14 marzo 2022

INTERVISTA A GIUSEPPINA TORREGROSSA


Cari lettori,

Oggi ho il piacere di ospitare nel mio blog Giuseppina Torregrossa,una delle scrittrici italiane più amate. L' autrice, vive tra la Sicilia e Roma, dove ha lavorato per più di vent'anni come ginecologa, occupandosi attivamente, tra le altre cose, della prevenzione e cura dei tumori al seno.
Nel 2007 ha pubblicato il suo primo romanzo, L'assaggiatrice e con il monologo teatrale Adele ha vinto nel 2008 il premio opera prima "Donne e teatro" di Roma. Tra gli altri suoi romanzi ricordiamo Il conto delle minne (Mondadori 2009), tradotto in dieci lingue, Manna e miele, Ferro e fuoco (Mondadori 2011), Panza e prisenza (Mondadori 2013), La miscela segreta di casa Olivares (Mondadori 2014), ll figlio maschio (Rizzoli 2015), Cortile nostalgia (Rizzoli 2017), Il basilico di Palazzo Galletti (Mondadori 2018), Il sanguinaccio dell'immacolata (Mondadori 2019), Al contrario (Feltrinelli 2021) e Morte accidentale di un amministratore di condominio (Marsilio, 2021). Nel 2015 è stata insignita del Premio Baccante. 

 
D: COM'È NATA LA SUA PASSIONE PER LA SCRITTURA? 

R: Forse è nella mia natura. Ho sempre scritto fin da piccola, diari, pensiero in libertà nell'infanzia, nell’adolescenza molte lettere d’amore, progetti di ricerca e infine romanzi.


D: ESORDISCE COME SCRITTRICE NEL 2007, CON IL ROMANZO L'ASSAGGIATRICE. A QUESTO PROPOSITO QUALCUNO HA STORTO IL NASO DAVANTI AL SUO ROMANZO. CHE NE PENSA? 

R: Non saprei io non ne avevo notizia che qualcuno avesse storto il naso e comunque non si può piacere a tutti.


D: NEI SUOI ROMANZI RACCONTA UNA SOCIETÀ ARCAICA, CUPA, OSCURA, NELLA QUALE IL PREGIUDIZIO SULLE DONNE SI INTRECCIA CON LA VOGLIA DI RISCATTO DI QUEST'ULTIME. SECONDO LEI, COSA SI È FATTO E COSA SI PUÒ ANCORA FARE PER NOI DONNE? 

R: Le donne hanno fatto un faticoso percorso per ottenere il giusto riconoscimento dei loro diritti, ma ancora molto c’è da fare: le donne guadagnano meno degli uomini e non fanno carriera. Ci vorrà del tempo, ma ce la faremo. Ci vuole molto impegno.


D: NEI SUOI LIBRI COMPAIONO PIATTI SIMBOLO DELLA SICILIA, UOMINI E DONNE INTENTI A PORTARE AVANTI ANTICHI RITI, RELIGIOSI, SOCIALI.QUAL È IL MESSAGGIO CHE VUOLE TRASMETTERE ATTRAVERSO I SUOI LIBRI? 

R: Nessun messaggio, io racconto storie. Piatti, riti, servono a contestualizzare la
Storia.


D: QUALI EMOZIONI LE TRASMETTE SCRIVERE E COSA PROVA QUANDO METTE LA PAROLA FINE AD UNA SUA STORIA? 

R: Scrivere serve a fare chiarezza, a capire i miei desideri profondi, a mettere ordine tra le idee. E ala fine mi sento più matura e anche più leggera 


D: CON QUALI COLORI DESCRIVEREBBE I SUOI PERSONAGGI?

R: Azzurro come il desiderio che ho di equilibrio, rosso come la passione che mi muove, verde per raccontare la natura, giallo perché ogni parola è una pepita d’oro…


D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Scrivere ancora e ancora scrivere finché avrò forza.


Desidero ringraziare Giuseppina Torregrossa per la sua disponibilità nel concedermi questa intervista.


Intervista a cura di C.L

© Riproduzione riservata

08 marzo 2022

INTERVISTA A MAURIZIO DE GIOVANNI, TRA LIBRI E TEATRO.


I suoi romanzi sono stati tradotti in tutto il mondo e sono stati sempre in vetta alle classifiche dei libri più letti e più venduti.
Dalle indagini del “Commissario Ricciardi”, ai poliziotti dei “Bastardi di Pizzofalcone” fino alle avventure di “Mina Settembre”, tutte grandi serie di successo.
Maurizio De Giovanni, è tornato in libreria lo scorso 3 febbraio con il libro L'equazione del cuore edito da Mondadori
Un libro diverso dai suoi precedenti romanzi.



