03 settembre 2025

CINQUANT’ANNI DI “LETTERA A UN BAMBINO MAI NATO”



Nel settembre del 1975 Oriana Fallaci pubblicava uno dei testi più intensi e coraggiosi del Novecento: *Lettera a un bambino mai nato*.

Un libro che attraversa mezzo secolo continuando a parlare con voce ferma e commossa, capace di mettere a nudo le domande più profonde sull’amore, la maternità, la libertà e il destino.

È una lettera scritta nel silenzio, ma capace di farsi grido.

Una riflessione sulla vita prima ancora che essa cominci, e sul prezzo che ogni donna paga per essere sé stessa in un mondo che spesso la giudica, la ostacola, la teme.

A cinquant’anni di distanza, quelle parole non hanno perso potenza né verità:

«Non si muore per amore di un uomo, ma per mancanza d’amore.»

Forse è questo il segreto della sua attualità: la forza di un monologo che ci costringe ancora oggi a guardarci dentro.

E tu, se potessi scrivere una lettera al futuro, a chi la dedicheresti?


Caterina Lucido

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01 settembre 2025

SETTEMBRE : IL TEMPO DEI NUOVI INIZI





Settembre porta con sé l’odore delle pagine nuove e l’emozione dei propositi. È il mese in cui l’estate si congeda lentamente e la vita quotidiana riprende il suo ritmo, ma anche il tempo in cui ci fermiamo a immaginare nuove possibilità, nuove letture, nuove strade da percorrere.
Ogni settembre è una promessa di rinascita: ci invita a credere che i sogni possano trovare spazio, che i progetti possano sbocciare, che la speranza non debba mai abbandonarci.

La speranza, in questi tempi difficili, non è soltanto personale. È anche collettiva. Non possiamo dimenticare che, mentre noi ci concediamo il privilegio di nuovi inizi, ci sono popoli che lottano quotidianamente per la sopravvivenza. In particolare, il mio pensiero va al popolo di Gaza, martoriato da una guerra che non accenna a fermarsi. La mia solidarietà è con loro, e con tutti coloro che subiscono ingiustizia e dolore. La speranza che porto con me in questo settembre è che un giorno possano cessare le guerre e il mondo impari a ritrovare la pace.

Questo mese, però, è anche occasione di memoria. Il 6 settembre 2025 ricorre il centenario della nascita di Andrea Camilleri, autore che porto nel cuore non solo perché conterraneo, ma perché capace di dare voce a una Sicilia viva, contraddittoria, ironica e struggente. Camilleri ci ha lasciato nel 2019, ma i suoi personaggi e le sue storie restano immortali: veri compagni di viaggio, capaci di raccontare la verità dell’animo umano con leggerezza e profondità insieme.

Voglio ricordarlo con uno dei suoi libri che mi hanno maggiormente colpita e che vi presenterò il giorno del suo anniversario di nascita. Una lettura che sa di radici, memoria e bellezza.

Seguite il blog per scoprire insieme a me quale sarà il titolo che ho scelto per celebrare Camilleri e per continuare a tenerne viva la voce.

Vi aspetto.


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26 agosto 2025

RECENSIONE DEL LIBRO : “TRONCAMACCHIONI” DI ALBERTO PRUNETTI



In libreria e sugli store online dal 17 settembre 2024 Feltrinelli Editore


NOTE SULL' AUTORE 

Alberto Prunetti (Piombino, 1973) è autore di Amianto. Una storia operaia (disponibile in “Universale Economica” Feltrinelli), 108 metri, Nel girone dei bestemmiatori e Non è un pranzo di gala. Indagine sulla letteratura working class. Traduttore e redattore editoriale, dirige la collana Working class di Alegre e il Festival di Letteratura Working Class.

SINOSSI 

Domenico Marchettini, detto il Ricciolo, “facchino propenso alla rissa e al turpiloquio”. Giuseppe Maggiori, taciturno minatore analfabeta. E ancora, Robusto Biancani, ciabattino comunista dall’aria sensibile e sognante, e Albano Innocenti, “fermentatore di disordini”. Personaggi che raramente si incontrano nei libri di storia, se non intruppati in entità collettive e senza volto come “le masse”, “i proletari”, “il popolo”. Sono questi, i loro sodali, le madri, le sorelle, le compagne i protagonisti della novella nera cantata in questo libro. È il racconto di uomini e donne nell’Alta Maremma agli albori del fascismo: anarchici e banditi, disertori e comunisti, tipi arruffati che non hanno avuto la fortuna di trovare davanti a sé una strada dritta e spianata, ma sono stati costretti a farsi avanti “a troncamacchioni” – “tra i lecceti gli scopeti i castagneti e i forteti, col cuore in gola e le labbra spaccate”: perennemente in fuga dall’autorità costituita, dai picchiatori fascisti, dai delatori pronti a vendere il vicino di casa per pochi denari. Lo spirito ribelle di minatori e contadini che non hanno niente da perdere ma non rinunciano a opporsi, a negare il proprio consenso, si fa avanti a colpi di coltello, di bastone, di furore, ma anche di versi in ottava rima improvvisati. E dalle colline della Maremma arriva fino in Francia, in Belgio, in Russia.


COSA NE PENSO

Troncamacchioni è un affresco scomposto della Maremma in camicia nera. 
Scritto con la tipica sagacia toscana, Troncamacchioni si apre con una voce narrante che pare volerci accompagnare tra le pieghe di un’epoca tormentata, mescolandosi ai tanti personaggi  uomini e donne che tentarono, a modo loro, di opporsi all’oppressione del regime fascista. Il contesto storico, quello del ventennio e in particolare della Maremma e del borgo di Tatti, è senz’altro interessante e meritevole di essere raccontato.
Tuttavia, dopo un avvio promettente, la mia attenzione è andata via via affievolendosi. Le prime cinquanta pagine mi avevano fatto sperare in un romanzo capace di coniugare memoria e narrazione, ma ben presto la struttura si è fatta confusa: le storie si intrecciano senza un ordine preciso, i personaggi si accavallano come in una centrifuga narrativa, e il ritorno costante sugli stessi episodi finisce per appesantire il ritmo.
Il risultato è un testo che, pur denso di dettagli storici, manca di quella tensione narrativa necessaria a coinvolgere davvero il lettore. Avrei preferito un racconto più snello, capace di far emergere con maggior forza emotiva la vicenda di Tatti e dei suoi abitanti. La materia c’era, ma la forma non l’ha servita al meglio.
In conclusione, Troncamacchioni offre senza dubbio uno spaccato autentico e documentato sulla Maremma durante il fascismo, ma almeno per me resta un’occasione mancata: non è riuscito a lasciarmi nulla, né sul piano emotivo né su quello letterario.

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01 agosto 2025

AGOSTO , LA FINE LENTA DELL’ESTATE E I BUONI PROPOSITI SOTTO L’OMBRELLONE.


C’è qualcosa di dolcemente malinconico in agosto. Il sole è ancora alto, le spiagge vibrano di vita, ma nell’aria si avverte un leggero sussurro di fine. Agosto è il tramonto dell’estate, il mese in cui si rallenta, si respira, si riflette.
Per molti, è il momento in cui si riscopre il piacere delle piccole cose: un pranzo all’aperto, un gelato al tramonto, un libro tra le mani mentre le onde fanno da sottofondo. È il tempo ideale per leggere in relax, per perdersi tra le pagine di una storia e ritrovarsi – magari – con nuove idee e propositi da seminare a settembre.
Perché sì, tra una lettura e un tuffo, agosto è anche il mese dei pensieri leggeri ma importanti. Di liste mentali piene di “da settembre farò…”: iniziare un nuovo corso, dedicarsi a un progetto lasciato in sospeso, rientrare con più consapevolezza nel ritmo quotidiano.
E allora, perché non cominciare proprio da una buona abitudine: leggere ogni giorno, anche solo per dieci minuti. In fondo, le storie ci accompagnano sempre, anche quando tutto il resto cambia.

Come scrive Henry James:
“L’estate ha sempre una sua fine dolceamara. Agosto è il suo addio silenzioso.”

E voi, lettori e lettrici, cosa state leggendo sotto l’ombrellone?
Avete già qualche progetto speciale per Ferragosto?

Scrivetemelo nei commenti, vi leggo con piacere!

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27 luglio 2025

“SULLE NOTE DELLA VITA : CONVERSAZIONE CON PIETRUCCIO MONTALBETTI”



Cari amici lettori,

oggi vi presento con piacere Pietruccio Montalbetti, chitarrista e fondatore dei Dik Dik.
Nel suo libro ci racconta l’amicizia e la musica vissute insieme a Lucio Battisti, in un viaggio fatto di ricordi, successi e grandi emozioni.


D. NEL SUO  LIBRO AUTOBIOGRAFICO “STORIA DI DUE AMICI E DEI DIK DIK ” , RIPERCORRE MOLTI MOMENTI SALIENTI DELLA SUA CARRIERA. C’È UN EPISODIO IN PARTICOLARE CHE CONSIDERA IL PIÙ RAPPRESENTATIVO DELLA SUA VITA ARTISTICA ?

R. Pazienza e tenacia, ottenni la raccomandazione dell’allora vescovo di Milano, Montini. Fu un piccolo miracolo: una lettera preziosa che, grazie alla Casa dei Ricordi — fornitrice di organi per le chiese della curia — ci aprì le porte del provino, e poi del contratto. È da lì che iniziò davvero il nostro viaggio.     

D. ⁠SCRIVERE UN' AUTOBIOGRAFIA È ANCHE  UN ATTO DI INTIMITÀ: CHE COSA L’HA SPINTA A RACCONTARSI OGGI E A CONDIVIDERE COSÌ TANTO DI SÉ ?

R. Ho scelto di raccontare solo una parte di me stesso, anche per smentire chi, senza far nomi, si è attribuito il merito di aver scoperto Lucio Battisti. In realtà, ciò che ci legava era qualcosa di più semplice e profondo: un’amicizia sincera, nata prima ancora che io mi rendessi conto del suo immenso talento.

D. ⁠LUCIO BATTISTI È UNA FIGURA CENTRALE NELLA STORIA DELLA MUSICA ITALIANA. COME È NATA LA VOSTRA AMICIZIA E COME HA INFLUITO SULLA VOSTRA MUSICA E SUL VOSTRO PERCORSO UMANO ?

R. La nostra amicizia sbocciò quasi per caso, nello studio di registrazione della Ricordi. Non sapevamo che le nostre strade si sarebbero intrecciate a lungo, ma bastò uno sguardo, una parola, perché ci scegliessimo come amici. I Dik Dik arrivarono al successo prima di lui, e forse fu proprio per questo che sentii il bisogno di tendergli una mano: lo accolsi in casa mia, e da allora il nostro legame non si è più sciolto.

D. C'È UN RICORDO PARTICOLARE DI LUCIO CHE LE È RIMASTO IMPRESSO NEL CUORE E CHE MAGARI NON AVEVA MAI RACCONTATO PRIMA ?

R. In questo racconto ho detto quasi tutto, tranne quei silenzi che parlano più delle parole. Come i ricordi che Albarita, sua sorella, mi confidò dopo la sua morte. Mi raccontò di un bambino in sovrappeso e profondamente triste. Forse lì, in quella malinconia, nacque la sua poesia.

D. NEI SUOI RACCONTI, TRASPARE ANCHE UN MONDO MUSICALE PROFONDAMENTE DIVERSO DA QUELLO DI OGGI. CHE COSA PENSA DELLA MUSICA ITALIANA CONTEMPORANEA ? C’È QUALCOSA CHE LE MANCA DI QUEL PERIODO D’ORO? 

R. È da tempo che non guardo il Festival di Sanremo. La musica di oggi riflette, a mio avviso, un mondo in crisi d’anima, dove conta di più l’apparenza dell’essenza, il denaro della salute, l’indifferenza dell’empatia. È come se il cuore si fosse fatto distante, e troppo spesso chi ha bisogno viene lasciato indietro.

D. OLTRE ALLA MUSICA , NEL SUO LIBRO EMERGE ANCHE IL VIAGGIATORE E L'UOMO CURIOSO . QUANTO QUESTI ASPETTI HANNO ALIMENTATO LA SUA CREATIVITÀ?

R. La vera università, per me, è il viaggio. Non quello del turista distratto, ma quello del viaggiatore solitario, che si perde per ritrovarsi. La creatività, dopotutto, è una fiamma che brucia già dentro di noi: basta aprirle la porta. E il viaggio, più di ogni altra cosa, è la chiave.

D. DOPO IL LIBRO E UNA CARRIERA  LUNGA E RICCA , CI SONO NUOVI PROGETTI ALL'ORIZZONTE ? STA GIÀ PENSANDO A UNA NUOVA PUBBLICAZIONE O A QUALCHE INIZIATIVA MUSICALE ?

R. Musicalmente sto lavorando a un disco country, ma anche alla stesura di tre libri che presto vedranno la luce:

– Storia di una Cinquecento e di un’anima, un sogno narrativo, puro frutto della fantasia.
– In viaggio con Siddarta, un omaggio personale al capolavoro di Hermann Hesse.
– Una vita d’avventura, un diario poetico di via.

