29 novembre 2021

INTERVISTA AD AMAL BOUCHAREB



Carissimi lettori, 


Ospite del blog di oggi è Amal Bouchareb.
Amal Bouchareb scrittrice e traduttrice algerina, classe 1984, nata a Damasco. Laureata in interpretariato e traduzione. È stata docente presso il dipartimento di inglese della Scuola Normale Superiore di Algeri. È stata caporedattrice della rivista letteraria dell’Unione degli Scrittori Algerini "Aqlam". I suoi racconti e i suoi romanzi hanno ottenuto importanti premi e riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Ha tradotto in arabo molti autori italiani, sia classici sia moderni e contemporanei, come Niccolò Machiavelli, Pier Paolo Pasolini, e Mariangela Gualtieri. Per Buendia Books ha già pubblicato L’odore, racconto vincitore del Festival International de la Littérature et livre de jeunesse (FELIV) 2008 ad Algeri. Nel 2020 è uscito il suo secondo libro in Italia l’anticonformista sempre per i tipi di Buendia Books. E nel 2021 "Il bianco e il nero" per Edizioni Le Assassine. Nel 2020 l’Università di Tipaza (Algeria) ha indetto in suo onore un convegno sullo studio della sua produzione narrativa. Collabora con numerose testate arabe e algerine nel campo della critica letteraria e della traduzione. È la fondatrice e la direttrice di Arabesque, la prima rivista che si occupa della letteratura e le arti del mondo arabo in Italia, edita da Puntoacapo Editrice. 


Desidero ringraziare Amal per la sua disponibilità nel concedermi questa intervista. 


D: QUALI SONO GLI SCRITTORI CHE PIÙ TI HANNO INFLUENZATA?

R: Direi che sono piuttosto influenzata da tradizioni di scrittura che da singoli autori. I racconti popolari algerini e arabi hanno modellato il mio immaginario, e sono quelli che mi hanno segnata di più, sia sul livello dei temi di scrittura che le tecniche di narrazione. Per come sviluppare i personaggi la letteratura russa ci da delle lezioni insuperabili. Nella letteratura occidentale d’altronde, penso che sia il teatro che mi ha influenzata di più, quello classico francese di Molière, e il dry Anglo-Saxon humour di George Bernard Shaw. Nella narrativa italiana invece mi ha sempre colpito il realismo provocatorio di Alberto Moravia per esempio.


D: COM’È DA TRADUTTRICE IL RAPPORTO CON UN TESTO CHE NON È TUO?

R: Tradurre è un’esperienza che rende un autore più umile. Essendo troppo assorbiti nel nostro ego scrivendo, potrebbe essere auto intossicante, gli autori migliori per poter superare l’io “avvelenante” non la smettono mai di leggere. Nel mio caso, tradurre consiste a portare semplicemente questa cura detox di altruità al livello successivo.


D: DA DOVE È NATA L ’IDEA DEL TUO ROMANZO "IL BIANCO E IL NERO"? È TUTTO FRUTTO DI FANTASIA O QUALCHE PERSONAGGIO E/O FATTO HA DELLE BASI REALI?

R: Per me non esistono personaggi puri frutti di fantasia. Nei miei racconti tutti i personaggi hanno radici nella realtà, mi basta a volte solo un viso interessante incrociato a caso, per trasformarlo ad un protagonista del prossimo libro. In “il bianco e il nero” almeno la donna con il hayek è una vera donna che la incontravo ad Algeri esattamente nel posto descritto nel romanzo, forse è stata lei ad avermi ispirata tutta la storia, Damia invece è ispirata parzialmente dai quadri di Kamil Vojnar... per il resto “qualsiasi somiglianza è del tutto casuale”… Teniamoci al disclaimer!


D: QUAL È IL MESSAGGIO CHE VORRESTI TRASMETTERE AI LETTORI CHE HANNO LETTO O LEGGERANNO “IL BIANCO E IL NERO”?

R: Che siamo tutti uguali; nell’essere buoni e nell’essere cattivi tutti gli esseri umani sono uguali! Sembra banale come messaggio, e può suonare come una predica. Ma scegliendo di sottolineare il lato scuro di questa verità nel romanzo era giustamente per rendere il messaggio poco utopistico.


D: NEL "L' ANTICONFORMISTA" AFFRONTI CON UNO SGUARDO ATTENTO I VIAGGI DEI MIGRANTI NEI PRINCIPALI LUOGHI DA CUI PARTONO E LO FAI MESCOLANDO REALTÀ E FIABA, CRONACA E LETTERATURA SENZA ELUDERE NESSUNO DEI TEMI SCOTTANTI DEGLI ULTIMI ANNI. COSA TI ASPETTI CHE ACCADA IN FUTURO?

