03 marzo 2021

CHIACCHIERATA CON VIOLA ARDONE, AUTRICE DEL LIBRO IL TRENO DEI BAMBINI.

Viola Ardone (Napoli 1974) è laureata in Lettere e ha lavorato per alcuni anni nell'editoria. Autrice di varie pubblicazioni, insegna latino e italiano nei licei. Fra i suoi romanzi ricordiamo: La ricetta del cuore in subbuglio (2013) e Una rivoluzione sentimentale (2016) entrambi editi da Salani. Nel 2019 pubblica con Einaudi Il treno dei bambini.


Desidero ringraziare l'autrice per la sua disponibilità nel concedermi questa intervista.


D: COS'È PER TE SCRIVERE? 
 
R: Scrivere è una dimensione del comprendere. Ne ho bisogno per attraversare un’emozione a cui non so dare nome o per affrontare, sotto le spoglie di un personaggio di fantasia, un mio vissuto che in qualche modo è stato traumatico.  
      
D: COSA TI HA SPINTO A SCRIVERE QUESTO ROMANZO? 
 
R: Il rapporto d’amore tra una madre e un bambino separati dalla povertà, dall’ingiustizia sociale, dal bisogno. E l’indagine sui confini dell’amore di una madre, perché lasciar partire il proprio figlio è un gesto di grande altruismo e generosità. Questa è stata la chiave che mi ha attratto verso la storia del settantamila bambini che negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale lasciarono le loro famiglie per essere accolti nel centro e nord Italia. 
      
D: QUAL È IL MESSAGGIO CHE VUOI TRASMETTERE ?
    
R: Non c’è un messaggio ma ci sono molte domande: è giusto far spostare dei bambini dal loro contesto per offrire loro condizioni di vita migliori? Cosa prova un bambino separandosi dal suo nucleo familiare? E al ritorno a casa, riuscirà a non fare paragoni tra il benessere sperimentato e la sua quotidianità? Credo che un romanzo non debba dare risposte ma che gli basti porre quesiti. 
      
D: CON QUALI COLORI DESCRIVERESTI I PERSONAGGI? 
    
R: Amerigo è un bambino vivacissimo e allegro: il suo colore è il giallo. Maddalena, la partigiana, ha il sacro fuoco della politica: è rossa. Antonietta, la madre, è una donna che non percepisce le sfumature della vita: tutto per lei è bianco o nero. 
   
D: SE DOVESSI DESCRIVERE AMERIGO CON TRE AGGETTIVI. QUALI SAREBBERO?

R: Curioso, saggio, ma anche ingenuo. 
 
D: CHI LEGGE PER PRIMO QUELLO CHE SCRIVI? 

R: Mia madre è la mia prima lettrice, da sempre. 

D: IL TUO PROSSIMO LAVORO?
    
R: Una storia al femminile, che volge ancora lo sguardo verso il nostro recente passato.  


COSA NE PENSO DI IL TRENO DEI BAMBINI

Il treno dei bambini è il primo libro che leggo dell'autrice.
Nel suo romanzo Viola Ardone racconta una vicenda poco nota dell’Italia del dopoguerra.
Migliaia di bambini del centro sud in particolar modo nel napoletano,
a causa della fame e della miseria vennero affidati a delle famiglie del Nord affinché questi bambini potessero avere un futuro migliore rispetto a quello che non potevano garantirgli le loro famiglie d'origine.
La scrittura è molto scorrevole e piacevole, mi è piaciuto molto lo stile narrativo, un' elemento altrettanto importante e non trascurabile è stata l'abilità dell' autrice nel trattare con cura le tematiche relative alla povertà e al rapporto tra una madre anaffettiva e del proprio figlio.
In questo libro si ha la piena coscienza dei rapporti umani visti dagli occhi di un bambino questo libro lo definirei , “gli occhi della memoria”.
Consigliatissimo. Buona lettura!
    

