19 novembre 2022

RECENSIONE DEL LIBRO: I CANNOLI DI MARITES DI CATENA FIORELLO GALEANO




NOTE SULL'AUTRICE 

Catena Fiorello Galeano, ha pubblicato per Giunti con grande successo L’ amore a due passi (2016), Tutte le volte che ho pianto (2019), Amuri (2021), tutti entrati nella TOP TEN delle classifiche. Cinque donne e un arancino (2020) è il primo capitolo della saga “Le signore di Monte Pepe”, a cui ha fatto seguito I cannoli di Marites (2022).
Dal suo romanzo Picciridda (Giunti 2017) è stato tratto l’omonimo film per la regia di Paolo Licata. 

SINOSSI

L'estate è appena finita e le cinque instancabili signore di Monte Pepe si godono il successo della loro rosticceria "Il Regno degli arancini". Dopo aver partecipato alla celebre trasmissione della giornalista e talent scout Octavia Cooper sono diventate delle vere e proprie star, sia in America che in Italia, ma la notorietà non è quello che cercano. Grazie alla profonda passione letteraria di Nunziatina, per cui ogni momento è buono per declamare versi, Monte Pepe sta infatti per trasformarsi nel “Borgo della Poesia e dell'Incanto” e per ospitare un grande scrittore. Ma le citazioni e le letture da Neruda, Pasolini, Dickinson e molti altri, non fermano il lavoro di Rosa, Nunziatina, Maria, Giuseppa e Sarina, anzi, stare dietro alle richieste degli ormai numerosi aficionados sembra una missione impossibile. L' aiuto della sola Cettina, che si è aggregata in seguito, non basta. Ecco che il gruppo si trova costretto a mettere un annuncio per cercare qualcuno che dia loro una mano ai fornelli. Sarà l'occasione per accogliere in squadra una nuova cuoca, Marites, che viene da un paese lontano – le Filippine – eppure rivela un singolare talento per uno dei dolci siciliani più amati: il cannolo... Tra amori inattesi, misteriose lettere minatorie e spiazzanti colpi di scena, le indimenticabili protagoniste di Cinque donne e un arancino tornano a regalarci le emozioni ordinarie ed eccezionali delle loro vite, esistenze che rispecchiano quelle di qualsiasi donna, anche se nelle pagine di Catena Fiorello c'è sempre qualcosa di più. Nelle sue protagoniste vibra la volontà di non nascondersi, di affrontare, prima o poi, le sfide della vita. Con una passione generosa, con un istinto solidale, inclusivo, tanto più necessario quanto più si avvicina la minaccia di tempi ostili.

«Io non merito tanto» disse Marites. «Già siete gentili che mi fate sentire come voi, e no straniera.»
«Straniera?» ripeté Giuseppa. «Cca nuddru è straniero. Semu tutti uguali. E pi mia, o filippina, o africana, o 'miricana, è a stissa cosa.»
«Ca certu» aggiunse Maria «non ci voli 'na laurea pi capillu.»
«Nella nostra terra, cara Marites» concluse Rosa «si ragiuna accussì, e quelli che la pensano diversamente, non li consideriamo nemmeno. Ricorda però che d'ora in poi ci aspettiamo da te i cannoli più buoni del mondo!»

COSA NE PENSO

Dopo il primo capitolo della saga dedicata alle Signore di Monte Pepe “Cinque donne e un arancino” (Leggi qui)
Catena Fiorello ritorna con un nuovo capitolo, “I cannoli di Marites”.
Questa volta, non si parlerà soltanto delle vite delle cinque amiche e socie della rosticceria del “Regno dell'arancino”, ma si affronteranno temi di grande attualità. 
In primis, l'estorsione ai danni dei commercianti e dulcis in fundo “l'accoglienza” nel mondo del lavoro degli immigrati.
C'è un senso della dignità femminile che vuole riscattarsi in queste pagine forte come le sue protagoniste. 
Tra ritorni di fiamma,new entry,sogni da realizzare, e le immancabili delusioni d'amore. 
Anche questa volta la storia promette molto bene. 
In conclusione, una saga tutta al femminile in cui le protagoniste sono donne forti,pronte a tutto per proteggere ciò che hanno a cuore. 
Un inno al potere dell'amicizia e della solidarietà femminile. Monte Pepe, non è solo il borgo degli arancini più famoso della Sicilia, è soprattutto l'incontro perfetto tra poesia e incanto, come suggerisce il cuore a Nunziatina. In attesa, di leggere il prossimo capitolo dedicato alle signore di Monte Pepe. Non mi resta che augurarvi.. Buona lettura!

Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata 


15 novembre 2022

“...CHIACCHIERATA CON ANNA PREMOLI”



Bentrovate amiche lettrici, 

L'ospite di questa nuova intervista è Anna Premoli. Nata nel 1980 in Croazia; vive a Milano dove si è laureata alla Bocconi. Il suo romanzo d’esordio, Ti prego lasciati odiare, è stato un libro fenomeno: per mesi ai primi posti nella classifica, ha vinto il Premio Bancarella. Con la Newton Compton ha pubblicato anche Come inciampare nel principe azzurro, Finché amore non ci separi, Tutti i difetti che amo di te, Un giorno perfetto per innamorarsi, L’amore non è mai una cosa semplice, L’importanza di chiamarti amore, È solo una storia d’amore, Un imprevisto chiamato amore, Non ho tempo per amarti, L’amore è sempre in ritardo, Questo amore sarà un disastro, Molto amore per nulla, Tutto a posto tranne l’amore, Non sono una signora, Sfida all’ultimo bacio.Un’autrice da oltre 1 milione di copie. I suoi romanzi sono tutti bestseller, tradotti in diversi Paesi.
Da oggi, 15 novembre 2022, trovate in tutte le librerie e sugli store on-line il suo nuovo romanzo Un amore sulla neve edito Newton Compton


D: SONO PASSATI DIECI ANNI DA QUANDO HAI ESORDITO, RACCONTACI COME HAI INIZIATO E COME HAI PUBBLICATO IL TUO PRIMO LIBRO “TI PREGO, LASCIATI ODIARE”?

R: Ho iniziato totalmente per caso: ho scritto un romanzo che non era destinato nemmeno a vedere la luce del sole, incredibilmente sono riuscita a finirlo con una certa facilità, ero decisa a lasciarlo per sempre nel mio computer quando mio marito ha insistito invece per autopubblicarlo sulle varie piattaforme on-line e lì è stato notato dal mio editore, la Newton Compton. Siamo poi salpati per una grande avventura, che mi ha incredibilmente portato a scrivere tanti altri romanzi. 

D: DEI TUOI PERSONAGGI FEMMINILI CE N’È UNO CHE SI IDENTIFICA MAGGIORMENTE CON TE E UN ALTRO CHE INVECE È COMPLETAMENTE DIVERSO?

R: C’è un pizzico del mio ragionamento in tutte le mie protagoniste, ma allo stesso tempo ognuna di loro è differente e con un proprio carattere ben definito. Dovendo semplificare molto, direi che quelle che mi assomigliano di più sono Jennifer e Laurel; Julie e Jordan sono state invece due protagoniste molto diverse.

D: QUAL È IL MESSAGGIO CHE VUOI TRASMETTERE ALLE GIOVANI LETTRICI?

R: Mi piace proporre personaggi femminili indipendenti, anche e soprattutto dal punto di vista finanziario, che non mettono in secondo piano la propria realizzazione professionale e il proprio sacrosanto desiderio di sfondare nel lavoro prescelto. L’amore è importante, nessun dubbio a riguardo, ma non dover dipendere da nessuno lo è molto di più, e spero proprio che questo messaggio arrivi forte e chiaro alle ragazze che oggi studiano e si affacciano al mondo del lavoro.

D: PRIMA DI ESSERE UNA SCRITTRICE DI ROMANZI ROSA AFFERMATA IN TUTTO IL MONDO SEI UN’ECONOMISTA E QUINDI SVOLGI UN LAVORO DEL TUTTO DIFFERENTE. AVRESTI QUALCHE CONSIGLIO DA DARE AGLI AUTORI ESORDIENTI?

R: Ognuno di noi ha una sua storia particolare e difficilmente replicabile. Per me ha sempre funzionato e continua a funzionare molto bene “il fare altro”, ovvero il fatto di non aver mai avuto troppe aspettative sui miei romanzi e sul loro eventuale successo. L’unico consiglio che mi sento di dare a che vuole esordire in questo settore è di narrare solo storie di cui è davvero appassionato, di non seguire mode, e di rispettare la propria voce narrante “naturale”, evitando di copiare. L’autenticità emerge sempre forte e chiaro da un testo.

D: C’È UN GENERE LETTERARIO A CUI SEI PIÙ LEGATA?

R: Per incredibile che possa essere, i gialli. Sono stati il mio primo amore da lettrice, in un certo senso, e anche oggi sono una grande valvola di sfogo nei momenti stressanti. Per il resto, rimango una lettrice molto onnivora che cerca di prendere in mano più generi possibili.

D: ORA TI DIRÒ ALCUNE PAROLE CHE MI SEMBRA ABBIANO UN PESO DETERMINANTE IN MOLTE DELLE STORIE CHE RACCONTI, E TI CHIEDERÒ DI RISPONDERE A CALDO, SENZA PENSARCI, CON QUEL CHE TI VIENE IN MENTE DI PRIMO ACCHITO. COMINCIAMO CON ..

AMICIZIA: un legame importantissimo che viene spesso sottovalutato; oggi la letteratura ama parlare d’amore ma racconta poco l’amicizia profonda e complessa che può esserci tra due persone.

FAMIGLIA: il centro delle nostre gioie e dei dolori; credo sia fondamentale imparare a non farsi condizionare troppo dai legami familiari storici nel momento in cui cerchiamo di spiccare il volo e di costruirci una nostra famiglia indipendente.

