05 ottobre 2025

INTERVISTA A JANET SKESLIEN CHARLES : L’INCANTO DISCRETO DELLE BIBLIOTECHE.


Cari amici lettori,
sono davvero onorata di poter ospitare nel mio blog Janet Skeslien Charles, autrice de La biblioteca di Parigi e di Le bibliotecarie di Notre-Dame. Nei suoi libri emerge una profonda attenzione alla memoria storica, unita a una scrittura capace di restituire emozioni autentiche con misura e delicatezza.
Un equilibrio raro che rende le sue opere preziose e indimenticabili.


D. COSA TI HA ISPIRATA A SCRIVERE LE BIBLIOTECARIE DI NOTRE-DAME ?

R. Ogni volta che sfoglio documenti d’archivio e mi vengono i brividi, capisco che devo scrivere. Durante le ricerche ho scoperto Jessie “Kit” Carson: durante la Grande Guerra andò in Francia e lì fondò le prime biblioteche per bambini. Dopo la guerra trasformò perfino delle ambulanze in biblioteche itineranti. La sua storia mi ha subito conquistata. Fare ricerca sulle persone è come risolvere un mistero: volevo sapere tutto di Jessie.

D. COME È NATA L’IDEA DI FARNE UN ROMANZO? 

R. Ho dovuto ricostruire la sua vita a partire dalle testimonianze dei volontari del CARD(Comitato Americano per le Regioni Devastate) e soprattutto dalle sue azioni. Più avanti ho trovato una sua lettera alla madre, che è stata preziosissima. Mi hanno invitata a parlare come autrice di “narrativa storica” e ho risposto che, in realtà, non la scrivo così: i miei libri sono ambientati nel passato ma parlano del presente. In Le bibliotecarie di Notre-Dame i protagonisti affrontano l’influenza spagnola come noi abbiamo affrontato il Covid; In La biblioteca di Parigi resistettero alla censura nazista — e oggi i bibliotecari americani vivono pressioni simili.

D. COME SEI RIUSCITA A TROVARE IL GIUSTO EQUILIBRIO TRA STORIA E FANTASIA ?

R. Ho cercato di costruire un filo narrativo chiaro per il lettore. Per farlo ho compresso alcune linee temporali tra eventi grandi: per esempio, ho messo in relazione l’arrivo di Jessie nel nord della Francia con un violento attacco tedesco, e ho raccontato come, grazie ai volontari del CARD(Comitato Americano per le Regioni Devastate) , i villaggi furono evacuati senza vittime.

D. TRA LE STORIE CHE HAI RACCONTATO NEI TUOI LIBRI SULLE BIBLIOTECARIE , CE N’È UNA CHE TI HA COLPITA PIÙ DELLE ALTRE ?

R. Jessie “Kit” Carson, senza dubbio. Lasciò un lavoro sicuro a New York per andare in una Francia in guerra, senza soldi — così povera che dovette farsi prestare un baule per la traversata — e contro il parere della madre. Creò spazi pensati per i bambini (sedie, tavolini, scaffali a misura), decorò con manifesti e fiori, formò le prime bibliotecarie francesi (all’epoca la professione era per lo più maschile) e spinse donne e bambini a frequentare la biblioteca. Alcune delle strutture che lei fondò esistono ancora: alla biblioteca di Belleville usano ancora gli scaffali che fece costruire oltre cento anni fa. In silenzio, ha cambiato il volto culturale della Francia.

D. QUAL È IL LIBRO CHE HA CONTATO DI PIÙ PER TE ?

R. Dopo aver lavorato in biblioteca, è stato meraviglioso scrivere una trilogia dedicata alle biblioteche per mettere in luce il coraggio dei bibliotecari: da Dorothy Reeder, protagonista de La biblioteca di Parigi, che sfidò i nazisti consegnando i libri di persona ai lettori ebrei, a Jessie “Kit” Carson Le bibliotecarie di Notre-Dame, che lasciò New York per recarsi nella Francia dilaniata dalla guerra e aiutare gli altri. Ho voluto scrivere “The Parisian Chapter” un epilogo extra , per collegare i personaggi dei miei libri e mostrare le difficoltà di una biblioteca in tempi più moderni.(In Italia, però, questo testo non è ancora stato pubblicato da Garzanti) .
Tra i libri e gli autori che porto nel cuore ci sono 'Bel Canto di Ann Patchett' , che dimostra come persone molto diverse possano ritrovarsi unite; I loro occhi guardavano Dio di Zora Neale Hurston, che sottolinea l’importanza dell’amicizia; 'Anna dai capelli rossi di L.M. Montgomery', una splendida meditazione sulla famiglia che si sceglie. Adoro Camilleri, perché ci ha mostrato non solo la giustizia, ma anche la giustizia poetica. Amo anche Milena Agus, che con 'Mal di pietre' mi ha dato speranza.