R: Secondo me, se aspettiamo una soluzione dall’Europa la situazione rimarrà tale con un anticlimax clamoroso esattamente come il finale descritto nel racconto; visto che il fenomeno di migrazione di massa è solo un effetto collaterale delle guerre del Medio Oriente, e il dominio di regime corrotti in Africa che nutrono sia le prime che i secondi l’economia di certi Paesi occidentali. Ci vogliono dunque vere e proprie  rivoluzioni in Africa e nel mondo arabo per mettere fine alla seconda ondata di un colonialismo subdolo (con tutte le sue varianti sia economiche che culturali o “umanitarie”) e in conseguenza le migrazioni di massa. Tanti giovani africani ne sono consapevoli e questo lo abbiamo visto ultimamente durante le 28ème sommet Afrique-France. Solo che con il colonialismo classico, i nostri popoli dovettero una volta difendere il loro diritto di mettere fuori i colonizzatori, ma con il neo-colonialismo la sfida è doppia, oltre a mettere fuori le potenze neo-coloniali, uno deve anche lottare per difendere il suo sacrosanto diritto di non lasciare il suo Paese.


D: QUALCUNO HA DETTO CHE IL PIACERE, NELLO SCRIVERE, STA NELLA PREPARAZIONE, NON NELL’ ESECUZIONE: SEI D’ACCORDO?

R: Assolutamente, è la fase più magica in cui l’autore si identifica in qualche modo con il divino, con il Creatore. La fase dell’esecuzione invece ci ricorda delle nostre imperfezioni, la nostra incapacità a realizzare un’opera che corrisponde del tutto a quello che abbiamo immaginato. All’inizio, trovavo questa fase anche frustrante, ma poi ho imparato a goderla e considerarla come una preghiera: un “dhikr” che ci ricorda del Grandissimo, e dei nostri limiti in questo mondo.


D: PROGETTI PER IL FUTURO?

R: Da poco è uscito in Algeria il terzo romanzo della trilogia che avevo iniziato con “Il bianco e il nero”. Le idee per un nuovo romanzo sono ancora in gestazione. In Italia invece ho una collaborazione in corso con il festival “Bologna in Lettere”, sempre per mantenere quel equilibrio tra scrittura e traduzione.


Intervista a cura di C.L


© Riproduzione Riservata 





23 novembre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: KABIR BEDI, STORIE CHE VI DEVO RACCONTARE



NOTE SULL' AUTORE 

Kabir Bedi è nato a Lahore il 16 gennaio 1946 da una famiglia indiana di origine sikh. Suo padre, Baba Bedi, era un filosofo discendente dal primo guru dei sikh, sua madre Freda, nata in Inghilterra, era un'attivista molto nota che si fece monaca buddhista tibetana, raggiungendo nel 1972 il massimo grado dell'ordine, quello di Gelongma.Ha interpretato più di ottanta film, partecipato a oltre trenta serie tv, tra cui "Beautiful" nel ruolo del fascinoso principe Omar e a importanti spettacoli teatrali nella natia India. Nel 2010 ha ricevuto l'onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica italiana.Vive a Mumbai con la moglie Parveen Dusanj, produttrice, e si dedica attivamente, quale ambasciatore della Onlus Care & Share Italia, a opere di beneficenza per i bambini.

SINOSSI

Dopo un debutto da giornalista folgorante (intervistò i Beatles) la carriera di attore: il successo in Europa lo catapulta a Hollywood (è anche un cattivo in uno 007 con Moore) e poi  serie tv e tanto teatro in India. Quattro mogli, il dolore immenso per la perdita del figlio Siddartha. 

«La mia vita» scrive Kabir «è stata un ottovolante di emozioni».

E leggendo questo libro, magnificamente scritto, si ha proprio la sensazione di volare con lui.


COSA NE PENSO 

E' difficile recensire questo libro, o meglio, questa autobiografia. 
Nel suo memoriale Kabir Bedi, si racconta a cuore aperto, senza mai omettere o alleggerire gli eventi del suo passato non sempre roseo.
L'attore racconta della sua famiglia borghese e idealista. Sua madre, Freda Bedi, al secolo Freda Houlston, si convertì successivamente al buddismo. Suo padre, Baba Bedi, era uno scrittore e filosofo di fede sikh, discendente dal primo guru dei sikh.La famiglia Bedi era in generale molto tollerante per quel che concerne religione e moralità.
Parla della sua infanzia, degli amici, fra cui Rajiv e Sanjay, figli e nipoti dei primi ministri indiani Indira Gandhi e Nehru. 
Nella metà degli anni sessanta, ha la fortuna di incontrare e intervistare i Beatles. Un sogno che diventa realtà, per un giovane studente che a quell'epoca si occupava di giornalismo per una piccola radio locale indiana. 
Da giovanissimo, decide di lasciare i propri  affetti per seguire il suo istinto creativo e anticonformista. Parte da Delhi con pochi soldi in tasca e con la valigia piena di sogni verso Mumbai.
Racconta della relazione burrascosa con la prima moglie, dalla quale ha avuto due figli. Dopo il divorzio, l'attore ha avuto una relazione tormentata con l'attrice indiana Parveen Babi grande e indimenticato amore.

