07 giugno 2022

INTERVISTA ALLA SCRITTRICE SARA RATTARO



Cari lettori,

Ho avuto il piacere e l'opportunità di intervistare Sara Rattaro proprio in occasione dell'uscita del suo nuovo romanzo per ragazzi: “Il cuore di tutto” in tutte le librerie e gli store online a partire dal 7 giugno 2022, edito Mondadori

Sara Rattaro è nata a Genova. Laureata in Biologia e in Scienze della Comunicazione, ha lavorato come informatore farmaceutico prima di dedicarsi completamente alla scrittura. È autrice di diversi romanzi: Sulla sedia sbagliata, Un uso qualunque di te, Non volare via (Premio Città di Rieti 2014), Niente è come te (Premio Bancarella 2015), Splendi più che puoi (Premio Rapallo Carige 2016), L'amore addosso, Uomini che restano (Premio Cimitile 2018), Andiamo a vedere il giorno (Sperling & Kupfer 2018), Il cacciatore di sogni, il suo primo libro per ragazzi, Sentirai parlare di me (Mondadori 2019), La giusta distanza (Sperling & Kupfer, 2020) e Una felicità semplice (Sperling & Kupfer, 2021). Ha curato la raccolta di racconti La vita vista da qui (Morellini 2018). È docente di Scrittura creativa presso l'Università degli studi di Genova. 

SINOSSI 

«Ho fatto un lungo respiro. Nelle sue parole non c'era solo la voglia di rivedermi, un secondo appuntamento. Tra le righe c'era il mio passato ancora da raccontare.»

Ale vive a Roma, ha quindici anni e una grande passione per le commedie romantiche. Ma basta una chat su WhatsApp a sconvolgere la sua vita per sempre. Costretta a trasferirsi con la famiglia a Genova, affronta la seconda superiore in una nuova città, in una nuova scuola e con nuovi amici: Giulia, eccentrica e curiosa, ed Elia, sensibile e desideroso di farsi conoscere per quello che è. In biblioteca Ale incontra un ragazzo dai misteriosi occhi verdi, Matteo, che sogna di diventare scrittore e che, dopo il tragico crollo del ponte Morandi, teme il crollo della propria famiglia. E poi c'è Costanza, la zia di Matteo, malata di Alzheimer. Comparsa all'improvviso dal nulla, affida a un diario segreto un passato che potrebbe riscrivere il presente. Ognuno, in questo struggente racconto a tre voci, tenta di dimenticare qualcosa, un dolore, ma si può dimenticare solo ricordando. E per arrivare al cuore di tutto ciò che conta davvero è solo l'amore in tutte le sue forme. Età di lettura: da 12 anni.


D: QUANDO HAI CAPITO DI ESSERE PORTATA PER LA SCRITTURA?

R: La passione è nata tra i banchi di scuola ma allora non sapevo di essere più o meno portata, ricordo che mi piaceva e mi faceva stare bene. Il primo vero consenso l’ho avuto dal mio primo editore, un perfetto sconosciuto che non avrebbe mai detto che ero brava solo per non offendermi. Iniziò tutto così…


D: UNA SCRITTRICE È PRIMA DI TUTTO UNA LETTRICE, CHE GENERE PREDILIGI?

R: Esatto e la mia passione è nata soprattutto dalla lettura che stimolava storie nella mia testa. Amo i romanzi contemporanei, storici o da ragazzi.


D: DOVE HAI TROVATO L'ISPIRAZIONE PER IL TUO NUOVO ROMANZO “IL CUORE DI TUTTO”?

R: Ero chiusa in casa come tutto il resto del mondo durante la pandemia e ho iniziato a fantasticare su un libro nascosto in biblioteca. Perché nasconderlo? Forse perché era un diario e non un romanzo. E cosa poteva contenere di così “strano” da doverlo nascondere? Ecco, ricordo che più o meno sono stati questi i primi pensieri. Poi, sono arrivati Alessandra e Matteo.


D:QUALI COLORI POTREBBERO RIASSUMERE LE PERSONALITÀ DEI PROTAGONISTI?

R: I miei preferiti che sono il fucsia per Alessandra e il blu mare per Matteo.


D: COME È CAMBIATA IN QUESTI ANNI LA TUA ESPERIENZA DI DOCENTE DI SCRITTURA?

