27 marzo 2024

RECENSIONE DEL LIBRO:“PRIMA CHE MI SFUGGA” DI ANNE PAULY




In libreria e sugli storie online dal 7 aprile 2022 L'orma Editore

NOTE SULL’ AUTRICE

Anne Pauly è nata nella banlieue di Parigi nel 1974. Con Prima che mi sfugga ha vinto numerosi premi tra cui il Prix du Livre Inter 2020, il Prix Summer 2020, il Prix Robert Walser 2020 e il Prix Pauline de Simiane 2020.

SINOSSI 

Dopo la morte del padre, Anne si ritrova alle prese con una casa da dismettere e sentimenti contraddittori da sbrogliare. E soprattutto ha un’urgenza: ricordare subito, ricordare a caldo quella figura ambivalente e imprendibile che tanta parte ha avuto nella sua esistenza. Un operaio autodidatta, punk a modo suo, appassionato di filosofie orientali, ma anche alcolizzato e maschio violento, che ha condannato un’intera famiglia a una continua «guerra civile». Quando una lettera inattesa svela tutta la verità su quel fragile colosso, il passato deflagra e ogni certezza vacilla.
Prima che mi sfugga è la cronaca tragicomica degli strani giorni che seguono a un lutto, intasati dalle ritualità e dalle burocrazie della morte. Anne Pauly scava nel rapporto con un padre ingombrante per scoprire di somigliargli più di quanto non voglia, tratteggiando scene di paradossale ironia in cui, come in certi funerali, il riso si mescola improvviso alle lacrime.

COSA NE PENSO

La protagonista del romanzo “Prima che mi sfugga”, si chiama Anne Pauly proprio come la sua autrice.
Definirlo un romanzo autobiografico sarebbe riduttivo. La Pauly, parla della morte del padre, e inoltre descrive e analizza anche un fenomeno in continua crescita: la violenza domestica, soprattutto a carico di donne e minori. Anne lo fa attraverso i suoi ricordi di bambina.

“Vorrei proprio vedere voi, coperte di insulti e minacce,trovare la forza di scappare alla stazione con i vostri figli..”

In conclusione, “Prima che mi sfugga”, è un libro, per chi non ha mai conosciuto il proprio padre, o per chi non ha mai avuto un vero rapporto, la vita è forse più complicata. Una vita senza un padre, è una vita a metà.Consigliato!





Caterina Lucido

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10 marzo 2024

INTERVISTA AD ELSA DI GATI





Miei cari lettori, l'ospite di oggi è la scrittrice Elsa Di Gati, laureata in Lettere, ha percorso una lunga carriera da giornalista radiofonica e televisiva. Autrice e conduttrice, per la RAI ha condotto programmi come Cominciamo bene, Apprescindere, Codice a Barre e Mi manda Raitre. Ha curato il volume Penultime parole famose (2008) e attualmente è Vicedirettrice del Daytime Rai.


D. COME È NATO “IN ALTALENA SU UN GRANELLO DI SALE”?

R. Il momento di svolta è stato il Covid. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che saremmo finiti nel buio di una pandemia. Sembrava di vivere in un film, il mio era un film dell’orrore. Quel nemico invisibile ha fatto partire dentro di me una giostra di emozioni negative. 


D. QUANTO TEMPO È STATO NECESSARIO PER LA REALIZZAZIONE DEL LIBRO?

R. Pochi mesi. Ho capito presto che scrivere mi aiutava ad esorcizzare il dolore, avevo la sensazione che il dolore racchiuso nelle parole potesse rimanere sulle pagine. Ho scritto in ogni posto e nei momenti liberi. Il pc è diventato l’angolo della confessione.


D. CHE COSA LE PIACE DI SERENA E CHE COSA DI LEI NON LE PIACE?

R. Ammiro il coraggio di chi non si nasconde e sa chiedere aiuto; il suo essere moglie, madre e figlia amorevole. Non mi piace la sua infinita capacità di sopportare, spesso anche per proteggere gli altri. Il troppo altruismo non sempre porta al bene.


D. PENSA CHE IL SUO ROMANZO POSSA AIUTARE CHI SI TROVA NELLA SITUAZIONE DI SERENA?

R. Lo spero, ho scritto anche mettendomi a nudo per lanciare il messaggio che chiedere aiuto è una manifestazione di forza, non di debolezza.


D. SECONDO LEI, QUALE CANZONE POTREBBE ESSERE LA DEGNA COLONNA SONORA DEL SUO LIBRO?



D. QUALI SONO I SUOI LIBRI PREFERITI?

R. Leggo di tutto. Magari compro un libro per una pagina, ma amo tantissimo le favole, a casa ne ho di tutti i tipi. Mi fanno viaggiare in mondi sconosciuti.


D. PROGETTI PER IL FUTURO?

R. Vorrei poter portare Serena a teatro.


Ringrazio Elsa per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.




