02 maggio 2024

INTERVISTA A DARIO FERRARI


Cari lettori,

L'ospite di questa nuova intervista è 
Dario Ferrari. Nato a Viareggio, ha studiato filosofia a Pisa dove ha conseguito un dottorato di ricerca. Ha esordito nella narrativa con La quarta versione di Giuda (Mondadori, 2020). Nel 2023 esce per Sellerio , La ricreazione è finita.


D. DARIO, COM'È NATA LA SUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R. E chi lo sa, come nascono le passioni, gli amori. Senz’altro c’entrano le letture che mi hanno incantato da bambino e da ragazzo (Dahl, Rodari, Calvino, Benni, Pennac), e poi il piacere impensato che scoprivo quando per caso mi mettevo a scrivere qualcosa. Fatto sta che già da piccolo provavo a scrivere romanzi, ma mi sarei aspettato che a un certo punto, con il raggiungimento di qualche forma di maturità, questa fissazione mi sarebbe spontaneamente passata. Invece no.

D. QUANTO TEMPO HA IMPIEGATO PER LA REALIZZAZIONE DEL SUO ROMANZO “LA RICREAZIONE È FINITA”?

R. L’idea di questo libro, in una forma molto vaga che poi sarebbe stata completamente stravolta, è nata diversi anni fa, e poi è rimasta in questo stadio embrionale per molto tempo. L’ho poi ripresa in mano nel 2020, e in un po’ meno di due anni l’ho messa in parole (o meglio: ne ho estratto una storia, decisamente diversa da quella che pensavo avrebbe prodotto). La lavorazione è stata però molto diseguale: all’inizio leggevo e studiavo molto e scrivevo poco, mentre negli ultimi tre o quattro mesi, quando ormai avevo le idee molto chiare, scrivevo solamente. L’intera Fantasima, il romanzo nel romanzo, l’ho buttata giù, dopo averla a lungo tenuta in testa, in poco meno di una settimana (di isolamento, ovviamente).

D. DA QUALE IDEA, SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, È NATO QUESTO ROMANZO?

R. All’inizio c’era solo Tito Sella, uno dei due protagonisti, quello che però è protagonista in absentia. Di lui avevo solo il nome e una bibliografia (primaria, ovvero i libri scritti da lui, e secondaria, ovvero la letteratura critica sulle sue opere). Poi ho cominciato a ragionare più in profondità sugli anni Settanta, in particolare nell’accezione di Anni di Piombo, e mi sono scontrato con una sorta di punto cieco: com’è stata possibile la sproporzione tra le premesse di emancipazione e di superamento dello sfruttamento e gli esiti sanguinari del terrorismo? Per provare a capirlo ho deciso di metterlo in scena, e di farlo attraverso il filtro di un trentenne di oggi, che prova a comprendere con gli strumenti del Ventunesimo secolo cosa siano stati gli Anni Settanta. E così è nato anche Marcello, il protagonista vero e proprio, che dunque è successivo non solo storicamente ma anche nella gestazione del romanzo.
 
D. HA DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R. Mi piacerebbe molto avere delle abitudini di scrittura, ma al momento sono al di sopra delle mie possibilità. Tendenzialmente scrivo negli scampoli di tempo, la sera, quando i familiari dormono, o quando mi trovo miracolosamente una mattina o un pomeriggio liberi, oppure nelle rarissime fughe in cui riesco a ritirarmi per qualche giorno in una casa in Maremma, dedicandomi quattordici ore al giorno alla scrittura (e alle salsicce di cinghiale). 

D. QUALI SONO GLI AUTORI O I LIBRI CHE HA AMATO DI PIÙ O CHE MAGGIORMENTE L’ HANNO INFLUENZATO?

R. I miei due classici di riferimento sono Borges e Proust. Borges lo rileggo in continuazione e in modo quasi religioso, continuo a essere impressionato dalla capacità di rendere sensibili speculazioni massimamente astratte nel giro di pochissime pagine. Su Proust ho scritto due tesi, e rimane per me lo scrittore che mi ha insegnato di più non tanto sulla letteratura, quanto sulla vita: è stato la mia educazione sentimentale, in un certo senso. Detto questo, si tratta di due autori a cui non assomiglio minimamente, non solo per l’ovvia questione della siderale lontananza di qualità, ma proprio perché faccio qualcosa di molto lontano da loro, e alla fine per paradosso la mia scrittura assomiglia forse più a scrittori che amo meno visceralmente.

D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VORREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?

R. Niente, se non ringraziarle e ringraziarli di avermi letto. Mi sento sempre in imbarazzo ad aggiungere cose a quelle che ho scritto. Ciò che avevo da dire l’ho detto nel romanzo (e mi sono preso pure 480 pagine per dirlo): direi che la mia parte l’ho fatta. Ora sta ai lettori fare la propria parte e scrivere la metà del romanzo che spetta chi legge.

D. PROGETTI E SOGNI?

R. Il progetto (dal punto di vista editoriale) è il cantiere, ancora molto aperto, del prossimo libro, che al momento è allo stadio di un grumo di materiale che prova a fare da centro gravitazionale, ad attirarsi addosso altri spunti e altre idee (la maggior parte dei quali però vengono inghiottiti dal buco nero che sta al centro del cantiere). Sui sogni invece mi cogli impreparato.


Ringrazio Dario per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.


