INTERVISTA A TEA RANNO.

Buongiorno lettori,

L'ospite di questa nuova intervista è 
Tea Ranno. Tea è nata a Melilli, in provincia di Siracusa, nel 1963, dal 1995 vive e lavora a Roma. 
Laureata in giurisprudenza, è arrivata finalista al Premio Calvino nel 2005 con il romanzo Cenere, pubblicato dalle edizioni e/o nel 2006. Sempre con Cenere, è arrivata finalista al Premio Berto, aggiudicandosi il Premio Chianti nel 2008. 
Nel 2012 ha pubblicato il romanzo La sposa Vermiglia, vincitore del premio Domenico Rea. 
Le sue storie sono incentrate su figure femminili vere o romanzate. 


D. DOVE TROVA L'ISPIRAZIONE PER I SUOI LIBRI? 
 
R. Non capita per tutti alla stessa maniera. Alcuni - La Sposa vermiglia, Viola Fòscari, Sentimi - traggono spunto da fatti veramente accaduti, altri sono nati dal bisogno di indagare certi aspetti della vita, scandagliare certe realtà chiare in apparenza e invece, poi, difficili da comprendere. La scrittura di un romanzo - coi suoi tempi lunghi, lo studio dei caratteri, dell’ambientazione, della società in gli eventi si svolgono - mi permette di ragionare sulla vita, di guardare con molta attenzione a quanto accade e di raccontare, molto spesso, l’amore nelle sue varie declinazioni. 

D. COM'È NATA L'IDEA PRINCIPALE DI SCRIVERE “L'AMURUSANZA” E “TERRAMARINA”? 

R. Dopo Sentimi - in cui le anime di molte donne malamente morte chiedono alla scrittrice di scrivere le loro storie perché abbiano la giustizia della verità -, volevo alleggerire i toni senza però smettere la denuncia, l’indagine della vita nelle sue pieghe anche dolenti, insomma, volevo raccontare il marcio attraverso lo strumento della burla, dello sberleffo. Così ho provato a scrivere una storia in cui bene e male si fronteggiano, e il bene - alla fine - vince. Ecco, L’amurusanza è nato da quel bisogno di leggerezza, dalla necessità di ridere pur trattando temi molto seri come la corruzione, la speculazione sui rifiuti tossici, la “munnizza” che si trasforma in oro. 
Terramarina - ambientato nello stesso luogo e abitato da quasi tutti i personaggi de L’amurusanza - è nato invece dal desiderio di trovarmi ancora in quella terra Tabbacchera tanto amata, di trascorrere un Natale in casa di Agata: un Natale di vera accoglienza, braccia che si spalancano per dare riparo a una bambina trovata per strada, “al freddo e al gelo”. L’idea iniziale era quella di scrivere un racconto, invece, non appena sono entrata in quelle pagine, è stato impossibile uscirne, e ci sono rimasta fino a quando non ho raccontato la storia di Lori, di Luce, di Agata e di Andrea Locatelli, di Sarino Motta… 

D. COSA CI DICE DELLA SCELTA DEL LESSICO NELLA STESURA DEI SUOI ROMANZI? 

R. Utilizzo la lingua della mia terra. Che è poi la mia lingua madre. Mi diverto a giocare con le parole, con i suoni che appartengono alla Sicilia dalla quale sono partita ventisei anni fa e alla quale torno non appena prendo la penna e comincio a raccontarla. 

D. COME SONO “NATI” I PROTAGONISTI?

R. I personaggi mi vengono a cercare. Compaiono, si mettono a parlare, mi diventano familiari, cominciano a vivere la mia vita, mi stuzzicano, mi blandiscono, mi sfidano, mi carezzano fino a quando, senza alcuno sforzo, me li ritrovo sulla pagina e comincio a raccontarli come se fossero persone vere, che mi vivono accanto e con cui ho l’agio della confidenza. Stéfana, in Cenere, nacque per un fortissimo desiderio di vendetta: volevo mandare a morire chi aveva mandato a morire la Caterina Medici di cui racconta Sciascia ne La strega e il capitano; poi, però scrivendo il romanzo, mi sono “innamorata” di lei ed è stato difficile concludere la storia secondo il disegno originale; di Vincenzina e Viola ho saputo grazie alle storie raccontate dagli anziani del mio paese, Agata l’ho inventata, e così tutto il popolo Tabbacchero. 

D. CON QUALI COLORI DESCRIVEREBBE OGNUNO DI LORO?

R. Sono troppi per poterli indicare qui, mi limito ad alcuni: userei l’oro per Vincenzina Sparviero, il rosso per Agata la Tabbacchera, il viola per Viola Fòscari, il blu per donna Stèfana, il bianco per la signora col taccuino, il verde per Lisabetta l’erborista…

D. SE POTESSE SCEGLIERE SOLO TRE LIBRI DA CONSIGLIARE,QUALI SAREBBERO?
 
R.La vita davanti a sé, di Romain Gary; 
Kamchatka, di Marcelo Figueras; 
La porta, di Magda Szabò. 

