08 aprile 2021

INTERVISTA A JOHN HEMINGWAY: NIPOTE DEL PREMIO NOBEL ERNEST HEMINGWAY




John Patrick Hemingway è uno scrittore e giornalista statunitense. Nipote del premio Nobel Ernest Hemingway e figlio di Gregory Hemingway. John è nato a Miami in Florida nel 1960, ha studiato storia e Italiano alla U.C.L.A. dopo la laurea si trasferisce in Italia a Milano nel 1983, dove inizia il suo percorso di scrittore e di traduttore. I suoi articoli sono apparsi su alcuni giornali come l'Unità e Libero. Dopo aver lasciato l'Italia e aver trascorso un anno in Spagna, John ora vive con sua moglie e due figli a Montreal, in Canada. I suoi articoli e racconti sono apparsi su giornali e riviste americani, italiani e spagnoli. Il suo racconto Uncle Gus è stato messo in evidenza per il rilancio del "Saturday Evening Post". Nel 2007 ha pubblicato presso la casa editrice americana Lyon Press il libro "Strange tribe: a family memoir", tradotto in molti paesi (Spagna, Repubblica Ceca, Bulgaria, Cina e Taiwan), in Italia “Una strana tribù. Memorie di una famiglia” è stato pubblicato nel 2018.
John viene spesso invitato in Italia a partecipare a conferenze o eventi che ricordano la memoria e l'opera di suo nonno. Nel 2014 ha preso parte all'inaugurazione del Museo Hemingway e della Grande Guerra di Bassano del Grappa (Vicenza). Nel 2019 pubblica in Inglese Bacchanalia : A Pamplona Story. 

Desidero ringraziare John Hemingway per la disponibilità mostrata nel concedermi questa intervista. 


D:PRIMA DELLA STESURA DI UN LIBRO FAI DELLE RICERCHE? QUANTO TEMPO DEDICHI ALLE RICERCHE PRIMA DI INIZIARE A SCRIVERE? 

R: Per i miei romanzi non faccio molte ricerche. Di solito i miei romanzi sono basati sulle mie esperienze. 
Per il memoriale dedicato alla mia famiglia, ho fatto numerose ricerche dato che riguardava le vite di mio padre e mio nonno. 


D: SECONDE TE LA SCRITTURA È COME UNA PRATICA SPIRITUALE? 

R: Direi di sì, è una pratica spirituale o che può diventarla.
Ciò, ovviamente, dipenderà da come lo scrittore vede il suo lavoro. Mi è capitato di vedere quello che faccio come una chiamata, perché devi davvero goderti la scrittura, viste le difficoltà che dovrai affrontare come scrittore. 
È probabile che non diventerai né famoso né ricco e prima te ne renderai conto meglio starai. 


D: SE NON AVRESTI FATTO LO SCRITTORE, COSA AVRESTI FATTO?

R: Forse sarei diventato medico come mio padre o forse un diplomatico o anche un costruttore di barche a vela, non saprei davvero,chi può dirlo? 


D: QUAL E’ STATA LA SCENA PIU' DIFFICILE DA SCRIVERE? 

R: Penso l'ultimo capitolo di Bacchanalia. Era molto importante il dialogo tra i due protagonisti del romanzo, i giovani amanti Frank e Irina. Doveva essere tutto molto fluido a partire dalle parole, ai gesti, tutte queste cose erano importanti per creare la giusta atmosfera tra loro due che si cercavano disperatamente l'un l'altra, cercando contro ogni previsione di far funzionare la loro relazione. 


D: QUANTO TEMPO TI SERVE IN MEDIA PER SCRIVERE UN LIBRO? 

R: Scrivo dai otto ai quindici mesi per realizzare un libro.


D: C’E’ UN LIBRO DI TUO NONNO ERNEST HEMINGWAY CHE AVRESTI VOLUTO SCRIVERE O CONTINUARE? 

R: Bèh, potrei dire che Bacchanalia è una versione moderna del romanzo di mio nonno The Sun Also Rises ,“Fiesta (Il sole sorgerà ancora)”. All'inizio ne avevo parlato con un editore di Thomas Dunne, che faceva parte del  St. Martin's Press fino all'aprile del 2020, purtroppo la casa editrice è stata chiusa e tutti i suoi dipendenti sono stati licenziati. La persona con cui era in contatto Thomas Dunne, ha avuto l'idea di farmi realizzare una serie di racconti basati ai giorni nostri da aggiungere alle opere di mio nonno. Bacchanalia sarebbe stato il primo di loro. 
La persona che aveva letto il mio romanzo ne era entusiasta. 
Gli avevo anche detto che stavo già lavorando al secondo romanzo di quella che alla fine sarebbe stata una trilogia. Quest'ultimo però, è stato ambientato a Milano prima e durante la pandemia del Covid19. Adesso l'ho finito ed è in corso di valutazione da parte di un agente letterario negli Stati Uniti. 


