02 giugno 2023

GIUSY SCIACCA: INTERVISTA ALLA SCRITTRICE DEL ROMANZO “D’AMORE E DI RABBIA ”

Cari lettori e cari lettrici,

Bentrovati! L'ospite di questa nuova intervista è Giusy Sciacca. 
Giusy Sciacca, nata a Lentini (SR), vive oggi tra Roma e Siracusa.
Dopo aver conseguito a Catania la laurea in Lingue e Letterature Straniere, è autrice di narrativa e testi teatrali. Nel 2021 ha pubblicato Virità, femminile singolare-plurale (Edizioni Kalòs), dando voce a venti donne siciliane della mitologia e storia mediterranea. Scrive di libri e cultura per varie testate giornalistiche.
 

D. GIUSY PARLAMI DI TE E DEL TUO INCONTRO CON LA LETTERATURA…

R. In tutta sincerità non saprei da dove cominciare! Dovrei veramente guardarmi indietro, molto indietro, e ripensare al mio percorso da lettrice, da autrice, da ricercatrice anche. Non è semplice individuare un solo momento. Il mio incontro con la “pagina scritta” avviene sicuramente in tenera età, ho sempre letto e ho iniziato con “I ragazzi della via Pal” di Molnàr e “Piccole donne” di Louisa May Alcott. Leggevo anche in inglese perché è una lingua che sentivo (anche per motivi familiari) e parlavo già da ragazzina. La folgorazione è poi avvenuta negli anni con la letteratura siciliana, che mi ha nutrita nell’amore per la letteratura e la mia terra, e ancora nella letteratura straniera, anglo-americana e tedesca soprattutto, perché è il percorso di studi universitari che ho scelto. A quegli anni farei risalire l’inizio della mia passione per la ricerca storica e genealogica. Mai svolta in ambito accademico, ma per curiosità e passione, indagando soprattutto l’esperienza femminile nella storia mediterranea. Come autrice, credo che il mio incontro con la “pagina bianca” sia avvenuto invece davanti alla macchina da scrivere di mio padre, una vecchia Olivetti Lettera 32, che ho fatto restaurare e che ho su una mensola del mio salotto di casa. Lì, su quei tasti durissimi, ho cominciato a esercitare la fantasia con piccole storie sui fogli protocollo. Dopo molti anni, ho ritrovato anche quelli. 

D. ATTRAVERSO QUALI FASI PASSA LA SCRITTURA DI UN ROMANZO STORICO?

R. Il romanzo storico non può prescindere dalla ricerca, che è una fase propedeutica imprescindibile secondo me. Le autrici e gli autori di romanzi storici hanno una responsabilità nei confronti del pubblico: con la storia non si scherza. Si può reinterpretare, rileggere, ma non si può negare o reinventare. I fatti e i contesti devono essere rispettati, studiati per poter davvero offrire alle lettrici e ai lettori un’esperienza di lettura che è anche viaggio nel tempo per “atterrare” – volendo usare un termine che mi appartiene altrettanto per professione – riflettendo sul presente. Tutto questo utilizzando una lingua vicina ai contemporanei, sempre nel rispetto dei registri e delle ambientazioni. Non è facile, è molto sfidante davvero e la speranza è quella di riuscirci in qualche modo. Tutto questo lo faccio perché mi ascolto, risponde a una mia urgenza e mi appaga. Tornando a me, posso dire che finora la ricerca è sempre stata un’attività appassionante, avvincente, dalla quale poi è quasi difficile staccarsi. Tuttavia, giunge un momento in cui è giusto uscire dagli archivi e iniziare a scrivere per tessere quella trama di vissuto e di emozioni che molti documenti (a parte gli epistolari o altro tipo di documentazione personale) non riescono a renderci. A un certo punto la realtà e il rigore della ricostruzione storica cedono il passo all’immaginazione e alla finzione per fondersi insieme in armonia.

D. QUALI SONO STATE LE FONTI DI ISPIRAZIONE PER LA REALIZZAZIONE DI “D'AMORE E DI RABBIA”? 

R. Nel parlare di fonti potrei specificare delle differenze: fonti storiche, fonti letterarie, fonti affettive. Il romanzo trae spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto, per cui direi che la storia è stata ed è sempre fonte di ispirazione e occasione di riflessione. Per le fonti letterarie, mi ripeterò, ma la grande tradizione letteraria siciliana, Verga soprattutto, checché se ne dica viste le recenti polemiche in riferimento ai programmi scolastici. Verga non si tocca, non si deve e non si può toccare. Ma anche la letteratura nazionale del Novecento, senza dubbio, anche se non ho mai smesso di guardarmi attorno e sbirciare la letteratura straniera. Esiste poi quello che definisco un patrimonio bibliografico immateriale che è il mio vissuto, quello della mia famiglia e il nostro passato. Non a caso, personaggi come Marianna Prato mi appartengono più di altri: era la mia trisavola per parte di mamma, la Locanda Prato è davvero esistita e il racconto mi è giunto attraverso i ricordi delle nonne e delle mie zie.