D. IN CHE MODO SPERI CHE I GIOVANI POSSANO RICONOSCERSI NEI TEMI DEL ROMANZO? 

R. Devo moltissimo ai traduttori, come Roberta Scarabelli: senza di loro molte storie non arriverebbero in Italia. Mi emoziona quando i lettori si riconoscono nei miei libri: adoro ricevere messaggi e vedere i loro reel.

D. QUALI SONO I TUOI PROSSIMI PROGETTI COME SCRITTRICE ?

R. Per la prima volta mi sto candidando per delle borse di studio, e sto scoprendo che è un tipo di scrittura molto particolare. Finora ho sempre finanziato le mie ricerche da sola, ma adesso spero di trovare sostegno e magari nuove collaborazioni per un prossimo romanzo. Tra le diverse opportunità, molti considerano il Premio di Roma la borsa più prestigiosa: mi piacerebbe davvero tornare in Italia, incontrare i lettori e trascorrere altro tempo lì. L’ultima volta ci sono stata per il viaggio di nozze a Firenze!


Ringrazio di cuore Janet per aver risposto alle mie domande.


In libreria e sugli store online dal 20 maggio 2025 Garzanti Editore


SINOSSI 

Parigi, 1918. Dalla finestra, Jassie alza gli occhi verso l’imponente cattedrale di Notre-Dame. Le viene da domandarsi come l’uomo sia riuscito a costruire qualcosa di così meraviglioso. Ma non ha tempo per fermarsi, deve correre a prendere gli ultimi libri di cui ha bisogno prima di partire: se Notre-Dame rappresenta il lato migliore dell’uomo, ad aspettarla è il peggiore. Jassie, infatti, è una bibliotecaria della National Library di New York ed è anche membro di un’associazione di donne americane che aiuta le famiglie cadute sotto il giogo dell’occupazione tedesca. La sua missione è quella di aprire una biblioteca dove i bambini, insieme alle loro madri, possano trovare uno spazio sicuro e uno spiraglio di luce, quello che solo le storie sanno dare. Ma Jassie non si limita a distribuire libri. Mette a repentaglio la propria vita per salvarne altre. Arriva persino a sacrificare un nuovo amore che sente nascere in lei. Perché nasconde un segreto. Un segreto che, quasi sessant’anni dopo, l’aspirante scrittrice Wendy scopre per caso. La ragazza capisce subito che ha di fronte una storia che non può essere taciuta. Perché nessuno deve mai dimenticare l’importanza dei libri anche nei periodi più bui. In particolar modo i bambini, che non capiscono fino in fondo cosa accade intorno a loro.


Della stessa autrice vi segnalo anche quest’altro titolo, assolutamente da non perdere. In libreria e sugli store online dal 4 giugno 2020 Garzanti Editore



Caterina Lucido
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30 settembre 2025

COSA CI ASPETTA IN LIBRERIA QUESTO AUTUNNO


L’autunno porta con sé non solo foglie dorate e tazze di tè fumanti, ma anche tantissime nuove uscite letterarie pronte ad arricchire le nostre letture. Ottobre, in particolare, si preannuncia un mese davvero ricco: dai grandi maestri della narrativa italiana ai ritorni internazionali, passando per inediti attesi e sorprese emozionanti.

Vediamo insieme le date da segnare sul calendario.

7 ottobre Un inizio col botto

• “La prova" (Piemme) è l'atteso nuovo thriller di Michael Connelly -Appassionante, ricco di atmosfera e colpi di scena, La prova lancia un nuovo personaggio nell'universo di Connelly. Clicca qui

• Gianfranco Carofiglio, Con parole precise (Feltrinelli) – un nuovo saggio che promette di farci riflettere sul valore e sull’uso delle parole.Clicca qui

• Dacia Maraini, Scritture segrete (Rizzoli) – la grande scrittrice torna con una raccolta che esplora i temi a lei più cari.Clicca qui

• Gareth Rubin, The waterfall (Longanesi) – un thriller internazionale che terrà i lettori con il fiato sospeso.Clicca qui

14 ottobre Il giorno delle grandi emozioni 

• Catena Fiorello,Vita e peccati di Maria Sentimento (Rizzoli) - un nuovo romanzo capace di scaldare il cuore. Clicca qui

• Massimo Gramellini, L’amore è il perché (Longanesi) – un romanzo che unisce introspezione e poesia, come solo lui sa fare. Clicca qui

• Clive Cussler, Il segreto del Titanic (Longanesi) - Il mistero si infittisce attorno al transatlantico più celebre della storia. Un romanzo affascinante ricco di colpi di scena. Clicca qui

• Edith Bruck - L'amica tedesca (La Nave Di Teseo) - un romanzo intenso e toccante che indaga i sentimenti, i traumi e la ricerca di sé. Clicca qui

21 ottobre – Il giorno delle grandi uscite
Questa sarà senza dubbio la settimana più intensa del mese.

• Harper Lee, La terra del dolce domani (Feltrinelli) – un inedito imperdibile: otto racconti scritti negli anni ’50, prima de Il buio oltre la siepe, pubblicato contemporaneamente in 19 paesi.Clicca qui

• Arundhati Roy, Il mio rifugio e la mia tempesta (Guanda) – l’autrice de Il Dio delle piccole cose torna con un’opera potente e attesissima.Clicca qui

• Elizabeth George, Assassinio in Cornovaglia (Longanesi) – un nuovo mistero firmato da una delle regine del giallo.Clicca qui

• Cristina Caboni, La rotta delle stelle (Garzanti) – una storia che unisce emozioni e poesia, perfetta per chi ama i suoi mondi narrativi.Clicca qui

• Maurizio De Giovanni, L’orologiaio di Brest (Feltrinelli) – un nuovo romanzo che si preannuncia intenso e magnetico.Clicca qui

• Lucinda Riley, L'ultima canzone d'amore (Giunti) editato da Harry Whittaker - un romanzo postumo e che regalerà nuove emozioni alle sue lettrici. Clicca qui

28 ottobre – Chiusura in grande stile

• Glenn Cooper, Le chiavi del cosmo (Nord Editore) – un thriller a tinte oscure, che promette viaggi tra storia e mistero.Clicca qui

Ottobre si conferma un mese denso di uscite da non perdere: romanzi che ci faranno sognare, autori che ritornano a emozionarci, inediti che aprono nuove porte sulla letteratura mondiale.

E voi? Avete già un’idea di quale sarà la vostra prossima lettura? 📚

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24 settembre 2025

IL GATTOPARDO: TRA CINEMA , LETTERATURA E MEMORIA.



Ci sono opere che non appartengono soltanto al loro tempo, ma si innestano nella memoria collettiva come un’eredità di bellezza e riflessione. Il Gattopardo, film di Luchino Visconti del 1963, è una di queste.

Tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il capolavoro viscontiano restituì allo spettatore non solo la grandezza della Sicilia ottocentesca, ma anche il senso tragico e struggente del passaggio da un’epoca all’altra, con il suo inevitabile tramonto.

Il set e i suoi protagonisti 

Sul set del Gattopardo si respirava una maestosità rara. Burt Lancaster, scelto da Visconti per incarnare il Principe di Salina, portava con sé la potenza del cinema americano, ma sotto la guida del regista seppe assumere la dignità aristocratica e malinconica di Don Fabrizio. Claudia Cardinale, luminosa Angelica, irradiava quella bellezza mediterranea che sapeva trasformare ogni scena in un affresco. Alain Delon, con il suo Tancredi affascinante e ambiguo, incarnava perfettamente il celebre motto: «Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi».

Un aneddoto rimasto nella storia racconta l’attenzione maniacale di Visconti per i dettagli: persino i mobili di scena dovevano essere autentici dell’Ottocento siciliano. Nulla era lasciato al caso, perché il regista voleva che lo spettatore sentisse il peso della Storia anche nei silenzi, nei gesti e negli sguardi.

Il ballo: Apice del tempo sospeso 

La celebre scena del ballo, lunga quasi un’ora, non è solo uno spettacolo di sfarzo cinematografico, ma la rappresentazione simbolica della fine. Tra le note del valzer e i passi lenti del Principe, si consuma il passaggio di un’epoca, il dissolversi di un mondo nobile e antico, sostituito da una borghesia rampante e pragmatica.

Visconti scolpì quell’istante con la consapevolezza di un artista che conosceva la caducità delle cose, regalando al pubblico una delle sequenze più potenti della storia del cinema.

Il libro e la mia riflessione personale 

Se il film ha consegnato immagini immortali, è il romanzo di Tomasi di Lampedusa a custodire il nucleo più intimo e poetico della vicenda. Il Gattopardo è uno dei miei libri preferiti: in quelle pagine ritrovo ogni volta la malinconia della memoria e il fascino della Sicilia, terra capace di farsi mito e destino.

Il Principe Fabrizio è un personaggio che vive di contrasti: uomo di scienza e contemplativo, aristocratico e insieme profondamente umano, consapevole della decadenza ma non rassegnato alla mediocrità. Leggendo, risuona forte una delle frasi più struggenti del romanzo: «Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalli, le iene… e tutti quanti, Gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra».

Lampedusa scrisse un libro che non è solo racconto storico, ma meditazione sull’anima, sul tempo che scivola via e sulla fragilità dei legami umani. È un’opera che sa parlare al cuore e alla mente, che costringe a confrontarsi con la domanda che aleggia dietro ogni sua pagina: cosa resta di noi quando il mondo cambia?

Forse è proprio questa la forza eterna de Il Gattopardo: il ricordo che, anche nella fine, si nasconde una forma di bellezza immortale.


Giuseppe Tomasi di Lampedusa


       

Immagini dal set del film Il Gattopardo 1963




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18 settembre 2025

PATRIZIA ROSSETTI: UNA VITA TRA TELEVISIONE E SINCERITÀ . LA SUA STORIA IN SEMPLICEMENTE IO.





È un vero piacere per me ospitare sul mio blog Patrizia Rossetti, volto storico della televisione italiana e conduttrice amata dal pubblico. Con una carriera lunga, intensa e costellata di successi, Patrizia mi apre le porte della sua vita, tra ricordi indimenticabili, aneddoti straordinari e momenti di grande emozione, in un’intervista sincera e inedita, accompagnata dal suo libro Semplicemente io.

D. COSA L’HA SPINTA A SCRIVERE SEMPLICEMENTE IO ?

R. Perché mi sono girata indietro e mi sono resa conto che sono trascorsi ben 44 anni dall’inizio della mia carriera. Allora mi sono detta: “Perché no? Perché non raccontare tutto quello che ho vissuto, quello che si è visto e, soprattutto, quello che non si è visto?”. La mia storia, la mia nascita, la mia crescita, le mie felicità e, perché no, anche le mie delusioni. Gli incontri con personaggi straordinari, quelli privati non sempre andati a buon fine… insomma, tutta la mia vita. Ho voluto farlo in maniera schietta, sincera e anche molto ironica. Spero di esserci riuscita.


D. NEL CORSO DELLA SUA CARRIERA HA INCONTRATO MOLTI PERSONAGGI NOTI : C’È UN INCONTRO CHE L’HA COLPITA PARTICOLARMENTE E CHE PORTA ANCORA NEL CUORE?

R. Nella mia carriera ho incontrato davvero tantissimi personaggi straordinari, italiani e stranieri: i più grandi cantanti della musica italiana, da Biagio Antonacci a Vasco Rossi, Gianni Morandi, Tiziano Ferro, Laura Pausini, Giorgia e tanti altri, come Mia Martini. Proprio l’incontro con Mia Martini mi ha colpita molto. Dopo Sanremo venne da me per un’intervista e pochissimo tempo dopo decise di togliersi la vita. È un ricordo struggente e indimenticabile.
Un altro momento molto significativo è stato quando corsi a Roma per intervistare addirittura lo straordinario Sean Connery. Era bellissimo, affascinante, elegante, educatissimo. Avevo solo un dubbio: essendo abituata alla voce di Ferruccio Amendola, temevo che dal vivo fosse diversa. Invece era splendida, sexy e magnetica. Anche sua moglie era carinissima: piccolina, come me, molto gentile. Mi sono trovata benissimo con entrambi e devo dire che questo incontro non lo dimenticherò mai.

D. SFOGLIANDO SEMPLICEMENTE IO SI PERCEPISCE AUTENTICITÀ : C’È UN EPISODIO RACCONTATO NEL LIBRO A CUI È PARTICOLARMENTE LEGATA E CHE CONSIDERA FONDAMENTALE PER DEFINIRE CHI È OGGI? 

R. Se penso a un momento che ha segnato la mia vita e, in fondo, anche la donna che sono oggi, direi sicuramente la mia nascita. È stata molto difficile: ho rischiato di morire. Mio padre e mio nonno mi hanno trasportata per cinquanta chilometri sotto la pioggia, stretta tra i loro corpi, fino all’ospedale. Mi hanno messa in incubatrice e non c’erano molte speranze. Eppure ce l’ho fatta. Credo che la mia forza, la mia volontà, il mio carattere deciso derivino proprio da lì. Quelle difficoltà iniziali mi hanno resa una donna forte, combattiva, sempre pronta a rischiare e a mettersi in gioco.

D. LEI È UNA FIGURA MOLTO AMATA DAL PUBBLICO: QUAL È SECONDO LEI IL SEGRETO PER MANTENERE, NEL TEMPO , QUESTO LEGAME SPECIALE CON LE PERSONE? 

R. Credo che non ci siano segreti particolari per mantenere un rapporto così bello e duraturo con il pubblico, anche dopo tanti anni e senza programmi personali. Il mio “segreto”, se così si può chiamare, è semplicemente essere me stessa. Non mi sono mai costruita un personaggio: sono Patrizia Rossetti, nel bene e nel male. Quando sbaglio chiedo scusa, se non ho ragione con umiltà chiedo maggiormente scusa; se invece ho ragione, divento roboante, ma sempre sincera e schietta. Credo che il pubblico apprezzi proprio questo: la mia autenticità e la mia umiltà. Non mi sono mai montata la testa e non lo farò mai. Anche se ho fatto Sanremo, tanti programmi, il primo talk show in diretta su Rete 4… tutto me lo sono guadagnato strada facendo, senza scorciatoie. E penso che questa sincerità sia arrivata alle persone.

D. SE DOVESSE DESCRIVERE LA 
PATRIZIA PROFESSIONISTA E LA PATRIZIA DONNA NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI, QUALI DIFFERENZE E QUALI SOMIGLIANZE EMERGEREBBERO?

R. Non ci sono grandi differenze tra la donna Patrizia e la Patrizia professionista. Come conduttrice sono molto esigente, con me stessa e con gli altri: puntualità, schiettezza, confronto per me sono fondamentali. Nella vita, invece, sono un po’ più ragazzina. 
In televisione mi piace essere sempre impeccabile, truccata e vestita bene; nella vita di tutti i giorni, però, sono molto più semplice: jeans, tute, scarpe da ginnastica e la mia cagnolina a farmi compagnia. Sono un po’ più scanzonata e meno pignola. Certo, nel lavoro pretendo precisione; nella vita privata, se c’è da fare una lavatrice o stirare, sono capace di rimandare anche per tre giorni.

D. UN SOGNO NEL CASSETTO CHE ANCORA NON HA REALIZZATO E CHE LE PIACEREBBE CONDIVIDERE CON I SUOI LETTORI E IL SUO PUBBLICO ?

R. Un sogno nel cassetto? I sogni devono esserci sempre. Mi piacerebbe partecipare a Ballando con le stelle, ma so che non sarà possibile avendo già fatto diversi reality. Oppure mi piacerebbe condurre una trasmissione in una fascia oraria che non ho mai coperto. Ho fatto la mattina, il pomeriggio, la sera, la notte, il sabato pomeriggio e la domenica mattina… mi mancherebbe la domenica pomeriggio. Anche solo essere ospite fissa in una trasmissione come Domenica In con Mara Venier non mi dispiacerebbe affatto.
Del resto ho fatto davvero di tutto: teatro, radio, televisione, a ogni ora possibile. Ricordo che Maurizio Costanzo, quando fui ospite da lui, mi disse: “Sa che lei fa più ore di me in televisione?”. E aveva ragione.

D. GUARDANDO AL FUTURO : QUALI SONO I SUOI PROSSIMI PROGETTI, SIA NEL CAMPO EDITORIALE CHE IN QUELLO TELEVISIVO O ARTISTICO? 

R. Il mio desiderio è continuare a fare quello che faccio adesso. Apro una parentesi sulle telepromozioni: le faccio dal 1983, da quando sono entrata a Mediaset, e sono molto onorata che continuino a chiamarmi. Significa che il mio personaggio funziona, che sono credibile e che il pubblico si fida di me. Ho anche in programma delle ospitate carine e, credo di poterlo dire, una collaborazione più stabile in una trasmissione che mi piace molto: La volta buona con Caterina Balivo, una conduttrice che stimo.
Per quanto riguarda la scrittura, chissà? Potrei pensare a un secondo libro. Mi sono resa conto che tante cose avrei potuto raccontarle di più e altre addirittura me le sono dimenticate: 44 anni sono tanti.
Vedremo. Io sono fatalista: tutto quello che arriva lo accolgo con umiltà e professionalità. Se non arriva nulla, va bene lo stesso. Ma spero che ci sia ancora qualche occasione bella e particolare per continuare a dare qualcosa al mio pubblico e aumentarlo ancora di più. 

Desidero ringraziare Patrizia Rossetti per la disponibilità dimostrata nel rispondere alle mie domande. 

In libreria e sugli store online dal 11 aprile 2025 Frascati & Serradifalco Editori

SINOSSI 

Erano gli anni ’80 e nel firmamento delle star della televisione italiana una piccola stellina iniziò timidamente a brillare. Nessuno se lo sarebbe aspettato, neppure lei che, nata in un paesino della campagna toscana, con la sua semplicità, conquistò il cuore degli Italiani diventando l’amica con la quale passare i pomeriggi davanti alla TV. Una ragazza come tante, senza grilli per la testa, con genuinità e schiettezza divenne il volto di Rete 4, anche se lei ha sempre preferito essere considerata un’amica, una persona come tante… la star della porta accanto.

COSA NE PENSO

Con Semplicemente io, Patrizia Rossetti firma un libro che va oltre il classico memoir televisivo, offrendo ai lettori un ritratto autentico e intimo della propria vita. Volto noto e amato dal pubblico italiano, l’autrice sceglie di spogliarsi dei riflettori per raccontarsi con naturalezza, costruendo un percorso narrativo che alterna ricordi, riflessioni personali e pensieri sul presente.

La cifra stilistica del volume è la spontaneità: Rossetti scrive come parla, con un tono diretto e confidenziale che restituisce la sensazione di un dialogo a tu per tu. Questa immediatezza rappresenta il valore aggiunto del testo, capace di avvicinare il lettore e di renderlo partecipe del suo mondo interiore.

Lontano dalla retorica, Semplicemente io mette al centro l’idea di autenticità: essere se stessi, accettando conquiste e fragilità, successi e cadute. Un messaggio che si intreccia con la sua esperienza professionale e personale, ma che assume una valenza universale. Non si tratta solo della storia di una carriera o di un volto noto, bensì di una riflessione più ampia sul valore dell’identità e sulla necessità di custodire la propria unicità.

La scrittura scorrevole, il ritmo agile e la capacità di alternare leggerezza ed emozione rendono la lettura coinvolgente. Il risultato è un libro che non si limita a raccontare un percorso individuale, ma che si propone come fonte di ispirazione per chiunque desideri ritrovare il coraggio di essere “semplicemente sé stesso”.


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06 settembre 2025

6 SETTEMBRE : OMAGGIO AD ANDREA CAMILLERI E AL SUO LIBRO LA PAURA DI MONTALBANO

Cari amici lettori,

oggi, 6 settembre, celebriamo l’anniversario della nascita di Andrea Camilleri (1925 – 2019), una delle voci più amate e riconoscibili della narrativa italiana contemporanea. La sua opera ha lasciato un segno profondo, soprattutto attraverso la creatura letteraria che più di tutte lo ha reso celebre: il commissario Salvo Montalbano.

Per ricordarlo, voglio parlarvi di un libro che raccoglie alcune delle indagini più intense e affascinanti del commissario: La paura di Montalbano, una raccolta di racconti che mostra la grandezza di Camilleri non solo come giallista, ma come narratore capace di scandagliare le emozioni e i limiti umani.

In libreria e sugli store online dal 18 aprile 2023 Sellerio Editore

Lo stile inconfondibile di Camilleri

Ciò che rende Camilleri unico è il suo linguaggio: un intreccio sapiente di italiano e dialetto siciliano che diventa voce, ritmo, musica. Questa lingua mista non è mai artificiosa, ma nasce come necessità espressiva: per raccontare la Sicilia e la sua gente non bastava l’italiano standard, serviva il colore e la vibrazione del dialetto.
Il risultato è una prosa viva, immediata, capace di avvicinare il lettore a un mondo reale, con i suoi profumi, i suoi silenzi, le sue contraddizioni.

Salvo Montalbano: più di un commissario

Nel personaggio di Montalbano si riflette l’umanità profonda dell’autore. Non è un eroe infallibile, ma un uomo complesso: malinconico e ironico, inflessibile di fronte all’ingiustizia ma al tempo stesso vulnerabile.
In La paura di Montalbano, questo lato più intimo viene a galla. Camilleri non racconta solo i casi polizieschi, ma mette a nudo i dubbi e le fragilità del commissario. La “paura” diventa allora un sentimento che tutti possiamo riconoscere: non debolezza, ma consapevolezza dei propri limiti, di fronte alla vita e alla morte.

Una lezione ancora viva

Rileggere Camilleri oggi significa ritrovare un autore che ha saputo innovare il giallo italiano rendendolo universale, e che ha regalato un personaggio capace di parlare a generazioni diverse. Montalbano è radicato nella Sicilia, ma al tempo stesso appartiene a tutti noi: rappresenta il bisogno di verità, il senso della giustizia, la capacità di guardare il mondo con uno sguardo critico e umano.

📚 Curiosità su Camilleri e Montalbano

Il nome “Montalbano” nasce come omaggio al collega e amico scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, padre del detective Pepe Carvalho.

Un successo tardivo: Camilleri pubblicò il primo romanzo di Montalbano, La forma dell’acqua, nel 1994, quando aveva quasi 70 anni. Il successo arrivò quindi in età matura, dimostrando che la scrittura non conosce limiti anagrafici.

Il legame con la Sicilia: sebbene Vigàta sia un luogo immaginario, prende ispirazione dalla natia Porto Empedocle, che in suo onore oggi porta il nome di “Porto Empedocle Vigàta”.

Dal libro allo schermo: la serie TV ispirata ai romanzi ha contribuito a rendere Montalbano un’icona internazionale, ma Camilleri non smise mai di ribadire che il vero Montalbano viveva solo tra le pagine.

L’ultima lezione: Camilleri scrisse e fece custodire per anni un romanzo finale su Montalbano, pensato come chiusura del ciclo, che venne pubblicato solo dopo la sua morte (Riccardino, 2020).

Caterina Lucido

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01 settembre 2025

SETTEMBRE : IL TEMPO DEI NUOVI INIZI





Settembre porta con sé l’odore delle pagine nuove e l’emozione dei propositi. È il mese in cui l’estate si congeda lentamente e la vita quotidiana riprende il suo ritmo, ma anche il tempo in cui ci fermiamo a immaginare nuove possibilità, nuove letture, nuove strade da percorrere.
Ogni settembre è una promessa di rinascita: ci invita a credere che i sogni possano trovare spazio, che i progetti possano sbocciare, che la speranza non debba mai abbandonarci.

La speranza, in questi tempi difficili, non è soltanto personale. È anche collettiva. Non possiamo dimenticare che, mentre noi ci concediamo il privilegio di nuovi inizi, ci sono popoli che lottano quotidianamente per la sopravvivenza. In particolare, il mio pensiero va al popolo di Gaza, martoriato da una guerra che non accenna a fermarsi. La mia solidarietà è con loro, e con tutti coloro che subiscono ingiustizia e dolore. La speranza che porto con me in questo settembre è che un giorno possano cessare le guerre e il mondo impari a ritrovare la pace.

Questo mese, però, è anche occasione di memoria. Il 6 settembre 2025 ricorre il centenario della nascita di Andrea Camilleri, autore che porto nel cuore non solo perché conterraneo, ma perché capace di dare voce a una Sicilia viva, contraddittoria, ironica e struggente. Camilleri ci ha lasciato nel 2019, ma i suoi personaggi e le sue storie restano immortali: veri compagni di viaggio, capaci di raccontare la verità dell’animo umano con leggerezza e profondità insieme.

Voglio ricordarlo con uno dei suoi libri che mi hanno maggiormente colpita e che vi presenterò il giorno del suo anniversario di nascita. Una lettura che sa di radici, memoria e bellezza.

Seguite il blog per scoprire insieme a me quale sarà il titolo che ho scelto per celebrare Camilleri e per continuare a tenerne viva la voce. Hello Awin, benvenuti anche voi! 

Vi aspetto.

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26 agosto 2025

RECENSIONE DEL LIBRO : “TRONCAMACCHIONI” DI ALBERTO PRUNETTI



In libreria e sugli store online dal 17 settembre 2024 Feltrinelli Editore


NOTE SULL' AUTORE 

Alberto Prunetti (Piombino, 1973) è autore di Amianto. Una storia operaia (disponibile in “Universale Economica” Feltrinelli), 108 metri, Nel girone dei bestemmiatori e Non è un pranzo di gala. Indagine sulla letteratura working class. Traduttore e redattore editoriale, dirige la collana Working class di Alegre e il Festival di Letteratura Working Class.

SINOSSI 

Domenico Marchettini, detto il Ricciolo, “facchino propenso alla rissa e al turpiloquio”. Giuseppe Maggiori, taciturno minatore analfabeta. E ancora, Robusto Biancani, ciabattino comunista dall’aria sensibile e sognante, e Albano Innocenti, “fermentatore di disordini”. Personaggi che raramente si incontrano nei libri di storia, se non intruppati in entità collettive e senza volto come “le masse”, “i proletari”, “il popolo”. Sono questi, i loro sodali, le madri, le sorelle, le compagne i protagonisti della novella nera cantata in questo libro. È il racconto di uomini e donne nell’Alta Maremma agli albori del fascismo: anarchici e banditi, disertori e comunisti, tipi arruffati che non hanno avuto la fortuna di trovare davanti a sé una strada dritta e spianata, ma sono stati costretti a farsi avanti “a troncamacchioni” – “tra i lecceti gli scopeti i castagneti e i forteti, col cuore in gola e le labbra spaccate”: perennemente in fuga dall’autorità costituita, dai picchiatori fascisti, dai delatori pronti a vendere il vicino di casa per pochi denari. Lo spirito ribelle di minatori e contadini che non hanno niente da perdere ma non rinunciano a opporsi, a negare il proprio consenso, si fa avanti a colpi di coltello, di bastone, di furore, ma anche di versi in ottava rima improvvisati. E dalle colline della Maremma arriva fino in Francia, in Belgio, in Russia.


COSA NE PENSO

Troncamacchioni è un affresco scomposto della Maremma in camicia nera. 
Scritto con la tipica sagacia toscana, Troncamacchioni si apre con una voce narrante che pare volerci accompagnare tra le pieghe di un’epoca tormentata, mescolandosi ai tanti personaggi  uomini e donne che tentarono, a modo loro, di opporsi all’oppressione del regime fascista. Il contesto storico, quello del ventennio e in particolare della Maremma e del borgo di Tatti, è senz’altro interessante e meritevole di essere raccontato.
Tuttavia, dopo un avvio promettente, la mia attenzione è andata via via affievolendosi. Le prime cinquanta pagine mi avevano fatto sperare in un romanzo capace di coniugare memoria e narrazione, ma ben presto la struttura si è fatta confusa: le storie si intrecciano senza un ordine preciso, i personaggi si accavallano come in una centrifuga narrativa, e il ritorno costante sugli stessi episodi finisce per appesantire il ritmo.
Il risultato è un testo che, pur denso di dettagli storici, manca di quella tensione narrativa necessaria a coinvolgere davvero il lettore. Avrei preferito un racconto più snello, capace di far emergere con maggior forza emotiva la vicenda di Tatti e dei suoi abitanti. La materia c’era, ma la forma non l’ha servita al meglio.
In conclusione, Troncamacchioni offre senza dubbio uno spaccato autentico e documentato sulla Maremma durante il fascismo, ma almeno per me resta un’occasione mancata: non è riuscito a lasciarmi nulla, né sul piano emotivo né su quello letterario.

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INTERVISTA A SVEVA CASATI MODIGNANI

È un'onore, oltre che un piacere ospitare nel mio blog Sveva Casati Modignani una delle firme più amate della narrativa contemporanea: i...