D: HAI VISSUTO IN ITALIA PER MOLTI ANNI. COSA TI MANCA DELL'ITALIA? 

R: Mi mancano le persone, la cultura, la cucina, le città d'arte e la facilità 
con cui si possa passare da un paesaggio di montagna ad uno di mare in poche ore. 
È incredibile, in una parola, sublime.
Mi manca la lingua italiana stessa, il suo suono seducente.
Mi manca lo stile italiano, e il modo di fare bella figura degli italiani. Mi manca il senso del tempo del paese che solo una cultura vecchia come quella italiana può avere. Mi mancano così tante cose... 


Ph. John Hemingway insieme alla moglie Kristina.


Intervista a cura di C.L

© Riproduzione riservata

05 aprile 2021

“..CONOSCIAMO: MASSIMILIANO ALBERTI, AUTORE DEL LIBRO LA PICCOLA PARIGI.”




Cari lettori,

Oggi vi voglio fare conoscere un nuovo autore, Massimiliano Alberti nasce a Trieste nel 1979, in quel cantuccio di terra cosmopolita che ha fatto da arena a molti scrittori. Assunto presso un’importante azienda del mondo del caffè, è proprio il lavoro a portarlo a coltivare la passione per i libri e la scrittura. Nipote dello scultore Tristano Alberti, cresce fra i bozzetti, i quadri e le statue del nonno. L’influenza artistica lo incoraggia a scrivere e così nasce il suo romanzo d’esordio, L’invitato Infinito edizioni , 2018 
La Piccola Parigi Infinito edizioni,2020


D. LA PREFAZIONE DEL LIBRO “LA PICCOLA PARIGI” È STATA CURATA DALLA DIVA FRANCESE BRIGITTE BARDOT, ATTIVISTA PER I DIRITTI DEGLI ANIMALI. NEL 2020 LE È STATO ASSEGNATO LA MARGHERITA D’ARGENTO IL PREMIO ANNUALE CHE L’ASSOCIAZIONE IL GATTILE ODV DI TRIESTE CONFERISCE A UNA DONNA CHE NE CONDIVIDE LE FINALITÀ DI CURA E RICOVERO DEI GATTI RANDAGI. COM’È NATA LA VOSTRA COLLABORAZIONE? 

R. In maniera molto semplice: ho inviato una mail con tutto il progetto e il testo (in lingua francese) al suo consulente letterario Francois Bagnaud… Dopo un mese circa ricevo la risposta che madame Brigitte Bardot le piaceva il libro… e così ha siglato la prefazione. 

D. COME E QUANDO NASCE LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA? 

R. Scrivere per me è serotonina naturale e l’ho capito circa 15 anni fa… Ho fatto dei corsi di scrittura a Milano e Verona, vinto dei concorsi con dei racconti e poi ho iniziato a scrivere un romanzo… e Infinito Edizioni ha accettato la sfida di pubblicarlo. 

D. RICORDI QUAL’È IL PRIMO LIBRO CHE TI ABBIA DAVVERO APPASSIONATO E IL PERCHÈ? 

R. Il grande Gatsby… dentro quel romanzo c’è quasi tutto… 

D. LORENZO IL PROTAGONISTA DEL TUO ROMANZO È UN SOGNATORE E UN INGUARIBILE ROMANTICO. QUANTI DEI SUOI ATTEGGIAMENTI O SENSAZIONI RIVEDI IN TE STESSO? 