Intervista e recensione a cura di C.L


© Riproduzione Riservata

26 febbraio 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: BRUCIATI VIVI DI DANIELA STALLO

NOTE SULL’ AUTRICE
Daniela Stallo è nata a Taranto nel 1966. Giornalista pubblicista, ha collaborato sin da giovanissima con quotidiani locali, occupandosi di questioni politico-amministrative, di cultura e tradizioni. Ha pubblicato con Le Brumaie una raccolta di racconti, La città sul mare (2011). Vive attualmente a Pisa, dove insegna Diritto nelle scuole secondarie superiori.


SINOSSI

Luisa è un'insegnante pendolare. Il suo diario, che copre dieci mesi, da settembre a luglio, è la cronaca quasi giornaliera dell'anno scolastico e della sua vita privata. Luisa racconta di un lavoro ripetitivo, che non la gratifica, per giunta malpagato. Spesso si ammala o finge di farlo per poter restare a casa. Con il marito Thomas i rapporti sono agli sgoccioli e la lontananza del figlio, che lavora all'estero, di certo non la aiuta. Di pari passo crescono il malcontento, la diffidenza verso il prossimo, la solitudine e la noia. Così, lentamente, Luisa si convince che per anelare a un'esistenza migliore l'unica cosa da fare è eliminare le persone che ora gliela rendono difficile. Da questo momento in poi intraprende un personale percorso da serial killer, convinta che tutto questo le potrà donare una rinnovata serenità. E invece niente andrà secondo i suoi piani. Proiettata in una rincorsa ossessiva ed egoistica verso il proprio benessere, anche attraverso veri e propri crimini, ogni sua azione sembra votata al fallimento e a un epilogo drammatico.

COSA NE PENSO 

Un Noir originale sulla follia omicida.
Per un' autore o un' autrice trattare un argomento così complesso mettendo nero su bianco gli aspetti più remoti ed oscuri della psiche umana non è mai semplice.
La protagonista di Bruciati vivi è una donna dalla duplice personalità che diventa vittima e carnefice di se stessa.
C'è da sottolineare che l'autrice ha saputo cucire addosso alla sua protagonista un'anima e una mente perfettamente omogenee tra di loro.
La scrittura purtroppo si mantiene statica, poco fluida ciò ha leggermente abbassato il mio coinvolgimento totale nella storia.
A prescindere dal mio personale coinvolgimento, comunque, posso dire che si tratta di un thriller dalla trama lineare. 
Lo consiglio a tutti gli amanti del genere noir.


© Recensione a cura di C.L

17 febbraio 2021

INTERVISTA A TEA RANNO.


Buongiorno lettori,

L'ospite di questa nuova intervista è 
Tea Ranno. Tea è nata a Melilli, in provincia di Siracusa, nel 1963, dal 1995 vive e lavora a Roma. 
Laureata in giurisprudenza, è arrivata finalista al Premio Calvino nel 2005 con il romanzo Cenere, pubblicato dalle edizioni e/o nel 2006. Sempre con Cenere, è arrivata finalista al Premio Berto, aggiudicandosi il Premio Chianti nel 2008. 
Nel 2012 ha pubblicato il romanzo La sposa Vermiglia, vincitore del premio Domenico Rea. 
Le sue storie sono incentrate su figure femminili vere o romanzate. 


D. DOVE TROVA L'ISPIRAZIONE PER I SUOI LIBRI? 
 
R. Non capita per tutti alla stessa maniera. Alcuni - La Sposa vermiglia, Viola Fòscari, Sentimi - traggono spunto da fatti veramente accaduti, altri sono nati dal bisogno di indagare certi aspetti della vita, scandagliare certe realtà chiare in apparenza e invece, poi, difficili da comprendere. La scrittura di un romanzo - coi suoi tempi lunghi, lo studio dei caratteri, dell’ambientazione, della società in gli eventi si svolgono - mi permette di ragionare sulla vita, di guardare con molta attenzione a quanto accade e di raccontare, molto spesso, l’amore nelle sue varie declinazioni. 

