16 febbraio 2024

INTERVISTA A EUGENIO MURRALI






Buon fine settimana cari lettori!

Oggi voglio farvi conoscere il giornalista e saggista Eugenio Murrali. Collabora con Il Foglio e Vatican News. “Marguerite è stata qui” è il suo primo romanzo Neri Pozza


D. CHI È EUGENIO MURRALI?

R. Uno che cerca di comprendere e di raccontare quel che comprende. Credo sia così nei diversi ambiti del mio agire. Nella scrittura provo a immergermi nell’alterità, a dimenticarmi di me per meglio entrare in un altrove. Penso che questa dimenticanza e questa immersione facciano parte della dinamica della creazione, anche se dimenticarsi di sé non significa smettere di esistere. La persistenza di noi stessi nella scrittura la chiamerei “stile”: “Lo stile è l’uomo stesso”. Questo tuffarsi nell’altro mi accompagna anche quando scrivo per i giornali o quando insegno a scuola: anche lì sono uno che cerca di comprendere e di raccontare.


D. QUALI SONO GLI AUTORI O I LIBRI CHE HA AMATO DI PIÙ O CHE MAGGIORMENTE L’ HANNO INFLUENZATO?

R. Molti. Fuochi di Marguerite Yourcenar, come ho scritto, è il libro-bussola, ma anche Quarta dimensione di Ghiannis Ritsos. Del romanzo dell’Ottocento devo tornare sempre a nutrirmi, del Novecento e del nuovo millennio non potrei fare a meno di libri come i Racconti romani di Moravia, L’isola di Arturo di Elsa Morante, Memorie di una ladra di Dacia Maraini, ma anche delle opere di Christa Wolf, di Philip Roth o di Julian Barnes. E poi la poesia, principalmente quella italiana del Novecento. L’influenza non può che essere molteplice, perché in ognuno scopro qualcosa di me stesso e del mondo.


D. QUALE È STATA LA SCINTILLA CHE L’HA PORTATO A SCRIVERE “MARGUERITE È STATA QUI”?

R. Si tratta di una fiamma insistente che mi accompagna dall’adolescenza. La scrittura di quest’autrice mi innamora e mi sfida. Un giorno di alcuni anni fa, parlando con l’amica scrittrice Anna Folli ho capito che dovevo mettere da parte altri progetti e dedicarmi a questo libro, allora soltanto abbozzato nella mente.


D. QUANTO TEMPO HA IMPIEGATO PER LA REALIZZAZIONE DI QUESTO LIBRO?

R. Il tempo della scrittura ha preso circa tre anni. Lo studio di saggi, corrispondenze, la rilettura delle opere almeno un paio. Nel corso di questi cinque anni però non c’è stata solo Yourcenar, ma anche l’organizzazione del matrimonio con mia moglie, l’insegnamento a scuola, le collaborazioni giornalistiche, la curatela del Meridiano dedicato a Dacia Maraini e di un paio di suoi libri per Solferino, altri lavori editoriali, tra cui una piccola ma significativa opera composta con Edith Bruck: I frutti della memoria, che raccoglie le lettere dei ragazzi colpiti dalla testimonianza di Edith, scrittrice sopravvissuta alla Shoah. 
Tuttavia, anche quando il romanzo non era al centro dei miei pensieri, restava come un sottofondo, prendeva vie carsiche, si fondava in me con la forza di una radice. 


D. HA UN RICORDO, UN’EMOZIONE PARTICOLARE, LEGATA ALLA STESURA DI QUESTA STORIA?

R. Tornare alla scrittura di Marguerite Yourcenar è sempre l’emozione più forte, perché attraverso di lei mi sembra di comprendere meglio l’essere umano, il reale, l’irreale e me stesso. Molte emozioni sono però legate ai luoghi: penso alla luce del pomeriggio a Villa Adriana, a Tivoli, dove insegno latino e greco. Lì, dismessi i panni del prof, iniziavo a viaggiare nel tempo. Lei però mi chiede un’emozione particolare. Ho provato una scossa quando, a Mount Desert Island, nel Maine, sono stato nella casa americana della scrittrice, Petite Plaisance, e la studiosa Joan Howard ci ha fatti entrare nello studio dove si trovano, una di fronte all’altra, le scrivanie di Marguerite Yourcenar e della sua compagna Grace Frick. Quando Grace, che è stata centrale nella sfera umana e intellettuale dell’autrice, si è ammalata di tumore e ha affrontato con determinazione e dignità la malattia, Marguerite Yourcenar non ha autorizzato traduzioni in inglese delle proprie opere, per non ferire in nessun modo la compagna che aveva avuto sempre quella prerogativa e spesso aveva cercato la parola giusta confrontandosi con la scrittrice in quello studio piccolo ma accogliente.