R: Non credo sia cambiata per la mia attività di docente di scrittura quanto per la vita che mi attraversata. Il mio è un mestiere in cui si lavora con la propria anima, i propri sentimenti e l’empatia che crei con gli altri. Da la pubblicazione del mio primo romanzo sono successe tante cose anche alla Sara umana. Sono diventata mamma, ho perso mio padre, mi sono separata, rinnamorata e poi sono cresciuta o invecchiata. La scrittura non può non averne risentito.


D: CHE DIFFERENZE CI SONO NELLO SCRIVERE LIBRI PER RAGAZZI O PER ADULTI?

R: Dino Buzzati diceva che “scrivere per ragazzi è come scrivere per adulti solo più difficile”, aveva ragione. La difficoltà maggiore sta nel conquistare il pubblico che non ti darà mai una seconda chance.


D:PROGETTI PER IL FUTURO?

R:In autunno arriverà il sequel del mio secondo romanzo, Un uso qualunque di te, quello che mi fece conoscere al mio pubblico.


Ringrazio di cuore Sara Rattaro per aver risposto alle mie domande.



Intervista a cura di C.L 


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04 giugno 2022

INTERVISTA A PATRIZIA SERRA, AUTRICE DEL LIBRO: IL GIORNO IN CUI DIVENTAI MIA MADRE.



Cari lettori,

L'ospite di questa nuova intervista è Patrizia Serra, nata a Cagliari ma milanese di adozione, è giornalista dal 1990 e si è occupata per anni di costume e psicologia sulle pagine di Cosmopolitan, Gioia e Donna moderna e tanti altri femminili italiani poi un trasferimento all'estero lungo quasi dieci anni e il ritorno a Milano con la voglia di ricominciare a scrivere. “Il giorno in cui diventai mia madre ” è il suo primo romanzo edito da Excogita


D: GIORNALISTA, APPASSIONATA DI LIBRI: CHI È PATRIZIA?

R: Lo sapessi… Mi sembra una persona tranquilla: una mamma che adora i suoi due figli, una che scrive per lavoro e fa traduzioni dall’italiano all’inglese. Ogni tanto però mi stupisce, specie quando si mette in testa qualcosa: la persegue finché non la realizza.


D: QUALE È STATA LA TUA SODDISFAZIONE PIÙ GRANDE DA UN PUNTO DI VISTA PROFESSIONALE?

R: La mia più grande soddisfazione dal punto di vista lavorativo, in realtà sono state tre:
la prima è stata diventare giornalista professionista a Cosmopolitan. Forse per le giovani di oggi è una rivista femminile come tante, ma in realtà è un magazine che ha fatto storia. Nato nel 1886 come rivista per la famiglia, dal 1965, diventa un femminile indirizzato a una donna moderna, single e in carriera. È stato il primo giornale a supportare l’idea che la donna dovesse godersi la sua vita e il sesso senza vergogna o sensi di colpa, come un qualsiasi uomo. Un concetto rivoluzionario all’epoca.
La seconda soddisfazione è stata la creazione, 15 anni fa, di un sito dedicato alla pronuncia corretta dei nomi stranieri, il primo in Italia. Si chiama Comesipronuncia.it ed è un dizionario enciclopedico audio che offre la pronuncia dei nomi famosi internazionali: iniziato per gioco, ora è un sito che supera i 10.000 utenti al giorno. 
La terza soddisfazione è il motivo di queste domande: la pubblicazione del mio primo romanzo, che ora partecipa al Premio Comisso 2022.


D: ESISTE UN LIBRO CHE HA AVUTO UNA GRANDE INFLUENZA NELLA TUA VITA? 

R: Ho sempre letto tanto e mi sento di dire che ogni libro ha lasciato una qualche traccia nella mia vita. Ma più che di singolo libro parlerei di autori: Doris Lessing, di cui avevo letto praticamente tutto prima dei trent’anni, mi ha fatto crescere come donna; Marquez mi ha insegnato a vedere il lato magico della realtà; Proust mi ha fatto assaporare il tempo che scorre piano, senza fretta, trasmettendomi il piacere dei ricordi. La sua “Recherche du temps perdu” mi ha fatto compagnia per due anni, il periodo che ho impiegato a leggermela tutta in francese.


D: QUALE È IL PEZZO PIÙ BELLO CHE HAI SCRITTO? 

R: Ho cominciato con articoli di costume negli anni 90: puoi immaginare quante idiozie ho scritto, col senno di poi. Il pezzo che considero il migliore è invece un reportage da Cuba nel 1991, quando visitare L’Havana non era ancora possibile per tutti. Il latte e la carne erano razionate e le donne si inventavano ricette per affrontare la fame: preparavano persino delle frittelle fatte di buccia di banana. Eppure, nonostante la miseria, si respirava contentezza.


