02 dicembre 2024

INTERVISTA AD ANTONIO CHIRICO

Cari amici,

L'ospite di questa nuova intervista è Antonio Chirico.
Antonio è avvocato e risiede a Lecce. Ha vissuto l'infanzia nel Brindisino. È al suo terzo romanzo. Risale al 2021 il suo primo libro, "Ramondo lo scudiero", ispirato alla figura realmente esistita di Raimondello Orsini del Balzo, risultato al primo posto nella classifica Amazon categorie "Commedie e drammi medievali" e "Narrativa storica medievale per ragazzi e adolescenti".


D. CHI È ANTONIO?

R. Antonio è un uomo qualunque che si è presentato sul palcoscenico del mondo cinquantasette anni fa e, prima o poi, tornerà da dove è venuto e la gente lo dimenticherà, così come Antonio, per sopravvivere e tirare avanti, si è messo alle spalle i molti volti e anime incontrati nel suo percorso e ora scomparsi, in primis quelli di suo padre, che comunque serba nel cuore. È un uomo che, da piccolo, aveva grandi sogni, era convinto che avrebbe rivoluzionato e raddrizzato il mondo, in fondo non pareva tanto difficile. Ora Antonio vive alla giornata, con sua moglie e il suo cagnolino. Se potesse, viaggerebbe sempre. Quando può, raddrizza qualche stortura facendo l’avvocato, ma è come lottare contro i mulini a vento.

D. COME E QUANDO NASCE LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R. Per la lettura, la passione è nata insieme con me. Da bambino tutte i cartelloni per strada e gli avvisi nelle sale d’attesa richiamavano la mia attenzione. La grammatica mi appassionava, avevo voti molto alti nelle materie umanistiche, i miei temi di italiano venivano letti in classe. Però poi ho scelto giurisprudenza e gli esami universitari erano esclusivamente orali. Sono tornato alla scrittura da avvocato, con gli atti giudiziari, perché un buon civilista deve saper scrivere, altrimenti non riuscirà a convincere il giudice. Sinceramente, appena dieci anni fa, se qualcuno mi avesse detto che oggi avrei scritto dei romanzi, lo avrei giudicato un pazzo. Poi, dopo, in un periodo della mia vita un po’ fosco - era deceduto mio padre, la testa era come una pentola a pressione, molti pensieri la affollavano - presi a riportare su una sorta di diario la mia vita, i miei amori giovanili e i dilemmi del presente. E lì mi accorsi che scrivere mi faceva bene, quei tormenti, una volta scaricati sulla pagina scritta, non mi appartenevano più, erano come di un altro, me ne ero liberato. È così che ho cominciato a scrivere. Consiglio a tutti di farlo: è terapeutico.

D. DOVENDO RIASSUMERE IN POCHE RIGHE IL SENSO DEL TUO NUOVO LIBRO “NON AVRAI ALTRA DONNA ALL' INFUORI DI ME”, COSA DIRESTI?

R. … Che siamo tutti di passaggio, e che tanto odio non ha senso. La famiglia di cui narro era la più in vista del borgo, ma è stata corrosa dal seme dell’odio, che ne ha causato praticamente la disintegrazione.

D. UNA SCENA DEL LIBRO CHE TI PIACE PARTICOLARMENTE?

R. La parte finale, con i dubbi che tormentano da anziano il giudice istruttore, dal cui punto di vista la storia viene raccontata, compresa la poesia di chiusura, che non è mia, bensì di uno dei personaggi reali del libro, che è stato un noto poeta locale. Ma non posso aggiungere altro per non svelare la conclusione del giallo.  

D. A QUALE SCRITTORE TI SENTI PIÙ VICINO PER GENERE O SCRITTURA?

R. Posso dire quali scrittori amo particolarmente: Italo Svevo più di tutti, ma anche Tomasi di Lampedusa, Pavese, Hemingway, Gabriel Garcia Marquez, Zafon, Steinback, Bernard Cornwell per gli storici d’avventura, il nostro Faletti per i gialli. Ma non saprei a quale io assomigli, penso a nessuno di loro, parliamo di giganti della letteratura…

D. QUAL È IL MESSAGGIO CHE VORRESTI TRASMETTERE AI LETTORI CHE HANNO LETTO O LEGGERANNO IL TUO LIBRO?

R. Un messaggio di elasticità e tolleranza, in tempi in cui i femminicidi sono all’ordine del giorno: ammazzare il partner, uomo o donna che sia, non è mai la soluzione, non colma il vuoto, semmai lo amplifica. Inoltre, nel mio libro, in mezzo a tante miserie umane, vince il figlio non riconosciuto, colui che ha sofferto più di tutti e che partiva svantaggiato rispetto agli altri: la pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo, mi pare un ottimo messaggio. Biblico, direi, come il titolo del libro.

D. PROGETTI PER IL FUTURO?

R. Questo romanzo è appena uscito. Un’amica, quando ho pubblicato “Ramondo lo scudiero”, per convincermi a superare la ritrosia a sottopormi alle presentazioni in pubblico, mi ha detto: “Un libro è come un figlio. Una volta che lo hai messo al mondo, lo devi accompagnare fino a che non è in grado di camminare sulle sue gambe”. Ecco, la mia attenzione adesso è tutta concentrata nella promozione del nuovo romanzo e, tra l’altro, di pari passo devo portare avanti il lavoro, da cui traggo il mio sostentamento. Verrà il tempo per pensare ad altri progetti, ma ora è prematuro. Ce n’è uno, sempre di quest’anno, che è stato ritirato dal mercato subito dopo la pubblicazione e non per volontà mia o dell'editore, ma per fattori esterni: un obiettivo più immediato potrebbe essere riuscire a farlo rimettere in vendita. È un libro di impegno e denuncia estremamente attuale e leggerlo potrebbe essere utile a molte famiglie che vivono determinate situazioni.