D: COSA L’HA SPINTA AD INTRAPRENDERE LA CARRIERA DI SCRITTORE?

R: Sono stato sempre un lettore bulimico. Ho letto e leggo di tutto, sin da bambino, ma non avrei mai pensato di poter cominciare a scrivere a mia volta, e incredibilmente pure con successo. Ho sempre ritenuto che lo scrittore fosse una sorta di divinità e non avrei avuto il coraggio di intraprendere un’attività che ritenevo a me assolutamente preclusa se alcuni colleghi, cui non era sfuggita, e come avrebbe potuto? la mia propensione compulsiva alla lettura, non mi avessero iscritto a mia insaputa a un concorso letterario nel lontano 2005. Come se leggere fosse sufficiente per scrivere. O forse è proprio così.
Fatto sta che vinsi inaspettatamente quel concorso, in cui incontrai per la prima volta Luigi Alfredo Ricciardi, e da allora non mi sono più fermato. Anzi, non solo non ho nulla di inedito nel cassetto, ma non trovo il tempo di scrivere tutto quello che mi viene chiesto.
In sintesi, è stato il caso, aiutato da amici che non ho mai ringraziato abbastanza, a rendermi uno scrittore. Mi fa ancora impressione definirmi così, ma pare sia proprio vero.


D: QUALI SONO I GENERI LETTERARI CHE PREFERISCE?

R: Come dicevo leggo di tutto, senza preferenze di genere. Credo che esistano libri belli e libri brutti, e che il genere serva solo a scegliere lo scaffale giusto su cui collocarli. Ovviamente, tra i miei preferiti ci sono i gialli (ritengo che Simenon, per fare un nome, sia tra i massimi scrittori del Novecento). Ma negli ultimi tempi leggo anche molta saggistica: ho bisogno di verificare l’esattezza o almeno la verosimiglianza dei fatti che racconto nei miei libri, soprattutto nei miei non contemporanei.


D: DOVE TROVA L’ISPIRAZIONE PER I SUOI LIBRI?

R: Lo dico sempre: io sono napoletano e per non scrivere, con tutti gli stimoli che la città riesce a dare in ogni momento a chiunque si fermi a guardarla, dovrei essere analfabeta.
A parte gli scherzi, le storie mi arrivano senza che io le cerchi. Mi basta immergermi nel variegato tessuto sociale, percorrendo strade e vicoli, preferibilmente in discesa, in modo da non farmi distrarre dalla fatica della salita. E il gioco è fatto.


D: CHE SENSAZIONE SI PROVA DOPO AVER SCRITTO UN LIBRO?

R: Non lo so di preciso. Immagino sollievo. Sicuramente per mia moglie è così.
Ma io non ho il tempo di assaporare la quiete dopo la tempesta: prima di finire un lavoro già trovo nei mei pensieri il seme del successivo.


D: PER LA PRIMA VOLTA NEL SUO NUOVO LIBRO, LEI VA OLTRE IL GENERE GIALLO. CHE MESSAGGIO HA VOLUTO LANCIARE CON “L'EQUAZIONE DEL CUORE”?

R: Nessun messaggio, per carità. La letteratura non ne ha, e non deve averne, soprattutto quando si parla di narrativa. Piuttosto, è una storia che viene da lontano. Quando facevo le prime ricerche per ricostruire l’ambientazione dei libri di Ricciardi mi imbattei in Paul Dirac, premio Nobel nel 1933, al cui nome è legata l’equazione più bella del mondo, quella che di solito si definisce del cuore: in soldoni, due sistemi che entrano in contatto per qualsivoglia motivo continueranno a influenzarsi l’un l’altro anche quando saranno separati nuovamente.
La cosa, a me che sono tutt’altro che un matematico, rimase impressa. Appena ho potuto, ho momentaneamente lasciato, probabilmente nemmeno del tutto, la comfort zone del noir e ho scritto qualcosa di diverso che pare stia piacendo molto al pubblico, bontà sua.


D: OLTRE AD ESSERE UNO SCRITTORE, HA SCRITTO ANCHE PER IL TEATRO, ADATTANDO "QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO" DI KESEY E "AMERICAN BUFFALO" DI MAMET. CI RACCONTI LA SUA ESPERIENZA?

