14 settembre 2021

INTERVISTA A CARMEN TRIGIANTE

Cari lettrici e lettori,

Eccomi con una intervista.
La protagonista di questa volta è Carmen Trigiante, un artista a tutto tondo, sceneggiatrice e regista di webseries, pittrice, scrittrice.
I suoi ultimi romanzi sono:
“Tornano ad ardere le favole”, 
“La prigione delle favole sole.”
Per maggiori informazioni sulle sue opere letterarie Cliccate qui


D: CARMEN, TU SEI UNA SCENEGGIATRICE, TI OCCUPI DELLA REGIA DI WEBSERIES SU TEMI SOCIALI E ANIMALISTI, IN COLLABORAZIONE CON IMPORTANTI MAGAZINE CULTURALI. PER TE COSA SIGNIFICA SCRIVERE UN LIBRO? 
    
R: La sceneggiatura è soggetta a molti condizionamenti, la maggior parte dei quali sono dettati dalle logiche commerciali, che di certo fanno marketing, ma poca arte. Il risultato finale che vediamo sul grande schermo, inoltre, è frutto della collaborazione e manipolazione di molti agenti, tra cui regista, attori, costumisti, direttori delle luci e perfino maestranze. Tutto ciò condiziona la libertà espressiva dello sceneggiatore e spesso ne stravolge il lavoro, invalidandolo. 
Un libro, invece, è pura creatività. È il passo felpato dell’autore che si cala in una vita non sua, è la piena risultante delle emozioni che la penna ha scelto di incidere su foglio. Questa è la ragione per cui ho voluto pubblicare i miei romanzi in self publishing, curandone l’editing, la correzione di bozze, perfino la grafica e la copertina, perché fosse frutto solo delle mie ricerche, dei miei sconvolgimenti interiori, e di null’altro. 
    
   
D: QUALI SONO GLI INGREDIENTI NECESSARI PERCHÉ UNA STORIA MERITI DI ESSERE RACCONTATA? 
    
R: La forza emozionale. Il personaggio, secondo me, viene prima della storia. È il protagonista che crea o subisce gli eventi, che li vive e li fa vivere al lettore. Senza un protagonista che abbia una veemente emotività da trasmettere, non c’è arte. 
    
   
D: DOVE TROVI L’ISPIRAZIONE PER I TUOI LIBRI? 
    
R: Nella vita di tutti i giorni, miscelata coi miei studi di filosofia e psicologia. Mi piace osservare la gente, comprendere la ratio delle sue scelte e le dinamiche inconsce che sottendono alle stesse. Molte di queste osservazioni diventano materiale per i miei romanzi. 
    
   
D: COME NASCE “LA PRIGIONE DELLE FAVOLE SOLE”? 
    
R: Nasce molti anni fa, dalla mia esperienza dolorosa di sceneggiatrice. Vivevo in un mondo popolato di gente impegnata a spegnere i sogni altrui, prima di edificare i propri. Sentivo sulla pelle la mia inadeguatezza a quel mondo subdolo di compromessi, soprusi e lacrime silenziose, e la necessità di affrancarmi. Così è nata la mia attività itinerante artistico -culturale, che oggi è il cuore pulsante delle mie passioni e che mi garantisce la massima libertà espressiva e di movimento. Con essa, è nato il coraggio di ultimare e pubblicare quel lavoro iniziato in una vita buia, un lavoro che mi ha regalato immense soddisfazioni di pubblico e di critica, essendo stato best seller di categoria per mesi. Era, tuttavia, un lavoro incompiuto, una strada percorsa a metà, quindi, a fine agosto, ho pubblicato il sequel “Tornano ad ardere le Favole”. 
Protagonista sempre Maya Desìo, che, persa la divisa di commissario di polizia per l’atroce parricidio, riacquista la libertà con sentenza di “temporanea infermità mentale”, ma non ha ancora trovato la vera libertà, che è quella del cuore. Quando sua sorella, giornalista freelance lance, scompare, Maya deve tornare a Bari “madre snaturata che l’aveva partorita in quei vicoli dove vanno a pisciare i cani e i barboni”,affrontare i suoi terribili fantasmi e la sua relazione irrefrenabile col suo amore impossibile, mentre cerca di dipanare la matassa di una losca vicenda, che ingurgita donne nelle fauci di un pericoloso “Minitauro”. 
    