In libreria e sugli store online dal 5 ottobre 2023 Gruppo Albatros



SINOSSI 

Ognuno e ognuna di noi fa i conti con i propri limiti, con le proprie paure, con le proprie ansie e idiosincrasie. Sono tutte quelle sensazioni che ben conosciamo e che ci accompagnano dalla più tenera età e non sembra abbiano l'intenzione di abbandonarci, neanche per un minuto. Ci stupiamo, ne abbiamo timore, impariamo a conviverci e a dialogarci, a volte le utilizziamo come nostri speciali punti di forza. Ma loro sono sempre lì a piegare la nostra esistenza secondo i loro capricci. L'ansia (e tutto ciò che le somiglia) è fatta così, un po' biricchina un po' strafottente, emerge improvvisa quando meno te lo aspetti e ci blocca lì dove siamo, oppure rimane sonnacchiosa dentro di noi che aspettiamo il momento in cui si affaccerà di nuovo sulla scena della nostra esistenza. Ha la capacità di essere sempre presente anche quando non c'è. Insomma, riesce comunque a spettinarci il cervello. Tutto questo si è amplificato nei "giorni del Covid" con tutto quello che ha significato per ciascuno di noi. Ma l'ansia è anche ansia di vivere, insofferenza alle sciocchezze, fame di relazioni sane e profonde, incessante voglia di ridere, capacità di non fermarsi alla superficialità dei nostri sentimenti e dei nostri impegni. Anche per questo, un pochino la coccoliamo e la riconosciamo come qualcosa che ci appartiene e che, nel bene e nel male, ci caratterizza. Diciamoci la verità, difficilmente riusciremmo a vivere senza ed è così che la portiamo con noi, per tutta la vita.


COSA NE PENSO 

Elsa Di Gati con la sua scrittura raffinata ed empatica, “In altalena su un granello di sale”,ci regala un testo armonioso su cosa significa davvero fare i conti con la depressione. E lo fa, attraverso la storia di Serena, una donna in bilico con le sue stesse paure nella sua quotidianità.
Un libro scritto come una sorta di flusso di coscienza. Un contributo significativo per infrangere questo limite,pochi autori scrivono libri legati all'ansia, ancora un argomento tabù,oltre che per dare una speranza a chi ancora sta lottando per uscirne.
In conclusione, si tratta di un libro conciso e di grande verità. 
Prendo spunto da questa frase di grande verità di Indro Montanelli:

«La depressione è la malattia più democratica che esiste, perché colpisce tutti, ricchi o poveri, personaggi noti o totali sconosciuti»

Lettura consigliata! Buona lettura



Caterina Lucido

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29 febbraio 2024

QUATTRO CHIACCHIERE CON ROSALIA MESSINA







Cari lettori,

L’ospite di questa intervista è Rosalia Messina. Nata a Palermo nel 1955, in esilio volontario a Bologna, giudice in pensione, dopo avere esordito con la raccolta Prima dell’alba e subito dopo (Lab, 2010) ha pubblicato racconti, romanzi, fiabe, testi teatrali e poesie, vincendo diversi premi. Lettrice appassionata, scrive le sue impressioni di lettura su “SoloLibri”, “84 Charing Cross” e “Letteratitudine”.


D. ROSALIA, COM'È NATA LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R. Innanzitutto grazie per l’intervista, Caterina. 
Anche se ho sempre amato scrivere, sono arrivata alla pubblicazione solo in tempi relativamente recenti. Ho pubblicato il mio primo libro, una raccolta di racconti, nel 2010; poi non mi sono più fermata. Non tutto ciò che ho scritto e scrivo arriva alla pubblicazione e certe volte neppure alla stesura definitiva: molto rimane allo stato di appunto o abbozzo da sviluppare che però poi, per qualche ragione, viene abbandonato. Durante i primi cinquantacinque anni della mia vita ho scritto a tempo perso, per il puro piacere di scrivere; solo dopo aver frequentato una scuola di scrittura sono arrivata a raccogliere alcuni racconti e a farne una pubblicazione, vincendo una selezione indetta dalla casa editrice Perrone.


D. QUANTO TEMPO HAI IMPIEGATO PER LA REALIZZAZIONE DEL TUO ROMANZO “NULLA D'IMPORTANTE TRANNE I SOGNI”?

R. È stata una gestazione laboriosa. Il primo embrione risale al 2018 ma ho continuato a lavorarci per anni, complessivamente cinque. Ho inviato il testo alla casa editrice Arkadia nel 2022 e il romanzo ha visto la luce il 15 settembre 2023. Sono stati necessari ripetuti aggiustamenti, rielaborazioni, editing professionali. Il romanzo non raggiunge le duecento pagine ma ha una struttura non semplice: il materiale narrativo si compone non solo di narrazione in terza persona ma anche di lettere, pagine di diario e anche spezzoni di romanzi in stesura, essendo la protagonista, Rosamaria Mortillaro detta Ro, una prolifica scrittrice di successo. Trovare un equilibrio tra le diverse componenti non è stato semplice.