LIBERTÀ: fondamentale, ma intesa in senso ampio, sia in termini di indipendenza finanziaria che di benessere emotivo

D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Sopravvivere al 2022, che si sta rivelando tostissimo dal punto di vista finanziario e mi costringe a lavorare in continua emergenza. Battute a parte, in un futuro non so quanto lontano (credo parecchio) mi piacerebbe avere più tempo per me stessa e fare le cose un po’ di meno di corsa. Ma al momento il ritmo è questo e le sfide sono continue, perciò cerco di rimboccarmi le maniche e di farmi trovare preparata. Un giorno alla volta.


Desidero ringraziare Anna Premoli per la sua disponibilità mostrata nel concedermi questa intervista. 



SINOSSI

Chiara è disperata per essersi lasciata convincere a trascorrere le vacanze natalizie sulle Dolomiti insieme alla sua famiglia, invece di scappare verso l’agognato sole dei tropici. L’ultima volta che ha messo gli sci ai piedi, parecchi anni fa, si è ripromessa di non farlo mai più. Non può neppure invocare la complicità della sorella Elisa che, fresca di matrimonio, ha deciso di dimostrare al consorte, fanatico sciatore, quanto sia ansiosa di macinare chilometri di piste innevate. E così Chiara, una volta arrivata, si rende conto che nulla potrà salvarla: dovrà unirsi agli entusiasti sciatori e sperare di tornare tutta intera. Come se la situazione non fosse già di per sé difficile, dovrà anche avere a che fare con Giulio, l’enigmatico fratello del cognato. Ma si sa, le sfide più ardue sono anche le più emozionanti: riuscirà Chiara a non lasciare sulle piste i legamenti e… soprattutto il cuore?



Ph by © yumamartellanz


Intervista a cura di C.L


© Riproduzione riservata 


05 novembre 2022

RECENSIONE DEL LIBRO: I PECCATI DI MARISA SALAS DI CLARA SÀNCHEZ


NOTE SULL'AUTRICE 

Clara Sánchez è l’unica scrittrice ad aver vinto con i suoi romanzi i tre più importanti premi letterari spagnoli: il premio Alfaguara con La meraviglia degli anni imperfetti, il premio Nadal con Il profumo delle foglie di limone, bestseller che ha venduto un milione di copie, in cima alle classifiche di vendita per anni, e il premio Planeta con Le cose che sai di me. In Italia sono tutti pubblicati da Garzanti, insieme a La voce invisibile del vento, Le mille luci del mattino, Entra nella mia vita, La forza imprevedibile delle parole, L’amante silenzioso, L’estate dell’innocenzae l’attesissimo seguito del Profumo, Lo stupore di una notte di luce, Cambieremo prima dell’alba. Nel 2018 ha partecipato con un racconto all’antologia su madri e figli intitolata Tu sei parte di me.

SINOSSI

Marisa guarda con sgomento la classifica dei libri più venduti. In cima c’è il romanzo che ha tra le mani. L’ha sfogliato e ha riconosciuto ogni pagina, ogni riga, ogni vocabolo. Quello è il libro che ha pubblicato vent’anni prima, solo che ora il nome dell’autore in copertina è un altro e lei non sa chi sia. Qualcuno ha copiato il suo romanzo. Marisa non sa che fare perché non può dimostrare che si tratti della stessa storia scritta con le stesse parole. Non può farlo perché quando ha pubblicato il suo esordio è stato un totale fallimento e ne ha distrutto ogni copia, ogni file. Invece ora qualcuno con quello stesso libro sta avendo successo. È in vetta alle classifiche. Marisa non ha idea di come sia potuto accadere, ma deve vendicarsi. Anche se non ha le prove non può permettere che questo plagio vada avanti. Ricorda perfettamente come funziona il mondo editoriale, ne conosce tutte le leggi. Deve solo provare ad entrarci in qualche modo, nessuno si ricorderà di lei. E deve riuscire ad avvicinare l’autore dell’imbroglio. Basterà giocare sulle sue ossessioni di scrittore, che lei conosce bene, per portarlo alla verità. Basterà far vacillare le certezze della sua creatività per ottenere quello che vuole. Un piccolo peccato solo per amore della giustizia. Anche se questo forse vuol dire riprendere in mano una penna e tornare a scrivere. Tornare nel regno di quel sogno che si è infranto tanti anni prima. Quello che l’ha fatta soffrire e ha cambiato la sua vita. Un romanzo non è finito fino a quando non si trova il giusto finale. Più è sconcertante, più è misterioso, più il lettore amerà leggerlo. E lo scrittore scriverlo. Ma non sempre è così.