D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VORREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?

R. Ai “miei venticinque lettori” dico semplicemente “grazie”, perché la cosa più preziosa oggi sono il tempo e la concentrazione e perché in questo periodo anche comprare un libro può essere una scelta molto ponderata tra tante necessità. L’idea che qualcuno abbia afferrato, tra innumerevoli possibilità, proprio “Marguerite è stata qui” e abbia dedicato tempo e intelligenza a condividere con me la storia che ho raccontato mi rende molto grato. 


D. PROGETTI E SOGNI?

R. Li sto ascoltando, alcuni si stanno facendo avanti, ma ancora non mi è chiaro quale mi chiami di più. Per il resto ho un paio di progetti da sviluppare in campo giornalistico, un lavoro per il teatro e una nuova curatela editoriale da affrontare nel corso dell’anno.

Ringrazio Eugenio per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.



SINOSSI

È un’immagine che affiora con la forza misteriosa di un sogno. Un’esistenza straordinaria che prende forma in questo romanzo: l’avventura della vita di Marguerite Yourcenar, raccontata dalle figure che l’hanno abitata. Tra narrazione e monodia, le tante voci prendono la parola pagina dopo pagina, ci immergono nella storia di Marguerite: a Bruxelles la nascita segnata dalla perdita della madre, l’infanzia in un castello tra gli alberi centenari della Fiandra francese nel Mont-Noir, le cure delle bambinaie Barbe e Camille, lo sguardo di Michel René, il padre innamorato che la inizierà ai segreti della conoscenza e della bellezza. È anche un viaggio dentro le geografie dei sentimenti e degli spazi: la costa olandese affacciata sul mare del Nord, la Grecia, l’Italia, l’America come nuova casa e quell’isola nel Maine dove la scrittrice troverà un luogo di possibile abbandono e concluderà la stesura delle Memorie di Adriano. Con stile limpido e vigile fantasia, Eugenio Murrali dà corpo al significativo itinerario di una donna coraggiosa e libera che ha percorso il Novecento, attraversando due conflitti mondiali, la guerra fredda e, nella vita privata, le passioni degli anni Trenta, il lungo amore condiviso con la sua compagna Grace, l’ardore doloroso degli ultimi anni con Jerry.


In libreria e sugli store online dal 14 novembre 2023 


COSA NE PENSO

«Per quanto numerose siano le mie mancanze, cercherò di trionfare su di esse.» 

Queste parole tratte dal testo buddista “Quattro Voti del Bodhisattva” che troviamo all'interno del libro “Marguerite è stata qui”, rappresentano pienamente la figura di una delle scrittici più importanti del novecento Marguerite Yourcenar.
Trovo che ogni vita sia unica, che abbia qualcosa da dire e da raccontare. In “Marguerite è stata qui” si percepisce tutto l'affetto di Murrali per la scrittrice francese.
Consigliatissimo! Buona lettura.


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06 febbraio 2024

RECENSIONE DEL LIBRO: “DEGLI AMANTI NON DEGLI EROI” DI DANIELE MENCARELLI





In libreria e sugli storie online dal 16 gennaio 2024 Mondadori

“Di questo tempo di tutti i tempi
di tutte le madri le mani dei padri
del tuo viso inciso nei giorni
non rimarrà che il niente...”


NOTE SULL' AUTORE

Daniele Mencarelli nasce a Roma, nel 1974. Le sue poesie sono apparse su numerose riviste letterarie e in diverse antologie tra cui L’opera comune (Atelier) e I cercatori d’oro (clanDestino). Le sue raccolte principali sono: I giorni condivisi, (clanDestino, 2001), Guardia alta (La Vita felice, 2005).
Con nottetempo ha pubblicato Bambino Gesù (vincitore del premio Città di Atri, finalista ai premi Luzi, Brancati, Montano, Frascati, Ceppo) nel 2010 e Figlio nel 2013. Sempre nel 2013 è uscito La Croce è una via, Edizioni della Meridiana, poesie sulla passione di Cristo. Il testo è stato rappresentato da Radio Vaticana per il Venerdì Santo del 2013. Nel 2015, per il festival PordenoneLegge con Lietocolle, è uscita Storia d'amore. Del 2018 è il suo primo romanzo La casa degli sguardi, Mondadori (premio Volponi, premio Severino Cesari opera prima, premio John Fante opera prima), nel 2020 esce sempre per Mondadori, Tutto chiede salvezza, nel 2021 Sempre tornare (candidato al Premio Europeo della Letteratura 2022) e nel 2023 Fame d'aria. Collabora scrivendo di cultura e società con quotidiani e riviste.

