. Fallaci, Palazzeschi, il Tasso, il Macchiavelli, il Baldassar Castiglione, il Bembo, Gaspara Stampa, P. Cavalli, P. Valduga, Peter Cameron, Jonathan Ames.

D. C’È CHI SI RIFIUTA TOTALMENTE DI ASCOLTARE MUSICA MENTRE LEGGE UN LIBRO, E CHI INVECE NON RIESCE A LEGGERE SENZA FARLO.. LEGGENDO (UN’ANNO FELICE) QUALE CANZONE CONSIGLIERESTI AI LETTORI DI ASCOLTARE DURANTE LA LETTURA?

R. L’Adagio di Albinoni, il Notturno di Chopin, molto Britpop ma anche musica anni ‘90, Barbra Streisand, Sinatra, Ella Fitzgerald.


Ringrazio Chiara per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.


Intervista a cura di C.L

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19 febbraio 2020

INTERVISTA A SIMONETTA AGNELLO HORNBY






Desidero ringraziare Simonetta Agnello Hornby  per la sua disponibilità mostrata nel concedermi questa intervista. Simonetta Agnello Hornby palermitana di nascita vive a Londra da molti anni. Una delle scrittrici più amate dal pubblico, le sue presentazioni sono sempre affollate, perché è in grado di raccontare e raccontarsi in maniera semplice e diretta. Un successo letterario sempre crescente dal 2002 con “LA MENNULARA” il celebre romanzo che l’ha consacrata al grande pubblico regalandole un sincero affetto da parte di tutte noi diventando uno dei riferimenti del romanzo contemporaneo. Andrea Camilleri aveva detto su di lei: “L’energia vitale di Simonetta Agnello Hornby è un tutt’uno con l’energia trascinante della sua scrittura”,concordo pienamente con questa affermazione del grande e indimenticabile maestro Camilleri un altro mio conterraneo amatissimo dal pubblico.


D: CI RACCONTI IL SUO RAPPORTO CON LA SCRITTURA E COM’È CAMBIATO NEL TEMPO?

R: La scrittura può essere personale e di lavoro. La scrittura personale significa di scrivere a parenti, amici e conoscenti (talvolta con sconosciuti attraverso l’internet). Il contenuto dipende da perché, come e cosa si scrive. Ho sempre scritto lettere. Da piccola scrivevo ai miei cugini e tenevo un diario. Da adolescente scrivevo i compiti di scuola. Da quando, ventunenne, andai a vivere all’estero, ho scritto lettere a parenti e amici. La scrittura di lavoro – sono stata un avvocato di diritto di famiglia – consiste nello scrivere le storie dei miei clienti, nel contesto del processo legale, e dunque veritiere.

D: COSA SIGNIFICA PER LEI SCRIVERE?

R: È un lavoro molto bello, sia lo scrivere da avvocato che da romanziera.  La scrittura dei romanzi è dominata dalla immaginazione, che però deve rispettare i tempi, i posti e i fatti storici. Questi devono essere autentici ed esatti.

D: QUALE DEI SUOI PERSONAGGI LE SOMIGLIA?

R: Nessuno, per quanto io ne sappia. Se scrivo in prima persona, come ho fatto per esempio in UN FILO D’OLIO, VIA XX SETTEMBRE, e NESSUNO PUÒ VOLARE, cerco di attenermi alla realtà e conto sul giudizio di mia sorella, di mia cugina Maria e dei miei figli, per quanto concerne i ricordi condivisi.

D: QUANDO SCRIVE UN LIBRO HA GIÀ TUTTA LA STORIA IN MENTE O LA ELABORA STRADA FACENDO?

R: Si ho tutta la storia in mente. Che però può cambiare mentre lavoro.

D: HA DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA DI UN LIBRO?

R: Nessuna.

D: CHE RELAZIONE C’È TRA LA SCRITTURA E LA SOCIETÀ, CON LE SUE INFLUENZE POLITICHE E CULTURALI? E COME CONVIVONO QUESTI ELEMENTI NELLA SUA SCRITTURA?

R: La scrittura di una storia contemporanea deve tenere in conto la realtà e dunque la società come la vedo io, che include influenze politiche, come la faccio vedere ai miei personaggi, e il tutto fa parte del testo. Se scrivo in prima persona ovviamente ci metterò anche il mio pensiero.