D. DA QUALE IDEA, SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, È NATO QUESTO ROMANZO?

R. Pur trattandosi di un romanzo di pura fantasia, alcuni temi di Nulla d’importante tranne i sogni scaturiscono dall’osservazione della realtà. Sono una persona curiosa, portata a lavorare d’immaginazione. Anche quando non sono seduta al computer a scrivere invento storie che la maggior parte delle volte rimangono nella mia mente, altre volte diventano un appunto sul quale mi riprometto di lavorare. Lo spunto può essere costituito da un fatto di cronaca che mi incuriosisce; da un piccolo accadimento al quale assisto per strada o, magari, da una conversazione che orecchio in treno. Queste fantasie di solito non superano la fase embrionale; solo talvolta crescono e si ampliano fino a diventare romanzi. Da questo lavorio costante e dall’interesse che ho sempre provato per i legami familiari nasce il filone centrale di Nulla d’importante tranne i sogni: la relazione difficile fra due sorelle di forte personalità, la fragilità degli equilibri nei rapporti interpersonali, lo scarto a volte vistoso fra ciò che appare e ciò che è sostanza. Un altro tema rilevante del romanzo è il processo creativo letterario visto dall’interno, con gli occhi di una scrittrice per diversi motivi in crisi; nonostante tutto, Ro continua a creare trame e personaggi. I romanzi che mettono in scena scrittori e scrittura mi hanno sempre affascinato: si pensi ‒ giusto per fare alcuni esempi ‒ ai numerosi romanzi di Philip Roth in cui compare lo scrittore Nathan Zuckerman; al dramma pirandelliano Sei personaggi in cerca d’autore; all’Arturo Bandini di John Fante. Attorno a Rosamaria Mortillaro, innamorata della scrittura più che di ogni altro aspetto della sua vita, ho costruito un microcosmo di relazioni familiari e amicali, una rete di personaggi secondari. 


D. HAI DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R. Rileggo e limo infinite volte, fatico a essere soddisfatta e lascio riposare ciò che ho scritto per un po’ di tempo (settimane, mesi) fra una rilettura e l’altra. Prendo appunti volanti su foglietti, quadernini, notes e anche sul cellulare. 


D. CON QUALI COLORI DESCRIVERESTI ROSAMARIA E SUA SORELLA ANNAPAOLA?

R. Rispondo d’istinto, senza riflettere: Rosamaria è azzurra, viola e scarlatta; Annapaola è verde bosco, giallo senape e lilla. Se poi dovessi spiegare le ragioni di queste scelte, direi che Rosamaria brucia di un fuoco che la consuma ed è più vicina al cielo e al mare, alle creature che volano e nuotano; Annapaola è più vicina alla terra e a ciò che vi cresce sopra. 


D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE... CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R. Spero che i miei personaggi ispirino ai lettori lo stesso affetto indulgente che provo io per loro, a prescindere dai loro pregi e dai loro difetti; mi auguro che, chiudendo il libro, sentano di non avere sprecato il loro tempo. 


D. PROGETTI PER IL FUTURO E SOGNI?

R. Sogni? Continuare a scrivere a lungo. Essere amata dai lettori. 
Quanto ai progetti, ho in cantiere un romanzo che già ho inviato all’editore e un altro ancora in fase di prima stesura. 


Ringrazio Rosalia per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.


SINOSSI

Rosamaria Mortillaro, detta Ro, nota scrittrice siciliana, ha un rapporto altalenante e complicato con la sorella Annapaola, detta Nana, dalla quale cerca di farsi perdonare tutto ciò che ha avuto in più dalla sorte. Nana ogni tanto crea le condizioni per un allontanamento e rende difficili le riconciliazioni. Il filo usurato e più volte riannodato finisce per spezzarsi in modo irreparabile a causa di un banale contrasto innescato da Nana, a seguito del quale Ro decide, con dolorosa lucidità, di volersi sottrarre al gioco delle tregue e dei conflitti. Quando scopre di essere ammalata e di non poter sperare in un recupero della salute, Ro, provata anche dalla fine improvvisa dell’unico amore dal quale si è lasciata davvero coinvolgere, si isola nella sua villa nei pressi di Acireale in compagnia dell’amica e segretaria Anita Attanasio. Qui comincia a progettare la sua vendetta contro la sorella e la figlia di lei, Giada. Inizia così un percorso grottesco e per certi tratti singolare che farà emergere un mondo di contrasti ma anche di sentimenti che riveleranno, finalmente, l’autentica natura di Rosamaria.