SINOSSI 

Marcello è un trentenne senza un vero lavoro, resiste ai tentativi della fidanzata di rinsaldare il legame e cerca di prolungare ad libitum la sua condizione di post-adolescente fuori tempo massimo. La sua sola certezza è che vuole dirazzare, cioè non finire come suo padre a occuparsi del bar di famiglia. Per spirito di contraddizione, partecipa a un concorso di dottorato in Lettere, e imprevedibilmente vince la borsa. Entra così nel mondo accademico e il suo professore, un barone di nome Sacrosanti, gli affida come tesi un lavoro sul viareggino Tito Sella, un terrorista finito presto in galera e morto in carcere, dove però ha potuto completare alcuni scritti tra cui le Agiografie infami, e dove si dice abbia scritto La Fantasima, la presunta autobiografia mai ritrovata.
Lo studio della vita e delle opere di Sella sviluppa in lui una specie di identificazione, una profonda empatia con il terrorista-scrittore: lo colpisce il carattere personale, più che sociale, della sua disperazione. Contemporaneamente sperimenta dal di dentro l’università: gli intrighi, le lotte di potere tra cordate e le pretestuose contrapposizioni ideologiche, come funziona una carriera nell’università, perfino come si scrive un articolo «scientifico» e come viene valutato. Si moltiplicano così i riferimenti alla vita e alla letteratura di Tito Sella, inventate ma ironicamente ricostruite nei minimi dettagli; e mentre prosegue la sarcastica descrizione della vita universitaria, il racconto entra nella vita quotidiana di Marcello e nelle sue vitellonesche amicizie viareggine.
Realtà sovrapposte, in cui si rivelano come colpi di scena delle verità sospese. Che cosa contiene l’archivio Sella, conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi? Perché il vecchio luminare Sacrosanti ha interesse per un terrorista e oscuro scrittore? E che cosa racconta, se esiste, La Fantasima, l’autobiografia perduta?
La ricreazione è finita è un’opera che si presta a significati e interpretazioni molteplici. Un narrato in cui si stratificano il genere del romanzo universitario – imperniato dentro l’artificioso e ossimorico mondo dell’accademia –, con il romanzo di formazione; il divertimento divagante sui giorni perduti di una generazione di provincia, con la riflessione, audace e penetrante, sulla figura del terrorista; e il romanzo nel romanzo, dove l’autore cede la parola all’autobiografia del suo personaggio. Questo libro racconta la storia di due giovinezze incompiute, diversissime eppure con una loro sghemba simmetria. 
Nelle librerie e sugli store online dal 24 gennaio 2023


COSA NE PENSO 

“La ricreazione è finita” è un libro che percorre due sentieri opposti. Il primo volge uno sguardo diretto verso Marcello Gori,il protagonista. Un trentenne spiantato che non ha ancora ben capito cosa farne della sua vita, e quindi nella sua goliardica vita da studente inconcludente riesce ad ottenere per puro caso un ruolo di ricercatore all' interno della sua stessa sezione di letteratura dell' università di Pisa dove studia.
Per quanto concerne,la seconda parte dedicata allo scrittore Tito Sella credo che Dario Ferrari con questo suo gioco di realtà sovrapposte abbia fatto un buon lavoro proprio perché,così facendo,ha dato la giusta dose di ironia ed intelligenza ad un romanzo che altrimenti sarebbe risultato piatto con la sola storia di Marcello Gori.
Interessante l'attenzione di Ferrari nel narrare gli anni di piombo. Purtroppo, esistono solo verità parziali, confuse e spesso contraddittorie attorno questo periodo storico. Devo ammettere che questo suo modo di destreggiarsi armoniosamente tra passato e presente, grazie prevalentemente a quella arguzia e abrasività tipica toscana riesce a dare un tono severo ma ironico a tutto il romanzo. Consigliato!

15 aprile 2024

RECENSIONE DEL LIBRO INEDITO DI GABRIEL GARCÍA MÁRQUEZ: “CI VEDIAMO IN AGOSTO”