"Ho divorziato da Protima, ma mai dai miei figli. Eppure loro hanno sofferto il dolore emotivo della nostra rottura. Quando c'è un divorzio, molti genitori parlano di "tempo di qualità ", ma è la quantità che conta".

Raggiunge la fama internazionale nel 1976 quando il regista italiano Sergio Sollima lo sceglie quale interprete per lo sceneggiato Sandokan. Gli italiani venerano la "tigre della Malaysia"
L'interpretazione del pirata nello sceneggiato omonimo rimane a oggi il più grande successo per Bedi, per tutti noi Italiani resterà per sempre Sandokan. Racconta dell' esperienza a Hollywood che lo ha devastato, mentre Italia e India lo hanno resuscitato. Una vita vissuta tra alti e bassi, tra dolore e gloria. 
Si affida alle pagine di questo libro per ripercorre con lucidità gli attimi successivi al suicidio di suo figlio Siddharth, una morte annunciata come lo stesso attore specifica, perché il ragazzo soffriva di schizofrenia. 
Per il resto della narrazione affronta ogni episodio della sua vita con la consapevolezza e la maturità di oggi. 
In conclusione, In tutte le pagine c'è l'autore coi pregi e i difetti, con il suo carattere, che si è formato negli anni e che ne impregna le pagine. Consigliato per chi vuole conoscere meglio non solo l'attore ma l'uomo che si cela dietro questo sguardo magnetico.
Buona lettura!

Recensione a cura di C.L


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12 novembre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: PUNTO PIENO DI SIMONETTA AGNELLO HORNBY






NOTE SULL 'AUTRICE 

Simonetta Agnello Hornby vive dal 1972 a Londra, dove svolge la professione di avvocato ed è stata presidente per otto anni del Tribunale di Special Educational Needs and Disability. Il suo primo romanzo, La mennulara (la “raccoglitrice di mandorle”) - pubblicato da Feltrinelli nel 2002 e ripubblicato sempre da Feltrinelli nel 2019 -  è stato un vero e proprio caso letterario, è stato a lungo ai vertici delle classifiche ed è stato tradotto in molte lingue, ricevendo nel 2003 il Premio Letterario Forte Village. Nello stesso anno, ha vinto il Premio Stresa di Narrativa e il Premio Alassio 100 libri - Un autore per l'Europa, ed è stato finalista del Premio del Giovedì "Marisa Rusconi". Tra i suoi titoli più celebri ricordiamo: con Feltrinelli La zia marchesa (2004), Boccamurata (2007), Vento scomposto (2009), La monaca (2010), La cucina del buon gusto (con Maria Rosario Lazzati, 2012), Il veleno dell’oleandro (2013), Il male che si deve raccontare (con Marina Calloni, 2013), Via XX Settembre (2013), Caffè amaro (2016), Nessuno può volare (2017). Ha inoltre pubblicato: Camera oscura (Skira, 2010), Un filo d’olio (Sellerio, 2011), La pecora di Pasqua (con Chiara Agnello), La mia Londra (Giunti, 2017), Il pranzo di Mosè (Giunti, 2014), Siamo Palermo con Mimmo Cuticchio (Mondadori, 2019), Piano nobile (Feltrinelli, 2020) e Punto pieno (Feltrinelli, 2021).


SINOSSI

Andrea Sorci, in preda a un accesso di rabbia, uccide la sua domestica “continentale”. L’omicidio viene insabbiato dal figlio illegittimo del barone Sorci, il potentissimo Peppe Vallo, altrimenti noto come l’Americano. Rico, nipote di Andrea, che sa ma non parla, è un uomo tormentato, deluso dalla Sicilia ferita del dopoguerra: vive accanto a Rita, che ama e non può fare a meno di tradire. Eppure qualcosa si muove: tre donne, le zie che i Sorci hanno ribattezzato “le Tre Sagge”, fondano nella sagrestia della chiesa dei Santi Scalzi il Circolo del Punto Pieno, dove ricamano corredini, tovaglie, lenzuola, asciugamani. Dalla nobildonna alla monaca di casa, alla prostituta, in quel “tripudio febbrile delle dita” si dà forma a una sorta di adunanza femminile dove si discute, si commenta, ci si consola, si offre una speranza di cambiamento e si rammendano traumi sociali e famigliari. È una nuova sorellanza basata su una “separazione dal mondo fuori che solo le donne, quando sono insieme, riescono a creare e a difendere”. Intanto, però, l’uomo vola sulla Luna, gli studenti si ribellano. E la tensione positiva dei movimenti a cavallo fra gli anni sessanta e settanta si scontra con le contraddizioni dell’isola.