In libreria e sugli store online dal 15 settembre 2023 Arkadia


COSA NE PENSO 

Rosalia Messina in “Nulla d'importante tranne i sogni”, ci racconta una storia potente sulla complessità delle relazioni familiari, sulle sfide dell'identità delle sorelle Mortillaro, Rosamaria e Annapaola. Due donne dal temperamento forte, ostinato, legate ineluttabilmente l'una all' altra, seppur divise da conflitti interiori. Simili e controverse allo stesso tempo.
Una lettura profonda,che richiama a sé, l'attenzione del lettore dalla prima all'ultima pagina.
Una storia che sa come acquietare i rimpianti e le cose non dette che spesso accadono all'Interno dei nuclei familiari più disparati. Un esempio di luce e ombra, molto forte che possiamo scorgere nel rapporto di Giada e sua madre Annapaola. Entrambe, possono considerarsi,protagoniste e antagoniste in questa saga familiare a differenza di Fosco ,l'altro figlio di Annapaola.
Il personaggio che più colpisce per empatia e per sensibilità è Anita. 
Passo dopo passo si scoprono, continui nuovi aspetti inediti sulla sua personalità. Figura altrettanto interessante è quella di Marika.
In conclusione, trama esaustiva, l'uso del linguaggio forbito usato dall' autrice rende ancora più piacevole questa lettura.Non è assolutamente un romanzo lezioso,come spesso accade nei romanzi a sfondo familiare.
Prendo in prestito le parole di Marcel Proust per sintetizzare al meglio, il mio parere su questo libro.“Ogni lettore, quando legge, legge se stesso”.
Una frase che può sembrare scontata ma in questo caso non lo è, perché leggendo tra le righe “Nulla d'importante tranne i sogni ”, ognuno di noi ci si può ritrovare.
Consigliatissimo. Buona lettura!





Caterina Lucido

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16 febbraio 2024

INTERVISTA A EUGENIO MURRALI






Buon fine settimana cari lettori!

Oggi voglio farvi conoscere il giornalista e saggista Eugenio Murrali. Collabora con Il Foglio e Vatican News. “Marguerite è stata qui” è il suo primo romanzo Neri Pozza


D. CHI È EUGENIO MURRALI?

R. Uno che cerca di comprendere e di raccontare quel che comprende. Credo sia così nei diversi ambiti del mio agire. Nella scrittura provo a immergermi nell’alterità, a dimenticarmi di me per meglio entrare in un altrove. Penso che questa dimenticanza e questa immersione facciano parte della dinamica della creazione, anche se dimenticarsi di sé non significa smettere di esistere. La persistenza di noi stessi nella scrittura la chiamerei “stile”: “Lo stile è l’uomo stesso”. Questo tuffarsi nell’altro mi accompagna anche quando scrivo per i giornali o quando insegno a scuola: anche lì sono uno che cerca di comprendere e di raccontare.


D. QUALI SONO GLI AUTORI O I LIBRI CHE HA AMATO DI PIÙ O CHE MAGGIORMENTE L’ HANNO INFLUENZATO?

R. Molti. Fuochi di Marguerite Yourcenar, come ho scritto, è il libro-bussola, ma anche Quarta dimensione di Ghiannis Ritsos. Del romanzo dell’Ottocento devo tornare sempre a nutrirmi, del Novecento e del nuovo millennio non potrei fare a meno di libri come i Racconti romani di Moravia, L’isola di Arturo di Elsa Morante, Memorie di una ladra di Dacia Maraini, ma anche delle opere di Christa Wolf, di Philip Roth o di Julian Barnes. E poi la poesia, principalmente quella italiana del Novecento. L’influenza non può che essere molteplice, perché in ognuno scopro qualcosa di me stesso e del mondo.


D. QUALE È STATA LA SCINTILLA CHE L’HA PORTATO A SCRIVERE “MARGUERITE È STATA QUI”?

R. Si tratta di una fiamma insistente che mi accompagna dall’adolescenza. La scrittura di quest’autrice mi innamora e mi sfida. Un giorno di alcuni anni fa, parlando con l’amica scrittrice Anna Folli ho capito che dovevo mettere da parte altri progetti e dedicarmi a questo libro, allora soltanto abbozzato nella mente.


D. QUANTO TEMPO HA IMPIEGATO PER LA REALIZZAZIONE DI QUESTO LIBRO?

R. Il tempo della scrittura ha preso circa tre anni. Lo studio di saggi, corrispondenze, la rilettura delle opere almeno un paio. Nel corso di questi cinque anni però non c’è stata solo Yourcenar, ma anche l’organizzazione del matrimonio con mia moglie, l’insegnamento a scuola, le collaborazioni giornalistiche, la curatela del Meridiano dedicato a Dacia Maraini e di un paio di suoi libri per Solferino, altri lavori editoriali, tra cui una piccola ma significativa opera composta con Edith Bruck: I frutti della memoria, che raccoglie le lettere dei ragazzi colpiti dalla testimonianza di Edith, scrittrice sopravvissuta alla Shoah. 
Tuttavia, anche quando il romanzo non era al centro dei miei pensieri, restava come un sottofondo, prendeva vie carsiche, si fondava in me con la forza di una radice. 


