31 marzo 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: I VENTI DI SABBIA DI KRISTIN HANNAH

 






NOTE SULL' AUTRICE


Kristin Hannah (Garden Grove, California, 1960) è una pluripremiata autrice statunitense, con oltre venti romanzi all'attivo. Ha lavorato come avvocato prima di dedicarsi interamente alla scrittura, nel 1991. Tra i suoi romanzi pubblicati in Italia ricordiamo L'estate in cui imparammo a volare (Mondadori 2014), L'usignolo (Mondadori 2016) e Il grande inverno (Mondadori 2018).


SINOSSI

Texas, 1934. Milioni di persone sono rimaste senza lavoro e la siccità ha distrutto le Grandi Pianure. Gli agricoltori stanno combattendo per non perdere le loro terre e la loro fonte di sostentamento, dal momento che le coltivazioni avvizziscono irrimediabilmente, l'acqua si sta prosciugando e le tempeste di polvere e sabbia minacciano di seppellirli tutti. Uno dei periodi più bui della Grande Depressione, l'era del Dust Bowl, è arrivato come un'implacabile vendetta. In questo tempo incerto e pericoloso, Elsa Martinelli, una donna e madre coraggiosa, cerca in tutti i modi di salvare la sua famiglia e la fattoria dove vive, l'unica vera casa che abbia mai avuto. A un certo punto, però, come tanti suoi vicini, è costretta a fare una scelta angosciosa: continuare a combattere per la terra che ama o andare a ovest, in California, alla ricerca di una vita migliore. Per dare un futuro ai suoi figli decide di partire, ma il viaggio è estenuante e difficile, e l'arrivo ancora di più: la situazione in California non è così facile come Elsa credeva. Ampi e abbaglianti, i campi senza grano delle Grandi Pianure prendono vita in questo romanzo potente e indimenticabile, che è una parabola di difficoltà e nuovi inizi e al tempo stesso la narrazione epica del fallimento di un sogno, ora più che mai emblematico, e della speranza che ciononostante non viene mai meno.


COSA NE PENSO 

Un romanzo coinvolgente dal profumo antico, una lettura che arriva dritta al cuore del lettore spazzando via ogni certezza sulla vita.
Quello che spesso l'autrice mette in evidenza nel suo libro è la straordinaria capacità che può nascondersi dietro la speranza, un sentimento testardo,un concetto talvolta astratto che non conosce né la separazione né il tempo che passa. Ma che prima o poi ritorna per sanare le vecchie ferite.
In conclusione, consiglio questo libro a chiunque voglia perdersi dentro una bella storia intensa.
Buona lettura!

Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata

28 marzo 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: INVERNO ROMANO DI PABLO CERINI


NOTE SULL' AUTORE

Pablo Cerini lavora per molti anni come sviluppatore software, partecipando alla realizzazione di videogiochi pubblicati su console Nintendo. Grazie all’attività di sviluppo siti web, si avvicina al mondo del copy writing, compiendo significative esperienze come content creator. Da anni affianca al lavoro di programmatore informatico anche una regolare attività di scrittore. La sua produzione letteraria conta diversi racconti premiati a concorsi nazionali e pubblicati in antologie. Il suo primo romanzo edito, dal titolo “Satori weekend”, è stato pubblicato nel gennaio 2020 dai tipi di Genesi Edizioni.