D. QUANTO TEMPO È STATO NECESSARIO PER LA REALIZZAZIONE DEL LIBRO?

R. In realtà si comincia a scrivere un libro ben prima di prendere la penna in mano. I miei scritti prendono forma quando comincia a delinearsi l’idea, quando – all’alba ancora assonnata o al semaforo bloccata nel traffico! – rifletto su come costruire una trama o che volto dare ai personaggi. E al tema che voglio sondare, che mi prende personalmente e che voglio portare all’attenzione del lettore. C’è un tempo per la ricerca delle fonti, dei documenti, e per lo studio di ogni aspetto dalla storia al costume, dall’arte alla gastronomia, la moda, la toponomastica. Tutto questo è necessario per me per immergermi completamente in un mondo distante dal mio. E poi si scrive sul serio. Per fare tutto questo e scrivere “D’amore e di rabbia” ho impiegato all’incirca due anni. 

D. ESISTE UN LIBRO CHE HA AVUTO UNA GRANDE INFLUENZA NELLA TUA VITA?

R. Ce ne sono stati molti. Sarei ingiusta a individuarne solo uno. Ho già citato Verga, “I Malavoglia” e le sue novelle, i capolavori della letteratura siciliana firmati da maestri come Tomasi di Lampedusa, Pirandello, Sciascia, Bufalino, Vittorini. Fino alla letteratura siciliana contemporanea, che è femmina e profuma di zagara, come qualcuno ha già fatto notare ipotizzando un vero e proprio filone. Inoltre, come dicevo, ho sempre guardato alla letteratura straniera. Per me “Orlando” di Virginia Woolf e “Le affinità elettive” di Goethe, la scrittura di Flannery O’Connor e “Stoner” di Williams sono state delle svolte nella mia vita come lettrice. E forse anche come autrice. 

D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE... CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R. Non smetto mai di ringraziare. Lo faccio sempre. Nel diluvio della produzione letteraria che inonda le librerie, nell’abbondanza dell’offerta, essere scelti è un privilegio. Dunque, grazie. 

D. PROGETTI PER IL FUTURO?

R. Scrivere. Come accennavo poc’anzi, la genesi di un romanzo non coincide con la prima parola nero su bianco. C’è quella di certo e ci sono già un paio di progetti in corso che impegnano le mie albe e le mie lunghe attese ai semafori del traffico romano. 

Ringrazio Giusy Sciacca per aver risposto alle mie domande.

Nelle librerie e sugli store online dal 21 marzo 2023 Neri Pozza


SINOSSI

Sicilia, luglio 1922. A Lentini, centro agricolo della provincia siracusana sotto il fiato dell’Etna, avviene un sanguinoso fatto di cronaca, poi sepolto dalla polvere. Tra i protagonisti anche Maria Giudice, fervente sindacalista di origine lombarda e madre della scrittrice Goliarda Sapienza. Alla vigilia della prepotente affermazione fascista, nella cittadina si consuma un’accesa lotta di classe tra la decadente nobiltà latifondista, arroccata nel palazzo baronale dei Beneventano della Corte, e i braccianti. In mezzo, sul confine di quei due mondi, c’è Amelia Di Stefano, una donna fuori posto. Un proverbio popolare siciliano recita che un uccello in gabbia non canta per amore ma per rabbia. Amelia è una donna in trappola. Catanese di nobili origini, ha pagato duramente un errore commesso da giovane. Ora, tradita dalla famiglia e dagli amici della Catania dei salotti, si ritrova in esilio a Lentini, dove oscilla tra la relazione clandestina che la vincola a Francesco, primogenito del potente barone Beneventano della Corte, e il carisma della fiamma ideologica di Mariano Fortunato, personalità di spicco del sindacalismo locale. Attorno a lei, il popolino, la putía di Santina, i dammusi umidi, i colori e le voci del mercato, le corse dei devoti a piedi scalzi, le vanedde strette, la Grotta dei Santi e i suoi miracoli. A confortarla saranno l’affetto di Enza, capociurma di campagna dalla forte personalità, il sorriso imperfetto di Tanino, l’amico artigiano, o ancora la presenza di Ciccio lo sciancato, ultimo tra gli invisibili, che c’è sempre. I due universi convivono, si intrecciano. E Amelia sempre in mezzo, sempre in bilico. Fino a quando non si imporrà l’imperativo di una scelta. E allora nulla sarà come prima.

