12 novembre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: PUNTO PIENO DI SIMONETTA AGNELLO HORNBY






NOTE SULL 'AUTRICE 

Simonetta Agnello Hornby vive dal 1972 a Londra, dove svolge la professione di avvocato ed è stata presidente per otto anni del Tribunale di Special Educational Needs and Disability. Il suo primo romanzo, La mennulara (la “raccoglitrice di mandorle”) - pubblicato da Feltrinelli nel 2002 e ripubblicato sempre da Feltrinelli nel 2019 -  è stato un vero e proprio caso letterario, è stato a lungo ai vertici delle classifiche ed è stato tradotto in molte lingue, ricevendo nel 2003 il Premio Letterario Forte Village. Nello stesso anno, ha vinto il Premio Stresa di Narrativa e il Premio Alassio 100 libri - Un autore per l'Europa, ed è stato finalista del Premio del Giovedì "Marisa Rusconi". Tra i suoi titoli più celebri ricordiamo: con Feltrinelli La zia marchesa (2004), Boccamurata (2007), Vento scomposto (2009), La monaca (2010), La cucina del buon gusto (con Maria Rosario Lazzati, 2012), Il veleno dell’oleandro (2013), Il male che si deve raccontare (con Marina Calloni, 2013), Via XX Settembre (2013), Caffè amaro (2016), Nessuno può volare (2017). Ha inoltre pubblicato: Camera oscura (Skira, 2010), Un filo d’olio (Sellerio, 2011), La pecora di Pasqua (con Chiara Agnello), La mia Londra (Giunti, 2017), Il pranzo di Mosè (Giunti, 2014), Siamo Palermo con Mimmo Cuticchio (Mondadori, 2019), Piano nobile (Feltrinelli, 2020) e Punto pieno (Feltrinelli, 2021).


SINOSSI

Andrea Sorci, in preda a un accesso di rabbia, uccide la sua domestica “continentale”. L’omicidio viene insabbiato dal figlio illegittimo del barone Sorci, il potentissimo Peppe Vallo, altrimenti noto come l’Americano. Rico, nipote di Andrea, che sa ma non parla, è un uomo tormentato, deluso dalla Sicilia ferita del dopoguerra: vive accanto a Rita, che ama e non può fare a meno di tradire. Eppure qualcosa si muove: tre donne, le zie che i Sorci hanno ribattezzato “le Tre Sagge”, fondano nella sagrestia della chiesa dei Santi Scalzi il Circolo del Punto Pieno, dove ricamano corredini, tovaglie, lenzuola, asciugamani. Dalla nobildonna alla monaca di casa, alla prostituta, in quel “tripudio febbrile delle dita” si dà forma a una sorta di adunanza femminile dove si discute, si commenta, ci si consola, si offre una speranza di cambiamento e si rammendano traumi sociali e famigliari. È una nuova sorellanza basata su una “separazione dal mondo fuori che solo le donne, quando sono insieme, riescono a creare e a difendere”. Intanto, però, l’uomo vola sulla Luna, gli studenti si ribellano. E la tensione positiva dei movimenti a cavallo fra gli anni sessanta e settanta si scontra con le contraddizioni dell’isola.


COSA NE PENSO 

Il ricamo è un’arte antichissima.Ago e filo, due semplici strumenti per un’arte pregiata: quella del ricamo a mano. Le mani di abili ricamatrici del Circolo del Punto pieno hanno dato origine ad autentici capolavori d’arte guidate all'inizio dalle"tre sagge" della famiglia dei  baroni Sorci. Donne "cumannere" forti, abituate ad uno stile di vita privilegiato sin dalla nascita, che decidono di coinvolgere anche le altre donne di casa Sorci .Tutte loro si amalgamano senza alcuna difficoltà con le altre donne di ceto inferiore le cosiddette "popolane", da prostitute, a donne dalla vita non facile, madri, ragazze,nessuna esclusa.
È questo lo spirito del romanzo nessuno è diverso.
Simonetta Agnello Hornby nel suo romanzo ne parla in maniera quasi metaforica accomunando a quest'arte le vite dei suoi protagonisti. Il ritmo è incalzante, i personaggi sono ben descritti.

 
"Siamo fragili,e siamo imperfetti.
Imperfetto è il mondo, non l'amore.
E noi ricamiamo,continuiamo a ricamare,
con amore."


La storia inizia dal 1955, dove ritroviamo Rita Sala sposata con Rico Sorci, lei figlia dell' indimenticabile Maria Marra, la protagonista dell'intrigante e passionale Caffè Amaro, il romanzo che diede il via a questa maestosa trilogia. 
Rita ormai è una donna adulta che affronta le difficoltà della vita coniugale a testa alta dimostrando a tutti il suo valore sia di donna che di madre.
C'è da dire che come in "Piano Nobile", anche qui vengono approfonditi un’infinità variopinta di argomenti, dove si evince uno stato inconsciamente malinconico dei vizi dell'uomo, dalla tossicodipendenza, all'omosessualità, fino al tradimento. 
In questo capitolo finale, l' autrice ha riportato alla memoria i tanti fatti di cronaca realmente accaduti e ogni volta lo fa con fermezza e amarezza soprattutto quando ricorda la Palermo degli anni del potere oscuro di Cosa Nostra, della strage di Capaci dove persero la vita il giudice antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicilio. 
Adoro la "penna" della Agnello Hornby da sempre, perché sa stabilire un equilibrio perfetto tra fantasia e realtà con accortezza e stile.
In conclusione, un libro disegnato sullo sfondo di una Sicilia vera e carnale motivo per cui vale davvero la pena di essere letto. Buona lettura!


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03 novembre 2021

“... CHIACCHIERATA CON CRISTINA CABONI ”


Carissimi lettori, 

Ospite del blog di oggi è Cristina Caboni.
Cristina Caboni, vive in provincia di Cagliari, dove si occupa dell'azienda apistica della famiglia. Autrice di romanzi, ha esordito come scrittrice nel 2014 con Il sentiero dei profumi, pubblicato da Garzanti. Al primo, sono seguiti altri romanzi, tutti pubblicati dalla Garzanti: La custode del miele e delle api (2015), Il giardino dei fiori segreti (2016), vincitore del premio Selezione Bancarella nel 2017, La rilegatrice di storie perdute (2017), La stanza della tessitrice (2018), La casa degli specchi (2019) e Il profumo sa chi sei (2020).La ragazza dei colori, Garzanti, (2021). Tutte le opere della Caboni sono state pubblicate anche all'estero.
Personalmente sono rimasta letteralmente affascinata dal suo stile narrativo e dalla sua scrittura. 
Da qui è sorta la voglia e la curiosità di porle qualche domanda. 


Desidero ringraziare Cristina Caboni per la sua disponibilità nel concedermi questa bella intervista. 



D: SONO PASSATI MOLTI ANNI DA QUANDO HA ESORDITO, CI RACCONTI COME HA INIZIATO E COME HA PUBBLICATO IL SUO PRIMO LIBRO? 

R: Sono stati i racconti, la mia palestra. Storie di vita quotidiana che scrivevo per alcune riviste nazionali. In questo modo ho potuto approfondire le tematiche e approcciarmi alle norme editoriali in modo professionale. Diciamo pure che ho fatto una lunga gavetta prima di scrivere il sentiero dei profumi. Ho proposto il mio romanzo a un’agente letterario e lei si è innamorata della storia di Elena Rossini. Lo ha proposto in Italia e all’estero alle fiere dei libri e così è iniziata la mia strada di autrice. 


D: QUAL È IL PERSONAGGIO CHE L’HA EMOZIONATA DI PIÙ SCRIVERE? 

R: Senza dubbio è stata Letizia Marcovaldi de La ragazza dei colori. Figlia di una maestra, cresce nelle sue classi imparando ogni sfumatura sulla complessità dell’esistenza. Farà grandi cose, scegliendo con cura le sue battaglie. Generosa, creativa, gentile e solare. Letizia è un esempio di come la vita si possa affrontare e vivere nel migliore dei modi. 


D: QUAL È IL MESSAGGIO CHE VUOLE TRASMETTERE ALLE GIOVANI LETTRICI? 

R: Possiamo vivere in due modi: guardando la bellezza della vita, con speranza ed entusiasmo, oppure possiamo farci travolgere dagli eventi. Cambia l’approccio. Se siamo positivi riusciremo a trovare il modo di superare ogni ostacolo e i problemi potrebbero trasformarsi in nuove occasioni di conoscenza interiore. Se invece ci arrendiamo non ci sarà né futuro né speranza. E cos’è una vita priva di speranza? Dobbiamo costruire il nostro futuro e la nostra felicità un passo alla volta.  


D: QUALI EMOZIONI LE TRASMETTE SCRIVERE E COSA PROVA QUANDO METTE LA PAROLA FINE AD UNA SUA STORIA? 

R: Scrivere per me è come respirare. Vivo dunque scrivo. C’è una parte di me che si esprime attraverso la scrittura. Scrivo perché mi rilassa, mi arricchisce, mi rallegra. Mi conduce a ciò che sto diventando. Non finiscono mai le storie che scrivo. La parola fine è solo una virgola, una pausa nell’esistenza dei miei personaggi che continueranno ad accompagnarmi per sempre. In quel momento io e loro ci prendiamo giusto una pausa perché il tempo di ascoltare qualcun altro è ormai giunto. 


D: DEI SUOI PERSONAGGI FEMMINILI CE N’È UNO CHE SI IDENTIFICA MAGGIORMENTE CON LEI E UN ALTRO CHE INVECE È COMPLETAMENTE DIVERSO? 

R: Ci ho pensato molto e devo dire che per diversi frangenti mi viene facile identificarmi con Elena Rossini, la mia cara dolcissima profumiera. Per altri invece sono come Angelica Senes de La custode del miele e delle api. Più vado avanti nelle mie storie e più mi distacco dai personaggi. Sono sempre più loro stessi e hanno sempre meno di me. Questo è un bene. Riguardo al personaggio con il quale ho meno in comune credo che sia la madre delle gemelle Donati nel giardino dei fiori segreti. Lei è davvero una donna difficile da comprendere per me. 


D: LEI È UNA SCRITTRICE APPREZZATISSIMA, CHE RAPPORTI HA CON I SOCIAL NETWORK? 

R: Credo di frequentarli tutti, anche se per tutta una serie di cose devo confessarvi che Instagram è quello che mi è più congeniale. Lo trovo semplice, immediato, capace. Riesco a rispondere ai miei lettori internazionali rapidamente e a seguire i profili che mi interessano senza troppa dispersione di tempo.   


D: PROGETTI PER IL FUTURO? 

R: Sempre. Anche adesso sto già scrivendo un altro romanzo. Anzi due!



Intervista a cura di C.L



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27 ottobre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: "UN PADRE- CRESCERE INSIEME " DI MATTHEW LOGELIN



NOTE SULL' AUTORE 

Mattew Logelin, nato e cresciuto in Minnesota, è stato project manager di Yahoo!fino a quando ha deciso di lasciare l'azienda per dedicarsi alla scrittura e a sua figlia, Madeline. Oggi vive con la bambina a Los Angeles.


SINOSSI 

«Aprii piano la porta e, come facevo ogni notte da quando Madeline era nata, mi baciai la punta delle dita due volte e le toccai la fronte. Un bacio da parte mia e uno dalla mamma. Uno per ciò che sarebbe potuto essere e uno per ciò che sarà».

Dopo poco più di sette mesi, la vita di Matt e Liz sta per cambiare definitivamente: in seguito a una gravidanza difficile, Madeline sta già per venire al mondo. Prematura ma sana, la bambina viene ricoverata in terapia intensiva neonatale. È Matt ad accarezzarla per primo, a innamorarsi immediatamente di quella creatura, mentre la madre deve aspettare ventiquattro ore per poterla vedere, per riprendersi dal cesareo. Ma Liz non riuscirà mai a tenere per mano la sua piccola, perché un'embolia polmonare la porta via ventisette ore dopo il parto. Per Matt è uno shock terribile: come farà senza Liz? Che padre sarà? Riuscirà a crescere Maddy da solo? Diviso tra il dolore devastante e le responsabilità di un padre, Matt trova grande aiuto nelle persone che lo circondano, dai parenti agli amici. E, per sfogarsi e sentirsi meno solo, continua ad aggiornare il suo blog, scoprendo di avere un'incredibile community online che gli offre conforto e regali. Grazie a tutti loro, e alla piccola Maddy che cresce riempiendo di gioia la sua solitudine, Matt trova la forza per non arrendersi, giorno dopo giorno. In questo libro, Matt si racconta tra aneddoti divertenti e momenti di sconforto.


COSA NE PENSO 

Questo libro racconta la vita di Matthew Logelin, autore, blogger, e fondatore di diverse associazioni benefiche no-profit. Nel 2011 ha pubblicato "Two Kisses for Maddy: A Memoir of Loss and Love", diventato un best seller per il New York Times. In Italia, il libro è stato pubblicato nel giugno 2021 per Sperling&Kupfer
Logelin ripercorre la sua vita insieme alla moglie Liz, morta in seguito a delle complicazioni post-parto.

"Madeline incontrò la mamma.
La mamma incontrò Madeline.
Piansi un pochino,recitai la mia parte, 
Tagliai il cordone ombelicale e scattai un bel primo piano alla bambina. Madeline fece un giro in terapia intensiva neonatale. 
La mamma si assopì..."

Matt è sotto shock, stordito, incredulo.
Quanto è difficile lasciare andare qualcuno che si ama? Difficilissimo, nei fatti impossibile per Matt che non ha mai smesso di pensare a Liz. 
Matt, si difende dall’impatto traumatico delle emozioni per amore della sua bambina Maddy.
Inizia così, insieme a lei nuovo capitolo della sua vita, tra viaggi, ricordi e speranze. 
Un libro commovente, delicato, con una capacità spiazzante da indurre alla continua riflessione il lettore.

"Mi mancano un sacco di cose della donna che amo,
ma la sua voce è quella che mi manca di più.
So che posso ancora ascoltarla se voglio.."

Consigliato per chi ha voglia di perdersi in una storia vera narrata in maniera semplice.
Buona lettura!


Recensione a cura di C.L 

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22 ottobre 2021

INTERVISTA A MASSIMO GRANCHI AUTORE DEL LIBRO "IL PRINCIPE DELLE ARENE CANDIDE"

NOTE SULL' AUTORE

Massimo Granchi è nato a Cagliari nel 1974. Vive a Siena. È specializzato in Media, storia, cittadinanza. Ha conseguito un Dottorato in Istituzioni e Società. Lavora nel settore pubblico della formazione professionale. Ha fondato l’Associazione culturale Gruppo Scrittori Senesi di cui è presidente e il “Premio Letterario Città di Siena” del quale è direttore artistico. È coordinatore del “Premio Letterario Toscana”, responsabile culturale del Circolo “Peppino Mereu” e vicepresidente del Club per l’Unesco di Siena. I suoi racconti sono stati inseriti in antologie di vari editori. Ha pubblicato i saggi Camillo Berneri e i Totalitarismi (2006) e Siena: immagine e realtà nel secondo dopoguerra 1943-1963 (2010). Il suo romanzo d’esordio Come una pianta di cappero (2013) ha vinto il Premio online “Scrittore toscano dell’anno 2014”. Il suo secondo romanzo Occhi di sale (2015) ha vinto il “Premio della Giuria Memorial Vallavanti Rondoni”, il “Premio della Giuria Murex Città di Parole”, il “Premio Città di Sarzana”, il “Rive Gauche Festival” e il “Santucce Storm Festival”. Nel 2017 è uscito il suo terzo romanzo dal titolo La bellezza mite, finalista al concorso letterario nazionale “Argentario”, al Premio letterario “Città di Montefiorino” (2018) e al “Casa Sanremo Writers” (2019). L’opera inedita Il principe delle Arene Candide è stata finalista al Premio Letterario “Città di Montefiorino”, al “Premio Letterario Nazionale Bukowski”, al “Torneo Letterario IoScrittore 2018”.



D: CHI È MASSIMO? DESCRIVITI IN POCHE RIGHE? 

R: Sono nato a Cagliari e vivo a Siena. Sono una persona curiosa, perennemente alla ricerca di nuove esperienze. Mi confronto con i miei limiti per comprenderli e superarli. La scrittura è uno strumento che mi permette di farlo. Ho pubblicato romanzi, saggi e articoli. Ho varie specializzazioni e mi occupo con soddisfazione di formazione professionale per un ente pubblico. Il mio ultimo romanzo è Il principe delle Arene Candide, edito da Arkadia. 


D: COM’È NATO L’AMORE PER I LIBRI E PER LA SCRITTURA? 

R: Ero molto piccolo. Tenevo un diario in cui memorizzavo i miei pensieri e le esperienze del giorno. Ho cominciato a scrivere racconti brevi alle scuole superiori e a cimentarmi in concorsi di scrittura. Ho letto molto, soprattutto gialli, fumetti e libri scientifici per ragazzi. Ho avuto la fortuna di essere formato da una insegnante d’italiano estremamente sensibile e preparata che ha riconosciuto nella mia passione per la scrittura, una possibile crescita personale e una strada verso l’emancipazione. 


D: SEI IL FONDATORE E PRESIDENTE DELL ’ASSOCIAZIONE GRUPPO SCRITTORI SENESI. COSA TI HA SPINTO AD APRIRE QUESTA ASSOCIAZIONE? 

R: Era il 2014 e avevo appena pubblicato il mio primo romanzo con una casa editrice di Varese. Mi sono imbattuto in un’altra scrittrice senese che aveva fatto altrettanto. Trovai naturale contattarla per conoscerla e proporle di realizzare un’iniziativa insieme, partendo dai nostri libri e da una presentazione condivisa. Mi venne l’idea di allargare il gruppo di lavoro ad altri che, come noi, amassero la città di Siena e trovassero piacevole e interessante la scrittura. Durante l’incontro, ci si rese infatti conto che non esistesse nulla di simile a livello locale o regionale. Abbiamo, dunque, esteso il nostro invito ad altri autori, saggisti, giornalisti, poeti, narratori con l’intento di creare un gruppo di riflessione e progettazione di idee comuni. Siamo partiti in cinque, poi siamo diventati dieci e ora siamo oltre venti. I primi anni abbiamo mantenuto un’organizzazione spontanea. Eravamo un semplice comitato. Nel 2016, è diventato necessario strutturarci in un Associazione perché i nostri progetti sono cresciuti (abbiamo istituito il Premio Letterario Città di Siena, giunto alla VII edizione, e abbiamo vinto il premio come migliore progetto culturale dell’anno assegnatoci dalla Federazione Unitaria Italiana Scrittori) ed essere riconosciuti, da un punto di vista istituzionale, rendeva possibile l’accesso a risorse pubbliche e private o l’interlocuzione con i vari enti.  


D: QUALE SUPPORTO POTETE DARE AGLI ASPIRANTI SCRITTORI? 

R: Offriamo, innanzitutto, un luogo informale in cui aprire un dialogo sul tema della scrittura. Le nostre riunioni sono a cadenza mensile ed è richiesta una quota annua per associarsi. La rete di scrittori crea uno spazio privilegiato per confrontarsi su vari temi d’interesse personale o attuale nel mondo della letteratura e dei libri, in genere, e per avere consigli su come approcciarsi all’editoria. Organizziamo presentazioni di autori e gemellaggi con varie contaminazioni artistiche che ci hanno portato anche a collaborare con successo con realtà di altre regioni. Ogni socio può fare proposte di progetto e se il Consiglio approva, ci mobilitiamo insieme per realizzarlo. Per informazioni: scrittorisenesi@gmail.com


D: SECONDO TE PERCHÉ IN ITALIA SI LEGGE POCO? 

R: Credo che in Italia ci sia una buona educazione formale, molto ben strutturata e molto presente, almeno fino al conseguimento dell’obbligo scolastico. Il fatto che si associ la lettura allo studio è sicuramente una prima questione limite. Leggere significa studiare! E’ un’interpretazione legata soprattutto a un fattore anagrafico che, a volte, nel tempo, e con la maturità personale, fortunatamente, si attenua. La maggiore consapevolezza permette di associarla allo svago. La lettura è anche una questione di genere. Leggono soprattutto le donne. Quando però incombono gli impegni familiari e lavorativi, in cui spesso si denuncia un insufficiente sostegno sociale che permetta di coltivare le proprie passioni, la cultura e la lettura, in particolare, sono le prime a soccombere. Inoltre, la lettura e la scrittura sono considerate non professionalizzanti, non qualificanti, trascurando l’aspetto formativo trasversale che queste passioni possono offrire. E’ molto facile associare la lettura alla “perdita di tempo” perciò nei percorsi di crescita personale, le famiglie tendono a orientare i ragazzi verso altre forme di affermazione professionale invece di assecondare le espressioni artistiche. C’è, inoltre, una sovraesposizione. Ogni anno in Italia sono pubblicati oltre 10.000 testi. E’ complesso riuscire a essere selettivi o sensibili quando si è sottoposti a un costante bombardamento mediatico, soprattutto se consideriamo, come scritto sopra, che  non siamo un popolo di lettori e,  dunque, non abbiamo una capacità critica matura. E’ indubbio ed evidente, invece, che siamo un popolo di scrittori! Interessante contraddizione…   


D: UN LIBRO A CUI SEI PARTICOLARMENTE AFFEZIONATO E CHE CONSIGLIERESTI? 

R: Mi piace molto la letteratura sarda perciò, scavando nel mio passato, suggerirei “Canne al vento” di Grazia Deledda, un classico. Per quanto riguarda i miei autori contemporanei preferiti, direi assolutamente Marcello Fois e il suo “Stirpe,” tanto per cominciare. 


D: CHIUDIAMO CON UNA CITAZIONE FAMOSA INERENTE ALLA LETTURA, A TE LA SCELTA … 

R: Il libro è una possibilità di felicità che abbiamo noi uomini (J.L. Borges), perciò siate felici. Buone letture a tutti!

Grazie Massimo per la tua disponibilità.

Intervista a cura di C.L 


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13 ottobre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: TU NON CONOSCI LA VERGOGNA, "LA MIA VITA ELEGANZISSIMA" DI DRUSILLA FOER

NOTE SULL' AUTRICE 

Di origine toscana, cantante, attrice e autrice, Drusilla Foer è da tempo un'icona di stile. Frequenta con successo teatro, televisione, radio e cinema, ed è una star di culto sul web e sui social network, dove pubblica video esilaranti. Personaggio irriverente e antiborghese, si presta spesso al sostegno di cause sociali importanti. È autrice e interprete di due spettacoli teatrali: Eleganzissima, recital fra musica e racconto, e Venere Nemica, spettacolo ispirato alla favola di Amore e Psiche. Nel 2021 è la voce narrante in scena dell'Histoire du Soldat di Stravinskij al Teatro Olimpico di Vicenza. Al cinema ha recitato tra l'altro in Magnifica presenza di Ferzan Özpetek e nel recente Sempre più bello diretto da Claudio Norza. Fra le varie esperienze televisive è stata giudice di "Strafactor", talent nel talent di "X Factor", poi editorialista a "Matrix Chiambretti" su Canale 5, ospite fissa a "CR4 - La Repubblica delle Donne" su Rete 4 e in "Ciao Maschio" su Rai 1. In radio ha preso parte come ospite fissa al programma "Facciamo finta che..." di Maurizio Costanzo e Carlotta Quadri su R101.

SINOSSI 

Tu non conosci la vergogna racconta i luoghi, gli incontri, i sentimenti. Appunti di memoria sparpagliati e disordinati. Ci troverete un'insospettabile nonna spregiudicata, le notti di fuoco a New York, un amante affettatore di prosciutti, una prozia sonnambula e libertina, una tigre per amica, il teatro, la musica e l'amore. Una vita randagia, emozionata e combattuta. Una vita non male.
«Da grande vorrei essere come lei, eleganzissima.» Una piccola ammiratrice mi lusingò con queste parole inventando, a sua insaputa, il titolo del mio primo recital teatrale. E dandomi il motivo per scrivere questo libro: onorare ciò che è indelebile nella mia vita con tutta la tenerezza che ho per me stessa, sperando di intrattenere e, perché no, di ispirare la mia giovanissima fan. Tu non conosci la vergogna racconta i luoghi, gli incontri, i sentimenti. Appunti di memoria sparpagliati e disordinati. Ci troverete un'insospettabile nonna spregiudicata, le notti di fuoco a New York, un amante affettatore di prosciutti, una prozia sonnambula e libertina, una tigre per amica, il teatro, la musica e l'amore. Una vita randagia, emozionata e combattuta. Una vita non male. Una caccia al tesoro a cui ho giocato con tutto il coraggio che mi è stato possibile. Ve la restituisco senza vergogna, con l'intenzione di divertire o di ispirare, contando su un tenero perdono per la tonalità presuntuosa di questa speranza, tipica di un'anziana signora forse un po' vanesia.

COSA NE PENSO

Una biografia che non racconta l’autore, ma il personaggio.
Nel panorama letterario contemporaneo, capita raramente di imbattersi in un’autobiografia che non appartenga davvero alla persona che l’ha scritta. Con Tu non conosci la vergogna, Drusilla Foer – alter ego teatrale di Gianluca Gori – propone un’opera che gioca con le regole del genere e si muove con disinvoltura tra realtà e finzione.
Non aspettatevi di trovare in queste pagine dettagli sulla vita dell’autore. Gianluca Gori resta volutamente sullo sfondo, lasciando spazio alla voce narrante di Drusilla, personaggio carismatico e fuori dagli schemi, che racconta la propria esistenza come se fosse vera. Ed è proprio in questa ambiguità che il libro trova la sua cifra stilistica più interessante: un continuo equilibrio tra invenzione e plausibilità, in cui la finzione non è mai una menzogna, ma un modo alternativo di raccontare una verità più profonda.
La scrittura è fluida, vivace, capace di alternare leggerezza e riflessione senza perdere mai il ritmo. L’intelligenza dell’autrice – o meglio, dell’identità narrante – emerge in ogni pagina, con uno stile ironico e affilato che intrattiene, ma non banalizza. Drusilla ci accompagna tra memorie, aneddoti e considerazioni sul tempo che passa, sull’identità che cambia, sul diritto – e talvolta sul dovere – di essere diversi.Durante la lettura mi è capitato più volte di immaginarla davanti al computer mentre riordinava i pensieri,i ricordi e le parole da dire, dice molto su chi sia e lo fa sempre con garbo e umiltà.
Il volume non cerca consensi, né cerca di spiegare: racconta. E lo fa con consapevole eleganza. Per chi già apprezza Drusilla Foer, sarà una lettura piacevole e coerente con la sua figura pubblica. Per chi cerca una biografia tradizionale o una chiave di accesso all’uomo dietro il personaggio, l’opera potrà sembrare elusiva. Ma è proprio questa distanza che la rende interessante: non è un libro che rivela, ma che costruisce.
Tu non conosci la vergogna è, in definitiva, una messa in scena letteraria raffinata e originale. Un esercizio di stile in cui la voce narrante si prende il palcoscenico, mentre l’autore resta – con scelta precisa – dietro le quinte. Buona lettura!


Recensione a cura di C.L

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03 ottobre 2021

INTERVISTA A STEFANIA APHEL BARZINI AUTRICE DEL LIBRO“LE GATTOPARDE”.


Cari lettori,
Oggi ho l'onore di ospitare Stefania Aphel Barzini, autrice del romanzo Le Gattoparde edito da Giunti.
Stefania Aphel Barzini,ha vissuto sei anni a Los Angeles dove, tra l’altro, teneva corsi di cucina regionale italiana. Ama scrivere, mangiare e cucinare e considera queste attività molto importanti. 
Rientrata in Italia ha iniziato una lunga collaborazione con il Gambero Rosso, sia con il canale televisivo, di cui è stata uno degli autori, che con la rivista.
Conclusa questa esperienza ha iniziato a lavorare come consulente nell’organizzazione di eventi,fiere e mostre sempre a tema enogastronomico. 
Ha scritto diversi libri di cucina e due romanzi: L’Ingrediente perduto e Fuori sincrono.

D: APPASSIONATA DI CUCINA, SCRITTURA: CHI È STEFANIA? 
    
R: Sono tante cose insieme, forse troppe, ma sostanzialmente sono una “cantastorie”, Che poi le mie storie siano raccontate attraverso la cucina, il cibo, la scrittura, i romanzi, i saggi, le ricette o i viaggi non fa differenza, la cosa importante per me è raccontare il mondo che mi scorre accanto, le tante storie che rendono la vita interessante e degna di essere vissuta. 
   
    
D: QUALE È STATA LA DIFFICOLTÀ MAGGIORE DURANTE LA STESURA DEL SUO ROMANZO? 
    
R: La cosa più difficile è stata la ricerca, trovare le fonti giuste, e poi trovare la forma giusta per raccontare la mia storia, che non è una storia verticale, che va da madre in figlio, bensì orizzontale, che girovaga tra nonne, zie, nipoti, cugini, sorelle, il che la rendeva più difficile da raccontare. 
    
    
D: COME MAI HA DECISO DI RACCONTARE LA STORIA DELLA FAMIGLIA FILANGIERI DI CUTÒ E DEI PICCOLO DI CALANOVELLA? 
    
R: Tutto è iniziato con una mia visita a Villa Piccolo, sede della Fondazione Piccolo, sono rimasta folgorata dalla casa e dalle presenze ancora palpabili di chi ci aveva vissuto, gioito e sofferto. I Piccolo erano una famiglia bizzarra e affascinante, nel cercare di capire i suoi componenti e le loro storie ho voluto capire da dove provenissero e ho scoperto una storia tutta al femminile. Una storia di donne forti, coraggiose e mai banali. Storie spesso drammatiche che non erano mai state raccontate, perché la Storia è sempre raccontata dagli uomini e le donne non hanno mai avuto una voce.Io sentivo invece che quelle donne avevano bisogno di ritrovare la loro voce, che qualcuno facesse il gesto di ridargliela, mi sembrava che loro me lo chiedessero, che avessero bisogno di raccontarsi, di esprimersi. 
    
    
D: L’ ASPETTO POSITIVO E QUELLO NEGATIVO DELL' ESSERE UNA SCRITTRICE? 
    
R: L’aspetto negativo è che si tratta di un lavoro molto solitario, quasi autistico, sei tu sola davanti ad un computer, gli altri, coloro che ti stanno accanto sono spesso un ostacolo. Bisogna essere molto comprensivi per stare accanto a chi scrive. L’aspetto positivo, per paradosso, è lo stesso: la solitudine, il rapimento totale che ti dà la scrittura. È un momento magico, in cui di fatto ci si trasforma quasi in un medium tra te e i personaggi che devi raccontare. Io ho scritto Le Gattoparde durante il primo lockdown ed è stata la mia salvezza: sono stata trasportata in un'altra epoca, in un altro luogo, in mezzo a personaggi tornati in vita. Mi ha fatto dimenticare il presente e l’orrore che stavamo vivendo. 
    
    
D: QUALI SONO GLI INGREDIENTI CHE SERVONO IN UNA STORIA? 
    
R: La sola cosa che conta è avere una storia forte da raccontare, personaggi interessanti con storie forti, che trasportino te e il lettore in un altro universo, che rapiscano.
    
   
D: UN LIBRO CHE NON SI STANCHERÀ MAI DI RILEGGERE? 
    
R: Mary Poppins!! È il libro che da bambina mi ha fatto scoprire la lettura, un dono immenso che ha la capacità di farti viaggiare nello spazio e nel tempo.  Ricordo di averlo letto a 8 anni, un’estate al mare nella quale non sono uscita di casa finché non ho terminato tutti e 4 i volumi, neanche per andare al mare.Ero solo io, una sedia e il libro.Una vera magia. E Mary Poppins è un bagno nella magia, riletto da adulti è la scoperta di miti e leggende molto affascinanti.Non finirò mai di leggerlo e rileggerlo. 
    
    
D: PROGETTI PER IL FUTURO? 
    
R: Ho appena chiuso un contratto per scrivere un altro romanzo, sempre una storia siciliana, e sempre la storia di una donna realmente esistita.  Voglio raccontare la storia di Rosa Balistreri, un nome che forse a molti non dice un granchè, una grande cantante folk con una vita che di per sé è un romanzo bello e crudele. La storia della  rinascita di una donna che ha avuto una vita tragica e terribile ma che si è riscattata grazie alla sua voce.  Questa volta perciò racconto un’altra Sicilia, molto diversa da quella de Le Gattoparde, una Sicilia terra di abbandono, povertà e speranze affidate alle stelle.

                                                                                

Ph. Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella.


SINOSSI 

Villa Piccolo, la straordinaria residenza di campagna dell'aristocratica famiglia Piccolo, arroccata in cima alle colline di Capo d'Orlando e immersa in uno splendido parco di oltre venti ettari, fu il luogo in cui la baronessa Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò si ritirò quando il marito Giuseppe Piccolo di Calanovella fuggì a Sanremo con una ballerina. Lì visse con i suoi tre figli, Lucio, Casimiro e Agata Giovanna, che vi abitarono fino alla morte. Agata, ultima superstite e vestale della villa, ci racconta la storia della sua vita, della sua famiglia, della sua epoca. Lei, testimone di un mondo che fu, decide di ricostruire questa trama esclusivamente attraverso le vicende delle donne che l'hanno tessuta. Quando il sipario si apre su Agata siamo nella seconda metà del Novecento, ma la sua memoria ci conduce fino alla Sicilia postunitaria, a un momento cruciale della storia di quella terra e del nostro Paese. Tutte le certezze vacillano per l'aristocrazia terriera e le donne Piccolo, come altre loro simili, devono affrontare il cambiamento. Le vediamo lottare per tenere insieme ciò che resta del proprio mondo, resistendo al dissolversi dell'universo che conoscono. Mentre gli uomini di casa, i Gattopardi, assecondano il declino senza porvi argine e con rassegnazione. Le vediamo stagliarsi sullo sfondo di una vita domestica e di società fatta di riti e di fasti, di passioni e di compromessi. Ma anche di lutti e tragedie dettate dalla storia il terremoto di Messina e le bombe su Palermo e da episodi di violenza efferata. E ci immergiamo nell'atmosfera trasognata dell'oasi di Villa Piccolo, in cui Teresa crea un bizzarro cenacolo di arte, cultura e letteratura, dove Giuseppe Tomasi di Lampedusa, suo nipote, concepirà la sua opera eterna e passeranno in visita, tra gli altri, Montale, Cederna, Pasolini, Sciascia e Consolo, attratti dalla compagnia, così come dal cibo prezioso che Agata porta in tavola.