COSA NE PENSO 

Il ricamo è un’arte antichissima.Ago e filo, due semplici strumenti per un’arte pregiata: quella del ricamo a mano. Le mani di abili ricamatrici del Circolo del Punto pieno hanno dato origine ad autentici capolavori d’arte guidate all'inizio dalle"tre sagge" della famiglia dei  baroni Sorci. Donne "cumannere" forti, abituate ad uno stile di vita privilegiato sin dalla nascita, che decidono di coinvolgere anche le altre donne di casa Sorci .Tutte loro si amalgamano senza alcuna difficoltà con le altre donne di ceto inferiore le cosiddette "popolane", da prostitute, a donne dalla vita non facile, madri, ragazze,nessuna esclusa.
È questo lo spirito del romanzo nessuno è diverso.
Simonetta Agnello Hornby nel suo romanzo ne parla in maniera quasi metaforica accomunando a quest'arte le vite dei suoi protagonisti. Il ritmo è incalzante, i personaggi sono ben descritti.

 
"Siamo fragili,e siamo imperfetti.
Imperfetto è il mondo, non l'amore.
E noi ricamiamo,continuiamo a ricamare,
con amore."


La storia inizia dal 1955, dove ritroviamo Rita Sala sposata con Rico Sorci, lei figlia dell' indimenticabile Maria Marra, la protagonista dell'intrigante e passionale Caffè Amaro, il romanzo che diede il via a questa maestosa trilogia. 
Rita ormai è una donna adulta che affronta le difficoltà della vita coniugale a testa alta dimostrando a tutti il suo valore sia di donna che di madre.
C'è da dire che come in "Piano Nobile", anche qui vengono approfonditi un’infinità variopinta di argomenti, dove si evince uno stato inconsciamente malinconico dei vizi dell'uomo, dalla tossicodipendenza, all'omosessualità, fino al tradimento. 
In questo capitolo finale, l' autrice ha riportato alla memoria i tanti fatti di cronaca realmente accaduti e ogni volta lo fa con fermezza e amarezza soprattutto quando ricorda la Palermo degli anni del potere oscuro di Cosa Nostra, della strage di Capaci dove persero la vita il giudice antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicilio. 
Adoro la "penna" della Agnello Hornby da sempre, perché sa stabilire un equilibrio perfetto tra fantasia e realtà con accortezza e stile.
In conclusione, un libro disegnato sullo sfondo di una Sicilia vera e carnale motivo per cui vale davvero la pena di essere letto. Buona lettura!


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03 novembre 2021

“... CHIACCHIERATA CON CRISTINA CABONI ”


Carissimi lettori, 

Ospite del blog di oggi è Cristina Caboni.
Cristina Caboni, vive in provincia di Cagliari, dove si occupa dell'azienda apistica della famiglia. Autrice di romanzi, ha esordito come scrittrice nel 2014 con Il sentiero dei profumi, pubblicato da Garzanti. Al primo, sono seguiti altri romanzi, tutti pubblicati dalla Garzanti: La custode del miele e delle api (2015), Il giardino dei fiori segreti (2016), vincitore del premio Selezione Bancarella nel 2017, La rilegatrice di storie perdute (2017), La stanza della tessitrice (2018), La casa degli specchi (2019) e Il profumo sa chi sei (2020).La ragazza dei colori, Garzanti, (2021). Tutte le opere della Caboni sono state pubblicate anche all'estero.
Personalmente sono rimasta letteralmente affascinata dal suo stile narrativo e dalla sua scrittura. 
Da qui è sorta la voglia e la curiosità di porle qualche domanda. 


Desidero ringraziare Cristina Caboni per la sua disponibilità nel concedermi questa bella intervista. 



D: SONO PASSATI MOLTI ANNI DA QUANDO HA ESORDITO, CI RACCONTI COME HA INIZIATO E COME HA PUBBLICATO IL SUO PRIMO LIBRO? 

R: Sono stati i racconti, la mia palestra. Storie di vita quotidiana che scrivevo per alcune riviste nazionali. In questo modo ho potuto approfondire le tematiche e approcciarmi alle norme editoriali in modo professionale. Diciamo pure che ho fatto una lunga gavetta prima di scrivere il sentiero dei profumi. Ho proposto il mio romanzo a un’agente letterario e lei si è innamorata della storia di Elena Rossini. Lo ha proposto in Italia e all’estero alle fiere dei libri e così è iniziata la mia strada di autrice. 


D: QUAL È IL PERSONAGGIO CHE L’HA EMOZIONATA DI PIÙ SCRIVERE? 

R: Senza dubbio è stata Letizia Marcovaldi de La ragazza dei colori. Figlia di una maestra, cresce nelle sue classi imparando ogni sfumatura sulla complessità dell’esistenza. Farà grandi cose, scegliendo con cura le sue battaglie. Generosa, creativa, gentile e solare. Letizia è un esempio di come la vita si possa affrontare e vivere nel migliore dei modi. 


D: QUAL È IL MESSAGGIO CHE VUOLE TRASMETTERE ALLE GIOVANI LETTRICI? 