COSA NE PENSO

Nel suo romanzo “D’amore e di rabbia” Giusy Sciacca trae spunto da episodi realmente accaduti nel luglio del 1922 a Lentini, in provincia di Siracusa, durante un comizio di Maria Giudice, (giornalista e attivista, madre della scrittrice Goliarda Sapienza) In cui la polizia e alcuni nobili latifondisti dai balconi sparano sulla folla uccidendo alcuni popolani due donne. Intervengono squadre armate di agrari e combattenti nazionalfascisti, comandate da un proprietario terriero le cui terre erano state occupate dai contadini nei mesi precedenti. Sin dalle prime pagine, l’autrice riesce ad ammaliare i lettori grazie a una narrazione avvincente e alla scrittura scorrevole. In questo romanzo, tra finzione e realtà, prevale il senso di rivalsa che arde prepotentemente nelle vene in ogni singolo personaggio. Da Santina, Alfio, Rosario, Tanino, Mariano Fortunato, Enza e Carmela, Eleonora, i baroni Beneventano fino alla protagonista principale Amelia Di Stefano. Una donna intrigante, riservata, tenace, determinata, dal passato turbolento convinta delle proprie idee e pronta a battagliare per esse, e con un'indiscussa carica umana. In conclusione, D’amore e di rabbia è decisamente un libro che vale la pena di leggere e che consiglio a tutti.


Intervista e recensione a cura di C.L

©Riproduzione riservata 


18 maggio 2023

RECENSIONE DEL LIBRO: “LE LINEE STORTE DI DIO” DI TORCUATO LUCA DE TENA.



NOTE SULL'AUTORE

Torquato Luca de Tema (Madrid,9 giugno 1923-1giugno 1999)era nipote del fondatore della rivista Blanco y Negro, creata nel 1891,del quotidiano ABC (1909).
Grazie alla professione del padre, che era un diplomatico, Torquato trascorse alcuni anni della sua giovinezza in Cile, dove iniziò a studiare legge e pubblicò il suo primo libro di poesie a soli diciotto anni. Tornato a Madrid si laurea in Giurisprudenza e comincia la sua carriera professionale nel giornalismo.
È stato un corrispondente permanente della stampa a Londra durante la seconda guerra mondiale, Washington,Medio Oriente e Messico. Tra il 1962 e il 1975 è stato direttore del quotidiano ABC ed è intervenuto in politica. Dal 1973 è stato membro a pieno titolo dell'Accademia Reale di Spagna.
La sua ricca produzione letteraria gli è valsa diversi riconoscimenti come il Premio Nazionale per la Letteratura nel 1955, il Premio Fastenrath della Royal Spanish Academy nel 1969 e il Premio Planeta. Le linee storte di Dio è il suo primo romanzo tradotto e pubblicato in Italia.


SINOSSI

Alicia, un investigatore privato, entra in un ospedale psichiatrico simulando la paranoia, al fine di raccogliere prove per il caso su cui sta lavorando. La realtà che dovrà affrontare durante la reclusione supererà ogni sua aspettativa. Un mondo sconosciuto ed emozionante apparirà davanti ai suoi occhi. Il corso che prenderanno gli eventi la vedrà passare da detective a sospettata in un gioco di indizi intrecciati con sorprendente maestria.

In commercio dal 18 novembre 2022 edito Vallecchi Firenze


COSA NE PENSO 

Questo romanzo, considerato un classico, ha dato spunto a una serie tv, che la Netflix ha intitolato “Quando Dio imparò a scrivere”, liberamente ispirata alla trama del romanzo, Alice Gould.
Una storia ambientata in un antico monastero spagnolo, rimodernato per accogliere un manicomio dove vivono circa 800 pazienti.
In alcuni momenti ho faticato a stare dietro alla storia, per via dell’ambientazione insolita che non aiuta a capire le personalità dei personaggi che mano a mano assumono un aspetto psicologico differente rispetto all'inizio.
Un libro crudo, a volte inverosimile, pieno di sofferenze atroci, senza veli sull'inconscio umano e la pochezza dell'anima. Buona lettura!


Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata


09 maggio 2023

INTERVISTA A CATERINA FALCONI, AUTRICE DEL LIBRO ROSE DI CAPODANNO.