R: Per me il teatro è l’attività di maggiore soddisfazione: molto veloce, visto che si basa sui dialoghi in cui, mi dicono, sono bravino, e al contempo di grande impatto emotivo.
Le due esperienze da te citate mi hanno messo a confronto con due mostri sacri ma il risultato è stato meraviglioso, a mio modo di vedere, in entrambi i casi.
Adattando “Qualcuno volò sul nido del cuculo” ho avuto modo di cominciare la mia collaborazione con Alessandro Gassmann, regista, collaborazione che dura tuttora e andrà a intensificarsi ulteriormente. Se Ale è indubitabilmente un magnifico attore, che ha dato sangue e carne al mio Lojacono, è secondo me un regista di spessore se possibile ancora superiore, portatore di idee nuove anche dal punto di vista della scenografia.
American Buffalo ha visto invece la regia di Marco d’Amore, anche lui una sorpresa per la competenza e la professionalità dimostrate in un campo che erroneamente credevo non suo.
In entrambi gli adattamenti, non ho potuto far altro che spostare la scena da quella americana alle realtà a me più vicine, nel primo caso il manicomio criminale di Aversa al tempo del Mundial del 1982, e nel secondo caso la Napoli contemporanea.
Ma oltre e più ancora degli adattamenti, il teatro mi gratifica con le cose mie, ultima in ordine cronologico Mettici la mano, una sorta di spin off del mondo di Ricciardi che mi ha emozionato per il consenso straordinario che il pubblico gli ha riservato.


D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Sto per cominciare a scrivere un nuovo episodio di Sara per i tipi di Rizzoli che, se riesco, vorrei uscisse in tempo per il Salone del Libro di Torino.
E poi continuano le fiction: oltre a quelle già in essere sto lavorando a nuovi progetti fuori da Mamma RAI.
Ma in questo periodo, ripeto, il mio cuore è per il teatro e da poco per il cinema: dopo Il Silenzio Grande, che ha fatto incetta di premi, L’equazione del cuore diventerà presto un film, sempre con la regia di Alessandro Gassmann, che dovrebbe esserne anche il protagonista. Incrociamo le dita.


Ringrazio Maurizio De Giovanni per aver risposto alle mie domande.


 

Intervista a cura di C.L


© Riproduzione riservata

25 febbraio 2022

INTERVISTA A MICHELA ZANARELLA, AUTRICE DEL LIBRO “RECUPERO DELL' ESSENZIALE”


Cari lettori,

L' ospite di oggi è Michela Zanarella, giornalista, autrice di libri di narrativa e testi per il teatro, è redattrice di Periodico italiano Magazine e Laici.it. Le sue poesie sono state tradotte in inglese, francese, arabo,spagnolo, rumeno, serbo, greco, portoghese, hindi, cinese e giapponese. 
È tra gli otto co-autori del romanzo di Federico Moccia “La ragazza di Roma Nord” edito da SEM. 
Dopo il fortunato “Le parole accanto” pubblicato con Interno Poesia nel 2017, a distanza di cinque anni esatti, Michela Zanarella torna in libreria con ‘Recupero dell’essenziale’ Interno Libri, progetto editoriale di Interno Editoria, casa editrice che ha fondato e gestisce il marchio Interno Poesia Editore. ‘Recupero dell’essenziale’ prende forma dal mistero delle coincidenze. Il libro è il frutto di un recupero di poesie andate perdute, ritrovate con l’aiuto di alcuni amici dell’autrice. La raccolta, con prefazione di Dante Maffia e postfazione di Anna Santoliquido, è dedicata all’amica Marcella Continanza, voce nota della poesia contemporanea, ideatrice del Festival della Poesia Europea di Francoforte sul Meno, scomparsa il 29 aprile 2020. 


D: CI VUOI RACCONTARE CHI SEI, COSA FAI NELLA VITA?

R: Sono nata a Cittadella in provincia di Padova nel 1980. Ho vissuto fino al 2007 con la mia famiglia a Campo San Martino, piccolo paese della provincia di Padova, nel cuore della pianura padana. Per amore mi sono trasferita a Roma e dal 2010 vivo a Monteverde, quartiere in cui hanno vissuto grandi nomi della letteratura come Pier Paolo Pasolini, Gianni Rodari, Giorgio Caproni. Quando mi trovavo in Veneto lavoravo in una azienda di commercio delle carni come amministrativa. Ora mi occupo di comunicazione e relazioni internazionali, sono giornalista pubblicista e collaboro con la redazione di Periodico Italiano Magazine e Brainstorming Culturale. 


