26 dicembre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: SCRIVERE È L'INFINITO DI MARIANO SABATINI




NOTE SULL' AUTORE


Mariano Sabatini, nato a Roma nel 1971, è giornalista e scrittore. Dagli anni Novanta ha lavorato per quotidiani, periodici e web, curando rubriche e scrivendo pezzi di attualità, cultura e spettacoli. È stato autore per TMC e per la Rai (Tappeto volante, Parola mia, Uno Mattina) e poi temuto critico televisivo. Ha ideato e condotto rubriche su radio nazionali e locali, e come commentatore è molto presente sui grandi network. Ha pubblicato numerosi saggi (LA SOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL CINEMA, (Edizioni Scientifiche Italiane 2001), TRUCCHI D'AUTORE (Nutrimenti 2005), VI RACCONTO MONTALBANO - (Datanews 2006), ALTRI TRUCCHI D'AUTORE (Nutrimenti 2007), CI METTO LA FIRMA, (Aliberti 2009), L’ITALIA S’E'  MESTA (Giulio Perrone 2010), È LA TV BELLEZZA, (Lupetti, 2012). 
Ha debuttato nella narrativa con il noir L’INGANNO DELL' IPPOCASTANO (Adriano Salani Editore, 2016), Premio Flaiano e Premio Mariano Romiti opera prima 2017, seguito da PRIMO VENNE CAINO, (Adriano Salani Editore 2018), vincitore del Premio Internazionale di Letteratura Città di Como 2018, del Premio Logos Cultura Milano International 2018 e del Premio Letterario GialloCeresio 2019.
SCRIVERE È L'INFINITO (Vallecchi Firenze, 2021) é il suo nuovo saggio.


SINOSSI

Mariano Sabatini ha interpellato gli autori più noti per capire se scrittori si nasce o si può diventarlo. E come. Con il proliferare delle scuole di scrittura creativa, l'interrogativo non è affatto pretestuoso. Scrivere può insegnare a scrivere. Ma soprattutto serve leggere: tanto, di tutto. Ecco, allora, che in "Scrivere è l'infinito" il lettore - aspirante scrittore - troverà più di cento testimonianze di romanzieri famosi e apprezzati sui loro singolari metodi di lavoro. Qualche esempio: l'anarchia di Andrea Camilleri; l'isolamento di Giorgio Faletti; la lentezza di Sveva Casati Modignani; le ricerche di Giuseppe Culicchia; i canovacci di Loriano Macchiavelli; gli intrecci automatici di Cristina Comencini; il masochismo di Simonetta Agnello Hornby; il transfert di Alberto Bevilacqua; il dolore di Dacia Maraini; le pennichelle di Margherita Oggero; il tempo scaduto di Gianrico Carofiglio; il plot di Massimo Carlotto; la vendemmia di Enrico Brizzi; la patologia di Lidia Ravera; la naturalezza di Bianca Pitzorno; le riscritture infinite di Michael Cunningham; il falò di Andrea Vitali; il gioco di Romana Petri… Grazia Versanai, Barbara Baraldi, Licia Troisi, e tantissimi altri.


COSA NE PENSO

Questo libro è un vero e proprio “manuale” sulla scrittura. È perfetto per chi vuole intraprendere seriamente il mestiere di scrittore. In questo volume, Sabatini ha chiamato a raccolta i grandi nomi della letteratura italiana e non solo, poiché tra un capitolo e l'altro cita anche frasi di autori di fama mondiale da P.D James, Gabriel Garcia Marquez, Virginia Woolf.
Il primo scrittore che  “incontriamo” è l'indimenticabile maestro Andrea Camilleri, il quale  ricorda, il suo primo romanzo “Il  corso delle cose", racconta con ironia gli anni in cui i suoi manoscritti venivano rifiutati dalle case editrici, fino al meritatissimo successo avvenuto alla veneranda età di 73 anni. Tra una curiosità e l'altra spuntano fuori anche i suoi “rituali" di scrittura. Faccio i miei complimenti a Mariano Sabatini per averci donato un ritratto pressoché inedito del papà del Commissario Montalbano.
Pagina dopo pagina, troverete tante risposte  esaustive su la struttura di un romanzo, come nascono le idee iniziali, la stesura, i luoghi e infine i personaggi che secondo Dacia Maraini ogni personaggio ha una biografia.
In tutto ciò, però trovo  interessante l'osservazione fatta da Lisa Ginzburg:

«L' italiano è una lingua non facile facile, bellissima, musicale e piena di soluzioni interne una più bella dell'altra con le sue trappole però; un uso degli avverbi che può essere oggetto di abuso insidioso,e dall'altra parte una costruzione sintattica con la quale si può “giocare” spaziando in una musicalità e ritmica delle frasi particolarmente ricca.»