Cari lettori,

Bentrovati! L' ospite di questa nuova intervista è Caterina Falconi.
Caterina Falconi,laureata in Filosofia. In oltre un decennio ha pubblicato diversi libri narrativi e di altro genere, facendosi apprezzare come autrice di testi per bambini e ragazzi. Sue molte delle sceneggiature del cartone “Carotina Super Bip”. Collabora alla Rusconi Libri con la serie dei “Giovani Ficcanaso” di sua ideazione e riduzioni di grandi classici della letteratura universale, tra le quali la riscrittura della “Divina Commedia” e “Dracula”. 
Ha curato con Francesca Bofanini l'antologia “La vita invisibile” (Avagliano) ed è autrice di “Dammi da bere” (Mimep Docete).
Nel 2021 è uscita con i romanzi “Dimmelo adesso” (Vallecchi, Firenze) e, al debutto nel noir, ”La volta di troppo” (Clown Bianco, nella selezione del premio GialloLuna NeroNotte).


D: CATERINA CI PARLI DI LEI E DEL SUO INCONTRO CON LA LETTERATURA...

R: Il mio incontro con la letteratura è avvenuto nell’infanzia, quando mi è stato regalato il libro “Storie proprio così” di Rudyard Kipling. Benché avessi otto anni, percepii nelle pagine una forza, una bellezza, una magia superiori e diverse dalle emozioni suscitare in me da fiabe e favole. Successivamente ho approcciato i classici leggendo le riduzioni magnifiche che circolavano quando ero piccola. Ricordo una collana stupenda, “La scala d’oro”, che mi ha fatta innamorare di Shakespeare e dei classici. Di me posso dire ben poco. Preferisco che siano i miei libri a raccontare qualcosa dell’autrice.

D: HA DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R: Scrivo seguendo dei ritmi inderogabili, nel senso che riesco a lavorare solo così. Mi alzo all’alba, faccio colazione e nutro i miei gatti, poi mi metto al computer e scrivo, mentre i mici si acciambellano nelle ceste attorno al pc. Il pomeriggio abbozzo le trame e fantastico su cosa scrivere l’indomani appena sveglia.

D: QUALE È STATA LA DIFFICOLTÀ MAGGIORE DURANTE LA STESURA DEL ROMANZO “ROSE DI CAPODANNO”?

R: La difficoltà maggiore è stata documentarmi sulle norme procedurali di un’indagine di polizia. Ma ho potuto contare sulla benevola consulenza di molti amici delle forze dell’ordine e colleghi scrittori.

D: QUANTO TEMPO E’STATO NECESSARIO PER LA REALIZZAZIONE DEL LIBRO?

R: Esattamente nove mesi, il tempo di una gravidanza.

D: UNA SCENA DEL LIBRO CHE LE PIACE PARTICOLARMENTE?

R: L’incontro tra madre Maura e l’ispettore Vera Ferri nella serra monumentale adibita a convento. Sono due donne dall’animo d’acciaio, danneggiate e fortificate dai trami superati. Persone etiche, temerarie, intelligenti e vocate al bene.

D: UN LIBRO CHE NON SI STANCHERÀ MAI DI RILEGGERE?

R: “Il giro di vite” di Henry James. È tutto giocato sull’ambivalenza tra sovrannaturale e delirio, un taglio narrativo ripreso dal grande Patrick McGrath. James riesce a rendere con levità stilistica un tema terrifico, quello dell’innocenza pervertita dal male metafisico, che poi è un topos della letteratura e della filmografia horror.

D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Rimodularmi come autrice, capire cosa voglio veramente raccontare, seguitando al contempo quelle attività di scrittura collaterali che amo tanto: la produzione per bambini e la collaborazione con una nota rivista italiana. 


Desidero ringraziare Caterina Falconi per aver risposto alle mie domande.


In copertina: Illustrazione di Lisa Vassalle 
Nelle librerie e sugli store online dal 18 novembre 2022 Vallecchi


SINOSSI

Un'operatrice sanitaria viene assassinata in circostanze scabrose e con modalità strambe nel corso di un incontro carnale clandestino sul posto di lavoro. È la vigilia di Capodanno e la Questura di Teramo è a corto di personale. La PM in servizio, un'ultracinquantenne di intenso glamour e raro fiuto investigativo, incarica l'ispettore capo Vera Ferri della conduzione delle indagini. Reduce da una relazione abusiva, la Ferri ravvisa presto nel delitto la mano di uno psicopatico. Ad affiancarla nell'inchiesta, l'incantevole ispettore Stella Bellosguardo, appassionata di film horror, e lo psichiatra forense Massimo Dejana, clinico brillante e nerd incallito. Il commissario Mariano Forandola, perdutamente innamorato di Vera e al momento in malattia, collabora dietro le quinte con la sua sostituta. La scena del delitto è una vecchia scuola trasformata in istituto di riabilitazione. Un edificio disarmonico, labirintico, che fronteggia la serra monumentale adattata a convento in cui risiedono quattro consacrate decisamente sui generis: le Suore Gertrudine, che non disdegnano la cura di sé, il maquillage e gli abiti civili.
Una vicenda inquietante, dai risvolti originali,e dispiegata con estrema disinvoltura.