D: C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE... CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R: Studiate, leggete tanto e seguite i vostri sogni. Sempre.


D: PROGETTI PER IL FUTURO? 

R: Per il tempo che mi avanza (considerando che sono grandicella), continuare a scrivere.





SINOSSI 

Con ironia e piglio irriverente, il romanzo di Serra penetra le sfumature psicologiche di una donna abituata a porre le figure maschili al centro del proprio sistema di valori: le parole di approvazione o dissenso di un marito completamente votato alla carriera sono l’unico specchio attraverso il quale la protagonista misura il mondo e il proprio io. Ma il “gene della servitù”, tramandato da una lunga genealogia al femminile, si sgretola progressivamente sotto il peso del rispetto verso se stessa, della passione per il giornalismo e dell’ennesimo lussuoso trasloco intercontinentale, fino a rendere visibile quello che un atavico moto perpetuo avrebbe volentieri lasciato nell’oblio.


COSA NE PENSO

Un romanzo scritto con perizia e metodo. Una prosa scorrevole, diretta.
Il libro si legge senza difficoltà e, anzi, aiuta a farsi un’idea su cosa vuol dire essere donna, moglie e madre.
Come la stessa Patrizia Serra riferisce all'inizio del romanzo,la sua fantasia si fonde perfettamente con la realtà. 
Cresciuta in un ambito familiare complesso, la protagonista di questa storia sarà costretta a crescere in fretta a causa delle continue violenze psicologiche subite all'interno delle mura domestiche.
Da adulta, dovrà fare i conti con un marito particolarmente egoista che ignora palesemente ogni sua esigenza.
Un libro dunque, che mette in luce molti aspetti interessanti della vita di coppia. In conclusione, la donna che emerge da questo libro, è quello di una donna forte. Consigliatissimo.
Buona lettura!

«Quello della madre era un mestiere che conoscevo poco e non avevo grandi esempi a cui ispirarmi, ero lasciata a me stessa.»


Ringrazio Patrizia Serra per questa intervista 


Intervista e recensioni a cura di C.L

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12 maggio 2022

INTERVISTA ALLA SCRITTRICE LISA GINZBURG


Cari lettori,

Oggi ho l'onore di ospitare nel mio blog la scrittrice e saggista Lisa Ginzburg, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa.
Dopo essersi occupata della mistica francese del Seicento (si ricorda in particolare l'edizione del Commento mistico al Cantico dei cantici di Jeanne Guyon, Genova, Marietti, 1997) ha lavorato come traduttrice e collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus".Ha esordito nella narrativa nel 2002 con il romanzo “Desiderava la bufera”. Nel 2005 pubblica la biografia Anita, “Storia di Anita Garibaldi”. Nel 2006 la raccolta di racconti “Colpi d’ala”. 
Nel 2016 pubblica ben due romanzi: “Per amore” e la raccolta di racconti “Spietati i mansueti”. Nel 2018 pubblica il libro “Buongiorno mezzanotte, torno a casa”. Nel 2020 pubblica il suo ultimo romanzo “Cara pace" (ed.da Ponte alle Grazie) il quale è stato selezionato nella dozzina della LXXV edizione del Premio Strega.


D: LEI NASCE IN UNA FAMIGLIA DI FILOSOFI E SCRITTORI. SUA NONNA ERA NATALIA GINZBURG, FIGURA DI PRIMO PIANO DELLA LETTERATURA ITALIANA DEL NOVECENTO.QUANDO HA CAPITO DI ESSERE PORTATA ANCHE LEI PER LA SCRITTURA?

R: Scrivevo poesie da bambina, poi dalla tarda infanzia in avanti ho tenuto una enorme quantità di diari. A scuola brillavo nelle materie letterarie, mentre ero un assoluto disastro in quelle scientifiche. Racconti ho preso a scriverne dopo i vent’anni, ma la vera“autolegittimazione”, il momento in cui ho capito che volevo fare della scrittura il mio lavoro e che avrei combattuto contro ogni nodo psicologico pur di provarci, è arrivato dopo i vent’anni. Difficile ammetterlo in principio, data la mia origine in una famiglia dove la scrittura era ed è attività tanto predominante. Un percorso professionale che è stato un succedersi di piccole conquiste, piccole grandi epifanie distribuite negli anni e celebrate dentro di me.