Ringrazio Antonio per essere stato mio ospite


Nelle librerie e sugli store online dal 2 settembre 2024 Readaction


SINOSSI 

1923. C’era stata l’esplosione di tre colpi di rivoltella alla chiusura della farmacia D’Andria. Il morto prima di perdere i sensi era riuscito a ripetere più volte: «i miei cugini mi hanno ucciso.» Venti minuti dopo si era proceduto a un arresto. Due contadini, infatti, si erano imbattuti in uno strano figuro, che procedeva strisciando lungo i muri delle case. Uno dei due era rimasto a sorvegliarlo, mentre l’altro era corso ad avvertire le forze dell’ordine. Quando un carabiniere era giunto sul posto aveva appurato che si trattava di una donna travestita da uom Il giudice istruttore Francesco Giove giunse a Torre Santa Susanna convinto che avrebbe sbrogliato facilmente la matassa. Non sapeva che ne sarebbe rimasto irresolubilmente imbrigliato. 

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29 novembre 2024

RECENSIONE DEL LIBRO: “LA BALLATA DEI PADRI INFEDELI” DI ROSA TERUZZI


In libreria e sugli store online dal 23 aprile 2024 Sonzogno

NOTE SULL' AUTRICE 

Rosa Teruzzi classe 1965, vive e lavora a Milano. Esperta di cronaca nera, è caporedattore della trasmissione televisiva Quarto grado (Retequattro). Oltre ai libri della serie I delitti del casello, editi da Sonzogno, ha pubblicato diversi racconti e tre romanzi. Per scrivere si ritira sul lago di Como, in un vecchio casello ferroviario dove colleziona libri gialli.

SINOSSI 

Tornata dalla prima vacanza con Gabriele, nella Milano grigia di fine ottobre, Libera è in preda a un turbine di emozioni: se da un lato l’attrazione che prova per lui è innegabile, dall’altro è in crisi per le avance di Furio e per via della richiesta del commissario di appendere le indagini al chiodo – specie adesso che è così vicina a scovare il Gatto con gli Stivali, all’anagrafe Diego Capistrano, il rapinatore mascherato che potrebbe essere suo padre. Nonostante le incertezze, Libera decide di dare comunque la caccia al latitante – affiancata dalla madre Iole e dalla Smilza, le socie di sempre –, ancora più determinata a far venire a galla la verità. È così che le Miss Marple del Giambellino scoprono che l’uomo è rientrato in città, e che sta portando avanti un’indagine privata: Hamma, il padre del suo protetto, è scomparso dopo una rissa con un gruppo di peruviani, lasciandosi dietro una scia di sangue. Era uno spacciatore, e tutto fa pensare a una resa dei conti tra bande rivali; ma il suo corpo non è mai stato ritrovato, e Capistrano e le donne della famiglia Cairati sono decisi a vederci chiaro: finiranno per unire le forze, svelando segreti che avranno conseguenze insidiose e taglienti come spine.


COSA NE PENSO 

La ballata dei padri infedeli è un libro delizioso, a tratti ironico, un giallo fuori dagli schemi tradizionali, non manca davvero nulla, tanti i colpi di scena.
La bellezza di questo libro risiede nel farsi leggere tutto d'un fiato senza mai stancare il lettore.
Un giallo con un pizzico di ilarità che non guasta affatto, rendono le indagini delle “Miss Marple del Giambellino” davvero stimolanti.
Adorabile Iole, avanguardista emancipata da sempre, madre eccentrica di Libera. 
Libera è l'esatto opposto di sua madre per natura. Lei è una donna e madre consapevole di sé , sebbene la paura di lasciarsi andare in amore, nuoccia sulle sue scelte. 
A metà lettura ci si comincia a chiedere, se riuscirà mai a trovare la strada per la felicità? I presupposti farebbero ben sperare, pur tuttavia tutte le ipotesi rimangono aperte.

«Lasciar andare non è proprio semplice e non lo è nemmeno rinunciare alle proprie aspettative.»

In linea di massima ho apprezzato molto anche tutti gli altri personaggi narrati.
Una grande storia di emancipazione, amicizia e sorellanza. 
In conclusione, La ballata dei padri infedeli si rivela una lettura piacevole,una scrittura che ti cattura e che mette d'accordo proprio tutti. Consigliato. Buona lettura!

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18 novembre 2024

“... CHIACCHIERATA CON TRACY CHEVALIER ”


Cari lettori,

È un'onore, oltre che un piacere ospitare nel mio blog Tracy Chevalier. 
Nata a Washington nel 1962. Nel 1984 si è trasferita in Inghilterra, dove ha lavorato a lungo come editor. Il suo primo romanzo è La Vergine azzurra (Neri Pozza 2004, beat 2011, 2015). Con La ragazza con l’orecchino di perla (Neri Pozza 2000, 2013) ha ottenuto, nei numerosi paesi in cui il libro è apparso, un grandissimo successo di pubblico e di critica. Bestseller internazionali sono stati anche i suoi romanzi successivi: Quando cadono gli angeli (Neri Pozza 2002, beat 2012), La dama e l’unicorno (Neri Pozza 2003, beat 2014), L’innocenza (Neri Pozza 2007, 2015), Strane creature (Neri Pozza 2009, beat 2014), L’ultima fuggitiva (Neri Pozza 2013, 2014), I frutti del vento (Neri Pozza 2016) e La ricamatrice di Winchester (2020).La maestra del vetro (Neri Pozza 2024)

D. COM'È NATA LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R. Da quando ero bambina. Amavo i libri, leggevo tutto il tempo e pensavo: "Voglio farli!" Più tardi, da adolescente e da giovane adulta, ho perso la speranza di scriverli e ho pensato che volevo comunque fare parte del mondo dell' editoria piuttosto che scriverli. Ma non potevo smettere di scrivere racconti e alla fine ho rinunciato al lavoro e ho scritto un romanzo.

D. DA QUALE IDEA, SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, NASCE QUESTO TUO NUOVO LIBRO “LA MAESTRA DEL VETRO”?