D: COM' È NATA LA TUA POESIA E COME DEFINIRESTI IL TUO STILE?

R: Ho iniziato a scrivere dopo un tragico incidente stradale al quale sono sopravvissuta. La poesia è arrivata in modo inaspettato, unico, come un dono. Molto probabilmente dovevo iniziare un percorso di conoscenza interiore e la poesia era lo strumento ideale per compiere questa esperienza. Ho iniziato a pubblicare i primi versi in alcuni blog e forum di poesia, mi sono fatta conoscere partecipando attivamente nel web e anche attraverso i concorsi letterari. Nel 2006 è arrivata la pubblicazione della mia prima raccolta “Credo” con un’associazione culturale calabrese. Da allora ho sempre continuato a scrivere e al momento ho pubblicato diciassette libri, alcuni anche all’estero. Definirei il mio stile classico, ma con una sua attualità. Sono legata alla tradizione della poesia che si nutre di metafore, similitudini, assonanze, immagini, ritmo, ma mi piace sperimentare cercando di puntare ad una scrittura riflessiva, molto meditativa. 


D: CI SONO POESIE CHE NON POTRESTI MAI FARE A MENO DI RILEGGERE?

R: Si, amo le poesie di Emily Dichinson, la rileggo spesso, perché la considero poetessa autentica, voce inimitabile. I suoi componimenti brevi e privi di punteggiatura rispecchiano il mio concetto di poesia che abbraccia il cosmo nell’essenzialità. 


D: SE DOVESSI ILLUSTRARE IL CONTENUTO DELLA RACCOLTA AD UN POTENZIALE LETTORE, COME LO RIASSUMERESTI?

R: La mia raccolta affronta molteplici tematiche di valore universale: troviamo l’amicizia, l’amore, la memoria, il tempo, la natura, l’esistenza. E’ un viaggio di esplorazione tra emozioni e sentimenti, luci ed ombre, in cui ognuno può riconoscersi. Alcune esperienze possono coincidere con il percorso di chi legge, inoltre le dediche ai poeti del passato possono diventare un modo originale per approfondire meglio le loro opere.  


D: QUALI AUTORI HANNO INDIRIZZATO E INFLUENZATO MAGGIORMENTE LA TUA
FORMAZIONE POETICA?

R: Come ho già accennato prima, sicuramente Emily Dichinson è un riferimento per la mia scrittura. Più la leggo e più mi appassiono al suo mondo, la trovo attuale e potente, le sue parole volteggiano e toccano vette altissime. Amo molto Pier Paolo Pasolini, con il suo stile critico, acuto e pungente, impegnato civilmente. Ci sono diversi autori che apprezzo come: Sandro Penna, Vittorio Sereni, Umberto Saba, e i classici Giacomo Leopardi, Giovanni Pascoli. Ognuno ha una identità poetica riconoscibile. Credo sia fondamentale leggere chi ci ha preceduto per apprendere metodo, bellezza, profondità. Riuscire ad acquisire uno stile proprio è la grande sfida. 


D: COME MAI NELLE TUE POESIE HAI DECISO DI DEDICARE DEI VERSI A ORIANA FALLACI E ALTRI AUTORI DEL PASSATO?

R: Spesso dedico versi ai poeti o agli autori che leggo e approfondisco. Mi sembra interessante fare un percorso parallelo tra le loro opere e la mia scrittura. Diventa uno stimolo per mettermi alla prova. Nel caso di Oriana Fallaci e gli altri inclusi nel volume, le poesie sono nate dopo alcuni contest dedicati, organizzati da alcune associazioni culturali, come Euterpe, di Lorenzo Spurio. Mi piaceva l’idea di recuperare gli omaggi, come feci nel 2017 con la raccolta “Le parole accanto” pubblicata da Interno Poesia. In quell’occasione il libro era diviso in due parti: la prima con gli affetti, i ricordi, le origini, la seconda parte tutta dedicata ai poeti che avevo letto e amato. 


D: HAI ALTRI LAVORI NEL CASSETTO? SE SÌ, PUOI DARCI QUALCHE ANTICIPAZIONE?

R: È appena uscita in Colombia una raccolta bilingue italiano/spagnolo “La verdad a la luz” con Papel y Lapiz, realtà editoriale diretta da Aaron Parodi. Le traduzioni in spagnolo sono a cura di Elisabetta Bagli, poeta, traduttrice, e promotrice culturale italiana, ma residente a Madrid, molto attiva nel panorama letterario internazionale. La prefazione è della docente e autrice Brunhilde Roman Ibáñez, la copertina della pittrice Tatyana Zaytseva. Ho in lavorazione anche una nuova raccolta di poesie, ma è prematuro parlarne. Credo mi dedicherò alla narrativa, avendo da anni un romanzo in sospeso. I progetti non mancano, vedremo cosa mi riserverà il futuro. Non faccio quasi mai previsioni a lungo termine, perché so che tutto può cambiare. Per ora mi dedico ai libri usciti, perché una volta pubblicati inizia il loro percorso. Spero che i lettori colgano l’invito a conoscere la mia poesia.


Ringrazio per aver reso possibile questa intervista Simona Mirabello, addetta Ufficio Stampa di Michela.



COSA NE PENSO

L' autrice nei suoi compimenti rappresenta le esperienze del vivere quotidiano e ne coglie le forti e intime emozioni che investono l'anima.
Di seguito, ho deciso di pubblicare una delle sue poesie a mio parere più significative.
 
«Ci sono notti
che s’inventano stelle sulla pelle
e vorrebbero che la luce fosse un ciliegio
che non smette mai di fiorire
se fosse facile capire che il buio
è un preludio di albe dismesse
coglieremo tutte le ombre
anche le più scompigliate.
Il sole come l’amore non scompare
si muove tra le fronde dentro gli astri
è una tenera presenza che spinge ai talloni del giorno saldo ai sogni scorre tra le curve della luna senza sapere di essere l’eco di una memoria crepuscolare.»

Buona lettura!


Intervista e recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata




23 febbraio 2022

RECENSIONE DEL LIBRO: TREMA LA NOTTE DI NADIA TERRANOVA


NOTE SULL' AUTRICE

Nadia Terranova, nata a Messina nel 1978, si è laureata in filosofia e si è dottorata in storia moderna. Per Einaudi ha scritto i romanzi "Gli anni al contrario" (2015, vincitore di numerosi premi tra cui il Bagutta Opera Prima, il Brancati e l'americano The Bridge Book Award) e "Addio fantasmi" (2018, finalista al Premio Strega, vincitore del premio Subiaco Città del libro, del premio Alassio Centolibri, del premio Nino Martoglio e del premio Mario La Cava). Ha scritto anche diversi libri per ragazzi, tra cui "Bruno il bambino che imparò a volare" (Orecchio Acerbo 2012), "Casca il mondo" (Mondadori 2016) e "Omero è stato qui" (Bompiani 2019, selezionato nella dozzina del Premio Strega Ragazzi), e un saggio sulla letteratura per ragazzi, "Un'idea di infanzia" (ItaloSvevo 2019). Le sue opere sono tradotte in tutto il mondo.


SINOSSI

28 dicembre 1908: il piú devastante terremoto mai avvenuto in Europa rade al suolo Messina e Reggio Calabria.
Nadia Terranova attinge alla storia dello Stretto, il luogo mitico della sua scrittura, per raccontarci di una ragazza e di un bambino cui una tragedia collettiva toglie tutto, eppure dona un'inattesa possibilità. Quella di erigere, sopra le macerie, un'esistenza magari sghemba, ma piú somigliante all'idea di amore che hanno sempre immaginato. Perché mentre distrugge l'apocalisse rivela, e ci mostra nudo, umanissimo, il nostro bisogno di vita che continua a pulsare, ostinatamente.

«C'è qualcosa di piú forte del dolore, ed è l'abitudine». Lo sa bene l'undicenne Nicola, che passa ogni notte in cantina legato a un catafalco, e sogna di scappare da una madre vessatoria, la moglie del piú grande produttore di bergamotto della Calabria. Dall'altra parte del mare, Barbara, arrivata in treno a Messina per assistere all'Aida, progetta, con tutta la ribellione dei suoi vent'anni, una fuga dal padre, che vuole farle sposare un uomo di cui non è innamorata. I loro desideri di libertà saranno esauditi, ma a un prezzo altissimo. La terra trema, e il mondo di Barbara e quello di Nicola si sbriciolano, letteralmente. Adesso che hanno perso tutto, entrambi rimpiangono la loro vecchia prigione. Adesso che sono soli, non possono che aggirarsi indifesi tra le rovine, in mezzo agli altri superstiti, finché il destino non li fa incontrare: per pochi istanti, ma cosí violenti che resteranno indelebili. In un modo primordiale, precosciente, i due saranno uniti per sempre.


COSA NE PENSO

Il 28 dicembre 1908, un terremoto di smisurate proporzioni colpisce Reggio Calabria, Messina e i paesini circostanti. 
È la più grave catastrofe dell'appena nato Stato italiano si trovi ad affrontare. 
Un dramma che lasciò ai vivi la consapevolezza di rinascere su di un campo di morti. 
Una Nouvelle Histoire dove le idee, assieme ai comportamenti, vengono poste all'interno delle condizioni sociali di inizio Novecento.
La protagonista è Barbara, una giovane donna forte, risoluta, indomita, è certa di quello che vale, di ciò che può raggiungere.  Il terremoto le darà la possibilità di liberarsi di tutte le costrizioni da cui era sempre stata intrappolata, di vivere la tanto agognata libertà che pagherà, purtroppo a caro prezzo.
Oltre a Barbara, conosceremo, Elvira, Rosalba e Jutta. Ma in questo romanzo non si parlerà solo di loro, ma di Nicola, un bambino “invisibile” agli occhi degli altri,un bambino emotivamente fragile e sensibile, che si riscoprirà forte e ben diverso da come appare all'inizio.
Nadia Terranova dedica anche buona parte del romanzo alla figura di un'altra figlia di Messina, Letteria Montoro, una scrittrice “dimenticata".Una donna “di spiriti liberali”.
Letteria Montoro è stata una scrittrice romantica, poetessa di manifesta ispirazione leopardiana e rara sensibilità, nello scenario letterario di metà ‘800.
In conclusione, questo romanzo colpisce molto per la trama e per come l’autrice sia stata in grado di creare dei personaggi indimenticabili, grazie ai quali riesce a dar voce a tutti coloro che lottano da sempre i pregiudizi, l' esperienza del dolore e la denuncia sociale.
Il linguaggio è chiaro, lineare e scorrevole. I dettagli sono descritti in modo accurato e preciso, incisivo e perfetto il connubio tra magia e realtà.
Consiglio vivamente la lettura di questo interessante libro.


Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata

07 febbraio 2022

RECENSIONE DEL LIBRO: UMILIATI DI ROBERTO VETRUGNO


NOTE SULL'AUTORE

Roberto Vetrugno (Lecce 1975) è professore associato di Linguistica Italiana presso l’Università per Stranieri di Perugia. Nel 2019 ha pubblicato il suo primo romanzo, Tripoli (Unicopli).


SINOSSI

Dopo una violenta lite con la moglie, Alberto vuole separarsi e si rifugia in pieno inverno a Otranto, in una casa sul mare. Va a trovare un amico, il professore: appena lo informa delle sue intenzioni, il professore gli mostra un misterioso trattato rinascimentale, Anteros, sive contra amorem, che illustra i rischi mortali dell'amore. Poi insieme a due vecchi amici convocati apposta, decide di togliere ogni dubbio dalla testa di Alberto e gli racconta la storia tragicomica degli Umiliati, una squadretta di calcio formata da mariti integralmente umiliati dalle mogli. Alberto ascolta, è confuso, torna nella sua solitudine per riflettere. Ma un fatto di cronaca lo sconvolge: un padre ha ucciso i figli perché la moglie gli ha chiesto la separazione, poi si è ammazzato lanciandosi da un ponte. Alberto decide di andare al funerale dell'assassino, per cercare di capire quel gesto maledetto. Per comprendere fino in fondo quanto male può fare l'amore coniugale.


COSA NE PENSO

Un insieme di racconti brevi, esempi molto concreti sulla crisi di coppia e sull’amore che si concentrano su liti, incomprensioni, sofferenze e separazioni e sulle problematiche irrisolte.
Un testo semplice quanto efficace: uomini e donne hanno due diversi modi di pensare, di parlare, di amare; quasi come se venissero da pianeti diversi. Personalmente trovo immorale e ingiusto questo "vittimismo" maschile, perché sono ben poco cosa rispetto alle milioni di donne che ogni giorno sono vittime di violenze come ha ricordato lo stesso autore in una nota.
Il vero problema è la mancanza di dialogo all'interno di un rapporto di coppia, un chiaro invito dell'autore all'ascolto reciproco.
In conclusione, è una vera chiave di lettura della realtà e delle relazioni di coppia, un testo ideale per approfondire il tema della psiche maschile sotto svariati punti di vista, scoprendone le molteplici sfaccettature.

Buona lettura!

Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata



01 febbraio 2022

INTERVISTA A VITO CATALANO AUTORE DEL LIBRO: IL CONTE DI RACALMUTO


Cari lettori,

Oggi ho l'onore di ospitare Vito Catalano, scrittore palermitano, nipote di Leonardo Sciascia.
Nato nel 1979, negli ultimi quindici anni Catalano ha vissuto fra Italia e Polonia e ha pubblicato i romanzi L'orma del lupo (Avagliano editore, 2010), La sciabola spezzata (Rubbettino, 2013), Il pugnale di Toledo (Avagliano editore, 2016), La notte della colpa (Lisciani Libri, 2019), Il Conte di Racalmuto (Vallecchi editore,2021) 
    

D: COSA L’HA SPINTA AD INTRAPRENDERE LA CARRIERA DI SCRITTORE?

R: Probabilmente si sono intrecciate più cose: l'inclinazione che ho a fantasticare, a immaginare e a ricordare; il piacere che mi dà il progettare e il creare un racconto; l'essere cresciuto in un mondo di libri.


D: DOVE TROVA L’ISPIRAZIONE PER I SUOI LIBRI?

R: Lo spunto di ogni libro può essere diverso: un episodio storico, un fatto di cronaca, un ricordo, un sogno, un'esperienza.


D: CHE SENSAZIONE SI PROVA DOPO AVER SCRITTO UN LIBRO?

R: Quando porto a termine un libro, sono contento di essere arrivato a una conclusione. Ma è sempre mia intenzione mantenere un certo distacco e perciò metto da parte il testo finito per tornare a rivederlo a distanza di qualche tempo.


D: NELLA NOTA FINALE DEL LIBRO, FA RIFERIMENTO AI LIBRI “LE PARROCCHIE DI REGALPETRA” E “MORTE DELL'INQUISITORE” DI SUO NONNO, LEONARDO SCIASCIA. PERCHÉ HA VOLUTO SCRIVERE UN ROMANZO SUL CONTE GIROLAMO II DEL CARRETTO?

R: Trovo suggestiva la vicenda del conte del Carretto: il signore di un paese che viene ucciso da un suo servo, nel XVII secolo, in un'epoca in cui è più facile trovare un conte che fa uccidere un servo di un servo che uccide un conte. C'è poi il Seicento, un secolo di cui mi sono occupato più di una volta. Infine, lo scenario della vicenda è Racalmuto, un posto che ha fatto parte della mia vita: tanti ricordi mi legano al paese e tante storie legate a Racalmuto ho appreso fin dall'infanzia.


D: A QUALE DEI PERSONAGGI PRESENTI IN QUEST'OPERA SI SENTE MAGGIORMENTE LEGATO. E PERCHÉ?

R: Non credo di poter indicare un solo personaggio. In questo libro diversi personaggi hanno un ruolo di rilievo e in tutti c'è una certa dose di ambiguità.


D: PUÒ RACCONTARCI UN ANEDDOTO LEGATO A SUO NONNO?

R: In campagna, d'estate, la sera, prima di cena o dopo, raccontava delle storie. C'era già buio e io chiedevo racconti con carabinieri, briganti e delitti. Sento ancora la suggestione di quei momenti nelle serate estive che trascorro in campagna, ogni anno.


D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Sceglierò di nuovo la Sicilia e uno sfondo storico. La mia immaginazione viene di solito stimolata dal tornare indietro nel tempo...

Ringrazio di cuore Vito Catalano per aver risposto alle mie domande.



SINOSSI

Sicilia, XVII secolo. Il paese di Racalmuto è governato dal conte Girolamo del Carretto, uomo spietato e avido, dall’insaziabile
istinto predatorio. Traditori e assassini senza scrupoli percorrono ogni giorno vie e sentieri, mentre la gente vive in mezzo a sospetti e paure. Il bene e il male si confondono. Ancora una volta, il potere schiaccia i deboli, umilia la dignità umana, offende
la ragione. Ma il conte finisce col trovare un inaspettato intreccio di nemici: la moglie Beatrice, il priore del convento degli agostiniani e un servo. Fra inganni, agguati e innamoramenti, i personaggi del romanzo si trovano invischiati in una rete velenosa. Ispirandosi a una storia vera e partendo dalle righe che il nonno Leonardo Sciascia ha scritto sull’episodio nelle pagine dedicate al paese natale di Racalmuto, Vito Catalano ha costruito una trama in cui la fantasia si mescola a ricordi di luoghi e persone.