COSA NE PENSO 

Dopo trent'anni,Marisa Salas una donna di mezza età si ritrova, tra le mani il suo romanzo d'esordio, “Giorni di sole”, pubblicato con grande successo da un autore emergente Luis Isla.
Trovo affascinante l'idea di una storia sul plagio letterario.
Clara Sànchez, inoltre, ci offre una carrellata di varia umanità, proponendo personaggi interessanti.Laura, la madre di Luis. Una donna disposta a tutto per il bene di suo figlio.
E poi ci sono, altre due protagoniste che non deluderanno i lettori, ossia Carolina Cox e Sofia.
La presenza di Sofia è sicuramente il messaggio più potente che l'autrice voleva lanciare “La manipolazione del pensiero e le sue conseguenze”.
Per tutta, la durata del romanzo ci s'imbatte continuamente su un vero e grande dilemma, cioè quante volte scegliamo di dire la verità e in quanti casi, invece, optiamo per le bugie? A forza di dire una bugia, si finisce col crederla una verità. 
I fili che muovono questo romanzo sono, l'amore di una madre, l'amore perduto di una giovane donna, le ingiustizie e la vendetta.
Come diceva lo scrittore Thomas Eliot, l’ispirazione letteraria non deve copiare ma deve essere un mezzo attraverso il quale gli scrittori imparano dal passato per fare qualcosa di nuovo:

«I poeti mediocri deturpano ciò che prendono, mentre i bravi poeti lo trasformano in qualcosa di meglio o almeno in qualcosa di diverso».

Consigliatissimo. Buona lettura!

Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata 

02 novembre 2022

INTERVISTA A GINO PITARO



Cari lettori,

L'ospite di questa nuova intervista è Gino Pitaro, nasce a Vibo Valentia nel 1970 e vive a Roma. Nel suo percorso svolge varie attività, tra cui quella di redattore e documentarista. Nel 2011 esce il suo 'I giorni dei giovani leoni' (Arduino Sacco Editore), una delle opere underground più lette nel 2012.
In seguito pubblica con la Ensemble nel 2013 'Babelfish' e nel 2015 il romanzo 'Benzine'. Entrambi ottengono consensi crescenti e vincono numerosi premi letterari.
Nel 2019 è la volta di 'La Vita Attesa' per Golem Edizioni.
‘Medjugorje, i Segreti rivelati’ è il suo primo libro ‘non fiction’, cui fa seguito ‘Medjugorje, la Via della Redenzione’, entrambi di forte attualità.
Nel 2021 è uscita la riedizione di 'Babelfish - racconti dall'Era dell'Acquario' arricchita da un racconto inedito. Molti suoi libri sono disponibili su Amazon  nelle varie lingue.



D: CHI È GINO?

R: Un viandante. Non so nemmeno io chi sono, proprio perché in buona parte mi sento un mistero per me stesso. Sono tante cose che non ho ben compreso della mia persona, e forse per una legge di compensazione fuori di me ci prendo spesso benissimo, anche nelle cose che mi riguardano ma che appunto non sono ‘me’.

D: QUANDO HAI CAPITO DI ESSERE PORTATO PER LA SCRITTURA?

R: A scuola vedevo che me la cavavo benissimo con i temi e anche all’università le mie tesine e i miei scritti scavavano sottopelle. Prima ancora scrivevo con successo missive per amici innamorati. Non ho mai pensato di pubblicare se non dal 2009. Questo fu l’anno in cui iniziai a scrivere un romanzo.

D: DOVE TROVI L’ISPIRAZIONE PER I TUOI LIBRI?

R: Non so se si possa parlare di ispirazione. Mi sorregge l’esigenza, la necessità di comunicare in forma romanzesca o in quella saggistica qualcosa che mi appartiene, anche se lo scrittore rifugge dall’autobiografismo stretto. Adesso per esempio i miei libri su Medjugorje e le Apparizioni Mariane hanno avuto un grande seguito.  

D: L’ ASPETTO POSITIVO E QUELLO NEGATIVO DELL' ESSERE UNO SCRITTORE?

R: Finché l’esigenza di scrivere o quella che alcuni chiamano ispirazione mi sorregge, nessuna in particolare, se non che è un’attività molto imprevedibile, dunque anche sorprendente. L’aspetto positivo, almeno dalla mia prospettiva, è la libertà, ma non sono mai stato stritolato dentro alcuni meccanismi dell’industria culturale per poter avere un giudizio differente. Quello negativo, che ha anche delle positività, è che appunto lo scrittore è anche un avventuriero. Insomma il positivo ha anche un po’ di negativo e il negativo un po’ di positivo. Yin e Yang! 

D: QUALE È STATA LA DIFFICICOLTA’ MAGGIORE DURANTE LA STESURA DEL LIBRO “MEDJUGORJE – LA VIA DELLA REDENZIONE”?

R: Nessuna in particolare, perché la mia indagine sulle mariofanie, sulle apparizioni mariane, su profezie e fenomenologie a esse correlate ha stimolato determinate ricerche e risposte che sono venute da sé. Cercando si viene trovati. In tal senso sono stati di sprone anche le domande dei lettori in merito al mio primo testo sull’argomento che è ‘Medjugorje, i Segreti rivelati – Guida ai Tempi Nuovi’. Ho voluto questi libri in esclusiva su amazon, come pure la riedizione del mio libro di racconti ‘Babelfish’. 

D: UN LIBRO CHE NON TI STANCHERAI MAI DI RILEGGERE?

R: La Bibbia, perché è foriera di tante scoperte, di tanti incroci interiori e mentali. Non mi sembra un caso che sia ‘il libro dei libri’, che in realtà è una somma di testi di epoche diverse, cui seguono tante dissertazioni sulle traduzioni, sull’esegesi. Ha infiniti o indefiniti livelli di lettura.