SINOSSI 

«Due percorsi narrativi in versi, due vasti movimenti poetici che rivelano, nei termini di una insolita energia espressiva, il carattere di un autore che da sempre si è mosso con efficacia coinvolgente sul doppio registro della scrittura in versi e del romanzo.»

Daniele Mencarelli, con Degli amanti non degli eroi, riesce qui a comporre un doppio quadro, con due poemetti complementari nella loro diversa fisionomia, nella linearità internamente turbata dell'ampio racconto d'amore fra due giovanissimi, in apertura, e nelle screziature interne, anche sul piano della pronuncia e della versificazione, di Lux Hotel , il testo successivo. Due impostazioni alternative, dalle aperture e dai turbamenti di Storia d' amore, al complesso gioco metaforico del secondo poemetto, dove viene messo in risalto il tema dell'eroismo negativo nella sua connotazione guerresca, nella speranza, «meravigliosamente utopistica» come dichiara lo stesso autore in nota, «che si arrivi a un mondo dove a essere festeggiato è l'eroismo del perdono, della compassione, del coraggio che soccorre». Una straordinaria ricchezza di situazioni concrete, vissute e ritratte in vivi dettagli, nell'affiorare del «dolore che non s'affoga», caratterizza il primo capitolo, nel quale Mencarelli riprende, con sensibili, decisive modifiche, un testo apparso anni fa; mentre nel secondo, ambientato tra le luci e le ombre di un albergo di lusso, si muovono emblematici personaggi frutto di un'immaginazione quanto mai ricca e variegata. Ecco allora la figura del concierge, ecco l'ombra di un dittatore e i soldati Mercurio, Marte, Nettuno. Umani traffici e minuzie di orrori si manifestano con imprevedibili esiti nel gioco d'azzardo di Lux Hotel, realizzando un singolare e affascinante contrasto rispetto al racconto d'amore «nella sua dismisura» del primo poemetto, in un'opera poetica che conferma Mencarelli come una delle personalità di maggior spicco e solidità della nostra nuova ricerca letteraria.

COSA NE PENSO

In “Degli amanti non degli eroi ”Daniele Mencarelli ci narra due storie in versi, ben diverse tra di loro. 
“Storia d'amore”non è del tutto inedita, infatti si tratta del libro “Storia d'amore”pubblicato nel 2015. Questa volta però l'autore ,ci restituisce un racconto rivisitato.
Anna e Gabriele sono due giovani innamorati, che vivono con voracità il loro amore.
Una realtà la loro sempre attuale, nonostante la narrazione si svolga negli anni novanta. I vizi di Gabriele, sono il fulcro di questo amore “fragile” fino a rendere entrambi prigionieri,oltre il tempo e le distanze che li separa.
Ogni singolo verso di questa storia porta con sé un retrogusto dolce e amaro della vita.
Di “Lux Hotel” mi ha colpita la rapida successione degli eventi, non lascia spazio alle domande perché il tutto si svolge in maniera chiara e netta. Non c'è alcun bisogno di scoprire il colpevole perché tutto scritto nero su bianco. Dei personaggi citati, avrei voluto che ci fosse qualche particolare in più sul portiere del hotel, in quanto personaggio dalla dubbia moralità non che gli altri personaggi siano da meno. 
In conclusione, entrambe le storie si leggono facilmente. Apprezzabile la scelta di Mencarelli di esporre queste storie in forma di poesie. Consiglio la lettura di questo libro anche ai giovanissimi, dato che “Storia d'amore ” è un racconto formativo, utile per molti ragazzi. Buona lettura!
 

Caterina Lucido

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03 febbraio 2024

RECENSIONE DEL LIBRO: “BUONGIORNO SIGNORA ASTOR” DI SHANA ABÉ

     



In libreria e sugli store online dal 17 febbraio 2023 Newton Compton  


NOTE SULL' AUTRICE

Shana Abé è un’autrice bestseller di «New York Times», «USA Today» e «Wall Street Journal». Dopo essersi laureata in Arte alla University of Southern California, ha iniziato a scrivere romanzi e non si è più fermata. Vive tra le montagne del Colorado con la sua famiglia. Per saperne di più: www.shanaabe.com


