09 maggio 2023

INTERVISTA A CATERINA FALCONI, AUTRICE DEL LIBRO ROSE DI CAPODANNO.


Cari lettori,

Bentrovati! L' ospite di questa nuova intervista è Caterina Falconi.
Caterina Falconi,laureata in Filosofia. In oltre un decennio ha pubblicato diversi libri narrativi e di altro genere, facendosi apprezzare come autrice di testi per bambini e ragazzi. Sue molte delle sceneggiature del cartone “Carotina Super Bip”. Collabora alla Rusconi Libri con la serie dei “Giovani Ficcanaso” di sua ideazione e riduzioni di grandi classici della letteratura universale, tra le quali la riscrittura della “Divina Commedia” e “Dracula”. 
Ha curato con Francesca Bofanini l'antologia “La vita invisibile” (Avagliano) ed è autrice di “Dammi da bere” (Mimep Docete).
Nel 2021 è uscita con i romanzi “Dimmelo adesso” (Vallecchi, Firenze) e, al debutto nel noir, ”La volta di troppo” (Clown Bianco, nella selezione del premio GialloLuna NeroNotte).


D: CATERINA CI PARLI DI LEI E DEL SUO INCONTRO CON LA LETTERATURA...

R: Il mio incontro con la letteratura è avvenuto nell’infanzia, quando mi è stato regalato il libro “Storie proprio così” di Rudyard Kipling. Benché avessi otto anni, percepii nelle pagine una forza, una bellezza, una magia superiori e diverse dalle emozioni suscitare in me da fiabe e favole. Successivamente ho approcciato i classici leggendo le riduzioni magnifiche che circolavano quando ero piccola. Ricordo una collana stupenda, “La scala d’oro”, che mi ha fatta innamorare di Shakespeare e dei classici. Di me posso dire ben poco. Preferisco che siano i miei libri a raccontare qualcosa dell’autrice.

D: HA DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R: Scrivo seguendo dei ritmi inderogabili, nel senso che riesco a lavorare solo così. Mi alzo all’alba, faccio colazione e nutro i miei gatti, poi mi metto al computer e scrivo, mentre i mici si acciambellano nelle ceste attorno al pc. Il pomeriggio abbozzo le trame e fantastico su cosa scrivere l’indomani appena sveglia.

D: QUALE È STATA LA DIFFICOLTÀ MAGGIORE DURANTE LA STESURA DEL ROMANZO “ROSE DI CAPODANNO”?

R: La difficoltà maggiore è stata documentarmi sulle norme procedurali di un’indagine di polizia. Ma ho potuto contare sulla benevola consulenza di molti amici delle forze dell’ordine e colleghi scrittori.

D: QUANTO TEMPO E’STATO NECESSARIO PER LA REALIZZAZIONE DEL LIBRO?

R: Esattamente nove mesi, il tempo di una gravidanza.

D: UNA SCENA DEL LIBRO CHE LE PIACE PARTICOLARMENTE?

R: L’incontro tra madre Maura e l’ispettore Vera Ferri nella serra monumentale adibita a convento. Sono due donne dall’animo d’acciaio, danneggiate e fortificate dai trami superati. Persone etiche, temerarie, intelligenti e vocate al bene.

D: UN LIBRO CHE NON SI STANCHERÀ MAI DI RILEGGERE?

R: “Il giro di vite” di Henry James. È tutto giocato sull’ambivalenza tra sovrannaturale e delirio, un taglio narrativo ripreso dal grande Patrick McGrath. James riesce a rendere con levità stilistica un tema terrifico, quello dell’innocenza pervertita dal male metafisico, che poi è un topos della letteratura e della filmografia horror.

D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Rimodularmi come autrice, capire cosa voglio veramente raccontare, seguitando al contempo quelle attività di scrittura collaterali che amo tanto: la produzione per bambini e la collaborazione con una nota rivista italiana. 


Desidero ringraziare Caterina Falconi per aver risposto alle mie domande.


In copertina: Illustrazione di Lisa Vassalle 
Nelle librerie e sugli store online dal 18 novembre 2022 Vallecchi


SINOSSI

Un'operatrice sanitaria viene assassinata in circostanze scabrose e con modalità strambe nel corso di un incontro carnale clandestino sul posto di lavoro. È la vigilia di Capodanno e la Questura di Teramo è a corto di personale. La PM in servizio, un'ultracinquantenne di intenso glamour e raro fiuto investigativo, incarica l'ispettore capo Vera Ferri della conduzione delle indagini. Reduce da una relazione abusiva, la Ferri ravvisa presto nel delitto la mano di uno psicopatico. Ad affiancarla nell'inchiesta, l'incantevole ispettore Stella Bellosguardo, appassionata di film horror, e lo psichiatra forense Massimo Dejana, clinico brillante e nerd incallito. Il commissario Mariano Forandola, perdutamente innamorato di Vera e al momento in malattia, collabora dietro le quinte con la sua sostituta. La scena del delitto è una vecchia scuola trasformata in istituto di riabilitazione. Un edificio disarmonico, labirintico, che fronteggia la serra monumentale adattata a convento in cui risiedono quattro consacrate decisamente sui generis: le Suore Gertrudine, che non disdegnano la cura di sé, il maquillage e gli abiti civili.
Una vicenda inquietante, dai risvolti originali,e dispiegata con estrema disinvoltura.