D: TRA LE SUE OPERE HA VOLUTO RACCONTARE ANCHE LA DISABILITÀ. NEL 2015 HA REALIZZATO UN DOCUMENTARIO PER RAI 3 “IO & GEORGE”, UN VIAGGIO TRA LONDRA E LA SICILIA INSIEME A SUO FIGLIO, SUCCESSIVAMENTE HA GIRATO IL DOCUFILM “NESSUNO PUO’ VOLARE”, CHE HA DATO IL TITOLO ANCHE AL LIBRO NEL 2017 (FELTRINELLI). COM’È STATO COLLABORARE INSIEME A SUO FIGLIO IN QUESTO PROGETTO? E SUCCESSIVAMENTE IN ROSIE E GLI SCOIATTOLI DI ST. JAMES EDITO DA (GIUNTI 2018)?

R: La collaborazione tra George ed io è molto bella e costruttiva, sempre nel contesto del rapporto tra madre e figlio, talvolta con disaccordi ma sempre con tanto affetto…

D: ESISTE UN LIBRO CHE HA AVUTO UNA GRANDE INFLUENZA NELLA SUA VITA?

R: La storia di JENJI, il primo romanzo del mondo scritto mille anni fa da lady MURASAKI HARUNOBU (una scrittrice Giapponese) e pubblicato da Einaudi, di cui ho parlato e scritto molto.

D: C’È UNO SCRITTORE O UNA SCRITTRICE ITALIANI O STRANIERI CHE CONSIDERA IL SUO MENTORE?

R: No.

D: COME NASCE LA COLLABORAZIONE TRA LEI E MIMMO CUTICCHIO IN “SIAMO PALERMO”?

R: Ci siamo incontrati all’aeroporto di Palermo tre anni fa e abbiamo fatto amicizia. Abbiamo deciso di scrivere della nostra amatissima città, che abbiamo attraversato in lungo e largo nelle nostre belle passeggiate. Mimmo è un grandissimo artista nonché un uomo di grande cultura, famoso e ammirato nel mondo intero.  La sua Opera dei PUPI È PATRIMONIO IMMATERIALE DELL’ UNESCO.

D: QUALI CONSIGLI DAREBBE A CHI “ASPIRA” A DIVENTARE UNO SCRITTORE O UNA SCRITTRICE?

R: Di scrivere e fare leggere ad amici e parenti quanto scritto, come primi giudici. E poi di mandare ad un editore, senza sperare troppo nel successo, che è raro. Se non trova un editore, gli suggerisco di auto pubblicare le proprie opere sull’internet, su cui potrebbe trovare tanti lettori.

 

Caterina Lucido

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15 ottobre 2019

INTERVISTA A STEFANIA AUCI



Cari lettori, 

È un'onore, oltre che un piacere ospitare nel mio blog la mia concittadina Stefania Auci, l’autrice del romanzo rivelazione del 2019 che ha conquistato il mondo con “I leoni di Sicilia”. Desidero ringraziare Stefania per la sua disponibilità mostrata nel concedermi questa intervista. Stefania Auci, Trapanese di nascita e palermitana d’adozione, Stefania con Palermo ha un rapporto d’amore intenso che si rispecchia nelle appassionate ricerche da lei condotte per scrivere la storia dei Florio. Dopo la laurea ha iniziato a lavorare in uno studio legale prima di dedicarsi all’insegnamento. 
Sin dai tempi dell’università si è dilettata nello scrivere fino alla pubblicazione del suo primo romanzo, Florence , nel 2015. Due anni dopo è seguito il saggio La cattiva scuola  scritto con Francesca Maccani. 
Il successo è giunto con la pubblicazione de I Leoni di Sicilia , dapprima negli Stati Uniti, in Germania, Francia, Paesi Bassi e Spagna. Soltanto nel 2019 è stato pubblicato in Italia dall’Editrice Nord, e opzionato per una serie televisiva.


D. IN UN ROMANZO STORICO QUAL È LA RICETTA PERFETTA? QUANTA STORIA E QUANTA FANTASIA?

R. Non esiste secondo me una ricetta perfetta, esiste il modo in cui l’autore vuole rappresentare la storia il modo che può essere più o meno armonico e quindi dipende dall’idea che vuole dare, sé preferisce privilegiare più la storia narrerà più eventi storici, se invece preferisce dare la prevalenza agli aspetti strettamente personali quindi a tutto ciò che ha che fare con la personalità con il carattere del personaggio, allora ovviamente darà la precedenza all’aspetto umano. Però a mio avviso non esiste la “ricetta ideale”, esiste il modo in cui l’autore vede la storia e poi lo narra appunto.