In libreria e sugli store online 6 marzo 2024 Mondadori


NOTE SULL'AUTORE 

Gabriel García Márquez 1927, Aracataca - Macondo (Colombia)
Scrittore colombiano Premio Nobel per la Letteratura nel 1982.
Come giornalista ha soggiornato in Francia, Messico e Spagna; in Italia è stato allievo del Centro sperimentale di cinematografia.
Ha esordito con un breve romanzo, dove più evidente è l’influenza di Faulkner: Foglie morte (La hojarasca, 1955), cui sono seguiti Nessuno scrive al colonnello (El coronel no tiene quién le escriba, 1961); i racconti raccolti ne I funerali della Mamá Grande (Los funerales de la Mamá Grande, 1962), nei quali, soprattutto in quello che dà il titolo al volume, è già tratteggiato il mondo mitico e paradossale del narratore; La mala ora (La mala hora, 1962), altro romanzo, dove si narra una storia spietata di lettere anonime che coinvolge un intero paese, e Cent’anni di solitudine (Cien años de soledad, 1967), considerato il suo capolavoro, centrato sull’immaginaria ed epica comunità di Macondo.
Fuori del ciclo macondiano stanno il romanzo L’autunno del patriarca (El otoño del patriarca, 1975), torbida e visionaria vicenda d’un dittatore imprecisato, di segno anch’esso mitico; il racconto lungo L’incredibile e triste storia della candida Eréndira e di sua nonna snaturata (La increíble y triste historia de la candida Eréndira y de su abuela desalmada, 1972); il romanzo breve Cronaca di una morte annunciata (Crónica de una muerte anunciada, 1981), dove un fatto di cronaca, un delitto d’onore, sembra rovesciare ogni logica sotto il segno d’un destino emblematico, tanto spietato quanto capriccioso; il romanzo L’amore ai tempi del colera (El amor en los tiempos del colera, 1985) in cui si racconta la lunga storia ottocentesca di un amore che resiste a trent’anni di separazioni e traversie; Il generale nel suo labirinto (El general en su laberinto, 1989), ispirato alla vita e agli amori di Simón Bolívar; Dell’amore e di altri demoni (Del amor y otros demonios, 1994).
Ha inoltre pubblicato la raccolta di articoli Taccuino di cinque anni 1980-1984 (1991) e l’indagine giornalistica Notizia di un sequestro (Notícias de un secuestro, 1996, sul rapimento di dieci persone da parte dei narcotrafficanti). Attraverso disarticolazioni cronologiche e forme fiabesche e leggendarie, spesso lievitate in pagine di gustoso umorismo, G.M. dà nelle sue opere una visione complessa e contrastata della «solitudine» dell’uomo latinoamericano e della condizione alienata e allucinata del mondo tropicale.
Nel 2001 è uscita la prima parte della sua autobiografia, Vivere per raccontarla (Vivir para contarla) cui ha fatto seguito il romanzo Memoria delle mie puttane tristi (Memorias de mis putas tristes, 2004).
Nel 1982 ha ottenuto il premio Nobel per la letteratura «Per i suoi romanzi e racconti, nei quali il fantastico e il realistico sono combinati in un mondo riccamente composto che riflette la vita e i conflitti di un continente».

Parzialmente tratto da: Enciclopedia della Letteratura, Garzanti 2007

Perché mai la gente vuol sapere “cose“ sul conto mio? Tutte le mie “cose“, le migliori e anche le peggiori, le ho scritte nei miei libri. lo mi sono divertito a scriverle, il lettore si diverta a leggerle.

SINOSSI 

Si sentì maliziosa, allegra, capace di tutto, e imbellita dalla mescolanza sacra della musica con il gin. Pensava che l’uomo del tavolo di fronte non l’avesse vista, però lo sorprese a osservarla quando lo guardò per la seconda volta. Lui arrossì. Lei sostenne il suo sguardo mentre lui controllava l’orologio da tasca con la catenina. Ogni anno, il 16 agosto, Ana Magdalena Bach – quasi cinquant’anni di età e una trentina scarsa di soddisfacente vita matrimoniale – raggiunge l’isola dei Caraibi dove è sepolta sua madre. Il traghetto, il taxi, un mazzo di gladioli e l’hotel: questo rituale esercita su di lei un irresistibile invito a trasformarsi – una volta all’anno - in un’altra donna, a esplorare la propria sensualità e a sondare la paura che silenziosa cova nel suo cuore. Lo stile inconfondibile di Márquez risplende in Ci vediamo in agosto, romanzo musicalissimo di variazioni sul tema che è nello stesso tempo un inno alla libertà, un omaggio alla femminilità, una riflessione sul mistero dell’amore e dei rimpianti.
 
COSA NE PENSO 

“Ci vediamo in agosto” è un libro che si legge in pochissime ore.
Questo libro porta con se l'inconfondibile stile del grande Gabo.
Non può essere definito un grande capolavoro conoscendo i romanzi precedenti dell' autore. Tuttavia, però è buon romanzo.
Della protagonista Ana Magdalena Bach, colpisce la sua impenetrabilità, difficile da decifrare, di lei si evidenzia in maniera chiara soltanto la sua mancanza di pudore lontana dal tetto coniugale.

«Ana Magdalena diede un ultimo sguardo di compassione al proprio passato e un addio per sempre ai suoi sconosciuti di una notte e alle tante ore di incertezza che rimanevano di lei sparse sull'isola.»

Affiorano nel testo molti interrogativi,
Dove c'è amore ci sono infedeltà, bugie, segreti, tra due persone e in famiglia? Perché si tradisce anche quando si è felicemente sposati? Esiste un legame di coppia a prova di tradimento? 
In conclusione, in questo romanzo, Márquez,sottolinea le molteplici sfumature dell’amore. Da leggere. Buona lettura!


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11 aprile 2024

INTERVISTA A CHRISTIAN JENNINGS



Cari lettori,

L’ospite di questa intervista è Christian Jennings. Giornalista e saggista inglese. Autore di testi storici e di attualità, come corrispondente dall’estero ha scritto per The Economist, The Daily Telegraph, The Guardian, Reuters e Wired. Attualmente vive a Torino. Presso Longanesi ha pubblicato, “il saggio Mezzanotte in una città in fiamme” (2006) e “Gli italiani e la soluzione finale. Chi si oppose ai nazisti? E come? in libreria e sugli store online dal
16 gennaio 2024.