COSA NE PENSO

In “Rose di Capodanno” sono tante le protagoniste femminili, dalla vittima Claudia Paladini al sostituto procuratore Manuela Travaglini, dall’Ispettore capo Vera Ferri all’Ispettore Stella Bellosguardo e poi le suore Gertrudine.
Tutte loro hanno alle loro spalle storie che le hanno segnate. L' autrice dimostra di conoscere l’animo delle donne e i sentimenti che in esse si dibattono.
Non è un libro solo al femminile ci sono anche delle figure maschili altrettanto significative dallo psichiatra forense Massimo Dejana,al commissario Mariano Forandola.
Un thriller originale sotto molti aspetti, interessante nella trama e ricco di spunti che lo rendono avvincente fin dalle prime battute.
In conclusione, lo stile narrativo di Caterina Falconi si rivela elegante, e accurato.Una lettura piacevole che mantiene sempre alta l’attenzione sul susseguirsi degli eventi. Da leggere! Buona lettura.


Intervista e recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata




04 maggio 2023

INTERVISTA A SOFIA PIRANDELLO




Cari amici e care amiche,

L'ospite di questa nuova intervista è Sofia Pirandello.
Sofia Pirandello (Roma, 1993) vive e lavora a Milano. Autrice dei romanzi "Candido suicida" (Round Robin, 2018), che ha vinto il Premio Siae “Sillumina” per l’opera prima e per la traduzione negli Stati Uniti, e "Bestie" (Round Robin editore 2022), ha conseguito il Dottorato in filosofia ed è co-fondatrice e membro della rivista d'arte contemporanea TBD - Ultramagazine.



D: IL SUO TRISAVOLO ERA IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA LUIGI PIRANDELLO, FIGURA DI PRIMO PIANO DELLA LETTERATURA ITALIANA DEL NOVECENTO.QUANDO HA CAPITO DI ESSERE PORTATA ANCHE LEI PER LA SCRITTURA?

R: La mia fascinazione per le parole, la lettura e poi per la scrittura, è arrivata molto prima che io potessi comprendere davvero chi è stato Luigi Pirandello. I libri mi sono sempre piaciuti, mi ricordo che provavo invidia per gli adulti, che sapevano leggere quando ancora io non avevo imparato. Credo di dovere questa inclinazione principalmente a mia madre, che è una narratrice molto prolifica, che mi raccontava storie di sua invenzione o che mi leggeva dei libri prima di andare a dormire (ricordo soprattutto Il Mago di Oz, che aveva appassionato entrambe).

D: QUALE È STATA LA DIFFICOLTÀ MAGGIORE DURANTE LA STESURA DEL ROMANZO “BESTIE"?

R: Non credo di aver vissuto difficoltà particolari, a parte quelle che sono per me sempre presenti nella scrittura. Su tutte, forse, la mancanza di tempo da dedicare completamente alla stesura del libro, cercando di trovare un equilibrio con il lavoro, la vita affettiva e familiare, il tempo perso. 

D: L’ASPETTO POSITIVO E QUELLO NEGATIVO DELL' ESSERE UNA SCRITTRICE?

R: In generale, scrivere per me significa tornare spesso sugli stessi passaggi, in un processo che si rivela stancante e complicato, alle volte persino snervante. Sono una persona molto pigra, combatto spesso una lotta intestina fra la parte di me che vorrebbe perdersi nella cura dei dettagli (che comunque vince sempre) e quella che preferirebbe uscire a fare un giro in bicicletta. La cosa più bella è invece la vicinanza che man mano si crea con altre persone che scrivono o che lavorano nel settore.

D: HA DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R: Mi piace scrivere di sera e di notte e ho sempre preferito l’estate, anche per motivi pratici legati alla scansione degli impegni lavorativi durante l’anno. Comincio a buttare giù le mie idee a penna e continuo al computer solo quando ho accumulato una serie di pagine. Pane, cioccolato e una posizione comoda ma contorta, che il giorno dopo rimpiangerò, non possono mancare.

D: CI PARLI DELLE INFLUENZE LETTERARIE CHE HA AVUTO, DEGLI SCRITTORI CHE AMA.

