05 dicembre 2023

INTERVISTA A PAOLA MUSA


Cari amici lettori,

L'ospite di questa nuova intervista è Paola Musa.
Scrittrice, traduttrice, poetessa, vive a Roma. 
Ha ottenuto svariati riconoscimenti in ambito poetico. Collabora da anni con numerosi musicisti come paroliere. Ha firmato diverse canzoni per Nicky Nicolai insieme a Stefano Di Battista e Dario Rosciglione.
Ha composto le liriche per la commedia musicale Datemi tre caravelle (interpretata da Alessandro Preziosi, con musiche di Stefano Di Battista) e per La dodicesima notte di William Shakespeare (regia di Armando Pugliese, musica di Ludovico Einaudi). Nel 2008 ha pubblicato il suo primo romanzo, Condominio occidentale (Salerno Editrice), selezionato al Festival du premier roman de Chambéry e al “Premio Primo Romanzo Città di Cuneo”. Ha scritto con Tiziana Sensi la versione teatrale del suo romanzo d’esordio, portato in scena da attori vedenti e ipovedenti in importanti teatri romani, e al Festival internazionale Babel Fast di Târgovişte (Romania). Nel 2015 il libro è diventato un tv movie per Rai 1 con il titolo Una casa nel cuore e con protagonista Cristiana Capotondi. Nel giugno 2009 è uscito il romanzo Il terzo corpo dell’amore (Salerno Editrice) e nel marzo 2012 la sua prima raccolta di poesie Ore venti e trenta (Albeggi Edizioni). Per Arkadia Editore ha pubblicato i romanzi Quelli che restano (2014), Go Max Go (2016), L’ora meridiana (2019), La figlia di Shakespeare (2020), Nessuno sotto il letto (2021),  Umor vitreo (2023).



D. CHI È PAOLA?

R. A una domanda così apparentemente semplice non si può rispondere in poche righe, comunque ci provo. Fin da bambina ho cercato uno strumento per interpretare il mondo, sia esteriore che interiore. 
La lettura, e poi la scrittura, si sono rivelate nel tempo il modo a me più consono e naturale per definire ciò che sento. A nove anni già scrivevo le prime poesie e i primi racconti, ma non ho mai avuto ambizioni letterarie. Così, ho aspettato un pò, prima di pubblicare. Oggi ho all'attivo due sillogi pubblicate, diversi riconoscimenti in ambito poetico, otto romanzi (il più recente, Umor vitreo, è uscito nel giugno 2023 per Arkadia editore) ma mi sento ancora 'in cammino', alla ricerca di qualcosa.

D. CHE SENSAZIONE SI PROVA DOPO AVER SCRITTO UN LIBRO?

R. Scrivere un libro è un processo lungo. Il mio rapporto con la scrittura, nel tempo, è diventato sempre più esigente, soprattutto perchè mi occupo di indagare, attraverso i miei romanzi, la natura delle emozioni umane. Quando, dopo molte riletture, sento che il libro è pronto, provo un senso di liberazione. Anche di vuoto, finalmente.

D. DA QUALE IDEA, SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, NASCONO I TUOI ROMANZI?

R. Ho scritto molto di tematiche sociali: carceri, lavori usuranti povertà, crisi economica, tra gli altri. Ma anche delle dinamiche sottili e spesso complesse che si vengono a creare nei rapporti familiari. Negli ultimi anni mi sto dedicando, in particolare, a un progetto ambizioso, dedicato ai vizi capitali. Il mio interesse per i vizi capitali nasce per caso, durante la stesura de L'Ora meridiana (2019). Da quel momento in poi ho deciso di dedicare il mio lavoro all'esplorazione di questi abiti del male in chiave narrativa. Esce così un anno dopo (2020) La figlia di Shakespeare (superbia), nel 2021 Nessuno sotto il letto (avarizia) e nel 2023 Umor vitreo (invidia), tutti libri pubblicati da Arkadia editore

D. HAI DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R. Nessuna in particolare. Quando non riesco ad andare avanti, di solito esco e vado a camminare. Il movimento aiuta a mettere ordine ai pensieri, spesso le trame mi nascono spontanee lontano dal luogo in cui le metto per iscritto.

D. CON QUALI COLORI DESCRIVERESTI TUTTI I TUOI PERSONAGGI? 

R. Ah, non saprei. Forse la tavolozza dei colori non basta, quando si tratta di emozioni, dove le sfumature sono tante, troppe.

D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE... CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R. Chi mi ha già letto, sa quali sono le tematiche che mi stanno a cuore, e il modo serio con sui affronto la letteratura. A chi non mi conosce, auspico di arrivare, in qualche modo, prima o poi.