Ringrazio Pietruccio per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande 

In libreria e sugli store online dal 25 giugno 2025 Minerva Edizioni


SINOSSI 

Un viaggio attraverso la musica e la storia di un’amicizia, nata sulle note in una sala di registrazione e consolidata nell’arco di una vita intera. Due artisti diversi: Pietruccio Montalbetti, storico chitarrista e fondatore dei Dik Dik, e Lucio Battisti, ma complici e sodali in un momento di grande cambiamento, storico, politico e musicale. Due ragazzi che sognavano il successo, poi diventati due uomini che lo hanno raggiunto e vissuto ciascuno a proprio modo, senza però mai perdersi di vista, senza mai rinunciare l’uno alla compagnia dell’altro.
Storia di due amici e dei Dik Dik è il lungo respiro di un’avventura, musicale e umana, in cui Pietruccio ripercorre gli anni dei primi accordi, dei primi concerti con la band e delle scorribande con Battisti su e giù per l’Italia a bordo di un’inossidabile Cinquecento. Gli anni del Cantagiro, dei grandi successi e della consacrazione nell’olimpo della musica italiana. Ma è anche il racconto intimo e raccolto di un rapporto elettivo, uno spaccato privato dei sogni e delle esperienze condivise lontano dai riflettori.
Un’epopea scanzonata e sentimentale che rivive lo slancio economico di un’Italia rinata, delle libertà e delle innovazioni che porteranno l’uomo sulla Luna e a un ritrovato benessere economico. Un Paese, il nostro, specchio di un mondo che correva in avanti ma sembrava trovare più tempo di oggi per fare le cose in un certo modo.
Pietruccio, Lucio e i Dik Dik: la storia di sognatori diventati amici (e musicisti).



COSA NE PENSO 

Storia di due amici e dei Dik Dik" è un libro che si legge tutto d’un fiato, con il sorriso sulle labbra e un pizzico di nostalgia nel cuore. Pietruccio Montalbetti, chitarrista e anima dei Dik Dik, ci accompagna in un viaggio sincero e appassionato attraverso ricordi, aneddoti e momenti indimenticabili vissuti con l’amico Lucio Battisti.
È un racconto che non parla solo di musica, ma soprattutto di amicizia: quella vera, nata per caso in una sala di registrazione e cresciuta tra sogni, successi, risate e chilometri macinati a bordo di una vecchia Cinquecento.
Attraverso le pagine, si respira l’atmosfera di un’Italia che cambiava, tra le rivoluzioni culturali degli anni Sessanta e Settanta, le prime grandi tournée, il Cantagiro, le notti lunghe di canzoni e speranze. Ma accanto alla cronaca musicale, c’è tanto cuore: Pietruccio ci regala uno sguardo intimo e toccante su un legame che ha superato il tempo e la fama.
In conclusione, un libro ideale per chi ama la musica italiana, certo, ma anche per chi crede nell’amicizia duratura e nella bellezza delle passioni condivise.
Un’epopea leggera e profonda allo stesso tempo: il ritratto di un’epoca e di due ragazzi diventati uomini… senza mai smettere di essere amici.

Buona lettura!


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21 luglio 2025

RECENSIONE: CONTEMPLAZIONE DI FRANZ KAFKA TRADUZIONE A CURA DI MARGHERITA BELARDETTI

In libreria e sugli store online dal 28 giugno 2024 Palingenia Edizioni

NOTE SULL' AUTORE 

Franz Kafka (1883-1924) è stato uno scrittore ceco di lingua tedesca, considerato una delle figure più importanti della letteratura del XX secolo. Le sue opere, spesso caratterizzate da atmosfere angoscianti e surreali, esplorano temi come l'alienazione, la burocrazia, l'ansia esistenziale e il rapporto conflittuale con l'autorità. 


SINOSSI 

Quando, nel dicembre 1912, appare Contemplazione, il primo libro del ventinovenne Franz Kafka, non è solo l’abnorme dimensione dei caratteri – voluta dall’autore – a impressionare i lettori come qualcosa di inusitato, perché le brevi, a volte brevissime prose che lo compongono, sottraendosi a qualsiasi definizione, sono come estranianti quadri poetici in cui c’è già tutta l’originalità e la potenza dell’opera di Kafka, condensata in una scrittura tesa, abbagliante. È una scrittura-confessione, una scrittura a suo modo impudica per troppo mettersi a nudo, una scrittura visionaria capace di scardinare sintassi, logica e l’idea stessa di letteratura, che pure in quegli anni si sta aprendo, con esiti anche dirompenti, allo sperimentale e alla rottura con la tradizione. Ma la voce di Kafka, già allora, brilla altissima nella sua unicità.  