D. COM'È NATA L'IDEA PRINCIPALE DI SCRIVERE “L'AMURUSANZA” E “TERRAMARINA”? 

R. Dopo Sentimi - in cui le anime di molte donne malamente morte chiedono alla scrittrice di scrivere le loro storie perché abbiano la giustizia della verità -, volevo alleggerire i toni senza però smettere la denuncia, l’indagine della vita nelle sue pieghe anche dolenti, insomma, volevo raccontare il marcio attraverso lo strumento della burla, dello sberleffo. Così ho provato a scrivere una storia in cui bene e male si fronteggiano, e il bene - alla fine - vince. Ecco, L’amurusanza è nato da quel bisogno di leggerezza, dalla necessità di ridere pur trattando temi molto seri come la corruzione, la speculazione sui rifiuti tossici, la “munnizza” che si trasforma in oro. 
Terramarina - ambientato nello stesso luogo e abitato da quasi tutti i personaggi de L’amurusanza - è nato invece dal desiderio di trovarmi ancora in quella terra Tabbacchera tanto amata, di trascorrere un Natale in casa di Agata: un Natale di vera accoglienza, braccia che si spalancano per dare riparo a una bambina trovata per strada, “al freddo e al gelo”. L’idea iniziale era quella di scrivere un racconto, invece, non appena sono entrata in quelle pagine, è stato impossibile uscirne, e ci sono rimasta fino a quando non ho raccontato la storia di Lori, di Luce, di Agata e di Andrea Locatelli, di Sarino Motta… 

D. COSA CI DICE DELLA SCELTA DEL LESSICO NELLA STESURA DEI SUOI ROMANZI? 

R. Utilizzo la lingua della mia terra. Che è poi la mia lingua madre. Mi diverto a giocare con le parole, con i suoni che appartengono alla Sicilia dalla quale sono partita ventisei anni fa e alla quale torno non appena prendo la penna e comincio a raccontarla. 

D. COME SONO “NATI” I PROTAGONISTI?

R. I personaggi mi vengono a cercare. Compaiono, si mettono a parlare, mi diventano familiari, cominciano a vivere la mia vita, mi stuzzicano, mi blandiscono, mi sfidano, mi carezzano fino a quando, senza alcuno sforzo, me li ritrovo sulla pagina e comincio a raccontarli come se fossero persone vere, che mi vivono accanto e con cui ho l’agio della confidenza. Stéfana, in Cenere, nacque per un fortissimo desiderio di vendetta: volevo mandare a morire chi aveva mandato a morire la Caterina Medici di cui racconta Sciascia ne La strega e il capitano; poi, però scrivendo il romanzo, mi sono “innamorata” di lei ed è stato difficile concludere la storia secondo il disegno originale; di Vincenzina e Viola ho saputo grazie alle storie raccontate dagli anziani del mio paese, Agata l’ho inventata, e così tutto il popolo Tabbacchero. 

D. CON QUALI COLORI DESCRIVEREBBE OGNUNO DI LORO?

R. Sono troppi per poterli indicare qui, mi limito ad alcuni: userei l’oro per Vincenzina Sparviero, il rosso per Agata la Tabbacchera, il viola per Viola Fòscari, il blu per donna Stèfana, il bianco per la signora col taccuino, il verde per Lisabetta l’erborista…

D. SE POTESSE SCEGLIERE SOLO TRE LIBRI DA CONSIGLIARE,QUALI SAREBBERO?
 
R.La vita davanti a sé, di Romain Gary; 
Kamchatka, di Marcelo Figueras; 
La porta, di Magda Szabò. 

D. STA LAVORANDO A UN NUOVO ROMANZO? 
  
R. Sì, che in qualche modo ha ancora a che fare con “L’amurusanza”.

Desidero ringraziare Tea Ranno per aver risposto alle mie domande



SINOSSI 

-𝐿' 𝐴𝑚𝑢𝑟𝑢𝑠𝑎𝑛𝑧𝑎-
Un piccolo borgo siciliano di cinquemila anime. Quando Agata, la tabaccaia, rimane vedova, viene presa di mira dalla cosca del corrotto sindaco "Occhi janchi" che, oltre a "fottere" lei, una delle donne più belle e desiderate del paese, vuole fotterle la Saracina, il bell'agrumeto che era stato il vanto del marito. Ma la "Tabbacchera" non si fa intimorire, anche grazie all'appoggio di una variopinta compagnia di alleati che decide di sfidare il potere costituito a colpi di poesia, gesti gentili e buon cibo: in una parola, "amurusanze". 
(In libreria e sugli store online dal 9 aprile 2019