D.COM'È NATA LA SUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R. Tra il 1994 e il 2012 ho lavorato come giornalista in venti Paesi dell'Africa e dei Balcani, dal Ruanda al Kosovo, dal Congo alla Bosnia, e sono stato testimone di guerre, conflitti etnici e disastri umanitari di enorme portata, ma soprattutto di come gli esseri umani si comportano in momenti di enorme crisi. Mi sono appassionato alla scrittura perché scrivevo tutti i giorni per lavoro, perché era il mio mestiere e perché dovevo usarla per descrivere in modo accurato, colorito e originale ciò che accadeva davanti a me. Ho sempre amato descrivere ciò che vedo intorno a me, nei libri, nel giornalismo e nelle e-mail quotidiane. Le cose più sorprendenti, difficili e magiche della vita accadono solo una volta: bisogna vederle, catturarle e registrarle mentre accadono.


D.QUALI SONO I SUOI LIBRI PREFERITI?

R. Il Diario di Anna Frank; La terra desolata di T.S. Eliot, The Face of War, di Martha Gellhorn, Anna Karenina di Lev Tolstoy, Il Grande Gatsby di F.Scott Fitzgerald, Amleto di William Shakespeare.

D.QUAL'È LA SCENA CHE LE PIACE PARTICOLARMENTE DEL SUO LIBRO “GLI ITALIANI E LA SOLUZIONE FINALE”?

R. Le scene de "Gli Italiani e la Soluzione Finale" che ho trovato più toccanti, commoventi e importanti sono quelle che riguardano gli esseri umani in Italia e il loro comportamento nei momenti di crisi assoluta. Come ti comporti quando pensi di stare per morire? Qual è la cosa più importante per voi quando pensate che non vi resta molto da vivere? Le storie più stimolanti sono quelle di persone che pensano ai propri cari e a come aiutare gli altri. La donna ebrea italiana Wanda Abenaim in treno verso Auschwitz, che scrive un'ultima cartolina alle persone più care; le suore di un convento di Roma che aiutano una famiglia ebrea italiana a nascondersi dai tedeschi senza fare domande; un adolescente italiano che aiuta i bambini sopravvissuti ai campi di concentramento a imparare a vivere di nuovo.

D.COSA NON SAPPIAMO DELL’ITALIA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE?

R. L'Italia ha un'enorme rete di archivi storici in ogni città e paese, e ognuno di essi contiene migliaia di documenti e foto sull'Italia prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale. L’immagine stereotipata che abbiamo è che la guerra in Italia è stata persa dai tedeschi, vinta dagli inglesi e dagli americani, mentre gli italiani hanno combattuto come partigiani, hanno aiutato gli Alleati o si sono schierati con i fascisti di Mussolini. Dietro questa realtà stiamo scoprendo una storia molto più complessa: i partigiani italiani sono stati uno dei gruppi di Resistenza più efficaci dell'intera guerra; senza di loro i combattimenti in Italia sarebbero durati molto più a lungo. Più di due milioni di soldati di venti nazionalità diverse hanno combattuto in Italia dalla parte degli Alleati, e le storie di questi combattenti indiani, neozelandesi, afroamericani, brasiliani, sono una delle cose di cui scrivo nei miei libri.

D.QUALE PERIODO STORICO LA AFFASCINA IN MODO PARTICOLARE?

R. La storia della Seconda guerra mondiale è la storia di come si è formata, decisa e creata gran parte dell'Europa moderna e del mondo moderno e trovo che questo periodo storico sia il più affascinante.

D.C'È QUALCOS'ALTRO CHE VORREBBE AGGIUNGERE... CHE VORREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?

R. Se volete scrivere un libro, osservate il mondo che vi circonda e trovate una storia, o inventatela. Imparate a scrivere leggendo grandi scrittori e scrivendo continuamente, imparate a fare editing e trovate un buon agente. Non arrendetevi mai!

D. PROGETTI PER IL FUTURO E SOGNI?

R. Ho appena terminato un nuovo libro sull'Olocausto, un'indagine su come gli inglesi e gli americani usarono la crittoanalisi, il codebreaking, per leggere i messaggi segreti tedeschi sulla Soluzione Finale. Il mio prossimo progetto è scrivere un altro saggio storico sull'Italia moderna del XX secolo, ma sto ancora decidendo i personaggi e il periodo esatto.

Ringrazio Christian per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.





SINOSSI 

Italia, Seconda guerra mondiale. Quando Hitler diede l'ordine ai suoi ufficiali di attuare la «soluzione finale della questione ebraica», furono molti gli italiani – spesso ingiustamente dimenticati – che con incredibili azioni di ingegno e di coraggio garantirono la salvezza a centinaia di persone. Christian Jennings si è messo sulle tracce di queste persone e ha scoperto i loro nomi e le loro storie: il primario del Fatebenefratelli di Roma, Giovanni Borromeo, che ha inventato un'inesistente malattia infettiva altamente contagiosa, la Sindrome K, per salvare centinaia di ebrei dalla deportazione; il ciclista Gino Bartali, che consegnava messaggi ai partigiani tenendoli nascosti nella canna della sua bicicletta; don Francesco Repetto, che ha offerto riparo a centinaia di ebrei nelle case, nelle chiese, nei conventi dei paesi liguri; l'adolescente Ernestina Madonini, che ha salvato dalla deportazione la coetanea Eugenia Cohen nascondendola nella soffitta della sua casa nel cremonese.