SINOSSI 

Madeleine Talmage Force ha appena diciassette anni quando incontra per la prima volta John Jacob “Jack” Astor. Lei è bella, intelligente e proviene da una delle famiglie più in vista di New York. Jack è raffinato e affascinante, si è distinto per la sua abilità di imprenditore e per il suo coraggio in guerra. La fama degli Astor, poi, è tale da intimorire chiunque. Nonostante lo scandalo dovuto al recente divorzio, e nonostante i ventinove anni di differenza, Madeleine si innamora perdutamente di lui. Non ci vuole molto perché i pettegolezzi comincino a diffondersi, e la stampa si accanisca sul loro matrimonio. Per sfuggire alle maldicenze, Madeleine e Jack partono per un'indimenticabile luna di miele in Egitto, durante la quale scoprono di aspettare un bambino. Ed è così che pianificano il ritorno a New York, decidendo di imbarcarsi su un transatlantico che verrà presto inaugurato per la sua prima traversata dell'oceano: il Titanic. La notte del 14 aprile del 1912, nel naufragio che passerà alla storia, Madeleine, incinta di cinque mesi, sale su una scialuppa con l'aiuto del marito, che le promette che si rivedranno una volta in salvo…

COSA NE PENSO

In “Buongiorno Signora Astor” Shana Abé racconta una storia scritta con ineguagliabile precisione sentimentale e con uno sguardo unico su una delle storie d'amore più discusse del secolo scorso realmente esistite, ossia la storia d'amore tra il magnante americano Jack Jacob Astor e della sua giovanissima moglie Madeline Force .
Questa narrazione ricostruisce la famigerata notte del naufragio del Titanic, offrendo un resoconto dettagliato della nave e dei suoi passeggeri e l’equipaggio. 
In conclusione, “Buongiorno Signora Astor” è un libro emotivamente risonante, intenso e di grande bellezza. Consigliatissimo!


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24 gennaio 2024

QUATTRO CHIACCHIERE CON FEDERICA BOSCO







Bentornati, cari lettori, in una nuova intervista. L' ospite di oggi è Federica Bosco nata a Milano nel 1971. All'età di 4 anni si trasferisce a Firenze. Dopo aver conseguito la maturità linguistica, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza.
Ha al suo attivo una ricca produzione di romanzi e manuali di self-help. 
“Mi piaci da morire”, Newton Compton Editori, 2005, “Cercasi amore disperatamente”, Newton Compton Editori, 2006, “L'amore non fa per me", Newton Compton Editori, 2007, “101 modi per riconoscere il principe azzurro (senza dover baciare tutti i rospi)”, Newton Compton Editori, 2007, “L'amore mi perseguita”, Newton Compton Editori, 2008, “101 modi di dimenticare il tuo ex e trovarne subito un altro”, Newton Compton Editori, 2009, “S.O.S amore”, Newton Compton Editori, 2009 “Innamorata di un angelo”, Newton Compton Editori, 2011, “Il mio angelo segreto”, Newton Compton Editori, 2011,
“Un amore di angelo”, Newton Compton Editori, 2012 “Pazze di me”, Mondadori, 2012. Il 24 gennaio 2013 esce nelle sale il film omonimo tratto dal libro, per la regia di Fausto Brizzi, di cui la Bosco è co-sceneggiatrice insieme a Marco Martani.
“Non tutti gli uomini vengono per nuocere”, Mondadori, 2013, “SMS. Storie Mostruosamente Sbagliate”, Mondadori, 2014 ,“Il peso specifico dell'amore”, Mondadori, 2015, “Tutto quello che siamo”, Mondadori, 2015, “Dimenticare uno stronzo. Il metodo Detox in 3 settimane”, Mondadori, 2016, “Ci vediamo un giorno di questi”, Garzanti, 2017, “Mi dicevano che ero troppo sensibile. Per chi si sente sbagliato, un percorso per scoprire come tramutare l'ipersensibilità in una risorsa preziosa”, Vallardi, 2018, “Il nostro momento imperfetto”, Garzanti, 2018,
“Non perdiamoci di vista”, Garzanti, 2019,
“Un angelo per sempre”, Newton Compton Editori, 2020 ,“Non dimenticarlo mai”, Garzanti, 2021,“Dopo Narciso la primavera. Come uscire dal lungo inverno di una relazione tossica”, Vallardi, 2022,
“Volevamo prendere il cielo”, Garzanti, 2023, “Il mio gatto mi detesta. Il diario di Sir Thomas.” , Newton Compton Editori, 2023.