D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Scrivere, curare una collana (se me lo propongono). Non so ancora se scriverò un nuovo saggio o un nuovo romanzo, ma non tornerò sull’argomento Medjugorje. Credo però che fare progetti oggi abbia un altro significato molto relativo in relazione ai cambiamenti, alle sfide e agli eventi che si prospettano.


Desidero ringraziare Gino per aver risposto alle mie domande




Intervista a cura di C.L


© Riproduzione riservata 

23 ottobre 2022

INTERVISTA ALLO SCRITTORE MATTIA BERTOLDI



   

Carissimi amici e carissime amiche,

L'ospite di questa nuova intervista è  Mattia Bertoldi, autore del libro “Il coraggio di lilly”. In libreria e sugli store online dal 19 maggio 2022 edito Tre60.
Mattia è nato nel 1986 a Lugano, ha vissuto più o meno alla grande tutti gli anni Novanta. Sognava il chiodo di pelle di Max Pezzali ed erta innamorato di Xena e Buffy. Finalista al Premio Chiara Giovanni nel 2011, ha esordito con il romanzo Ti sogno, California (Booksalad. 2012).
È curatore di La dura legge di Baywatch. Tutto quello che avete amato negli anni '90 (Booksalad, 2017). Tra gli altri suoi libri: Come tanti piccoli ricordi (Tre60, 2019).


D: CHI È MATTIA?

R: Sono una persona che ha sempre amato la lettura e mi sono avvicinato alla scrittura solo durante i tempi dell'università. Ho studiato lettere a Zurigo e in quel periodo mi sono cimentato nei primi racconti, per poi esordire con un romanzo alla fine degli studi. All'epoca ritenevo impossibile poter “vivere di scrittura”, ma ho capito che un obiettivo del genere era alla mia portata se avessi declinato lo scrivere in più direzioni. Oggi lavoro per l'ufficio di comunicazione del Governo ticinese, dirigo una rivista dedicata all'enogastronomia e nel tempo che resta sono autore di romanzi, documentari e serie TV. Insomma, ho deciso di cimentarmi in più ambiti rifornendo il... motore della scrittura ogni giorno, con del nuovo carburante.

D: GRAZIE AL TUO ROMANZO “IL CORAGGIO DI LILLY” HAI RIPORTATO ALLA MEMORIA COLLETTIVA LA STORIA DI LILLY VOLKART, LA DONNA CHE APRÌ UNA CASA PER ORFANI SUI MONTI DEL VERBANO. DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE DIVENNE UN PICCOLO CENTRO DI SOLIDARIETA INTERNAZIONALE, COSA TI HA SPINTO A RACCONTARE LA SUA STORIA?

R: Innanzitutto il desiderio di riportare in superficie il percorso di una donna che in pochi conoscevano, almeno al di fuori di Ascona (il Borgo ticinese in cui ha vissuto la maggior parte della vita). Inoltre, ho voluto esplorare quel mondo attraverso gli occhi dei tre ragazzi protagonisti del mio romanzo (Ranieri, Ettore e Dora) e immaginare una vicenda che esplorasse le loro emozioni e il dolore legato alle conseguenze del conflitto. Infine, desideravo sperimentare il genere del romanzo storico con tutto ciò che ne consegue: ricerca, studio e continui sopralluoghi sul territorio.

D: UNA SCENA DEL LIBRO CHE TI PIACE PARTICOLARMENTE?

R: Scelgo il capitolo in cui Ranieri viene affidato a Folgore, il contrabbandiere che dall'Italia lo conduce fino in Svizzera, lungo un sentiero all'ombra del Monte Limidario (o Ghiridone) che ho percorso io stesso nel giugno 2020. Per me era fondamentale sperimentare sulle gambe la fatica di quella strada e intercettare con gli occhi i diversi punti di riferimento che potevano colpire le persone in fuga verso la salvezza tra cui pietre di confine, fontane e punti panoramici sul Lago Maggiore. È il momento della narrazione in cui ci si avvicina non solo alla casa di Lilly, ma anche a una delle pagine più oscure della storia italiana del Novecento. Ranieri si dirige infatti verso la Svizzera nel settembre 1943, a poche ore dal proclama Badoglio; da lì a pochi giorni l'esercito tedesco sarebbe sceso in forze verso l'Italia, intensificando i controlli lungo le frontiere italo-svizzere.

D: QUALI SONO LE DIFFICOLTA’ NELLO SCRIVERE UN ROMANZO STORICO?

R: Scrivere un romanzo storico ti costringe a camminare sulle uova in tutte le fasi di stesura per paura di incappare in anacronismi. Per farti un esempio: una lettrice, qualche giorno fa, mi ha detto che si era chiesta se negli anni Quaranta esistevano veramente le tapparelle di cui parlo nelle prime pagine del romanzo, e per fortuna che in effetti era così! Devo però dire che entrare in una dimensione del genere ti porta a interessarti ad aspetti molto specifici del passato, anche perché ogni capitolo è introdotto da una data ben precisa. Ho quindi consultato gli annali di MeteoSvizzera per sapere che tempo facesse in quei giorni e, se la vicenda si svolgeva di notte, in che fase si trovasse la Luna. L'obiettivo ultimo era insomma quello di raggiungere un grado di verosimiglianza così elevato da poter inserire elementi di fantasia o romanzati senza che questi venissero notati. D'altro canto è questa l'essenza del romanzo storico, come dice la definizione stessa dell'espressione.