SINOSSI

In una Roma a tratti quotidiana, a tratti inquietante e pervasa da presagi soprannaturali, si svolge questo remake della celebre storia di “Jack lo squartatore”. Liberamente ispirato al fumetto “From Hell” di Alan Moore, il romanzo ne riprende alcuni punti chiave, rivoluzionandone il contesto: non è più la nebbiosa Londra a fare da sfondo agli omicidi, ma la vicenda si snoda nelle piazze monumentali e decadenti della Roma dei nostri giorni. Protagonista del libro è ancora una figura insospettabile, un prete di una nobile e rispettabile casata dell’Aventino: Don Angelo, che ha perso la fede nella religione e ricerca il senso del dogma cristiano nell’antichità pagana. Suo antagonista è uno spacciatore da quattro soldi, Samuele, antieroe di periferia che si muove tra prostitute e cocaina, in uno scenario degradante che inietta la corruzione e l’atmosfera noir di un “Gomorra” nelle vicende del celebre serial killer. Un inquietante rito si staglia sullo sfondo della morte di alcune prostitute, e la chiave del mistero sembra essere un bambino, Giona, che non ha mai conosciuto la vera identità del padre. Samuele, il protettore delle donne che cadono nelle tenebre notte dopo notte, sente stringersi il cappio attorno a sé, e cerca di fare luce sul mistero delle morti. Ma la sua mente è distratta da un’altra giovane donna che ha conosciuto, Chiara, la mamma di Giona, con cui il criminale inizia imprevedibilmente una relazione, come in una sorta di disperata ricerca dell’innocenza perduta. Su Samuele indaga la polizia romana, che, per via dei suoi legami con le vittime, lo ritiene il principale sospettato degli omicidi. Ma il vero carnefice si aggira indisturbato nell’ombra, fino a che la sua scia di sangue non si interseca con la vita di Giona. L’incontro scatena la sfida con Samuele, che precipita nelle spire di un’antica presenza affamata di sangue, che sta risorgendo dai sotterranei della Roma esoterica.


COSA NE PENSO 

In Inverno Romano il lettore viene trascinato in un mondo dove il bene e il male si fondono in un tutt'uno.
All'inizio la storia fatica a decollare.
La trama è un po’ esagerata,il ritmo discontinuo, soprattutto per gli scenari e i continui déjà-vu con altri celebri libri.
La parte che ho apprezzato di più è la relazione tra Samuele e Chiara. Il personaggio più interessante a mio parere è Giona.
La storia risulta incalzante e ricca di colpi di scena verso la fine.
Concludendo, INVERNO ROMANO è capace di portare il lettore a porsi un'infinità di domande senza avere mai una risposta concreta.
Consigliato per chi ha voglia di forti emozioni! 
Buona lettura!


Recensione a cura di C.L


12 marzo 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: IL LATO SBAGLIATO DEL CIELO DI LAURA BALDO

NOTE SULL' AUTRICE

Laura Baldo è nata e vive a Trento. Coltiva la passione per la lettura, i viaggi, gli animali, l’opera lirica e la scrittura. Con il racconto La crepa, da cui deriva lo spunto per questo romanzo, ha vinto il Premio della giuria al “Napoli Cultural Classic” 2019. Nel dicembre dello stesso anno è uscito il suo primo libro Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins), vincitore del concorso “eLove Talent” 2019, ambientato durante la Seconda guerra mondiale, periodo storico di cui è appassionata. A giugno 2020 è uscito il giallo breve La salvatrice di libri orfani (Alcheringa Edizioni). Collabora con la rivista culturale “Alibi Online”, scrive recensioni per il blog “A libro aperto” e inventa fiabe stravaganti per il sito “Piccoli Grandi Sognatori”. Ha in corso di pubblicazione una saga fantasy con Words Edizioni e ha appena ultimato uno spin-off del romanzo Il lato sbagliato del cielo.


SINOSSI

Rainer è un giovane soldato delle SS. Di stanza a Varsavia viene ferito da un ordigno e inviato, dopo la convalescenza, come guardiano nel lager di Flossenbürg. E qui il destino vuole che incontri Lucjan, giovane prigioniero, che proprio nella città polacca è stato autore del suo ferimento. Sarà lui a ricordargli, in un momento di profonda sfiducia e amarezza, che in quei frangenti era stato un eroe e aveva salvato un bambino. Rainer non ricorda l'episodio, ma il partigiano sì, e questo basta perché ai suoi occhi diventi una sorta di angelo custode. Giorno dopo giorno, tra i due, nasce un sentimento di rispetto che si tramuta in amicizia e, quando Lucjan finalmente riesce a fuggire, Rainer viene incaricato insieme ad altri soldati di catturarlo. Sarà il momento della svolta. Rainer dovrà finalmente decidersi da che parte stare, se continuare ad appoggiare un regime assassino e crudele oppure schierarsi dalla parte dei giusti.