D. HA UN RICORDO, UN’EMOZIONE PARTICOLARE, LEGATA ALLA STESURA DI QUESTA STORIA?

R. Tornare alla scrittura di Marguerite Yourcenar è sempre l’emozione più forte, perché attraverso di lei mi sembra di comprendere meglio l’essere umano, il reale, l’irreale e me stesso. Molte emozioni sono però legate ai luoghi: penso alla luce del pomeriggio a Villa Adriana, a Tivoli, dove insegno latino e greco. Lì, dismessi i panni del prof, iniziavo a viaggiare nel tempo. Lei però mi chiede un’emozione particolare. Ho provato una scossa quando, a Mount Desert Island, nel Maine, sono stato nella casa americana della scrittrice, Petite Plaisance, e la studiosa Joan Howard ci ha fatti entrare nello studio dove si trovano, una di fronte all’altra, le scrivanie di Marguerite Yourcenar e della sua compagna Grace Frick. Quando Grace, che è stata centrale nella sfera umana e intellettuale dell’autrice, si è ammalata di tumore e ha affrontato con determinazione e dignità la malattia, Marguerite Yourcenar non ha autorizzato traduzioni in inglese delle proprie opere, per non ferire in nessun modo la compagna che aveva avuto sempre quella prerogativa e spesso aveva cercato la parola giusta confrontandosi con la scrittrice in quello studio piccolo ma accogliente.


D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VORREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?

R. Ai “miei venticinque lettori” dico semplicemente “grazie”, perché la cosa più preziosa oggi sono il tempo e la concentrazione e perché in questo periodo anche comprare un libro può essere una scelta molto ponderata tra tante necessità. L’idea che qualcuno abbia afferrato, tra innumerevoli possibilità, proprio “Marguerite è stata qui” e abbia dedicato tempo e intelligenza a condividere con me la storia che ho raccontato mi rende molto grato. 


D. PROGETTI E SOGNI?

R. Li sto ascoltando, alcuni si stanno facendo avanti, ma ancora non mi è chiaro quale mi chiami di più. Per il resto ho un paio di progetti da sviluppare in campo giornalistico, un lavoro per il teatro e una nuova curatela editoriale da affrontare nel corso dell’anno.

Ringrazio Eugenio per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.



SINOSSI

È un’immagine che affiora con la forza misteriosa di un sogno. Un’esistenza straordinaria che prende forma in questo romanzo: l’avventura della vita di Marguerite Yourcenar, raccontata dalle figure che l’hanno abitata. Tra narrazione e monodia, le tante voci prendono la parola pagina dopo pagina, ci immergono nella storia di Marguerite: a Bruxelles la nascita segnata dalla perdita della madre, l’infanzia in un castello tra gli alberi centenari della Fiandra francese nel Mont-Noir, le cure delle bambinaie Barbe e Camille, lo sguardo di Michel René, il padre innamorato che la inizierà ai segreti della conoscenza e della bellezza. È anche un viaggio dentro le geografie dei sentimenti e degli spazi: la costa olandese affacciata sul mare del Nord, la Grecia, l’Italia, l’America come nuova casa e quell’isola nel Maine dove la scrittrice troverà un luogo di possibile abbandono e concluderà la stesura delle Memorie di Adriano. Con stile limpido e vigile fantasia, Eugenio Murrali dà corpo al significativo itinerario di una donna coraggiosa e libera che ha percorso il Novecento, attraversando due conflitti mondiali, la guerra fredda e, nella vita privata, le passioni degli anni Trenta, il lungo amore condiviso con la sua compagna Grace, l’ardore doloroso degli ultimi anni con Jerry.


In libreria e sugli store online dal 14 novembre 2023 


COSA NE PENSO

«Per quanto numerose siano le mie mancanze, cercherò di trionfare su di esse.» 

Queste parole tratte dal testo buddista “Quattro Voti del Bodhisattva” che troviamo all'interno del libro “Marguerite è stata qui”, rappresentano pienamente la figura di una delle scrittici più importanti del novecento Marguerite Yourcenar.
Trovo che ogni vita sia unica, che abbia qualcosa da dire e da raccontare. In “Marguerite è stata qui” si percepisce tutto l'affetto di Murrali per la scrittrice francese.
Consigliatissimo! Buona lettura.


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06 febbraio 2024

RECENSIONE DEL LIBRO: “DEGLI AMANTI NON DEGLI EROI” DI DANIELE MENCARELLI





In libreria e sugli storie online dal 16 gennaio 2024 Mondadori

“Di questo tempo di tutti i tempi
di tutte le madri le mani dei padri
del tuo viso inciso nei giorni
non rimarrà che il niente...”


NOTE SULL' AUTORE

Daniele Mencarelli nasce a Roma, nel 1974. Le sue poesie sono apparse su numerose riviste letterarie e in diverse antologie tra cui L’opera comune (Atelier) e I cercatori d’oro (clanDestino). Le sue raccolte principali sono: I giorni condivisi, (clanDestino, 2001), Guardia alta (La Vita felice, 2005).
Con nottetempo ha pubblicato Bambino Gesù (vincitore del premio Città di Atri, finalista ai premi Luzi, Brancati, Montano, Frascati, Ceppo) nel 2010 e Figlio nel 2013. Sempre nel 2013 è uscito La Croce è una via, Edizioni della Meridiana, poesie sulla passione di Cristo. Il testo è stato rappresentato da Radio Vaticana per il Venerdì Santo del 2013. Nel 2015, per il festival PordenoneLegge con Lietocolle, è uscita Storia d'amore. Del 2018 è il suo primo romanzo La casa degli sguardi, Mondadori (premio Volponi, premio Severino Cesari opera prima, premio John Fante opera prima), nel 2020 esce sempre per Mondadori, Tutto chiede salvezza, nel 2021 Sempre tornare (candidato al Premio Europeo della Letteratura 2022) e nel 2023 Fame d'aria. Collabora scrivendo di cultura e società con quotidiani e riviste.

