LO SCRITTORE DIEGO GALDINO CI PARLA DEL SUO NUOVO ROMANZO : “ UNA STORIA STRAORDINARIA.”




Diego Galdino, scrittore e barista romano. Scrive romanzi d’amore tradotti con successo in molti Paesi europei, Germania, Austria, Svizzera, Polonia, Bulgaria, Serbia, Spagna e Sudamerica. Definito «il Nicholas Sparks italiano.»Il primo caffè del mattino (2013), primo romanzo pubblicato con la casa editrice del Gruppo Mondadori, è stato definito un caso letterario. Da questo romanzo è scaturito Il viaggio delle fontanelle, un itinerario alla scoperta di Roma e delle sue fontanelle al di là delle classiche mete turistiche della città.Nel 2014 pubblica Mi arrivi come da un sogno a cui segue, l’anno successivo, Vorrei che l’amore avesse i tuoi occhi. Del 2017, invece, è Ti vedo per la prima volta in cui si affronta il tema della narcolessia. Nel 2018 esce L’ultimo caffè della sera sequel de Il primo caffè del mattino.Dopo aver auto pubblicato Bosco bianco nel 2019, nel 2020 entra nella scuderia di Fanucci Editore pubblicando Una storia straordinaria con il marchio Leggedereditore.

 Ringrazio per aver reso possibile questa intervista Simona Mirabello, addetta Ufficio Stampa di Diego.


D: QUAL È STATA L’ILLUMINAZIONE CHE TI HA PORTATO A SCRIVERE UNA STORIA STRAORDINARIA?

R: Questa storia è nata tanti anni fa, una domenica mattina, mentre ero a passeggio con le mie figlie sull’Aventino, più precisamente all’interno del Giardino degli aranci. Seduto su una panchina osservavo le mie figlie farsi dei selfie tenendo alle loro spalle il bellissimo panorama che si gode da quel posto affacciato sull’intera e meravigliosa città di Roma. Ad un tratto mi sono chiesto cosa avrei fatto se mi fosse stata tolta improvvisamente la possibilità di guardare le persone che amavo, la mia città, i film di cui sono un grande appassionato. Quando ho riaperto gli occhi ho iniziato a scrivere nella mia mente una storia straordinaria, dove i due protagonisti hanno i nomi di una delle canzoni d’amore a cui sono affezionato…La Silvia lo sai di Luca Carboni.

D: QUALI SONO STATE LE TUE EMOZIONI O SENSAZIONI DURANTE LA SUA STESURA?

R: Scrivendo questa storia ho pianto, ho riso, mi sono emozionato, mi sono innamorato, come se io fossi il protagonista e i protagonisti fossero gli autori della mia storia.

D: SE TU DOVESSI SCEGLIERE UNO O PIÙ COLORI PER DESCRIVERE QUESTO ROMANZO, QUALI COLORI SAREBBERO E PERCHÉ?

R: Sarebbe facile dire rosa, o il rosso della passione, o il nero del buio con cui Luca è costretto a convivere, o il nero della notte in cui Silvia viene aggredita. In realtà questo romanzo è un arcobaleno a cui aggrapparsi per far tornare colorato tutto ciò che era diventato grigio.

D: QUESTO TUO ROMANZO RACCOGLIE MOLTE CITAZIONI CELEBRI TRATTE DAI PIÙ GRANDI ATTORI CHE HANNO SEGNATO LA STORIA DEL CINEMA. QUAL È LA TUA CITAZIONE PREFERITA IN ASSOLUTO?

R: Quella di Joaquin Phoenix…”Il cinema è come l’amore: ti accade e basta.

D: COME MAI HAI DECISO DI TRATTARE UN TEMA TANTO DELICATO COME LA DISABILITÀ?

R: Perdere improvvisamente la vista credo sia davvero una cosa tremenda, forse perché ho sempre considerato la vista il senso più importante. Non poter più guardare le persone che ami, la tua città, i film… Ma so che comunque bisognerebbe farsi coraggio e tirare fuori tutta la forza che si ha dentro per reagire cercando di vivere malgrado tutto al massimo delle proprie possibilità… Ho scritto questa storia pensando a cosa cercherei di fare io se mi capitasse la stessa cosa di Luca, ma so che tra il dire e il fare ci scorre in mezzo un oceano di stati d’animo diversi…