R. Un lettore italiano! Anni fa Giorgio Teruzzi venne da me dopo un evento a Milano e mi disse che avrei dovuto scrivere di perle di vetro veneziano, quelle che un tempo venivano realizzate dalle donne. Questo dettaglio mi rimase in mente e mi ha fatto pensare che fosse un punto di vista interessante per raccontare Venezia, una città che amo.

D. A QUALE PERSONAGGIO DEL LIBRO TI SENTI PIÙ VICINA? E PERCHÉ?

R Orsola Rosso, l'eroina creatrice di perle, seguita da Domenego, un gondoliere africano. Orsola perché la conosco benissimo, la seguiamo dall'infanzia fino alla vecchiaia, e la amo come una figlia. Domenego perché è così sorprendente che sia esistito a Venezia. Ho visto un dipinto di Vittore Carpaccio del XV secolo raffigurante un gondoliere africano, ho scoperto che sarebbe stato ridotto in schiavitù e ho pensato: "Devo scrivere di lui". Dato che non sappiamo nulla di quell'uomo in particolare, ho dovuto inventare la sua storia toccante. 

D. QUAL È LA COSA PIÙ SORPRENDENTE CHE HAI IMPARATO SCRIVENDO “LA MAESTRA DEL VETRO”?

R. Sono rimasta sorpresa da due cose: 
1) quanto è calda la fornace in un laboratorio di vetro – non so come i produttori riescano a starci così vicino!
2) quanto è difficile remare su una barca attraverso i canali veneziani – ci ho provato! 

D. QUAL È STATO IL CAPITOLO PIÙ DIFFICILE DEL ROMANZO?

R È stato impegnativo scrivere della peste del 1575 e di come colpì i veneziani e i muranesi, perché stavamo attraversando la pandemia del COVID-19 e potevo identificarmi con il dolore e la tragedia.

D. QUALI CONSIGLI DARESTI A CHI “ASPIRA” A DIVENTARE UNO SCRITTORE O UNA SCRITTRICE?

R Non scrivere di te stesso. Il mondo è un posto davvero interessante e limitare la tua prospettiva a te stesso limiterà la tua scrittura. As ogni modo  nella scrittura: non devi farlo deliberatamente. 
Risulterebbe un po' noioso per gli altri, sarebbe come raccontare i propri sogni: nessuno vuole ascoltarli! Inoltre, una volta che inizi una storia, un romanzo o una poesia, non fermarti ad aspettare altra ispirazione. Continua. Trattalo come un lavoro e lavora in modo coerente.

D. PROGETTI PER IL FUTURO?

R Dopo aver attraversato 500 anni di storia veneziana, mi sto ridimensionando un po’. 
Il mio prossimo libro sarà ambientato nel nord dell'Inghilterra del 1826 ed esplora un vero omicidio avvenuto e mai risolto. Non ho ancora capito se risolverlo!

Desidero ringraziare Tracy per aver risposto alle mie domande.


SINOSSI 

Murano, 1486. Davanti agli occhi di Orsola Rosso si spalanca uno spettacolo meraviglioso: globi incandescenti che roteano come in una danza, ripiani e ripiani di bicchieri, vasi, lampadari aggrovigliati come polpi tentacolari, e poi i colori, lunghe canne blu, bianche, rosse, e dappertutto schegge di vetro che scricchiolano sotto i piedi come brina variopinta. È la vetreria Barovier, dove Orsola, figlia di un artigiano rivale, si è intrufolata per spiare. Lì, nella fornace, Marietta Barovier, una delle rarissime maestre di quell’arte, sta lavorando a qualcosa che cambierà il mondo: una nuova perla. Alle donne non è concesso fare altro, con il vetro, e Orsola si innamora subito di quell’oggetto ricoperto di stelle candide destinato a adornare il collo delle donne d’Europa e arrivare fino in Africa.
Quando, poco dopo, il padre di Orsola muore in un incidente tanto doloroso quanto banale, saranno proprio la sua passione, la sua intraprendenza e il suo coraggio a tenere alto il nome dei Rosso. E tuttavia, anche se Orsola ha le mani e il cuore per lavorare il vetro, non potrà fare altro che le perle, dapprima di nascosto, al lume della cucina, e poi apertamente, ma sempre in lotta con la famiglia, le consuetudini, il pregiudizio. Nel corso dei secoli i Rosso vivranno straordinari trionfi creativi e perdite strazianti, ascese vertiginose e improvvise cadute, ma il tempo nella laguna si muove lentamente come il vetro fuso, e il dono di Orsola continuerà a brillare, all’apparenza delicato come le sue creazioni, in realtà indistruttibile.

Nelle librerie e sugli store online dal 17 settembre 2024 Neri Pozza


COSA NE PENSO 

“Se scagli abilmente un sasso piatto a pelo d'acqua,lo vedrai toccare molte volte la superficie, a intervalli più o meno lunghi”

Partendo da questa frase iniziale del libro si può cogliere il senso dell' intera storia di Orsola Rosso,la protagonista.
Quante vite possono attraversare un esistenza? Mi sono posta più volte questa domanda durante la lettura di questo libro. La vita di Orsola, è una continua sfida, tra drammi familiari e i pregiudizi del suo tempo sulla donna.
Una storia poetica, densa di emozioni e di riflessioni coinvolgenti.
Le descrizioni sono decisamente sempre ben dettagliate, a partire dai personaggi, per cui si riesce facilmente a immaginare benissimo ogni scenario.
In conclusione,un libro per chi cerca una storia avvincente, sullo sfondo di una Venezia volitiva e malinconica in tutte le epoche che l'hanno attraversata. Consigliato. Buona lettura!

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03 novembre 2024

INTERVISTA A UGO BARBÀRA - AUTORE DELLA SAGA “I MALARAZZA”.