D. CHI È FEDERICA?

R. Se lo sapessi avrei evitato tutti quegli anni di analisi!
Sono una cinquantaduenne che scrive libri ormai da molto tempo, mestiere che ho scoperto tardi e che è stato la mia salvezza in quanto essendo emotiva, ipersensibile e tendenzialmente introversa, mi ha permesso di fare dei miei fantasmi la mia primaria fonte di sostentamento.
Non avessi cominciato a scrivere forse sarei ancora alla disperata ricerca di un posto qualunque nel mondo.


D. DA QUALE IDEA, SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, NASCONO I TUOI ROMANZI?

R. Mi sono accorta, negli anni, di questa specie di magia che si compie ogni volta che comincio a scrivere un romanzo. 
Non sono io che penso alla storia, ma è lei che si manifesta appena è pronta per essere scritta. E appare così, come un pop up, una mattina qualunque, completa di tutto, dall’inizio alla fine e io non devo fare altro che sedermi e scriverla. 
Non la cerco. È lei che trova me. È lei che decide il momento giusto, quando ho digerito i dolori, capito, perdonato, rinunciato, accettato, e raggiunto quel sereno distacco dagli eventi tale da rendermi partecipe, ma non protagonista. 

 
D. TRA I LIBRI CHE HAI SCRITTO, QUAL È QUELLO A CUI SEI PIÙ AFFEZIONATA?

R. Senza dubbio la quadrilogia di “Innamorata di un angelo”. Una storia che è stata davvero frutto di un’ alchimia che ad oggi non riesco a spiegarmi. 
Ricordo che pensavo che mi sarebbe piaciuto scrivere una storia che univa le mie passioni; la danza, gli angeli e Londra e creare un crossover fra Saranno Famosi, Ghost e Juno.
Volevo una protagonista tosta, un’adolescente ironica e coraggiosa, con il sogno di danzare alla Royal Ballet, una madre single che fatica ad arrivare a fine mese, una migliore amica che è come una sorella, il grande amore inconfessato, e le risate, le speranze, i sogni e una disgrazia che porta via tutto come una mareggiata. Da lì la risalita dall’inferno con un dolore piantato nel petto, ma con la voce del suo grande amore in testa che come un angelo custode, la incoraggia, e la spinge a non arrendersi e andare avanti. 
Ne è nata una storia incredibile piena di colpi di scena, passione, dolore, speranza, amicizia, tenacia, ma soprattutto di un amore che non si arrende alla morte.
Questa storia è stata così amata dalle lettrici che in tantissime si sono tatuate frasi del libro.
Un altro romanzo che amo moltissimo è “Ci vediamo un giorno di questi”, la storia di due amiche Ludo e Cate diversissime e molto legate, una estroversa incasinata e piena di vita, l’altra timorosa, rigorosa e cauta, i cui ruoli si capovolgeranno completamente di fronte alle scelte del destino.


D. PARLACI DELLE INFLUENZE LETTERARIE CHE HAI AVUTO, DEGLI SCRITTORI CHE AMI.

R. Questa è la domanda che ogni volta mi mette in difficoltà perché mi sento subito in dovere di fare nomi eccellenti da Simone de Beauvoir ad Angela Davies per avere l’aria della vera scrittrice.
Magari fossi così coraggiosa e impegnata socialmente!
In Italia c’è un po’ quest’idea che se non tratti argomenti tremendamente gravi, non sei una scrittrice “seria”, quindi sei etichettata come superficiale, da ombrellone o “rosa”.
Più che di “influenze letterarie”, direi che mi piace leggere scrittrici ironiche, sfacciate, che non si prendono troppo sul serio, come Dolly Alderton, Miriam Toews, Veronica Raimo, ma anche più intense come Lisa Taddeo, Megan Nolan. 


D. HAI DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R. Farò outing, ho un disturbo da deficit di attenzione e iperattività, diagnosticato due anni fa che mi ha fatto capire il perché io abbia sempre procrastinato fino all’ultimo minuto. So che nell’immaginario collettivo lo scrittore è un tipo tormentato, che si tortura per mesi o anni nel disperato tentativo di trovare l’idea geniale per scrivere il capolavoro, ma nel mio caso non è mai stato così: devo avere un programma serrato che non mi permetta di distrarmi o è la fine. Quando l’idea è pronta e comincio a scrivere, complice la scadenza prossima, devo essere metodica.
Lavoro dalle 8 alle 18 imponendomi di stare seduta tutto il giorno (seduta è un eufemismo perché mi alzo di continuo e ogni ricerca mi porta a perdermi nei meandri dell’internet!).
Per esempio nell’ultimo romanzo “Volevamo prendere il cielo”, ambientato in larga parte negli anni 90 fra la Verona bene e Parigi, spaziavo fra “dove vanno i ricchi in vacanza” a “abbigliamento anni ‘90” e mi perdevo letteralmente fra musica, zainetti, alta finanza, Martha’s Vineyard.. La mia cronologia di Google è degna di uno psicopatico.
Quindi su dieci ore il lavoro, la scrittura effettiva è di quattro, ma fa parte del mio processo creativo, è il mio modo di funzionare. 