COSA NE PENSO

In “Rose di Capodanno” sono tante le protagoniste femminili, dalla vittima Claudia Paladini al sostituto procuratore Manuela Travaglini, dall’Ispettore capo Vera Ferri all’Ispettore Stella Bellosguardo e poi le suore Gertrudine.
Tutte loro hanno alle loro spalle storie che le hanno segnate. L' autrice dimostra di conoscere l’animo delle donne e i sentimenti che in esse si dibattono.
Non è un libro solo al femminile ci sono anche delle figure maschili altrettanto significative dallo psichiatra forense Massimo Dejana,al commissario Mariano Forandola.
Un thriller originale sotto molti aspetti, interessante nella trama e ricco di spunti che lo rendono avvincente fin dalle prime battute.
In conclusione, lo stile narrativo di Caterina Falconi si rivela elegante, e accurato.Una lettura piacevole che mantiene sempre alta l’attenzione sul susseguirsi degli eventi. Da leggere! Buona lettura.


Intervista e recensione a cura di C.L

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04 maggio 2023

INTERVISTA A SOFIA PIRANDELLO




Cari amici e care amiche,

L'ospite di questa nuova intervista è Sofia Pirandello.
Sofia Pirandello (Roma, 1993) vive e lavora a Milano. Autrice dei romanzi "Candido suicida" (Round Robin, 2018), che ha vinto il Premio Siae “Sillumina” per l’opera prima e per la traduzione negli Stati Uniti, e "Bestie" (Round Robin editore 2022), ha conseguito il Dottorato in filosofia ed è co-fondatrice e membro della rivista d'arte contemporanea TBD - Ultramagazine.



D: IL SUO TRISAVOLO ERA IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA LUIGI PIRANDELLO, FIGURA DI PRIMO PIANO DELLA LETTERATURA ITALIANA DEL NOVECENTO.QUANDO HA CAPITO DI ESSERE PORTATA ANCHE LEI PER LA SCRITTURA?

R: La mia fascinazione per le parole, la lettura e poi per la scrittura, è arrivata molto prima che io potessi comprendere davvero chi è stato Luigi Pirandello. I libri mi sono sempre piaciuti, mi ricordo che provavo invidia per gli adulti, che sapevano leggere quando ancora io non avevo imparato. Credo di dovere questa inclinazione principalmente a mia madre, che è una narratrice molto prolifica, che mi raccontava storie di sua invenzione o che mi leggeva dei libri prima di andare a dormire (ricordo soprattutto Il Mago di Oz, che aveva appassionato entrambe).

D: QUALE È STATA LA DIFFICOLTÀ MAGGIORE DURANTE LA STESURA DEL ROMANZO “BESTIE"?

R: Non credo di aver vissuto difficoltà particolari, a parte quelle che sono per me sempre presenti nella scrittura. Su tutte, forse, la mancanza di tempo da dedicare completamente alla stesura del libro, cercando di trovare un equilibrio con il lavoro, la vita affettiva e familiare, il tempo perso. 

D: L’ASPETTO POSITIVO E QUELLO NEGATIVO DELL' ESSERE UNA SCRITTRICE?

R: In generale, scrivere per me significa tornare spesso sugli stessi passaggi, in un processo che si rivela stancante e complicato, alle volte persino snervante. Sono una persona molto pigra, combatto spesso una lotta intestina fra la parte di me che vorrebbe perdersi nella cura dei dettagli (che comunque vince sempre) e quella che preferirebbe uscire a fare un giro in bicicletta. La cosa più bella è invece la vicinanza che man mano si crea con altre persone che scrivono o che lavorano nel settore.

D: HA DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R: Mi piace scrivere di sera e di notte e ho sempre preferito l’estate, anche per motivi pratici legati alla scansione degli impegni lavorativi durante l’anno. Comincio a buttare giù le mie idee a penna e continuo al computer solo quando ho accumulato una serie di pagine. Pane, cioccolato e una posizione comoda ma contorta, che il giorno dopo rimpiangerò, non possono mancare.

D: CI PARLI DELLE INFLUENZE LETTERARIE CHE HA AVUTO, DEGLI SCRITTORI CHE AMA.

R: Di sicuro ne dimenticherò qualcuno e qualcuna. Ho letto e amato molto la letteratura francese (specialmente André Gide, Raymond Queneau, Marguerite Duras) e quella ungherese (per esempio Magda Szabó, Ágota Kristóf e Sándor Márai). Un libro a cui ripenso spesso è Il Maestro e Margherita di Bulgakov. Tra gli iper-contemporanei, mi sono appassionata ai resoconti romanzati di Oliver Sacks sui casi clinici che seguiva, pensando ai quali ho scritto un paio di racconti.

D: UN LIBRO CHE NON SI STANCHERÀ MAI DI RILEGGERE?

R: Non amo rileggere i libri, ma appunto spesso delle frasi che mi hanno colpita particolarmente e sulle quali ritorno di frequente. In questo senso, penso a tutti i libri di Pavese e di Morante, La lingua salvata di Canetti, Vicino al cuore selvaggio di Lispector, tra quelli che più hanno modificato il mio modo di pensare alla scrittura.

D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: La scrittura fa parte della mia vita anche da un punto di vista lavorativo, quindi in effetti scrivo sempre e continuamente, seppure di volta in volta si tratti di testi o libri molto diversi tra loro. Per rimanere sulla letteratura, ho già cominciato a scrivere altro, ma al momento non so bene in che direzione stia andando questa nuova storia.

Desidero ringraziare Sofia Pirandello per aver risposto alle mie domande.