D: QUALI SONO LE FONTI DI ISPIRAZIONE DI CUI SI SERVE QUANDO SCRIVE? PARTE DA ESPERIENZE REALI, AUTOBIOGRAFICHE O DALLA SUA IMMAGINAZIONE?

R: Immagino personaggi e vicende ma sono convinta che ogni immaginazione sia per uno scrittore anche il riverbero di persone e fatti della vita vera che gli succede di osservare e assorbire. Personalmente credo molto nella trasfigurazione, nella sua forza metamorfica e creativa. La cosa straordinaria dell’inventare sta proprio in questa costante commistione tra
fantasia e realtà: c’è una grande ricchezza nell’atto di trasfigurare. Me ne sono in parte occupata in un libro su Mary Shelley e il suo Frankenstein, un libro che ho intitolato “Pura invenzione”proprio perché trovo che sia nel rapporto tra immaginazione e realtà la chiave più interessante per entrare nelle fibre profonde sia degli scrittori, sia delle loro opere.


D: IL SUO LIBRO “CARA PACE”, NARRA LA STORIA DI DUE SORELLE, UNA MADRE CHE SE NE VA, E UN PADRE EMOTIVAMENTE FRAGILE E VOLUBILE. QUALI SONO STATE LE DIFFICOLTÀ DURANTE LA STESURA DI QUESTO ROMANZO?

R: Sono state varie, e tutte difficoltà di “ricostruzione psicologica” di fatti e personaggi. Avevo inventato un quadro famigliare pieno di complessità, fragilità, disfunzionalità: dovevo valutare tutti i possibili incastri, le dinamiche tra ciascuno degli “attori” di questa scena complessa. Addentrarmi in particolare nella dinamica tra le due sorelle, Nina e Maddalena,ha significato momenti di crisi nella lavorazione del testo perché talvolta non capivo in che modo restituire certi chiaroscuri della loro simbiosi. Eppure, ogni volta mi sono venute in
soccorso loro, Maddi e Nina: perché i personaggi che la nostra immaginazione partorisce non solo a volte sono così vividi nella nostra mente da diventare veri. Anche, diventano i nostri principali alleati.

D: LEI HA LAVORATO COME TRADUTTRICE TRA I SUOI LAVORI RICORDIAMO,"L' IMPERATORE GIULIANO" E "L'ARTE DELLA SCRITTURA DI ALEXANDRE KOJÉVE", (Donzelli 1998) E "PENE D'AMOR PERDUTE DI WILLIAM SHAKESPEARE"(Einaudi, 2002.). COSA RICORDA DELL' ESPERIENZA COME TRADUTTRICE?

R: Ho tradotto di nuovo l’anno scorso dopo diverso tempo che non lo facevo, e mi sono molto divertita.Trovo che la cosa più bella che possa succedere quando si traduce, è amare molto il libro che si sta traducendo: allora, davvero, trovando la voce di un altro si ha la sensazione di far risuonare anche la propria, e per chi scrive di mestiere si tratta di una sensazione molto arricchente, preziosa. Ricordo anche, nel caso della traduzione di Shakespeare, una immensa fatica: credo sia stato lo sforzo intellettuale più impegnativo che abbia affrontato.
Ma ne è valsa la pena! Senza dubbio il mio lavoro di traduttrice di cui più vado orgogliosa.


D: HA DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R: Devo essere sola e devo sentirmi in uno stato di completa “centratura” prima di mettermi a scrivere. E deve accadere in un luogo che amo, anche se un luogo transitorio, ma un posto che amo e dove mi sento bene.


D:QUAL È LA SUA CITAZIONE PREFERITA?

R: “Quando l’anima è pronta, lo sono anche le cose” (sempre Shakespeare)


D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Sto lavorando a un nuovo romanzo, quindi sto inventando ma anche assorbendo e trasfigurando. Anche, sto ultimando un testo di biografia della grande scrittrice brasiliana (ma nata in Ucraina) Clarice Lispector. E poi, il progetto per il futuro è un mondo dove la pressione dell’ansia collettiva sia meno imperante di quanto è adesso.

Ringrazio di cuore Lisa Ginzburg per aver risposto alle mie domande.