SINOSSI 

«Due percorsi narrativi in versi, due vasti movimenti poetici che rivelano, nei termini di una insolita energia espressiva, il carattere di un autore che da sempre si è mosso con efficacia coinvolgente sul doppio registro della scrittura in versi e del romanzo.»

Daniele Mencarelli, con Degli amanti non degli eroi, riesce qui a comporre un doppio quadro, con due poemetti complementari nella loro diversa fisionomia, nella linearità internamente turbata dell'ampio racconto d'amore fra due giovanissimi, in apertura, e nelle screziature interne, anche sul piano della pronuncia e della versificazione, di Lux Hotel , il testo successivo. Due impostazioni alternative, dalle aperture e dai turbamenti di Storia d' amore, al complesso gioco metaforico del secondo poemetto, dove viene messo in risalto il tema dell'eroismo negativo nella sua connotazione guerresca, nella speranza, «meravigliosamente utopistica» come dichiara lo stesso autore in nota, «che si arrivi a un mondo dove a essere festeggiato è l'eroismo del perdono, della compassione, del coraggio che soccorre». Una straordinaria ricchezza di situazioni concrete, vissute e ritratte in vivi dettagli, nell'affiorare del «dolore che non s'affoga», caratterizza il primo capitolo, nel quale Mencarelli riprende, con sensibili, decisive modifiche, un testo apparso anni fa; mentre nel secondo, ambientato tra le luci e le ombre di un albergo di lusso, si muovono emblematici personaggi frutto di un'immaginazione quanto mai ricca e variegata. Ecco allora la figura del concierge, ecco l'ombra di un dittatore e i soldati Mercurio, Marte, Nettuno. Umani traffici e minuzie di orrori si manifestano con imprevedibili esiti nel gioco d'azzardo di Lux Hotel, realizzando un singolare e affascinante contrasto rispetto al racconto d'amore «nella sua dismisura» del primo poemetto, in un'opera poetica che conferma Mencarelli come una delle personalità di maggior spicco e solidità della nostra nuova ricerca letteraria.

COSA NE PENSO

In “Degli amanti non degli eroi ”Daniele Mencarelli ci narra due storie in versi, ben diverse tra di loro. 
“Storia d'amore”non è del tutto inedita, infatti si tratta del libro “Storia d'amore”pubblicato nel 2015. Questa volta però l'autore ,ci restituisce un racconto rivisitato.
Anna e Gabriele sono due giovani innamorati, che vivono con voracità il loro amore.
Una realtà la loro sempre attuale, nonostante la narrazione si svolga negli anni novanta. I vizi di Gabriele, sono il fulcro di questo amore “fragile” fino a rendere entrambi prigionieri,oltre il tempo e le distanze che li separa.
Ogni singolo verso di questa storia porta con sé un retrogusto dolce e amaro della vita.
Di “Lux Hotel” mi ha colpita la rapida successione degli eventi, non lascia spazio alle domande perché il tutto si svolge in maniera chiara e netta. Non c'è alcun bisogno di scoprire il colpevole perché tutto scritto nero su bianco. Dei personaggi citati, avrei voluto che ci fosse qualche particolare in più sul portiere del hotel, in quanto personaggio dalla dubbia moralità non che gli altri personaggi siano da meno. 
In conclusione, entrambe le storie si leggono facilmente. Apprezzabile la scelta di Mencarelli di esporre queste storie in forma di poesie. Consiglio la lettura di questo libro anche ai giovanissimi, dato che “Storia d'amore ” è un racconto formativo, utile per molti ragazzi. Buona lettura!
 

Caterina Lucido

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03 febbraio 2024

RECENSIONE DEL LIBRO: “BUONGIORNO SIGNORA ASTOR” DI SHANA ABÉ

     



In libreria e sugli store online dal 17 febbraio 2023 Newton Compton  


NOTE SULL' AUTRICE

Shana Abé è un’autrice bestseller di «New York Times», «USA Today» e «Wall Street Journal». Dopo essersi laureata in Arte alla University of Southern California, ha iniziato a scrivere romanzi e non si è più fermata. Vive tra le montagne del Colorado con la sua famiglia. Per saperne di più: www.shanaabe.com


