22 ottobre 2021

INTERVISTA A MASSIMO GRANCHI AUTORE DEL LIBRO "IL PRINCIPE DELLE ARENE CANDIDE"

NOTE SULL' AUTORE

Massimo Granchi è nato a Cagliari nel 1974. Vive a Siena. È specializzato in Media, storia, cittadinanza. Ha conseguito un Dottorato in Istituzioni e Società. Lavora nel settore pubblico della formazione professionale. Ha fondato l’Associazione culturale Gruppo Scrittori Senesi di cui è presidente e il “Premio Letterario Città di Siena” del quale è direttore artistico. È coordinatore del “Premio Letterario Toscana”, responsabile culturale del Circolo “Peppino Mereu” e vicepresidente del Club per l’Unesco di Siena. I suoi racconti sono stati inseriti in antologie di vari editori. Ha pubblicato i saggi Camillo Berneri e i Totalitarismi (2006) e Siena: immagine e realtà nel secondo dopoguerra 1943-1963 (2010). Il suo romanzo d’esordio Come una pianta di cappero (2013) ha vinto il Premio online “Scrittore toscano dell’anno 2014”. Il suo secondo romanzo Occhi di sale (2015) ha vinto il “Premio della Giuria Memorial Vallavanti Rondoni”, il “Premio della Giuria Murex Città di Parole”, il “Premio Città di Sarzana”, il “Rive Gauche Festival” e il “Santucce Storm Festival”. Nel 2017 è uscito il suo terzo romanzo dal titolo La bellezza mite, finalista al concorso letterario nazionale “Argentario”, al Premio letterario “Città di Montefiorino” (2018) e al “Casa Sanremo Writers” (2019). L’opera inedita Il principe delle Arene Candide è stata finalista al Premio Letterario “Città di Montefiorino”, al “Premio Letterario Nazionale Bukowski”, al “Torneo Letterario IoScrittore 2018”.



D: CHI È MASSIMO? DESCRIVITI IN POCHE RIGHE? 

R: Sono nato a Cagliari e vivo a Siena. Sono una persona curiosa, perennemente alla ricerca di nuove esperienze. Mi confronto con i miei limiti per comprenderli e superarli. La scrittura è uno strumento che mi permette di farlo. Ho pubblicato romanzi, saggi e articoli. Ho varie specializzazioni e mi occupo con soddisfazione di formazione professionale per un ente pubblico. Il mio ultimo romanzo è Il principe delle Arene Candide, edito da Arkadia. 


D: COM’È NATO L’AMORE PER I LIBRI E PER LA SCRITTURA? 

R: Ero molto piccolo. Tenevo un diario in cui memorizzavo i miei pensieri e le esperienze del giorno. Ho cominciato a scrivere racconti brevi alle scuole superiori e a cimentarmi in concorsi di scrittura. Ho letto molto, soprattutto gialli, fumetti e libri scientifici per ragazzi. Ho avuto la fortuna di essere formato da una insegnante d’italiano estremamente sensibile e preparata che ha riconosciuto nella mia passione per la scrittura, una possibile crescita personale e una strada verso l’emancipazione. 


D: SEI IL FONDATORE E PRESIDENTE DELL ’ASSOCIAZIONE GRUPPO SCRITTORI SENESI. COSA TI HA SPINTO AD APRIRE QUESTA ASSOCIAZIONE? 

R: Era il 2014 e avevo appena pubblicato il mio primo romanzo con una casa editrice di Varese. Mi sono imbattuto in un’altra scrittrice senese che aveva fatto altrettanto. Trovai naturale contattarla per conoscerla e proporle di realizzare un’iniziativa insieme, partendo dai nostri libri e da una presentazione condivisa. Mi venne l’idea di allargare il gruppo di lavoro ad altri che, come noi, amassero la città di Siena e trovassero piacevole e interessante la scrittura. Durante l’incontro, ci si rese infatti conto che non esistesse nulla di simile a livello locale o regionale. Abbiamo, dunque, esteso il nostro invito ad altri autori, saggisti, giornalisti, poeti, narratori con l’intento di creare un gruppo di riflessione e progettazione di idee comuni. Siamo partiti in cinque, poi siamo diventati dieci e ora siamo oltre venti. I primi anni abbiamo mantenuto un’organizzazione spontanea. Eravamo un semplice comitato. Nel 2016, è diventato necessario strutturarci in un Associazione perché i nostri progetti sono cresciuti (abbiamo istituito il Premio Letterario Città di Siena, giunto alla VII edizione, e abbiamo vinto il premio come migliore progetto culturale dell’anno assegnatoci dalla Federazione Unitaria Italiana Scrittori) ed essere riconosciuti, da un punto di vista istituzionale, rendeva possibile l’accesso a risorse pubbliche e private o l’interlocuzione con i vari enti.  


D: QUALE SUPPORTO POTETE DARE AGLI ASPIRANTI SCRITTORI? 

R: Offriamo, innanzitutto, un luogo informale in cui aprire un dialogo sul tema della scrittura. Le nostre riunioni sono a cadenza mensile ed è richiesta una quota annua per associarsi. La rete di scrittori crea uno spazio privilegiato per confrontarsi su vari temi d’interesse personale o attuale nel mondo della letteratura e dei libri, in genere, e per avere consigli su come approcciarsi all’editoria. Organizziamo presentazioni di autori e gemellaggi con varie contaminazioni artistiche che ci hanno portato anche a collaborare con successo con realtà di altre regioni. Ogni socio può fare proposte di progetto e se il Consiglio approva, ci mobilitiamo insieme per realizzarlo. Per informazioni: scrittorisenesi@gmail.com


D: SECONDO TE PERCHÉ IN ITALIA SI LEGGE POCO? 

R: Credo che in Italia ci sia una buona educazione formale, molto ben strutturata e molto presente, almeno fino al conseguimento dell’obbligo scolastico. Il fatto che si associ la lettura allo studio è sicuramente una prima questione limite. Leggere significa studiare! E’ un’interpretazione legata soprattutto a un fattore anagrafico che, a volte, nel tempo, e con la maturità personale, fortunatamente, si attenua. La maggiore consapevolezza permette di associarla allo svago. La lettura è anche una questione di genere. Leggono soprattutto le donne. Quando però incombono gli impegni familiari e lavorativi, in cui spesso si denuncia un insufficiente sostegno sociale che permetta di coltivare le proprie passioni, la cultura e la lettura, in particolare, sono le prime a soccombere. Inoltre, la lettura e la scrittura sono considerate non professionalizzanti, non qualificanti, trascurando l’aspetto formativo trasversale che queste passioni possono offrire. E’ molto facile associare la lettura alla “perdita di tempo” perciò nei percorsi di crescita personale, le famiglie tendono a orientare i ragazzi verso altre forme di affermazione professionale invece di assecondare le espressioni artistiche. C’è, inoltre, una sovraesposizione. Ogni anno in Italia sono pubblicati oltre 10.000 testi. E’ complesso riuscire a essere selettivi o sensibili quando si è sottoposti a un costante bombardamento mediatico, soprattutto se consideriamo, come scritto sopra, che  non siamo un popolo di lettori e,  dunque, non abbiamo una capacità critica matura. E’ indubbio ed evidente, invece, che siamo un popolo di scrittori! Interessante contraddizione…   


D: UN LIBRO A CUI SEI PARTICOLARMENTE AFFEZIONATO E CHE CONSIGLIERESTI? 

R: Mi piace molto la letteratura sarda perciò, scavando nel mio passato, suggerirei “Canne al vento” di Grazia Deledda, un classico. Per quanto riguarda i miei autori contemporanei preferiti, direi assolutamente Marcello Fois e il suo “Stirpe,” tanto per cominciare. 


D: CHIUDIAMO CON UNA CITAZIONE FAMOSA INERENTE ALLA LETTURA, A TE LA SCELTA … 

R: Il libro è una possibilità di felicità che abbiamo noi uomini (J.L. Borges), perciò siate felici. Buone letture a tutti!

Grazie Massimo per la tua disponibilità.

Intervista a cura di C.L 


© Riproduzione Riservata  






13 ottobre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: TU NON CONOSCI LA VERGOGNA, "LA MIA VITA ELEGANZISSIMA" DI DRUSILLA FOER

NOTE SULL' AUTRICE 

Di origine toscana, cantante, attrice e autrice, Drusilla Foer è da tempo un'icona di stile. Frequenta con successo teatro, televisione, radio e cinema, ed è una star di culto sul web e sui social network, dove pubblica video esilaranti. Personaggio irriverente e antiborghese, si presta spesso al sostegno di cause sociali importanti. È autrice e interprete di due spettacoli teatrali: Eleganzissima, recital fra musica e racconto, e Venere Nemica, spettacolo ispirato alla favola di Amore e Psiche. Nel 2021 è la voce narrante in scena dell'Histoire du Soldat di Stravinskij al Teatro Olimpico di Vicenza. Al cinema ha recitato tra l'altro in Magnifica presenza di Ferzan Özpetek e nel recente Sempre più bello diretto da Claudio Norza. Fra le varie esperienze televisive è stata giudice di "Strafactor", talent nel talent di "X Factor", poi editorialista a "Matrix Chiambretti" su Canale 5, ospite fissa a "CR4 - La Repubblica delle Donne" su Rete 4 e in "Ciao Maschio" su Rai 1. In radio ha preso parte come ospite fissa al programma "Facciamo finta che..." di Maurizio Costanzo e Carlotta Quadri su R101.

SINOSSI 

Tu non conosci la vergogna racconta i luoghi, gli incontri, i sentimenti. Appunti di memoria sparpagliati e disordinati. Ci troverete un'insospettabile nonna spregiudicata, le notti di fuoco a New York, un amante affettatore di prosciutti, una prozia sonnambula e libertina, una tigre per amica, il teatro, la musica e l'amore. Una vita randagia, emozionata e combattuta. Una vita non male.
«Da grande vorrei essere come lei, eleganzissima.» Una piccola ammiratrice mi lusingò con queste parole inventando, a sua insaputa, il titolo del mio primo recital teatrale. E dandomi il motivo per scrivere questo libro: onorare ciò che è indelebile nella mia vita con tutta la tenerezza che ho per me stessa, sperando di intrattenere e, perché no, di ispirare la mia giovanissima fan. Tu non conosci la vergogna racconta i luoghi, gli incontri, i sentimenti. Appunti di memoria sparpagliati e disordinati. Ci troverete un'insospettabile nonna spregiudicata, le notti di fuoco a New York, un amante affettatore di prosciutti, una prozia sonnambula e libertina, una tigre per amica, il teatro, la musica e l'amore. Una vita randagia, emozionata e combattuta. Una vita non male. Una caccia al tesoro a cui ho giocato con tutto il coraggio che mi è stato possibile. Ve la restituisco senza vergogna, con l'intenzione di divertire o di ispirare, contando su un tenero perdono per la tonalità presuntuosa di questa speranza, tipica di un'anziana signora forse un po' vanesia.

COSA NE PENSO

Una biografia che non racconta l’autore, ma il personaggio.
Nel panorama letterario contemporaneo, capita raramente di imbattersi in un’autobiografia che non appartenga davvero alla persona che l’ha scritta. Con Tu non conosci la vergogna, Drusilla Foer – alter ego teatrale di Gianluca Gori – propone un’opera che gioca con le regole del genere e si muove con disinvoltura tra realtà e finzione.
Non aspettatevi di trovare in queste pagine dettagli sulla vita dell’autore. Gianluca Gori resta volutamente sullo sfondo, lasciando spazio alla voce narrante di Drusilla, personaggio carismatico e fuori dagli schemi, che racconta la propria esistenza come se fosse vera. Ed è proprio in questa ambiguità che il libro trova la sua cifra stilistica più interessante: un continuo equilibrio tra invenzione e plausibilità, in cui la finzione non è mai una menzogna, ma un modo alternativo di raccontare una verità più profonda.
La scrittura è fluida, vivace, capace di alternare leggerezza e riflessione senza perdere mai il ritmo. L’intelligenza dell’autrice – o meglio, dell’identità narrante – emerge in ogni pagina, con uno stile ironico e affilato che intrattiene, ma non banalizza. Drusilla ci accompagna tra memorie, aneddoti e considerazioni sul tempo che passa, sull’identità che cambia, sul diritto – e talvolta sul dovere – di essere diversi.Durante la lettura mi è capitato più volte di immaginarla davanti al computer mentre riordinava i pensieri,i ricordi e le parole da dire, dice molto su chi sia e lo fa sempre con garbo e umiltà.
Il volume non cerca consensi, né cerca di spiegare: racconta. E lo fa con consapevole eleganza. Per chi già apprezza Drusilla Foer, sarà una lettura piacevole e coerente con la sua figura pubblica. Per chi cerca una biografia tradizionale o una chiave di accesso all’uomo dietro il personaggio, l’opera potrà sembrare elusiva. Ma è proprio questa distanza che la rende interessante: non è un libro che rivela, ma che costruisce.
Tu non conosci la vergogna è, in definitiva, una messa in scena letteraria raffinata e originale. Un esercizio di stile in cui la voce narrante si prende il palcoscenico, mentre l’autore resta – con scelta precisa – dietro le quinte. Buona lettura!


Recensione a cura di C.L

© Riproduzione Riservata
















03 ottobre 2021

INTERVISTA A STEFANIA APHEL BARZINI AUTRICE DEL LIBRO“LE GATTOPARDE”.


Cari lettori,
Oggi ho l'onore di ospitare Stefania Aphel Barzini, autrice del romanzo Le Gattoparde edito da Giunti.
Stefania Aphel Barzini,ha vissuto sei anni a Los Angeles dove, tra l’altro, teneva corsi di cucina regionale italiana. Ama scrivere, mangiare e cucinare e considera queste attività molto importanti. 
Rientrata in Italia ha iniziato una lunga collaborazione con il Gambero Rosso, sia con il canale televisivo, di cui è stata uno degli autori, che con la rivista.
Conclusa questa esperienza ha iniziato a lavorare come consulente nell’organizzazione di eventi,fiere e mostre sempre a tema enogastronomico. 
Ha scritto diversi libri di cucina e due romanzi: L’Ingrediente perduto e Fuori sincrono.

D: APPASSIONATA DI CUCINA, SCRITTURA: CHI È STEFANIA? 
    
R: Sono tante cose insieme, forse troppe, ma sostanzialmente sono una “cantastorie”, Che poi le mie storie siano raccontate attraverso la cucina, il cibo, la scrittura, i romanzi, i saggi, le ricette o i viaggi non fa differenza, la cosa importante per me è raccontare il mondo che mi scorre accanto, le tante storie che rendono la vita interessante e degna di essere vissuta. 
   
    
D: QUALE È STATA LA DIFFICOLTÀ MAGGIORE DURANTE LA STESURA DEL SUO ROMANZO? 
    
R: La cosa più difficile è stata la ricerca, trovare le fonti giuste, e poi trovare la forma giusta per raccontare la mia storia, che non è una storia verticale, che va da madre in figlio, bensì orizzontale, che girovaga tra nonne, zie, nipoti, cugini, sorelle, il che la rendeva più difficile da raccontare. 
    
    
D: COME MAI HA DECISO DI RACCONTARE LA STORIA DELLA FAMIGLIA FILANGIERI DI CUTÒ E DEI PICCOLO DI CALANOVELLA? 
    
R: Tutto è iniziato con una mia visita a Villa Piccolo, sede della Fondazione Piccolo, sono rimasta folgorata dalla casa e dalle presenze ancora palpabili di chi ci aveva vissuto, gioito e sofferto. I Piccolo erano una famiglia bizzarra e affascinante, nel cercare di capire i suoi componenti e le loro storie ho voluto capire da dove provenissero e ho scoperto una storia tutta al femminile. Una storia di donne forti, coraggiose e mai banali. Storie spesso drammatiche che non erano mai state raccontate, perché la Storia è sempre raccontata dagli uomini e le donne non hanno mai avuto una voce.Io sentivo invece che quelle donne avevano bisogno di ritrovare la loro voce, che qualcuno facesse il gesto di ridargliela, mi sembrava che loro me lo chiedessero, che avessero bisogno di raccontarsi, di esprimersi. 
    
    
D: L’ ASPETTO POSITIVO E QUELLO NEGATIVO DELL' ESSERE UNA SCRITTRICE? 
    
R: L’aspetto negativo è che si tratta di un lavoro molto solitario, quasi autistico, sei tu sola davanti ad un computer, gli altri, coloro che ti stanno accanto sono spesso un ostacolo. Bisogna essere molto comprensivi per stare accanto a chi scrive. L’aspetto positivo, per paradosso, è lo stesso: la solitudine, il rapimento totale che ti dà la scrittura. È un momento magico, in cui di fatto ci si trasforma quasi in un medium tra te e i personaggi che devi raccontare. Io ho scritto Le Gattoparde durante il primo lockdown ed è stata la mia salvezza: sono stata trasportata in un'altra epoca, in un altro luogo, in mezzo a personaggi tornati in vita. Mi ha fatto dimenticare il presente e l’orrore che stavamo vivendo. 
    
    
D: QUALI SONO GLI INGREDIENTI CHE SERVONO IN UNA STORIA? 
    
R: La sola cosa che conta è avere una storia forte da raccontare, personaggi interessanti con storie forti, che trasportino te e il lettore in un altro universo, che rapiscano.
    
   
D: UN LIBRO CHE NON SI STANCHERÀ MAI DI RILEGGERE? 
    
R: Mary Poppins!! È il libro che da bambina mi ha fatto scoprire la lettura, un dono immenso che ha la capacità di farti viaggiare nello spazio e nel tempo.  Ricordo di averlo letto a 8 anni, un’estate al mare nella quale non sono uscita di casa finché non ho terminato tutti e 4 i volumi, neanche per andare al mare.Ero solo io, una sedia e il libro.Una vera magia. E Mary Poppins è un bagno nella magia, riletto da adulti è la scoperta di miti e leggende molto affascinanti.Non finirò mai di leggerlo e rileggerlo. 
    
    
D: PROGETTI PER IL FUTURO? 
    
R: Ho appena chiuso un contratto per scrivere un altro romanzo, sempre una storia siciliana, e sempre la storia di una donna realmente esistita.  Voglio raccontare la storia di Rosa Balistreri, un nome che forse a molti non dice un granchè, una grande cantante folk con una vita che di per sé è un romanzo bello e crudele. La storia della  rinascita di una donna che ha avuto una vita tragica e terribile ma che si è riscattata grazie alla sua voce.  Questa volta perciò racconto un’altra Sicilia, molto diversa da quella de Le Gattoparde, una Sicilia terra di abbandono, povertà e speranze affidate alle stelle.

                                                                                

Ph. Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella.


SINOSSI 

Villa Piccolo, la straordinaria residenza di campagna dell'aristocratica famiglia Piccolo, arroccata in cima alle colline di Capo d'Orlando e immersa in uno splendido parco di oltre venti ettari, fu il luogo in cui la baronessa Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò si ritirò quando il marito Giuseppe Piccolo di Calanovella fuggì a Sanremo con una ballerina. Lì visse con i suoi tre figli, Lucio, Casimiro e Agata Giovanna, che vi abitarono fino alla morte. Agata, ultima superstite e vestale della villa, ci racconta la storia della sua vita, della sua famiglia, della sua epoca. Lei, testimone di un mondo che fu, decide di ricostruire questa trama esclusivamente attraverso le vicende delle donne che l'hanno tessuta. Quando il sipario si apre su Agata siamo nella seconda metà del Novecento, ma la sua memoria ci conduce fino alla Sicilia postunitaria, a un momento cruciale della storia di quella terra e del nostro Paese. Tutte le certezze vacillano per l'aristocrazia terriera e le donne Piccolo, come altre loro simili, devono affrontare il cambiamento. Le vediamo lottare per tenere insieme ciò che resta del proprio mondo, resistendo al dissolversi dell'universo che conoscono. Mentre gli uomini di casa, i Gattopardi, assecondano il declino senza porvi argine e con rassegnazione. Le vediamo stagliarsi sullo sfondo di una vita domestica e di società fatta di riti e di fasti, di passioni e di compromessi. Ma anche di lutti e tragedie dettate dalla storia il terremoto di Messina e le bombe su Palermo e da episodi di violenza efferata. E ci immergiamo nell'atmosfera trasognata dell'oasi di Villa Piccolo, in cui Teresa crea un bizzarro cenacolo di arte, cultura e letteratura, dove Giuseppe Tomasi di Lampedusa, suo nipote, concepirà la sua opera eterna e passeranno in visita, tra gli altri, Montale, Cederna, Pasolini, Sciascia e Consolo, attratti dalla compagnia, così come dal cibo prezioso che Agata porta in tavola.

COSA NE PENSO 

Un tuffo nella sontuosa Palermo della Belle Epoque dominata dai Florio.
Come tutte le saghe familiari, in questo romanzo si percorre un arco temporale lungo parecchi anni.
I protagonisti sono le famiglie, Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, i principi Tomasi di Lampedusa, e i Baroni Piccolo di Calanovella.
Approfondiremo ciascuna delle figure femminili di casa Tasca di Cutò, dalla principessa Giovanna Filangeri, alla disperata e passionale Giulia, all'austera Bice e poi Maria, Lina e infine la forte e testarda Teresa.
Dopo la dipartita di quest'ultima, le redini della casa passano in mano a sua figlia Agata Giovanna Piccolo di Calanovella, una donna diversa rispetto alle altre donne della sua famiglia, una donna a mio avviso particolare. 
Leggendo capirete perché.
Una saga familiare tutta al femminile dove la razionalità si fonde con la rabbia, l'orgoglio e il desiderio. 
Due sono gli scrittori protagonisti, due le biografie che si intrecciano e ci  racconta la relazione, fra i cugini Lucio Piccolo di Calanovella e Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Mentre le lancette del tempo diventano sempre più lente con il trascorrere degli anni in quest' isola ricca di fascino, cultura e di storia, ma ritrosa e scontrosa ai cambiamenti come lo stesso Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne descrive nel suo capolavoro letterario “Il Gattopardo”,conosceremo i luoghi simbolo e i pranzi principeschi presenti nella sua opera.
Le Gattoparde, un romanzo magnetico, scritto divinamente, propone personaggi memorabili. Questo romanzo rappresenta il simbolo dell'emancipazione femminile in un mondo maschilista.
Lo consiglio caldamente a gli amanti dei romanzi storici e saghe familiari, a chi piace leggere storie di vita e per chi ama scoprire autori Italiani in gamba.

“A noi il denaro non è mai interessato,quello che contava,che ancora conta,sono le tradizioni: la storia, il modo di vivere,le cose belle di cui siamo circondati,e per bellezza non intendo solo quella degli oggetti,ma quella del mare che ci saluta al mattino, degli alberi che mormorano tra loro parole sussurrate,dei fiori che ogni giorno e ogni stagione indossano abiti nuovi. È a questo che non potrei e non vorrei rinunciare.”
Buona lettura!


Recensione e Intervista sono a cura di C.L


© Riproduzione riservata

01 ottobre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: OLIVA DENARO DI VIOLA ARDONE


NOTE SULL' AUTRICE

Viola Ardone (Napoli 1974) insegna latino e italiano al liceo. Per Einaudi Stile Libero ha pubblicato Il treno dei bambini (2019), caso letterario dell'anno, in corso di traduzione in trentaquattro lingue, che diventerà presto un film, e Oliva Denaro (2021).


SINOSSI

La colpa e il desiderio di essere liberi in un romanzo di struggente bellezza. «Io non lo so se sono favorevole al matrimonio. Per questo in strada vado sempre di corsa: il respiro dei maschi è come il soffio di un mantice che ha mani e può arrivare a toccare le carni». Dopo “Il treno dei bambini”, Viola Ardone torna con un’intensa storia di formazione. Quella di una ragazza che vuole essere libera in un’epoca in cui nascere donna è una condanna. Un personaggio femminile incantevole, che è impossibile non amare. Un rapporto fra padre e figlia osservato con una delicatezza e una profondità che commuovono.

COSA NE PENSO

Questo romanzo è stato raccontato con grande capacità narrativa.
Un testo che alterna i vari aspetti della vita di una donna in un' epoca in cui non aveva alcun diritto, né di parola né di libertà, soprattutto nel Meridione, con un risultato che riesce a catturare l’attenzione di chi legge. 
Siamo negli anni' 60, Oliva Denaro è una ragazza come tante altre del sud che sogna una vita diversa rispetto a quella in cui vive. Sogna una vita in libertà, lontana dai vecchi stereotipi inculcati dalla madre. Intenso il rapporto fra padre e figlia un sentimento viscerale, unico.
L'alleanza che si crea fra Oliva e la sua amica del cuore Liliana, sarà il punto forza in tutta la storia.
In realtà, la storia di Oliva Denaro fa riferimento alla storia di Franca Viola che nel '67 rifiutò di sposare l'uomo che l'aveva violentata. Il suo coraggio cambiò il codice penale.Fu la prima donna in Italia e in Sicilia a dire di no alla “paciata”, la pacificazione fra famiglie, e al matrimonio riparatore. 
Storie che da sempre sono accadute ovunque nel mondo, perché le sofferenze delle donne, le lotte, le discriminazioni non hanno confini.

«Le donne! Ma perché devono essere sempre declinate al plurale per ricevere considerazione? Agli uomini basta essere uno per valere qualcosa,con nome e cognome. Noi invece dobbiamo metterci in riga a formare una schiera, come fossimo una specie a parte.»

Questo romanzo è un inno a non arrendersi mai, a usare lo studio e la conoscenza come strumento di difesa personale e che la solidarietà tra le donne può rivelarsi una potente spinta al cambiamento.
Per chi ama la vita e non si lascia mai piegare.
Buona lettura!


Recensione a cura di C.L

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17 settembre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: ANNA DAGLI OCCHI VERDI DI SVEVA CASATI MODIGNANI

NOTE SULL' AUTRICE

Sveva Casati Modignani è una delle firme più amate della narrativa contemporanea. I suoi romanzi sono tradotti in venti Paesi e hanno venduto oltre dodici milioni di copie.
Quest'anno ha festeggiato i primi 40 anni di carriera.
E continua a scrivere con la schiettezza e la poesia che ha imparato da bambina, ascoltando i racconti attorno a un fuoco.


SINOSSI

È una fredda mattina di gennaio, a Milano: ai funerali del ricco e potente Cesare Boldrani gli sguardi dei presenti sono puntati su Anna, l'unica figlia ed erede universale. Da questo momento, alla guida di un grande impero economico, la donna è costretta a confrontarsi con il proprio passato, ma soprattutto con quello del padre: un viaggio a ritroso nel tempo, in cui appassionanti storie d'amore si alternano a eventi misteriosi e drammatici.

COSA NE PENSO 

Questo romanzo è un' opera notevole, sotto tutti i punti di vista. Ho apprezzato molto il vivido ritratto dell’autrice sulla storia del nostro paese.
Il romanzo ripercorre un intero secolo tramite le vicende della famiglia Boldrani, persone forti e testarde, che reagiscono alla guerra e alle disgrazie che essa porta con sè.
Gli anni passano e Cesare Boldrani diventa un uomo dalla vita privata completa e avventurosa. Un uomo che fa innamorare di sé molte donne grazie ai suoi straordinari occhi azzurri.
Arriverà il momento in cui Cesare perderà la testa per la giovane e bella Maria Martelli.
Il cuore e la mente di Maria però sono ancora imprigionati nell'eterna battaglia tra ragione e sentimento per un uomo senza arte né parte.
Dalla relazione con Cesare nasce Anna.
Sin dall'infanzia, la vita di Anna Boldrani é un esistenza comples­sa, che com­prende due dimensioni tra di loro interdipendenti: psicoaffet­tiva e valoriale.
Da adulta dovrà fare i conti con il proprio passato, in un viaggio a ritroso nel tempo alla ricerca delle proprie origini.
Occorrerà leggere tutta la storia per riannodare i fili tra passato e presente.
Il romanzo narra anche, il lato oscuro dell'alta società sempre con irriverenza non forbita, il mondo della finanza e del giornalismo e i meccanismi perversi del loro funzionamento.
È un libro doloroso, intrigante tra vanità e orgoglio che lancia un seme di speranza.
Uno dei migliori libri dell'autrice.
Consigliatissimo. Buona lettura!

Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata




14 settembre 2021

INTERVISTA A CARMEN TRIGIANTE

Cari lettrici e lettori,

Eccomi con una intervista.
La protagonista di questa volta è Carmen Trigiante, un artista a tutto tondo, sceneggiatrice e regista di webseries, pittrice, scrittrice.
I suoi ultimi romanzi sono:
“Tornano ad ardere le favole”, 
“La prigione delle favole sole.”
Per maggiori informazioni sulle sue opere letterarie Cliccate qui


D: CARMEN, TU SEI UNA SCENEGGIATRICE, TI OCCUPI DELLA REGIA DI WEBSERIES SU TEMI SOCIALI E ANIMALISTI, IN COLLABORAZIONE CON IMPORTANTI MAGAZINE CULTURALI. PER TE COSA SIGNIFICA SCRIVERE UN LIBRO? 
    
R: La sceneggiatura è soggetta a molti condizionamenti, la maggior parte dei quali sono dettati dalle logiche commerciali, che di certo fanno marketing, ma poca arte. Il risultato finale che vediamo sul grande schermo, inoltre, è frutto della collaborazione e manipolazione di molti agenti, tra cui regista, attori, costumisti, direttori delle luci e perfino maestranze. Tutto ciò condiziona la libertà espressiva dello sceneggiatore e spesso ne stravolge il lavoro, invalidandolo. 
Un libro, invece, è pura creatività. È il passo felpato dell’autore che si cala in una vita non sua, è la piena risultante delle emozioni che la penna ha scelto di incidere su foglio. Questa è la ragione per cui ho voluto pubblicare i miei romanzi in self publishing, curandone l’editing, la correzione di bozze, perfino la grafica e la copertina, perché fosse frutto solo delle mie ricerche, dei miei sconvolgimenti interiori, e di null’altro. 
    
   
D: QUALI SONO GLI INGREDIENTI NECESSARI PERCHÉ UNA STORIA MERITI DI ESSERE RACCONTATA? 
    
R: La forza emozionale. Il personaggio, secondo me, viene prima della storia. È il protagonista che crea o subisce gli eventi, che li vive e li fa vivere al lettore. Senza un protagonista che abbia una veemente emotività da trasmettere, non c’è arte. 
    
   
D: DOVE TROVI L’ISPIRAZIONE PER I TUOI LIBRI? 
    
R: Nella vita di tutti i giorni, miscelata coi miei studi di filosofia e psicologia. Mi piace osservare la gente, comprendere la ratio delle sue scelte e le dinamiche inconsce che sottendono alle stesse. Molte di queste osservazioni diventano materiale per i miei romanzi. 
    
   
D: COME NASCE “LA PRIGIONE DELLE FAVOLE SOLE”? 
    
R: Nasce molti anni fa, dalla mia esperienza dolorosa di sceneggiatrice. Vivevo in un mondo popolato di gente impegnata a spegnere i sogni altrui, prima di edificare i propri. Sentivo sulla pelle la mia inadeguatezza a quel mondo subdolo di compromessi, soprusi e lacrime silenziose, e la necessità di affrancarmi. Così è nata la mia attività itinerante artistico -culturale, che oggi è il cuore pulsante delle mie passioni e che mi garantisce la massima libertà espressiva e di movimento. Con essa, è nato il coraggio di ultimare e pubblicare quel lavoro iniziato in una vita buia, un lavoro che mi ha regalato immense soddisfazioni di pubblico e di critica, essendo stato best seller di categoria per mesi. Era, tuttavia, un lavoro incompiuto, una strada percorsa a metà, quindi, a fine agosto, ho pubblicato il sequel “Tornano ad ardere le Favole”. 
Protagonista sempre Maya Desìo, che, persa la divisa di commissario di polizia per l’atroce parricidio, riacquista la libertà con sentenza di “temporanea infermità mentale”, ma non ha ancora trovato la vera libertà, che è quella del cuore. Quando sua sorella, giornalista freelance lance, scompare, Maya deve tornare a Bari “madre snaturata che l’aveva partorita in quei vicoli dove vanno a pisciare i cani e i barboni”,affrontare i suoi terribili fantasmi e la sua relazione irrefrenabile col suo amore impossibile, mentre cerca di dipanare la matassa di una losca vicenda, che ingurgita donne nelle fauci di un pericoloso “Minitauro”. 
    
    
D: NELLA TUA PRODUZIONE LETTERARIA SEI MOLTO ATTENTA ALLE TEMATICHE LEGATE AI DISTURBI DELLA PERSONALITA’. COSA TI AFFASCINA DI QUEST’ARGOMENTO? 
    
R: Nessuno di noi ne è immune. Ognuno vive il conflitto interiore, nel quale, talvolta, l’inconscio prende il sopravvento al punto di creare uno squilibrio evidente. Ti rispondo, perciò, con la frase di un mio romanzo: 
    
“Un ‘Tu sei pazza’ che rigirava nelle budella avvelenate. Che rintronava in testa, come se fosse stato detto mille volte. Un sospetto avvinghiato alle membra fragili delle sensazioni, subdolo, onnipresente e asfissiante, che in passato l’aveva portata ad approfondire con accanimento la psicanalisi, nella speranza che la conoscenza arginasse il conclamarsi della paranoia. Ma cos’è il pazzo, se non uno spirito libero? Cos’è la nostra millantata normalità se non un gradino instabile, nella scala della follia che ci ingloba tutti?” 
    
    
D: UN LIBRO CHE NON TI STANCHERAI MAI DI RILEGGERE? 
    
R: “Lettera sulla felicità”, di Epicuro. “Il disagio nella civiltà”, di Freud. Entrambi sul mio comodino da sempre. 
    
    
D: PROGETTI PER IL FUTURO? 
    
R: Continuare a esprimere me stessa e, soprattutto, cercare di fornire un piccolo contributo culturale ad una evoluzione positiva di dinamiche purtroppo ancora presenti nel mondo. Nell’ultimo romanzo ho avuto l’immenso onore di ricevere un contributo emozionale da parte di Carlo Maurizio Rositani, straordinario poeta, la cui figlia, Maria Antonietta, ha subito due anni fa una vergognosa violenza da parte dell’ex marito, che le ha dato fuoco. Contro tutto ciò voglio continuare a lottare, affinché si possa giungere un giorno a sfiorare quella “Pace perpetua” che Kant auspicava secoli addietro, non solo tra Stati, ma tra sessi, popoli e culture. Tra umano e non umano, soprattutto, base per un nuovo modo di concepire la vita. 


Intervista a cura di C.L

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29 luglio 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: UN AMORE A HYDRA - “LA STORIA DI LEONARD COHEN E MARIANNE IHLEN” DI TAMAR HODES.



NOTE SULL' AUTRICE

Tamar Hodes è nata in Israele nel 1961 da genitori sudafricani e, prima di trasferirsi nel Regno Unito e laurearsi a Cambridge, ha vissuto a Hydra. I suoi  genitori infatti erano membri attivi della comunità di artisti e intellettuali che si formò sull'isola greca in quegli anni. Quando se ne andarono, Leonard Cohen diede a suo padre, di cui era diventato amico, il diario che aveva tenuto in quel tempo, in cui descrive l'isola e racconta il suo amore per Marianne Ihlen.
E a quel diario Tamar si è ispirata per scrivere Un amore a Hydra:“Per molti anni ho pensato di scrivere un libro sul periodo che ho trascorso sull'isola e sulle persone che conoscevamo lì. Ma è stato solo quando mio padre, prima di morire,mi aveva dato il diario di Leonard e quando anche Marianne e Leonard sono morti a soli quattro mesi l'una dall'altro, nel 2016, che ho deciso di farlo”.
Oltre al suo primo romanzo, Raffy's Shapes (2006), ha pubblicato racconti inediti inseriti in numerose antologie e divenuti anche radiodrammi. Insegna inglese nelle scuole, all'Università e nelle carceri.


SINOSSI

Agli albori degli anni '60 l'isola greca di Hydra è in fermento. Un gruppo di artisti arrivati da tutto il mondo si è stabilito in quel piccolo paradiso facendone il proprio quartier generale. Giunge sull'isola anche un giovane canadese, in fuga dalle soffocanti aspettative borghesi del suo ambiente di provenienza. 
E sarà proprio tra gli scrittori e i musicisti di quella piccola comunità bohémienne, e soprattutto accanto a Marianne Ihlen di cui si innamora perdutamente, che quel ragazzo troverà l'ispirazione per diventare Leonard Cohen. 
Una gardenia fresca posata tutte le mattine davanti alla macchina da scrivere scandisce quegli irripetibili anni d'amore, potenza creativa e immaginazione, prima che la giunta militare cominci ad allungare le sue ombre sul paese.


COSA NE PENSO 

Non conoscevo l'autrice quindi non avevo aspettative particolari.
La sua scrittura mi ha conquistata perché ha saputo unire le fragilità e la genialità di questi uomini e donne senza tralasciare nulla al caso, binomio perfetto per ricordare e raccontare le loro vite.
Fra gli anni ’50 e gli anni ’60 l’isola di Hydra perla della Grecia, diventa rifugio di artisti provenienti da ogni dove.
Personaggi tutti molto interessanti, a partire da Axel, Charmain e George, Magda, Chuck e Norman, Frieda e Jack, Carl, Anthony, fino ad arrivare ai personaggi di minore rilevanza come la Nana delle gardenie.
Il racconto è tratto dal diario personale del cantautore,
poeta, scrittore e compositore canadese Leonard Cohen considerato uno dei più celebri, influenti e apprezzati artisti del passato.
Impariamo a conoscere i lati dell'artista poco conosciuti quando la sua carriera era ancora agli albori, giunto su quest'isola con l’intenzione di dedicarsi alla scrittura, confidando in un clima più mite rispetto al natio Canada. Cohen a quell'epoca aveva appena pubblicato due raccolte poetiche.
Leggendo questo libro ho spesso immaginato Cohen seduto davanti alla sua macchina da scrivere , mentre madido di sudore dava sfogo a tutti i suoi sentimenti e alle sue emozioni più profonde,nelle sue opere esplora temi come la religione, l'isolamento, la depressione e la sessualità.
Musa e fidanzata di Leonard Cohen per diversi anni negli anni '60 fu Marianne Ihlen,  suo grande amore.
Cohen in questo racconto appare come un uomo schivo, a volte insicuro, passionale, amorevole.
Ho trovato molto interessante il rapporto tra gli scrittori e i pittori su questa magica isola, erano liberi di sentirsi se stessi, di esprimere il loro talento ma la cosa più bella era la sana armonia che li univa.
Tornando alla storia d'amore tra Leonard e Marianne, lei una hippie come il resto del gruppo dei suoi amici, una donna di grande cuore e di una forte sensibilità.
Rimase accanto a lui durante un esaurimento nervoso poco prima dell'uscita di Beautiful Losers. 
Ma la straordinarietà di questa donna sta nell' aver preferito non interferire con la carriera del suo amante mettendosi letteralmente in disparte, la sua capacità di amare in silenzio, mentre l'idolo conquistava milioni di ammiratori.
Tra i successi lasciateci in eredità da Leonard Cohen troviamo la struggente canzone a lei dedicata So Long, Marianne, canzone che ci accompagna alla fine del loro viaggio insieme su Hydra.

«Sporgiti alla finestra, piccola mia mi piacerebbe leggere la tua mano.
Ho sempre pensato di essere uno spirito libero prima di lasciarmi condurre a casa da te.»
(dal brano So long, Marianne)

Ottima la traduzione dall'inglese del libro a cura di Roberta Donvito. 
Un plauso all'originalità dello stile narrativo della Hodes.
Consigliato a chi vuole conoscere non solo il leggendario mito della musica e della letteratura ma Cohen uomo.
Buona lettura!


Recensione a cura di C.L

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