D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE... CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R. Una cosa mi piacerebbe consigliare, di leggere piano, leggere nel silenzio, con lentezza, assaporando le parole, come fosse una degustazione. Viviamo un’epoca assurda, dove tutto deve essere consumato nel giro di minuti. Abbiamo bisogno di riappropriarci del tempo, pensare, riflettere, sentire.


D. PROGETTI PER IL FUTURO E SOGNI?

R. Il sogno è sempre quello di vedere i miei romanzi diventare film o serie.
Spero di riuscirci prima o poi.


Ringrazio Federica per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.


©Photo by Luca Brunetti






Caterina Lucido

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18 gennaio 2024

RECENSIONE DEL LIBRO: “NATALE A LONGBOURN” DI KAREN AMINADRA


  


 Pubblicato il 6 dicembre 2023 per Vintage editore



NOTE SULL' AUTRICE

Karen Aminadra è un'autrice inglese che trascorre la maggior parte del tempo con la testa tra le nuvole. Vive principalmente nel mondo della sua scrittura dal quale occasionalmente si concede di uscire. Il suo amore per la lettura e il mondo immaginario a cui ha dato vita fin dall'infanzia l'hanno portata naturalmente a scrivere romanzi. Scrive gialli di ambientazione storica e fantasy. Ha viaggiato e vissuto in molti paesi, non solo nella sua immaginazione,e ha acquisito una visione dei personaggi e delle persone che traspare nel suo lavoro. 

SINOSSI

Mentre le loro sorelle, Jane, Lizzy e Lydia, si sono sposate e conducono delle vite agiate e felici, Kitty e Mary Bennett sono ancora nubili e vivono a Longbourn. Quindi, si ritrovano insieme e, accomunate dalla paura più grande di finire i loro giorni da nubili, iniziano a vedersi l’un l’altra sotto una luce completamente nuova. Con l’aiuto delle peggiori tempeste invernali che l’Inghilterra abbia mai visto, sono costrette a fare i conti con i propri difetti e ad affrontare la vita a testa alta, per paura che nulla possa mai cambiare per loro. Eppure, quest’anno, con l’aiuto della neve sempre più alta, trascorreranno il Natale più bello di tutti i tempi proprio a Longbourn!

COSA NE PENSO 

Da grande fan di Orgoglio e pregiudizio, all'inizio ero un po' titubante se leggere o meno “Natale a Longbourn”, perché avevo pensato che in mano altrui si sarebbe un po' persa l'atmosfera Austeniana.
Con mio grande stupore questo libro firmato da Karen Aminadra ha superato a pieni voti i miei dubbi iniziali.
La scrittrice è stata molto brava a mantenere lo stile impeccabile di Jane Austen
Questa volta la storia è stata incentrata su Kitty e Mary, le più giovani delle cinque sorelle Benett. 
Nel romanzo originale la Austen si dedicò anima e corpo principalmente su Lizzy,Jane e sulle loro rispettive storie d'amore con Mr.Darcy e Mr. Bingley. L'amatissimo Mr. Darcy comparirà anche questa volta insieme a tutti gli altri protagonisti,ma sarà un uomo diverso, più audace e decisamente disinvolto.
Il pregiudizio, l'amore e la riconoscenza
saranno i punti di forza di questa nuova avventura.
In conclusione, leggetelo, leggetelo, leggetelo! Buona lettura.


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05 gennaio 2024

RECENSIONE DEL LIBRO: UN NATALE DI SOLE E DI TEMPESTA DI ELIZABETH GASKELL





Pubblicato il 17 dicembre 2023 per Vintage editore



NOTE SULL’ AUTRICE

Elizabeth Cleghorn Gaskell nacque a Londra nel 1810, ma trascorse i suoi anni formativi nel Cheshire, a Stratford-upon-Avon e nel nord dell’Inghilterra. Nel 1832 sposò il reverendo William Gaskell, che divenne noto come ministro della Cappella Unitaria in Cross Street a Manchester. Oltre a condurre un’intensa vita domestica come moglie di un ministro e madre di quattro figlie, lavorava tra i poveri, viaggiava spesso e scriveva. Mary Barton (1848) fu il suo primo successo.