Care Amiche e Amici del mio blog,

L'ospite di questa nuova intervista è Ugo Barbàra.
Ugo è uno scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano. Ha scritto, tra gli altri, In terra consacrata (Piemme, 2009), candidato al Premio Strega, Le mani sugli occhi (Piemme, 2011) candidato al Premio Scerbanenco, e I Malarazza (Rizzoli, 2023), e Malastrada (Rizzoli,2024)

D. UGO, COM'È NATA LA SUA PASSIONE PER LA SCRITTURA? 

R. Ho scritto il primo racconto a più o meno dieci anni e ho pubblicato il primo giornalino di classe in quinta elementare. Non so cosa sia nata prima, se la passione per la scrittura o quella per il giornalismo, fatto sta che entrambe mi accompagnano da sempre, si integrano e si completano. Forse l'una non esisterebbe senza l'altra. Quello che posso dire è che nella scrittura giornalistica cerco di mettere quella passione narrativa che trasforma una notizia in una storia. Mi spiego: se mi imbatto in una vicenda in cui è di per sé contenuta una notizia, ma ancora di più tutti gli elementi che servono ad arricchirla e contestualizzarla, dando profondità e spessore ai protagonisti, quella è un'occasione da non perdere. Perché la realtà inventa trame che nessuna fantasia riesce a partorire e la vita quotidiana ci offre personaggi che nessuno scrittore può generare. Quando invece racconto le mie storie cerco di adottare il rigore che serve a un giornalista sia nei romanzi storici che in quelli più legati alla cronaca. Ad esempio: quando ho scritto ‘In terra consacrata’, che era ispirato alla vicenda di Emanuela Orlandi, ho cercato di essere rigoroso nella gestione delle fonti, senza cadere nella rigidità della cronaca.

D. DA QUALE IDEA,SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, È NATA LA SAGA SULLA FAMIGLIA MONTALTO, “I MALARAZZA”?

R. La famiglia Montalto è realmente esistita. Non con le dimensioni e i caratteri che io racconto in ‘Malarazza’ e in ‘Malastrada’, ma l'essenza era quella. Li ho incontrati quando vivevo negli Stati Uniti e mi ha colpito la straordinarietà della loro vicenda. Innanzitutto, perché erano emigrati nella metà dell'Ottocento già ricchi e questo ne faceva una peculiarità rispetto alla storie di emigrazioni alle quali siamo abituati, e poi perché erano una sorta di Forrest Gump ante litteram: nella loro lunga e travagliata esistenza hanno incontrato personaggi di ogni genere che hanno fatto la Storia, quella con la ‘S’ maiuscola. Ho lavorato molti anni non soltanto nella raccolta di materiale che serviva per un romanzo con un respiro così ampio, ma anche perché ho avuto l'esigenza di sentire maturare i personaggi che l'avrebbero raccontata. Mi piace anzi pensare di averli incontrati, in questi anni. E loro mi hanno raccontato la loro storia che poi io ho messa su carta. Non sono altro che è un cantastorie dell’epopea dei miei personaggi. 

D. CON QUALI COLORI DESCRIVEREBBE I PERSONAGGI?

R. Mi piace pensare alle sfumature. Se dovessi descrivere i colori dei personaggi di Malarazza andrei su varie sfumature di rosso. Da quello più intenso, purpureo, del sangue a quello pallido del viso di Bianca. Se invece penso ai colori di Malastrada mi vengono in mente le sfumature del grigio e del nero. Perché penso agli anni in cui è ambientato: anni in cui le ferrovie, l'acciaio, le fabbriche dominavano in un Paese vasto come l'America. E all'anima di alcuni personaggi che si va tingendo di un nero sempre più intenso.

D. QUALI SONO GLI AUTORI O I LIBRI CHE HA AMATO DI PIÙ O CHE MAGGIORMENTE L'HANNO INFLUENZATA?

R. Gli autori che amo sono tanti: De Roberto, Natoli, Pirandello, Verga. Insomma, i classici siciliani. E i russi come Tolstoj e Gogol. Ma la letteratura dalla quale mi sento più influenzato è quella americana del secolo scorso. Scrittori come Hemingway, Scott Fitzgerald o Steinbeck. Ma anche altri ingiustamente quasi dimenticati come Irwing Shaw, al quale sono particolarmente legato e che ha scritto due romanzi straordinari come ‘Povero ricco’ e ‘I giovani leoni’. Ma mi piace anche l'epica della letteratura western, da Elmore Leonard a Cormac McCarthy.

D. HA DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R. Il lavoro di giornalista è per definizione l'antitesi della routine. Mi piacerebbe avere delle abitudini perché so quanto sono stimolanti per la scrittura. In ‘On Writing’ Stephen King elenca i suoi rituali ‘conciliatori’ e dato che la scrittura è un po’ magia e un po’ woodoo credo che sia importate, se si può, avere i propri spazi, i propri oggetti e il proprio tempo. Scrivere è come evocare degli spiriti e se gli spiriti non trovano ad accoglierli l’ambiente giusto può succedere che non si presentino. Ma poiché amo il giornalismo quanto amo la scrittura e non ho alcuna intenzione di rinunciare a nessuno dei due, devo farli conciliare e così ecco che scrivo ovunque ne ho la possibilità: in treno, in hotel in attesa di una presentazione, in aeroporto per un volo in ritardo. In un periodo in cui facevo spesso il pendolare ho scritto un intero romanzo – ‘Due Madri’ – su un regionale e il livello di concentrazione che ritrovavo ogni volta che aprivo il portatile era stupefacente.

D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOLE AGGIUNGERE... CHE VORREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?

R. Non dite mai la frase “anch’io un giorno vorrei scrivere un romanzo”: se vi brucia sulla punta delle dita trovate il tempo e il modo di farlo, ma se continuerete a trovare qualcosa di più urgente, allora non è la scrittura la vostra strada. Le storie possono anche farsi attendere, ma non sanno attendere di essere raccontate. E scrivete di quello che conoscete: non raccontate storie d’amore se non vi ricordate più come sia essere innamorati e non parlate di scalate in montagna se soffrite di vertigini. E se proprio dovete scrivere di qualcosa con cui non siete in confidenza, documentatevi. Ma soprattutto: leggete, leggete, leggete. Se scrivete più di quanto leggete, c’è qualcosa che non va.