Intervista a cura di C.L 

© Riproduzione riservata 

Photo by ©Rosa Cinelli

26 aprile 2023

RECENSIONE DEL LIBRO: LA RAGAZZA BLU DI KIM MICHELE RICHARDSON





NOTE SULL' AUTRICE

Kim Michele Richardson è nata e cresciuta in Kentucky, dove vive con la sua famiglia e i suoi cani. Pluripremiata autrice di numerosi bestseller, si è ispirata per La ragazza blu agli impavidi bibliotecari del Pack Horse, nati dal New Deal del presidente Roosevelt, e alla storia vera del Popolo Blu del Kentucky, lo Stato dove fu individuata per la prima volta la metemoglobinemia , una rara alterazione genetica che colora la pelle di blu. Il suo libro ha conquistato le classifiche di New York Times , Los Angeles Times e USA Today e si è aggiudicato ventisei riconoscimenti letterari. 


SINOSSI 

Cussy Mary Carter ha diciannove anni, è intelligente, indipendente, con un'insaziabile sete di sapere. E ha la pelle blu: ultima testimone di un popolo, realmente esistito, che superstizioni e maldicenze hanno segregato nelle zone più impervie dei monti Appalachi. Nei giorni più difficili, cerca conforto nel suo cuscino come da una carezza. Ne ha ricavato la federa dal vestito che sua madre le aveva cucito quando era bambina. Diceva che il blu della stoffa avrebbe fatto sembrare la sua pelle più bianca; un po' meno colorata, almeno. Con sua madre tutto sembrava più leggero, anche gli sguardi feroci della gente, anche l'isolamento in cui la sua famiglia deve vivere a causa di una rara alterazione genetica che rende l'epidermide di un blu cielo, pronto a scurirsi a ogni emozione. Ma Cussy, detta Bluette, non ha ereditato dai suoi avi solo il suo colore. Sa leggere, cosa rara su quei monti negli anni Trenta della Grande Depressione, e ancor più per una donna. È orgogliosa, determinata, e curiosa di imparare ogni cosa. Per questo è stata subito entusiasta di aderire all'innovativo progetto che Eleanor Roosevelt ha istituito per diffondere la lettura. A dorso di un mulo, il suo compito è portare libri e giornali nelle zone più remote e disagiate. Non solo un impiego, di più: una missione, perché per molti quelli sono gli unici spiragli di luce in una vita di lotta e sopraffazione. Nonostante crudeli pregiudizi, nonostante suo padre, che pure la ama profondamente, per proteggerla cerchi di affibbiarle un marito qualsiasi, nonostante il fanatico predicatore Frazier le dia la caccia per purificarla a forza dal suo peccato blu, Cussy non smette di bramare e difendere la libertà che la cultura e il suo lavoro le danno. E nemmeno di combattere per il suo riscatto, la sua indipendenza, il vero amore che sente di meritare.

In libreria e sugli store online dal 19 ottobre 2022 Pienogiorno


COSA NE PENSO

C’era una volta, nelle isolate campagne del Kentucky, il cosiddetto Popolo Blu.
Intere famiglie emarginate dal mondo esterno per mezzo di una rara malattia genetica che come si legge nel libro condizionò la loro quotidianità.
Grazie alla protagonista in “La ragazza blu” Cussy Mary Carter, approfondiremo due dei mali più assertivi e crudeli tuttora esistenti e cioè, l'emarginazione di un essere umano e i diritti negati alle donne.
Un romanzo di impegno sociale, ma non solo, un intreccio di storie e di destini.
Fortunatamente però non tutto è perduto in questo romanzo, perché esistono l’amore, la lealtà e la carità. 
Per Cussy “Bluette” arriverà il momento del riscatto tanto agognato e una vita finalmente normale.
In conclusione,tra le pagine di questo romanzo si sente forte la cura che Kim Michele Richardson ha messo nel suo scritto, nell'informarsi, nel mettere nella storia notizie formative, non banali. 
Un romanzo che non passa inosservato. Buona lettura!

Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata 


19 aprile 2023

RECENSIONE DEL LIBRO: “LA REGINA N°5” IL ROMANZO DI COCO CHANEL, DELLA SCRITTRICE PAMELA BINNINGS EWEN


NOTE SULL’ AUTRICE

Pamela Binnings Ewen è una bestsellerista, autrice di romanzi vincitori di premi prestigiosi. Appartiene a una famiglia dall’alta densità di scrittori celebri, tra i quali James Lee Burke, vincitore di un Edgar Award, Andre Dubus II, l’autore di The Bedroom , poi adattato per il cinema e vincitore di 5 nomination all’Oscar e un Golden Globe, e Andre Dubus III, tra le voci più potenti della narrativa americana contemporanea, autore tra l’altro di La casa di sabbia e di nebbia , da cui è stato tratto l’omonimo e pluripremiato film. LA REGINA N° 5 , il romanzo che ricostruisce la vita di Coco Chanel e l’intrigo legato al profumo più celebre di sempre, è un bestseller internazionale pubblicato in diversi Paesi e acclamato dalla critica.