R: Possiamo vivere in due modi: guardando la bellezza della vita, con speranza ed entusiasmo, oppure possiamo farci travolgere dagli eventi. Cambia l’approccio. Se siamo positivi riusciremo a trovare il modo di superare ogni ostacolo e i problemi potrebbero trasformarsi in nuove occasioni di conoscenza interiore. Se invece ci arrendiamo non ci sarà né futuro né speranza. E cos’è una vita priva di speranza? Dobbiamo costruire il nostro futuro e la nostra felicità un passo alla volta.  


D: QUALI EMOZIONI LE TRASMETTE SCRIVERE E COSA PROVA QUANDO METTE LA PAROLA FINE AD UNA SUA STORIA? 

R: Scrivere per me è come respirare. Vivo dunque scrivo. C’è una parte di me che si esprime attraverso la scrittura. Scrivo perché mi rilassa, mi arricchisce, mi rallegra. Mi conduce a ciò che sto diventando. Non finiscono mai le storie che scrivo. La parola fine è solo una virgola, una pausa nell’esistenza dei miei personaggi che continueranno ad accompagnarmi per sempre. In quel momento io e loro ci prendiamo giusto una pausa perché il tempo di ascoltare qualcun altro è ormai giunto. 


D: DEI SUOI PERSONAGGI FEMMINILI CE N’È UNO CHE SI IDENTIFICA MAGGIORMENTE CON LEI E UN ALTRO CHE INVECE È COMPLETAMENTE DIVERSO? 

R: Ci ho pensato molto e devo dire che per diversi frangenti mi viene facile identificarmi con Elena Rossini, la mia cara dolcissima profumiera. Per altri invece sono come Angelica Senes de La custode del miele e delle api. Più vado avanti nelle mie storie e più mi distacco dai personaggi. Sono sempre più loro stessi e hanno sempre meno di me. Questo è un bene. Riguardo al personaggio con il quale ho meno in comune credo che sia la madre delle gemelle Donati nel giardino dei fiori segreti. Lei è davvero una donna difficile da comprendere per me. 


D: LEI È UNA SCRITTRICE APPREZZATISSIMA, CHE RAPPORTI HA CON I SOCIAL NETWORK? 

R: Credo di frequentarli tutti, anche se per tutta una serie di cose devo confessarvi che Instagram è quello che mi è più congeniale. Lo trovo semplice, immediato, capace. Riesco a rispondere ai miei lettori internazionali rapidamente e a seguire i profili che mi interessano senza troppa dispersione di tempo.   


D: PROGETTI PER IL FUTURO? 

R: Sempre. Anche adesso sto già scrivendo un altro romanzo. Anzi due!



Intervista a cura di C.L



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27 ottobre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: "UN PADRE- CRESCERE INSIEME " DI MATTHEW LOGELIN



NOTE SULL' AUTORE 

Mattew Logelin, nato e cresciuto in Minnesota, è stato project manager di Yahoo!fino a quando ha deciso di lasciare l'azienda per dedicarsi alla scrittura e a sua figlia, Madeline. Oggi vive con la bambina a Los Angeles.


SINOSSI 

«Aprii piano la porta e, come facevo ogni notte da quando Madeline era nata, mi baciai la punta delle dita due volte e le toccai la fronte. Un bacio da parte mia e uno dalla mamma. Uno per ciò che sarebbe potuto essere e uno per ciò che sarà».

Dopo poco più di sette mesi, la vita di Matt e Liz sta per cambiare definitivamente: in seguito a una gravidanza difficile, Madeline sta già per venire al mondo. Prematura ma sana, la bambina viene ricoverata in terapia intensiva neonatale. È Matt ad accarezzarla per primo, a innamorarsi immediatamente di quella creatura, mentre la madre deve aspettare ventiquattro ore per poterla vedere, per riprendersi dal cesareo. Ma Liz non riuscirà mai a tenere per mano la sua piccola, perché un'embolia polmonare la porta via ventisette ore dopo il parto. Per Matt è uno shock terribile: come farà senza Liz? Che padre sarà? Riuscirà a crescere Maddy da solo? Diviso tra il dolore devastante e le responsabilità di un padre, Matt trova grande aiuto nelle persone che lo circondano, dai parenti agli amici. E, per sfogarsi e sentirsi meno solo, continua ad aggiornare il suo blog, scoprendo di avere un'incredibile community online che gli offre conforto e regali. Grazie a tutti loro, e alla piccola Maddy che cresce riempiendo di gioia la sua solitudine, Matt trova la forza per non arrendersi, giorno dopo giorno. In questo libro, Matt si racconta tra aneddoti divertenti e momenti di sconforto.


COSA NE PENSO 

Questo libro racconta la vita di Matthew Logelin, autore, blogger, e fondatore di diverse associazioni benefiche no-profit. Nel 2011 ha pubblicato "Two Kisses for Maddy: A Memoir of Loss and Love", diventato un best seller per il New York Times. In Italia, il libro è stato pubblicato nel giugno 2021 per Sperling&Kupfer
Logelin ripercorre la sua vita insieme alla moglie Liz, morta in seguito a delle complicazioni post-parto.