In conclusione, cari autori emergenti fate tesoro di questi preziosissimi consigli. 
Sono certa che vi torneranno senz'altro utili in futuro e non disperate davanti ai continui rifiuti dei vostri manoscritti da parte delle Case Editrici.
Il vero segreto in questo lavoro è la costanza seguita da un'infinita pazienza.
E come dice Stephen King nel suo “On writing.”

«La lettura costituisce il nucleo creativo della vita di un autore.»

A mio parere fare lo scrittore non è alla portata di chiunque e inoltre condivido quanto detto da chi fa questo mestiere con vera passione da una vita intera. Perché non conta la quantità di tempo che impiegate per scrivere ma la qualità del prodotto finale.
Buona lettura!


Recensione a cura di C.L

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20 dicembre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: IL SEGRETO DELLA SPEZIALE DI SARAH PENNER

NOTE SULL' AUTRICE

Sarah Penner, vive a St. Petersburg, Florida, insieme al marito e al loro cane, Zoe. Il segreto della speziale, il suo primo libro, sarà pubblicato in oltre trenta paesi nel mondo.

SINOSSI

Nascosta nei vicoli della Londra settecentesca, la piccola bottega di una speziale è frequentata da una clientela inusuale. Le donne di tutta la città sussurrano fra di loro il nome di una misteriosa donna, Nella, che vende veleni difficili da rintracciare e che possono essere usati contro gli uomini che le opprimono. Le regole sono poche ma ferree: il veleno non deve essere mai usato contro un’altra donna; i nomi delle vittime e delle assassine verranno per sempre conservati nei registri della bottega.
Eliza ha solo dodici anni quando entra dalla porta con l’insegna di un orso per richiedere, su ordine della sua padrona, un potente veleno. Da subito capisce che quel mondo magico, fatto di boccette di vetro, erbe odorose e ingredienti misteriosi, è fatto per lei. E chiede alla speziale di diventare la sua assistente. Ma sarà proprio un errore di Eliza a sconvolgere il delicato equilibrio del piano di Nella e a scatenare terribili conseguenze che avranno eco nei secoli a venire.
Nella Londra di oggi, una giovane storica americana, Caroline Parcewell, trascorre il suo anniversario di nozze in solitudine, fuggendo dai demoni che la perseguitano. Non si aspetta certo di ritrovare, nascosto nelle acque del Tamigi, un indizio che può essere la chiave per risolvere la serie di delitti perpetrati due secoli prima. Eppure le spire del veleno della speziale sono ancora pericolose, e qualcuno potrebbe non sopravvivere.


COSA NE PENSO

Un libro ben scritto, per essere un romanzo d'esordio.
Durante l'intera lettura ho avuto la perenne sensazione di stare nella Londra settecentesca descritta dall'autrice per quanto dettagliatamente sono state descritte le scene e i personaggi.
La penna di Sarah Penner, soddisfa anche il lettore più esigente. 
Storie d’amore e d’avventura con i ritmi incalzanti di un noir colmo di intrighi, segreti, e vendette.Un continuo alternarsi tra passato e presente.
Un mistero quello della Speziale tenuto nascosto per oltre duecento anni dalle rive del Tamigi e riportato alla luce per un caso fortuito da Caroline.

“La storia non conserva traccia degli intricati rapporti tra le donne,che non è possibile rivelare.”

Questo libro ci insegna cosa significa essere solidali.
Inoltre, l'intera vicenda è un inno alla speranza, al riscatto e al diritto di vivere per ciò che sentiamo e non per effetto di decisioni prese da altri per noi.
Lo consiglio a tutti.
Buona lettura!