SINOSSI 

Coco prende il flacone di N° 5 e ne mette un po' dietro le orecchie e nell'incavo del collo. Si infila le calze di seta, raccoglie l'abito posato sul letto e lo indossa. È uno dei suoi modelli più riusciti: di un impalpabile velo verde-argento, con la scollatura profonda e la gonna che si ferma appena sopra i sandali, anch'essi color argento. Si gira verso lo specchio, poi fa un passo indietro, sorridendo. Mademoiselle Chanel è pronta a sfidare il mondo. Imperscrutabile, intessuto di note persistenti, che scatenano emozioni istintive. Custode di un segreto mai svelato fino in fondo, sensuale e anche un po' impertinente. Così è Chanel N° 5. La fragranza che trasforma ogni ragazza in donna. Un profumo rivoluzionario, incantatore e misterioso. Come colei che gli ha dato il nome. Abbandonata dal padre, dall'uomo che amava, tradita dal socio in affari che le ha sottratto la formula del suo profumo immortale, Coco non si è mai data per vinta. Da ballerina di café chantant, con le sole armi di un ago e di un'intelligenza versatile, si è costruita un regno. Ha inventato una nuova donna, molto simile a lei, libera e sicura di sé. E anche spregiudicata, perché una donna il suo posto nel mondo se lo deve conquistare. Ci ha pensato la vita a insegnarglielo. In un mondo in cui il potere è nelle mani degli uomini, non si diventa regina senza graffiare. Quando, nelle ore più oscure della Francia, con la svastica che sventola sulla Torre Eiffel, ciò a cui lei tiene di più - suo figlio, la sua libertà e il suo profumo - viene messo a repentaglio, la regina di Parigi tira fuori gli artigli. E si prepara ad attraversare il fuoco come ha sempre fatto. Da sola e a qualunque costo.

In libreria e sugli store online dal 9 giugno 2022 Pienogiorno

COSA NE PENSO 

Con le sue "invenzioni" Gabrielle Chanel ha rivoluzionato il modo di vestire delle donne, che voleva belle, libere e moderne. Nel 1924 la stilista stipulò un contratto con Pierre Wertheimer, proprietario di “Les Parfumeries Bourjois”, la più famosa casa francese cosmetica del tempo, per creare una nuova società, “Société Mademoiselle”, cedendo i diritti della produzione del suo primo profumo e la sua gestione a livello internazionale in cambio del 10% delle azioni. 
Nel libro, si scoprono non solo le abilità imprenditoriali di Gabrielle, ma le fragilità della giovane Coco in fuga da quella che sembrava destinata a una modesta vita di provincia. Fino all’ inaspettato incontro con Arthur “Boy” Capel, l'uomo che rivoluzionò la sua esistenza. La loro fu una delle più importanti storie d'amore e intense di tutto il ‘900.
Buona parte del libro si concentra soprattutto sulla nascita del celebre profumo Chanel N°5.
Tra i diversi campioni proposti dal profumiere Ernest Beaux di Cannes a Mademoiselle Coco, il N°5 fu il suo preferito, et voilà, e così nacque il nome del profumo più famoso della profumeria.
Il cinque era il numero preferito di Mademoiselle, il suo numero portafortuna sin dall’infanzia, ma questa non è l’unica ragione all’origine del suo nome.Il profumo ottenne un immediato successo e aprì a Coco Chanel la strada alla produzione industriale di profumeria.

«Una donna senza Chanel N.5 è una donna senza avvenire».

In conclusione, questo romanzo di Pamela Binnings Even, è un ritratto sincero, voluttuoso, intimo su Coco Chanel. Una gran bella biografia, ricca di dettagli.
Ma, soprattutto, è una storia che vale la pena di leggere.
Consigliato.Buona lettura! 


Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata 


12 aprile 2023

RECENSIONE DEL LIBRO: “CIATUZZU” DI CATENA FIORELLO GALEANO



  
NOTE SULL’ AUTRICE 

Catena Fiorello Galeano ha pubblicato per Giunti con grande successo L'amore a due passi (2016), Picciridda (2017) e Tutte le volte che ho pianto (2019). Nel 2020 è uscito il primo capitolo della saga delle "Signore di Montepepe", Cinque donne e un arancino, rimasto per settimane in testa alle classifiche. Tra le sue pubblicazioni: Amuri (Giunti, 2021) e Cinque donne e un arancino (Giunti, 2020), primo capitolo della saga “Le signore di Monte Pepe”, a cui ha fatto seguito I cannoli di Marites (Giunti, 2022)


SINOSSI 

Ciatu miu, respiro mio. Voce e forza dell’anima. Sua mamma lo chiamava sempre così. Quando Ciatuzzu deve dirle addio, ha solo nove anni. È sempre stato un bambino felice e spensierato, ma un giorno un male incurabile l’ha portata via da lui. Da quel momento, ha dovuto fare i conti con il dolore e con l’assenza, sperimentando sulla propria pelle cosa significhi crescere senza l’amore della donna più importante. E Leto, il paesino affacciato sul mare dove vive, in cui la brezza si mischia al profumo di gelsomino, non sembra più lo stesso posto. Per fortuna, Ciatuzzu non è solo: oltre ai nonni e ai fratelli, può contare su persone speciali, come il custode del cimitero e Lucia, una picciridda preziosa per lui…Ma proprio quando sembra aver trovato una nuova dimensione, suo padre, emigrato in Belgio, lo costringe a raggiungerlo in quella terra straniera. E a Ciatuzzu il mondo crolla un’altra volta addosso. Lontano dalla Sicilia e dai suoi affetti più cari, presto si renderà conto che le paure, per essere sconfitte, vanno affrontate, e che si può vedere anche con gli occhi del cuore. Attraverso la voce straordinaria di un bambino degli anni Sessanta, leggeremo una potente storia di riscatto.