D. STA LAVORANDO A UN NUOVO ROMANZO? 
  
R. Sì, che in qualche modo ha ancora a che fare con “L’amurusanza”.

Desidero ringraziareTea Ranno per aver risposto alle mie domande



SINOSSI 

-𝐿' 𝐴𝑚𝑢𝑟𝑢𝑠𝑎𝑛𝑧𝑎-
Un piccolo borgo siciliano di cinquemila anime. Quando Agata, la tabaccaia, rimane vedova, viene presa di mira dalla cosca del corrotto sindaco "Occhi janchi" che, oltre a "fottere" lei, una delle donne più belle e desiderate del paese, vuole fotterle la Saracina, il bell'agrumeto che era stato il vanto del marito. Ma la "Tabbacchera" non si fa intimorire, anche grazie all'appoggio di una variopinta compagnia di alleati che decide di sfidare il potere costituito a colpi di poesia, gesti gentili e buon cibo: in una parola, "amurusanze". 
(In libreria e sugli store online dal 9 aprile 2019

-𝑇𝑒𝑟𝑟𝑎𝑚𝑎𝑟𝑖𝑛𝑎-
È la sera della vigilia di Natale e Agata, che in paese tutti chiamano la Tabbacchera, guarda il suo borgo dall'alto: è un pugno di case arroccate sul mare che lei da qualche tempo s'è presa il compito di guidare, sovvertendo piano piano il sistema di connivenze che l'ha governato per decenni e inventandosi una piccola rivoluzione a colpi di poesia e legalità. Ma stasera sul cuore della sindaca è scesa una coltre nera di tristezza e "Lassitimi sula!" ha risposto agli inviti calorosi di quella cricca di amici che è ormai diventata la sua famiglia: è il suo quarto Natale senza il marito Costanzo, che oggi le manca più che mai. E, anche se fatica ad ammetterlo, non è il solo a mancarle: c'è infatti un certo maresciallo di Torino che, da quando ha lasciato la Sicilia, si è fatto largo tra i suoi pensieri. A irrompere nella vigilia solitaria di Agata è Don Bruno, il parroco del paese, con un fagotto inzaccherato tra le braccia: è una creatura che avrà sì e no qualche ora, che ha trovato abbandonata al freddo, a un angolo di strada. Sola, livida e affamata, ma urlante e viva. Dall'istante in cui Luce – come verrà battezzata dal gruppo di amici che subito si stringe attorno alla bimba, chi per visitarla, chi per allattarla, vestirla, ninnarla – entra in casa Tabbacchera, il dolore di Agata si cambia in gioia e il Natale di Toni e Violante, del dottor Grimaldi, di Sarino, di Lisabetta e di tutta quella stramba e generosa famiglia si trasforma in una giostra. Di risate, lacrime, amurusanze, tavole imbandite, ritorni, partenze e sorprese, ma anche di paure e dubbi: chi è la donna che è stata capace di abbandonare ai cani il sangue del suo sangue? Starà bene o le sarà successo qualcosa? Cosa fare di quella picciridda che ha già conquistato i cuori di almeno sette madri e cinque padri? Tea Ranno torna a percorrere i territori fiabeschi e solari dell'Amurusanza con il suo stile che fonde dialetto siculo e poesia e si lascia contaminare dal realismo magico sudamericano. Il risultato è una narrazione corale ipnotica, un moderno presepe fatto di personaggi vitali e incandescenti, una generosa parabola di accoglienza e solidarietà. 
(In libreria e sugli store online dal 13 ottobre 2020)


COSA NE PENSO DEI ROMANZI
L' AMURUSANZA E TERRAMARINA.

Tea Ranno è riuscita ancora una volta a sorprendere i lettori con i suoi due ultimi romanzi L'Amurusanza e Terramarina.
Una storia accattivante fin dalle prime pagine dell'Amurusanza, il romanzo prequel che dà il via alla storia della bella Tabbacchera Siciliana al secolo Agata Lipari. Una giovane donna rimasta vedova, la quale decide di far sua la battaglia iniziata dal suo amato defunto marito Costanzo, ossia sconfiggere la corruzione politica locale.
Prima timidamente poi definitivamente si affiancheranno  alla bella Tabbacchera 
un bel gruppo assortito di concittadini con i quali instaurerà un rapporto familiare fatto appunto da “Amurusanze”, parola chiave di tutta la narrazione.
In Terramarina la storia si snoda tra abbandoni e accoglienze, l'arrivo in una terra straniera vista da chi prova sulla propria pelle tale disagio e smarrimento, una tematica abbastanza frequente nel nostro paese.
In conclusione, c'è da dire che in entrambi i romanzi l'autrice ha saputo raccontare con cura anche i  minimi dettagli connubio perfetto con il linguaggio adoperato, devo dire che è stata una bella scoperta anche da questo punto di vista.
In queste pagine il lettore riesce a  sentire i dolori e i profumi di questa splendida terra, figlia incompresa, vittima di ingiustizie ma dal cuore forte, audace, accogliente, come il cuore di una donna ferita sa essere.
Buona lettura! 


Intervista e recensione a cura di C.L

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