Recensione a cura di C.L

© Riproduzione Riservata 







13 dicembre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: PROMETTIMI DI ESSERE LIBERA DI NADIA CRUCITTI


NOTE SULL' AUTRICE

Nadia Crucitti, è nata e vive a Reggio Calabria. Laureata in materie letterarie, è stata tra i curatori delle antologie del Premio di poesia Nosside dal 1984 al 1990. Ha scritto recensioni, articoli e giochi letterari per TuttoLibri – La Stampa e altre riviste. Ha pubblicato i lavori teatrali L’umano vangelo e Affetti familiari e i romanzi Casa Valpatri (Mondadori) e Berlino 1940: la convocazione (La Città del Sole).


SINOSSI

Berlino,1944. L' urlo delle sirene è incessante, centinaia di aerei seminano bombe, incendi, paura. La popolazione è allo stremo e chi può lascia la città.Eppure Lilly Wust resta. Moglie di un ufficiale della Wehrmacht, croce d’onore per aver donato al Reich quattro figli, sa che la città sta per cadere in mano ai nemici, e ha messo i bambini al sicuro in campagna, ma non può scappare. Perché aspetta il ritorno di Felice. Conta i giorni che le separano e tiene per lei un diario. Allinea parole pensate mentre cerca cibo e acqua tra le macerie, mentre trema in cantina attendendo che l’ennesima ondata di aerei passi. La guerra presto finirà e Felice tornerà da quella destinazione sconosciuta dove l’hanno portata dopo l’arresto.Felice Schragenheim è ebrea: forte dei suoi vent’anni ha sopportato tutto, e in quella che potrebbe essere la sua ultima notte ad Auschwitz è a Lilly che rivolge i suoi pensieri. Si rivede bambina ridente con genitori e fratello in una Berlino festosa, e poi giovane donna pronta a infrangere i divieti nazisti, ignorare l’ordine di cucire la stella gialla sugli abiti, inseguire la vita fino a innamorarsi di Lilly, aprirle gli occhi, immaginare un futuro diverso insieme.

Ispirato a una storia vera.


COSA NE PENSO

Ho finito ieri sera di leggere questo capolavoro letterario.
Non lo si può definire diversamente.
È il primo romanzo che leggo di Nadia Crucitti, una scrittrice che ha superato tutte le mie aspettative iniziali. 
Credo che questo libro possa essere utile per tutti, sia per ricordarci la storia che hanno vissuto i nostri nonni e i nostri genitori,sia perché narra la storia d'amore tra due donne, Lilly e Felice. 
Un tema ricorrente nella società di adesso.
E l'autrice lo fa con eleganza e raffinatezza.
Promettimi di essere libera è un romanzo che colpisce al cuore per sedimentare sentimenti veri, puri e contrastanti. Un lungo viaggio crudele, feroce, doloroso ma sicuramente anche uno di quelli più belli che rimangono impressi nella memoria del lettore per la forza della speranza.
Un libro ricco sotto tutti gli aspetti.
Consigliatissimo. Buona lettura!

“Ti dirò l'orrore e la disperazione; ti dirò quanto sono stati ignobili,vili,empi, nefandi. 
Troverò il coraggio di dirti tutto quello che ho vissuto, così mi laverò di dosso il dolore, questo tempo di sangue e violenza, questo tempo di uomini impuri. E respirerò libera in te. In te ritroverò l'orgoglio di appartenere al mondo.”

Recensione a cura di C.L

© Riproduzione Riservata 



29 novembre 2021

INTERVISTA AD AMAL BOUCHAREB



Carissimi lettori, 


Ospite del blog di oggi è Amal Bouchareb.
Amal Bouchareb scrittrice e traduttrice algerina, classe 1984, nata a Damasco. Laureata in interpretariato e traduzione. È stata docente presso il dipartimento di inglese della Scuola Normale Superiore di Algeri. È stata caporedattrice della rivista letteraria dell’Unione degli Scrittori Algerini "Aqlam". I suoi racconti e i suoi romanzi hanno ottenuto importanti premi e riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Ha tradotto in arabo molti autori italiani, sia classici sia moderni e contemporanei, come Niccolò Machiavelli, Pier Paolo Pasolini, e Mariangela Gualtieri. Per Buendia Books ha già pubblicato L’odore, racconto vincitore del Festival International de la Littérature et livre de jeunesse (FELIV) 2008 ad Algeri. Nel 2020 è uscito il suo secondo libro in Italia l’anticonformista sempre per i tipi di Buendia Books. E nel 2021 "Il bianco e il nero" per Edizioni Le Assassine. Nel 2020 l’Università di Tipaza (Algeria) ha indetto in suo onore un convegno sullo studio della sua produzione narrativa. Collabora con numerose testate arabe e algerine nel campo della critica letteraria e della traduzione. È la fondatrice e la direttrice di Arabesque, la prima rivista che si occupa della letteratura e le arti del mondo arabo in Italia, edita da Puntoacapo Editrice. 