D. PROGETTI PER IL FUTURO E SOGNI?

R. Sto lavorando al prossimo romanzo, sempre sui vizi capitali, questa volta dedicato alla Lussuria. Sarà interessante capire se il tema avrà più presa degli altri. Sogni? Scrivere è già un sognare ad occhi aperti, è coltivare storie e mondi in cui altri, leggendo, possono tenerli vivi!


Ringrazio Paola per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.



© Riproduzione riservata

Informativa sulla privacy e sull'uso dei cookie

23 novembre 2023

RECENSIONE DEL LIBRO: TUTTA LA VERITÀ, NIENT'ALTRO CHE UNA BUGIA DI ROBERTO EMANUELLI

In libreria e sugli store online dal 24 ottobre 2023 Sperling&Kupfer

NOTE SULL' AUTORE

Roberto Emanuelli, romano, ha iniziato a scrivere sul web curando un blog, per poi approdare alla pubblicazione con Rizzoli. Ha esordito con Davanti agli occhi (2016), un piccolo caso editoriale intorno al quale è nata un’appassionata comunità di lettori sui social. Ogni giorno le sue parole sono condivise da migliaia di follower. Nel 2017 esce sempre per Rizzoli E allora baciami, nel 2018 Buonanotte a te. Altre sue pubblicazioni: Tu, ma per sempre (DeA Planeta, 2019), Adesso lo sai (Sperling & Kupfer, 2020), Volevo dirti delle stelle (Sperling & Kupfer, 2021) e Tutta la verità, nient'altro che una bugia (Sperling & Kupfer, 2023).

SINOSSI

Niccolò non ha ancora quarant’anni, lavora in un negozio nel centro di Roma ed è un single di successo. La sua vita scorre tra appuntamenti ad alto tasso erotico, il calcetto del martedì sera e le uscite con gli amici del cuore, Patrizio e Giulio. Ormai è qualche anno che non si innamora davvero e comincia a chiedersi se non gli ricapiterà più, se il sesso senza complicazioni sia la soluzione perfetta per tenersi al riparo dalla sofferenza e dalla fatica di mettersi in gioco. Innamorarsi può farti volare, confida alla sua migliore amica Dafne, ma è facile precipitare. Se con gli amici le serate trascorrono all’insegna della leggerezza e delle battute, con lei, oltre alla passione per la Juventus che li lega, può accedere invece al mondo esclusivo e misterioso dei sentimenti femminili, confidandole in cambio, senza reticenze, quello che pensano davvero molti maschi sulle donne e sulle relazioni. Ma quando uno tsunami sconvolge la sua vita e lo costringe a guardare al futuro da una nuova prospettiva, si ritrova a fare i conti con tutte le sue certezze.

COSA NE PENSO

Ho letto questo libro nel giro di pochi giorni, l' ho trovato molto scorrevole.
All' inizio però non mi sentivo particolarmente coinvolta, perché la storia appariva “apparentemente” anonima priva di contenuti interessanti dal mio punto di vista.
A un tratto la svolta, Roberto Emanuelli cambia direzione,la storia assume contorni differenti,porta il protagonista Niccolò in un punto cruciale della sua vita. Inizia quella che io amo definire “sostanza”. Le emozioni prendono il sopravvento ed è fatta,la storia inizia a scorrere come un fiume in piena,e tutto inizia a prendere forma. Dire solo che si tratta di una bellissima storia adesso sarebbe veramente riduttivo. “Tutta la verità, nient'altro che una bugia” è un libro potente,di una dolcezza sconfinata, emozionante. In questo le lettrici converranno con me. 
In conclusione, Ve lo consiglio! Buona lettura 


Caterina Lucido

© Riproduzione riservata


Informativa sulla privacy e sull'uso dei cookie

14 novembre 2023

INTERVISTA A MICHELE MONINA


Cari lettori,

L'ospite di questa nuova intervista è Michele Monina ,nato ad Ancona, vive a Milano da quasi quindici anni. Scrittore e critico musicale, traduttore, autore televisivo, reporter di importanti testate. Ha pubblicato opere biografiche di artisti e di sportivi famosi e opere sulla cultura popolare. Traduttore di autori e personalità del mondo musicale importanti (Chuck Palaniuk, Lou Reed, Nick Hornby, Eminem...). È autore dello spettacolo televisivo, condotto da Ambra Angiolini, Stasera niente Mtv.


D. MICHELE CI PARLI DI LEI E DEL SUO INCONTRO CON LA LETTERATURA…

R. Sono arrivato alla scrittura, e quindi alla letteratura, relativamente tardi, intorno ai ventiquattro anni. È accaduto dopo aver mollato il mondo della musica, un passato da chitarrista in diverse realtà della mia zona, e aver incontrato colui che poi sarebbe stato il mio Pigmalione, Nanni Balestrini. Lui mi ha spinto verso la scrittura, lui ha in qualche modo acceso la mia carriera di narratore, invitandomi al Laboratorio di Scritture Ricercare, a Reggio Emilia, nel 1997, e portandomi alla pubblicazione del mio primo libro. La musica, però, mia prima passione, sarebbe presto tornata nella mia vita, quando mi hanno invitato a ricoprire il ruolo di critico musicale prima a Panorama e poi a Tutto Musica. Oggi continuo a scrivere, prevalentemente di musica e viaggi, niente più narrativa, cercando di portare un po’ di letteratura anche in questi campi.