SINOSSI

Nella gelida atmosfera di un Natale vittoriano, una coppia di tipografi, Jenkins e Hogdson, dipendenti di due giornali concorrenti, insieme alle rispettive mogli, si trovano ad affrontare peripezie e vicissitudini che solo lo spirito delle feste saprà sanare.

COSA NE PENSO

Un Natale di sole e di tempesta” è una breve novella natalizia. Un racconto scritto con grande sensibilità.
A tratti malinconico,proprio per evocare il clima natalizio nell' Inghilterra dickensiana, dove ogni cosa sembra essere ormai perduta e non rimane altro che la speranza.
In conclusione, “Un Natale di sole e di tempesta”, ci insegna cos'è il perdono, e i benefici di quest'ultimo, e che le incomprensioni tuttavia si possono superare sempre.Un libro intelligente, che esalta la bellezza dei buoni sentimenti,  andrebbe letto non solo a Natale. Consigliato. Buona lettura!


Caterina Lucido

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30 dicembre 2023

“.. CHIACCHIERATA CON ALESSANDRO MORBIDELLI”

Cari amici e care amiche,

Un altro anno volge al termine e sembra essere volato. Vi ringrazio di cuore per aver letto e condiviso le mie interviste.
L'ospite di questa nuova intervista è Alessandro Morbidelli. Alessandro nasce nel 1978 ad Ancona. È libero professionista e docente accademico. Ha pubblicato i romanzi Ogni cosa al posto giusto (Robin Editore), Storia nera di un naso rosso (Todaro) e Trenta cani e un bastardo (Todaro). Dal 2020 è presidente di giuria del Concorso Letterario Città di Grottammare per quanto riguarda la sezione Racconto Breve e direttore artistico del Festival Lacrima in Giallo (www.lacrimaingiallo.it) di Morro D’Alba in provincia di Ancona. 

D. ALESSANDRO, COM'È NATA LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R. Ero bambino, frequentavo la terza, forse la quarta elementare. In classe c’era una scatola di legno che conteneva quelle che la maestra chiamava “schede”, dei fogli volanti, su ognuno c’era scritto un racconto breve. La maestra si aspettava che durante la ricreazione ne prendessimo uno a testa e trascorressimo la pausa leggendo. In effetti fu così, ma solo dopo che nella scatola comparvero le “schede” scritte da me: racconti dell’orrore di cui tutti avevano paura ma che in molti non potevano fare a meno di leggere.

D. I FIGLI DEI CHIODI, COME È NATO?

R. È un romanzo che racconta e raccoglie molto di me e di quello che volevo. Volevo raccontare di infanzia tradita dagli adulti, di come anche l’amore verso i più piccoli possa essere pericoloso. Di come arrivi sempre, in un certo crocicchio della nostra vita, la possibilità di imboccare una via laterale e diventare qualcosa di diverso, qualcosa di terribile, e della resistenza che serve per non lasciarsi andare, per non diventare mostri, che a volte è la soluzione più facile. Volevo in qualche modo tenere viva la memoria di una bambina alla quale questo romanzo è dedicato, vittima del malaffare pugliese dei primi anni ’80: Palmina Martinelli. Il romanzo è a lei dedicato, non racconta assolutamente la sua storia, ma quella di cinque bambini, legati da una fortissima amicizia, molto diversi tra loro: due, fratello e sorella, sono figli di un capocosca, mentre tre sono figli di quelle famiglie che sono a servizio della mafia perché ne sono soggiogate. Tutto questo nella Puglia di fine anni ’80.

D. QUANTO TEMPO HAI IMPIEGATO PER LA REALIZZAZIONE DEL TUO ROMANZO?

R. C’è stata una densa fase di ricerca. Ho cercato di capire come funzionavano certe dinamiche locali del tempo attraverso un recupero giornalistico di notizie di cronaca. Ho poi respirato l’aria di quei luoghi, parlato con la gente che li vive e che li ha vissuti in quegli anni. Ho capito quanto sia diversa la mafia garganica da tutta quella strutturata e diffusa in Italia e nel mondo. Poi ho scritto immaginando le emozioni, facendomele scorrere dentro. Il processo mi ha portato via circa quattro anni. 