Desidero ringraziare Amal per la sua disponibilità nel concedermi questa intervista. 


D: QUALI SONO GLI SCRITTORI CHE PIÙ TI HANNO INFLUENZATA?

R: Direi che sono piuttosto influenzata da tradizioni di scrittura che da singoli autori. I racconti popolari algerini e arabi hanno modellato il mio immaginario, e sono quelli che mi hanno segnata di più, sia sul livello dei temi di scrittura che le tecniche di narrazione. Per come sviluppare i personaggi la letteratura russa ci da delle lezioni insuperabili. Nella letteratura occidentale d’altronde, penso che sia il teatro che mi ha influenzata di più, quello classico francese di Molière, e il dry Anglo-Saxon humour di George Bernard Shaw. Nella narrativa italiana invece mi ha sempre colpito il realismo provocatorio di Alberto Moravia per esempio.


D: COM’È DA TRADUTTRICE IL RAPPORTO CON UN TESTO CHE NON È TUO?

R: Tradurre è un’esperienza che rende un autore più umile. Essendo troppo assorbiti nel nostro ego scrivendo, potrebbe essere auto intossicante, gli autori migliori per poter superare l’io “avvelenante” non la smettono mai di leggere. Nel mio caso, tradurre consiste a portare semplicemente questa cura detox di altruità al livello successivo.


D: DA DOVE È NATA L ’IDEA DEL TUO ROMANZO "IL BIANCO E IL NERO"? È TUTTO FRUTTO DI FANTASIA O QUALCHE PERSONAGGIO E/O FATTO HA DELLE BASI REALI?

R: Per me non esistono personaggi puri frutti di fantasia. Nei miei racconti tutti i personaggi hanno radici nella realtà, mi basta a volte solo un viso interessante incrociato a caso, per trasformarlo ad un protagonista del prossimo libro. In “il bianco e il nero” almeno la donna con il hayek è una vera donna che la incontravo ad Algeri esattamente nel posto descritto nel romanzo, forse è stata lei ad avermi ispirata tutta la storia, Damia invece è ispirata parzialmente dai quadri di Kamil Vojnar... per il resto “qualsiasi somiglianza è del tutto casuale”… Teniamoci al disclaimer!


D: QUAL È IL MESSAGGIO CHE VORRESTI TRASMETTERE AI LETTORI CHE HANNO LETTO O LEGGERANNO “IL BIANCO E IL NERO”?

R: Che siamo tutti uguali; nell’essere buoni e nell’essere cattivi tutti gli esseri umani sono uguali! Sembra banale come messaggio, e può suonare come una predica. Ma scegliendo di sottolineare il lato scuro di questa verità nel romanzo era giustamente per rendere il messaggio poco utopistico.


D: NEL "L' ANTICONFORMISTA" AFFRONTI CON UNO SGUARDO ATTENTO I VIAGGI DEI MIGRANTI NEI PRINCIPALI LUOGHI DA CUI PARTONO E LO FAI MESCOLANDO REALTÀ E FIABA, CRONACA E LETTERATURA SENZA ELUDERE NESSUNO DEI TEMI SCOTTANTI DEGLI ULTIMI ANNI. COSA TI ASPETTI CHE ACCADA IN FUTURO?