R: Di sicuro ne dimenticherò qualcuno e qualcuna. Ho letto e amato molto la letteratura francese (specialmente André Gide, Raymond Queneau, Marguerite Duras) e quella ungherese (per esempio Magda Szabó, Ágota Kristóf e Sándor Márai). Un libro a cui ripenso spesso è Il Maestro e Margherita di Bulgakov. Tra gli iper-contemporanei, mi sono appassionata ai resoconti romanzati di Oliver Sacks sui casi clinici che seguiva, pensando ai quali ho scritto un paio di racconti.

D: UN LIBRO CHE NON SI STANCHERÀ MAI DI RILEGGERE?

R: Non amo rileggere i libri, ma appunto spesso delle frasi che mi hanno colpita particolarmente e sulle quali ritorno di frequente. In questo senso, penso a tutti i libri di Pavese e di Morante, La lingua salvata di Canetti, Vicino al cuore selvaggio di Lispector, tra quelli che più hanno modificato il mio modo di pensare alla scrittura.

D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: La scrittura fa parte della mia vita anche da un punto di vista lavorativo, quindi in effetti scrivo sempre e continuamente, seppure di volta in volta si tratti di testi o libri molto diversi tra loro. Per rimanere sulla letteratura, ho già cominciato a scrivere altro, ma al momento non so bene in che direzione stia andando questa nuova storia.

Desidero ringraziare Sofia Pirandello per aver risposto alle mie domande.



Intervista a cura di C.L 

© Riproduzione riservata 

Photo by ©Rosa Cinelli

26 aprile 2023

RECENSIONE DEL LIBRO: LA RAGAZZA BLU DI KIM MICHELE RICHARDSON





NOTE SULL' AUTRICE

Kim Michele Richardson è nata e cresciuta in Kentucky, dove vive con la sua famiglia e i suoi cani. Pluripremiata autrice di numerosi bestseller, si è ispirata per La ragazza blu agli impavidi bibliotecari del Pack Horse, nati dal New Deal del presidente Roosevelt, e alla storia vera del Popolo Blu del Kentucky, lo Stato dove fu individuata per la prima volta la metemoglobinemia , una rara alterazione genetica che colora la pelle di blu. Il suo libro ha conquistato le classifiche di New York Times , Los Angeles Times e USA Today e si è aggiudicato ventisei riconoscimenti letterari. 


SINOSSI 

Cussy Mary Carter ha diciannove anni, è intelligente, indipendente, con un'insaziabile sete di sapere. E ha la pelle blu: ultima testimone di un popolo, realmente esistito, che superstizioni e maldicenze hanno segregato nelle zone più impervie dei monti Appalachi. Nei giorni più difficili, cerca conforto nel suo cuscino come da una carezza. Ne ha ricavato la federa dal vestito che sua madre le aveva cucito quando era bambina. Diceva che il blu della stoffa avrebbe fatto sembrare la sua pelle più bianca; un po' meno colorata, almeno. Con sua madre tutto sembrava più leggero, anche gli sguardi feroci della gente, anche l'isolamento in cui la sua famiglia deve vivere a causa di una rara alterazione genetica che rende l'epidermide di un blu cielo, pronto a scurirsi a ogni emozione. Ma Cussy, detta Bluette, non ha ereditato dai suoi avi solo il suo colore. Sa leggere, cosa rara su quei monti negli anni Trenta della Grande Depressione, e ancor più per una donna. È orgogliosa, determinata, e curiosa di imparare ogni cosa. Per questo è stata subito entusiasta di aderire all'innovativo progetto che Eleanor Roosevelt ha istituito per diffondere la lettura. A dorso di un mulo, il suo compito è portare libri e giornali nelle zone più remote e disagiate. Non solo un impiego, di più: una missione, perché per molti quelli sono gli unici spiragli di luce in una vita di lotta e sopraffazione. Nonostante crudeli pregiudizi, nonostante suo padre, che pure la ama profondamente, per proteggerla cerchi di affibbiarle un marito qualsiasi, nonostante il fanatico predicatore Frazier le dia la caccia per purificarla a forza dal suo peccato blu, Cussy non smette di bramare e difendere la libertà che la cultura e il suo lavoro le danno. E nemmeno di combattere per il suo riscatto, la sua indipendenza, il vero amore che sente di meritare.