    
D: NELLA TUA PRODUZIONE LETTERARIA SEI MOLTO ATTENTA ALLE TEMATICHE LEGATE AI DISTURBI DELLA PERSONALITA’. COSA TI AFFASCINA DI QUEST’ARGOMENTO? 
    
R: Nessuno di noi ne è immune. Ognuno vive il conflitto interiore, nel quale, talvolta, l’inconscio prende il sopravvento al punto di creare uno squilibrio evidente. Ti rispondo, perciò, con la frase di un mio romanzo: 
    
“Un ‘Tu sei pazza’ che rigirava nelle budella avvelenate. Che rintronava in testa, come se fosse stato detto mille volte. Un sospetto avvinghiato alle membra fragili delle sensazioni, subdolo, onnipresente e asfissiante, che in passato l’aveva portata ad approfondire con accanimento la psicanalisi, nella speranza che la conoscenza arginasse il conclamarsi della paranoia. Ma cos’è il pazzo, se non uno spirito libero? Cos’è la nostra millantata normalità se non un gradino instabile, nella scala della follia che ci ingloba tutti?” 
    
    
D: UN LIBRO CHE NON TI STANCHERAI MAI DI RILEGGERE? 
    
R: “Lettera sulla felicità”, di Epicuro. “Il disagio nella civiltà”, di Freud. Entrambi sul mio comodino da sempre. 
    
    
D: PROGETTI PER IL FUTURO? 
    
R: Continuare a esprimere me stessa e, soprattutto, cercare di fornire un piccolo contributo culturale ad una evoluzione positiva di dinamiche purtroppo ancora presenti nel mondo. Nell’ultimo romanzo ho avuto l’immenso onore di ricevere un contributo emozionale da parte di Carlo Maurizio Rositani, straordinario poeta, la cui figlia, Maria Antonietta, ha subito due anni fa una vergognosa violenza da parte dell’ex marito, che le ha dato fuoco. Contro tutto ciò voglio continuare a lottare, affinché si possa giungere un giorno a sfiorare quella “Pace perpetua” che Kant auspicava secoli addietro, non solo tra Stati, ma tra sessi, popoli e culture. Tra umano e non umano, soprattutto, base per un nuovo modo di concepire la vita. 


Intervista a cura di C.L

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29 luglio 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: UN AMORE A HYDRA - “LA STORIA DI LEONARD COHEN E MARIANNE IHLEN” DI TAMAR HODES.



NOTE SULL' AUTRICE

Tamar Hodes è nata in Israele nel 1961 da genitori sudafricani e, prima di trasferirsi nel Regno Unito e laurearsi a Cambridge, ha vissuto a Hydra. I suoi  genitori infatti erano membri attivi della comunità di artisti e intellettuali che si formò sull'isola greca in quegli anni. Quando se ne andarono, Leonard Cohen diede a suo padre, di cui era diventato amico, il diario che aveva tenuto in quel tempo, in cui descrive l'isola e racconta il suo amore per Marianne Ihlen.
E a quel diario Tamar si è ispirata per scrivere Un amore a Hydra:“Per molti anni ho pensato di scrivere un libro sul periodo che ho trascorso sull'isola e sulle persone che conoscevamo lì. Ma è stato solo quando mio padre, prima di morire,mi aveva dato il diario di Leonard e quando anche Marianne e Leonard sono morti a soli quattro mesi l'una dall'altro, nel 2016, che ho deciso di farlo”.
Oltre al suo primo romanzo, Raffy's Shapes (2006), ha pubblicato racconti inediti inseriti in numerose antologie e divenuti anche radiodrammi. Insegna inglese nelle scuole, all'Università e nelle carceri.


SINOSSI

Agli albori degli anni '60 l'isola greca di Hydra è in fermento. Un gruppo di artisti arrivati da tutto il mondo si è stabilito in quel piccolo paradiso facendone il proprio quartier generale. Giunge sull'isola anche un giovane canadese, in fuga dalle soffocanti aspettative borghesi del suo ambiente di provenienza. 
E sarà proprio tra gli scrittori e i musicisti di quella piccola comunità bohémienne, e soprattutto accanto a Marianne Ihlen di cui si innamora perdutamente, che quel ragazzo troverà l'ispirazione per diventare Leonard Cohen. 
Una gardenia fresca posata tutte le mattine davanti alla macchina da scrivere scandisce quegli irripetibili anni d'amore, potenza creativa e immaginazione, prima che la giunta militare cominci ad allungare le sue ombre sul paese.


COSA NE PENSO 

Non conoscevo l'autrice quindi non avevo aspettative particolari.
La sua scrittura mi ha conquistata perché ha saputo unire le fragilità e la genialità di questi uomini e donne senza tralasciare nulla al caso, binomio perfetto per ricordare e raccontare le loro vite.
Fra gli anni ’50 e gli anni ’60 l’isola di Hydra perla della Grecia, diventa rifugio di artisti provenienti da ogni dove.
Personaggi tutti molto interessanti, a partire da Axel, Charmain e George, Magda, Chuck e Norman, Frieda e Jack, Carl, Anthony, fino ad arrivare ai personaggi di minore rilevanza come la Nana delle gardenie.
Il racconto è tratto dal diario personale del cantautore,
poeta, scrittore e compositore canadese Leonard Cohen considerato uno dei più celebri, influenti e apprezzati artisti del passato.
Impariamo a conoscere i lati dell'artista poco conosciuti quando la sua carriera era ancora agli albori, giunto su quest'isola con l’intenzione di dedicarsi alla scrittura, confidando in un clima più mite rispetto al natio Canada. Cohen a quell'epoca aveva appena pubblicato due raccolte poetiche.
Leggendo questo libro ho spesso immaginato Cohen seduto davanti alla sua macchina da scrivere , mentre madido di sudore dava sfogo a tutti i suoi sentimenti e alle sue emozioni più profonde,nelle sue opere esplora temi come la religione, l'isolamento, la depressione e la sessualità.
Musa e fidanzata di Leonard Cohen per diversi anni negli anni '60 fu Marianne Ihlen,  suo grande amore.
Cohen in questo racconto appare come un uomo schivo, a volte insicuro, passionale, amorevole.
Ho trovato molto interessante il rapporto tra gli scrittori e i pittori su questa magica isola, erano liberi di sentirsi se stessi, di esprimere il loro talento ma la cosa più bella era la sana armonia che li univa.
Tornando alla storia d'amore tra Leonard e Marianne, lei una hippie come il resto del gruppo dei suoi amici, una donna di grande cuore e di una forte sensibilità.
Rimase accanto a lui durante un esaurimento nervoso poco prima dell'uscita di Beautiful Losers. 
Ma la straordinarietà di questa donna sta nell' aver preferito non interferire con la carriera del suo amante mettendosi letteralmente in disparte, la sua capacità di amare in silenzio, mentre l'idolo conquistava milioni di ammiratori.
Tra i successi lasciateci in eredità da Leonard Cohen troviamo la struggente canzone a lei dedicata So Long, Marianne, canzone che ci accompagna alla fine del loro viaggio insieme su Hydra.

«Sporgiti alla finestra, piccola mia mi piacerebbe leggere la tua mano.
Ho sempre pensato di essere uno spirito libero prima di lasciarmi condurre a casa da te.»
(dal brano So long, Marianne)

Ottima la traduzione dall'inglese del libro a cura di Roberta Donvito. 
Un plauso all'originalità dello stile narrativo della Hodes.
Consigliato a chi vuole conoscere non solo il leggendario mito della musica e della letteratura ma Cohen uomo.
Buona lettura!


Recensione a cura di C.L

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11 luglio 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: AMURI DI CATENA FIORELLO GALEANO





NOTE SULL' AUTRICE 

Catena Fiorello Galeano ha pubblicato: 
Nati senza camicia. Venti interviste a grandi imprenditori e personaggi famosi che hanno cambiato il loro destino con la sola forza di volontà, Milano, Baldini & Castoldi, 2003. 
Picciridda, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2006. 
Casca il mondo, casca la terra, Milano, Rizzoli, 2012. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Ricordi, sogni e ricette di una famiglia come tante. La mia, Milano, Rizzoli, 2013.Un padre è un padre, Milano, Rizzoli, 2014. L’amore a due passi (2016), Picciridda (2017) e Tutte le volte che ho pianto (2019). Nel 2020 è uscito il primo capitolo della saga delle “Signore di Montepepe”, Cinque donne e un arancino, rimasto per settimane in testa alle classifiche. A gennaio 2022 uscirà il secondo, attesissimo volume.

SINOSSI

Si torna sempre nei posti dove siamo stati felici, ma a volte è difficile farlo, Isabella lo sa… A trentacinque anni, un matrimonio in crisi con Giulio, e troppi perché alle spalle, Isabella vuole raggiungere quel luogo lontano in cui è stata davvero serena per l’ultima volta. Con gli occhi socchiusi riesce a ritrovare la lei bambina, ospite a casa dei nonni. Da quel punto alto, affacciata alla finestra, il mondo sembra un sogno dolcissimo. Arriva il giorno tanto atteso, quello in cui riceve la prima bicicletta. Sono tutti in giardino, lei, mamma, papà con sua sorella Adele in braccio, e i nonni, orgogliosi in un angolo. Poche ore dopo in quel quadro armonioso si rompe un equilibrio. Senza un motivo apparente i suoi decidono di rientrare in città. Lacrime, urla, e rabbia nel cuore. Perché è accaduto? Perché tutta quella fretta? Gli adulti non rispondono e, peggio, si allontanano fra loro. La famiglia intera deflagra, fino alla separazione dei genitori. È con questo bagaglio di dolore che Isabella parte, dopo venticinque anni, alla volta di Arcudi. La scusa è prendersi una pausa per salvare il suo di matrimonio, su quell’isola dove tutto è ardore, natura selvaggia e silenzio. Al duecentodiciottesimo scalino trova la pensioncina di Santa, e lì ogni cosa prenderà una piega inaspettata, ristabilendo verità e sotterfugi. L’incontro con Daniel, un chitarrista filosofo con l’ambizione della scrittura, la aiuterà a capire cosa le manca davvero. Si nutriranno a vicenda dei propri dubbi, in una dinamica inesplorata che insegnerà a Isabella ad accettare alcune amare rivelazioni. A cominciare dai racconti di Teresa, una donna che conosce bene la sua storia, passando per le richieste di un rampante avvocato che vuole farle vendere la proprietà di famiglia, fino ad arrivare a Sveva, l’amica sincera che le mancava. E intanto, tra un’escursione in barca, una camminata verso le alture del vulcano, e un tramonto capace di togliere il fiato, Isabella e Daniel si avvicinano pericolosamente, ma il pensiero di Giulio è sempre fermo lì, nell’anima. In questo ottovolante di emozioni, Isabella compirà il viaggio più bello, quello dentro se stessa, e scoprirà che l’amuri, l’amuri vero, anche quando è perduto può fare ancora del bene.

COSA NE PENSO 

Questa estate ci pensa Catena Fiorello a regalarci una storia che può fare la differenza nei cuore dei lettori.
Gli ingredienti in questo suo nuovo romanzo ci sono tutti, amore, dolore e rinascita.
Isabella è una trentacinquenne apparentemente realizzata, ma in realtà la sua vita procede su un binario morto da troppo tempo oramai. 
Ciò di cui lei ha veramente bisogno è di ritrovare se stessa e la serenità perduta ma soprattutto sente la necessità di salvare quel che rimane del suo matrimonio con Giulio, un uomo dal temperamento algido e anaffettivo .
Oltre a conoscere Isabella conosceremo anche altri personaggi molto interessanti, le cui vite viaggeranno parallele alla sua.
A fare da cornice a questo bel romanzo ci penserà la selvaggia isola di Arcudi.
L'isola sarà in grado di dare ad Isabella ciò di cui lei ha davvero bisogno. Arrivata sull'isola farà nuovi incontri del tutto inattesi e ci sarà anche qualcuno pronto a darle tutto l’amore di cui ha bisogno. 
In poche parole i colpi di scena non mancheranno.
Non voglio svelarvi troppo ma ci tengo a caratterizzare alcuni elementi a mio parere indispensabili da sottolineare.
Per quanto riguarda gli altri personaggi trovo che Franca la madre di Isabella, nonostante sia una donna dal carattere orgogliosamente ostinato in verità è più fragile di quanto lo si pensi.
Un personaggio che mi ha colpita in particolar modo è stata quello di Sveva. Una donna che ha fatto della solitudine il suo rifugio, in più passaggi si percepisce la grandezza della sua anima.
E poi a fare breccia nei cuori delle lettrici ci penserà il bel Daniel.
E poi ancora.. troviamo Saro che non ha mai dimenticato il suo passato sull'isola.
Infine, c'è un altro personaggio non meno importante e che va ricordata proprio per la sua indole Amurusa, cioè amorevole, mi riferisco a Santa,  la quale ricorda un'altro personaggio nato sempre dalla penna dell'autrice sto parlando di Rosa (la protagonista del libro Cinque donne e un arancino, le signore di Monte Pepe).
In questo romanzo i personaggi sono davvero tanti e tutti da scoprire.
In Amuri non conoscerete soltanto l'accoglienza della gente dell 'isola di Arcudi, ma sentirete anche il profumo di salsedine che circonda l'isola misto ai profumi della terra e l'inebriante forza dell'amore che si muove lento ma passionale come un tango che unisce i corpi dei due amanti.
In sintesi, la morale di questo libro sta nella consapevolezza che non è e non deve essere un atto di fede, ma una conseguenza della conoscenza di se. 

«Amuri amuri,e chi m'hai fattu fari?
E m'hai fattu fari ’na ’ranni pazzia!
Lu Patri Nostru m'hai fattu scurdàri
E la megghiu parti di l' avi Maria
Amuri,amuri...»

(frasi tratte dal brano Amuri amuri interpretata da Adele Tirante, canzone che la stessa autrice invita all'ascolto durante la lettura del suo romanzo.)

Buona lettura!

Recensione a cura di C.L 

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25 giugno 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: IL CONTE DI MAZARA DI ALEXANDRE DUMAS





SINOSSI

Sullo sfondo di una Sicilia appena annessa al Regno d'Italia a seguito della missione garibaldina, il romanzo ripercorre le rocambolesche circostanze che hanno condotto il visconte Alphonse de Quinzac a Palermo: il suo incontro con il conte di Mazara gentiluomo buono e generoso , l'amicizia che nasce tra i due e le avventure affrontate insieme. Ogni episodio rievocato, sarà presto chiaro al lettore, è condizionato dalla superstizione del popolo palermitano che attribuisce al conte lo status infamante di jettatore: sventure e disgrazie si susseguono e sembrano confermare le maldicenze della gente. E dalle sciagure del conte trarrà giovamento, suo malgrado, il visconte francese. Pubblicato a puntate sul giornale "Le Mousquetaire" nel 1866, "Il conte di Mazara" è uscito in volume in Francia nel 2019 ed è qui proposto per la prima volta ai lettori italiani nella traduzione di Viviana Carpifave. In apertura una nota critica di Salvatore Ferlita; chiude il libro la mappa "In carrozza per Palermo con Dumas".


COSA NE PENSO 

Chi ha già avuto l'occasione di leggere un libro di Alexandre Dumas conosce bene lo stile dell'autore, quella sottile inquietudine che popolano le sue storie rendono gli scritti di Dumas intramontabili come uno dei suoi più grandi capolavori “Il Conte di Montecristo.”
Chi non ha mai letto nulla di suo, resterà affascinato dai personaggi del "Il Conte di Mazara "che dopo poche righe si svelerà un romanzo  ricco di ingiuriose superstizioni, amore, dolore e vendetta.
Ma quello che resta di questo romanzo è  il vero significato della parola gentilezza:

«La gentilezza che nasce da una limpida disposizione interiore disarma, fa cadere le resistenze, i pregiudizi e apre porte che altrimenti resterebbero chiuse.»
(Francesco Alberoni)

Buona lettura!

Recensione a cura di C.L

©Riproduzione riservata



21 giugno 2021

INTERVISTA A DACIA MARAINI, LA SCRITTRICE SI RACCONTA A LA FINESTRA DELLA LETTERATURA.






È un’ onore, oltre che un piacere “ospitare”nel mio blog Dacia Maraini.
Meravigliosa maestra di scrittura e di pensiero, autrice di moltissimi romanzi tradotti in tutto il mondo, ha scritto anche saggi, poesie, testi teatrali.


D: NEGLI ANNI SESSANTA STRINGE UNA SOLIDALE AMICIZIA CON MOLTI LETTERATI E POETI, TRA CUI ALBERTO MORAVIA, PIER PAOLO PASOLINI, ELSA MORANTE, MARIA BELLONCI.  
PUÒ RACCONTARCI UN ANEDDOTO LEGATO ALLA VOSTRA AMICIZIA? 
    
R: Ricordo la passione per i giochi di Elsa Morante. A Natale invitava tutti gli amici e preparava la pesca. Un paniere pieno di doni ma bene incartati , in modo che non si capiva cosa ci stesse dentro. Lei si divertiva come una bambina a vedere che uno pescava un oggetto prezioso e un altro solo un bacio di cioccolata.  Ricordo i silenzi di Pasolini, che però erano pieni di sogni. Con lui si poteva stare zitti per ore a guardare un paesaggio e ci si sentiva vicini e solidali.. Ricordo la passione di Moravia per Baudelaire, che recitava  a memoria. 
   
  
D: IL TEATRO È STATO E CONTINUA AD ESSERE UNA PARTE FONDAMENTALE NELLA SUA VITA, INFATTI NEL 2000 È STATA PUBBLICATA PER RIZZOLI “FARE TEATRO 1966 - 2000”, LA PRIMA RACCOLTA COMPLETA DELLA SUA PRODUZIONE TEATRALE. QUALI SONO GLI ASPETTI IN UN OPERA TEATRALE DA NON TRASCURARE? 
    
R: Il teatro ha un suo linguaggio che non c’entra niente col parlato o con lo scritto. E un linguaggio fortemente simbolico e dai ritmi matematici. Bisogna conoscerlo bene per saperlo fare. 
 

D: LE SUE PROTAGONISTE SONO DONNE DALLO SPIRITO RIBELLE CHE LE PORTA AD USCIRE ALLO SCOPERTO E A ROMPERE IL MURO DEL SILENZIO, TROPPO SPESSO EMBLEMA DI UN UNIVERSO FEMMINILE CONTAMINATO DAL DISAGIO E DALLA SOPRAFFAZIONE.
SECONDO LEI, NELLA SOCIETÀ ODIERNA , COS'È REALMENTE VIVERE, AFFERMARSI, TROVARE IL PROPRIO POSTO NEL MONDO ED ESSERE ALLO STESSO TEMPO DONNE? 
   
R: Lei ha citato il coraggio e la tenacia. Beh sono queste le due qualità più importanti per una donna che ama la libertà e l’indipendenza. Erano le qualità di mia madre e a lei mi sono ispirata per tanti personaggi dei miei libri.
   

D: NEL 2007 HA PUBBLICATO PER RIZZOLI  "IL GIOCO DELL'UNIVERSO - DIALOGHI IMMAGINARI TRA UN PADRE E UNA FIGLIA", RICOSTRUENDO LA STORIA DELLA SUA FAMIGLIA ATTRAVERSO I TACCUINI DI SUO PADRE. UN'OPERA LETTERARIA DI SUO PADRE A CUI È MAGGIORMENTE LEGATA?  
     
R: Mi piace molto il libro di poesie che si chiama LE FANFOLE.  È  un libro burlesco e dal ritmo esilarante. Mi piace anche il libro sul Giappone  e quello chiamato NUVOLARIO. Mio padre aveva una grazia straordinaria nel giocare col linguaggio.
     
     
D: LEI HA SEMPRE DIMOSTRATO UNA GRANDE DISPONIBILITÀ A PARTECIPARE A QUESTI INCONTRI ORGANIZZATI DALLA SCUOLA. CHE COSA LE HANNO TRASMESSO? 
    
R: Mi hanno fatto affacciare sul futuro. Questi sono gli uomini e le donne del domani . E a parte alcuni fannulloni portati al bullismi, devo dire che ho trovato tanti ragazzi e ragazze intelligenti, vogliosi di apprendere e capire. Certo gli svogliati e gli aggressivi fanno più notizia ma non sono la maggioranza.
    

D: COSA MANCA OGGI NELLA LETTERATURA ITALIANA? 

R: Manca la calma , il tempo di riflettere e curare i dettagli. Viviamo in una  cultura della fretta . Ma non è colpa degli scrittori. Sono gli editori che premono come se fossero sempre nei pressi della fine del mondo. E se non stai ai tempi, sei fuori da tutto. 
   
   
D: NEL TRIO RITORNA ALLA NARRAZIONE STORICA AMBIENTATO NELLA SICILIA SETTECENTESCA, DOPO UN'ALTRO SUO INDIMENTICABILE CAPOLAVORO,  LA LUNGA VITA DI MARIANNA UCRÌA. QUALI SONO STATE LE DIFFICOLTÀ NELLA STESURA IN ENTRAMBI I ROMANZI? 
    
R: Entrare nel tempo, capire come poteva vivere e pensare una persona così lontana e diversa. Ma la ricerca è stata affascinante e mi sono anche divertita.  
   
   
D: IL SUCCESSO, NELLA SCRITTURA, È UNA COMBINAZIONE DI...? 
    
R: È la piccola struttura musicale che si trova in ogni progetto di scrittura quello che crea la comunicazione col lettore.  Non è la storia ma lo stile, che deve essere personale , inventivo e suggestivo.


Un sincero ringraziamento a Dacia Maraini per la cortesia e l’attenzione con cui ha accolto le mie domande. 



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15 giugno 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: L'INVERNO DEI LEONI DI STEFANIA AUCI.




Pochi mesi dopo l'uscita del libro I Leoni di Sicilia nel 2019, ho avuto il piacere di ospitare Stefania Auci nel mio blog con un intervista. Per leggere l'intervista  Clicca qui 


L’inverno dei leoni (Casa Editrice Nord) impreziosito dalla copertina che ritrae un particolare del dipinto “When the Heart is Young” (1902) di Johan William Godward, è il romanzo che conclude “La saga dei Florio” dopo I leoni di Sicilia (Casa Editrice Nord, 2019), caso editoriale internazionale, in corso di traduzione in 32 Paesi, 35 edizioni e oltre 650.000 mila copie vendute solo in Italia, più di 100 settimane in classifica.


COSA NE PENSO 

Il romanzo sequel dei I Leoni di Sicilia, inizia dalla scomparsa di Vincenzo Florio, fondatore dell’iniziale sviluppo della Casa di commercio Florio di Palermo, figlio di Paolo e di Giuseppina Saffiotti.
Da adesso in avanti toccherà a suo figlio Ignazio prendere le redini nella gestione degli affari di famiglia in quanto unico erede maschio nato dall'unione con Giulia Portalupi.
Dopo l'acquisizione dei nuovi incarichi Ignazio manterrà con le sorelle Giuseppina e Angelina un buon rapporto anche se a distanza.
Si dedicherà al consolidamento e allo sviluppo ulteriore delle aziende di famiglia a partire dalla fonderia Oretea.
Diventerà uno stimato armatore di primo piano con la sua compagnia di navigazione. Acquisterà le tonnare dell'isola di Favignana e dell'intero arcipelago delle Isole Egadi. Porterà all'apice  l'economia dell'isola facendola diventare una tra le regioni più produttive del nostro Paese. 
Man mano che ci addentriamo nella lettura, la trama dell’appassionante saga familiare prenderà una piega intrigante e avvincente, ricca di sentimenti, glorie e d' improvvise disgrazie che stravolgono l'equilibrio e la felicità di questa famiglia generazione dopo generazione.
In una nota l'autrice scrive...

“La vera maledizione della felicità è non rendersi conto di quando la stai vivendo. Nel momento in cui ti accorgi di essere stato felice,non ti resta che l'eco.”

Non conosceremo solo le abilità manageriale di Ignazio ma entreremo anche nella sua sfera personale, intima.
Entreremo quasi in punta di piedi nel suo matrimonio con la baronessa Giovanna d'Ondes Trigona.
Emergeranno anche gli aspetti caratteriali e le fragilità di Giovanna, un personaggio a mio parere d'ammirare e d' apprezzare proprio per la sua forza. 
Dalla loro unione nasceranno quattro figli, tre maschi e una femmina.
Seguiremo sin dall'infanzia i giovani Florio, a partire dal timido e dolce Vincenzo, a Ignazio Jr, libertino e incosciente per natura, la bella e determinata Giulia, fino al piccolo di casa Florio, Vincenzo uno spirito libero innamorato dei motori.
Sarà lui, il creatore e finanziatore della celebre corsa automobilistica intitolata “Targa Florio.”
Uno dei personaggi che ha  contributo in maniera significativa alla fama internazionale di questa famiglia è stata senz'altro, Donna Franca Florio moglie di Ignazio Jr, la “Regina di Palermo”.
Una vera e propria icona di stile e bellezza della belle époque.
Con l'arrivo di Donna Franca anche il ruolo delle donne di casa Florio cambia rispetto al secolo precedente.
Da custodi del focolare domestico,le due cognate Giulia e Franca, presenteranno ruoli diversi quanto indispensabili negli equilibri sociali della dinastia.
L' autrice fa anche un riepilogo esaustivo e completo della storia  Italiana con fatti di cronaca che hanno segnato le sorti del nostro Paese, citando anche alcuni dei nomi illustri della letteratura e della cultura nostrana.
Nelle strade vuote di Palermo risuona la corsa di una carrozza che porta via per sempre l'incantesimo di quelle feste nella Villa dell'Olivuzza dove un tempo i Florio regnavano sovrani.
Se ancora non lo avete fatto, vi consiglio la lettura di questo romanzo perché Stefania Auci incanta il lettore attraverso una scrittura elegante e ricercata.

Buona lettura!


Recensione a cura di C.L


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29 maggio 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: GIOCARSI TUTTO DI MARINA LORA RONCO



SINOSSI

Ti dice che andrà tutto per il meglio e che ne uscirete ancora più forti di prima. Il vostro è un grande amore e questa è un'opportunità. Un nuovo inizio, senza spettri e fantasmi. Senza inganni o sensi di colpa divoranti. Senza casse da morto nello stomaco."Come si può arrivare a tanto? Si chiede Margherita. Fingere di non vedere. Accettare l'inaccettabile. E raccontarsi un mucchio di bugie. Per esempio che si trattasse solo di un piccolo vizio, cinque minuti di svago di un marito mentre sua moglie beve il caffè al bar. Una donna e un uomo, e il loro amore, profondo e straordinario, alle prese con il Gap: il gioco d'azzardo patologico. Un mostro spietato, capace di fagocitare affetti, certezze. Vita. Un tornado che annienta risorse e genera debiti e ansie, demolendo la sola idea di un futuro possibile. La soluzione? Una terapia d'urto, quaranta giorni di reclusione, un viaggio per tentare di venire a capo di una patologia insidiosa, per di più infamante e socialmente inaccettabile. Questa è la storia di Margherita, della sua lotta per tenere in piedi un progetto di vita. È il dramma di Riccardo alle prese con il baratro, un pozzo di cui fatica a vedere il fondo.
Il libro è disponibile sulle piattaforme online a partire dal 11 maggio 2021.


COSA NE PENSO 

Il romanzo affronta una malattia non trascurabile per il “gioco d'azzardo.”
Un malessere che purtroppo affligge sempre molte più persone ma soprattutto distruggono altrettante famiglie.
Il matrimonio inizia ad incrinarsi sempre di più e per Riccardo non c'è altra soluzione che cercare aiuto. Obbligato da sua moglie Margherita, inizia un lungo periodo di recupero.
Il coraggio di Margherita è l'unica cosa che ho davvero ammirato, perché si ritrova ad affrontare i fantasmi del proprio passato da sola in momento tanto critico per lei e le sue bambine. Nonostante, sia stato scritto bene il testo però mantiene un ritmo monotono fino alla fine.
Spero che questo libro possa essere utile a chi si trovi nella stessa condizione dei protagonisti.

Niente ti turbi
Niente ti spaventi
Tutto passa
Dio non cambia
La pazienza ottiene tutto
A chi possiede Dio, niente manca
Solo Dio basta
Amen
Semplice.
(Madre Teresa di Calcutta)

Recensione a cura di C.L

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