Cari amici e care amiche,
È un'onore, oltre che un piacere ospitare nel mio blog Harry Whittaker,figlio di Lucinda Riley, è un pluripremiato presentatore radiofonico della BBC nonché membro di una delle più rinomate compagnie di improvvisazione del Regno Unito. Insieme hanno scritto la serie per bambini My Angels. Dopo la morte di Lucinda nel 2021, Harry ha completato la stesura di Atlas,“la storia di Pa'Salt", l'ultimo capitolo della serie delle Sette Sorelle.
D. COSA TI HA INSEGNATO IL LIBRO “ATLAS: LA STORIA DI PA’ SALT”?
R. Ho imparato soprattutto che si può scrivere ovunque, quando è davvero necessario. La tranquillità assoluta o panorami mozzafiato non sono indispensabili. Di fatto, ho scritto Atlas durante il tour nazionale del mio spettacolo di improvvisazione comica: questo significava mettere giù pagine sui treni, nei camerini e negli hotel autostradali più squallidi che si possano immaginare.
Dal punto di vista del processo creativo, ho scoperto quanto possa essere utile una scadenza. Mi sono imposto di scrivere dieci pagine al giorno, circa 3.000 parole. Era un concetto nuovo e terrificante per me: prima di Atlas avevo scritto solo libri per bambini, e non era raro che passassi un’intera mattina a sistemare una singola frase. Qui non potevo permettermi quel lusso.
Alcuni giorni erano una salita infinita, e riuscivo a tirare fuori solo 200 parole utili. Altri invece scorrevano come il vino, e alla fine aggiungevo anche un migliaio di parole in più. Così il romanzo è cresciuto, fino a quando, sei mesi dopo, è comparsa una prima bozza quasi… miracolosamente.
All’inizio ho fatto un grande sforzo per scrivere “come Lucinda Riley” (sono certo di non esserci riuscito: nessuno scrive come mia madre). Ma dopo le prime cento pagine la storia ha iniziato a camminare da sola, e non ci ho più pensato. Spero davvero che i lettori sentano di aver tra le mani un romanzo “alla Lucinda Riley”: ne sarei immensamente orgoglioso.
Mi chiedono spesso se le abbia “parlato” mentre scrivevo. La risposta è un inequivocabile sì. Nella mia mente discutevamo spesso della trama e del destino dei personaggi. Ma in realtà avevamo già parlato così tanto della serie negli anni che, quando formulavo una domanda, conoscevo già la risposta.
D. QUAL È IL TUO CAPITOLO PREFERITO (O IL PIÙ DIFFICILE) CHE TU ABBIA MAI SCRITTO?
R. Direi più “preferito” che “più difficile”. Senza rivelare nulla, gli ultimi due capitoli della serie Le sette sorelle hanno rappresentato una grande sfida professionale: dovevo creare un impatto emotivo, soddisfare il lettore e gestire una ventina di personaggi. Ma ne sono molto orgoglioso.
D. DOVE TROVI L’ISPIRAZIONE PER SCRIVERE?
R. Penso che la maggior parte degli scrittori trovi l’ispirazione semplicemente vivendo, giorno dopo giorno. Se cerchi di afferrarla, ti sfuggirà. È molto più probabile che arrivi quando bevi una tazza di tè in giardino o passeggi senza pensieri lungo una spiaggia.
D. HAI DELLE ABITUDINI PARTICOLARI QUANDO SCRIVI?
R. Ho sviluppato un acufene cronico quando avevo sedici anni, quindi non posso scrivere nel silenzio assoluto. Di solito ascolto musica classica in cuffia, oppure il suono della pioggia che cade.
D. QUAL È IL TUO AUTORE PREFERITO E PERCHÉ?
R. Prima di tutto, Lucinda Riley. Era la migliore narratrice del mondo: univa una dedizione straordinaria alla ricerca a una passione autentica per le storie dimenticate di donne forti. Ammiro molto anche F. Scott Fitzgerald: i suoi romanzi sono affascinanti e riescono sempre a trasportarmi indietro nel tempo.
D. COSA TI PIACE FARE QUANDO NON SCRIVI?
R. Oltre a scrivere, sono presentatore radiofonico per la BBC e gestisco una compagnia di improvvisazione in tournée: il tempo libero non abbonda! Quando riesco, però, cerco di camminare spesso e di ascoltare podcast.
D. QUALI SONO I TUOI PROGETTI FUTURI?
R. Sto per iniziare a lavorare al mio primo romanzo indipendente: sarà contemporaneo, umoristico e molto… britannico, nello stile di Nick Hornby o David Nicholls. La commedia è la mia dimensione più naturale, e non vedo l’ora di dedicarmici.
Inoltre, ho tre romanzi di Lucinda Edmonds (Riley) da rieditare e ripubblicare, come già fatto con La ragazza italiana, L’angelo di Marchmont Hall e La lettera d’amore.
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