15 dicembre 2022

CHIARA PARENTI: INTERVISTA ALLA SCRITTRICE “PER SFIORARE LE NUVOLE ”



Cari lettori,

L'ospite di questa nuova intervista è Chiara Parenti.
Nata nel 1980 a Lucca dove vive con il marito, il figlio, un cane, un gatto e due galline. Laureata in filosofia, è giornalista pubblicista e lavora nell’ambito della comunicazione. Ama disegnare, leggere e viaggiare. Adora anche parlare di sport. La sua frase preferita è: «Il mese prossimo mi iscrivo in palestra». Con Garzanti ha pubblicato anche “La voce nascosta delle pietre (2017)” e “Per sfiorare le nuvole (2022)”. Clicca qui per visualizzare il suo sito.

D: COSA SIGNIFICA PER TE SCRIVERE?

R: Per me scrivere è una terapia. Intraprendere un viaggio nelle profondità di me e riversare sulla carta le scoperte che faccio è un processo catartico che mi fa stare bene. Con la storia di Sole poi, questo processo è stato particolarmente importante, visto che Sole Santoro, sono io.
In “Per sfiorare le nuvole”, ho sentito l’urgenza di tornare da questa ragazza, insicura ma forte, fragile eppure intrepida, e incominciare insieme a lei un nuovo viaggio, stavolta persino più difficile del primo, perché lanciarsi da un aereo è spaventoso, è vero, ma addentrarsi dentro le profondità di noi stessi, lo è molto, molto di più. Scriverne è stato terapeutico anche in questo secondo capitolo, mi è servito a capire dove affonda le sue radici questa mia grande paura, a riconoscerla e a imparare ad affrontarla.

D: “PER SFIORARE LE NUVOLE” È IL SEGUITO DEL ROMANZO “PER LANCIARSI DALLE STELLE”. QUANTO È CAMBIATA SOLE LA PROTAGONISTA IN QUESTO NUOVO ROMANZO?

R: Sole è cresciuta e cambiata e con lei sono cambiate anche le sue paure.
In “Per lanciarsi dalle stelle” doveva superare un lutto: la perdita della sua migliore amica è stato l’evento scatenante per mettersi finalmente in gioco e affrontare le sue paure. Ma quelle erano paure, diciamo forse un po’ più fisiche, per lo più prove di coraggio, come lanciarsi col paracadute, tenere in mano una tarantola, o una corsa sulle montagne russe. 
Adesso invece si tratta di una paura diversa, profonda, adulta, ma connaturata in lei praticamente da tutta la vita. Quella di dire appunto no, di deludere le aspettative altrui e sopravvivere al senso di colpa che ne scaturisce. E, andando ancora più in profondità, di sopportare la frustrazione che proviene dal negare l’immagine che Sole ha di sé, ovvero quella di una persona sempre perfetta, disponibile, amabile che si è creata da quando era bambina, anche grazie all’educazione ricevuta.
Per lei si rivelerà un’impresa titanica, persino più difficile di tutte le prove che aveva superato in quella estate magica di tre anni prima. Per fortuna però non è da sola. Come in ogni viaggio dell’eroe che si rispetti anche in questa nuova sfida, Sole ha dei validi compagni di avventura. Questa eccentrica e stravagante scultrice, Gertrude, poi Samanta, che già l’aveva accompagnata l’altra volta, e anche Massimo, che riappare nella sua vita, proprio quando pensava che ne fosse uscito per sempre.
Ognuno di loro, in modo e in misura diversa, la aiuta in questa presa di coscienza, ovvero a capire prima di tutto da dove nasce questa paura, e quindi ad accettare che è suo diritto dire di no.

D: “PER LANCIARSI DALLE STELLE” È DIVENTATO UN LUNGOMETRAGGIO PER NETFLIX.. SARÀ LO STESSO ANCHE “PER SFIORARSI LE NUVOLE”?

R: Non lo so, ma… Magari! ☺

D: COME MAI “PER SFIORARSI LE NUVOLE”, HAI SCELTO LA CITAZIONE DI PAULO COELHO «QUANDO DICI “SÌ” A QUALCUNO ASSICURATI DI NON STAR DICENDO “NO” A TE STESSO»?

R: Perché ritengo che riassuma perfettamente il concept del romanzo: Sole dice sì a tutti quelli che la circondano, ma ad ogni sì detto indiscriminatamente agli altri, corrisponde un no a se stessa e ai suoi sogni. 
Le sue giornate sono infatti piene di cose da fare: aiutare con la galleria d’arte il fidanzato Samuele che, al contrario di lei, sta avviando una luminosa carriera; deve scarrozzare ovunque l’amica Samanta; rispondere alle richieste assurde del suo caporedattore. E il desiderio di diventare un’insegnante sembra tornato nel cassetto, infatti non riesce mai a studiare né tantomeno ad andare all’università a seguire le lezioni.
Quello che le darà uno scossone stavolta, sarà l’incontro con un’eccentrica e affermata scultrice, Gertrude, che le offre un lavoro come sua assistente. E lei, neanche a dirlo, accetta, anche se ovviamente non lo vuole. 
In questo vortice di cose da fare per gli altri, Sole perde di vista se stessa e i suoi obiettivi. 
Quando arriva al punto di rottura – anche perché stare dietro alle stranezze di questa artista è veramente impossibile ─ decide di fare una nuova lista di cose da fare, anzi da smettere di fare, un elenco dei NO che deve imparare a dire agli altri, per iniziare finalmente a dire sì a se stessa e realizzare i suoi sogni.

D: QUANDO SCRIVI UN LIBRO HAI GIÀ TUTTA LA STORIA IN MENTE O LA ELABORI STRADA FACENDO?

R: Prima di scrivere, ho bisogno di avere uno schema preciso in mente, non inizio la stesura finché non ho tutto ben chiaro. Poi però matematicamente i personaggi a un certo punto iniziano a fare di testa propria e mi costringono ad aggiustare la rotta, e a volte persino a cambiarla in modo pesante.

D: ESISTE UN LIBRO CHE HA AVUTO UNA GRANDE INFLUENZA NELLA TUA VITA?

R: Sono diversi, in realtà, ma se devo dirne uno, scelgo “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach, un libro breve ma che sulla giovane me ha avuto un grande potere, forse per il momento particolare in cui l’ho letto. Pagina dopo pagina, il gabbiano Jonathan, diverso da tutti gli altri membri del suo stormo (che è come mi sono sempre sentita io), insegna a non aver paura di distinguersi, a spiccare il volo. È solo una favola, ma a me ha fatto bene al cuore.

D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Sto lavorando a una nuova storia, un nuovo viaggio per me con un’altra protagonista che, come Sole, dovrà fare i conti con le sue più grandi fragilità per compiere una rinascita e portare la sua vita nella direzione giusta. 

Ringrazio di cuore Chiara Parenti per aver risposto alle mie domande.


Nelle librerie e sugli store online dal 18 ottobre 2022 edito Garzanti


SINOSSI

Ci sono giorni in cui non si ha tempo nemmeno per notare le nuvole in cielo. E quando giorni come questi diventano la normalità, ci si dimentica persino dei sogni. È quello che sta succedendo a Sole che, da quando si è trasferita a Roma, stila una lista infinita di cose da fare: aiutare il fidanzato Samuele con la galleria d'arte; scarrozzare ovunque l'amica Samanta; rispondere alle richieste assurde del suo caporedattore. E il desiderio di diventare un'insegnante sembra tornato nel cassetto. Sole non riesce a imporsi nemmeno quando un'eccentrica e affermata scultrice, Gertrude, la obbliga a diventare sua assistente. Costretta a seguire le assurde regole dell'artista, si sente ancor più alla deriva. Come se non bastasse, Massimo - il ragazzo di cui era innamorata da ragazzina - inizia a lavorare con lei. Eppure quest'esperienza che sta testando i suoi limiti è proprio quello che le serve per cominciare a dire «no». Forse è arrivato il momento di compilare un nuovo tipo di lista, un elenco di cose da non fare. Perché a volte è necessario concentrarsi su di sé, anche se si ha paura di deludere le persone che ci sono vicine. Solo così possiamo trovare il tempo per respirare a fondo, ascoltare la nostra voce interiore e alzare gli occhi al cielo per sfiorare le nuvole. Ogni romanzo di Chiara Parenti, a partire dal suo esordio di successo, "La voce nascosta delle pietre", è capace di toccare il cuore dei lettori. Con il suo nuovo libro, ci regala il seguito della storia di Sole, protagonista dell'amatissimo "Per lanciarsi dalle stelle", ora diventato un lungometraggio Netflix. Perché il coraggio non si misura solo collezionando avventure e uscendo dalla propria zona di comfort. Il vero atto di coraggio è prendere in mano la propria vita e dire no a ciò che ci rende infelici. Senza paura del giudizio altrui.

Frase dal libro:

Devi imparare a procedere “per forza di levare” nella tua vita! […] Impara da Michelangelo […]
La scultura si trova già dentro la pietra, perciò scolpire non è altro che eliminare tutto ciò che è superfluo e impedisce alla statua di venire fuori. Per la vita è lo stesso. Bisogna imparare a dire di no. No a chi ruba tempo, energia, attenzione, senza portare niente in cambio. No ai vampiri, ai parassiti, a tutto ciò che è falso. L’eccesso va tolto perché emerga l’essenziale.”

Intervista a cura di C.L

© Riproduzione riservata 

05 dicembre 2022

INTERVISTA A ELENA PREMOLI



Carissimi e carissime,

L'ospite di oggi è Elena Premoli.
Classe 1986, si è laureata in Scienze Linguistiche per le Relazioni Internazionali con un'attenzione particolare allo studio del cinese mandarino.Ha vissuto a Milano, Pechino e Shanghai, e si è infine stabilita sul Lago di Como. Si è classificata ai primi posti in diversi concorsi di narrativa, tra cui il Premio Chiara Giovani. È mamma di due bambine, e dalla maternità è nata l'ispirazione per il suo romanzo d'esordio: “Per tutti i giorni della tua vita”.

D: CHI È ELENA?

R: Elena è una donna e mamma fortunata che ha realizzato il sogno di pubblicare un romanzo insieme a una Casa Editrice di primo livello! Sicuramente sono una persona molto caparbia e costante: la perseveranza mi ha aiutata a raggiungere questo traguardo, dopo tanti anni di esercizio alla tastiera, invii e tentativi.

D: RACCONTACI LA PRIMA EMOZIONE CHE HAI PROVATO QUANDO HAI VISTO PUBBLICATO IL TUO LIBRO?

R: C’è un video sulla mia pagina Instagram e TikTok che testimonia la mia gioia nello scartare la prima copia del romanzo! Scorrere con le dita le pagine fresche di stampa e pensare che tutti quei contenuti sono frutto del tuo lavoro di ricerca, scrittura, riscrittura è una gratificazione davvero immensa, che prende anima e corpo.

D: AL CENTRO DI “PER TUTTI I GIORNI DELLA TUA VITA”, LA VICENDA, DI DUE GIOVANISSIMI GENITORI, EMILY E WILL, E IL LORO PICCOLO MATT. LA TRAMA È LIBERAMENTE ISPIRATA ALLA STORIA DEL PICCOLO ALFIE EVANS. QUALE È STATA LA DIFFICOLTÀ MAGGIORE DURANTE LA STESURA DEL TUO ROMANZO?

R: Credo che la difficoltà maggiore sia stata quella di mettere a tacere le mie emozioni e di provare a dar voce a entrambe le versioni della storia, dovendo, capitolo dopo capitolo, entrare prima dentro “la voce della scienza” e poi dentro “la voce dei sentimenti”. Il romanzo, infatti, è narrato da due protagoniste: Emily, la mamma del piccolo Matt (che riprende il personaggio reale di Alfie Evans) e Nadia, la dottoressa a capo dell’équipe medica che ha in cura il piccolo. Questa alternanza mi ha fatta soffrire spesso, durante la stesura. Dovevo uscire da una voce ed entrare nell’altra cercando di essere sempre nel personaggio. Ma è stata una sfida che mi ha portato anche grande soddisfazione come scrittrice.

D: UNA SCENA DEL LIBRO CHE TI PIACE PARTICOLARMENTE?

R: Adoro l’immagine della mela che marcisce sul tavolo, mentre il personaggio di Nadia soffre sul divano. È un’immagine staccata da quello che sta vivendo la protagonista, ma così forte, perché racchiude tutto il degrado, l’abbandono e la bassezza di un momento.

D: QUAL È IL MESSAGGIO CHE VORRESTI TRASMETTERE AI LETTORI CHE HANNO LETTO O LEGGERANNO IL TUO LIBRO?

R: Che ogni storia merita di essere guardata a tutto tondo. Che spesso i media ci restituiscono solo una parte delle vicende, e di solito quella più emotiva, perché ci fa indignare e ci coinvolge. Ma la realtà vera ha mille sfumature. Certe storie meritano di trovare uno spazio più ampio rispetto a quello della cronaca che si esaurisce in poche settimane. Altro messaggio: se crediamo davvero in qualcosa non ci sono scuse per non credere nell’obiettivo.

D: A QUALE SCRITTORE TI SENTI PIÙ VICINA PER GENERE O SCRITTURA?

R: Amo la narrativa, stando dentro questo insieme non ho limiti nella scelta delle storie. Negli ultimi anni ho prediletto, da lettrice, autori italiani contemporanei, per confrontarmi su quello che il panorama ha da offrire. Ammiro scrittori come Giorgio Fontana per la profondità di pensiero e il grande bagaglio culturale, scrittori come Marco Balzano per la capacità di colpire a fondo, e Nadia Terranova per una qualità e ricercatezza nella scrittura che sa riportarci mondi interi. “Per tutti i giorni della tua vita” deve però tantissimo a Margaret Mazzantini, in particolare al suo “Non ti muovere”. Cercavo quella forza delle immagini che Margaret ha, quasi violenta, sconvolgente. 

D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Sì, sto già scrivendo un nuovo romanzo che ha come protagonista una donna speciale, ma non posso dire nulla di più!

Ringrazio di cuore Elena Premoli per aver risposto alle mie domande.



SINOSSI

Emily ha vent'anni e non si aspettava di diventare madre così presto. Con Will, conosciuto per caso in un pub, ha un rapporto tiepido, troppo timidi entrambi, forse, troppo poco innamorati. Ma la notizia della gravidanza, per quanto giovanissimi, li unisce in un progetto grande e nuovo, e decidono di provare a essere una famiglia. Quando il loro bambino, Matt, ha quattro mesi, però, qualcosa cambia inesorabilmente. Un ritardo cognitivo, dicono, un disturbo della crescita, un problema cerebrale. Sono parole che lentamente iniziano a farsi spazio nella vita della giovane coppia. Due bambini disperati accanto a un bambino di pochi mesi. È qui che la loro storia si intreccia a quella di Nadia, pediatra di successo, donna bella, carismatica, decisa, il senso di onnipotenza di chi ha sempre avuto tutte le risposte, come in questo caso, di fronte a Matt. Comincia una battaglia prima tra le mura della camera d'ospedale poi sui social network, sulle pagine dei giornali e, infine, in tribunale. È lo scontro tra l'occhio della scienza e quello dell'amore, tra due donne che sembrano così distanti, avvicinate solo dalla tenacia irriducibile di uno scricciolo di pochi chili che cambierà per sempre le loro esistenze.
Questo romanzo, liberamente ispirato alla storia vera di Alfie Evans, è un inno alla vita, un racconto profondo e indimenticabile sulla paura e sul coraggio che hanno forme inaspettate. Un romanzo struggente e delicatissimo che cambia il nostro modo di vedere le cose.

Nelle librerie e sugli store online dal 6 settembre 2022 Piemme editore

Intervista a cura di C.L

© Riproduzione riservata 


19 novembre 2022

RECENSIONE DEL LIBRO: I CANNOLI DI MARITES DI CATENA FIORELLO GALEANO




NOTE SULL'AUTRICE 

Catena Fiorello Galeano, ha pubblicato per Giunti con grande successo L’ amore a due passi (2016), Tutte le volte che ho pianto (2019), Amuri (2021), tutti entrati nella TOP TEN delle classifiche. Cinque donne e un arancino (2020) è il primo capitolo della saga “Le signore di Monte Pepe”, a cui ha fatto seguito I cannoli di Marites (2022).
Dal suo romanzo Picciridda (Giunti 2017) è stato tratto l’omonimo film per la regia di Paolo Licata. 

SINOSSI

L'estate è appena finita e le cinque instancabili signore di Monte Pepe si godono il successo della loro rosticceria "Il Regno degli arancini". Dopo aver partecipato alla celebre trasmissione della giornalista e talent scout Octavia Cooper sono diventate delle vere e proprie star, sia in America che in Italia, ma la notorietà non è quello che cercano. Grazie alla profonda passione letteraria di Nunziatina, per cui ogni momento è buono per declamare versi, Monte Pepe sta infatti per trasformarsi nel “Borgo della Poesia e dell'Incanto” e per ospitare un grande scrittore. Ma le citazioni e le letture da Neruda, Pasolini, Dickinson e molti altri, non fermano il lavoro di Rosa, Nunziatina, Maria, Giuseppa e Sarina, anzi, stare dietro alle richieste degli ormai numerosi aficionados sembra una missione impossibile. L' aiuto della sola Cettina, che si è aggregata in seguito, non basta. Ecco che il gruppo si trova costretto a mettere un annuncio per cercare qualcuno che dia loro una mano ai fornelli. Sarà l'occasione per accogliere in squadra una nuova cuoca, Marites, che viene da un paese lontano – le Filippine – eppure rivela un singolare talento per uno dei dolci siciliani più amati: il cannolo... Tra amori inattesi, misteriose lettere minatorie e spiazzanti colpi di scena, le indimenticabili protagoniste di Cinque donne e un arancino tornano a regalarci le emozioni ordinarie ed eccezionali delle loro vite, esistenze che rispecchiano quelle di qualsiasi donna, anche se nelle pagine di Catena Fiorello c'è sempre qualcosa di più. Nelle sue protagoniste vibra la volontà di non nascondersi, di affrontare, prima o poi, le sfide della vita. Con una passione generosa, con un istinto solidale, inclusivo, tanto più necessario quanto più si avvicina la minaccia di tempi ostili.

«Io non merito tanto» disse Marites. «Già siete gentili che mi fate sentire come voi, e no straniera.»
«Straniera?» ripeté Giuseppa. «Cca nuddru è straniero. Semu tutti uguali. E pi mia, o filippina, o africana, o 'miricana, è a stissa cosa.»
«Ca certu» aggiunse Maria «non ci voli 'na laurea pi capillu.»
«Nella nostra terra, cara Marites» concluse Rosa «si ragiuna accussì, e quelli che la pensano diversamente, non li consideriamo nemmeno. Ricorda però che d'ora in poi ci aspettiamo da te i cannoli più buoni del mondo!»

COSA NE PENSO

Dopo il primo capitolo della saga dedicata alle Signore di Monte Pepe “Cinque donne e un arancino” (Leggi qui)
Catena Fiorello ritorna con un nuovo capitolo, “I cannoli di Marites”.
Questa volta, non si parlerà soltanto delle vite delle cinque amiche e socie della rosticceria del “Regno dell'arancino”, ma si affronteranno temi di grande attualità. 
In primis, l'estorsione ai danni dei commercianti e dulcis in fundo “l'accoglienza” nel mondo del lavoro degli immigrati.
C'è un senso della dignità femminile che vuole riscattarsi in queste pagine forte come le sue protagoniste. 
Tra ritorni di fiamma,new entry,sogni da realizzare, e le immancabili delusioni d'amore. 
Anche questa volta la storia promette molto bene. 
In conclusione, una saga tutta al femminile in cui le protagoniste sono donne forti,pronte a tutto per proteggere ciò che hanno a cuore. 
Un inno al potere dell'amicizia e della solidarietà femminile. Monte Pepe, non è solo il borgo degli arancini più famoso della Sicilia, è soprattutto l'incontro perfetto tra poesia e incanto, come suggerisce il cuore a Nunziatina. In attesa, di leggere il prossimo capitolo dedicato alle signore di Monte Pepe. Non mi resta che augurarvi.. Buona lettura!

Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata 


15 novembre 2022

“...CHIACCHIERATA CON ANNA PREMOLI”



Bentrovate amiche lettrici, 

L'ospite di questa nuova intervista è Anna Premoli. Nata nel 1980 in Croazia; vive a Milano dove si è laureata alla Bocconi. Il suo romanzo d’esordio, Ti prego lasciati odiare, è stato un libro fenomeno: per mesi ai primi posti nella classifica, ha vinto il Premio Bancarella. Con la Newton Compton ha pubblicato anche Come inciampare nel principe azzurro, Finché amore non ci separi, Tutti i difetti che amo di te, Un giorno perfetto per innamorarsi, L’amore non è mai una cosa semplice, L’importanza di chiamarti amore, È solo una storia d’amore, Un imprevisto chiamato amore, Non ho tempo per amarti, L’amore è sempre in ritardo, Questo amore sarà un disastro, Molto amore per nulla, Tutto a posto tranne l’amore, Non sono una signora, Sfida all’ultimo bacio.Un’autrice da oltre 1 milione di copie. I suoi romanzi sono tutti bestseller, tradotti in diversi Paesi.
Da oggi, 15 novembre 2022, trovate in tutte le librerie e sugli store on-line il suo nuovo romanzo Un amore sulla neve edito Newton Compton


D: SONO PASSATI DIECI ANNI DA QUANDO HAI ESORDITO, RACCONTACI COME HAI INIZIATO E COME HAI PUBBLICATO IL TUO PRIMO LIBRO “TI PREGO, LASCIATI ODIARE”?

R: Ho iniziato totalmente per caso: ho scritto un romanzo che non era destinato nemmeno a vedere la luce del sole, incredibilmente sono riuscita a finirlo con una certa facilità, ero decisa a lasciarlo per sempre nel mio computer quando mio marito ha insistito invece per autopubblicarlo sulle varie piattaforme on-line e lì è stato notato dal mio editore, la Newton Compton. Siamo poi salpati per una grande avventura, che mi ha incredibilmente portato a scrivere tanti altri romanzi. 

D: DEI TUOI PERSONAGGI FEMMINILI CE N’È UNO CHE SI IDENTIFICA MAGGIORMENTE CON TE E UN ALTRO CHE INVECE È COMPLETAMENTE DIVERSO?

R: C’è un pizzico del mio ragionamento in tutte le mie protagoniste, ma allo stesso tempo ognuna di loro è differente e con un proprio carattere ben definito. Dovendo semplificare molto, direi che quelle che mi assomigliano di più sono Jennifer e Laurel; Julie e Jordan sono state invece due protagoniste molto diverse.

D: QUAL È IL MESSAGGIO CHE VUOI TRASMETTERE ALLE GIOVANI LETTRICI?

R: Mi piace proporre personaggi femminili indipendenti, anche e soprattutto dal punto di vista finanziario, che non mettono in secondo piano la propria realizzazione professionale e il proprio sacrosanto desiderio di sfondare nel lavoro prescelto. L’amore è importante, nessun dubbio a riguardo, ma non dover dipendere da nessuno lo è molto di più, e spero proprio che questo messaggio arrivi forte e chiaro alle ragazze che oggi studiano e si affacciano al mondo del lavoro.

D: PRIMA DI ESSERE UNA SCRITTRICE DI ROMANZI ROSA AFFERMATA IN TUTTO IL MONDO SEI UN’ECONOMISTA E QUINDI SVOLGI UN LAVORO DEL TUTTO DIFFERENTE. AVRESTI QUALCHE CONSIGLIO DA DARE AGLI AUTORI ESORDIENTI?

R: Ognuno di noi ha una sua storia particolare e difficilmente replicabile. Per me ha sempre funzionato e continua a funzionare molto bene “il fare altro”, ovvero il fatto di non aver mai avuto troppe aspettative sui miei romanzi e sul loro eventuale successo. L’unico consiglio che mi sento di dare a che vuole esordire in questo settore è di narrare solo storie di cui è davvero appassionato, di non seguire mode, e di rispettare la propria voce narrante “naturale”, evitando di copiare. L’autenticità emerge sempre forte e chiaro da un testo.

D: C’È UN GENERE LETTERARIO A CUI SEI PIÙ LEGATA?

R: Per incredibile che possa essere, i gialli. Sono stati il mio primo amore da lettrice, in un certo senso, e anche oggi sono una grande valvola di sfogo nei momenti stressanti. Per il resto, rimango una lettrice molto onnivora che cerca di prendere in mano più generi possibili.

D: ORA TI DIRÒ ALCUNE PAROLE CHE MI SEMBRA ABBIANO UN PESO DETERMINANTE IN MOLTE DELLE STORIE CHE RACCONTI, E TI CHIEDERÒ DI RISPONDERE A CALDO, SENZA PENSARCI, CON QUEL CHE TI VIENE IN MENTE DI PRIMO ACCHITO. COMINCIAMO CON ..

AMICIZIA: un legame importantissimo che viene spesso sottovalutato; oggi la letteratura ama parlare d’amore ma racconta poco l’amicizia profonda e complessa che può esserci tra due persone.

FAMIGLIA: il centro delle nostre gioie e dei dolori; credo sia fondamentale imparare a non farsi condizionare troppo dai legami familiari storici nel momento in cui cerchiamo di spiccare il volo e di costruirci una nostra famiglia indipendente.

LIBERTÀ: fondamentale, ma intesa in senso ampio, sia in termini di indipendenza finanziaria che di benessere emotivo

D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Sopravvivere al 2022, che si sta rivelando tostissimo dal punto di vista finanziario e mi costringe a lavorare in continua emergenza. Battute a parte, in un futuro non so quanto lontano (credo parecchio) mi piacerebbe avere più tempo per me stessa e fare le cose un po’ di meno di corsa. Ma al momento il ritmo è questo e le sfide sono continue, perciò cerco di rimboccarmi le maniche e di farmi trovare preparata. Un giorno alla volta.


Desidero ringraziare Anna Premoli per la sua disponibilità mostrata nel concedermi questa intervista. 



SINOSSI

Chiara è disperata per essersi lasciata convincere a trascorrere le vacanze natalizie sulle Dolomiti insieme alla sua famiglia, invece di scappare verso l’agognato sole dei tropici. L’ultima volta che ha messo gli sci ai piedi, parecchi anni fa, si è ripromessa di non farlo mai più. Non può neppure invocare la complicità della sorella Elisa che, fresca di matrimonio, ha deciso di dimostrare al consorte, fanatico sciatore, quanto sia ansiosa di macinare chilometri di piste innevate. E così Chiara, una volta arrivata, si rende conto che nulla potrà salvarla: dovrà unirsi agli entusiasti sciatori e sperare di tornare tutta intera. Come se la situazione non fosse già di per sé difficile, dovrà anche avere a che fare con Giulio, l’enigmatico fratello del cognato. Ma si sa, le sfide più ardue sono anche le più emozionanti: riuscirà Chiara a non lasciare sulle piste i legamenti e… soprattutto il cuore?



Ph by © yumamartellanz


Intervista a cura di C.L


© Riproduzione riservata 


05 novembre 2022

RECENSIONE DEL LIBRO: I PECCATI DI MARISA SALAS DI CLARA SÀNCHEZ


NOTE SULL'AUTRICE 

Clara Sánchez è l’unica scrittrice ad aver vinto con i suoi romanzi i tre più importanti premi letterari spagnoli: il premio Alfaguara con La meraviglia degli anni imperfetti, il premio Nadal con Il profumo delle foglie di limone, bestseller che ha venduto un milione di copie, in cima alle classifiche di vendita per anni, e il premio Planeta con Le cose che sai di me. In Italia sono tutti pubblicati da Garzanti, insieme a La voce invisibile del vento, Le mille luci del mattino, Entra nella mia vita, La forza imprevedibile delle parole, L’amante silenzioso, L’estate dell’innocenzae l’attesissimo seguito del Profumo, Lo stupore di una notte di luce, Cambieremo prima dell’alba. Nel 2018 ha partecipato con un racconto all’antologia su madri e figli intitolata Tu sei parte di me.

SINOSSI

Marisa guarda con sgomento la classifica dei libri più venduti. In cima c’è il romanzo che ha tra le mani. L’ha sfogliato e ha riconosciuto ogni pagina, ogni riga, ogni vocabolo. Quello è il libro che ha pubblicato vent’anni prima, solo che ora il nome dell’autore in copertina è un altro e lei non sa chi sia. Qualcuno ha copiato il suo romanzo. Marisa non sa che fare perché non può dimostrare che si tratti della stessa storia scritta con le stesse parole. Non può farlo perché quando ha pubblicato il suo esordio è stato un totale fallimento e ne ha distrutto ogni copia, ogni file. Invece ora qualcuno con quello stesso libro sta avendo successo. È in vetta alle classifiche. Marisa non ha idea di come sia potuto accadere, ma deve vendicarsi. Anche se non ha le prove non può permettere che questo plagio vada avanti. Ricorda perfettamente come funziona il mondo editoriale, ne conosce tutte le leggi. Deve solo provare ad entrarci in qualche modo, nessuno si ricorderà di lei. E deve riuscire ad avvicinare l’autore dell’imbroglio. Basterà giocare sulle sue ossessioni di scrittore, che lei conosce bene, per portarlo alla verità. Basterà far vacillare le certezze della sua creatività per ottenere quello che vuole. Un piccolo peccato solo per amore della giustizia. Anche se questo forse vuol dire riprendere in mano una penna e tornare a scrivere. Tornare nel regno di quel sogno che si è infranto tanti anni prima. Quello che l’ha fatta soffrire e ha cambiato la sua vita. Un romanzo non è finito fino a quando non si trova il giusto finale. Più è sconcertante, più è misterioso, più il lettore amerà leggerlo. E lo scrittore scriverlo. Ma non sempre è così.

COSA NE PENSO 

Dopo trent'anni,Marisa Salas una donna di mezza età si ritrova, tra le mani il suo romanzo d'esordio, “Giorni di sole”, pubblicato con grande successo da un autore emergente Luis Isla.
Trovo affascinante l'idea di una storia sul plagio letterario.
Clara Sànchez, inoltre, ci offre una carrellata di varia umanità, proponendo personaggi interessanti.Laura, la madre di Luis. Una donna disposta a tutto per il bene di suo figlio.
E poi ci sono, altre due protagoniste che non deluderanno i lettori, ossia Carolina Cox e Sofia.
La presenza di Sofia è sicuramente il messaggio più potente che l'autrice voleva lanciare “La manipolazione del pensiero e le sue conseguenze”.
Per tutta, la durata del romanzo ci s'imbatte continuamente su un vero e grande dilemma, cioè quante volte scegliamo di dire la verità e in quanti casi, invece, optiamo per le bugie? A forza di dire una bugia, si finisce col crederla una verità. 
I fili che muovono questo romanzo sono, l'amore di una madre, l'amore perduto di una giovane donna, le ingiustizie e la vendetta.
Come diceva lo scrittore Thomas Eliot, l’ispirazione letteraria non deve copiare ma deve essere un mezzo attraverso il quale gli scrittori imparano dal passato per fare qualcosa di nuovo:

«I poeti mediocri deturpano ciò che prendono, mentre i bravi poeti lo trasformano in qualcosa di meglio o almeno in qualcosa di diverso».

Consigliatissimo. Buona lettura!

Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata 

02 novembre 2022

INTERVISTA A GINO PITARO



Cari lettori,

L'ospite di questa nuova intervista è Gino Pitaro, nasce a Vibo Valentia nel 1970 e vive a Roma. Nel suo percorso svolge varie attività, tra cui quella di redattore e documentarista. Nel 2011 esce il suo 'I giorni dei giovani leoni' (Arduino Sacco Editore), una delle opere underground più lette nel 2012.
In seguito pubblica con la Ensemble nel 2013 'Babelfish' e nel 2015 il romanzo 'Benzine'. Entrambi ottengono consensi crescenti e vincono numerosi premi letterari.
Nel 2019 è la volta di 'La Vita Attesa' per Golem Edizioni.
‘Medjugorje, i Segreti rivelati’ è il suo primo libro ‘non fiction’, cui fa seguito ‘Medjugorje, la Via della Redenzione’, entrambi di forte attualità.
Nel 2021 è uscita la riedizione di 'Babelfish - racconti dall'Era dell'Acquario' arricchita da un racconto inedito. Molti suoi libri sono disponibili su Amazon  nelle varie lingue.



D: CHI È GINO?

R: Un viandante. Non so nemmeno io chi sono, proprio perché in buona parte mi sento un mistero per me stesso. Sono tante cose che non ho ben compreso della mia persona, e forse per una legge di compensazione fuori di me ci prendo spesso benissimo, anche nelle cose che mi riguardano ma che appunto non sono ‘me’.

D: QUANDO HAI CAPITO DI ESSERE PORTATO PER LA SCRITTURA?

R: A scuola vedevo che me la cavavo benissimo con i temi e anche all’università le mie tesine e i miei scritti scavavano sottopelle. Prima ancora scrivevo con successo missive per amici innamorati. Non ho mai pensato di pubblicare se non dal 2009. Questo fu l’anno in cui iniziai a scrivere un romanzo.

D: DOVE TROVI L’ISPIRAZIONE PER I TUOI LIBRI?

R: Non so se si possa parlare di ispirazione. Mi sorregge l’esigenza, la necessità di comunicare in forma romanzesca o in quella saggistica qualcosa che mi appartiene, anche se lo scrittore rifugge dall’autobiografismo stretto. Adesso per esempio i miei libri su Medjugorje e le Apparizioni Mariane hanno avuto un grande seguito.  

D: L’ ASPETTO POSITIVO E QUELLO NEGATIVO DELL' ESSERE UNO SCRITTORE?

R: Finché l’esigenza di scrivere o quella che alcuni chiamano ispirazione mi sorregge, nessuna in particolare, se non che è un’attività molto imprevedibile, dunque anche sorprendente. L’aspetto positivo, almeno dalla mia prospettiva, è la libertà, ma non sono mai stato stritolato dentro alcuni meccanismi dell’industria culturale per poter avere un giudizio differente. Quello negativo, che ha anche delle positività, è che appunto lo scrittore è anche un avventuriero. Insomma il positivo ha anche un po’ di negativo e il negativo un po’ di positivo. Yin e Yang! 

D: QUALE È STATA LA DIFFICICOLTA’ MAGGIORE DURANTE LA STESURA DEL LIBRO “MEDJUGORJE – LA VIA DELLA REDENZIONE”?

R: Nessuna in particolare, perché la mia indagine sulle mariofanie, sulle apparizioni mariane, su profezie e fenomenologie a esse correlate ha stimolato determinate ricerche e risposte che sono venute da sé. Cercando si viene trovati. In tal senso sono stati di sprone anche le domande dei lettori in merito al mio primo testo sull’argomento che è ‘Medjugorje, i Segreti rivelati – Guida ai Tempi Nuovi’. Ho voluto questi libri in esclusiva su amazon, come pure la riedizione del mio libro di racconti ‘Babelfish’. 

D: UN LIBRO CHE NON TI STANCHERAI MAI DI RILEGGERE?

R: La Bibbia, perché è foriera di tante scoperte, di tanti incroci interiori e mentali. Non mi sembra un caso che sia ‘il libro dei libri’, che in realtà è una somma di testi di epoche diverse, cui seguono tante dissertazioni sulle traduzioni, sull’esegesi. Ha infiniti o indefiniti livelli di lettura.

D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Scrivere, curare una collana (se me lo propongono). Non so ancora se scriverò un nuovo saggio o un nuovo romanzo, ma non tornerò sull’argomento Medjugorje. Credo però che fare progetti oggi abbia un altro significato molto relativo in relazione ai cambiamenti, alle sfide e agli eventi che si prospettano.


Desidero ringraziare Gino per aver risposto alle mie domande




Intervista a cura di C.L


© Riproduzione riservata 

23 ottobre 2022

INTERVISTA ALLO SCRITTORE MATTIA BERTOLDI



   

Carissimi amici e carissime amiche,

L'ospite di questa nuova intervista è  Mattia Bertoldi, autore del libro “Il coraggio di lilly”. In libreria e sugli store online dal 19 maggio 2022 edito Tre60.
Mattia è nato nel 1986 a Lugano, ha vissuto più o meno alla grande tutti gli anni Novanta. Sognava il chiodo di pelle di Max Pezzali ed erta innamorato di Xena e Buffy. Finalista al Premio Chiara Giovanni nel 2011, ha esordito con il romanzo Ti sogno, California (Booksalad. 2012).
È curatore di La dura legge di Baywatch. Tutto quello che avete amato negli anni '90 (Booksalad, 2017). Tra gli altri suoi libri: Come tanti piccoli ricordi (Tre60, 2019).


D: CHI È MATTIA?

R: Sono una persona che ha sempre amato la lettura e mi sono avvicinato alla scrittura solo durante i tempi dell'università. Ho studiato lettere a Zurigo e in quel periodo mi sono cimentato nei primi racconti, per poi esordire con un romanzo alla fine degli studi. All'epoca ritenevo impossibile poter “vivere di scrittura”, ma ho capito che un obiettivo del genere era alla mia portata se avessi declinato lo scrivere in più direzioni. Oggi lavoro per l'ufficio di comunicazione del Governo ticinese, dirigo una rivista dedicata all'enogastronomia e nel tempo che resta sono autore di romanzi, documentari e serie TV. Insomma, ho deciso di cimentarmi in più ambiti rifornendo il... motore della scrittura ogni giorno, con del nuovo carburante.

D: GRAZIE AL TUO ROMANZO “IL CORAGGIO DI LILLY” HAI RIPORTATO ALLA MEMORIA COLLETTIVA LA STORIA DI LILLY VOLKART, LA DONNA CHE APRÌ UNA CASA PER ORFANI SUI MONTI DEL VERBANO. DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE DIVENNE UN PICCOLO CENTRO DI SOLIDARIETA INTERNAZIONALE, COSA TI HA SPINTO A RACCONTARE LA SUA STORIA?

R: Innanzitutto il desiderio di riportare in superficie il percorso di una donna che in pochi conoscevano, almeno al di fuori di Ascona (il Borgo ticinese in cui ha vissuto la maggior parte della vita). Inoltre, ho voluto esplorare quel mondo attraverso gli occhi dei tre ragazzi protagonisti del mio romanzo (Ranieri, Ettore e Dora) e immaginare una vicenda che esplorasse le loro emozioni e il dolore legato alle conseguenze del conflitto. Infine, desideravo sperimentare il genere del romanzo storico con tutto ciò che ne consegue: ricerca, studio e continui sopralluoghi sul territorio.

D: UNA SCENA DEL LIBRO CHE TI PIACE PARTICOLARMENTE?

R: Scelgo il capitolo in cui Ranieri viene affidato a Folgore, il contrabbandiere che dall'Italia lo conduce fino in Svizzera, lungo un sentiero all'ombra del Monte Limidario (o Ghiridone) che ho percorso io stesso nel giugno 2020. Per me era fondamentale sperimentare sulle gambe la fatica di quella strada e intercettare con gli occhi i diversi punti di riferimento che potevano colpire le persone in fuga verso la salvezza tra cui pietre di confine, fontane e punti panoramici sul Lago Maggiore. È il momento della narrazione in cui ci si avvicina non solo alla casa di Lilly, ma anche a una delle pagine più oscure della storia italiana del Novecento. Ranieri si dirige infatti verso la Svizzera nel settembre 1943, a poche ore dal proclama Badoglio; da lì a pochi giorni l'esercito tedesco sarebbe sceso in forze verso l'Italia, intensificando i controlli lungo le frontiere italo-svizzere.

D: QUALI SONO LE DIFFICOLTA’ NELLO SCRIVERE UN ROMANZO STORICO?

R: Scrivere un romanzo storico ti costringe a camminare sulle uova in tutte le fasi di stesura per paura di incappare in anacronismi. Per farti un esempio: una lettrice, qualche giorno fa, mi ha detto che si era chiesta se negli anni Quaranta esistevano veramente le tapparelle di cui parlo nelle prime pagine del romanzo, e per fortuna che in effetti era così! Devo però dire che entrare in una dimensione del genere ti porta a interessarti ad aspetti molto specifici del passato, anche perché ogni capitolo è introdotto da una data ben precisa. Ho quindi consultato gli annali di MeteoSvizzera per sapere che tempo facesse in quei giorni e, se la vicenda si svolgeva di notte, in che fase si trovasse la Luna. L'obiettivo ultimo era insomma quello di raggiungere un grado di verosimiglianza così elevato da poter inserire elementi di fantasia o romanzati senza che questi venissero notati. D'altro canto è questa l'essenza del romanzo storico, come dice la definizione stessa dell'espressione.

D: QUAL È IL ROMANZO CHE TI È PIACIUTO PARTICOLARMENTE LEGGERE E PERCHÉ?

R: Ho iniziato a scrivere Il coraggio di Lilly dopo aver ascoltato l'audiolibro de Il treno dei bambini, di Viola Ardone. Anche se ero a conoscenza della storia di Lilly Volkart sin dal 2015, è in quel momento che ho intravisto la possibilità di raccontare una pagina della Seconda guerra mondiale meno nota di tante altre. Nel caso del romanzo di Ardone il tema centrale era costituito dai bambini meridionali che, nell'immediato Secondo dopoguerra, trascorrevano alcune settimane in nord Italia per rimettersi in forze. Anche Lilly aveva partecipato a programmi simili ma nel caso del mio romanzo, che si svolge tra il 1943 e il 1944, ho voluto soprattutto approfondire il concetto di “bambini reduci”. Si tratta di un'espressione usata spesso da Franco Debenedetti Teglio, che ho intervistato durante la stesura del romanzo. Lui è sfuggito alla morsa nazifascista, ha soggiornato da Lilly ed è oggi un testimone della shoah molto attivo nelle scuole. In ogni suo intervento sottolinea quanto è stato difficile superare la Seconda guerra mondiale per chi all'epoca era bambino, proprio come lui. E poco importava se ci si trovava in un posto relativamente sicuro come la Svizzera; questi bambini hanno portato sulle spalle il senso di colpa e il dolore legato al destino (spesso infausto) dei loro familiari, un carico emotivo che ha accompagnato il resto delle loro vite.

D: C’E’ UN ALTRO PERIODO STORICO IN CUI TI PIACEREBBE AMBIENTARE UN ROMANZO?

R: Se oltre ai limiti temporali posso superare anche quelli spaziali, scelgo la Londra vittoriana di fine Ottocento o la Parigi della Belle Époque. La prima per il tumultuoso contesto dato da una metropoli che si trovava a fare i conti con un impero da gestire e una vita nelle strade che spesso era misera e derelitta; la seconda per la grande verve creativa e artistica che si poteva toccare con mano. Se invece dovessi rimanere in un ambiente italofono, sceglierei la Milano da bere degli anni Ottanta. In quel decennio ero solo un bambino ma sarebbe interessante scoprire il periodo in cui i miei genitori avevano l'età che ho io oggi, vale a dire 36 anni.

D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Sto lavorando a un progetto narrativo legato alle wunderkammer, che rappresentano un tema su cui mi sono fissato da ormai diversi anni. Molti dei miei romanzi partono proprio da queste ossessioni: nel caso de Il coraggio di Lilly la fascinazione era per il mondo della magia della prima metà del Novecento in Italia e i giochi di carte, che rappresentano una passione condivisa da Ranieri e Cesare, suo padre. In merito a questo progetto, invece, non vedo l'ora di riempire una stanza (immaginaria) di oggetti e reperti bizzarri e creare una storia che la metta in luce nella maniera più coinvolgente possibile.

Ringrazio Mattia Bertoldi per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.




SINOSSI

Zurigo, 1917. Lilly Volkart ha vent’anni e sogna di diventare pediatra. Mentre risparmia per pagarsi gli studi, lavora presso la pensione dei suoi genitori. Nelle sue stanze ospita moltissimi studenti del Politecnico, perlopiù svizzeri provenienti da altri cantoni. Ma tra loro c’è anche un italiano, Umberto, che si distingue per gentilezza e simpatia. Innamorarsi e fare progetti per il futuro sembra essere la cosa più naturale al mondo. Ma in Italia infuria la guerra, e presto Umberto è costretto a lasciare la Svizzera per andare a combattere in Veneto… Ascona, 1943. Il sogno di diventare pediatra non si è realizzato, ma Lilly può mettere a frutto la sua esperienza per qualcosa di ancora più grande. Nel 1924 ha aperto una colonia per ospitare bambini di famiglie benestanti durante l’estate, che presto è diventata anche un luogo di approdo per bambini meno fortunati. Con lo scoppio della guerra il numero di ospiti è aumentato: Ascona si trova al confine con l’Italia e si rivela un posto sicuro per tanti bambini ebrei in fuga. Con l’aiuto di Massimo, il proprietario dell’emporio del paese, Lilly decide di accoglierli e li nasconde, offrendo loro una casa e la possibilità di studiare e imparare un mestiere. Nella speranza che, in una sorta di famiglia allargata, i piccoli possano superare la guerra, per poi riabbracciare i loro genitori… In questo romanzo, Mattia Bertoldi racconta con grande delicatezza la storia sorprendente di Lilly Volkart, una donna che, come Oskar Schindler o Irena Sendler, cambiò il destino di centinaia di bambini durante la Seconda guerra mondiale e di migliaia nel corso della sua vita.


Intervista a cura di C.L

Photo by Elizabeth La Rosa

© Riproduzione riservata