D. PROGETTI PER IL FUTURO E SOGNI?

R. Innanzitutto, il terzo e ultimo capitolo della saga dei Montalto. Poi ho in mente una straordinaria storia vera, sempre legata all’emigrazione italiana, così appassionante che solo la Storia può avermela donata. E poi forse un’altra saga, ma questa volta ambientata in altri luoghi e in un altro tempo per raccontare un’altra epopea tutta italiana. Ma non vi anticipo altro. Il sogno è, ovviamente, di vedere Malarazza e Malastrada sullo schermo, piccolo o grande che sia. Ma sarebbe sbagliato credere che li ho scritti pensando a una trasposizione cine-televisiva. Se fosse stato così, avrei pensato a qualcosa di meno costoso da realizzare.


Ringrazio Ugo per essere stato mio ospite.


I MALARAZZA

Castellammare del Golfo, 1860. Mentre Garibaldi si prepara a sbarcare in Sicilia, Antonio Montalto ha un’intuizione: cedere parte delle terre che hanno fatto la fortuna della sua famiglia – che da sempre produce olio e vino – in cambio di un piccolo veliero. Al paese intero pare un folle ma a lui non interessa; ha capito prima di tutti dove sta soffiando il vento del cambiamento e non può restare a guardare. Sa che se vuole realizzare le proprie ambizioni deve staccarsi dalla terra dei padri per guardare oltreoceano. Inizia così l’avventura dei Montalto che, tra l’arsura di Castellammare e il fragore di New York, incroceranno la grande Storia e daranno vita a un impero fondato sulle imprese visionarie di Antonio, ma soprattutto sulla caparbietà della moglie Rosaria, capace di gettare le basi per un progetto che travalica il loro tempo: la creazione di una banca americana con una presidente donna. Intorno a loro e ai sei figli, una schiera di figure memorabili, tra cui la giovane Bianca che, lasciata la sua esistenza siciliana per seguire la padrona Rosaria, si rifà una vita come speziale nella città americana. E Nicola, suo segreto amore, che scopre come i fantasmi possano inseguirlo anche di là dal mare. Con voce magistrale, Ugo Barbàra dà vita a una narrazione portentosa, cesellando in un ritmo incalzante una vicenda che ha in sé gli ingredienti di ogni grande romanzo: personaggi umanissimi, amori e destini da sovvertire.
In libreria e sugli store online dal 19 settembre 2023 Rizzoli

MALASTRADA 

I Malarazza hanno conquistato l’America. Alla fine dell’Ottocento l’impero dei Montalto si estende dagli Stati Uniti all’Europa, i loro commerci fioriscono, le loro navi collegano le sponde dell’Atlantico e il loro vino è sulle tavole più prestigiose. Prima di lasciare New York, Rosaria Battaglia ha affidato ai figli Leonardo e Paolo la guida della banca di cui è stata la prima donna presidente, ed è tornata a Castellammare del Golfo con la figlia minore, Benedetta: è lei che un giorno dovrà prendere le redini del ramo siciliano della famiglia. Giovane, bella ed emancipata, Benedetta si innamora di Ignazio Rizzo, che con il padre Vincenzo ha gestito la ricchezza dei Montalto. Ma Don Vincenzo sa che quell’amore, travolgente e viscerale, non deve andare oltre ed è disposto a tutto pur di separare i due giovani. E mentre Benedetta deve affrontare l’allontanamento di Ignazio e la nuova mole di responsabilità, in America la gestione attenta di Leonardo e il suo impegno nel tessere legami con l’alta società newyorkese non bastano a evitare le insidie che si affacciano all’orizzonte. Il rapporto sempre più burrascoso con il fratello Paolo, al contrario sregolato e dissoluto, e l’incombere della Mano Nera minacciano di spezzare gli equilibri familiari. È solo l’inizio di una nuova, turbolenta, fase per gli eredi di Antonio Montalto: tra ambizioni personali e lotte fratricide, Leonardo, Paolo e Benedetta dovranno guardarsi le spalle non solo dai nemici esterni, ma ciascuno dal sangue del proprio sangue.
In libreria e sugli store online dal 3 settembre 2024 Rizzoli


COSA NE PENSO 

Barbàra dirige con grande maestria la storia, riuscendo ad accontentare anche il lettore o la lettrice più esigente, perché alla fine del primo capitolo, ci lascia col fiato sospeso proprio sul più bello. 
Quando ormai, le sorti dei protagonisti sono in balia degli eventi in un momento evolutivo e ci si chiede se faranno le scelte giuste. Barbàra riesce a dosare in quantità equa i periodi storici citati al fascino narrativo con uno stile asciutto, scorrevole ed elegante.
In entrambi i libri prevalgono,
l'emancipazione femminile, l'amore, l'odio,la vendetta,la rinascita,la povertà e la ricchezza.
In conclusione, due grandi capolavori, con una trama intensa e tanti personaggi che rendono questi romanzi unici. 
Consigliatissimi! Buona lettura 

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26 ottobre 2024

CONOSCIAMO MEGLIO LA SCRITTRICE DI ROMANZI ROSA, SIMONA LA CORTE.


Cari amici e care amiche,

Ospite del blog di oggi è scrittrice Simona La Corte. Simona è nata sotto il segno del Capricorno, in una terra nobile e selvaggia, culla della civiltà greca, romana e araba; un’isola aperta ad accogliere il nuovo ma sempre ancorata alle sue tradizioni. Lettrice vorace e appassionata di musica, aveva un sogno nel cassetto: mettere le ali alle sue storie. E così ha fatto! Le piace definirsi “un’anima rock con un cuore romantico” e quando non si perde a scrivere di amori impossibili che compiono giri immensi, il marito adorato e le due figlie riempiono la sua vita e le sue giornate. Cuore, passione e tormento sono gli ingredienti fondamentali delle sue storie. 
Ha esordito nel 2019 in self-publishing e, successivamente, ha iniziato a pubblicare per alcune case editrici, tra le quali Mondadori, Dri Editore e Words Edizioni.
Potete scoprire il mondo di Simona sui profili Facebook, Instagram e TikTok:

I SUOI LIBRI 

Black Hearts’ series (music romance, self-publishing) composta da quattro volumi pubblicati tra il 2019 e il 2021: Anima e Corpo e Black Hearts: Anima e Corpo – Il sequel (dilogia); Anima e Cuore (spin-off autoconclusivo); Anima Gemella (spin-off autoconclusivo).
Love me, baby (Spicy romance, autoconclusivo, Dri Editore, 2020).
Body and Soul (edizione inglese di Anima e Corpo tradotta da DueEmme Traduzioni, self-publishing, 2021).
Perfect Love (Contemporary romance, autoconclusivo, self-publishing, 2022).
Hidden by the night (Romantic Suspense, primo volume autoconclusivo della Mercenary Heart Series, self-publighing, 2022).
Per sempre noi (Contemporary romance, autoconclusivo, self-publishing, 2023).
Passione e diamanti (Spicy romance, autoconclusivo, collana “Extra Passion − I Romanzi”, Mondadori, 2024).
Gli ostacoli del cuore (Contemporary romance, autoconclusivo, Words Edizioni, 2024)
Fascino e mistero (Mistery/suspence romance, autoconclusivo, collana “Extra-Passione – I Romanzi”, Mondadori, 2024). 


D.CHI È SIMONA?

R. Mamma, moglie, scrittrice… Simona è una donna che cerca di incastrare tutto nel caos delle proprie giornate. Aveva un desiderio sin da bambina, ovvero mettere le ali alle mie storie: un giorno ho deciso di aprirlo e lasciare che spiccassero il volo.

D.COME E QUANDO NASCE LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R. Ho iniziato ad appassionarmi alla scrittura dalle elementari: scrivevo pagine di diario, poesie, racconti. Crescendo, ho iniziato a mettere ordine alle idee che mi frullavano per la testa e a dare più spazio alla creatività. Leggevo molto, e i libri sono stati una fondamentale fonte di ispirazione e apprendimento. 

D. QUAL È IL LIBRO CHE TI HA LASCIATO UN SEGNO?

R. Sono tanti i libri che mi hanno trasmesso “qualcosa” di importante, occupando ognuno un posto speciale nel mio cuore; ma quello che mi ha veramente segnata nel profondo è I dolori del giovane Werther di Goethe. C’è qualcosa nel tormento del protagonista che, ancora oggi, continua a influenzare i personaggi di cui scrivo. 

D. CI SONO SCRITTORI CHE SONO PER TE FONTE D'ISPIRAZIONE?

R. Cerco di non emulare nessuno, voglio che le mie storie e il mio stile siano riconoscibili e identificabili solo con me stessa. Certamente, ho sempre ammirato grandi scrittrici come Kathleen E. Woodiwiss e Mariangela Camocardi (quest’ultima, inoltre, è una mia carissima amica): due autrici del genere “rosa” che hanno segnato la mia crescita personale, prima da lettrice e poi da autrice. 

D. DOVENDO RIASSUMERE IN POCHE RIGHE IL SENSO DEL TUO NUOVO LIBRO “FASCINO E MISTERO”, COSA DIRESTI?

R. Fascino e mistero è un romanzo che indaga la psiche umana, le paure e le colpe che la affliggono, ma è anche la storia di un sentimento puro che combatte contro l’oscurità… Perché credo fortemente che anche le anime più tormentate anelano la luce e l’amore. 

D. C’È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE… CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R. Ai lettori voglio dire di continuare a leggere ed emozionarsi tra le pagine di un libro. C’è molta violenza a questo mondo e, per combatterla, bisogna coltivare sentimenti genuini. Le storie che raccontiamo, di qualsiasi genere si tratti, sono uno strumento per donare una tregua dalla quotidianità, un rifugio a chi ha bisogno di una carezza nel cuore. 

D. PROGETTI PER IL FUTURO?

R. Tanti… forse troppi per riuscire a terminarli tutti insieme. Sto sperimentando nuovi sottogeneri del Romance e questo mi entusiasma moltissimo, ma richiede anche tanta ricerca e studio. Ho riflettuto a lungo e, alla fine, ho deciso di dare la priorità a due progetti alla volta, poiché ho una famiglia e voglio essere presente nella vita delle mie figlie e di mio marito. 
Confido quindi nella pazienza dei miei lettori che vorranno aspettare di leggere i romanzi.

Ringrazio Simona per essere stata mia ospite.



Disponibile dal 7 settembre 2024 in Formato: EPUB3 con Adobe DRM Mondadori

SINOSSI 

Bloccata all'aeroporto di Heathrow a causa di una bufera di neve, Eden Gray trascorre alcune ore in compagnia di un affascinante e misterioso vichingo che le ruba un bacio prima di lasciarla. Ma Neil MacLeod non è sempre stato l'uomo rude che inizia a perseguitare ogni suo pensiero appena atterrata a Edimburgo. Ora, alla morte del padre, Neil è costretto a occuparsi della Caincrois Ord Distillery, nonché di Cain Cross Castle. Non sa che il cugino ha già assunto una restauratrice per rimettere in sesto la proprietà, né che quella donna è proprio Eden, che col suo carattere battagliero ha risvegliato in lui una passione incontrollabile. Ma il passato da cui Neil ha cercato invano di fuggire per ben sette anni è ancora in agguato, pronto a minacciare un amore che potrebbe essere travolgente.

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23 ottobre 2024

RECENSIONE DEL LIBRO: “QUEL FAZZOLETTO COLOR MELANZANA” DI ARIANNA MORTELLITI



In libreria e sugli store online dal 1 ottobre 2024 Mondadori

NOTE SULL' AUTRICE 

Arianna Mortelliti (Roma 1987) si è laureata in Scienze biologiche e lavora tuttora come insegnante nella scuola. Nel 2023 ha pubblicato per Mondadori Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni. 