Intervista a cura di C.L


Ph. by Barbara Ledda 


© Riproduzione riservata

05 maggio 2022

INTERVISTA ESCLUSIVA A SARAH PENNER, AUTRICE DEL BESTSELLER “IL SEGRETO DELLA SPEZIALE”


Buongiorno cari lettori,

Oggi, per l’intervista, ho il piacere di ospitare Sarah Penner, autrice del bestseller “Il segreto della speziale”.
Sarah vive a St. Petersburg, Florida, insieme al marito e al loro cane, Zoe. Il segreto della speziale, è il suo primo libro, pubblicato in oltre trenta paesi nel mondo. In Italia il libro è edito da HarperCollins.
Se vi siete persi la mia recensione eccola qui!


D: NEL 2021, IL TUO ROMANZO D'ESORDIO “IL SEGRETO DELLA SPEZIALE” È STATO CANDIDATO COME MIGLIORE ROMANZO STORICO AL PREMIO GOODREADS CHOICE. COME TI È VENUTA L'ISPIRAZIONE PER SCRIVERLO? 

R: Quando mi è venuta l'idea per “Il segreto della speziale”, ho immaginato una donna, una speziale per l'appunto, che lavorava in un negozio nascosto in un vicolo buio di Londra. Ma sapevo che volevo che ci fosse qualcosa di sinistro in lei, e questo mi ha portata rapidamente sulla direzione del veleno. Mi sono aggrappata a questa visione iniziale per tutta la stesura del libro. La parola speziale è evocativa, evoca visioni di una vetrina a lume di candela con finestre saliscendi, le pareti coperte di mortaio, pestelli e innumerevoli bottiglie di vetro. C'è qualcosa di affascinante, persino incantevole, in ciò che potrebbe nascondersi in quelle bottiglie: pozioni che ci stregano, ci curano, ci uccidono. Ho puntato tutto sul mistero, per far sì che il lettore percepisse davvero la sensazione di trovarsi nel vecchio negozio della Speziale.


D: QUAL' È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE DURANTE LA STESURA DEL LIBRO? 

R: La parte più difficile da scrivere era la doppia sequenza temporale,in sostanza stavo raccontando due storie (separate da duecento anni) e poi tentavo di intrecciarle insieme in modo significativo. Sebbene fosse difficile, sapevo che questo era importante per la storia. Ho scelto la doppia sequenza temporale e il multi-POV(POV è l’acronimo di Point of View "punto di vista"), per un motivo molto semplice: mi piace nascondere le informazioni al lettore e la continua alternanza tra le sequenze temporali e dei personaggi consentono a un autore di fare proprio questo. Siamo in grado di "alimentare" suspense, cambiando personaggio o sequenza temporale proprio nel momento in cui tu, come lettore, desideri saperne di più.


D: COME HAI SVILUPPATO LA TRAMA E I PERSONAGGI?

R: Il mio obiettivo principale è l'originalità. Uno dei motivi per cui ho scritto “Il segreto della speziale” era perché sapevo che non c'era niente di simile già pubblicato nella narrativa contemporanea che parlasse di serial killer donne! Dall'introduzione,
alle modifiche finali, il processo di ogni storia è diverso. Come scrittrice ho ancora tanto da imparare.


D: ASCOLTI MUSICA MENTRE SCRIVI? SE SI, QUAL È IL TUO GENERE PREFERITO? 

R: No! Ho bisogno di silenzio assoluto. Preferisco scrivere nel mio ufficio a casa. Se sono in viaggio o lontana da casa, indosso le cuffie per non ascoltare i rumori che provengono dall'esterno.


D: QUALI AUTORI O LIBRI HANNO ISPIRATO LA TUA CARRIERA DI SCRITTRICE?

R: Sono stata ispirata da “IL DISCEPOLO” di Elizabeth Kostova; così come da Ken Follett e Philippa Gregory, grandi maestri dei romanzi storici.


D: QUALI CONSIGLI TI SENTI DI DARE A COLORO CHE SI APPRESTANO A ESORDIRE NELLA SCRITTURA? 

R: Di leggere molto per imparare i metodi di scrittura utilizzati da altri autori.


D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Il mio secondo libro,“THE LONDON SEANCE SOCIETY”, è stato annunciato solo poche settimane fa! Uscirà all'inizio del 2023, la storia parla di una medium nella Londra vittoriana che evoca gli spiriti delle vittime di omicidi per scoprire l'identità delle persone che le hanno uccise.
Per ulteriori informazioni, i lettori possono visitare il sito:


Desidero ringraziare Sarah Penner per la sua disponibilità nel concedermi questa intervista.