COSA NE PENSO 

Laura Baldo con il suo romanzo  aiuta a non dimenticare il segno che l’olocausto ha lasciato all’umanità. 
L’ amicizia che lega Rainer a Lucjan è il simbolo dell’uguaglianza tra gli uomini. 
Il libro presenta una struttura solida sotto ogni aspetto sebbene i personaggi e le vicende narrate siano frutto della fantasia dell'autrice essi si amalgamano perfettamente al contesto storico.
Un libro molto bello e interessante dal finale non scontato. 
Consiglio assolutamente a tutti.

Buona lettura!

Recensione a cura di C.L

03 marzo 2021

CHIACCHIERATA CON VIOLA ARDONE, AUTRICE DEL LIBRO IL TRENO DEI BAMBINI.

Viola Ardone (Napoli 1974) è laureata in Lettere e ha lavorato per alcuni anni nell'editoria. Autrice di varie pubblicazioni, insegna latino e italiano nei licei. Fra i suoi romanzi ricordiamo: La ricetta del cuore in subbuglio (2013) e Una rivoluzione sentimentale (2016) entrambi editi da Salani. Nel 2019 pubblica con Einaudi Il treno dei bambini.


Desidero ringraziare l'autrice per la sua disponibilità nel concedermi questa intervista.


D: COS'È PER TE SCRIVERE? 
 
R: Scrivere è una dimensione del comprendere. Ne ho bisogno per attraversare un’emozione a cui non so dare nome o per affrontare, sotto le spoglie di un personaggio di fantasia, un mio vissuto che in qualche modo è stato traumatico.  
      
D: COSA TI HA SPINTO A SCRIVERE QUESTO ROMANZO? 
 
R: Il rapporto d’amore tra una madre e un bambino separati dalla povertà, dall’ingiustizia sociale, dal bisogno. E l’indagine sui confini dell’amore di una madre, perché lasciar partire il proprio figlio è un gesto di grande altruismo e generosità. Questa è stata la chiave che mi ha attratto verso la storia del settantamila bambini che negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale lasciarono le loro famiglie per essere accolti nel centro e nord Italia. 
      
D: QUAL È IL MESSAGGIO CHE VUOI TRASMETTERE ?
    
R: Non c’è un messaggio ma ci sono molte domande: è giusto far spostare dei bambini dal loro contesto per offrire loro condizioni di vita migliori? Cosa prova un bambino separandosi dal suo nucleo familiare? E al ritorno a casa, riuscirà a non fare paragoni tra il benessere sperimentato e la sua quotidianità? Credo che un romanzo non debba dare risposte ma che gli basti porre quesiti. 
      
D: CON QUALI COLORI DESCRIVERESTI I PERSONAGGI? 
    
R: Amerigo è un bambino vivacissimo e allegro: il suo colore è il giallo. Maddalena, la partigiana, ha il sacro fuoco della politica: è rossa. Antonietta, la madre, è una donna che non percepisce le sfumature della vita: tutto per lei è bianco o nero. 
   
D: SE DOVESSI DESCRIVERE AMERIGO CON TRE AGGETTIVI. QUALI SAREBBERO?

R: Curioso, saggio, ma anche ingenuo. 
 
D: CHI LEGGE PER PRIMO QUELLO CHE SCRIVI? 

R: Mia madre è la mia prima lettrice, da sempre. 

D: IL TUO PROSSIMO LAVORO?
    
R: Una storia al femminile, che volge ancora lo sguardo verso il nostro recente passato.  


COSA NE PENSO DI IL TRENO DEI BAMBINI

Il treno dei bambini è il primo libro che leggo dell'autrice.
Nel suo romanzo Viola Ardone racconta una vicenda poco nota dell’Italia del dopoguerra.
Migliaia di bambini del centro sud in particolar modo nel napoletano,
a causa della fame e della miseria vennero affidati a delle famiglie del Nord affinché questi bambini potessero avere un futuro migliore rispetto a quello che non potevano garantirgli le loro famiglie d'origine.
La scrittura è molto scorrevole e piacevole, mi è piaciuto molto lo stile narrativo, un' elemento altrettanto importante e non trascurabile è stata l'abilità dell' autrice nel trattare con cura le tematiche relative alla povertà e al rapporto tra una madre anaffettiva e del proprio figlio.
In questo libro si ha la piena coscienza dei rapporti umani visti dagli occhi di un bambino questo libro lo definirei , “gli occhi della memoria”.
Consigliatissimo. Buona lettura!
    