D. A QUALE PERSONAGGIO DEL LIBRO TI SENTI PIÙ VICINA? E PERCHÉ?:

R. Non posso dire che ci sia un solo personaggio a cui mi sento più particolarmente vicina ci sono degli aspetti della personalità che un’po’ condivido con ciascuno di loro. Per esempio la pazienza di Ignazio, sicuramente la condivido molto però non esiste “il personaggio” assoluto cui io mi sento più vicina rispetto ad altri forse a livello affettivo Vincenzo, ma in realtà molti aspetti del carattere sono un’po’ davvero suddivisi l’uno rispetto all’altra.

D. COME SI PASSA DALL'AVERE UN'IDEA ALLO SCRIVERE UN ROMANZO?

R. In realtà, è un creare. Io almeno personalmente sono una persona abbastanza quadrata, abbastanza decisa, nel senso che  quando ho in testa una storia e questa storia è ben delineata la metto su carta creando una sinossi molto lunga quindi tutta una serie di passaggi, che mi fanno capire se effettivamente c’è una tenuta solida della storia se non ci sono buchi narrativi ,però la sinossi significa anche scrivere e riscrivere, quindi non è un processo così lineare e un processo per tentativi ed errori per continua ricerca della soluzione migliore. Ancora una volta dipende molto dal come uno si sente di fare le cose, io conosco autori per esempio che fanno la descrizione di scena per scena, e c’è ne sono altri che invece danno delle sinossi di massima di mezza pagina e si sentono sollevati è a posto. Io personalmente sono per un’po’ per il giusto mezzo, quindi la sinossi accurata ma non troppo dettagliata.

D. CHE STILE ADOTTI NEL TUO SCRIVERE LEGGI MOLTO?

R. Leggo tantissimo, leggo di tutto, non ho un genere preferito cerco di essere il più possibile vasta, mobile, passo dai classici ai romanzi un’po’ più innovativi. leggo sia autori Italiani che stranieri non leggo in lingua purtroppo ma perché non né ho le capacità, cioè sarei troppo lenta per poter leggere in lingua straniera. Però mi piace molto insomma, laddove è possibile accostarmi a testi che abbiano avuto come traduttore magari una persona che sia già a sua volta uno scrittore perché proprio mi piace vedere l’effetto che fa, non ho un genere preferito per me la cosa importante è che sia un libro scritto bene.

D. QUALE SCRITTORE DELLA LETTERATURA SICILIANA TI ISPIRA MAGGIORMENTE?

R. Allora anche lì, in realtà pesco un’po’da molti autori e da molti caratteri. Non c’è proprio un autore che posso dire abbia pesantemente contraddistinto la mia scrittura per certi aspetti mi sento vicina a Sciascia per altri aspetti mi sento vicina a Tomasi di Lampedusa. Cerco di pescare quello che è il più possibile affine al mio carattere alla scrittura anche se il mio come dire.. la mia area di pertinenza non è tanto la scrittura Siciliana quanto piuttosto quella Anglosassone mi sento abbastanza più vicina agli autori Inglesi.

D. QUAL È IL TUO PUBBLICO IDEALE? A CHE LETTORE PENSI QUANDO SCRIVI?

R. Io non credo di avere un pubblico ideale. Io scrivo essenzialmente l’ho detto tante volte, scrivo i romanzi che mi piacerebbe leggere e l’ho sempre fatto di questo è una colpa o una cosa buona dipende un’po’ dalle prospettive. A me non interessa tanto posizionare o selezionare il mio pubblico. M’ interessa che il mio pubblico ami quello che leggo, e che soprattutto lo apprezzi e poi davvero, cioè la cosa più importante è che si legga, non importa cosa, non importa come, non importa quanto, ma la cosa più importante è che si legga, che le persone leggano.

D. PROGETTI PER IL FUTURO?

R. Intanto finire la dilogìa dei Florio. E poi riposarmi (sorride), che sono piuttosto stanca. A parte tutto, finire bene questo secondo volume di lavorarlo in maniera adeguata e di dare il giusto lustro a questa famiglia tramite la mia scrittura e poi per il futuro come dicevo appunto un’po’ di riposo finalmente. E poi vedremo, il futuro ci aspetta!


Ringrazio Stefania per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.