Intervista a cura di C.L

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21 aprile 2022

RECENSIONE DEL LIBRO: LE AVVENTURE DI ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE (ED. IL PALINDROMO )





NOTE SULL"AUTORE

Lewis Carroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson (Daresbury, 27 gennaio 1832 – Guildford, 14 gennaio 1898), è stato uno scrittore, matematico, fotografo, logico e prete anglicano britannico dell'età vittoriana. È celebre soprattutto per i due romanzi Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, opere che sono state apprezzate da una straordinaria varietà di lettori, dai bambini ai grandi scienziati e pensatori.


SINOSSI

Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie è una storia fantastica, in cui Alice, la protagonista, sogna di seguire un coniglio bianco nella sua tana finendo in un mondo surreale e fantastico popolato da strane creature antropomorfe. 
Dopo una serie di incredibili avventure, Alice ritorna nel suo mondo.


COSA NE PENSO

La storia di Alice negli anni ha ispirato, opere teatrali e cartoni animati. Questo romanzo, infatti, non è un semplice racconto per bambini ma è un testo pieno di riferimenti psicologici simbolici e culturali dell'epoca vittoriana. Si ritiene da sempre che le avventure di Alice, rappresentino in realtà la lotta contro il tempo, dove razionalità e immaginazione si scontrano sempre in quello che è il cammino verso il diventare adulti.
Parallelamente a questa crescita temporale, si affianca anche una crescita interiore, dove Alice conosce sé stessa e le emozioni dell’animo umano.
Moltissimi autori italiani si sono cimentati nel tradurre il libro di Carroll. Ma ognuno di loro ne ha fatto un libro a se.
Questa edizione edito da Il Palindromo
celebra i 150 anni della prima traduzione in italiano nel 1872 a opera di Teodorico Pietrocòla Rossetti. La cui traduzione è molto fedele al manoscritto originale scritto da Lewis Carroll. Tra una frase e l'altra troviamo anche delle parole in dialetto Toscano, ciò contribuisce a rendere la storia molto più apprezzabile dal punto di vista linguistico.
Questa nuova edizione contiene anche un saggio critico di Fabio La Mantia e un approfondimento di Rosario Battiato. Inoltre, l'opera è stata impreziosita da graziosissime illustrazioni realizzate dalla brava illustratrice catanese Chiara Nott.
In conclusione, una narrazione che invoglia a scoprire aspetti insoliti della piccola Alice.
La lettura è stata indubbiamente piacevole.
Alice nel Paese delle meraviglie è un classico intramontabile che conquista proprio tutti, grandi e piccini. Consigliatissimo.
Buona lettura!

Alice intanto lo guardava, con un poco di curiosità, di sopra le spalle,e disse «Che curioso oriuolo! Indica i giorni del mese,e non già le ore del giorno!»
«Perché no?» sclamò il Cappellaio. «Che forse il suo oriuolo le dice in che anno viviamo?»
(Cap. VII, Un tè di matti)


Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata






12 aprile 2022

RECENSIONE DEL LIBRO: MORTE AL FILATOIO DI OTTAVIA NICCOLI


NOTE SULL' AUTRICE

Ottavia Niccoli già docente alle università di Bologna e Trento, è autrice di saggi su Rinascimento e Riforma editi da Einaudi e Laterza, noti e tradotti a livello internazionale.
Questo è il suo esordio come romanziera.


SINOSSI

Bologna, 9 novembre 1592: don Tomasso, che dirige l'ospizio di San Biagio, viene coinvolto mentre è al Tribunale del Torrone in una denuncia per diffamazione voluta da Violante, una donna che un libello anonimo accusa di aver avvelenato il marito. Il notaio Martini, inquirente amico del prete, gli chiede in via non ufficiale di prendere informazioni da don Lucio, il sacerdote che ha proceduto al funerale e che forse è stato anche l'amante della donna. Nel frattempo, don Tomasso apprende da due ragazzini rifugiatisi all'ospizio, Ettore e Gian Andrea, che il primo ha appena visto il cadavere di una giovane donna nei sotterranei del filatoio di tal Righi. Il corpo, gettato nel canale, verrà infatti ritrovato di lì a poco. La morta risulta essere una lavorante del Righi, Caterina Pancaldi, e l'esame autoptico dichiara che ha perso da poco la verginità. Partono quindi tre processi: quello per il libello, quello per avvelenamento del marito di Violante e quello per "la putta" trovata nel canale. Mentre si svolgono gli interrogatori, don Tomasso aiutato da Gian Andrea prosegue nella ricerca di ipotesi e indizi per incastrare l'omicida


COSA NE PENSO

Uno degli elementi più importanti in questo romanzo è il contesto storico:  molto accurato,abbastanza realistico. Alcuni dei personaggi citati in quest'opera sono realmente esistiti, ovviamente, il tutto è arricchito da dettagli e fatti immaginari. 
Pagina dopo pagina ci si adentra in una storia forte ben più complessa di come appare all'inizio. 
In conclusione, la lettura risulta impegnativa una scrittura asciutta, diretta. Buona lettura!