R: Secondo me, se aspettiamo una soluzione dall’Europa la situazione rimarrà tale con un anticlimax clamoroso esattamente come il finale descritto nel racconto; visto che il fenomeno di migrazione di massa è solo un effetto collaterale delle guerre del Medio Oriente, e il dominio di regime corrotti in Africa che nutrono sia le prime che i secondi l’economia di certi Paesi occidentali. Ci vogliono dunque vere e proprie  rivoluzioni in Africa e nel mondo arabo per mettere fine alla seconda ondata di un colonialismo subdolo (con tutte le sue varianti sia economiche che culturali o “umanitarie”) e in conseguenza le migrazioni di massa. Tanti giovani africani ne sono consapevoli e questo lo abbiamo visto ultimamente durante le 28ème sommet Afrique-France. Solo che con il colonialismo classico, i nostri popoli dovettero una volta difendere il loro diritto di mettere fuori i colonizzatori, ma con il neo-colonialismo la sfida è doppia, oltre a mettere fuori le potenze neo-coloniali, uno deve anche lottare per difendere il suo sacrosanto diritto di non lasciare il suo Paese.


D: QUALCUNO HA DETTO CHE IL PIACERE, NELLO SCRIVERE, STA NELLA PREPARAZIONE, NON NELL’ ESECUZIONE: SEI D’ACCORDO?

R: Assolutamente, è la fase più magica in cui l’autore si identifica in qualche modo con il divino, con il Creatore. La fase dell’esecuzione invece ci ricorda delle nostre imperfezioni, la nostra incapacità a realizzare un’opera che corrisponde del tutto a quello che abbiamo immaginato. All’inizio, trovavo questa fase anche frustrante, ma poi ho imparato a goderla e considerarla come una preghiera: un “dhikr” che ci ricorda del Grandissimo, e dei nostri limiti in questo mondo.


D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Da poco è uscito in Algeria il terzo romanzo della trilogia che avevo iniziato con “Il bianco e il nero”. Le idee per un nuovo romanzo sono ancora in gestazione. In Italia invece ho una collaborazione in corso con il festival “Bologna in Lettere”, sempre per mantenere quel equilibrio tra scrittura e traduzione.


Intervista a cura di C.L


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23 novembre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: KABIR BEDI, STORIE CHE VI DEVO RACCONTARE



NOTE SULL' AUTORE 

Kabir Bedi è nato a Lahore il 16 gennaio 1946 da una famiglia indiana di origine sikh. Suo padre, Baba Bedi, era un filosofo discendente dal primo guru dei sikh, sua madre Freda, nata in Inghilterra, era un'attivista molto nota che si fece monaca buddhista tibetana, raggiungendo nel 1972 il massimo grado dell'ordine, quello di Gelongma.Ha interpretato più di ottanta film, partecipato a oltre trenta serie tv, tra cui "Beautiful" nel ruolo del fascinoso principe Omar e a importanti spettacoli teatrali nella natia India. Nel 2010 ha ricevuto l'onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica italiana.Vive a Mumbai con la moglie Parveen Dusanj, produttrice, e si dedica attivamente, quale ambasciatore della Onlus Care & Share Italia, a opere di beneficenza per i bambini.

SINOSSI

Dopo un debutto da giornalista folgorante (intervistò i Beatles) la carriera di attore: il successo in Europa lo catapulta a Hollywood (è anche un cattivo in uno 007 con Moore) e poi  serie tv e tanto teatro in India. Quattro mogli, il dolore immenso per la perdita del figlio Siddartha. 

«La mia vita» scrive Kabir «è stata un ottovolante di emozioni».

E leggendo questo libro, magnificamente scritto, si ha proprio la sensazione di volare con lui.


COSA NE PENSO 

E' difficile recensire questo libro, o meglio, questa autobiografia. 
Nel suo memoriale Kabir Bedi, si racconta a cuore aperto, senza mai omettere o alleggerire gli eventi del suo passato non sempre roseo.
L'attore racconta della sua famiglia borghese e idealista. Sua madre, Freda Bedi, al secolo Freda Houlston, si convertì successivamente al buddismo. Suo padre, Baba Bedi, era uno scrittore e filosofo di fede sikh, discendente dal primo guru dei sikh.La famiglia Bedi era in generale molto tollerante per quel che concerne religione e moralità.
Parla della sua infanzia, degli amici, fra cui Rajiv e Sanjay, figli e nipoti dei primi ministri indiani Indira Gandhi e Nehru. 
Nella metà degli anni sessanta, ha la fortuna di incontrare e intervistare i Beatles. Un sogno che diventa realtà, per un giovane studente che a quell'epoca si occupava di giornalismo per una piccola radio locale indiana. 
Da giovanissimo, decide di lasciare i propri  affetti per seguire il suo istinto creativo e anticonformista. Parte da Delhi con pochi soldi in tasca e con la valigia piena di sogni verso Mumbai.
Racconta della relazione burrascosa con la prima moglie, dalla quale ha avuto due figli. Dopo il divorzio, l'attore ha avuto una relazione tormentata con l'attrice indiana Parveen Babi grande e indimenticato amore.