In libreria e sugli store online dal 19 ottobre 2022 Pienogiorno


COSA NE PENSO

C’era una volta, nelle isolate campagne del Kentucky, il cosiddetto Popolo Blu.
Intere famiglie emarginate dal mondo esterno per mezzo di una rara malattia genetica che come si legge nel libro condizionò la loro quotidianità.
Grazie alla protagonista in “La ragazza blu” Cussy Mary Carter, approfondiremo due dei mali più assertivi e crudeli tuttora esistenti e cioè, l'emarginazione di un essere umano e i diritti negati alle donne.
Un romanzo di impegno sociale, ma non solo, un intreccio di storie e di destini.
Fortunatamente però non tutto è perduto in questo romanzo, perché esistono l’amore, la lealtà e la carità. 
Per Cussy “Bluette” arriverà il momento del riscatto tanto agognato e una vita finalmente normale.
In conclusione,tra le pagine di questo romanzo si sente forte la cura che Kim Michele Richardson ha messo nel suo scritto, nell'informarsi, nel mettere nella storia notizie formative, non banali. 
Un romanzo che non passa inosservato. Buona lettura!

Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata 


19 aprile 2023

RECENSIONE DEL LIBRO: “LA REGINA N°5” IL ROMANZO DI COCO CHANEL, DELLA SCRITTRICE PAMELA BINNINGS EWEN


NOTE SULL’ AUTRICE

Pamela Binnings Ewen è una bestsellerista, autrice di romanzi vincitori di premi prestigiosi. Appartiene a una famiglia dall’alta densità di scrittori celebri, tra i quali James Lee Burke, vincitore di un Edgar Award, Andre Dubus II, l’autore di The Bedroom , poi adattato per il cinema e vincitore di 5 nomination all’Oscar e un Golden Globe, e Andre Dubus III, tra le voci più potenti della narrativa americana contemporanea, autore tra l’altro di La casa di sabbia e di nebbia , da cui è stato tratto l’omonimo e pluripremiato film. LA REGINA N° 5 , il romanzo che ricostruisce la vita di Coco Chanel e l’intrigo legato al profumo più celebre di sempre, è un bestseller internazionale pubblicato in diversi Paesi e acclamato dalla critica.

SINOSSI 

Coco prende il flacone di N° 5 e ne mette un po' dietro le orecchie e nell'incavo del collo. Si infila le calze di seta, raccoglie l'abito posato sul letto e lo indossa. È uno dei suoi modelli più riusciti: di un impalpabile velo verde-argento, con la scollatura profonda e la gonna che si ferma appena sopra i sandali, anch'essi color argento. Si gira verso lo specchio, poi fa un passo indietro, sorridendo. Mademoiselle Chanel è pronta a sfidare il mondo. Imperscrutabile, intessuto di note persistenti, che scatenano emozioni istintive. Custode di un segreto mai svelato fino in fondo, sensuale e anche un po' impertinente. Così è Chanel N° 5. La fragranza che trasforma ogni ragazza in donna. Un profumo rivoluzionario, incantatore e misterioso. Come colei che gli ha dato il nome. Abbandonata dal padre, dall'uomo che amava, tradita dal socio in affari che le ha sottratto la formula del suo profumo immortale, Coco non si è mai data per vinta. Da ballerina di café chantant, con le sole armi di un ago e di un'intelligenza versatile, si è costruita un regno. Ha inventato una nuova donna, molto simile a lei, libera e sicura di sé. E anche spregiudicata, perché una donna il suo posto nel mondo se lo deve conquistare. Ci ha pensato la vita a insegnarglielo. In un mondo in cui il potere è nelle mani degli uomini, non si diventa regina senza graffiare. Quando, nelle ore più oscure della Francia, con la svastica che sventola sulla Torre Eiffel, ciò a cui lei tiene di più - suo figlio, la sua libertà e il suo profumo - viene messo a repentaglio, la regina di Parigi tira fuori gli artigli. E si prepara ad attraversare il fuoco come ha sempre fatto. Da sola e a qualunque costo.

In libreria e sugli store online dal 9 giugno 2022 Pienogiorno

COSA NE PENSO 

Con le sue "invenzioni" Gabrielle Chanel ha rivoluzionato il modo di vestire delle donne, che voleva belle, libere e moderne. Nel 1924 la stilista stipulò un contratto con Pierre Wertheimer, proprietario di “Les Parfumeries Bourjois”, la più famosa casa francese cosmetica del tempo, per creare una nuova società, “Société Mademoiselle”, cedendo i diritti della produzione del suo primo profumo e la sua gestione a livello internazionale in cambio del 10% delle azioni. 
Nel libro, si scoprono non solo le abilità imprenditoriali di Gabrielle, ma le fragilità della giovane Coco in fuga da quella che sembrava destinata a una modesta vita di provincia. Fino all’ inaspettato incontro con Arthur “Boy” Capel, l'uomo che rivoluzionò la sua esistenza. La loro fu una delle più importanti storie d'amore e intense di tutto il ‘900.
Buona parte del libro si concentra soprattutto sulla nascita del celebre profumo Chanel N°5.
Tra i diversi campioni proposti dal profumiere Ernest Beaux di Cannes a Mademoiselle Coco, il N°5 fu il suo preferito, et voilà, e così nacque il nome del profumo più famoso della profumeria.
Il cinque era il numero preferito di Mademoiselle, il suo numero portafortuna sin dall’infanzia, ma questa non è l’unica ragione all’origine del suo nome.Il profumo ottenne un immediato successo e aprì a Coco Chanel la strada alla produzione industriale di profumeria.