SINOSSI 

"Lumache" erano chiamati per l'estrema prudenza nella guida, eppure è proprio in un incidente d'auto che Alice e Filippo trovano la morte. Lara, la loro figlia trentenne, torna a Castel Cielo, nella provincia laziale, per i funerali. E ora? Che fare? Chiudere definitivamente con quel che resta di lei nell'angusta vita del paese? Lara ritrova la stretta protettiva della nonna paterna, la miniera di emozioni che, attraverso lei, la lega alla sua infanzia. Dunque prende tempo, e più prende tempo, più il passato scivola in lei e mina un equilibrio fatto di silenzi e rimozioni: chi è stato lo "zio" Rocco trovato morto nel fiume quando lei era una bambina, chi è stato per suo padre (il migliore amico?) e per sua madre (uno scomodo affetto?). E Franco? Bollato dalla nomea di "matto" e accusato di quella morte misteriosa, è un talentuoso fotografo che non ha mai smesso di collezionare immagini del paese e delle sue facce. E Don Alfonso, che cosa sa? Che cosa ha raccontato e che cosa ha tenuto nascosto nel corso degli anni? Si accendono nuove oblique confidenze e si aprono crepe delle quali è inevitabile forzare l'accesso. Da lì in poi è un precipizio di rimandi, percorsi, rivelazioni che agitano la quiete provinciale e il cuore di Lara. 

COSA NE PENSO 

La storia si presenta sin da subito ben delineata, precisa, curata nei minimi dettagli, scritta con saggezza, perché Arianna Mortellliti affronta una tematica molto forte e delicata e lo fa mettendo anche della poesia nelle sue parole, alleggerendo laddove possibile il peso del dramma che via via prende forma con la presenza di personaggi che si scoprono anche in dettagli e situazioni inattese per il lettore. 
Rispetto al suo romanzo d'esordio “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni” qui in “Quel fazzoletto color melanzana”,il suo stile narrativo e maturato, piú sicuro, la sua scrittura è più efficace si nota lo spirito di osservazione che Arianna ha ereditato dal nonno Andrea Camilleri.
In conclusione, questo romanzo è un frammento significativo della capacità dell' uomo di "uccidere" i suoi simili in maniera diversa e perversa, incurante della morte interiore della sua vittima.

“Al mio cervello, ormai, non riesco più a stargli dietro. È assorto nei ricordi e ignora tutti i segnali che provengono dall' esterno”.

Segreti a lungo taciuti e rivelazioni shock incanteranno il lettore fino alla fine, in fondo,Quel fazzoletto color melanzana chiede di metabolizzare e di osservare il dolore da prospettive e ragioni diverse. Lettura molto scorrevole.Consigliatissimo!
Buona lettura 😉

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10 ottobre 2024

“... CHIACCHIERATA CON ANGELO CAROTENUTO.”




Cari amici lettori,

L'ospite di questa nuova intervista è Angelo Carotenuto.
Nato nel 1966, giornalista, si è occupato di calcio, libri, musica, cinema. Ha pubblicato i romanzi: Dove le strade non hanno nome (Ad est dell’equatore, 2013) e La grammatica del bianco (Rizzoli, 2014), ambientato durante il torneo di tennis a Wimbledon nel 1980, e vincitore del Premio Selezione Bancarella Sport, e, con Sellerio, Le canaglie (2020) e Viva il lupo (2024). Ha scritto e diretto il documentario C’era una volta Gioânn - 100 anni di Gianni Brera (Sky Arte, 2019).

D. ANGELO, COM'È NATA LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R. Non saprei dire se la passione per la scrittura è nata subito in questa forma oppure se questa forma è diventata l’anello finale di una catena di cose. Inizialmente, intendo proprio da bambino, c’è stata una passione soprattutto fisica per la scrittura, voglio dire per la scrittura a mano. Una specie di dipendenza dal gesto. Riempivo quaderni e quaderni di cose, quasi sempre formazioni e risultati di partite di calcio, arrivi di corse di ciclismo, gare di atletica leggera. Quando non c’era niente da scrivere, ricalcavo. Sono stato un bambino al quale non sapevano cosa regalare, così succedeva nelle ricorrenze di ricevere o una penna o un libro. Mio zio lavorava in ferrovia, per un certo periodo abbiamo vissuto insieme. Rientrava a casa con certi quadernoni che oggi ricordo enormi, ma saranno stati di normalissime dimensioni, di quelli su cui in ferrovia segnavano forse orari, transiti, merci scaricate, chi lo sa. Erano fatti di una carta bellissima, con le righe, i quadratoni, una copertina marroncina un po’ più rigida. Sto parlando degli anni Settanta, di certe infanzie pre-digitali. Altri blocchi aziendali li metteva in palio il padre di un mio amico che faceva il rappresentante di prodotti di bellezza. Veniva il sabato fuori scuola e organizzava una corsa fra noi bambini nello spiazzale. Chi vinceva, portava a casa questo oggetto che era come una medaglia d’oro. Aveva la copertina di cuoio ed era alto così, non meno di 200 pagine. Non ho mai saputo disegnare, allora ho cominciato a riempirli di tutte le frasi che mi piacevano, frasi sentite in televisione, alla radio, nelle commedie di Eduardo, frasi lette in giro. Certe mie giornate finivano con il polpastrello dell’indice destro deformato per le ore passate con la penna in mano. Una volta sentii dire a Enzo Biagi in un’intervista che per fare il giornalista bisognava leggere tutto, anche le etichette dell’acqua minerale. Così cominciai a copiare pure le etichette dell’acqua. Perché quello credevo di voler fare, il giornalista. In realtà, ricostruisco oggi, forse volevo solo impugnare una penna e non conoscevo un altro mestiere che mi consentisse di farlo. 

D. QUAL È IL MESSAGGIO CHE VUOI TRASMETTERE CON VIVA IL LUPO ?

R. Nessuno. Da lettore sarei molto infastidito alla scoperta che un romanzo è stato scritto per trasmettere un messaggio. Lo troverei un atto presuntuoso, un atto violento. Nella letteratura, al cinema, nelle opere teatrali, mi piacciono le autrici e gli autori che raccontano storie, esistenze, e con quelle storie si fanno delle domande, con quelle domande spingono noi lettori, lettrici, spettatrici, spettatori a farcene insieme a loro. Mi piace la narrativa che fa vivere esperienze simulate, la narrativa che coinvolge, accoglie, chiama in causa, mon semblable, mon frère, dice Baudelaire al suo lettore. Mi piace il lettore che scopre in un libro qualcosa che l’autore non sapeva, qualcosa che non si aspettava di aver scritto: tutto il contrario della volontà di lasciare un messaggio. 

D. QUALE PARTE DEL LIBRO TI HA CREATO MAGGIORI DIFFICOLTÀ? 

R. La scelta delle canzoni che i ragazzi portano al talent show. Le ho cambiate molte volte, fino all’ultimo momento prima della consegna. Tutte servono a dire qualcosa dei personaggi o a indirizzare verso un umore la storia. Dovevano essere tutte esatte, necessarie. 

D. CON QUALI COLORI DESCRIVERESTI I PERSONAGGI?

R. Questa storia è un cammino, un cammino alla ricerca prima del buio e poi della luce, un cammino di metamorfosi, sia per i personaggi adulti sia per gli adolescenti – che con la metamorfosi ci fanno i conti per definizione, per natura. Forse il colore di questa storia è il colore dei capelli della ragazza in copertina, con quei riflessi in cui pare ci siano l’argilla, le fiamme. 

D. COSA TI AIUTA A CONCENTRARTI MENTRE SCRIVI? 

R. Per molti anni ho fatto il mio lavoro in postazioni di fortuna, su un treno, un vaporetto, in un bar, oppure in ambienti rumorosi come uno stadio durante una partita di calcio. Ho fatto in tempo a conoscere stanze in cui non c’erano ancora i computer e si usavano le macchine per scrivere: ogni volta che si andava a capo il carrello suonava un campanello, e suonava a te, al collega di fianco, a quello di fronte, a quello dietro. Un’orchestra di gente che scriveva insieme. Oggi mi piace molto scrivere quando la casa tace, al mattino presto o di notte. Se ho bisogno di isolarmi, attacco la cuffia al computer e metto Morricone. 

D. COSA VORRESTI CHE I TUOI LETTORI SAPESSERO? 

R. Ah, io sono molto affascinato dai lettori e dalle lettrici che chiedono di sapere se nella storia raccontata c’è qualcosa di autobiografico. E’ proprio una curiosità che mi conquista: tutto questo bisogno di realtà, di verità, di confessioni, di autofiction. E’ incredibile perché in fondo, se ci pensi, quando inventi una storia, quando inventi tutto, stai donando la parte più intima di te: le tue fantasie. Più di quello, che altro c’è da sapere? 

D. PROGETTI PER IL FUTURO?

R. Ridere. Ridere molto. 

Ringrazio Angelo per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande

In libreria e sugli store online dal 27 agosto 2024 Sellerio Editore


SINOSSI

Un mercoledì di fine luglio Gabriele Purotti si sveglia senza voce. Ha poco più di cinquant’anni ed è il leader dei Dorita, uno dei gruppi rock più in vista della scena indie italiana. Tutti lo conoscono come Puro, è diventato davvero famoso grazie alla televisione, ogni settimana gli passano davanti le giovani speranze della musica italiana e lui è il loro giudice, nel talent show musicale di maggior successo, «Viva il lupo». Adesso il suo futuro di cantante è a rischio, i medici non sanno darsi spiegazioni, lui sì. La voce si è spenta appena saputo della morte di Tete, una ragazzina sedicenne. È stata travolta da un treno mentre attraversava in monopattino un passaggio a livello, con le cuffie alle orecchie e la musica alta. Due giorni prima, alle audizioni del programma, aveva dimostrato un grande talento. Però era stata rifiutata con il voto decisivo del Puro. Forse – sospetta la Procura – potrebbe essere stato un gesto volontario. Gabriele sprofonda nell’abisso del rimorso e comincia una doppia ricerca, dentro e fuori di sé. Vuol sapere tutto di Tete, ricostruire i suoi sogni e quel mondo che sente d’aver spezzato. Poi ha l’urgenza di rintracciare le altre ragazze e i ragazzi da lui bocciati negli anni, di verificare se si è lasciato dietro una scia di dolore e disperazione. Mentre la gara televisiva prosegue inarrestabile senza di lui, macinando rivalità e rancori, vincitori e sconfitti, Puro riesce a entrare in contatto con la famiglia della ragazzina, scoprendo una nonna straordinaria e un fratello stralunato e geniale. Un doppio incontro che cambierà il senso della sua ricerca e il corso della vita di ognuno di loro.
Un romanzo che racconta il presente nei desideri e nelle sconfitte, nella violenza della competizione e nella dolcezza dell’amicizia, capace di rappresentare lo smarrimento della vecchiaia che incombe, lo struggimento di un’adolescenza che pare non aver fine, il disagio di una società di adulti fragili, convinti che invece la fragilità sia dei giovani.

COSA NE PENSI 

Viva il lupo rappresenta quelli che sono i nostri veri sentimenti dettati dall' inconscio davanti ad un rifiuto. Carotenuto ne delinea i tratti più significativi, li rielabora e ce li restituisce attraverso Puro, un noto cantante e giudice di un talent canoro e della giovane aspirante cantante Tete. Questo libro è uno specchio sulla fragilità umana senza età.

«C'è un grosso imbuto di infelicità,una tristezza diffusa che ispira molte richieste in più di aiuto,sono trasversali,sai»

Le nostre fragilità hanno dunque a che fare con l'empatia, con la nostra capacità di immedesimarci nell'altro o meglio di "sperimentare i sentimenti di qualcuno",facendoli nostri è quello che fa Puro nella maggior parte del racconto.
In conclusione,in parallelo, in questa storia c'è un elemento altrettanto significativo " la necessità d'ascolto" da parte dei giovani , il calore genera ancora calore in questo libro e lo vediamo con Puro e Ardo. 
Lettura consigliata!

Intervista e recensione a cura di C.L

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