SINOSSI 

Madeleine Talmage Force ha appena diciassette anni quando incontra per la prima volta John Jacob “Jack” Astor. Lei è bella, intelligente e proviene da una delle famiglie più in vista di New York. Jack è raffinato e affascinante, si è distinto per la sua abilità di imprenditore e per il suo coraggio in guerra. La fama degli Astor, poi, è tale da intimorire chiunque. Nonostante lo scandalo dovuto al recente divorzio, e nonostante i ventinove anni di differenza, Madeleine si innamora perdutamente di lui. Non ci vuole molto perché i pettegolezzi comincino a diffondersi, e la stampa si accanisca sul loro matrimonio. Per sfuggire alle maldicenze, Madeleine e Jack partono per un'indimenticabile luna di miele in Egitto, durante la quale scoprono di aspettare un bambino. Ed è così che pianificano il ritorno a New York, decidendo di imbarcarsi su un transatlantico che verrà presto inaugurato per la sua prima traversata dell'oceano: il Titanic. La notte del 14 aprile del 1912, nel naufragio che passerà alla storia, Madeleine, incinta di cinque mesi, sale su una scialuppa con l'aiuto del marito, che le promette che si rivedranno una volta in salvo…

COSA NE PENSO

In “Buongiorno Signora Astor” Shana Abé racconta una storia scritta con ineguagliabile precisione sentimentale e con uno sguardo unico su una delle storie d'amore più discusse del secolo scorso realmente esistite, ossia la storia d'amore tra il magnante americano Jack Jacob Astor e della sua giovanissima moglie Madeline Force .
Questa narrazione ricostruisce la famigerata notte del naufragio del Titanic, offrendo un resoconto dettagliato della nave e dei suoi passeggeri e l’equipaggio. 
In conclusione, “Buongiorno Signora Astor” è un libro emotivamente risonante, intenso e di grande bellezza. Consigliatissimo!


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24 gennaio 2024

QUATTRO CHIACCHIERE CON FEDERICA BOSCO







Bentornati, cari lettori, in una nuova intervista. L' ospite di oggi è Federica Bosco nata a Milano nel 1971. All'età di 4 anni si trasferisce a Firenze. Dopo aver conseguito la maturità linguistica, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza.
Ha al suo attivo una ricca produzione di romanzi e manuali di self-help. 
“Mi piaci da morire”, Newton Compton Editori, 2005, “Cercasi amore disperatamente”, Newton Compton Editori, 2006, “L'amore non fa per me", Newton Compton Editori, 2007, “101 modi per riconoscere il principe azzurro (senza dover baciare tutti i rospi)”, Newton Compton Editori, 2007, “L'amore mi perseguita”, Newton Compton Editori, 2008, “101 modi di dimenticare il tuo ex e trovarne subito un altro”, Newton Compton Editori, 2009, “S.O.S amore”, Newton Compton Editori, 2009 “Innamorata di un angelo”, Newton Compton Editori, 2011, “Il mio angelo segreto”, Newton Compton Editori, 2011,
“Un amore di angelo”, Newton Compton Editori, 2012 “Pazze di me”, Mondadori, 2012. Il 24 gennaio 2013 esce nelle sale il film omonimo tratto dal libro, per la regia di Fausto Brizzi, di cui la Bosco è co-sceneggiatrice insieme a Marco Martani.
“Non tutti gli uomini vengono per nuocere”, Mondadori, 2013, “SMS. Storie Mostruosamente Sbagliate”, Mondadori, 2014 ,“Il peso specifico dell'amore”, Mondadori, 2015, “Tutto quello che siamo”, Mondadori, 2015, “Dimenticare uno stronzo. Il metodo Detox in 3 settimane”, Mondadori, 2016, “Ci vediamo un giorno di questi”, Garzanti, 2017, “Mi dicevano che ero troppo sensibile. Per chi si sente sbagliato, un percorso per scoprire come tramutare l'ipersensibilità in una risorsa preziosa”, Vallardi, 2018, “Il nostro momento imperfetto”, Garzanti, 2018,
“Non perdiamoci di vista”, Garzanti, 2019,
“Un angelo per sempre”, Newton Compton Editori, 2020 ,“Non dimenticarlo mai”, Garzanti, 2021,“Dopo Narciso la primavera. Come uscire dal lungo inverno di una relazione tossica”, Vallardi, 2022,
“Volevamo prendere il cielo”, Garzanti, 2023, “Il mio gatto mi detesta. Il diario di Sir Thomas.” , Newton Compton Editori, 2023.


D. CHI È FEDERICA?

R. Se lo sapessi avrei evitato tutti quegli anni di analisi!
Sono una cinquantaduenne che scrive libri ormai da molto tempo, mestiere che ho scoperto tardi e che è stato la mia salvezza in quanto essendo emotiva, ipersensibile e tendenzialmente introversa, mi ha permesso di fare dei miei fantasmi la mia primaria fonte di sostentamento.
Non avessi cominciato a scrivere forse sarei ancora alla disperata ricerca di un posto qualunque nel mondo.