-𝑇𝑒𝑟𝑟𝑎𝑚𝑎𝑟𝑖𝑛𝑎-
È la sera della vigilia di Natale e Agata, che in paese tutti chiamano la Tabbacchera, guarda il suo borgo dall'alto: è un pugno di case arroccate sul mare che lei da qualche tempo s'è presa il compito di guidare, sovvertendo piano piano il sistema di connivenze che l'ha governato per decenni e inventandosi una piccola rivoluzione a colpi di poesia e legalità. Ma stasera sul cuore della sindaca è scesa una coltre nera di tristezza e "Lassitimi sula!" ha risposto agli inviti calorosi di quella cricca di amici che è ormai diventata la sua famiglia: è il suo quarto Natale senza il marito Costanzo, che oggi le manca più che mai. E, anche se fatica ad ammetterlo, non è il solo a mancarle: c'è infatti un certo maresciallo di Torino che, da quando ha lasciato la Sicilia, si è fatto largo tra i suoi pensieri. A irrompere nella vigilia solitaria di Agata è Don Bruno, il parroco del paese, con un fagotto inzaccherato tra le braccia: è una creatura che avrà sì e no qualche ora, che ha trovato abbandonata al freddo, a un angolo di strada. Sola, livida e affamata, ma urlante e viva. Dall'istante in cui Luce – come verrà battezzata dal gruppo di amici che subito si stringe attorno alla bimba, chi per visitarla, chi per allattarla, vestirla, ninnarla – entra in casa Tabbacchera, il dolore di Agata si cambia in gioia e il Natale di Toni e Violante, del dottor Grimaldi, di Sarino, di Lisabetta e di tutta quella stramba e generosa famiglia si trasforma in una giostra. Di risate, lacrime, amurusanze, tavole imbandite, ritorni, partenze e sorprese, ma anche di paure e dubbi: chi è la donna che è stata capace di abbandonare ai cani il sangue del suo sangue? Starà bene o le sarà successo qualcosa? Cosa fare di quella picciridda che ha già conquistato i cuori di almeno sette madri e cinque padri? Tea Ranno torna a percorrere i territori fiabeschi e solari dell'Amurusanza con il suo stile che fonde dialetto siculo e poesia e si lascia contaminare dal realismo magico sudamericano. Il risultato è una narrazione corale ipnotica, un moderno presepe fatto di personaggi vitali e incandescenti, una generosa parabola di accoglienza e solidarietà. 
(In libreria e sugli store online dal 13 ottobre 2020)


COSA NE PENSO DEI ROMANZI
L' AMURUSANZA E TERRAMARINA.

Tea Ranno è riuscita ancora una volta a sorprendere i lettori con i suoi due ultimi romanzi L'Amurusanza e Terramarina.
Una storia accattivante fin dalle prime pagine dell'Amurusanza, il romanzo prequel che dà il via alla storia della bella Tabbacchera Siciliana al secolo Agata Lipari. Una giovane donna rimasta vedova, la quale decide di far sua la battaglia iniziata dal suo amato defunto marito Costanzo, ossia sconfiggere la corruzione politica locale.
Prima timidamente poi definitivamente si affiancheranno  alla bella Tabbacchera 
un bel gruppo assortito di concittadini con i quali instaurerà un rapporto familiare fatto appunto da “Amurusanze”, parola chiave di tutta la narrazione.
In Terramarina la storia si snoda tra abbandoni e accoglienze, l'arrivo in una terra straniera vista da chi prova sulla propria pelle tale disagio e smarrimento, una tematica abbastanza frequente nel nostro paese.
In conclusione, c'è da dire che in entrambi i romanzi l'autrice ha saputo raccontare con cura anche i  minimi dettagli connubio perfetto con il linguaggio adoperato, devo dire che è stata una bella scoperta anche da questo punto di vista.
In queste pagine il lettore riesce a  sentire i dolori e i profumi di questa splendida terra, figlia incompresa, vittima di ingiustizie ma dal cuore forte, audace, accogliente, come il cuore di una donna ferita sa essere.
Buona lettura! 