D. TRA I LIBRI CHE HAI SCRITTO, QUAL È QUELLO A CUI SEI PIÙ AFFEZIONATO?

R. “I figli dei chiodi” l’ho pubblicato con un editore storico, importante, Vallecchi Firenze. Mi ha dato modo, dopo la pubblicazione, di parlare di molti temi e mi ha portato a confrontarmi con persone e contesti molto diversi tra loro, capaci tutti di confermare quanto il romanzo abbia anche un valore sociale e politico, inteso nel senso più nobile della parola. Esperienze a parlare di mafia, ma anche di violenza di genere, di condizione della donna, di infanzia, ti fanno capire come da un libro possano nascere molte riflessioni. C’è una pubblicazione antecedente a questa, tuttavia, “Trenta cani e un bastardo”, per Todaro Editore, con cui ho sviscerato l’amore per i cani che mi caratterizza e che ha saputo toccare il cuore.

D. QUALI SONO GLI AUTORI O I LIBRI CHE HAI AMATO DI PIÙ O CHE MAGGIORMENTE TI HANNO INFLUENZATO?

R. Ogni libro letto, nel bene e nel male, mi ha insegnato qualcosa. L’opera narrativa che mi attrae ha a che fare con l’arte, per questo sono sempre molto cauto quando leggo di autori “artigiani della scrittura”. L’autore con cui ho scoperto il noir è stato Massimo Carlotto con i suoi romanzi dedicati all’Alligatore. Quello di cui ammiro la scrittura in maniera reverenziale è Cormac McCarthy.

D. SPESSO HANNO SCRITTO DEI TUOI LIBRI COME DI PUGNI NELLO STOMACO. SEI D’ACCORDO?

R. Credo che quando incontri la vita e ti viene voglia di parlarne in un romanzo, capiti molto di rado che ti metta a scrivere di qualcosa che non ti colpisca forte. La vita ti colpisce forte, e quando lo fa diventa l’oggetto da approfondire, da capire. Quello che non mi piace è la morbosità nei confronti della violenza: nessuno leggerà mai, nelle mie pagine, di cadaveri appesi o di gente fatta a pezzi. Rispetto la morte e cerco di raccontarla con parole efficaci, rispettose, non pruriginose. 

D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R. Leggete e regalate libri. Fidatevi dei consigli dei librai che non vi consigliano solo i titoli delle grandi realtà editoriali. E poi siate sempre gentili.  

D. PROGETTI PER IL FUTURO E SOGNI?

R. Nel migliore dei mondi possibili per me, mi vedo aprire un ricovero per cani. Per i peggiori, per gli ultimi degli ultimi. Occuparmi di loro. Trovare Dio nei loro occhi.

Ringrazio Alessandro per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.


SINOSSI

Cosimo e Mina, fratello e sorella, sono figli dei capi. Sergio, Carlino e la bellissima Rosa sono figli degli ultimi. Ognuno di loro possiede il chiodo, simbolo di affiliazione al clan e della violenza che vincolò Cristo alla Croce. Nel 1989, all'ombra delle faide mafiose, in una Puglia garganica ruvida e sanguigna, finisce l'estate e la loro infanzia. La brutalità adulta lacera per sempre l'innocenza e Cosimo, destinato a diventare re, sceglie la vendetta contro un nemico osceno e inesorabile, il Drago, il braccio destro di suo padre. Trent'anni dopo, a Milano, Cosimo è colui che decide il destino di molti, ed è pronto a sterminare una famiglia intera, simbolo vivente del suo più oscuro segreto. Ne fanno parte, tra gli altri, Sandra, madre tormentata e irrealizzata, incapace di fuggire dalla sua vita fatta di gabbie e di ossessioni, e suo figlio Giacomo, bambino silenzioso e sensibile, l'unico in grado di disinnescare la rabbia di Cosimo con l'ingenuità dei puri. Dopo Storia nera di un naso rosso, Alessandro Morbidelli torna con un romanzo di formazione sulla perdita dell'innocenza, sull'amore come motore principale delle vicende umane, sulla fuga come unica salvezza e sul prezzo da pagare per proteggere chi si ama.


In libreria e sugli store online dal 7 luglio 2023 Vallecchi



COSA NE PENSO

“I figli dei chiodi”è un libro di formazione non indifferente, perché narra in maniera chiara e netta cos'è il bene, e cos'è il male. Il male ha molte facce,Il bene ha una faccia sola, come lo stesso Alessandro Morbidelli ci spiega attraverso i suoi personaggi.
Giovani vite spezzate per sempre dalla brutalità e dalla violenza della malavita organizzata.
Un libro che va proposto nelle scuole per l'intensità e il valore che rappresenta, una realtà che tutt'oggi vive all'interno della nostra società.
In conclusione, “I figli dei chiodi”, non narra solo del destino di questi cinque bambini Cosimo,Mina,Rosa,Carlino,Sergio,ma ci sono altri personaggi complessi a loro modo per cui vale la pena leggerlo. Consigliato! Buona lettura


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