"Madeline incontrò la mamma.
La mamma incontrò Madeline.
Piansi un pochino,recitai la mia parte, 
Tagliai il cordone ombelicale e scattai un bel primo piano alla bambina. Madeline fece un giro in terapia intensiva neonatale. 
La mamma si assopì..."

Matt è sotto shock, stordito, incredulo.
Quanto è difficile lasciare andare qualcuno che si ama? Difficilissimo, nei fatti impossibile per Matt che non ha mai smesso di pensare a Liz. 
Matt, si difende dall’impatto traumatico delle emozioni per amore della sua bambina Maddy.
Inizia così, insieme a lei nuovo capitolo della sua vita, tra viaggi, ricordi e speranze. 
Un libro commovente, delicato, con una capacità spiazzante da indurre alla continua riflessione il lettore.

"Mi mancano un sacco di cose della donna che amo,
ma la sua voce è quella che mi manca di più.
So che posso ancora ascoltarla se voglio.."

Consigliato per chi ha voglia di perdersi in una storia vera narrata in maniera semplice.
Buona lettura!


Recensione a cura di C.L 

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22 ottobre 2021

INTERVISTA A MASSIMO GRANCHI AUTORE DEL LIBRO "IL PRINCIPE DELLE ARENE CANDIDE"

NOTE SULL' AUTORE

Massimo Granchi è nato a Cagliari nel 1974. Vive a Siena. È specializzato in Media, storia, cittadinanza. Ha conseguito un Dottorato in Istituzioni e Società. Lavora nel settore pubblico della formazione professionale. Ha fondato l’Associazione culturale Gruppo Scrittori Senesi di cui è presidente e il “Premio Letterario Città di Siena” del quale è direttore artistico. È coordinatore del “Premio Letterario Toscana”, responsabile culturale del Circolo “Peppino Mereu” e vicepresidente del Club per l’Unesco di Siena. I suoi racconti sono stati inseriti in antologie di vari editori. Ha pubblicato i saggi Camillo Berneri e i Totalitarismi (2006) e Siena: immagine e realtà nel secondo dopoguerra 1943-1963 (2010). Il suo romanzo d’esordio Come una pianta di cappero (2013) ha vinto il Premio online “Scrittore toscano dell’anno 2014”. Il suo secondo romanzo Occhi di sale (2015) ha vinto il “Premio della Giuria Memorial Vallavanti Rondoni”, il “Premio della Giuria Murex Città di Parole”, il “Premio Città di Sarzana”, il “Rive Gauche Festival” e il “Santucce Storm Festival”. Nel 2017 è uscito il suo terzo romanzo dal titolo La bellezza mite, finalista al concorso letterario nazionale “Argentario”, al Premio letterario “Città di Montefiorino” (2018) e al “Casa Sanremo Writers” (2019). L’opera inedita Il principe delle Arene Candide è stata finalista al Premio Letterario “Città di Montefiorino”, al “Premio Letterario Nazionale Bukowski”, al “Torneo Letterario IoScrittore 2018”.



D: CHI È MASSIMO? DESCRIVITI IN POCHE RIGHE? 

R: Sono nato a Cagliari e vivo a Siena. Sono una persona curiosa, perennemente alla ricerca di nuove esperienze. Mi confronto con i miei limiti per comprenderli e superarli. La scrittura è uno strumento che mi permette di farlo. Ho pubblicato romanzi, saggi e articoli. Ho varie specializzazioni e mi occupo con soddisfazione di formazione professionale per un ente pubblico. Il mio ultimo romanzo è Il principe delle Arene Candide, edito da Arkadia. 


D: COM’È NATO L’AMORE PER I LIBRI E PER LA SCRITTURA? 

R: Ero molto piccolo. Tenevo un diario in cui memorizzavo i miei pensieri e le esperienze del giorno. Ho cominciato a scrivere racconti brevi alle scuole superiori e a cimentarmi in concorsi di scrittura. Ho letto molto, soprattutto gialli, fumetti e libri scientifici per ragazzi. Ho avuto la fortuna di essere formato da una insegnante d’italiano estremamente sensibile e preparata che ha riconosciuto nella mia passione per la scrittura, una possibile crescita personale e una strada verso l’emancipazione. 


D: SEI IL FONDATORE E PRESIDENTE DELL ’ASSOCIAZIONE GRUPPO SCRITTORI SENESI. COSA TI HA SPINTO AD APRIRE QUESTA ASSOCIAZIONE? 