Intervista e recensione a cura di C.L


© Riproduzione Riservata

26 febbraio 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: BRUCIATI VIVI DI DANIELA STALLO

NOTE SULL’ AUTRICE
Daniela Stallo è nata a Taranto nel 1966. Giornalista pubblicista, ha collaborato sin da giovanissima con quotidiani locali, occupandosi di questioni politico-amministrative, di cultura e tradizioni. Ha pubblicato con Le Brumaie una raccolta di racconti, La città sul mare (2011). Vive attualmente a Pisa, dove insegna Diritto nelle scuole secondarie superiori.


SINOSSI

Luisa è un'insegnante pendolare. Il suo diario, che copre dieci mesi, da settembre a luglio, è la cronaca quasi giornaliera dell'anno scolastico e della sua vita privata. Luisa racconta di un lavoro ripetitivo, che non la gratifica, per giunta malpagato. Spesso si ammala o finge di farlo per poter restare a casa. Con il marito Thomas i rapporti sono agli sgoccioli e la lontananza del figlio, che lavora all'estero, di certo non la aiuta. Di pari passo crescono il malcontento, la diffidenza verso il prossimo, la solitudine e la noia. Così, lentamente, Luisa si convince che per anelare a un'esistenza migliore l'unica cosa da fare è eliminare le persone che ora gliela rendono difficile. Da questo momento in poi intraprende un personale percorso da serial killer, convinta che tutto questo le potrà donare una rinnovata serenità. E invece niente andrà secondo i suoi piani. Proiettata in una rincorsa ossessiva ed egoistica verso il proprio benessere, anche attraverso veri e propri crimini, ogni sua azione sembra votata al fallimento e a un epilogo drammatico.

COSA NE PENSO 

Un Noir originale sulla follia omicida.
Per un' autore o un' autrice trattare un argomento così complesso mettendo nero su bianco gli aspetti più remoti ed oscuri della psiche umana non è mai semplice.
La protagonista di Bruciati vivi è una donna dalla duplice personalità che diventa vittima e carnefice di se stessa.
C'è da sottolineare che l'autrice ha saputo cucire addosso alla sua protagonista un'anima e una mente perfettamente omogenee tra di loro.
La scrittura purtroppo si mantiene statica, poco fluida ciò ha leggermente abbassato il mio coinvolgimento totale nella storia.
A prescindere dal mio personale coinvolgimento, comunque, posso dire che si tratta di un thriller dalla trama lineare. 
Lo consiglio a tutti gli amanti del genere noir.


© Recensione a cura di C.L

17 febbraio 2021

INTERVISTA A TEA RANNO.


Buongiorno lettori,

L'ospite di questa nuova intervista è 
Tea Ranno. Tea è nata a Melilli, in provincia di Siracusa, nel 1963, dal 1995 vive e lavora a Roma. 
Laureata in giurisprudenza, è arrivata finalista al Premio Calvino nel 2005 con il romanzo Cenere, pubblicato dalle edizioni e/o nel 2006. Sempre con Cenere, è arrivata finalista al Premio Berto, aggiudicandosi il Premio Chianti nel 2008. 
Nel 2012 ha pubblicato il romanzo La sposa Vermiglia, vincitore del premio Domenico Rea. 
Le sue storie sono incentrate su figure femminili vere o romanzate. 


D. DOVE TROVA L'ISPIRAZIONE PER I SUOI LIBRI? 
 
R. Non capita per tutti alla stessa maniera. Alcuni - La Sposa vermiglia, Viola Fòscari, Sentimi - traggono spunto da fatti veramente accaduti, altri sono nati dal bisogno di indagare certi aspetti della vita, scandagliare certe realtà chiare in apparenza e invece, poi, difficili da comprendere. La scrittura di un romanzo - coi suoi tempi lunghi, lo studio dei caratteri, dell’ambientazione, della società in gli eventi si svolgono - mi permette di ragionare sulla vita, di guardare con molta attenzione a quanto accade e di raccontare, molto spesso, l’amore nelle sue varie declinazioni. 