D: QUANDO NASCE LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R: Ho iniziato a scrivere molto tardi, ma poi non ho più smesso. Per me la prima storia che ho scritto resta indimenticabile perché è nata in un modo particolare e per merito di una ragazza a cui sono stato molto legato…Un bel giorno mi mise in mano un libro e mi disse: «Tieni, questo è il mio romanzo preferito, lo so, forse è un genere che piace più alle donne, ma sono certa che lo apprezzerai, conoscendo il tuo animo sensibile». Il titolo del romanzo era Ritorno a casa di Rosamunde Pilcher, e la ragazza aveva pienamente ragione: quel libro mi conquistò a tal punto che nelle settimane a seguire lessi l’opera omnia dell’autrice. Il mio preferito era I cercatori di conchiglie. Scoprii che il sogno più grande di questa ragazza di cui ero perdutamente innamorato era quello di vedere di persona i posti meravigliosi in cui la Pilcher ambientava le sue storie, ma questo non era possibile perché un grave problema fisico le impediva gli spostamenti lunghi. Così, senza pensarci due volte, le proposi: «Andrò io per te, e i miei occhi saranno i tuoi. Farò un sacco di foto e poi te le farò vedere». Qualche giorno più tardi partii alla volta di Londra, con la benedizione della famiglia e la promessa di una camicia di forza al mio ritorno. Fu il viaggio più folle della mia vita e ancora oggi, quando ci ripenso, stento a credere di averlo fatto davvero. Due ore di aereo, sei ore di treno attraverso la Cornovaglia, un’ora di corriera per raggiungere Penzance, una delle ultime cittadine d’Inghilterra, e le mitiche scogliere di Land’s End. Decine di foto al mare, al cielo, alle verdi scogliere, al muschio sulle rocce, al vento, al tramonto, per poi all’alba del giorno dopo riprendere il treno e fare il viaggio a ritroso insieme ai pendolari di tutti i santi d’Inghilterra che andavano a lavorare a Londra. Un giorno soltanto, ma uno di quei giorni che ti cambiano la vita. Tornato a Roma, lasciai come promesso i miei occhi, i miei ricordi, le mie emozioni a quella ragazza e forse le avrei lasciato anche il mio cuore, se lei non si fosse trasferita con la famiglia in un’altra città a causa dei suoi problemi di salute. Non c’incontrammo mai più, ma era lei che mi aveva ispirato quel viaggio e in fin dei conti tutto ciò che letterariamente mi è successo in seguito si può ricondurre alla scintilla che lei aveva acceso in me, la voglia di scrivere una storia d’amore che a differenza della nostra finisse bene e poi non ho più smesso fino ad arrivare a Il primo caffè del mattino…

D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: I miei progetti futuri sono tornare a girare l’Italia per parlare faccia a faccia con i lettori del mio ultimo romanzo, aspettare l’uscita di Mi arrivi come da un sogno in Bulgaria e leggere la sceneggiatura definitiva del film tratto da Il primo caffè del mattino. Per quanto riguarda la scrittura in questi mesi ho ripreso una mia vecchissima storia riscrivendola quasi completamente, con la speranza che possa diventare il mio prossimo romanzo. Una storia diversa da quelle scritte finora, si parla di stregoneria, una favola in cui per la prima volta il principe azzurro non s’innamorerà della principessa. Una storia in cui dimostrerò che nessuno può fare nulla contro l’amore, forse nemmeno Dio. Al momento il titolo provvisorio è Incanto.

COSA NE PENSO DI UNA STORIA STRAORDINARIA.

Una storia straordinaria è una lettura garbata che coinvolge in maniera sensibile il lettore, perché ci racconta l’amore con la A maiuscola di due giovani innamorati. Una storia che ci insegna ad ascoltare e ad ascoltarci, e non soltanto quando la vita ci pone davanti ad eventi irrimediabili come la disabilità.La storia d’amore tra i due protagonisti Luca e Silvia, è fatta di sensi, profumi, passioni reciproche, citazioni celebri, un amore di altri tempi direi, poiché la loro purezza è in grado di riscaldare i nostri cuori man mano che ci addentriamo nelle loro vite, fatti narrati in maniera sensibile, autentica, dove ognuno di noi può facilmente riconoscersi.Infondo come ci hanno da sempre insegnato i grandi capolavori della letteratura La domanda è, L’amore tutto può? Forse la risposta sta tra le pagine di questo romanzo.C’è inoltre una frase molto significativa che ha colpito la mia attenzione e che voglio condividere con voi:«Perché non era nel mio orecchio che hai sussurrato, ma nel mio cuore. Non era sulle mie labbra che hai baciato, ma nella mia anima.» Judy Garland.Una storia delicata e commovente che vi consiglio di leggere.  Buona lettura!

 

Intervista a cura di C.L

 

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