COSA NE PENSO

Questo libro ha un valore forte come opera di memoria. In un paese come l’Italia, dove spesso la narrazione della resistenza, della persecuzione, del salvataggio viene frammentata, o ricordata piuttosto nei casi celebri, Gli italiani e la soluzione finale contribuisce a ristabilire una più ampia consapevolezza: che i gesti di solidarietà furono molti, ma non furono l’unica risposta, e che spesso rimasero ignorati o dimenticati.
Inoltre è utile come testo introduttivo per chi voglia capire non solo cosa successe agli ebrei in Italia, ma anche come parte della popolazione decise, a rischio della vita, di opporsi in modo concreto.
In conclusione, Gli italiani e la soluzione finale è un libro importante: non perfetto, ma necessario. Offre nuove prospettive, storie commoventi e riflessioni morali profonde. Lo consiglierei sia a chi ha già una formazione storica e vuole scoprire nuovi casi, che a chi si avvicina ora al tema, perché riesce a comunicare con chiarezza e forza



08 aprile 2024

RECENSIONE DEL LIBRO “PER NON SCOMPARIRE” DI CHIARA LAUDANI







NOTE SULL' AUTRICE 

Chiara Laudani si forma alla Scuola Holden al Master Tecniche della narrazione, quindi al Corso di Formazione per Sceneggiatori RAI e al Workshop di specializzazione “Laboratorio Fiction” Mediaset. Vince il Premio Solinas 1997, il Festival Corto in Bra, il Premio Medusa distribuzione.
Lavora in ambito televisivo sulla serialità, sul documentario, sul lungometraggio. Collabora con il TFL Torino, Biennale College Cinema Venezia e Annecy Alpes Film Lab.
Insegna presso il Centro Sperimentale di Cinematografia Roma.
Per non scomparire è il suo primo romanzo. In commercio dal 24 giugno 2022 Scritturapura


SINOSSI

Anna ha 43 anni, è single, vive a Roma e fa la sceneggiatrice. Ha una vita piena ma il suo test di fertilità parla chiaro: è al giro di boa riproduttivo. L'unica strada è la fecondazione assistita. Inutile negare che la "fissazione-utero" le prende la mano. Vuole un figlio a tutti i costi e accetterà lo sperma di un donatore ma non l'ovocita di una sconosciuta: quel bambino deve avere qualcosa della sua famiglia, a cui è molto legata. L'unica donatrice possibile a questo punto è sua nipote, Fulvia, figlia di sua sorella Lucia. Fulvia però ha solo 17 anni, sta terminando la High School a Hong Kong, si sente un po' sola così lontana da casa ed è alla ricerca di un'amica del cuore. Una storia che si snoda con leggerezza e profondità tra l'Italia e la Cina, tra desiderio di maternità e dilemmi etici, in cui i rapporti familiari, e non solo, si moltiplicano e si fanno più complessi. L'universo, come l'amore, è bello grande e dentro ci stanno davvero tante cose.


COSA NE PENSO 

Inizio col dire, che “Per non scomparire” è un romanzo che mi ha molto colpita, perché Chiara Laudani, ci racconta in maniera ordinata e non superficiale, con una scritta schietta una storia che accomuna molte donne sulla possibilità di ricorrere alla fecondazione assistita.
La scelta di Anna di avere un figlio in un età non più giovanissima e senza una relazione stabile,mi ha fatto pensare a tutte quelle donne che si ritrovano nella sua stessa condizione, con quel incessante ticchettio del orologio biologico nella testa che ricorda l'imminente fine per una donna di diventare madre quando si sente realmente pronta ad esserlo.
C’è una frase struggente che dice ...

“Osserva le persone pensando alla loro progenie. Quanto potranno spingersi in avanti nel tempo con i loro eredi,o quanto velocemente saranno inghiottiti dal buio”.

All'inizio, il romanzo potrebbe risultare piatto, perciò,vi suggerisco di leggerlo fino alla fine per poter avere tutte le risposte che ci si pone ad inizio lettura.
Credo che il passaggio fondamentale in questo romanzo non è solo il desiderio di maternità di Anna,ma la riscoperta sulle cose più importanti della vita.
Viste e vissute dalle altre protagoniste, Lucia, Fulvia,Carmen, Lakhsmi. 
“L' essenziale è invisibile agli occhi diceva, Antoine de Saint-Exupéry”.
L'essenziale si nasconde nelle cose quotidiane a cui non facciamo attenzione mentre la vita scorre.
L’essenziale sta nelle cose che ci fanno cambiare idea o in quelle che, al contrario, ci fanno tenere bene a mente i nostri valori quando facciamo una scelta.
L'essenziale sta nell’accettare che non si può fuggire da qualcuno che ti manca, perché nessun posto sarà mai abbastanza lontano dal dolore.
E sta anche nel comprendere che, però, per quanto lontano possa andare qualcuno che per noi è stato importante, il posto più fondamentale in cui deve essere è nel nostro cuore, e se lì lo troviamo ancora, significa che rimarrà con noi per sempre.
In conclusione, “Per non scomparire”,si presenta come una serie di riflessioni sul tempo che passa e sulle mancate occasioni non realizzate. Un libro che ci invita a riflettere sul tempo, come afferma Seneca: “Non abbiamo poco tempo, ma ne perdiamo molto.” Consigliato.Buona lettura!