"Ho divorziato da Protima, ma mai dai miei figli. Eppure loro hanno sofferto il dolore emotivo della nostra rottura. Quando c'è un divorzio, molti genitori parlano di "tempo di qualità ", ma è la quantità che conta".

Raggiunge la fama internazionale nel 1976 quando il regista italiano Sergio Sollima lo sceglie quale interprete per lo sceneggiato Sandokan. Gli italiani venerano la "tigre della Malaysia"
L'interpretazione del pirata nello sceneggiato omonimo rimane a oggi il più grande successo per Bedi, per tutti noi Italiani resterà per sempre Sandokan. Racconta dell' esperienza a Hollywood che lo ha devastato, mentre Italia e India lo hanno resuscitato. Una vita vissuta tra alti e bassi, tra dolore e gloria. 
Si affida alle pagine di questo libro per ripercorre con lucidità gli attimi successivi al suicidio di suo figlio Siddharth, una morte annunciata come lo stesso attore specifica, perché il ragazzo soffriva di schizofrenia. 
Per il resto della narrazione affronta ogni episodio della sua vita con la consapevolezza e la maturità di oggi. 
In conclusione, In tutte le pagine c'è l'autore coi pregi e i difetti, con il suo carattere, che si è formato negli anni e che ne impregna le pagine. Consigliato per chi vuole conoscere meglio non solo l'attore ma l'uomo che si cela dietro questo sguardo magnetico.
Buona lettura!

Recensione a cura di C.L


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12 novembre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: PUNTO PIENO DI SIMONETTA AGNELLO HORNBY






NOTE SULL 'AUTRICE 

Simonetta Agnello Hornby vive dal 1972 a Londra, dove svolge la professione di avvocato ed è stata presidente per otto anni del Tribunale di Special Educational Needs and Disability. Il suo primo romanzo, La mennulara (la “raccoglitrice di mandorle”) - pubblicato da Feltrinelli nel 2002 e ripubblicato sempre da Feltrinelli nel 2019 -  è stato un vero e proprio caso letterario, è stato a lungo ai vertici delle classifiche ed è stato tradotto in molte lingue, ricevendo nel 2003 il Premio Letterario Forte Village. Nello stesso anno, ha vinto il Premio Stresa di Narrativa e il Premio Alassio 100 libri - Un autore per l'Europa, ed è stato finalista del Premio del Giovedì "Marisa Rusconi". Tra i suoi titoli più celebri ricordiamo: con Feltrinelli La zia marchesa (2004), Boccamurata (2007), Vento scomposto (2009), La monaca (2010), La cucina del buon gusto (con Maria Rosario Lazzati, 2012), Il veleno dell’oleandro (2013), Il male che si deve raccontare (con Marina Calloni, 2013), Via XX Settembre (2013), Caffè amaro (2016), Nessuno può volare (2017). Ha inoltre pubblicato: Camera oscura (Skira, 2010), Un filo d’olio (Sellerio, 2011), La pecora di Pasqua (con Chiara Agnello), La mia Londra (Giunti, 2017), Il pranzo di Mosè (Giunti, 2014), Siamo Palermo con Mimmo Cuticchio (Mondadori, 2019), Piano nobile (Feltrinelli, 2020) e Punto pieno (Feltrinelli, 2021).