Recensione a cura di C.L


© Riproduzione riservata




10 aprile 2022

QUESTIONI DI SANGUE: INTERVISTA AD ANNA VERA VIVA.


Ben ritrovati miei cari lettori!
L'ospite di questa nuova intervista è Anna Vera Viva.
Anna Vera Viva, salentina, si trasferisce a Napoli nel 1982. Scrive da molti anni ed è sceneggiatrice di docufilm e cortometraggi tra cui La consegna e Specchio delle mie brame, candidati al David di Donatello. Le sue passioni sono viaggiare e gironzolare per musei e gallerie d'arte contemporanea.
Questioni di sangue “Un’indagine nel cuore segreto di Napoli”, edito da Garzanti in libreria dal 3 marzo 2022.


D: JOËL DICKER DICEVA: “SCRIVERE UN LIBRO È COME APRIRE UNA COLONIA ESTIVA. LA  TUA VITA, IN GENERE SOLITARIA E TRANQUILLA, VIENE IMPROVVISAMENTE SCOMBUSSOLATA DA UNA MOLTITUDINE DI PERSONAGGI CHE UN GIORNO GIUNGONO SENZA PREAVVISO E TI SCONVOLGONO L'ESISTENZA”. COME È CAMBIATA LA SUA VITA SCRIVENDO?

R: È incredibile come lei abbia, casualmente, usato la frase che più rappresenta il mio modo di vivere la scrittura e che ho addirittura in primo piano nella pagina di apertura del mio sito ufficiale.Perché nei periodi in cui scrivo o nei quali progetto un nuovo romanzo è esattamente quello che mi succede. I Personaggi si appropriano di ogni spazio della mia vita, di ogni pensiero. Li vedo vivere, agire tra di loro, spio le reazioni alle prove davanti alle quali io stessa li ho messi, ne analizzo i sentimenti. E ognuno di loro pretende cure e attenzioni particolari cercando di prevaricare gli altri in una gara dove, comunque, vincono tutti. Per mesi, fino alla conclusione del romanzo,diventano le più reali delle creature che mi circondano. Poi tutto questo finisce e li lascio andare per il mondo con le proprie gambe; non le nascondo che in quel momento provo un grande sollievo.


D: DA QUALE IDEA, SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, NASCE QUESTO SUO NUOVO ROMANZO “QUESTIONI DI SANGUE”?

R: Da una suggestione nata dalla scoperta del Rione Sanità e dalla Basilica Di Santa Maria alla Sanità. Dovevo trovare un modo, dei personaggi che mi consentissero di usare quelle ambientazioni, di parlare di quei luoghi magici. Personaggi che vivessero quella Basilica colma di storia e di fascino. E chi meglio di un Prete avrebbe potuto fare tutto questo?


D: QUANTO TEMPO HA IMPIEGATO A SCRIVERLO?

R: Un paio di mesi, se parliamo della scrittura vera e propria. Ma la parte precedente, quella di ricerca storica e sociologica, è durata più a lungo.


D: NEL LIBRO CI SONO DIVERSI PERSONAGGI, UNO PIÙ INTERESSANTE DELL' ALTRO. POI CI  SONO I DUE PROTAGONISTI PRINCIPALI. RAFFAELE IACONO E PEPPINO ANNUNZIATA.CHE TIPO D' UOMO È “PEPPINO ANNUNZIATA”? COME LO DESCRIVEREBBE?

R: Peppino è un uomo di malavita, su questo non ci sono dubbi, ed è un essere convinto di aver percorso l’unica strada percorribile e che non accetta di essere giudicato per questo. La particolarità di questo personaggio sta, a mio avviso, in un vissuto dove l’amore da cui è stato circondato, in primis dalla madre e poi dalla prima moglie, ha segnato la sua parte più profonda e questo lo rende un individuo di una complessità affascinante.