R. È un io narrante in prima persona… molte cose le ho nascoste fra le righe. 

D. SE AVESSI MODO DI INCONTRARE PAOLO, L’UOMO CHE HA ISPIRATO IL TUO RACCONTO, COSA GLI DIRESTI? 

R. Che la sua vita mi è piaciuta… bastava scriverla… 

D. CI SONO SCRITTORI CHE SONO PER TE FONTE DI ISPIRAZIONE? 

R. Oscar Wilde, G. Orwel, F.S. Fitzgerald, Mordecai Richler… C. Dickens 

D. PROGETTI PER IL FUTURO? 

R. Certo… scrivere crea dipendenza…

Desidero ringraziare Massimiliano per aver risposto alle mie domande


SINOSSI 

Un omaggio a una delle tante perle che, nel corso della storia, la regina della Senna ha "nascosto" nei sobborghi di molte metropoli europee. Vicoli stretti, costruzioni basse e rustiche. Proprio come a Montmartre, nel grembo della bella e unica Trieste tante piccole case sorgono accatastate una vicina all'altra, in un'area che ricorda lo spirito Bohémien ma senza le notti del Moulin Rouge o de Le Chat Noir. Niente Cancan. Storie di sola gente e di gente sola, in questo luogo. Talvolta di andate e di ritorni. Di calzini appesi accanto al fuoco e di corti umide. Storia d'amore e d'amicizia. Di Lorenzo e di Marie Jeanne. Del matto Willy Boy e dei suoi "pen pen" urlati al cielo. Di Tullio e di Christian. Di gatto Benny e gatta Maria. Della Dea Incantatrice e Assassina: la Brown Sugar. Storia di mamma Rosalia. Di una carta da gioco appiccicata su di un muro in una viuzza nascosta. E di un rione ormai dimenticato fra nuovi e sovrastanti palazzi. Benvenuti nella Piccola Parigi. "Non state sognando, esiste realmente...!". (Brigitte Bardot) Parte dei diritti d'autore derivanti dalla vendita di questo libro sono devoluti in beneficienza a "Il Gattile" di Trieste.


COSA NE PENSO 

La Piccola Parigi racchiude in sé la vera essenza della vita nei piccoli borghi tra gli inconfondibili profumi e colori che solo in questi posti incantevoli è possibile scorgere.  
In questo romanzo c'è poesia ovunque come nella Montmartre bohémienne parigina ritratta nelle opere dei grandi artisti: da Picasso a Van Gogh, passando tra Renoir e Toulouse-Lautrec, accompagnata dalle note malinconiche di “La Foule” della Piaf.
L' amicizia e l'amore sono spesso in forte contrasto tra di loro nella vita di Lorenzo Galante il protagonista di questo romanzo.
Le persone cambiano, la vita prende delle pieghe diverse e Lorenzo non riesce ad accettarlo.
Vive ostinatamente nella cecità della propria testardaggine, un uomo che rimane psicologicamente bambino tra sogni e ricordi finché un giorno quasi per magia viene risvegliato dal suo lungo sonno.
La Piccola Parigi della corte Fedrigovez è un racconto intenso sulla metamorfosi della vita, un libro da non perdere cari amici.
Buona lettura!


Intervista e recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata






31 marzo 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: I VENTI DI SABBIA DI KRISTIN HANNAH

 






NOTE SULL' AUTRICE


Kristin Hannah (Garden Grove, California, 1960) è una pluripremiata autrice statunitense, con oltre venti romanzi all'attivo. Ha lavorato come avvocato prima di dedicarsi interamente alla scrittura, nel 1991. Tra i suoi romanzi pubblicati in Italia ricordiamo L'estate in cui imparammo a volare (Mondadori 2014), L'usignolo (Mondadori 2016) e Il grande inverno (Mondadori 2018).


SINOSSI

Texas, 1934. Milioni di persone sono rimaste senza lavoro e la siccità ha distrutto le Grandi Pianure. Gli agricoltori stanno combattendo per non perdere le loro terre e la loro fonte di sostentamento, dal momento che le coltivazioni avvizziscono irrimediabilmente, l'acqua si sta prosciugando e le tempeste di polvere e sabbia minacciano di seppellirli tutti. Uno dei periodi più bui della Grande Depressione, l'era del Dust Bowl, è arrivato come un'implacabile vendetta. In questo tempo incerto e pericoloso, Elsa Martinelli, una donna e madre coraggiosa, cerca in tutti i modi di salvare la sua famiglia e la fattoria dove vive, l'unica vera casa che abbia mai avuto. A un certo punto, però, come tanti suoi vicini, è costretta a fare una scelta angosciosa: continuare a combattere per la terra che ama o andare a ovest, in California, alla ricerca di una vita migliore. Per dare un futuro ai suoi figli decide di partire, ma il viaggio è estenuante e difficile, e l'arrivo ancora di più: la situazione in California non è così facile come Elsa credeva. Ampi e abbaglianti, i campi senza grano delle Grandi Pianure prendono vita in questo romanzo potente e indimenticabile, che è una parabola di difficoltà e nuovi inizi e al tempo stesso la narrazione epica del fallimento di un sogno, ora più che mai emblematico, e della speranza che ciononostante non viene mai meno.