D. QUALE È STATA LA DIFFICOLTÀ MAGGIORE DURANTE LA STESURA PER IL LIBRO “IL MONDO PER IL VERSO GIUSTO”?

R. Devo dire che la difficoltà principale l’ho incontrata nel leggere il libro del generale Vannacci. Per la forma discutibile con cui è scritto, innanzitutto, e per i contenuti che in quel modo così goffo veicola. Rispondere punto per punto alle sue bislacche tesi, seppur sia stato per me un andare fuori dalla mia comfort zone, è stato piuttosto semplice, naturale. In fondo credo che chiunque sia dotato di un minimo grado di buon senso e di umanità non può che ritrovarsi nelle mie risposte alle sue tesi, assolutamente arretrate e disumane.

D. QUANTO TEMPO E’STATO NECESSARIO PER LA REALIZZAZIONE DEL LIBRO?

R.La natura del mio libro è quella tipica dell’Istant Book. Succede qualcosa, nello specifico l’uscita e l’immediato successo del libro di Vannacci, favorito certamente dall’attacco subito da certi media, e a quel punto si decide di rispondergli per le rime. Lo si può fare solo bruciando i tempi, perché per disinnescare un fenomeno di massa tocca stare sul pezzo, altrimenti si rischia di arrivare a partita finita. Il libro di Vannacci è finito su Amazon a agosto, il mio è uscito per Moralia, in libreria, a fine settembre. Moralia, che ha assecondato la mia volontà di lanciarmi in questa querelle, è stata velocissima, io pure.

D. C'È QUALCHE ANEDDOTO PARTICOLARE DELLA SUA CARRIERA DI SCRITTORE O GIORNALISTA CHE VUOLE CONDIVIDERE CON NOI?

R. Nel corso di circa trent’anni di carriera, saranno trenta proprio l’anno prossimo, ventisei dal mio esordio in libreria, ho avuto modo di pubblicare molti libri, di vario genere. Per un certo tempo sono stato il biografo delle popstar italiane, andando anche a firmare con artisti quali Vasco Rossi, Caparezza, Cesare Cremonini e altri, le loro opere. Bene, quel che mi ha sempre stupito è come, a fronte di novanta due opere pubblicate, alcune anche baciate da un riscontro importante di pubblico, io sia considerato più scrittore dal mondo della musica che da quello delle lettere. Sarà che mi sono sempre tenuto appartato, anche quando per anni ho lavorato in prima linea in editoria, in Mondadori. Credo che in fondo l’idea di provare a fare letteratura usando la forma del reportage, quella della biografia, e anche quella dei pezzi pubblicati sui magazine, venga anche da lì, dalla volontà di starmene altrove. 

D. UN LIBRO CHE NON SI STANCHERÀ MAI DI RILEGGERE?

R. Come dicevo, ho cominciato a scrivere su consiglio di Nanni Balestrini, che ai tempi e anche oggi era uno dei miei punti di riferimento assoluti. Il suo Vogliamo tutto è uno di quei testi che mi torna spesso tra le mani e sotto gli occhi. Ma non è il solo. Amo alla follia David Foster Wallace, all’aver suggerito il suo nome per la pubblicazione il suo Infinite Jest in Mondadori si deve l’inizio della mia collaborazione della casa di Segrate, anche se poi quel suggerimento non è mai stato preso in considerazione. Il suo Una cosa divertente che non farò mai più, al pari di Paura e disgusto a Las Vegas di Hunter S. Thompson, forse anche a Lunar Park di Bret Easton Ellis sono alla base di quanto vado facendo per libri da diversi anni a questa parte. 

D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOLE AGGIUNGERE... CHE VORREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?

R. Nella vita di tutti i giorni mi occupo di faccende effimere, scrivo di musica pop, commento X Factor o Sanremo. Quello che spesso suggerisco a chi mi legge, è di farlo a prescindere da quel di cui scrivo, cioè indico chiaramente la non necessità di seguire il talent di Sky anche se si vogliono leggere le pagelle che da nove anni tengo a riguardo con mia figlia Lucia. Ecco, se qualcuno fosse incuriosito dal mio libro di risposta a Vannacci vorrei dirgli che non è necessario aver letto anche il libro del generale per poterlo affrontare. Anzi, invito proprio a non leggere Vannacci, direi che di danni ne ha fatti a sufficienza. 