D: CON QUALI COLORI DESCRIVEREBBE I SUOI PERSONAGGI?

R: Rosso senz’altro per Raffaele, il rosso della passione che mette in ogni sua azione, quello dell’ira che lo acceca davanti alle ingiustizie e infine quello di un buon sugo che, da grande buongustaio qual è, apprezza in particolar modo.Bianco argento per Peppino, non quello della purezza ma quello del gelo, del pensiero scevro da ogni emotività, del raziocinio che gli consente di muoversi con sicurezza nelle situazioni più pericolose. Giallo arancio per Assuntina, per il calore che diffonde, per la sua allegria, e per quella saggezza che nasce da una positività dell’animo che può erroneamente essere scambiata per ingenuità.


D: QUALI AUTORI L'HANNO INFLUENZATA MAGGIORMENTE?

R: Questa è una domanda alla quale non riesco mai a rispondere. Ho letto tanto e di tutto,privilegiando da sempre i classici. Ho letto autori che ho amato e altri che non mi sono piaciuti ma mi sono sentita in dovere di conoscere e sono convinta che, ognuno di loro, ha portato il suo contributo nell’economia della mia formazione. A volte sospetto che i segni più forti li abbiano tracciati proprio gli autori che non ho amato.


D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Tanti, ma non sveliamoli.


Desidero ringraziare Anna Vera Viva per la sua disponibilità nel concedermi questa intervista.



                     


SINOSSI

Il rione Sanità è un’isola. Un lungo ponte lo divide dal resto di Napoli. Qui, i vivi e i defunti convivono da secoli e non vi è posto, più di questo, in cui morte e vita siano così strettamente intrecciate. Ed è qui che, dopo quarant’anni, due fratelli si rincontrano. Raffaele, dato in adozione giovanissimo alla morte della madre, ci torna come parroco della basilica di Santa Maria alla Sanità. Peppino, invece, è il boss del quartiere. Due uomini che non potrebbero essere più diversi l’uno dall’altro. Eppure, il richiamo del sangue, ineludibile, li unisce. Un legame che è fonte di pericolo e tormento per entrambi. Quando la morte colpisce e un cadavere viene ritrovato in un appartamento del rione, le indagini, suffragate da un testimone poco affidabile, seguono un unico binario. Quell’omicidio fa tirare un sospiro di sollievo a tante persone, ma Raffaele non si lascia abbindolare. Decide di rivolgere il suo sguardo, esperto della vita, proprio tra la sua gente, anche se questo significa guardare qualcuno di molto, forse troppo, vicino a lui. Ma Raffaele non si è mai fermato davanti a nulla e non inizierà adesso. Sa bene che le sue indagini possono compromettere un equilibrio basato su regole non scritte e allo stesso tempo inderogabili, ma deve andare avanti. Perché la Sanità è un’isola e per navigare il mare che la circonda ci vogliono coraggio, passione e un concetto diverso di verità.


COSA NE PENSO

Nessun luogo incarna le contraddizioni di Napoli come il Rione Sanità. Un posto pieno di anima, ricco di teatralità.
L' arrivo del nuovo parroco della Basilica di Santa Maria della Sanità, Don Raffaele Iacono, porterà con se una ventata di vitalità a tutti gli abitanti del rione.
I personaggi sono ben caratterizzati con una personalità definita. Don Raffaele è
un uomo singolare che ha ben poco del temperamento tipico in un sacerdote. Al suo fianco troviamo la fedele e valida perpetua Assuntina,una donna capace da fare invidia anche ai migliori detective del mondo, lei con il suo fare da comare e  con le sue acute osservazioni, sarà uno dei pilastri fondamentali per l'intera durata della storia. Nel romanzo si parlerà anche del legame tra due fratelli  Peppino e Raffaele, che si consolida attraverso la narrazione, le parole, i ricordi.
Lo stile di scrittura di Anna Vera Viva  è semplice ma estremamente travolgente
che si segue con piacere. Delinea luoghi e caratteri, descrizioni e approfondimenti con naturalezza e disarmante sincerità.
In conclusione, "Questioni di Sangue” possiede tutto quello che si vuole da un giallo.
Una morte sospetta, indizi da valutare e sospettati da ascoltare ed interpretare, ma non solo nel presente, perché anche il passato porta con sé la sua dose di segreti e dolori.
Una lettura intrigante. Consigliatissimo!
Buona lettura.

Foto autrice: Roberto Della Noce


Intervista e recensione a cura di C.L


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