D: QUAL È IL ROMANZO CHE TI È PIACIUTO PARTICOLARMENTE LEGGERE E PERCHÉ?

R: Ho iniziato a scrivere Il coraggio di Lilly dopo aver ascoltato l'audiolibro de Il treno dei bambini, di Viola Ardone. Anche se ero a conoscenza della storia di Lilly Volkart sin dal 2015, è in quel momento che ho intravisto la possibilità di raccontare una pagina della Seconda guerra mondiale meno nota di tante altre. Nel caso del romanzo di Ardone il tema centrale era costituito dai bambini meridionali che, nell'immediato Secondo dopoguerra, trascorrevano alcune settimane in nord Italia per rimettersi in forze. Anche Lilly aveva partecipato a programmi simili ma nel caso del mio romanzo, che si svolge tra il 1943 e il 1944, ho voluto soprattutto approfondire il concetto di “bambini reduci”. Si tratta di un'espressione usata spesso da Franco Debenedetti Teglio, che ho intervistato durante la stesura del romanzo. Lui è sfuggito alla morsa nazifascista, ha soggiornato da Lilly ed è oggi un testimone della shoah molto attivo nelle scuole. In ogni suo intervento sottolinea quanto è stato difficile superare la Seconda guerra mondiale per chi all'epoca era bambino, proprio come lui. E poco importava se ci si trovava in un posto relativamente sicuro come la Svizzera; questi bambini hanno portato sulle spalle il senso di colpa e il dolore legato al destino (spesso infausto) dei loro familiari, un carico emotivo che ha accompagnato il resto delle loro vite.

D: C’E’ UN ALTRO PERIODO STORICO IN CUI TI PIACEREBBE AMBIENTARE UN ROMANZO?

R: Se oltre ai limiti temporali posso superare anche quelli spaziali, scelgo la Londra vittoriana di fine Ottocento o la Parigi della Belle Époque. La prima per il tumultuoso contesto dato da una metropoli che si trovava a fare i conti con un impero da gestire e una vita nelle strade che spesso era misera e derelitta; la seconda per la grande verve creativa e artistica che si poteva toccare con mano. Se invece dovessi rimanere in un ambiente italofono, sceglierei la Milano da bere degli anni Ottanta. In quel decennio ero solo un bambino ma sarebbe interessante scoprire il periodo in cui i miei genitori avevano l'età che ho io oggi, vale a dire 36 anni.

D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Sto lavorando a un progetto narrativo legato alle wunderkammer, che rappresentano un tema su cui mi sono fissato da ormai diversi anni. Molti dei miei romanzi partono proprio da queste ossessioni: nel caso de Il coraggio di Lilly la fascinazione era per il mondo della magia della prima metà del Novecento in Italia e i giochi di carte, che rappresentano una passione condivisa da Ranieri e Cesare, suo padre. In merito a questo progetto, invece, non vedo l'ora di riempire una stanza (immaginaria) di oggetti e reperti bizzarri e creare una storia che la metta in luce nella maniera più coinvolgente possibile.

Ringrazio Mattia Bertoldi per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.




SINOSSI

Zurigo, 1917. Lilly Volkart ha vent’anni e sogna di diventare pediatra. Mentre risparmia per pagarsi gli studi, lavora presso la pensione dei suoi genitori. Nelle sue stanze ospita moltissimi studenti del Politecnico, perlopiù svizzeri provenienti da altri cantoni. Ma tra loro c’è anche un italiano, Umberto, che si distingue per gentilezza e simpatia. Innamorarsi e fare progetti per il futuro sembra essere la cosa più naturale al mondo. Ma in Italia infuria la guerra, e presto Umberto è costretto a lasciare la Svizzera per andare a combattere in Veneto… Ascona, 1943. Il sogno di diventare pediatra non si è realizzato, ma Lilly può mettere a frutto la sua esperienza per qualcosa di ancora più grande. Nel 1924 ha aperto una colonia per ospitare bambini di famiglie benestanti durante l’estate, che presto è diventata anche un luogo di approdo per bambini meno fortunati. Con lo scoppio della guerra il numero di ospiti è aumentato: Ascona si trova al confine con l’Italia e si rivela un posto sicuro per tanti bambini ebrei in fuga. Con l’aiuto di Massimo, il proprietario dell’emporio del paese, Lilly decide di accoglierli e li nasconde, offrendo loro una casa e la possibilità di studiare e imparare un mestiere. Nella speranza che, in una sorta di famiglia allargata, i piccoli possano superare la guerra, per poi riabbracciare i loro genitori… In questo romanzo, Mattia Bertoldi racconta con grande delicatezza la storia sorprendente di Lilly Volkart, una donna che, come Oskar Schindler o Irena Sendler, cambiò il destino di centinaia di bambini durante la Seconda guerra mondiale e di migliaia nel corso della sua vita.