«Una donna senza Chanel N.5 è una donna senza avvenire».

In conclusione, questo romanzo di Pamela Binnings Even, è un ritratto sincero, voluttuoso, intimo su Coco Chanel. Una gran bella biografia, ricca di dettagli.
Ma, soprattutto, è una storia che vale la pena di leggere.
Consigliato.Buona lettura! 


Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata 


12 aprile 2023

RECENSIONE DEL LIBRO: “CIATUZZU” DI CATENA FIORELLO GALEANO



  
NOTE SULL’ AUTRICE 

Catena Fiorello Galeano ha pubblicato per Giunti con grande successo L'amore a due passi (2016), Picciridda (2017) e Tutte le volte che ho pianto (2019). Nel 2020 è uscito il primo capitolo della saga delle "Signore di Montepepe", Cinque donne e un arancino, rimasto per settimane in testa alle classifiche. Tra le sue pubblicazioni: Amuri (Giunti, 2021) e Cinque donne e un arancino (Giunti, 2020), primo capitolo della saga “Le signore di Monte Pepe”, a cui ha fatto seguito I cannoli di Marites (Giunti, 2022)


SINOSSI 

Ciatu miu, respiro mio. Voce e forza dell’anima. Sua mamma lo chiamava sempre così. Quando Ciatuzzu deve dirle addio, ha solo nove anni. È sempre stato un bambino felice e spensierato, ma un giorno un male incurabile l’ha portata via da lui. Da quel momento, ha dovuto fare i conti con il dolore e con l’assenza, sperimentando sulla propria pelle cosa significhi crescere senza l’amore della donna più importante. E Leto, il paesino affacciato sul mare dove vive, in cui la brezza si mischia al profumo di gelsomino, non sembra più lo stesso posto. Per fortuna, Ciatuzzu non è solo: oltre ai nonni e ai fratelli, può contare su persone speciali, come il custode del cimitero e Lucia, una picciridda preziosa per lui…Ma proprio quando sembra aver trovato una nuova dimensione, suo padre, emigrato in Belgio, lo costringe a raggiungerlo in quella terra straniera. E a Ciatuzzu il mondo crolla un’altra volta addosso. Lontano dalla Sicilia e dai suoi affetti più cari, presto si renderà conto che le paure, per essere sconfitte, vanno affrontate, e che si può vedere anche con gli occhi del cuore. Attraverso la voce straordinaria di un bambino degli anni Sessanta, leggeremo una potente storia di riscatto.

In libreria e sugli store online dal 24 gennaio 2023 edito Rizzoli

COSA NE PENSO

In ‘Ciatuzzu’ si ricorda le pagine più oscure della storia dell'emigrazione italiana in Belgio, in una atmosfera miserabile riservata ai minatori italiani.
Il romanzo narra soprattutto l'amore incondizionato del protagonista di ‘Ciatuzzu’ ovvero Nuzzo per sua madre morta prematuramente e del rapporto conflittuale con il padre che nel corso degli anni e dopo lunghi e interminabili silenzi, verterà ad un crescente rispetto e amore reciproco.
Ripercorrendo la vita di Nuzzo ritroviamo anche Lucia, la protagonista di ‘picciridda’, primo vero amore del giovane ‘Ciatuzzu’.
Le loro vite prenderanno direzioni diverse, ma non esistono i ‘per sempre e per mai’ per loro due.
In conclusione, ‘Ciatuzzu’ è una testimonianza intima e appassionata di un bambino divenuto adulto troppo presto.
In ciascun capitolo predomina il potere di rifiorire dalle avversità della vita.
La speranza coraggiosa di sapere che, nonostante la durata incalcolabile dell'inverno, ci sarà sempre una primavera a fare capolino ,qualcosa che rifiorisce fuori e dentro di noi.
E ricordatevi cari amici lettori di guardare la vita con ‘ l’ occhi du cori’. Consigliatissimo.
Buona lettura!


Recensione a cura di C.L

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