In libreria e sugli store online dal 24 gennaio 2023 edito Rizzoli

COSA NE PENSO

In ‘Ciatuzzu’ si ricorda le pagine più oscure della storia dell'emigrazione italiana in Belgio, in una atmosfera miserabile riservata ai minatori italiani.
Il romanzo narra soprattutto l'amore incondizionato del protagonista di ‘Ciatuzzu’ ovvero Nuzzo per sua madre morta prematuramente e del rapporto conflittuale con il padre che nel corso degli anni e dopo lunghi e interminabili silenzi, verterà ad un crescente rispetto e amore reciproco.
Ripercorrendo la vita di Nuzzo ritroviamo anche Lucia, la protagonista di ‘picciridda’, primo vero amore del giovane ‘Ciatuzzu’.
Le loro vite prenderanno direzioni diverse, ma non esistono i ‘per sempre e per mai’ per loro due.
In conclusione, ‘Ciatuzzu’ è una testimonianza intima e appassionata di un bambino divenuto adulto troppo presto.
In ciascun capitolo predomina il potere di rifiorire dalle avversità della vita.
La speranza coraggiosa di sapere che, nonostante la durata incalcolabile dell'inverno, ci sarà sempre una primavera a fare capolino ,qualcosa che rifiorisce fuori e dentro di noi.
E ricordatevi cari amici lettori di guardare la vita con ‘ l’ occhi du cori’. Consigliatissimo.
Buona lettura!


Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata 


01 aprile 2023

INTERVISTA A PATRIZIA CARRANO


Cari amici e care amiche,

È un’ onore, oltre che un piacere ospitare nel mio blog Patrizia Carrano. Scrittrice e poi sceneggiatrice tra le più apprezzate nella fiction televisiva italiana, negli anni Ottanta e Novanta ha pubblicato libri con grandissimo successo di pubblico come La Magnani (Rizzoli 1982); Baciami stupido (Rizzoli 1984); L’età crudele (Mondatori 1995); A lettere di fuoco (Mondadori 1999) e Illuminata (Mondadori 2000). Le sue opere sono tradotte in quattro lingue. Oggi vive e lavora a Roma.

 
D: HA LAVORATO PER IL SETTIMANALE NOI DONNE, AMICA, ANNA, ELLE, MAX, PANORAMA E SETTE. PER RAI 3 E RAI 1 HA RACCONTATO OLTRE VENTI EDIZIONI DEL FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA. QUALI SONO GLI INGREDIENTI DELLA GIORNALISTA PERFETTA?

R: Se esiste una giornalista perfetta ( ma non sono certo io) direi che soprattutto deve avere il senso della notizia. Deve capire prima degli altri cosa sta succedendo. Ricordo Miriam Mafai, giornalista eccellente e mia madrina professionale, leggere alcuni decenni fa un trafiletto in cui si diceva che certe donne americane avevano buttato dei reggiseni nella spazzatura. Lei capì da quella notizia che stava scoppiando l'ondata femminista negli USA. Lo capì lei, per prima, in Italia.
Poi, certo, bisogna scrivere bene, sentire la necessità di controllare le fonti, rispettare la verità ( che è cosa diversa dall'obbiettività, simulacro inesistente poiché ognuno legge i fatti con le proprie lenti culturali). Bisogna saper annusare il mondo, le sue novità. Ed essere estremamente curiose. Senza curiosità non c'è giornalismo.

D: COME È NATA LA SUA PASSIONE VERSO LA SCENEGGIATURA E A QUALI MAESTRI SI È ISPIRATA?

R: Ho vissuto per oltre dieci anni con un regista e i copioni che passavano per casa erano numerosi, e solitamente realizzati da ottimi professionisti, gente che aveva scritto film come Dramma della gelosia, Amici miei, Morte a Venezia. Leggendoli, ascoltando le riunioni di sceneggiatura che si tenevano a casa, mi ero resa conto di come fosse necessaria una grande capacità tecnica. Quando, parecchi anni dopo, ho cominciato a scrivere per la televisione, quella "scuola", frequentata da semplice uditrice, è venuta molto utile. In una serie, o in un film, la storia è fondamentale, perché anche il più bravo dei registi non raddrizza un intreccio sbagliato. E poi ho avuto la fortuna di lavorare con Rodolfo Sonego, che è stato uno sceneggiatore grandissimo. Ho fatto con lui la serie Linda e il brigadiere. E ho imparato moltissimo.

D: QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA SCRIVERE UN ROMANZO E UNA SCENEGGIATURA?

R: Sono differenze piuttosto irraccontabili. In una romanzo puoi far scendere in campo dieci battaglioni da centomila soldati ognuno. Se ci provi al cinema, ti scontrerai subito con il "no" di un produttore, perché quella scena è troppo costosa. E poi devi servire gli attori, sottolineare il loro ingresso nella storia, arrivare alla fine nei fatidici 90 minuti di ogni puntata. Se scrivi un libro, non hai limiti di lunghezza: puoi costruire un romanzo breve come Agostino di Moravia, oppure un romanzo fiume come La scuola cattolica di Edorado Albinati. C'è un unico, vero elemento comune: il senso del racconto. Occorre riuscire ad agguantare il lettore, conducendolo fino alla fine. Daniel Pennac scrive che un lettore ha diritto di lasciare un libro a metà, se si annoia. Figurarsi uno spettatore televisivo, che in mano ha uno scettro di nome telecomando.