Intervista a cura di C.L

Photo by Elizabeth La Rosa

© Riproduzione riservata 






07 ottobre 2022

INTERVISTA A FRANÇOIS MORLUPI



Cari lettori, buongiorno!

Oggi, ho il piacere di ospitare François Morlupi ,classe 1983, italo-francese, lavora in ambito informatico in una scuola francese di Roma. 
Il suo romanzo d’esordio Formule Mortali, edito da Croce Edizioni nell’aprile 2018, ha vinto sei premi letterari nazionali tra cui il Giorgione Prunola e il Grottammare nella categoria noir-giallo, arrivando in finale a Garfagnana in Giallo e a GialloCeresio. Nel luglio 2020, esce il suo secondo romanzo, Il Colbacco di Sofia, un noir ambientato tra la Bulgaria e Roma. Pubblicato sempre dall’editore Croce, si è subito posizionato, assieme a Formule Mortali, per mesi, nella top 10 dei noir più venduti su Amazon ed entrando in finale a Garfagnana in Giallo. Il commissario Ansaldi con la sua squadra sono ormai divenuti familiari e apprezzati dai lettori. Dal 2018 Morlupi è recensore per il blog ThrillerNord e dal 2020 fa parte della giuria nella sezione giallo del Premio Letterario di Grottammare.


D: QUANDO HAI CAPITO DI ESSERE PORTATO PER LA SCRITTURA? 

R: Ho iniziato a scrivere per scommessa nel 2017. Fondamentalmente sono stati tre i motivi che mi hanno spinto a scrivere... Il primo, forse il più importante, era la volontà di evadere dalla quotidianità che mi stava attanagliando, soprattutto a lavoro dove le cose non andavano benissimo. Ho tentato dunque di rifugiarmi in un mondo nuovo, dove io ero il protagonista e nessuno mi schiacciava con il suo peso. Poi leggere una quantità industriale di libri l'anno ha fatto sì che nel mio cervello, qualcosa venisse seminato ogni giorno. Il tutto ha germogliato in un determinato periodo, ma probabilmente bolliva da parecchio. Prima di essere uno scrittore sono infatti un lettore. Lo stress da lavoro non ha fatto altro che accelerare un processo inevitabile. The last but not the least, è che spesso rimanevo deluso da alcuni romanzi. Mi sentivo quasi tradito quando compravo un libro pubblicizzato che poi non rispettava le attese. Invece di criticare soltanto, ho voluto mettermi alla prova, agire. Ho capito che ero portato nella scrittura quando “Come delfini tra pescecani” è stato tra i cento romanzi più venduti in Italia, tutti i generi compresi, nel 2021. Mi sono detto: evidentemente la mia scrittura piace a molti!
 
D: NEL MARZO DEL 2022 ESCE NEL NERO DEGLI ABISSI, LA SECONDA INDAGINE DELLA SERIE DEI CINQUE DI MONTEVERDE, ROMANZO ACCOLTO POSITIVAMENTE DALLA CRITICA NAZIONALE, CON IL QUALE A LUGLIO HAI VINTO IL PREMIO LETTERARIO GARFAGNANA IN GIALLO, ARRIVATO TRA I FINALISTI DEL FESTIVAL TOLFA GIALLI&NOIR. COSA CI ASPETTERÀ PROSSIMAMENTE?

R: Ora siamo in finale per il secondo anno di seguito al premio Fedeli, che è il premio indetto dalle Forze dell’ordine. Sarei un bugiardo se scrivessi che mi accontento della finale…io ci spero! Aspettando anche a dicembre il premio Scerbanenco; l’anno scorso ho avuto l’onore di vincere il premio dei lettori, quest’anno chissà….incrocio le dita e vedremo, comunque vada sarà un successo!

D: QUALI SONO GLI INGREDIENTI NECESSARI PERCHÉ UNA STORIA MERITI DI ESSERE RACCONTATA?

R: Non posso avere la presunzione di conoscere la ricetta segreta per scrivere un buon libro; sicuramente però bisogna aver letto moltissimo, seguire alcuni corsi di scrittura di genere in cui ci si vuole cimentare e avere una scrittura originale. Molto spesso la maggior parte idee non lo sono, ma ciò che fa la differenza a mio avviso, ovvero la chiave del successo, è come le si racconta.

D: DOVE TROVI L’ISPIRAZIONE PER I TUOI LIBRI? 

R: Dalla vita di tutti i giorni, ovvero la quotidianità. Poi è innegabile; chi scrive noir butta un occhio sempre sulla cronaca nera. L’idea per esempio di “nel nero degli abissi” mi è venuta leggendo che a Villa Pamphili, il parco poco distante da dove vivo, era stata sgominato un giro di prostituzione notturno. Invece per la costruzione dei personaggi e per descrivere Roma come sesta protagonista dei miei romanzi, ho preso spunto da amici, familiari, me stesso anche e scene di viva vissuta in questa città bella quanto complessa.

D: L’ASPETTO POSITIVO E QUELLO NEGATIVO DELL' ESSERE UNA SCRITTORE? 