Intervista e recensione a cura di C.L

© Riproduzione Riservata

13 febbraio 2021

28 gennaio 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: IL PRINCIPE DELLE ARENE CANDIDE DI MASSIMO GRANCHI.


Massimo Granchi è nato a Cagliari nel 1974. Vive a Siena. È specializzato in Media, storia, cittadinanza. Ha conseguito un Dottorato in Istituzioni e Società. Lavora nel settore pubblico della formazione professionale. Ha fondato l’Associazione culturale Gruppo Scrittori Senesi di cui è presidente e il “Premio Letterario Città di Siena” del quale è direttore artistico. È coordinatore del “Premio Letterario Toscana”, responsabile culturale del Circolo “Peppino Mereu” e vicepresidente del Club per l’Unesco di Siena. I suoi racconti sono stati inseriti in antologie di vari editori. Ha pubblicato i saggi Camillo Berneri e i Totalitarismi (2006) e Siena: immagine e realtà nel secondo dopoguerra 1943-1963 (2010). Il suo romanzo d’esordio Come una pianta di cappero (2013) ha vinto il Premio online “Scrittore toscano dell’anno 2014”. Il suo secondo romanzo Occhi di sale (2015) ha vinto il “Premio della Giuria Memorial Vallavanti Rondoni”, il “Premio della Giuria Murex Città di Parole”, il “Premio Città di Sarzana”, il “Rive Gauche Festival” e il “Santucce Storm Festival”. Nel 2017 è uscito il suo terzo romanzo dal titolo La bellezza mite, finalista al concorso letterario nazionale “Argentario”, al Premio letterario “Città di Montefiorino” (2018) e al “Casa Sanremo Writers” (2019). L’opera inedita Il principe delle Arene Candide è stata finalista al Premio Letterario “Città di Montefiorino”, al “Premio Letterario Nazionale Bukowski”, al “Torneo Letterario IoScrittore 2018”.

Fonte: Arkadia

IL PRINCIPE DELLE ARENE CANDIDE.

Edoardo è un ragazzo dei nostri tempi. Vive a Cagliari con la sua famiglia in un quartiere residenziale vicino al mare. Un'esistenza apparentemente tranquilla, in cui i rapporti tra genitori e figli, tra marito e moglie, tra fratelli, sembrano procedere senza scossoni. Nel nucleo famigliare trovano posto la nonna Carmela e la tata Ninnina, veri punti di riferimento per Edoardo e suo fratello Luca, alle prese con un padre e una madre sempre impegnati nelle rispettive professioni.

COSA NE PENSO

Un libro dalle tinte forti. Una storia avvincente, coinvolgente e scorrevole da leggere.
Un romanzo importante, perché tratta un'amara realtà, quella dell'abbandono.
La storia si sviluppa attorno alla vita di Edoardo, il quale vive un'abbandono emotivamente complesso con delle spaccature interiori profonde e della conseguente discesa nel baratro della disperazione.
Consigliatissimo. Buona lettura!


Recensione a cura di C.L



10 gennaio 2021

INTERVISTA A VIOLA SHIPMAN - WADE ROUSE

 



È un onore per me ospitare quest'oggi, Viola Shipman è lo pseudonimo dell'autore Statunitense Wade Rouse. Rouse vive in Michigan è autore di numerosi bestseller tra i più venduti al mondo, il suo bestseller d’esordio “La Metà del Cuore” uscito per Giunti nel 2016 è stato un caso editoriale tradotto in 10 Paesi. Nel 2017 pubblica “La Soffitta del Lago” (Giunti Editore). Rouse scrive per numerose riviste tra cui People, Good Housekeeping e Coastal Living, collabora al programma radiofonico All Things Considered, trasmesso dall’emittente americana National Public Radio.