D. PROGETTI PER IL FUTURO?

R. In questo momento sto ultimando un paio di prossime opere, una è il racconto di un lungo viaggio fatto questa estate in Albania, luogo divenuto piuttosto popolare nel nostro immaginario, e uno riguarda il futuro prossimo, che mi piacerebbe riuscissimo tutti a affrontare senza tutte quelle paranoie che siamo soliti applicare a ciò che ancora non conosciamo. 

Ringrazio Michele per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.


In commercio dal 26 settembre 2023 Fanucci



SINOSSI

Questione di punti di vista, ma "Il mondo al contrario" del generale Vannacci mette in fila una serie di tematiche discutibili che Michele Monina prova a disinnescare, dando vita a un pamphlet agile e del tutto speculare al bestseller più discusso di questa estate 2023. Affrontando temi come Dio, patria, famiglia, italianità, razzismo, genderismo, femminismo e ambientalismo, lo scrittore marchigiano traccia una versione del mondo sintonizzata sull’oggi, dove le minoranze vanno tutelate, al pari del pianeta.



COSA NE PENSO

Il nuovo libro di Michele Monina è una bomba ad orologeria,sé così lo si può definire per gli argomenti trattati, da l'omofobia al razzismo.Un libro fatto apposta per rispondere al libro di Roberto Vannucci 'Il mondo al contrario', l'attuale comandante dell’Istituto Geografico Militare di Firenze attacca "la dittatura delle minoranze"
Monina non smorza i toni sul libro 
più discusso di questa estate,anzi ne delinea i contenuti trattati li rielabora fino a costruirne la chiave giusta, in cui i lettori troveranno molti aspetti un po' offuscati dai media durante l'uscita del libro di Vannucci. Un libro che mi è piaciuto sin da subito.Consigliato! Buona lettura!


© Riproduzione riservata

Informativa sulla privacy e sull'uso dei cookie

01 novembre 2023

CONOSCIAMO MICO AGIRÒ, AUTORE DEL LIBRO “LE METRO INVISIBILI”





Cari lettori,

L'ospite di oggi è Mico Argirò, cantautore pubblica gli album “Tra le rose e il cielo ” (2009), “Canzoni” (2010), “Vorrei che morissi d’arte” (2016) e “Irriverentə - Canzoni dagli anni 20” (2022) primo album stampato su preservativi e primo album in Italia con la schwa nel titolo. Compone musiche per il teatro e cortometraggi, nel 2020 è tra gli artisti italiani del progetto “MIT - Music Industry Talks” dell’Istituto Italiano di cultura di Dakar. Insegna e si occupa di articoli scientifici di letteratura. “Le metro invisibili” è il suo primo libro: un’avventura contemporanea e mitologica tra le fermate della metro di Milano, scritta in “Scrittura stereo ”.


D. CHI È MICO?

R. È una vita che cerco di rispondere a questa domanda…In genere le persone lo fanno citando il proprio lavoro, anche con una certa spocchia. Io penso che sia riduttivo un mestiere o una sola cosa per definirsi, parlo di questo anche nel capitolo “Porta Garibaldi Sotterranea” del libro.
Mi piace definirmi “essere umano”, cosa che sembra scontata, ma credo proprio non lo sia, per mille ragioni. Un essere umano che ama fare musica, scrivere canzoni è la mia prima natura, poi scrivere libri, ma in generale comunicare, entrare in relazione con l’altro.

D. DA QUALE IDEA, SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, NASCE QUESTO TUO PRIMO LIBRO “LE METRO INVISIBILI"?

R. L’idea di questo libro nasce col mio arrivo a Milano, sei o sette anni fa, non ricordo. La situazione di partenza è la mia: un ragazzo appena arrivato nella città, con due pesanti assenze da elaborare. Poi l’idea è fiorita nella trama di un viaggio metropolitano sia reale che simbolico, alla ricerca di qualcosa di più alto. L’idea della “Scrittura Stereo”, questa forma che mi sono inventato per il libro, è arrivata come un illuminazione, un esperimento musicale su carta che tanto deve alle avanguardie letterarie, ma anche al fumetto, al cinema, oltre che, chiaramente, alla mia esperienza musicale.

D.UNA SCENA DEL LIBRO CHE TI PIACE PARTICOLARMENTE?

R.Quando il protagonista incontra a Cadorna le Parche. Un istante di sospensione di tutto, nella sera di Milano. Le tre gli spiegano il loro lavoro e gli predicono che scriverà del viaggio che sta facendo, che ha arte nel sangue e che il cammino tra queste metro sarà un percorso di vita, di apprendimento, di formazione.
Mi piace perché il mitologico si lega strettamente al reale, le tre divinità sono lì, non è un sogno, lui può vederle all’opera a filare, è minuscolo davanti alla grandezza del Destino.