COSA NE PENSO

Kafka non si legge: si attraversa, si contempla appunto. Il piccolo gioiello letterario Contemplazione raccoglie brevi testi in prosa giovanili, profondamente simbolici, già intrisi di quell’ambiguità e quell’inquietudine che diventeranno la cifra stilistica dell’autore.
Non è un’opera di facile approccio, ma è un libro che si lascia scoprire lentamente, come la nebbia che rivela a poco a poco la sagoma di una città. Ogni brano sembra sospeso tra realtà e sogno, tra quotidiano e metafisico. Kafka scrive del mondo con uno sguardo obliquo, poetico, straniante.
La traduzione curata da Margherita Belardetti si distingue per delicatezza e stile raffinato. Nelle sue parole si avverte un affetto sincero per il testo originale e una profonda passione per il proprio lavoro di traduttrice. Belardetti riesce a restituire la voce di Kafka con un equilibrio raro: fedele e personale al tempo stesso, senza mai forzare né tradire.
Il brano che mi ha colpito più di tutti è “Gli alberi”:

«Perché siamo come tronchi d’albero nella neve. In apparenza vi poggiano sopra, e con una piccola spinta si potrebbero spostare. No, non si può, perché sono saldamente congiunti al terreno. Ma guarda, persino questo è solo apparenza.» 

In poche righe, Kafka condensa l’illusione della libertà, la forza delle abitudini, l’ambiguità del vivere. È una metafora lieve e profonda insieme, che resta nella mente come un sussurro.
In conclusione, Contemplazione è una lettura che consiglio soprattutto agli estimatori di Kafka e a chi sa apprezzare la densità nascosta nelle forme brevi, a chi non teme l’inquietudine e ha la pazienza per indugiare tra le righe, cogliendone i riflessi.
Buona lettura! 

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17 luglio 2025

RECENSIONE DEL LIBRO: “INVERNESS" DI MONICA PARESCHI

In libreria e sugli store online dal 25 ottobre 2024 Alessandro Polidoro Editore


NOTE SULL'AUTRICE

Monica Pareschi è traduttrice letteraria, scrittrice e editor. Ha curato e tradotto tra gli altri testi di Charlotte Brontë, Edith Wharton, Doris Lessing, Willa Cather, James Ballard, Bernard Malamud, Paul Auster, Alice McDermott, Shirley Jackson, Mark Haddon. Vive a Milano, con suo figlio.

SINOSSI 

Le storie raccolte in Inverness raccontano di donne e uomini, bambine e ragazze che attraversano situazioni crudeli, morbose e spesso paradossali, che cercano di incontrarsi e amare ma la cui strada è ostacolata dai non detti, da incomprensioni velate, dalle piccole ossessioni che ci rendono così mortalmente umani.


COSA NE PENSO

Inverness è un’opera sorprendente, che già dal titolo suggerisce una riflessione profonda sulla natura stessa dell’esistenza. Il libro si presenta come un intreccio di racconti brevi, autonomi, ma uniti da una trama sotterranea di emozioni condivise, percorsi divergenti e memorie. Uomini e donne camminano lungo strade differenti, ma il loro passaggio lascia tracce simili, echi riconoscibili che rimandano alle contraddizioni e alle ferite della condizione umana.
La scrittura è fluida, autentica, spoglia di artifici: colpisce per la sua onestà e per la capacità di raccontare sentimenti complessi con nitidezza disarmante. Si affrontano temi come l’insicurezza, i pensieri oscuri, le relazioni tossiche, il desiderio e la delusione: un’umanità dolente, ma mai completamente vinta.
Il racconto conclusivo, che dà il titolo alla raccolta, rappresenta l’apice emotivo del volume. La protagonista, P., è una figura carismatica, ricca di vitalità e intuizioni, contrapposta a un’amica senza nome che sembra vivere in una penombra consapevole e voluta. Questo dualismo, tra slancio e rassegnazione, tra luce e ombra, dà vita a un testo di forte impatto, capace di trafiggere il lettore con la precisione di una lama sottile: il cuore viene colpito, diviso, messo a nudo.
In conclusione, Inverness è un viaggio nell’interiorità, un’esperienza letteraria che invita a guardarsi dentro con coraggio, riconoscendo quei lati più oscuri e silenziosi che spesso si preferisce ignorare. Un libro che resta, che lascia una traccia. Lettura caldamente consigliata.


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