COSA NE PENSO 

Un romanzo coinvolgente dal profumo antico, una lettura che arriva dritta al cuore del lettore spazzando via ogni certezza sulla vita.
Quello che spesso l'autrice mette in evidenza nel suo libro è la straordinaria capacità che può nascondersi dietro la speranza, un sentimento testardo,un concetto talvolta astratto che non conosce né la separazione né il tempo che passa. Ma che prima o poi ritorna per sanare le vecchie ferite.
In conclusione, consiglio questo libro a chiunque voglia perdersi dentro una bella storia intensa.
Buona lettura!

Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata

28 marzo 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: INVERNO ROMANO DI PABLO CERINI


NOTE SULL' AUTORE

Pablo Cerini lavora per molti anni come sviluppatore software, partecipando alla realizzazione di videogiochi pubblicati su console Nintendo. Grazie all’attività di sviluppo siti web, si avvicina al mondo del copy writing, compiendo significative esperienze come content creator. Da anni affianca al lavoro di programmatore informatico anche una regolare attività di scrittore. La sua produzione letteraria conta diversi racconti premiati a concorsi nazionali e pubblicati in antologie. Il suo primo romanzo edito, dal titolo “Satori weekend”, è stato pubblicato nel gennaio 2020 dai tipi di Genesi Edizioni.


SINOSSI

In una Roma a tratti quotidiana, a tratti inquietante e pervasa da presagi soprannaturali, si svolge questo remake della celebre storia di “Jack lo squartatore”. Liberamente ispirato al fumetto “From Hell” di Alan Moore, il romanzo ne riprende alcuni punti chiave, rivoluzionandone il contesto: non è più la nebbiosa Londra a fare da sfondo agli omicidi, ma la vicenda si snoda nelle piazze monumentali e decadenti della Roma dei nostri giorni. Protagonista del libro è ancora una figura insospettabile, un prete di una nobile e rispettabile casata dell’Aventino: Don Angelo, che ha perso la fede nella religione e ricerca il senso del dogma cristiano nell’antichità pagana. Suo antagonista è uno spacciatore da quattro soldi, Samuele, antieroe di periferia che si muove tra prostitute e cocaina, in uno scenario degradante che inietta la corruzione e l’atmosfera noir di un “Gomorra” nelle vicende del celebre serial killer. Un inquietante rito si staglia sullo sfondo della morte di alcune prostitute, e la chiave del mistero sembra essere un bambino, Giona, che non ha mai conosciuto la vera identità del padre. Samuele, il protettore delle donne che cadono nelle tenebre notte dopo notte, sente stringersi il cappio attorno a sé, e cerca di fare luce sul mistero delle morti. Ma la sua mente è distratta da un’altra giovane donna che ha conosciuto, Chiara, la mamma di Giona, con cui il criminale inizia imprevedibilmente una relazione, come in una sorta di disperata ricerca dell’innocenza perduta. Su Samuele indaga la polizia romana, che, per via dei suoi legami con le vittime, lo ritiene il principale sospettato degli omicidi. Ma il vero carnefice si aggira indisturbato nell’ombra, fino a che la sua scia di sangue non si interseca con la vita di Giona. L’incontro scatena la sfida con Samuele, che precipita nelle spire di un’antica presenza affamata di sangue, che sta risorgendo dai sotterranei della Roma esoterica.


COSA NE PENSO 

In Inverno Romano il lettore viene trascinato in un mondo dove il bene e il male si fondono in un tutt'uno.
All'inizio la storia fatica a decollare.
La trama è un po’ esagerata,il ritmo discontinuo, soprattutto per gli scenari e i continui déjà-vu con altri celebri libri.
La parte che ho apprezzato di più è la relazione tra Samuele e Chiara. Il personaggio più interessante a mio parere è Giona.
La storia risulta incalzante e ricca di colpi di scena verso la fine.
Concludendo, INVERNO ROMANO è capace di portare il lettore a porsi un'infinità di domande senza avere mai una risposta concreta.
Consigliato per chi ha voglia di forti emozioni! 
Buona lettura!


Recensione a cura di C.L


12 marzo 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: IL LATO SBAGLIATO DEL CIELO DI LAURA BALDO

NOTE SULL' AUTRICE

Laura Baldo è nata e vive a Trento. Coltiva la passione per la lettura, i viaggi, gli animali, l’opera lirica e la scrittura. Con il racconto La crepa, da cui deriva lo spunto per questo romanzo, ha vinto il Premio della giuria al “Napoli Cultural Classic” 2019. Nel dicembre dello stesso anno è uscito il suo primo libro Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins), vincitore del concorso “eLove Talent” 2019, ambientato durante la Seconda guerra mondiale, periodo storico di cui è appassionata. A giugno 2020 è uscito il giallo breve La salvatrice di libri orfani (Alcheringa Edizioni). Collabora con la rivista culturale “Alibi Online”, scrive recensioni per il blog “A libro aperto” e inventa fiabe stravaganti per il sito “Piccoli Grandi Sognatori”. Ha in corso di pubblicazione una saga fantasy con Words Edizioni e ha appena ultimato uno spin-off del romanzo Il lato sbagliato del cielo.


SINOSSI

Rainer è un giovane soldato delle SS. Di stanza a Varsavia viene ferito da un ordigno e inviato, dopo la convalescenza, come guardiano nel lager di Flossenbürg. E qui il destino vuole che incontri Lucjan, giovane prigioniero, che proprio nella città polacca è stato autore del suo ferimento. Sarà lui a ricordargli, in un momento di profonda sfiducia e amarezza, che in quei frangenti era stato un eroe e aveva salvato un bambino. Rainer non ricorda l'episodio, ma il partigiano sì, e questo basta perché ai suoi occhi diventi una sorta di angelo custode. Giorno dopo giorno, tra i due, nasce un sentimento di rispetto che si tramuta in amicizia e, quando Lucjan finalmente riesce a fuggire, Rainer viene incaricato insieme ad altri soldati di catturarlo. Sarà il momento della svolta. Rainer dovrà finalmente decidersi da che parte stare, se continuare ad appoggiare un regime assassino e crudele oppure schierarsi dalla parte dei giusti.

COSA NE PENSO 

Laura Baldo con il suo romanzo  aiuta a non dimenticare il segno che l’olocausto ha lasciato all’umanità. 
L’ amicizia che lega Rainer a Lucjan è il simbolo dell’uguaglianza tra gli uomini. 
Il libro presenta una struttura solida sotto ogni aspetto sebbene i personaggi e le vicende narrate siano frutto della fantasia dell'autrice essi si amalgamano perfettamente al contesto storico.
Un libro molto bello e interessante dal finale non scontato. 
Consiglio assolutamente a tutti.

Buona lettura!

Recensione a cura di C.L

03 marzo 2021

CHIACCHIERATA CON VIOLA ARDONE, AUTRICE DEL LIBRO IL TRENO DEI BAMBINI.

Viola Ardone (Napoli 1974) è laureata in Lettere e ha lavorato per alcuni anni nell'editoria. Autrice di varie pubblicazioni, insegna latino e italiano nei licei. Fra i suoi romanzi ricordiamo: La ricetta del cuore in subbuglio (2013) e Una rivoluzione sentimentale (2016) entrambi editi da Salani. Nel 2019 pubblica con Einaudi Il treno dei bambini.


Desidero ringraziare l'autrice per la sua disponibilità nel concedermi questa intervista.


D: COS'È PER TE SCRIVERE? 
 
R: Scrivere è una dimensione del comprendere. Ne ho bisogno per attraversare un’emozione a cui non so dare nome o per affrontare, sotto le spoglie di un personaggio di fantasia, un mio vissuto che in qualche modo è stato traumatico.  
      
D: COSA TI HA SPINTO A SCRIVERE QUESTO ROMANZO? 
 
R: Il rapporto d’amore tra una madre e un bambino separati dalla povertà, dall’ingiustizia sociale, dal bisogno. E l’indagine sui confini dell’amore di una madre, perché lasciar partire il proprio figlio è un gesto di grande altruismo e generosità. Questa è stata la chiave che mi ha attratto verso la storia del settantamila bambini che negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale lasciarono le loro famiglie per essere accolti nel centro e nord Italia. 
      
D: QUAL È IL MESSAGGIO CHE VUOI TRASMETTERE ?
    
R: Non c’è un messaggio ma ci sono molte domande: è giusto far spostare dei bambini dal loro contesto per offrire loro condizioni di vita migliori? Cosa prova un bambino separandosi dal suo nucleo familiare? E al ritorno a casa, riuscirà a non fare paragoni tra il benessere sperimentato e la sua quotidianità? Credo che un romanzo non debba dare risposte ma che gli basti porre quesiti. 
      
D: CON QUALI COLORI DESCRIVERESTI I PERSONAGGI? 
    
R: Amerigo è un bambino vivacissimo e allegro: il suo colore è il giallo. Maddalena, la partigiana, ha il sacro fuoco della politica: è rossa. Antonietta, la madre, è una donna che non percepisce le sfumature della vita: tutto per lei è bianco o nero. 
   
D: SE DOVESSI DESCRIVERE AMERIGO CON TRE AGGETTIVI. QUALI SAREBBERO?

R: Curioso, saggio, ma anche ingenuo. 
 
D: CHI LEGGE PER PRIMO QUELLO CHE SCRIVI? 

R: Mia madre è la mia prima lettrice, da sempre. 

D: IL TUO PROSSIMO LAVORO?
    
R: Una storia al femminile, che volge ancora lo sguardo verso il nostro recente passato.  


COSA NE PENSO DI IL TRENO DEI BAMBINI

Il treno dei bambini è il primo libro che leggo dell'autrice.
Nel suo romanzo Viola Ardone racconta una vicenda poco nota dell’Italia del dopoguerra.
Migliaia di bambini del centro sud in particolar modo nel napoletano,
a causa della fame e della miseria vennero affidati a delle famiglie del Nord affinché questi bambini potessero avere un futuro migliore rispetto a quello che non potevano garantirgli le loro famiglie d'origine.
La scrittura è molto scorrevole e piacevole, mi è piaciuto molto lo stile narrativo, un' elemento altrettanto importante e non trascurabile è stata l'abilità dell' autrice nel trattare con cura le tematiche relative alla povertà e al rapporto tra una madre anaffettiva e del proprio figlio.
In questo libro si ha la piena coscienza dei rapporti umani visti dagli occhi di un bambino questo libro lo definirei , “gli occhi della memoria”.
Consigliatissimo. Buona lettura!
    

Intervista e recensione a cura di C.L


© Riproduzione Riservata

26 febbraio 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: BRUCIATI VIVI DI DANIELA STALLO

NOTE SULL’ AUTRICE
Daniela Stallo è nata a Taranto nel 1966. Giornalista pubblicista, ha collaborato sin da giovanissima con quotidiani locali, occupandosi di questioni politico-amministrative, di cultura e tradizioni. Ha pubblicato con Le Brumaie una raccolta di racconti, La città sul mare (2011). Vive attualmente a Pisa, dove insegna Diritto nelle scuole secondarie superiori.


SINOSSI

Luisa è un'insegnante pendolare. Il suo diario, che copre dieci mesi, da settembre a luglio, è la cronaca quasi giornaliera dell'anno scolastico e della sua vita privata. Luisa racconta di un lavoro ripetitivo, che non la gratifica, per giunta malpagato. Spesso si ammala o finge di farlo per poter restare a casa. Con il marito Thomas i rapporti sono agli sgoccioli e la lontananza del figlio, che lavora all'estero, di certo non la aiuta. Di pari passo crescono il malcontento, la diffidenza verso il prossimo, la solitudine e la noia. Così, lentamente, Luisa si convince che per anelare a un'esistenza migliore l'unica cosa da fare è eliminare le persone che ora gliela rendono difficile. Da questo momento in poi intraprende un personale percorso da serial killer, convinta che tutto questo le potrà donare una rinnovata serenità. E invece niente andrà secondo i suoi piani. Proiettata in una rincorsa ossessiva ed egoistica verso il proprio benessere, anche attraverso veri e propri crimini, ogni sua azione sembra votata al fallimento e a un epilogo drammatico.

COSA NE PENSO 

Un Noir originale sulla follia omicida.
Per un' autore o un' autrice trattare un argomento così complesso mettendo nero su bianco gli aspetti più remoti ed oscuri della psiche umana non è mai semplice.
La protagonista di Bruciati vivi è una donna dalla duplice personalità che diventa vittima e carnefice di se stessa.
C'è da sottolineare che l'autrice ha saputo cucire addosso alla sua protagonista un'anima e una mente perfettamente omogenee tra di loro.
La scrittura purtroppo si mantiene statica, poco fluida ciò ha leggermente abbassato il mio coinvolgimento totale nella storia.
A prescindere dal mio personale coinvolgimento, comunque, posso dire che si tratta di un thriller dalla trama lineare. 
Lo consiglio a tutti gli amanti del genere noir.


© Recensione a cura di C.L