D: QUALE È STATA LA DIFFICOLTÀ MAGGIORE DURANTE LA STESURA DEL LIBRO “TUTTO SU ANNA - LA SPETTACOLARE VITA DELLA MAGNANI”?

R: Prima di tutto ho faticato a convincere un editore che valeva la pena di occuparsi di un personaggio come la Magnani. Alla fine degli anni '70 tutti erano propensi a riconoscerle una innegabile bravura ma a liquidarla come un reperto archeologico. Una volta convinta la Rizzoli, ho cominciato un lavoro certosino andando a scovare il maggior numero possibile di persone che l'avevano conosciuta, frequentata e avevano lavorato con lei. Un lavoro che oggi sarebbe impossibile compiere perché quelle persone sono tutte mancate: Monicelli, Massimo Serato, Riccardo Billi che aveva fatto di lei una divertentissima imitazione, Alfredo Giannetti... sarebbe troppo lungo elencarli tutti. Poi ho passato alcune settimane alla libreria del Burcardo, della Siae, che ora è chiusa. Lì ho trovato le locandine degli spettacoli della Magnani, ai tempi del suo debutto, e poi durante gli anni del varietà. Ho fatto per quasi dodici mesi una ricerca minuziosa. E poi ho cominciato a scrivere. Un lavoro preparatorio fondamentale che oggi sarebbe impossibile.

D: C'È QUALCHE ANEDDOTO PARTICOLARE DELLA SUA CARRIERA DI SCRITTRICE O GIORNALISTA CHE VUOLE CONDIVIDERE CON NOI?

R: La vita di una persona che scrive romanzi ( il temine scrittore mi appare vanitoso, orgoglioso: c'è gente che dopo aver scritto un telegramma si considera scrittore) è fatalmente una vita solitaria. E' un mestiere duro, da spaccapietre, che si fa in compagnia di se stessi. Dovrei raccontarle quanto fanno male le spalle, quanto bruciano gli occhi, quanto è difficile venire a capo di una storia, ma non c'è niente di particolarmente divertente. Come giornalista, soprattutto quando per la Rai ho raccontato assieme a dei meravigliosi colleghi come Vincenzo Mollica, Enrico Mentana e Irene Bignardi quasi venti edizioni del Festival del cinema di Venezia, m'è capitato di conoscere tanta gente del cinema, attori famosi, uffici stampa gentili... ma il ricordo che più mi ha fatto amare il mio mestiere riguarda una mattinata in cui il direttore del festival di quell'anno, Gillo Pontecorvo, aveva convocato una "assise mondiale degli autori". E io ho intervistato, con una sola domanda ripetuta a ognuno di loro, settanta autori del calibro di Steven Spielberg, Robert Altman, Sidney Pollock, Costa Gavras, Bertrand Tavernier... In una mattinata ho avuto davanti a me il gotha del cinema mondiale. Indimenticabile. 

D: C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOLE AGGIUNGERE... CHE VORREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?

R: Vorrei tornare per un istante a parlare della mia biografia su Anna Magnani. Che non ho voluto raccontare soltanto come grande attrice. Ma come una donna libera, appassionata, moderna. Sempre in anticipo sui tempi: negli anni '40 si è legata a un uomo di dieci anni più giovane di lei, ha fatto un figlio crescendolo da sola, non ha avuto la protezione di produttori importanti. E' stata una donna libera, indipendente, forte nonostante le sue molte fragilità. Anna Magnani è una creatura che mescola l'antico e il moderno. E' dunque una figura eterna. Un medaglione sbalzato nel metallo. L'aveva ben compresa Federico Fellini, che ha avuto la generosità di scrivere una presentazione al mio libro. L'edizione che ora la Vallecchi ha dato alle stampe è stata da me arricchita, e un po' modificata. Ha avuto una nuova veste, ma alle parole di Fellini non ho voluto rinunciare. Ma, ripeto, questo libro è il romanzo di una vita. Ed è capace di parlare alle donne di oggi.

D: PROGETTI PER IL FUTURO? 

R: Sto lavorando a un altro romanzo, che spero uscirà l'anno prossimo. Ancora una volta la storia di una donna. Ho scritto 24 libri, e le donne sono e restano al centro della mia attenzione. Bisogna scrivere di ciò che si conosce. E' sempre un buon punto di partenza. In quanto ad arrivare... lo diranno i lettori!

Desidero ringraziare Patrizia Carrano per aver risposto alle mie domande.

     In libreria e sugli store online dal  27 gennaio 2023 Vallecchi


COSA NE PENSO 

Anna Magnani è particolarmente ricordata insieme ad Alberto Sordi e Aldo Fabrizi per essere una delle figure preminenti della romanità cinematografica del novecento.
Affettuosamente chiamata dai romani “Nannarella”, Anna fu la prima attrice non di lingua inglese a vincere l’ambito Academy Award, portando il suo talento, il suo carisma e la propria forza oltreoceano, diventando così una celebre e indimenticabile interprete.
Da “Roma città aperta” a “Bellissima”, “La rosa tatuata” a “Mamma Roma”, fino a uno dei suoi ultimi film, “Roma” di Federico Fellini, unica collaborazione con il grande regista italiano.
Musa e compagna di vita di Roberto Rossellini, la vita privata di Anna Magnani è stata spesso messa a dura prova, soprattutto quando si ritrovò madre single nell’Italia degli anni ‘40.
Questo libro racconta la donna prima che l’artista, una donna dal temperamento deciso e ribelle, mai del tutto compresa dagli altri.Qui analizzata e ripercorsa per la prima volta, consente di comprendere lo sguardo poliedrico e severo di Anna.
Tante le testimonianze raccolte in questo volume da Vittorio De Sica, Federico Fellini e molti altri nomi noti del grande schermo.
In conclusione, la più bella e completa biografia sulla Magnani. Consigliatissimo!
Buona lettura.