SINOSSI

Andrea Sorci, in preda a un accesso di rabbia, uccide la sua domestica “continentale”. L’omicidio viene insabbiato dal figlio illegittimo del barone Sorci, il potentissimo Peppe Vallo, altrimenti noto come l’Americano. Rico, nipote di Andrea, che sa ma non parla, è un uomo tormentato, deluso dalla Sicilia ferita del dopoguerra: vive accanto a Rita, che ama e non può fare a meno di tradire. Eppure qualcosa si muove: tre donne, le zie che i Sorci hanno ribattezzato “le Tre Sagge”, fondano nella sagrestia della chiesa dei Santi Scalzi il Circolo del Punto Pieno, dove ricamano corredini, tovaglie, lenzuola, asciugamani. Dalla nobildonna alla monaca di casa, alla prostituta, in quel “tripudio febbrile delle dita” si dà forma a una sorta di adunanza femminile dove si discute, si commenta, ci si consola, si offre una speranza di cambiamento e si rammendano traumi sociali e famigliari. È una nuova sorellanza basata su una “separazione dal mondo fuori che solo le donne, quando sono insieme, riescono a creare e a difendere”. Intanto, però, l’uomo vola sulla Luna, gli studenti si ribellano. E la tensione positiva dei movimenti a cavallo fra gli anni sessanta e settanta si scontra con le contraddizioni dell’isola.


COSA NE PENSO 

Il ricamo è un’arte antichissima.Ago e filo, due semplici strumenti per un’arte pregiata: quella del ricamo a mano. Le mani di abili ricamatrici del Circolo del Punto pieno hanno dato origine ad autentici capolavori d’arte guidate all'inizio dalle"tre sagge" della famiglia dei  baroni Sorci. Donne "cumannere" forti, abituate ad uno stile di vita privilegiato sin dalla nascita, che decidono di coinvolgere anche le altre donne di casa Sorci .Tutte loro si amalgamano senza alcuna difficoltà con le altre donne di ceto inferiore le cosiddette "popolane", da prostitute, a donne dalla vita non facile, madri, ragazze,nessuna esclusa.
È questo lo spirito del romanzo nessuno è diverso.
Simonetta Agnello Hornby nel suo romanzo ne parla in maniera quasi metaforica accomunando a quest'arte le vite dei suoi protagonisti. Il ritmo è incalzante, i personaggi sono ben descritti.

 
"Siamo fragili,e siamo imperfetti.
Imperfetto è il mondo, non l'amore.
E noi ricamiamo,continuiamo a ricamare,
con amore."


La storia inizia dal 1955, dove ritroviamo Rita Sala sposata con Rico Sorci, lei figlia dell' indimenticabile Maria Marra, la protagonista dell'intrigante e passionale Caffè Amaro, il romanzo che diede il via a questa maestosa trilogia. 
Rita ormai è una donna adulta che affronta le difficoltà della vita coniugale a testa alta dimostrando a tutti il suo valore sia di donna che di madre.
C'è da dire che come in "Piano Nobile", anche qui vengono approfonditi un’infinità variopinta di argomenti, dove si evince uno stato inconsciamente malinconico dei vizi dell'uomo, dalla tossicodipendenza, all'omosessualità, fino al tradimento. 
In questo capitolo finale, l' autrice ha riportato alla memoria i tanti fatti di cronaca realmente accaduti e ogni volta lo fa con fermezza e amarezza soprattutto quando ricorda la Palermo degli anni del potere oscuro di Cosa Nostra, della strage di Capaci dove persero la vita il giudice antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicilio. 
Adoro la "penna" della Agnello Hornby da sempre, perché sa stabilire un equilibrio perfetto tra fantasia e realtà con accortezza e stile.
In conclusione, un libro disegnato sullo sfondo di una Sicilia vera e carnale motivo per cui vale davvero la pena di essere letto. Buona lettura!


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03 novembre 2021

“... CHIACCHIERATA CON CRISTINA CABONI ”


Carissimi lettori, 

Ospite del blog di oggi è Cristina Caboni.
Cristina Caboni, vive in provincia di Cagliari, dove si occupa dell'azienda apistica della famiglia. Autrice di romanzi, ha esordito come scrittrice nel 2014 con Il sentiero dei profumi, pubblicato da Garzanti. Al primo, sono seguiti altri romanzi, tutti pubblicati dalla Garzanti: La custode del miele e delle api (2015), Il giardino dei fiori segreti (2016), vincitore del premio Selezione Bancarella nel 2017, La rilegatrice di storie perdute (2017), La stanza della tessitrice (2018), La casa degli specchi (2019) e Il profumo sa chi sei (2020).La ragazza dei colori, Garzanti, (2021). Tutte le opere della Caboni sono state pubblicate anche all'estero.
Personalmente sono rimasta letteralmente affascinata dal suo stile narrativo e dalla sua scrittura. 
Da qui è sorta la voglia e la curiosità di porle qualche domanda. 


Desidero ringraziare Cristina Caboni per la sua disponibilità nel concedermi questa bella intervista. 



D: SONO PASSATI MOLTI ANNI DA QUANDO HA ESORDITO, CI RACCONTI COME HA INIZIATO E COME HA PUBBLICATO IL SUO PRIMO LIBRO? 

R: Sono stati i racconti, la mia palestra. Storie di vita quotidiana che scrivevo per alcune riviste nazionali. In questo modo ho potuto approfondire le tematiche e approcciarmi alle norme editoriali in modo professionale. Diciamo pure che ho fatto una lunga gavetta prima di scrivere il sentiero dei profumi. Ho proposto il mio romanzo a un’agente letterario e lei si è innamorata della storia di Elena Rossini. Lo ha proposto in Italia e all’estero alle fiere dei libri e così è iniziata la mia strada di autrice. 


D: QUAL È IL PERSONAGGIO CHE L’HA EMOZIONATA DI PIÙ SCRIVERE? 

R: Senza dubbio è stata Letizia Marcovaldi de La ragazza dei colori. Figlia di una maestra, cresce nelle sue classi imparando ogni sfumatura sulla complessità dell’esistenza. Farà grandi cose, scegliendo con cura le sue battaglie. Generosa, creativa, gentile e solare. Letizia è un esempio di come la vita si possa affrontare e vivere nel migliore dei modi. 


D: QUAL È IL MESSAGGIO CHE VUOLE TRASMETTERE ALLE GIOVANI LETTRICI? 

R: Possiamo vivere in due modi: guardando la bellezza della vita, con speranza ed entusiasmo, oppure possiamo farci travolgere dagli eventi. Cambia l’approccio. Se siamo positivi riusciremo a trovare il modo di superare ogni ostacolo e i problemi potrebbero trasformarsi in nuove occasioni di conoscenza interiore. Se invece ci arrendiamo non ci sarà né futuro né speranza. E cos’è una vita priva di speranza? Dobbiamo costruire il nostro futuro e la nostra felicità un passo alla volta.  


D: QUALI EMOZIONI LE TRASMETTE SCRIVERE E COSA PROVA QUANDO METTE LA PAROLA FINE AD UNA SUA STORIA? 

R: Scrivere per me è come respirare. Vivo dunque scrivo. C’è una parte di me che si esprime attraverso la scrittura. Scrivo perché mi rilassa, mi arricchisce, mi rallegra. Mi conduce a ciò che sto diventando. Non finiscono mai le storie che scrivo. La parola fine è solo una virgola, una pausa nell’esistenza dei miei personaggi che continueranno ad accompagnarmi per sempre. In quel momento io e loro ci prendiamo giusto una pausa perché il tempo di ascoltare qualcun altro è ormai giunto. 


D: DEI SUOI PERSONAGGI FEMMINILI CE N’È UNO CHE SI IDENTIFICA MAGGIORMENTE CON LEI E UN ALTRO CHE INVECE È COMPLETAMENTE DIVERSO? 

R: Ci ho pensato molto e devo dire che per diversi frangenti mi viene facile identificarmi con Elena Rossini, la mia cara dolcissima profumiera. Per altri invece sono come Angelica Senes de La custode del miele e delle api. Più vado avanti nelle mie storie e più mi distacco dai personaggi. Sono sempre più loro stessi e hanno sempre meno di me. Questo è un bene. Riguardo al personaggio con il quale ho meno in comune credo che sia la madre delle gemelle Donati nel giardino dei fiori segreti. Lei è davvero una donna difficile da comprendere per me. 


D: LEI È UNA SCRITTRICE APPREZZATISSIMA, CHE RAPPORTI HA CON I SOCIAL NETWORK? 

R: Credo di frequentarli tutti, anche se per tutta una serie di cose devo confessarvi che Instagram è quello che mi è più congeniale. Lo trovo semplice, immediato, capace. Riesco a rispondere ai miei lettori internazionali rapidamente e a seguire i profili che mi interessano senza troppa dispersione di tempo.   


D: PROGETTI PER IL FUTURO? 

R: Sempre. Anche adesso sto già scrivendo un altro romanzo. Anzi due!



Intervista a cura di C.L



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