“Personalmente penso che sia uno dei migliori scrittori che riesce a raccontare la vita in tutte le sue sfumature più vere con quel tocco di grazia capace di lenire il senso di smarrimento interiore dei suoi protagonisti attraverso una genuina e pura voglia di analizzare la vita e le sue innumerevoli sfumature...un balsamo per l'anima.”

Desidero ringraziare l’autore per la sua disponibilità mostrata nel concedermi questa intervista.


D: QUANDO HAI CAPITO PER LA PRIMA VOLTA DI VOLER FARE LO SCRITTORE?

R: Ho sempre voluto fare lo scrittore. Mia nonna e mia madre erano lettrici accanite e mi hanno trasmesso la stessa passione per la lettura. Mi hanno anche incoraggiato a scrivere sin dalla tenera età. Alcuni dei miei primi regali di compleanno e di Natale erano dei diari e una macchina da scrivere. Sono cresciuto in una cittadina rurale del Missouri nel bel mezzo del nulla e scrivere era il modo in cui davo un senso al mondo. Sapevo per certo che volevo diventare uno scrittore, ho studiato giornalismo presso la Northwestern University, ma ho scelto di fare lo scrittore piuttosto che scrivere articoli per riviste.

D: QUANTO TEMPO TI SERVE PER SCRIVERE UN LIBRO?

R: Dipende se ho un contratto per un libro o no (lol). Il mio primo libro era un libro di memorie , ho impiegato quasi tre anni per scriverlo. Avevo paura di sbagliare perché volevo che fosse perfetto. Di solito, mi ci vogliono circa sei mesi per scrivere (e modificare) un libro. Quest'anno ne ho scritti tre a causa delle scadenze urgenti. È stato un lavoro continuo e una grande pressione, ma mi sento come se fosse uno dei miei migliori scritti che abbia mai fatto. Quest'anno uscirò con tre libri (THE CLOVER GIRLS il 18 maggio; THE SECRET OF SNOW il 5 ottobre; e CHRISTMAS ANGELS in ottobre). Avrò anche tre libri in uscita nel 2022.

D: DA DOVE PRENDI L’ISPIRAZIONE O IDEE PER I TUOI LIBRI?

R:I miei romanzi sono ispirati dai cimeli, dalle vite, dall'amore e dalle lezioni ricevute dalla mia famiglia e dalle mie nonne. Inoltre, ogni romanzo è ispirato da una grande domanda a cui voglio rispondere ad esempio: in THE HEIRLOOM GARDEN, mi sono chiesto: "Cosa ci fa isolare dal mondo e cosa ci riporta di nuovo la speranza?" Nel mio nuovo romanzo, THE CLOVER GIRLS, volevo esplorare l'importanza degli amici e dei sogni d'infanzia e perché troppo spesso e troppo facilmente li lasciamo svanire. Per i miei personaggi e le trame prendo spunto dalla mia vita, ma faccio anche innumerevoli ricerche. Nello scrivere THE HEIRLOOM GARDEN, ho parlato con molti giardinieri e ho letto molti libri sui fiori, lo stesso quando ho scritto sulla Seconda Guerra Mondiale. I miei personaggi sono tutti basati su donne come mia nonna e mia madre: quelle che credo siano le fondamenta delle nostre vite e delle nostre famiglie, che lavorano duramente affinché le loro famiglie abbiano vite migliori, spesso queste figure vengono trascurate dalla nostra società.

D: QUANDO HAI SCRITTO IL TUO PRIMO LIBRO E QUANTI ANNI AVEVI?

R: Ho iniziato a scrivere il mio primo libro, AMERICA'S BOY, quando avevo 36 anni è stato venduto quando ne avevo 40 ed è stato pubblicato quando ne avevo 41. Sono passati 15 anni e 12 libri da allora.

D:COSA TI PIACE FARE QUANDO NON SCRIVI?