Intervista e recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata 




23 marzo 2023

FABIANO MASSIMI: INTERVISTA ALLO SCRITTORE “ SE ESISTE UN PERDONO ”

Cari amici e care amiche,

Bentrovati! L'ospite di questa nuova intervista è lo scrittore Fabiano Massimi.
Nato a Modena nel 1977. Laureato in Filosofia tra Bologna e Manchester, bibliotecario alla Biblioteca Delfini di Modena, da anni lavora come consulente per alcune tra le maggiori case editrici italiane. L’angelo di Monaco è stato l’esordio italiano più venduto alla Fiera di Londra 2019.



D: COSA TI HA SPINTO AD INTRAPRENDERE LA CARRIERA DI SCRITTORE?

R: Non ne ho idea! Il desiderio di scrivere – e scrivere storie – mi accompagna da quando ero bambino, da prima della scuola. Ho mie fotografie alla macchina da scrivere quando non conoscevo ancora l’alfabeto, e non ci sono scrittori nella mia famiglia – non ci sono nemmeno narratori orali straordinari come si legge nelle vite di molti autori, una nonna o una balia o un fratello dotati di talento narrativo. È semplicemente un’ambizione con cui sono nato, e per buona parte della mia vita ci ho girato intorno con circospezione, sospetto, persino paura. Poi ho deciso di mettermi alla prova: mi sono iscritto a una scuola di scrittura, sono entrato in editoria, e dopo anni di avvicinamenti e allontanamenti ho trovato una storia che dovevo raccontare. La carriera è iniziata lì, e chissà dove mi porterà. Di certo so che non potrei più farne a meno.


D: QUALE È STATA LA DIFFICOLTÀ MAGGIORE DURANTE LA STESURA DEL ROMANZO “SE ESISTE UN PERDONO"?

R: Quando ho scoperto l’impresa di Nicholas Winton, lo “Schindler britannico”, pensavo di raccontarla in forma di thriller: una storia avventurosa con corse contro il tempo e lotte all’ultimo sangue, da un lato l’eroico trentenne inglese deciso a salvare quanti più bambini possibile dalle grinfie di Hitler, dall’altro lato spietate SS pronte a tutto pur di impedirlo. Poi ho scavato nelle poche fonti esistenti e con mia sorpresa ho appreso che sono esistiti altri due volontari britannici, una donna e un uomo, senza i quali Winton non avrebbe mai potuto fare ciò che ha fatto. Doreen Warriner e Trevor Chadwick sono a tutt’oggi completamente sconosciuti, e capire il motivo di questa lunga dimenticanza e poi trovare il modo di rimediare ha comportato una profonda riscrittura del primo romanzo che avevo ideato. La voce narrante, Petra Linhart, e la Bambina del Sale, che tutti cercano e nessuno riesce a trovare, sono nate da questa revisione, sofferta e appagante come mai mi era successo finora.


D: L’ASPETTO POSITIVO E QUELLO NEGATIVO DELL' ESSERE UNO SCRITTORE? 

R: Vedo solo aspetti positivi: il desiderio di scrivere, come dicevo, è antico e assillante. Diventare scrittore – ovvero pubblicare, arrivare a lettori sconosciuti, togliere le storie dalla mia testa per metterle sulla pagina – è l’unica soluzione per non impazzire. Poi bisogna essere riconoscenti: L’angelo di Monaco e I demoni di Berlino mi hanno portato in giro per il mondo – ero a Madrid in ottobre, sarò a Parigi in aprile –, mi hanno aperto porte professionali che mai avrei pensato e soprattutto mi hanno fatto conoscere centinaia di lettori, scrittori e professionisti dell’editoria, arricchendo enormemente la mia vita. E siccome, come diceva Angelo Rizzoli, la fortuna non la si merita, ce la si può solo far perdonare, in Se esiste un perdono ho messo il doppio dell’impegno, e nel prossimo romanzo metterò il quadruplo.


D: DOVE TROVI L’ISPIRAZIONE PER I TUOI LIBRI?

R: Da un paio d’anni insegno scrittura alla Scuola Holden, e ai miei studenti, quando mi chiedono lo stesso, rispondo: da dove non trovo l’ispirazione per i miei libri? Il mondo è un carosello incessante di stimoli, spunti, storie, personaggi, troppi per poterli afferrare tutti. Non esiste la penuria, solo la sovrabbondanza. Basta sedersi un’ora su una panchina, come fece Georges Perec in un libro famoso, e osservare lo spettacolo gratuito della gente per riempirsi gli occhi e le tasche di idee. Poi i giornali, i libri, ma anche i social: notizie di attualità e storiche si avvicendano con una rapidità che toglierebbe il sonno al più attento dei reporter. Io scrivo thriller storici, basati su storie vere, e le storie vere sono infinite. Al momento ho appunti per una ventina di romanzi, e non passa giorno che qualcuno non mi segnali episodi interessanti che ignoravo. Uno scrittore non basta, ci vuole una factory!