D. UN LIBRO CHE HA AVUTO UNA GRANDE INFLUENZA NELLA TUA VITA?

R.Sicuramente l’Odissea, da sempre. Un’opera incredibile, valida ancora oggi. In quel libro c’è tutto il campionario dell’umanità, dei suoi vizi e delle sue virtù, c’è il viaggio, c’è una forma di scrittura sopraffina... Avrei potuto citarne tante, ma quell’opera è una delle più importanti fonti di ispirazione della mia vita e della mia attività letteraria adesso.

D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE... CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R. Io vorrei dire che sono onorato per l’attenzione che daranno alle mie parole, ormai meno mie e più loro. Per me è un campo nuovo la scrittura, ma mi sono messo in gioco totalmente, aprendo la mia anima, la mia vita, la mia immaginazione.

D. PROGETTI PER IL FUTURO?

R. Sopravvivere al meglio, come primo obiettivo. Poi presentare il libro, incontrare le persone, sviluppare qualche altra idea che mi è venuta nel frattempo, ma con i miei tempi, non quelli della società.

Ringrazio Mico per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.



In uscita il 2 novembre 2023 Edizioni Underground



SINOSSI

Ogni capitolo, col nome di una fermata delle metro di Milano, segna un passo in un’avventura epica e mitologica di un uomo appena arrivato in città, che ha perso Lei, donna e incarnazione metaforica della Fiducia.
Il destino permetterà al protagonista incontri fuori dall’ordinario, dalle Moire fino a Leonardo, dalle anime del cimitero monumentale a Michelangelo, fino alla ricongiunzione con Lei e alla partenza.
Milano è vera e propria coprotagonista dell’opera e irrompe in ogni capitolo con una bellezza inaspettata e delicata, ricca di dettagli e di vita vissuta.
L’opera è scritta in Scrittura Stereo, inventata da Mico Argirò per l’occasione: il foglio è diviso in tre parti come a simulare le nostre sensazioni uditive (una sorta di “panning grafico”); in questi spazi l’autore cerca di restituire la frammentazione della realtà in cui ognuno è immerso, tra percezioni sensoriali, pensieri e ricordi. È una scrittura estetica, simbolica, ma anche fumettistica e pop.
Una storia contro la disillusione, contemporanea e d’avanguardia, ma con modelli letterari antichi.

COSA NE PENSO

Un libro sensoriale, un viaggio continuo tra musica e poesia in chiave prosa. Perché sì,questi tre fattori sono il punto di forza di questo testo. A un tratto, c'è della poesia, poi guardi ai lati di questo "spartito" immaginario e ascolti una musica che non c'è, ma ti arriva lo stesso, il ritmo te lo danno le parole che si susseguono in un unico afflato. Il modo in cui è stato suddiviso il testo è proprio il caso di dirlo è stata un idea innovativa di fare scrittura che la si accoglie con molto entusiasmo. 
In conclusione, “Le metro invisibili ” è un insieme di luci e ombre di una grande metropoli come Milano.
Dove la fretta e la mancanza di calore da parte dei viaggiatori e dei passanti, innesca una vera e propria acuta e attenta, riflessione umana in solitaria, del tempo che non esiste ma è solo un illusione di passi incerti, di cadute e di risalite. 
Con questo suo libro d'esordio formativo Mico Argirò, ci rivela che la vita che ci attende è tutta davanti a noi, un passo dopo l'altro.Consigliato.
Buona lettura!




© Riproduzione riservata


Informativa sulla privacy e sull'uso dei cookie


©Foto di Angelo Barone 

29 ottobre 2023

RECENSIONE DEL LIBRO: LA VIOLINISTA DI HITLER DI YOANN IACONO


In libreria e sugli store online dal 12 maggio 2022 Garzanti



NOTE SULL' AUTORE

Yoann Iacono è nato nel 1980 a Bordeaux. Il suo romanzo d’esordio, La violinista di Hitler, nasce al termine di tre anni di ricerche in Francia, Germania e Giappone sulla vita di Nejiko Suwa.

SINOSSI

Nejiko accarezza le corde tese del violino sotto i polpastrelli. La sua maestria nello strumento l’ha condotta dal lontano Giappone fino in Europa, per tenere una serie di concerti. Ma Nejiko sa che lo strumento che stringe tra le mani ha un significato profondo: è stato il gerarca nazista Goebbels a regalarle quel magnifico Stradivari, come segno di alleanza tra il suo paese e la Germania. Anche se è molto giovane, ha avuto l’onore di quel dono. Nejiko non fa che ripeterselo mentre, intorno a lei, rimbomba l’eco della guerra. Eppure non riesce a suonare come ha sempre fatto. Il violino sembra osteggiarla: invece di far vibrare la sua musica, si chiude di più a ogni tocco. È come se avesse un’anima, un passato. E lei non riesce a vincere questa battaglia. Perché Nejiko sa. Nejiko sa che lo Stradivari è stato rubato. Che è appartenuto a un musicista ebreo. Che sono state le mani di un uomo morto per mano dei nazisti a sfiorarlo prima di lei. Da quel momento ha un solo obiettivo: protegge - re il violino. Difenderlo con la sua stessa vita per rendere onore al suo proprietario. Ma ora qualcuno è alla ricerca dello strumento e Nejiko deve trovare il coraggio di fare la scelta giusta. Solo allora lo Stradivari potrà tornare a suonare. Solo quando sarà libero. Libero davvero.