Caterina Lucido

© Riproduzione riservata

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27 marzo 2024

RECENSIONE DEL LIBRO:“PRIMA CHE MI SFUGGA” DI ANNE PAULY




In libreria e sugli storie online dal 7 aprile 2022 L'orma Editore

NOTE SULL’ AUTRICE

Anne Pauly è nata nella banlieue di Parigi nel 1974. Con Prima che mi sfugga ha vinto numerosi premi tra cui il Prix du Livre Inter 2020, il Prix Summer 2020, il Prix Robert Walser 2020 e il Prix Pauline de Simiane 2020.

SINOSSI 

Dopo la morte del padre, Anne si ritrova alle prese con una casa da dismettere e sentimenti contraddittori da sbrogliare. E soprattutto ha un’urgenza: ricordare subito, ricordare a caldo quella figura ambivalente e imprendibile che tanta parte ha avuto nella sua esistenza. Un operaio autodidatta, punk a modo suo, appassionato di filosofie orientali, ma anche alcolizzato e maschio violento, che ha condannato un’intera famiglia a una continua «guerra civile». Quando una lettera inattesa svela tutta la verità su quel fragile colosso, il passato deflagra e ogni certezza vacilla.
Prima che mi sfugga è la cronaca tragicomica degli strani giorni che seguono a un lutto, intasati dalle ritualità e dalle burocrazie della morte. Anne Pauly scava nel rapporto con un padre ingombrante per scoprire di somigliargli più di quanto non voglia, tratteggiando scene di paradossale ironia in cui, come in certi funerali, il riso si mescola improvviso alle lacrime.

COSA NE PENSO

La protagonista del romanzo “Prima che mi sfugga”, si chiama Anne Pauly proprio come la sua autrice.
Definirlo un romanzo autobiografico sarebbe riduttivo. La Pauly, parla della morte del padre, e inoltre descrive e analizza anche un fenomeno in continua crescita: la violenza domestica, soprattutto a carico di donne e minori. Anne lo fa attraverso i suoi ricordi di bambina.

“Vorrei proprio vedere voi, coperte di insulti e minacce,trovare la forza di scappare alla stazione con i vostri figli..”

In conclusione, “Prima che mi sfugga”, è un libro, per chi non ha mai conosciuto il proprio padre, o per chi non ha mai avuto un vero rapporto, la vita è forse più complicata. Una vita senza un padre, è una vita a metà.Consigliato!





Caterina Lucido

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10 marzo 2024

INTERVISTA AD ELSA DI GATI





Miei cari lettori, l'ospite di oggi è la scrittrice Elsa Di Gati, laureata in Lettere, ha percorso una lunga carriera da giornalista radiofonica e televisiva. Autrice e conduttrice, per la RAI ha condotto programmi come Cominciamo bene, Apprescindere, Codice a Barre e Mi manda Raitre. Ha curato il volume Penultime parole famose (2008) e attualmente è Vicedirettrice del Daytime Rai.


D. COME È NATO “IN ALTALENA SU UN GRANELLO DI SALE”?

R. Il momento di svolta è stato il Covid. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che saremmo finiti nel buio di una pandemia. Sembrava di vivere in un film, il mio era un film dell’orrore. Quel nemico invisibile ha fatto partire dentro di me una giostra di emozioni negative. 


D. QUANTO TEMPO È STATO NECESSARIO PER LA REALIZZAZIONE DEL LIBRO?

R. Pochi mesi. Ho capito presto che scrivere mi aiutava ad esorcizzare il dolore, avevo la sensazione che il dolore racchiuso nelle parole potesse rimanere sulle pagine. Ho scritto in ogni posto e nei momenti liberi. Il pc è diventato l’angolo della confessione.


D. CHE COSA LE PIACE DI SERENA E CHE COSA DI LEI NON LE PIACE?

R. Ammiro il coraggio di chi non si nasconde e sa chiedere aiuto; il suo essere moglie, madre e figlia amorevole. Non mi piace la sua infinita capacità di sopportare, spesso anche per proteggere gli altri. Il troppo altruismo non sempre porta al bene.


D. PENSA CHE IL SUO ROMANZO POSSA AIUTARE CHI SI TROVA NELLA SITUAZIONE DI SERENA?

R. Lo spero, ho scritto anche mettendomi a nudo per lanciare il messaggio che chiedere aiuto è una manifestazione di forza, non di debolezza.


D. SECONDO LEI, QUALE CANZONE POTREBBE ESSERE LA DEGNA COLONNA SONORA DEL SUO LIBRO?



D. QUALI SONO I SUOI LIBRI PREFERITI?

R. Leggo di tutto. Magari compro un libro per una pagina, ma amo tantissimo le favole, a casa ne ho di tutti i tipi. Mi fanno viaggiare in mondi sconosciuti.


D. PROGETTI PER IL FUTURO?

R. Vorrei poter portare Serena a teatro.


Ringrazio Elsa per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.




In libreria e sugli store online dal 5 ottobre 2023 Gruppo Albatros



SINOSSI 

Ognuno e ognuna di noi fa i conti con i propri limiti, con le proprie paure, con le proprie ansie e idiosincrasie. Sono tutte quelle sensazioni che ben conosciamo e che ci accompagnano dalla più tenera età e non sembra abbiano l'intenzione di abbandonarci, neanche per un minuto. Ci stupiamo, ne abbiamo timore, impariamo a conviverci e a dialogarci, a volte le utilizziamo come nostri speciali punti di forza. Ma loro sono sempre lì a piegare la nostra esistenza secondo i loro capricci. L'ansia (e tutto ciò che le somiglia) è fatta così, un po' biricchina un po' strafottente, emerge improvvisa quando meno te lo aspetti e ci blocca lì dove siamo, oppure rimane sonnacchiosa dentro di noi che aspettiamo il momento in cui si affaccerà di nuovo sulla scena della nostra esistenza. Ha la capacità di essere sempre presente anche quando non c'è. Insomma, riesce comunque a spettinarci il cervello. Tutto questo si è amplificato nei "giorni del Covid" con tutto quello che ha significato per ciascuno di noi. Ma l'ansia è anche ansia di vivere, insofferenza alle sciocchezze, fame di relazioni sane e profonde, incessante voglia di ridere, capacità di non fermarsi alla superficialità dei nostri sentimenti e dei nostri impegni. Anche per questo, un pochino la coccoliamo e la riconosciamo come qualcosa che ci appartiene e che, nel bene e nel male, ci caratterizza. Diciamoci la verità, difficilmente riusciremmo a vivere senza ed è così che la portiamo con noi, per tutta la vita.


COSA NE PENSO 

Elsa Di Gati con la sua scrittura raffinata ed empatica, “In altalena su un granello di sale”,ci regala un testo armonioso su cosa significa davvero fare i conti con la depressione. E lo fa, attraverso la storia di Serena, una donna in bilico con le sue stesse paure nella sua quotidianità.
Un libro scritto come una sorta di flusso di coscienza. Un contributo significativo per infrangere questo limite,pochi autori scrivono libri legati all'ansia, ancora un argomento tabù,oltre che per dare una speranza a chi ancora sta lottando per uscirne.
In conclusione, si tratta di un libro conciso e di grande verità. 
Prendo spunto da questa frase di grande verità di Indro Montanelli:

«La depressione è la malattia più democratica che esiste, perché colpisce tutti, ricchi o poveri, personaggi noti o totali sconosciuti»

Lettura consigliata! Buona lettura



Caterina Lucido

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29 febbraio 2024

QUATTRO CHIACCHIERE CON ROSALIA MESSINA







Cari lettori,

L’ospite di questa intervista è Rosalia Messina. Nata a Palermo nel 1955, in esilio volontario a Bologna, giudice in pensione, dopo avere esordito con la raccolta Prima dell’alba e subito dopo (Lab, 2010) ha pubblicato racconti, romanzi, fiabe, testi teatrali e poesie, vincendo diversi premi. Lettrice appassionata, scrive le sue impressioni di lettura su “SoloLibri”, “84 Charing Cross” e “Letteratitudine”.


D. ROSALIA, COM'È NATA LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R. Innanzitutto grazie per l’intervista, Caterina. 
Anche se ho sempre amato scrivere, sono arrivata alla pubblicazione solo in tempi relativamente recenti. Ho pubblicato il mio primo libro, una raccolta di racconti, nel 2010; poi non mi sono più fermata. Non tutto ciò che ho scritto e scrivo arriva alla pubblicazione e certe volte neppure alla stesura definitiva: molto rimane allo stato di appunto o abbozzo da sviluppare che però poi, per qualche ragione, viene abbandonato. Durante i primi cinquantacinque anni della mia vita ho scritto a tempo perso, per il puro piacere di scrivere; solo dopo aver frequentato una scuola di scrittura sono arrivata a raccogliere alcuni racconti e a farne una pubblicazione, vincendo una selezione indetta dalla casa editrice Perrone.


D. QUANTO TEMPO HAI IMPIEGATO PER LA REALIZZAZIONE DEL TUO ROMANZO “NULLA D'IMPORTANTE TRANNE I SOGNI”?

R. È stata una gestazione laboriosa. Il primo embrione risale al 2018 ma ho continuato a lavorarci per anni, complessivamente cinque. Ho inviato il testo alla casa editrice Arkadia nel 2022 e il romanzo ha visto la luce il 15 settembre 2023. Sono stati necessari ripetuti aggiustamenti, rielaborazioni, editing professionali. Il romanzo non raggiunge le duecento pagine ma ha una struttura non semplice: il materiale narrativo si compone non solo di narrazione in terza persona ma anche di lettere, pagine di diario e anche spezzoni di romanzi in stesura, essendo la protagonista, Rosamaria Mortillaro detta Ro, una prolifica scrittrice di successo. Trovare un equilibrio tra le diverse componenti non è stato semplice.


D. DA QUALE IDEA, SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, È NATO QUESTO ROMANZO?

R. Pur trattandosi di un romanzo di pura fantasia, alcuni temi di Nulla d’importante tranne i sogni scaturiscono dall’osservazione della realtà. Sono una persona curiosa, portata a lavorare d’immaginazione. Anche quando non sono seduta al computer a scrivere invento storie che la maggior parte delle volte rimangono nella mia mente, altre volte diventano un appunto sul quale mi riprometto di lavorare. Lo spunto può essere costituito da un fatto di cronaca che mi incuriosisce; da un piccolo accadimento al quale assisto per strada o, magari, da una conversazione che orecchio in treno. Queste fantasie di solito non superano la fase embrionale; solo talvolta crescono e si ampliano fino a diventare romanzi. Da questo lavorio costante e dall’interesse che ho sempre provato per i legami familiari nasce il filone centrale di Nulla d’importante tranne i sogni: la relazione difficile fra due sorelle di forte personalità, la fragilità degli equilibri nei rapporti interpersonali, lo scarto a volte vistoso fra ciò che appare e ciò che è sostanza. Un altro tema rilevante del romanzo è il processo creativo letterario visto dall’interno, con gli occhi di una scrittrice per diversi motivi in crisi; nonostante tutto, Ro continua a creare trame e personaggi. I romanzi che mettono in scena scrittori e scrittura mi hanno sempre affascinato: si pensi ‒ giusto per fare alcuni esempi ‒ ai numerosi romanzi di Philip Roth in cui compare lo scrittore Nathan Zuckerman; al dramma pirandelliano Sei personaggi in cerca d’autore; all’Arturo Bandini di John Fante. Attorno a Rosamaria Mortillaro, innamorata della scrittura più che di ogni altro aspetto della sua vita, ho costruito un microcosmo di relazioni familiari e amicali, una rete di personaggi secondari. 


D. HAI DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R. Rileggo e limo infinite volte, fatico a essere soddisfatta e lascio riposare ciò che ho scritto per un po’ di tempo (settimane, mesi) fra una rilettura e l’altra. Prendo appunti volanti su foglietti, quadernini, notes e anche sul cellulare. 


D. CON QUALI COLORI DESCRIVERESTI ROSAMARIA E SUA SORELLA ANNAPAOLA?

R. Rispondo d’istinto, senza riflettere: Rosamaria è azzurra, viola e scarlatta; Annapaola è verde bosco, giallo senape e lilla. Se poi dovessi spiegare le ragioni di queste scelte, direi che Rosamaria brucia di un fuoco che la consuma ed è più vicina al cielo e al mare, alle creature che volano e nuotano; Annapaola è più vicina alla terra e a ciò che vi cresce sopra. 


D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE... CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R. Spero che i miei personaggi ispirino ai lettori lo stesso affetto indulgente che provo io per loro, a prescindere dai loro pregi e dai loro difetti; mi auguro che, chiudendo il libro, sentano di non avere sprecato il loro tempo. 


D. PROGETTI PER IL FUTURO E SOGNI?

R. Sogni? Continuare a scrivere a lungo. Essere amata dai lettori. 
Quanto ai progetti, ho in cantiere un romanzo che già ho inviato all’editore e un altro ancora in fase di prima stesura. 


Ringrazio Rosalia per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.


SINOSSI

Rosamaria Mortillaro, detta Ro, nota scrittrice siciliana, ha un rapporto altalenante e complicato con la sorella Annapaola, detta Nana, dalla quale cerca di farsi perdonare tutto ciò che ha avuto in più dalla sorte. Nana ogni tanto crea le condizioni per un allontanamento e rende difficili le riconciliazioni. Il filo usurato e più volte riannodato finisce per spezzarsi in modo irreparabile a causa di un banale contrasto innescato da Nana, a seguito del quale Ro decide, con dolorosa lucidità, di volersi sottrarre al gioco delle tregue e dei conflitti. Quando scopre di essere ammalata e di non poter sperare in un recupero della salute, Ro, provata anche dalla fine improvvisa dell’unico amore dal quale si è lasciata davvero coinvolgere, si isola nella sua villa nei pressi di Acireale in compagnia dell’amica e segretaria Anita Attanasio. Qui comincia a progettare la sua vendetta contro la sorella e la figlia di lei, Giada. Inizia così un percorso grottesco e per certi tratti singolare che farà emergere un mondo di contrasti ma anche di sentimenti che riveleranno, finalmente, l’autentica natura di Rosamaria.




In libreria e sugli store online dal 15 settembre 2023 Arkadia


COSA NE PENSO 

Rosalia Messina in “Nulla d'importante tranne i sogni”, ci racconta una storia potente sulla complessità delle relazioni familiari, sulle sfide dell'identità delle sorelle Mortillaro, Rosamaria e Annapaola. Due donne dal temperamento forte, ostinato, legate ineluttabilmente l'una all' altra, seppur divise da conflitti interiori. Simili e controverse allo stesso tempo.
Una lettura profonda,che richiama a sé, l'attenzione del lettore dalla prima all'ultima pagina.
Una storia che sa come acquietare i rimpianti e le cose non dette che spesso accadono all'Interno dei nuclei familiari più disparati. Un esempio di luce e ombra, molto forte che possiamo scorgere nel rapporto di Giada e sua madre Annapaola. Entrambe, possono considerarsi,protagoniste e antagoniste in questa saga familiare a differenza di Fosco ,l'altro figlio di Annapaola.
Il personaggio che più colpisce per empatia e per sensibilità è Anita. 
Passo dopo passo si scoprono, continui nuovi aspetti inediti sulla sua personalità. Figura altrettanto interessante è quella di Marika.
In conclusione, trama esaustiva, l'uso del linguaggio forbito usato dall' autrice rende ancora più piacevole questa lettura.Non è assolutamente un romanzo lezioso,come spesso accade nei romanzi a sfondo familiare.
Prendo in prestito le parole di Marcel Proust per sintetizzare al meglio, il mio parere su questo libro.“Ogni lettore, quando legge, legge se stesso”.
Una frase che può sembrare scontata ma in questo caso non lo è, perché leggendo tra le righe “Nulla d'importante tranne i sogni ”, ognuno di noi ci si può ritrovare.
Consigliatissimo. Buona lettura!





Caterina Lucido

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