R: Era il 2014 e avevo appena pubblicato il mio primo romanzo con una casa editrice di Varese. Mi sono imbattuto in un’altra scrittrice senese che aveva fatto altrettanto. Trovai naturale contattarla per conoscerla e proporle di realizzare un’iniziativa insieme, partendo dai nostri libri e da una presentazione condivisa. Mi venne l’idea di allargare il gruppo di lavoro ad altri che, come noi, amassero la città di Siena e trovassero piacevole e interessante la scrittura. Durante l’incontro, ci si rese infatti conto che non esistesse nulla di simile a livello locale o regionale. Abbiamo, dunque, esteso il nostro invito ad altri autori, saggisti, giornalisti, poeti, narratori con l’intento di creare un gruppo di riflessione e progettazione di idee comuni. Siamo partiti in cinque, poi siamo diventati dieci e ora siamo oltre venti. I primi anni abbiamo mantenuto un’organizzazione spontanea. Eravamo un semplice comitato. Nel 2016, è diventato necessario strutturarci in un Associazione perché i nostri progetti sono cresciuti (abbiamo istituito il Premio Letterario Città di Siena, giunto alla VII edizione, e abbiamo vinto il premio come migliore progetto culturale dell’anno assegnatoci dalla Federazione Unitaria Italiana Scrittori) ed essere riconosciuti, da un punto di vista istituzionale, rendeva possibile l’accesso a risorse pubbliche e private o l’interlocuzione con i vari enti.  


D: QUALE SUPPORTO POTETE DARE AGLI ASPIRANTI SCRITTORI? 

R: Offriamo, innanzitutto, un luogo informale in cui aprire un dialogo sul tema della scrittura. Le nostre riunioni sono a cadenza mensile ed è richiesta una quota annua per associarsi. La rete di scrittori crea uno spazio privilegiato per confrontarsi su vari temi d’interesse personale o attuale nel mondo della letteratura e dei libri, in genere, e per avere consigli su come approcciarsi all’editoria. Organizziamo presentazioni di autori e gemellaggi con varie contaminazioni artistiche che ci hanno portato anche a collaborare con successo con realtà di altre regioni. Ogni socio può fare proposte di progetto e se il Consiglio approva, ci mobilitiamo insieme per realizzarlo. Per informazioni: scrittorisenesi@gmail.com


D: SECONDO TE PERCHÉ IN ITALIA SI LEGGE POCO? 

R: Credo che in Italia ci sia una buona educazione formale, molto ben strutturata e molto presente, almeno fino al conseguimento dell’obbligo scolastico. Il fatto che si associ la lettura allo studio è sicuramente una prima questione limite. Leggere significa studiare! E’ un’interpretazione legata soprattutto a un fattore anagrafico che, a volte, nel tempo, e con la maturità personale, fortunatamente, si attenua. La maggiore consapevolezza permette di associarla allo svago. La lettura è anche una questione di genere. Leggono soprattutto le donne. Quando però incombono gli impegni familiari e lavorativi, in cui spesso si denuncia un insufficiente sostegno sociale che permetta di coltivare le proprie passioni, la cultura e la lettura, in particolare, sono le prime a soccombere. Inoltre, la lettura e la scrittura sono considerate non professionalizzanti, non qualificanti, trascurando l’aspetto formativo trasversale che queste passioni possono offrire. E’ molto facile associare la lettura alla “perdita di tempo” perciò nei percorsi di crescita personale, le famiglie tendono a orientare i ragazzi verso altre forme di affermazione professionale invece di assecondare le espressioni artistiche. C’è, inoltre, una sovraesposizione. Ogni anno in Italia sono pubblicati oltre 10.000 testi. E’ complesso riuscire a essere selettivi o sensibili quando si è sottoposti a un costante bombardamento mediatico, soprattutto se consideriamo, come scritto sopra, che  non siamo un popolo di lettori e,  dunque, non abbiamo una capacità critica matura. E’ indubbio ed evidente, invece, che siamo un popolo di scrittori! Interessante contraddizione…   


D: UN LIBRO A CUI SEI PARTICOLARMENTE AFFEZIONATO E CHE CONSIGLIERESTI? 

R: Mi piace molto la letteratura sarda perciò, scavando nel mio passato, suggerirei “Canne al vento” di Grazia Deledda, un classico. Per quanto riguarda i miei autori contemporanei preferiti, direi assolutamente Marcello Fois e il suo “Stirpe,” tanto per cominciare. 


D: CHIUDIAMO CON UNA CITAZIONE FAMOSA INERENTE ALLA LETTURA, A TE LA SCELTA … 

R: Il libro è una possibilità di felicità che abbiamo noi uomini (J.L. Borges), perciò siate felici. Buone letture a tutti!

Grazie Massimo per la tua disponibilità.

Intervista a cura di C.L 


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13 ottobre 2021

RECENSIONE DEL LIBRO: TU NON CONOSCI LA VERGOGNA, "LA MIA VITA ELEGANZISSIMA" DI DRUSILLA FOER

NOTE SULL' AUTRICE 

Di origine toscana, cantante, attrice e autrice, Drusilla Foer è da tempo un'icona di stile. Frequenta con successo teatro, televisione, radio e cinema, ed è una star di culto sul web e sui social network, dove pubblica video esilaranti. Personaggio irriverente e antiborghese, si presta spesso al sostegno di cause sociali importanti. È autrice e interprete di due spettacoli teatrali: Eleganzissima, recital fra musica e racconto, e Venere Nemica, spettacolo ispirato alla favola di Amore e Psiche. Nel 2021 è la voce narrante in scena dell'Histoire du Soldat di Stravinskij al Teatro Olimpico di Vicenza. Al cinema ha recitato tra l'altro in Magnifica presenza di Ferzan Özpetek e nel recente Sempre più bello diretto da Claudio Norza. Fra le varie esperienze televisive è stata giudice di "Strafactor", talent nel talent di "X Factor", poi editorialista a "Matrix Chiambretti" su Canale 5, ospite fissa a "CR4 - La Repubblica delle Donne" su Rete 4 e in "Ciao Maschio" su Rai 1. In radio ha preso parte come ospite fissa al programma "Facciamo finta che..." di Maurizio Costanzo e Carlotta Quadri su R101.

SINOSSI 

Tu non conosci la vergogna racconta i luoghi, gli incontri, i sentimenti. Appunti di memoria sparpagliati e disordinati. Ci troverete un'insospettabile nonna spregiudicata, le notti di fuoco a New York, un amante affettatore di prosciutti, una prozia sonnambula e libertina, una tigre per amica, il teatro, la musica e l'amore. Una vita randagia, emozionata e combattuta. Una vita non male.
«Da grande vorrei essere come lei, eleganzissima.» Una piccola ammiratrice mi lusingò con queste parole inventando, a sua insaputa, il titolo del mio primo recital teatrale. E dandomi il motivo per scrivere questo libro: onorare ciò che è indelebile nella mia vita con tutta la tenerezza che ho per me stessa, sperando di intrattenere e, perché no, di ispirare la mia giovanissima fan. Tu non conosci la vergogna racconta i luoghi, gli incontri, i sentimenti. Appunti di memoria sparpagliati e disordinati. Ci troverete un'insospettabile nonna spregiudicata, le notti di fuoco a New York, un amante affettatore di prosciutti, una prozia sonnambula e libertina, una tigre per amica, il teatro, la musica e l'amore. Una vita randagia, emozionata e combattuta. Una vita non male. Una caccia al tesoro a cui ho giocato con tutto il coraggio che mi è stato possibile. Ve la restituisco senza vergogna, con l'intenzione di divertire o di ispirare, contando su un tenero perdono per la tonalità presuntuosa di questa speranza, tipica di un'anziana signora forse un po' vanesia.

COSA NE PENSO

Una biografia che non racconta l’autore, ma il personaggio.
Nel panorama letterario contemporaneo, capita raramente di imbattersi in un’autobiografia che non appartenga davvero alla persona che l’ha scritta. Con Tu non conosci la vergogna, Drusilla Foer – alter ego teatrale di Gianluca Gori – propone un’opera che gioca con le regole del genere e si muove con disinvoltura tra realtà e finzione.
Non aspettatevi di trovare in queste pagine dettagli sulla vita dell’autore. Gianluca Gori resta volutamente sullo sfondo, lasciando spazio alla voce narrante di Drusilla, personaggio carismatico e fuori dagli schemi, che racconta la propria esistenza come se fosse vera. Ed è proprio in questa ambiguità che il libro trova la sua cifra stilistica più interessante: un continuo equilibrio tra invenzione e plausibilità, in cui la finzione non è mai una menzogna, ma un modo alternativo di raccontare una verità più profonda.
La scrittura è fluida, vivace, capace di alternare leggerezza e riflessione senza perdere mai il ritmo. L’intelligenza dell’autrice – o meglio, dell’identità narrante – emerge in ogni pagina, con uno stile ironico e affilato che intrattiene, ma non banalizza. Drusilla ci accompagna tra memorie, aneddoti e considerazioni sul tempo che passa, sull’identità che cambia, sul diritto – e talvolta sul dovere – di essere diversi.Durante la lettura mi è capitato più volte di immaginarla davanti al computer mentre riordinava i pensieri,i ricordi e le parole da dire, dice molto su chi sia e lo fa sempre con garbo e umiltà.
Il volume non cerca consensi, né cerca di spiegare: racconta. E lo fa con consapevole eleganza. Per chi già apprezza Drusilla Foer, sarà una lettura piacevole e coerente con la sua figura pubblica. Per chi cerca una biografia tradizionale o una chiave di accesso all’uomo dietro il personaggio, l’opera potrà sembrare elusiva. Ma è proprio questa distanza che la rende interessante: non è un libro che rivela, ma che costruisce.
Tu non conosci la vergogna è, in definitiva, una messa in scena letteraria raffinata e originale. Un esercizio di stile in cui la voce narrante si prende il palcoscenico, mentre l’autore resta – con scelta precisa – dietro le quinte. Buona lettura!


Recensione a cura di C.L

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