COSA NE PENSO 

Il romanzo d’esordio di Yoann Iacono,ispirato alla storia vera di Nejiko Suwa, la giovane violinista Giapponese a cui Joseph Goebbels ministro del terzo Reich donò uno Stradivari (Guarnieri) per suggellare l'alleanza tra Germania e Giappone.
“La violinista di Hitler” è un
romanzo sensibile, malinconico proprio come le struggenti note suonate da Nejiko durante i suoi concerti. Al contempo si rivela un racconto forte e risoluto come la stessa Nejiko. Scritto davvero molto bene.
In conclusione, cosa ci insegna questo libro? Bèh, ci insegna, il valore della libertà di poter scegliere il proprio destino. Ma soprattutto, riporta alla luce numerosi eventi accaduti durante la seconda guerra mondiale, molti dei quali sono stati dimenticati, o peggio, denegati.
È dunque nostro dovere tramandarli e preservarli intatti nel tempo. Consigliato. Buona lettura!


© Riproduzione riservata


Informativa sulla privacy e sull'uso dei cookie

04 ottobre 2023

INTERVISTA A EVELINA SANTANGELO AUTRICE DEL LIBRO: IL SENTIMENTO DEL MARE









Cari lettori,

L'ospite di oggi è Evelina Santangelo. Nata a Palermo. Presso Einaudi ha pubblicato nel 2000 la raccolta di racconti L'occhio cieco del mondo (con cui ha vinto i premi Berto, Fiesole, Mondello opera prima, Chiara, Gandovere-Franciacorta), e i romanzi La lucertola color smeraldo (2003), Il giorno degli orsi volanti (2005), Senzaterra (2008), Cose da pazzi (2012), Non va sempre cosí (2015) e Da un altro mondo (2018, libro dell'anno della trasmissione Fahrenheit Rai-Radio3, Premio Feudo di Maida, Superpremio Sciascia-Racalmare, Premio Pozzale Luigi Russo). Nel 2023, sempre per Einaudi, è uscito il reportage narrativo Il sentimento del mare. Suoi racconti sono apparsi nelle antologie Disertori e Ragazze che dovresti conoscere (Einaudi Stile Libero, 2000 e 2004), Principesse azzurre 2 (Oscar Mondadori, 2004) e Deandreide (Rizzoli Bur, 2006), Le ferite (Einaudi, 2021). Con il racconto Presenze ha partecipato all'antologia L'agenda ritrovata. Sette racconti per Paolo Borsellino (Feltrinelli, 2017). Ha anche tradotto Firmino di Sam Savage, Rock'n'roll di Tom Stoppard, e curato Terra matta di Vincenzo Rabito.


D. EVELINA CI PARLI DI LEI E DEL SUO INCONTRO CON LA LETTERATURA…

R. Diciamo la verità. Io da piccola non ero una gran lettrice. Amavo I giochi scalmanati. Avevo bisogno di muovermi all'aria aperta. La lettura e la letteratura sono arrivate nella mia vita quando ho capito che volevo avere pensieri miei e mie parole per esprimerli, quando cioè ho sentito il bisogno di una libertà più grande.

D. DA QUALE IDEA, SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, NASCE QUESTO SUO ROMANZO “ IL SENTIMENTO DEL MARE”?

R. Questo libro è nato da due tensioni. Da una parte, un sentimento di ribellione dinanzi alla crescente consapevolezza che il mio mare, il mar Mediterraneo, mare tra le terre (che storicamente unisce le sponde del sud Europa e del nord Africa) da tempo è ridotto a un immenso sudario dove si consuma una ecatombe. Così mi sono detta: ma ce lo vogliamo ricordare cosa è questo mare? e cosa è il mare in generale? Vogliamo tornare alla radice della legge del mare tanto evocata? Dall'altra, sono stata spinta al mare dal bisogno personale di tornare a un elemento che ha scandito la mia vita e che, per questo, potesse aiutarmi a ritrovare me stessa in un momento di perdita totale del senso della mia esistenza. Così ho scoperto come il mare cura, salva, accoglie la fragilità, e l'ho scoperto mettendo in relazione la mia esperienza con quella di altre persone: madri che hanno perso figli in mare, apneisti che calandosi negli abissi scendono nella propria interiorità, nuotatori che affrontano il mare in un corpo a corpo, donne e uomini che ci lavorano per sopravvivere o lo solcano per mettere alla prova se stessi...