D. DA QUALE IDEA, SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, NASCONO I TUOI ROMANZI?

R. Mi sono accorta, negli anni, di questa specie di magia che si compie ogni volta che comincio a scrivere un romanzo. 
Non sono io che penso alla storia, ma è lei che si manifesta appena è pronta per essere scritta. E appare così, come un pop up, una mattina qualunque, completa di tutto, dall’inizio alla fine e io non devo fare altro che sedermi e scriverla. 
Non la cerco. È lei che trova me. È lei che decide il momento giusto, quando ho digerito i dolori, capito, perdonato, rinunciato, accettato, e raggiunto quel sereno distacco dagli eventi tale da rendermi partecipe, ma non protagonista. 

 
D. TRA I LIBRI CHE HAI SCRITTO, QUAL È QUELLO A CUI SEI PIÙ AFFEZIONATA?

R. Senza dubbio la quadrilogia di “Innamorata di un angelo”. Una storia che è stata davvero frutto di un’ alchimia che ad oggi non riesco a spiegarmi. 
Ricordo che pensavo che mi sarebbe piaciuto scrivere una storia che univa le mie passioni; la danza, gli angeli e Londra e creare un crossover fra Saranno Famosi, Ghost e Juno.
Volevo una protagonista tosta, un’adolescente ironica e coraggiosa, con il sogno di danzare alla Royal Ballet, una madre single che fatica ad arrivare a fine mese, una migliore amica che è come una sorella, il grande amore inconfessato, e le risate, le speranze, i sogni e una disgrazia che porta via tutto come una mareggiata. Da lì la risalita dall’inferno con un dolore piantato nel petto, ma con la voce del suo grande amore in testa che come un angelo custode, la incoraggia, e la spinge a non arrendersi e andare avanti. 
Ne è nata una storia incredibile piena di colpi di scena, passione, dolore, speranza, amicizia, tenacia, ma soprattutto di un amore che non si arrende alla morte.
Questa storia è stata così amata dalle lettrici che in tantissime si sono tatuate frasi del libro.
Un altro romanzo che amo moltissimo è “Ci vediamo un giorno di questi”, la storia di due amiche Ludo e Cate diversissime e molto legate, una estroversa incasinata e piena di vita, l’altra timorosa, rigorosa e cauta, i cui ruoli si capovolgeranno completamente di fronte alle scelte del destino.


D. PARLACI DELLE INFLUENZE LETTERARIE CHE HAI AVUTO, DEGLI SCRITTORI CHE AMI.

R. Questa è la domanda che ogni volta mi mette in difficoltà perché mi sento subito in dovere di fare nomi eccellenti da Simone de Beauvoir ad Angela Davies per avere l’aria della vera scrittrice.
Magari fossi così coraggiosa e impegnata socialmente!
In Italia c’è un po’ quest’idea che se non tratti argomenti tremendamente gravi, non sei una scrittrice “seria”, quindi sei etichettata come superficiale, da ombrellone o “rosa”.
Più che di “influenze letterarie”, direi che mi piace leggere scrittrici ironiche, sfacciate, che non si prendono troppo sul serio, come Dolly Alderton, Miriam Toews, Veronica Raimo, ma anche più intense come Lisa Taddeo, Megan Nolan. 


D. HAI DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R. Farò outing, ho un disturbo da deficit di attenzione e iperattività, diagnosticato due anni fa che mi ha fatto capire il perché io abbia sempre procrastinato fino all’ultimo minuto. So che nell’immaginario collettivo lo scrittore è un tipo tormentato, che si tortura per mesi o anni nel disperato tentativo di trovare l’idea geniale per scrivere il capolavoro, ma nel mio caso non è mai stato così: devo avere un programma serrato che non mi permetta di distrarmi o è la fine. Quando l’idea è pronta e comincio a scrivere, complice la scadenza prossima, devo essere metodica.
Lavoro dalle 8 alle 18 imponendomi di stare seduta tutto il giorno (seduta è un eufemismo perché mi alzo di continuo e ogni ricerca mi porta a perdermi nei meandri dell’internet!).
Per esempio nell’ultimo romanzo “Volevamo prendere il cielo”, ambientato in larga parte negli anni 90 fra la Verona bene e Parigi, spaziavo fra “dove vanno i ricchi in vacanza” a “abbigliamento anni ‘90” e mi perdevo letteralmente fra musica, zainetti, alta finanza, Martha’s Vineyard.. La mia cronologia di Google è degna di uno psicopatico.
Quindi su dieci ore il lavoro, la scrittura effettiva è di quattro, ma fa parte del mio processo creativo, è il mio modo di funzionare. 


D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE... CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R. Una cosa mi piacerebbe consigliare, di leggere piano, leggere nel silenzio, con lentezza, assaporando le parole, come fosse una degustazione. Viviamo un’epoca assurda, dove tutto deve essere consumato nel giro di minuti. Abbiamo bisogno di riappropriarci del tempo, pensare, riflettere, sentire.


D. PROGETTI PER IL FUTURO E SOGNI?

R. Il sogno è sempre quello di vedere i miei romanzi diventare film o serie.
Spero di riuscirci prima o poi.


Ringrazio Federica per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.


©Photo by Luca Brunetti






Caterina Lucido

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