Intervista a cura di C.L

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17 luglio 2019

“... CHIACCHIERATA CON ALESSANDRO IPPOLITO”




È un’ onore, oltre che un piacere “ospitare” nel mio blog Alessandro Ippolito. Alessandro Ippolito, E’ stato per due anni autore, regista e conduttore dei collegamenti esterni di Mike Bongiorno su Canale 5 “Telemike”. Ippolito dopo Nanni Loi è stato il primo in Italia a riportare le candid camera in televisione (“W le donne”). Ha poi portato avanti con successo questo divertente genere anche con altre trasmissioni come “Scherzi a parte”, “La stangata”, “La strana coppia” e “Italiani in vacanza”. Con“Telecamere a richiesta” è stato il primo a proporre in prime time candid camera in diretta con grande successo di pubblico.Ha adattato, scritto, diretto e condotto il primo reality italiano “Stranamore”.Inoltre ha poi scritto, diretto e prodotto per la Mondadori la prima soap opera italiana (“L’altalena”). Oggi Alessandro si dedica alla formazione ed è il curatore del canale Youtube Filmmakerchannel. Tutta la sua vita professionale Ippolito l’ha inserita nel libro autobiografico “Per Soldi e per TV – la mia vita sul set”, pubblicato nel 2015 per Scrittore Vincente in vendita nelle librerie on-line.


D. IN CHE MISURA GLI INCONTRI (CON GIORNALISTI, SCRITTORI, INTELLETTUALI) HANNO INFLUITO SU DI TE?

R. Non è una questione di categorie. Sono le persone che ti possono arricchire. Certo, quando ho stretto la mano a Eduardo De Filippo e poi l’ho visto recitare dal vivo al San Ferdinando, quando Alberto Moravia mi ha parlato a casa sua del suo metodo di scrittura, quando ho litigato con Carmelo Bene o lavorato con Walter Chiari o Raimondo Vianello o Mike Bongiorno o Arnoldo Foà… l’elenco è lunghissimo, insomma tutti possono darti qualcosa che ti rimane dentro per sempre. Forse Fernanda Pivano, che ho frequentato per tanti anni, mi ha aperto a un mondo letterario e culturale che ha profondamente influenzato il mio modo di esprimermi, anche al di là della scrittura stessa.

D. QUALE GENERE MUSICALE POTREBBE ESSERE LA DEGNA COLONNA SONORA DI QUESTO LIBRO?

R. Anche in questo caso non potrei sintetizzare quarant’anni di lavoro in un genere soltanto. Andiamo dai Rolling Stones a Fabrizio De André, da Bob Dylan a Pino Daniele, dagli Earth Wind & Fire a Paolo Conte. Come faccio a scegliere?

D. LA TV DEL PASSATO ERA FATTA DA PROFESSIONISTI E GRANDI ARTISTI, QUELLA DI OGGI, PER TUTTA UNA SERIE DI MOTIVI È FATTA SOPRATTUTTO “DALL’UOMO QUALUNQUE”, È UNA STRADA SENZA RITORNO?

R. Non è esattamente così. L’uomo “qualunque” (che brutta parola) l’ho portato per la prima volta io in televisione alla fine degli Anni ’70. Allora era scandaloso. In tv dovevano andarci solo quelli con i nomi, dovevano parlare solo professori ed esperti. Soltanto la Corrida consentiva l’accesso a tutti ma avveniva solo per metterli in ridicolo. Visto poi che il linguaggio semplice e schietto della gente faceva numeri, “l’ uomo qualunque” ha fatto carriera, è diventato protagonista, opinionista. Ha cominciato a spiattellare i suoi fatti privati (“Fra moglie e marito”) fino al Grande fratello. La differenza sta nel fatto che, almeno da parte mia, la gente diventava una voce alternativa, sincera, con un proprio patrimonio di umorismo e di pensiero libero. Se ricordi sono andato in onda tutti i giorni con un programma che si chiamava “Barzellette”. La gente per strada in tutta Italia mi raccontava barzellette davanti ad altra gente, sempre per strada. Si rideva o si restava ammutoliti a seconda della storiella. Sembra un recupero dell’ultimo patrimonio orale dei nostri tempi, dialetti che si incrociavano, soggetti dovuti alla posizione dei luoghi del racconto. Bene, cosa ha poi fatto la tv? “La sai l’ultima”, con tanto di studio, conduttore e cabarettisti in erba. Ha tradotto non solo l’idea ma anche il linguaggio popolare in tv tradizionale. Oggi se sei un vip o uno qualunque puoi andare in tv se sei disposto a farti massacrare, a farti violentare o sputtanare. Per la gioia dei peggiori istinti del pubblico generalista.