D: HAI DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R: Sono uno scrittore molto rapido, una volta che so cosa raccontare: in due ore scrivo un capitolo, in tre mesi completo la prima stesura. Ho però bisogno di astrarmi completamente dal mondo circostante mentre sono alla tastiera, per cui: buio, cuffie, colonna sonora composta ad hoc prima di iniziare (di solito un misto tra classica e pop). Con questi ingredienti posso lavorare ovunque, anche sul treno, anche in un sottoscala. E se qualcuno mi parla, rispondo con coerenza, salvo poi dimenticarmene all’istante.


D: UN LIBRO CHE NON TI STANCHERAI MAI DI RILEGGERE?

R: Il nome della rosa è il libro della vita, ma l’ho detto fin troppe volte, rischio di diventare noioso. Diciamo allora Fatherland di Robert Harris – il miglior thriller di sempre? – e Il senso di una fine di Julian Barnes – 150 pagine che si leggono in una sera e risuonano per anni. Sto del resto raggiungendo quell’età in cui, più che leggere, si rilegge, per cui torno quasi quotidianamente su Calvino, Follett, Houellebecq, Updike, in cerca di ispirazione o anche solo di compagnia. Consolazione.


D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: In letteratura, completare il ciclo dedicato al Commissario Sauer sotto il Nazismo (ho diverse avventure progettate prima di raggiungere la meta iniziale), poi scrivere quelle tre-quattro storie indipendenti che mi girano intorno da tempo (una compirà 23 anni a Pasqua). Fuori dalla letteratura, affinare il francese e imparare lo spagnolo; raggiungere un livello accettabile con il pianoforte; salire su un elicottero, su una mongolfiera, su un vulcano; vivere un anno a New York e uno a Barcellona. Per un po’ dovrei essere impegnato.


Desidero ringraziare Fabiano Massimi per aver risposto alle mie domande.

                In libreria dal 24 gennaio 2023 Longanesi


SINOSSI

«La storia dimenticata dello Schindler britannico. Un autore di grande successo in tutta Europa. Vincitore del Prix Polar 2022»

La chiamano la Bambina del Sale, perché tutte le sere, quando il buio allaga la città, puoi incontrarla all’imbocco di un vicolo che vende ai passanti sacchetti in tela azzurra con dentro una manciata di sale, introvabile da tempo. Nessuno a Praga conosce il suo nome. Nessuno sa come si procura quella preziosa merce. La Bambina compare dopo il tramonto e scompare prima dell’alba, senza dare confidenza a chi incontra. Una moneta, un sacchetto. Tutto qui.
È il 1938. Il furore nazista incombe sulla Cecoslovacchia e Hitler è alle soglie della città. La paura dilaga, soprattutto fra gli ebrei del Ghetto. Non c’è tempo, bisogna fuggire. Bisogna salvare i più deboli, come i bambini senza famiglia, come la Bambina del Sale. Un’impresa impossibile. Eppure c’è un uomo che ci crede, un inglese di origini ebraiche, Nicholas Winton, che tenta il miracolo: allestire treni diretti nel Regno Unito per mettere in salvo quanti più bambini possibile. Tra mille ostacoli logistici e politici, e con l’aiuto della giovane Petra che lo guida in una città a lui sconosciuta e colma di fascino, Winton sta per riuscire nel suo eroico intento. Ma la Bambina del Sale sembra non voglia farsi salvare. Perché quello sguardo sfuggente? Quale segreto nasconde?
In questo toccante romanzo, che racconta la vicenda vera e dimenticata di sir Nicholas Winton, tornata alla luce grazie a un commovente video della BBC dove l’uomo ottantenne incontra a sorpresa i “suoi” bambini ormai adulti, Fabiano Massimi ci accompagna in un viaggio fra storia e finzione, rischiarando una delle pagine più oscure del nostro passato con la luce della speranza.


COSA NE PENSO

Un romanzo che nasce da una storia vera, 
In cui l'autore mescola brillantemente personaggi realmente esistiti ad altri di fantasia.
Nel libro si parla di Nicholas Winton, eroe dimenticato che alla vigilia della Seconda guerra mondiale, aveva salvato 669 bambini praghesi dalle grinfie di Hitler.
Operando nella Praga occupata dai nazisti, a continuo rischio di essere arrestato, Winton porta avanti un progetto più ampio: vuole trovare famiglie britanniche che consentano almeno ai bambini di salvarsi, espatriando in Inghilterra. Il collaboratore di Winton a Praga Trevor Chadwick compila una lista di bambini pronti a partire. È l’inizio dei Kindertransport.I salvataggi si interrompono il 3 settembre 1939, quando il nono treno in partenza da Praga viene bloccato perché è scoppiata la guerra.
Non saranno gli unici a dirigere questa “missione impossibile”, saranno affiancati dall'economista britannica Doreen Warriner,la quale iniziò il suo lavoro a Praga come rappresentante del Comitato britannico per i rifugiati dalla Cecoslovacchia (BCRC). 
Tra i personaggi inventati dall'autore trovo bellissima la Bambina del Sale, un personaggio avvolto nel mistero, poiché compare all'improvviso tutte le sere, all'imbrunire, in un vicolo che vende ai passanti sacchetti in tela azzurra con dentro una manciata di sale, introvabile da tempo.
In conclusione,una narrazione incalzante sulla più grande operazione di salvataggio avvenuta nel secolo scorso. Riecheggia in queste pagine la stessa volontà che anima i volontari di oggi perché purtroppo quel “MAI PIÙ” che doveva essere il futuro è ancora il presente.
Consigliatissimo.Buona lettura!


Intervista e recensione a cura di C.L

© Photo by Yuma Martellanz


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