COSA NE PENSO 

Un tuffo nella sontuosa Palermo della Belle Epoque dominata dai Florio.
Come tutte le saghe familiari, in questo romanzo si percorre un arco temporale lungo parecchi anni.
I protagonisti sono le famiglie, Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, i principi Tomasi di Lampedusa, e i Baroni Piccolo di Calanovella.
Approfondiremo ciascuna delle figure femminili di casa Tasca di Cutò, dalla principessa Giovanna Filangeri, alla disperata e passionale Giulia, all'austera Bice e poi Maria, Lina e infine la forte e testarda Teresa.
Dopo la dipartita di quest'ultima, le redini della casa passano in mano a sua figlia Agata Giovanna Piccolo di Calanovella, una donna diversa rispetto alle altre donne della sua famiglia, una donna a mio avviso particolare. 
Leggendo capirete perché.
Una saga familiare tutta al femminile dove la razionalità si fonde con la rabbia, l'orgoglio e il desiderio. 
Due sono gli scrittori protagonisti, due le biografie che si intrecciano e ci  racconta la relazione, fra i cugini Lucio Piccolo di Calanovella e Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Mentre le lancette del tempo diventano sempre più lente con il trascorrere degli anni in quest' isola ricca di fascino, cultura e di storia, ma ritrosa e scontrosa ai cambiamenti come lo stesso Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne descrive nel suo capolavoro letterario “Il Gattopardo”,conosceremo i luoghi simbolo e i pranzi principeschi presenti nella sua opera.
Le Gattoparde, un romanzo magnetico, scritto divinamente, propone personaggi memorabili. Questo romanzo rappresenta il simbolo dell'emancipazione femminile in un mondo maschilista.
Lo consiglio caldamente a gli amanti dei romanzi storici e saghe familiari, a chi piace leggere storie di vita e per chi ama scoprire autori Italiani in gamba.

“A noi il denaro non è mai interessato,quello che contava,che ancora conta,sono le tradizioni: la storia, il modo di vivere,le cose belle di cui siamo circondati,e per bellezza non intendo solo quella degli oggetti,ma quella del mare che ci saluta al mattino, degli alberi che mormorano tra loro parole sussurrate,dei fiori che ogni giorno e ogni stagione indossano abiti nuovi. È a questo che non potrei e non vorrei rinunciare.”
Buona lettura!


Recensione e Intervista sono a cura di C.L


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01 ottobre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: OLIVA DENARO DI VIOLA ARDONE


NOTE SULL' AUTRICE

Viola Ardone (Napoli 1974) insegna latino e italiano al liceo. Per Einaudi Stile Libero ha pubblicato Il treno dei bambini (2019), caso letterario dell'anno, in corso di traduzione in trentaquattro lingue, che diventerà presto un film, e Oliva Denaro (2021).


SINOSSI

La colpa e il desiderio di essere liberi in un romanzo di struggente bellezza. «Io non lo so se sono favorevole al matrimonio. Per questo in strada vado sempre di corsa: il respiro dei maschi è come il soffio di un mantice che ha mani e può arrivare a toccare le carni». Dopo “Il treno dei bambini”, Viola Ardone torna con un’intensa storia di formazione. Quella di una ragazza che vuole essere libera in un’epoca in cui nascere donna è una condanna. Un personaggio femminile incantevole, che è impossibile non amare. Un rapporto fra padre e figlia osservato con una delicatezza e una profondità che commuovono.

COSA NE PENSO

Questo romanzo è stato raccontato con grande capacità narrativa.
Un testo che alterna i vari aspetti della vita di una donna in un' epoca in cui non aveva alcun diritto, né di parola né di libertà, soprattutto nel Meridione, con un risultato che riesce a catturare l’attenzione di chi legge. 
Siamo negli anni' 60, Oliva Denaro è una ragazza come tante altre del sud che sogna una vita diversa rispetto a quella in cui vive. Sogna una vita in libertà, lontana dai vecchi stereotipi inculcati dalla madre. Intenso il rapporto fra padre e figlia un sentimento viscerale, unico.
L'alleanza che si crea fra Oliva e la sua amica del cuore Liliana, sarà il punto forza in tutta la storia.
In realtà, la storia di Oliva Denaro fa riferimento alla storia di Franca Viola che nel '67 rifiutò di sposare l'uomo che l'aveva violentata. Il suo coraggio cambiò il codice penale.Fu la prima donna in Italia e in Sicilia a dire di no alla “paciata”, la pacificazione fra famiglie, e al matrimonio riparatore. 
Storie che da sempre sono accadute ovunque nel mondo, perché le sofferenze delle donne, le lotte, le discriminazioni non hanno confini.

«Le donne! Ma perché devono essere sempre declinate al plurale per ricevere considerazione? Agli uomini basta essere uno per valere qualcosa,con nome e cognome. Noi invece dobbiamo metterci in riga a formare una schiera, come fossimo una specie a parte.»

Questo romanzo è un inno a non arrendersi mai, a usare lo studio e la conoscenza come strumento di difesa personale e che la solidarietà tra le donne può rivelarsi una potente spinta al cambiamento.
Per chi ama la vita e non si lascia mai piegare.
Buona lettura!


Recensione a cura di C.L

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