D. QUANTO TEMPO È STATO NECESSARIO PER LA REALIZZAZIONE DEL LIBRO?

R. Mi ci sono voluti 3 anni per scrivere questo libro. È stato difficile trovare la strada delle parole. All'inizio ho sperimentato il mare, ho riscoperto la mia mediterraneità, ho ascoltato tante voci che in maniere diverse mi restituivano modi di stare nel mare e nella vita, poi ho trovato la prima frase del libro e non mi sono più fermata. Ci ho messo anni per trovare quell'incipit così semplice. Il resto è venuto da sé.

D. HA DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R. Prima di cominciare un nuovo libro, quando sento che più o meno è arrivato il momento, prendo una pezzuola e pulisco i tasti, lo schermo, come per fare spazio alle nuove parole, ai nuovi pensieri, all'immaginazione. E quando scrivo, mi sveglio anche di notte per prendere appunti su qualsiasi supporto mi capiti sottomano.

D. UN LIBRO CHE HA AVUTO UNA GRANDE INFLUENZA NELLA SUA VITA?

R. Mah, sono tanti i libri che hanno segnato vari momenti della mia crescita spirituale e umana. Il ricordo più vivo di una lettura che mi è rimasta impressa risale ai miei 15 o 16 anni. Avevo una febbre fortissima che quasi non ragionavo e intanto leggevo «Il tamburo di latta» di Gunter Grass. Il malessere fisico si è andato a saldare al malessere esistenziale del nano Oscar calato nella Germania neonazista. Ho un ricordo esatto e indelebile di quei giorni a letto trascorsi a leggere al punto che non riesco più a separare il libro da quel momento della mia vita.

D.C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOLE AGGIUNGERE... CHE VORREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?

R. Quel che vorrei dire a lettrici e lettori è semplicemente questo: non smettere di leggere i libri che vi appassionano. Leggere aiuta a essere persone libere.

D. PROGETTI PER IL FUTURO?

R. Ancora non ho un nuovo progetto. Scrivo articoli, brevi pezzi narrativi e intanto nutro un pensiero che non so ancora se diventerà un libro: penso a come posso immaginare e raccontare la fragilità. 


Ringrazio Evelina per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.


 


In libreria e sugli store online dal 23 maggio 2023 Einaudi


SINOSSI

Il mare, lo sa chi lo ama, è un sentimento. Ma anche un serbatoio di memoria, una possibilità, un tesoro, un pericolo. Il mare è di tutti. Nessuno può raccontarlo senza finirci dentro, senza perdersi anche nella fragilità. E così, in questo libro al calor bianco, le storie di uomini e donne che hanno sfidato, amato o subíto il mare s’intrecciano con quella di chi racconta, mettendosi a nudo. Al punto che qualsiasi etichetta – romanzo, memoir, reportage narrativo – diventa inutile: questo è un testo vertiginoso, che inventa se stesso pagina dopo pagina. «Anche il mio è un viaggio di ritorno attraverso il mare, di ritorno a quanto mi sembrava irrimediabilmente perduto: la passione per qualcosa che ci fa sentire vivi». Il mare trabocca di storie: viste da terra, cercate fra le onde o luccicanti sul fondale. Vicende e avventure che hanno sempre qualcosa di epico, mitico ed estremo. E a raccontare questo mare corale è la voce della scrittrice colta in un momento di deriva della propria esistenza. È lei, ferita e stremata come dopo un naufragio, che ne raccoglie le tante storie con un’angolazione calda, narrativa, quasi investigativa: l’ostinazione di Carmelo, che ha cercato di dare una nuova esistenza a un capodoglio ucciso dall’uomo ricomponendone lo scheletro per anni; le parole di due apneisti, Fausto e Gaetano, che ci trasmettono con una concretezza visionaria cosa significa «sentirsi tutt’uno con l’acqua, sentirsi pesce, mare...»; la mattanza finita con la morte di un ragazzo pieno di vita; le gesta di chi – come Donald Crowhurst nel 1968 – il mare lo ha voluto sfidare in barca a vela, in un giro del mondo senza scali che lo ha portato alla follia; le disavventure di quanti hanno rischiato la vita tra pirati e banditi, o fronteggiato tempeste che nemmeno il coltello che taglia la coda di drago è riuscito a domare; le donne di Lipari, instancabili, che negli anni Cinquanta hanno affrontato fatiche immani per strappare magre risorse alla terra e alle onde. Il Mediterraneo è il mare tra le terre, il mare delle civiltà, e insieme il mare della vergogna, il mare dei migranti. Sulla sua superficie affiora pian piano anche la vita della donna che scrive: l’infanzia scatenata tra campagna e rocce, la passione matta per uno zio pescatore, la crisi che sta vivendo ora, mentre racconta da sopravvissuta anche lei, e si immerge d’inverno nell’acqua gelida alla ricerca di qualcosa che assomigli alla più sfrenata vitalità, a una ridefinizione liquida di sé, forse. Tanto da poter dire: «Così adesso ho raccolto i miei venti favorevoli nel bicchiere di vino che sorseggio lentamente e sto in ascolto di quel che accade intorno e dentro di me…»