D. COM'È NATA L'IDEA PRINCIPALE DI SCRIVERE “L'AMURUSANZA” E “TERRAMARINA”? 

R. Dopo Sentimi - in cui le anime di molte donne malamente morte chiedono alla scrittrice di scrivere le loro storie perché abbiano la giustizia della verità -, volevo alleggerire i toni senza però smettere la denuncia, l’indagine della vita nelle sue pieghe anche dolenti, insomma, volevo raccontare il marcio attraverso lo strumento della burla, dello sberleffo. Così ho provato a scrivere una storia in cui bene e male si fronteggiano, e il bene - alla fine - vince. Ecco, L’amurusanza è nato da quel bisogno di leggerezza, dalla necessità di ridere pur trattando temi molto seri come la corruzione, la speculazione sui rifiuti tossici, la “munnizza” che si trasforma in oro. 
Terramarina - ambientato nello stesso luogo e abitato da quasi tutti i personaggi de L’amurusanza - è nato invece dal desiderio di trovarmi ancora in quella terra Tabbacchera tanto amata, di trascorrere un Natale in casa di Agata: un Natale di vera accoglienza, braccia che si spalancano per dare riparo a una bambina trovata per strada, “al freddo e al gelo”. L’idea iniziale era quella di scrivere un racconto, invece, non appena sono entrata in quelle pagine, è stato impossibile uscirne, e ci sono rimasta fino a quando non ho raccontato la storia di Lori, di Luce, di Agata e di Andrea Locatelli, di Sarino Motta… 

D. COSA CI DICE DELLA SCELTA DEL LESSICO NELLA STESURA DEI SUOI ROMANZI? 

R. Utilizzo la lingua della mia terra. Che è poi la mia lingua madre. Mi diverto a giocare con le parole, con i suoni che appartengono alla Sicilia dalla quale sono partita ventisei anni fa e alla quale torno non appena prendo la penna e comincio a raccontarla. 

D. COME SONO “NATI” I PROTAGONISTI?

R. I personaggi mi vengono a cercare. Compaiono, si mettono a parlare, mi diventano familiari, cominciano a vivere la mia vita, mi stuzzicano, mi blandiscono, mi sfidano, mi carezzano fino a quando, senza alcuno sforzo, me li ritrovo sulla pagina e comincio a raccontarli come se fossero persone vere, che mi vivono accanto e con cui ho l’agio della confidenza. Stéfana, in Cenere, nacque per un fortissimo desiderio di vendetta: volevo mandare a morire chi aveva mandato a morire la Caterina Medici di cui racconta Sciascia ne La strega e il capitano; poi, però scrivendo il romanzo, mi sono “innamorata” di lei ed è stato difficile concludere la storia secondo il disegno originale; di Vincenzina e Viola ho saputo grazie alle storie raccontate dagli anziani del mio paese, Agata l’ho inventata, e così tutto il popolo Tabbacchero. 

D. CON QUALI COLORI DESCRIVEREBBE OGNUNO DI LORO?

R. Sono troppi per poterli indicare qui, mi limito ad alcuni: userei l’oro per Vincenzina Sparviero, il rosso per Agata la Tabbacchera, il viola per Viola Fòscari, il blu per donna Stèfana, il bianco per la signora col taccuino, il verde per Lisabetta l’erborista…

D. SE POTESSE SCEGLIERE SOLO TRE LIBRI DA CONSIGLIARE,QUALI SAREBBERO?
 
R.La vita davanti a sé, di Romain Gary; 
Kamchatka, di Marcelo Figueras; 
La porta, di Magda Szabò. 

D. STA LAVORANDO A UN NUOVO ROMANZO? 
  
R. Sì, che in qualche modo ha ancora a che fare con “L’amurusanza”.

Desidero ringraziare Tea Ranno per aver risposto alle mie domande



SINOSSI 

-𝐿' 𝐴𝑚𝑢𝑟𝑢𝑠𝑎𝑛𝑧𝑎-
Un piccolo borgo siciliano di cinquemila anime. Quando Agata, la tabaccaia, rimane vedova, viene presa di mira dalla cosca del corrotto sindaco "Occhi janchi" che, oltre a "fottere" lei, una delle donne più belle e desiderate del paese, vuole fotterle la Saracina, il bell'agrumeto che era stato il vanto del marito. Ma la "Tabbacchera" non si fa intimorire, anche grazie all'appoggio di una variopinta compagnia di alleati che decide di sfidare il potere costituito a colpi di poesia, gesti gentili e buon cibo: in una parola, "amurusanze". 
(In libreria e sugli store online dal 9 aprile 2019

-𝑇𝑒𝑟𝑟𝑎𝑚𝑎𝑟𝑖𝑛𝑎-
È la sera della vigilia di Natale e Agata, che in paese tutti chiamano la Tabbacchera, guarda il suo borgo dall'alto: è un pugno di case arroccate sul mare che lei da qualche tempo s'è presa il compito di guidare, sovvertendo piano piano il sistema di connivenze che l'ha governato per decenni e inventandosi una piccola rivoluzione a colpi di poesia e legalità. Ma stasera sul cuore della sindaca è scesa una coltre nera di tristezza e "Lassitimi sula!" ha risposto agli inviti calorosi di quella cricca di amici che è ormai diventata la sua famiglia: è il suo quarto Natale senza il marito Costanzo, che oggi le manca più che mai. E, anche se fatica ad ammetterlo, non è il solo a mancarle: c'è infatti un certo maresciallo di Torino che, da quando ha lasciato la Sicilia, si è fatto largo tra i suoi pensieri. A irrompere nella vigilia solitaria di Agata è Don Bruno, il parroco del paese, con un fagotto inzaccherato tra le braccia: è una creatura che avrà sì e no qualche ora, che ha trovato abbandonata al freddo, a un angolo di strada. Sola, livida e affamata, ma urlante e viva. Dall'istante in cui Luce – come verrà battezzata dal gruppo di amici che subito si stringe attorno alla bimba, chi per visitarla, chi per allattarla, vestirla, ninnarla – entra in casa Tabbacchera, il dolore di Agata si cambia in gioia e il Natale di Toni e Violante, del dottor Grimaldi, di Sarino, di Lisabetta e di tutta quella stramba e generosa famiglia si trasforma in una giostra. Di risate, lacrime, amurusanze, tavole imbandite, ritorni, partenze e sorprese, ma anche di paure e dubbi: chi è la donna che è stata capace di abbandonare ai cani il sangue del suo sangue? Starà bene o le sarà successo qualcosa? Cosa fare di quella picciridda che ha già conquistato i cuori di almeno sette madri e cinque padri? Tea Ranno torna a percorrere i territori fiabeschi e solari dell'Amurusanza con il suo stile che fonde dialetto siculo e poesia e si lascia contaminare dal realismo magico sudamericano. Il risultato è una narrazione corale ipnotica, un moderno presepe fatto di personaggi vitali e incandescenti, una generosa parabola di accoglienza e solidarietà. 
(In libreria e sugli store online dal 13 ottobre 2020)


COSA NE PENSO DEI ROMANZI
L' AMURUSANZA E TERRAMARINA.

Tea Ranno è riuscita ancora una volta a sorprendere i lettori con i suoi due ultimi romanzi L'Amurusanza e Terramarina.
Una storia accattivante fin dalle prime pagine dell'Amurusanza, il romanzo prequel che dà il via alla storia della bella Tabbacchera Siciliana al secolo Agata Lipari. Una giovane donna rimasta vedova, la quale decide di far sua la battaglia iniziata dal suo amato defunto marito Costanzo, ossia sconfiggere la corruzione politica locale.
Prima timidamente poi definitivamente si affiancheranno  alla bella Tabbacchera 
un bel gruppo assortito di concittadini con i quali instaurerà un rapporto familiare fatto appunto da “Amurusanze”, parola chiave di tutta la narrazione.
In Terramarina la storia si snoda tra abbandoni e accoglienze, l'arrivo in una terra straniera vista da chi prova sulla propria pelle tale disagio e smarrimento, una tematica abbastanza frequente nel nostro paese.
In conclusione, c'è da dire che in entrambi i romanzi l'autrice ha saputo raccontare con cura anche i  minimi dettagli connubio perfetto con il linguaggio adoperato, devo dire che è stata una bella scoperta anche da questo punto di vista.
In queste pagine il lettore riesce a  sentire i dolori e i profumi di questa splendida terra, figlia incompresa, vittima di ingiustizie ma dal cuore forte, audace, accogliente, come il cuore di una donna ferita sa essere.
Buona lettura! 


Intervista e recensione a cura di C.L

© Riproduzione Riservata

13 febbraio 2021