R: Amo praticare sport. Sono un grande maratoneta e credo che sia fondamentale mantenere il tuo corpo sano come la tua mente. Mi alleno sei giorni alla settimana e di solito corro 4-5 miglia tre o quattro volte a settimana. Trovo che più sono fisicamente esausto, più divento mentalmente vigile. Ho anche letto un sacco di libri. Amo cucinare. Mi piace anche passare il tempo sul lago Michigan sulla mia barca. Adoro stare con i miei amici (e non vedo l'ora di farlo di nuovo).

D: DA BAMBINO, COSA SARESTI VOLUTO DIVENTARE?

R: Lo scrittore. I primi regali di mia madre e delle mie nonne erano libri, una macchina da scrivere e diari come ho già detto scrivere è il modo in cui ho dato un senso al mondo.

D: CHE CONSIGLI DARESTI AGLI ASPIRANTI SCRITTORI ?

R: Prima di tutto, scrivi. È il consiglio più semplice e migliore. Non miglioriamo in qualcosa se non lo pratichiamo. Scrivere ogni giorno è come correre: non avrei mai pensato di poter correre una maratona, ma ho corso un miglio e ho pensato: "Posso farne due". La scrittura è un lavoro, anche se non sempre sei ispirato siediti e lavora. Di solito, ci vuole molta dedizione per ottenere buoni risultati. Ho sempre raccomandato agli aspiranti scrittori di scrivere ciò che sentono, non importa ciò che pensano gli altri perché la stesura di un testo deve essere un lavoro d' ispirazione di conseguenza ispirerà gli altri. Devi solo ascoltare quello che ti suggerisce la tua testa. Non imitare nessuno né pensa ai profitti delle vendite. Tutti gli scrittori utilizzano la stessa tecnica : usiamo le stesse parole. Ma è la VOCE interiore, il modo in cui raccontiamo una storia che ci distingue. Non cedere alla paura, né per iscritto né nella vita. La paura cambia la nostra voce e il nostro intento. Troppi di noi sono guidati dalla paura e non dalla passione. Quando ci sediamo a scrivere, la paura soffoca la voce nelle nostre teste. Dice: "Non sarò mai bravo abbastanza. Non guadagnerò mai un soldo facendo questo. Ci sono cose più importanti che dovrei fare: preparare la cena per la mia famiglia ,portare i bambini agli allenamenti di calcio, falciare il cortile. "Quando ciò accade, le cose brutte non mancano a passare dalla testa alla mano. Continua a credere in te stesso e nella tua scrittura. Sii disposto ad affrontare gli ostacoli…Sii professionale. E sappi che non esiste una chiave "per il successo". Sono cresciuto nell'America rurale. Non avevo nessun contatto editoriale, l 'unica cosa che uno scrittore può fare è scrivere bene. Infine consiglio agli scrittori che l'obiettivo del successo non è il denaro non è mai la cosa più importante.


 Intervista a cura di C.L


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I libri di Viola Shipman





23 dicembre 2020

RECENSIONE DEL LIBRO:IL CANTO DELLA STREGA DI DIEGO GALDINO


SINOSSI

Il bene e il male lottano da sempre tra di loro. A volte vincono, a volte perdono. Entrambi si affidano a persone per sconfiggere l'altro. In questo caso ad un sacerdote disperato, disposto a qualsiasi sacrificio pur di salvare la sua nipotina e a una strega inconsapevole di essere diventata lo strumento con cui il male vuole trionfare sul bene in questa ennesima battaglia. Eppure sia il bene che il male non hanno tenuto conto di un qualcosa forse più potente di entrambi, capace di soverchiare i loro sforzi... La forza dell'amore.
Il canto della strega è acquistabile su Amazon...



COSA NE PENSO

Un libro che incanta nel vero senso della parola. I personaggi di questa storia straordinaria sono in perfetta armonia con questo periodo dell'anno dove lo spirito
Natalizio riscalda i nostri cuori nonostante  quest'anno sia un Natale diverso rispetto gli anni precedenti in realtà dobbiamo sempre ricordarci quali sono i nostri valori non solo adesso. 
Una racconto intimo, romantico, un'incontro di anime. Questa volta l'autore si spinge in un contesto diverso dal suo solito stile narrativo. 
Consigliatissimo 😉 Buona lettura!