COSA NE PENSO

Poeti e scrittori di ogni epoca sono rimasti affascinati dal mare e dalle sensazioni che questa distesa infinita di acqua gli faceva provare.
In “Il sentimento del mare” Evelina Santangelo, racconta
Il mare con occhi diversi, con gli occhi di coloro che il mare lo vivono o che lo hanno vissuto sulla propria pelle, dalle madri e mogli dei pescatori, da quest'ultimi stessi, testimoni di una tradizione ormai, quasi perduta, per arrivare fino ai naufraghi che ogni giorno attraversano il Mediterraneo con la speranza di avere un futuro migliore in Europa.
In conclusione, libro scritto molto bene, capitoli brevi, ma suggestivi e incalzanti, alcuni episodi narrati ci colpiscono per la loro profondità e viene spontaneo porsi alcune domande sul valore del mare. Un continuo rimescolarsi di sentimenti veri e contrastanti verso ciò che rappresenta la vita stessa.
Consigliato! Buona lettura.


Caterina Lucido

©Riproduzione riservata


Informativa sulla privacy e sull'uso dei cookie

20 settembre 2023

RECENSIONE DEL LIBRO: LE MEDUSE NON HANNO ORECCHIE DI ADÈLE ROSENFELD





In libreria e sugli store online dal 23 maggio 2023 Piemme



NOTE SULL' AUTRICE

Adèle Rosenfeld nata a Parigi nel 1986, a 35 anni pubblica il suo primo romanzo, Le meduse non hanno orecchie, finalista al premio Goncourt opera prima e in corso di traduzione in tutti i principali paesi europei. Prima di dedicarsi alla scrittura ha lavorato per dieci anni in editoria. Anche lei, come Louise, la protagonista del romanzo, è parzialmente sorda dalla nascita.

SINOSSI

Louise è nata sorda da un orecchio, e con l'altro che funziona a malapena. Così ha vissuto i primi trent'anni della sua vita, sul crinale tra sordità e "normalità", nascondendo con i capelli l'apparecchio acustico che le sta abbarbicato sull'orecchio ancora sano come un piccolo cavalluccio marino. Trent'anni passati a fare le cose che fanno tutti gli altri - quelli "normali" - eppure trent'anni passati al margine di tutto, a capire male o a fingere di aver capito, a sperare che l'interlocutore non nasconda le labbra con la mano, a preferire di essere considerata stupida dalla maestra di inglese piuttosto che sorda , e a benedire le serate nei bar rumorosi dove, per qualche ora, sono tutti un po' duri d'orecchie. E soprattutto trent'anni passati a vivere più in un mondo immaginato che in quello reale, in cui spesso è la fantasia a riempire i buchi lasciati dal non aver sentito bene . Una pagina dopo l'altra, navighiamo con Louise le insidie e le sorprese di un mondo che, per lei, è semplicemente più difficile, più incomprensibile, più complicato che per tutti gli altri: eppure Louise lo attraversa con leggerezza e ironia, aiutandosi con la fantasia, l'amicizia, l'amore. E non lasciandosi definire dalla sua disabilità, ma piuttosto cercando di essere lei a definirla: come una medusa, che non ha orecchie ma si muove più leggiadra di ogni altra creatura nel mare.


COSA NE PENSO

Gli elementi che mi hanno maggiormente colpita in questo romanzo e istintivamente fatto tenerezza sono, lo stato d'animo in perenne tumulto di Louise una ragazza sorda con le sue pantomime, e la sua scarsa autostima.
Non nego che ci sono pagine in questo libro, in cui fa male vedere l'indifferenza del mondo che la circonda. Viene da chiedersi ..Chi decide cosa è normale? 
Fortunatamente, c'è un personaggio in questo romanzo che spicca più di altri per la sua sensibilità, sto parlando di Thomas. Trovo che lui sia pura poesia nella vita di Louise. Un personaggio costruito attentamente, che valorizza in maniera positiva e significativa molti aspetti inediti caratteriali della stessa Louise.
Tutti gli altri personaggi, sono altresì interessanti a modo loro.
In conclusione, Adèle Rosenfeld ci mostra la verità nuda e cruda per quella che è, il sordo non sente, l'udente non ascolta. 
Consiglio a tutti di leggere “Le meduse non hanno orecchie" perché, sensibilizzare e capire l'altro è la chiave dell'uguaglianza e della fratellanza, e ricordiamoci sempre che siamo tutti uguali nessuno escluso.


© Riproduzione riservata