COSA NE PENSO

Un romanzo storico con una trama avvincente. Lo stile narrativo di Catalano è coinvolgente e i riferimenti storici non sono mai tediosi o esorbitanti. Certamente il periodo trattato ha un certo fascino.La lettura è scorrevole e incalzante,non mancano i colpi di scena. 
Personaggi sfaccettati e complessi, dal conte Girolamo II di Carretto,Lucia, Padre Evodio, a Pietro D'Asaro l'abile disegnatore Racalmutese che con quell’occhio solo seppe incantare la bella contessa Beatrice. Bene e male sono quindi profondamente radicati in questo romanzo fino alla fine. 
In conclusione, vi lascio con le parole tratte 
dal primo libro di Leonardo Sciascia “Le parrocchie di Regalpetra” dove racconta brevemente del conte Girolamo II di Carretto.

«Credo nella ragione umana, e nella libertà e nella giustizia che dalla ragione scaturiscono.»

Consigliato! Buona lettura


Intervista e Recensione a cura di C.L



©Riproduzione riservata


27 gennaio 2022

“LA SENTENZA PERFETTA”- INTERVISTA ALLA SCRITTRICE ESORDIENTE ROSALIA ALBERGHINA


Cari lettori,

Ospite del blog di oggi è Rosalia Alberghina, un'autrice esordiente e bookstagrammer. Rosalia Alberghina, nata a Palermo nel 1980, è un avvocato penalista, moglie e mamma di due bambini, Stefano e Arianna.
È una gran divoratrice di libri e ama scrivere sin da quando aveva circa 9 anni. 
“La sentenza perfetta. I casi dell'avvocato Amato” è il suo romanzo d'esordio edito da Porto Seguro Editore.
Il libro è disponibile nelle librerie e nei bookstore online a partire dal 15 ottobre 2021. 
È risultata prima classificata nella sezione narrativa a tema, organizzata dall'associazione L'anfora di Calliope, con un racconto inedito sull'amicizia. Ha pubblicato altresì un racconto con la Guida Editori in una raccolta di racconti a tema quarantena.




D: AVVOCATO, APPASSIONATA DI LIBRI: CHI È ROSALIA?

R: Una persona che cerca sempre di migliorarsi, come donna, come professionista, come mamma. Mi piace dire che faccio l'avvocato, non che sono un avvocato. È una professione che amo ma che non mi definisce come persona. Non riesco a stare mai ferma, mi piace dedicarmi a tante attività, mi fa stare bene.


D: QUANDO HAI LETTO IL PRIMO LIBRO?

R:A 8 anni mi pare. Il diario di Anna Frank è uno dei primi che ricordo. Mia nonna Pina aveva l'abitudine di regalare ai nipoti dei libri. È un ricordo prezioso che ho di lei ed è una passione che non mi ha mai abbandonato e che spero di trasmettere ai miei figli.


D: ESISTE UN LIBRO CHE HA AVUTO UNA GRANDE INFLUENZA NELLA TUA VITA?

R: Uno solo no, ma vari. Sicuramente i classici hanno influenzato la mia passione per la lettera e per la scrittura. Da ragazza amavo Andrea De Carlo, Wilde  e Shakespeare. 


D: QUANTO C'È DI TE IN QUESTO LIBRO?

R: Di me c'è inevitabilmente tanto, soprattutto come avvocato. Giulia, la mia protagonista, ha il mio modo di affrontare la professione con passione, serietà, studio e, ahimè a volte, con troppo coinvolgimento emotivo. Anche se con gli anni ho imparato a tenere fuori il lavoro il più presto dalla mia vita personale.


D: QUAL' E IL PROSSIMO PASSO DI GIULIA?

R:Spero che Giulia abbia un futuro letterario. Io sto già scrivendo il seguito del romanzo. Al momento ho concepito la storia di Giulia come una trilogia, poi chissà. Se dovesse piacere, se i lettori avessero voglia di leggere ancora di Giulia io sono qui. Scrivere per me è vitale, l'apprezzamento dei lettori è linfa.


D: C'È UN EPISODIO IN PARTICOLARE CHE TI HA ISPIRATO PER QUESTA STORIA? 

R: Sì. Mi riferisco a un processo che ho patrocinato tanti anni fa e che mi ha coinvolto molto. È narrato incidentalmente nella storia, ma mi ha ispirato a raccontare la storia di un avvocato penalista donna, della sua professione e delle difficoltà di conciliare lavoro e vita privata.


D: C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE.. CHE  VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R: Spero che leggendo il mio romanzo possano appassionarsi a Giulia, alla quale sono molto legata. Se riesco suscitare emozioni durante la lettura, allora vuol dire che qualcosa di buono l'ho scritto.



Ringrazio Rosalia per essere stata mia ospite.



Intervista a cura di C.L


© Riproduzione riservata