D. UN VIAGGIO CHE HAI FATTO E CHE RIFARESTI DOMANI… E PERCHÉ?

R. Dopo tanto girare da un capo all’altro del mondo, un viaggio che rifarei è quello che ebbi la fortuna di fare con Mike da una regione d’Italia all’altra alla ricerca di piccoli sperduti paesi con eccellenze quasi del tutto sconosciute. Due anni straordinari, ricchi di scoperte di bellezze e di bontà. Il successo di Alberto Angela mi fa sperare che questo genere di tv possa avere ancora grande seguito.

D. HAI PARLATO NEL LIBRO DI VITTORIE E DI SCONFITTE, CI PUOI RACCONTARE DUE EPISODI PARTICOLARI LEGATI PROPRIO A QUESTI DUE CONCETTI?

R. Sono stato il primo (sì, le date parlano ma tanti millantano) a portare un progetto di produzione di soap operas in Italia. Studiai negli States, scrissi il soggetto di serie e 60 sceneggiature con Guido Sagliocca, ottenemmo una commissione di un miliardo e 320 milioni di lire ma… dovetti denunciare la produzione per far valere i miei diritti. Vinsi, ma fu una magra consolazione. Vittorie per fortuna ne ho raccolto tante. Le amo tutte, non saprei scegliere.

D. QUALE IL TUO CONSIGLIO A GIOVANI ASPIRANTI FILMMAKER ?

R. Di capire innanzitutto se il loro desiderio poggia su qualche talento. Non puoi fare il cantante se sei stonato. Non puoi scrivere sceneggiature se non hai almeno immaginazione. Per questo ho realizzato i miei due corsi on line di regia e di scrittura. Mettono in grado, in modo semplice e pratico una persona di capire per che cosa è veramente portata. Se talento e passione ti guidano, non hai bisogno di alcun consiglio. Questo è un mestiere che si fa, indipendentemente dal denaro, dal successo, è una specie di vizio. Se cominci non smetti più. E alla fine, se sei bravo e hai idee e grinta, alla fine anche se non hai santi in paradiso ce la fai. Cinema e televisione sono affari miliardari. In una troupe puoi anche infilarci un raccomandato, un baciapiedi, un attricetta disponibile, ma se poi non hai un bravo operatore, un bravo tecnico audio, un bravo direttore della fotografia e tutto il resto, i miliardi vanno in fumo.

D. QUALI SARANNO I TUOI PROGETTI FUTURI?

R. Sto lavorando su una serie da diversi mesi con un gruppo di sceneggiatori e produttori internazionali. E’ un progetto molto complesso e, ahimè, anche costoso. Ma siamo nella fase creativa e questo è sicuramente il momento più bello e libero del nostro lavoro. Ma continuo anche a fare formazione. Tutto quello che ho imparato nella mia vita professionale non voglio che sparisca con me. Devo passare il testimone. E questo è straordinariamente stimolante e gratificante.


Ringrazio con gratitudine Alessandro per la disponibilità e per il dialogo autentico, ricco di parole e pensieri condivisi.




COSA NE PENSO 

“Per Soldi e per TV – la mia vita sul set”. È un titolo semplice, perché con poche efficaci parole, l’autore mette in luce gli aspetti reali delle sue esperienze professionali. Un racconto aperto e sincero scritto con passione e umiltà. Alessandro si racconta in modo efficace, con capitoli che nella sintesi contengono rivelazioni divertenti talvolta pungenti o scandalose “senza filtri”. La scrittura si presenta chiara, fluida a tratti ironica o profonda, come una piacevole chiacchierata confidenziale tra amici. Chi vorrà intraprendere la sua stessa professione troverà insegnamenti utili e preziosi, il messaggio è chiaro la TV non è fatta di soli lustrini e paillettes ma di molti, moltissimi sacrifici non sempre facili da superare. In conclusione, il suo memoir è un’inno senza retorica alla libertà e alla forza di volontà. Rispettare se stesso le proprie idee ha fatto di Alessandro Ippolito, uno dei più grandi professionisti della nostra Televisione. Buona lettura!


Caterina Lucido

©Riproduzione riservata


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