R: L’aspetto positivo ? Sicuramente il rapporto con i lettori e il condividere le mie storie con loro. Notare quanto i miei lettori siano affezionati ai cinque di Monteverde mi riempie di felicità. Alcuni li considerano oramai degli amici e mi scrivono in continuazione per sapere quando usciranno i prossimi romanzi.
Un lato negativo? A volte non posso dire che i rapporti con i colleghi scrittori siano così gratificanti, diciamo così.

D: UN LIBRO CHE NON TI STANCHERAI MAI DI RILEGGERE? 

R: Il conte di Montecristo di Dumas; raramente ho letto un libro che racchiudere così tante tematiche come amore, amicizia, morte, vendetta, perdono, redenzione e tante altre.

D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: La pubblicazione di un prequel per i cinque di Monteverde e poi speriamo in traduzioni all’estero e chissà….in una serie Tv con magari Battiston come protagonista, sarei l’uomo più felice del mondo!


Ringrazio di cuore François Morlupi per aver risposto alle mie domande.


Intervista a cura di C.L

© Riproduzione riservata 






26 settembre 2022

RECENSIONE DEL LIBRO: “COME PEZZI DI CARTA SULL'ACQUA” DI SARA MORCHIO

NOTE SULL' AUTRICE

Sara Morchio da sempre appassionata di lettura e di scrittura, negli anni ’90 ha collaborato per alcune riviste distribuite nel Ponente ligure, dove è nata. Oltre al romanzo La fine del primo cerchio, ispirato al Cammino di Santiago (Europa Edizioni, 2018), ha pubblicato due racconti. La mia città (KC Edzioni, 2019) è inserito nella raccolta Il ponte silenzioso, dedicata al crollo del Ponte Morandi a Genova, dove attualmente vive e lavora.
Il racconto Essere!, rivisitazione del personaggio di Ofelia dell’Amleto di Shakespeare, compare nell’antologia Sei un mito 4. O. Classici ri-visti e scorretti (Erga Edizioni, 2019).
Il suo ultimo libro è Come pezzi di carta sull'acqua in commercio dal 17 giugno 2021 edito Golem edizioni  

SINOSSI

Ognuno di noi adotta strategie diverse per adattarsi agli eventi della vita. Ivana, delusa dopo una storia d’amore, è fuggita e ha lavorato lontano, ha cercato di dimenticare vivendo altre relazioni, poi ha fatto ritorno. Sabina, sognatrice, idealista e solitaria, dopo un abbandono da cui non si è più ripresa, è rimasta irretita nel rifiuto dei rischi dell’amore. Angela vive un matrimonio ormai senza significato con Bruno, il quale si crogiola nell’indolenza e nel ricordo di un passato da seduttore incallito.
Ivana e Bruno si incontrano casualmente, un tempo amanti, riprendono a frequentarsi, ma con ruoli opposti rispetto alla prima volta: adesso è lei la figura dominante. Sabina, sollecitata dalla vicenda dell’amica Ivana, ripensa agli amori sbagliati e alle assenze che hanno caratterizzato la sua esistenza, ostinandosi a proteggersi dal dolore in una chiusura totale, ma qualcosa dentro di lei comincia a cambiare. Intanto Angela, che da un po’ di tempo sta vivendo una relazione extraconiugale, solo grazie al dialogo immaginario con Gloria, l’amica di un tempo, riesce a riprendere in mano la propria vita. Attraverso continui rimandi fra passato e presente, riflessioni, desideri, manie e paure i personaggi dovranno sbrogliare la matassa dei ricordi.
Come pezzi di carta sull’acqua è un romanzo sulla necessità di fare i conti con il passato per poter ricominciare a vivere. L’ alternativa è restare bloccati in una pace ovattata e sterile.

COSA NE PENSO

Come pezzi di carta sull'acqua, è un viaggio nel misterioso mondo dell'“io” interiore.
Al centro di tutto ci sono Ivana Bruno e Angela.
Dopo anni di lontananza Ivana decide di ritornare in città. 
Ad un evento rivede il suo vecchio amante.Tra i due si riaccende la passione di un tempo.
Una storia la loro abbastanza comune a molte altre tutto sommato che non dà ad entrambi le stesse emozioni di un tempo.
Angela la moglie“infelice”di Bruno, alla fine si arrende all'evidenza del suo più clamoroso errore fatto in gioventù sposandolo.
La solitaria, ironica e pungente Sabina, una storia la sua che segnerà significativamente la vita di un'altra protagonista.
In tutto questo, Sara Morchio ci mostra il valore dell'amicizia, unico salvagente in una vita di alti e bassi. 
Alle loro vite s'intrecceranno altre storie e altri personaggi ,altrettanto interessanti, alcuni disinibiti e ambigui.
A fine lettura è inevitabile porsi delle domande...
Quando finisce un'amore vale davvero la pena riprovarci? È importante assecondare l'istinto o la testa? cos'è la felicità? 
Infine, c'è una frase che mi ha molto colpita:

«Non si comprende mai quando le cose iniziano e quando finiscono. Ci sono sempre quei limiti invisibili, che diventano tangibili solo alla fine»

Consigliato.Buona lettura!


Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata