30 luglio 2024

CONOSCIAMO ELENA BOSI, AUTRICE DEL LIBRO “MIO PADRE È NATO PER I PIEDI”


Miei cari lettori, l'ospite di oggi è Elena Bosi.
Elena è nata nel 1978 a Mirandola e vive a Mirandola ma è di Concordia, dove è cresciuta. Traduce, insegna e scrive. “Mio padre è nato per i piedi” è il suo primo romanzo.


D. CHI È ELENA?

R. Per rispondere ho bisogno di aggiungere anche il mio cognome, e dunque: Chi è Elena Bosi?, perché se penso a Elena, da sola, non so dire esattamente chi sia, né dove voglia andare. Elena Bosi, invece, è una persona che si sente la somma di tutti i suoi antenati, e di tutte le persone che ha incontrato fin qui. Da ciascuno ha preso qualcosa: da uno la forma del naso e i capelli ricci, da un’altra il colore degli occhi, e poi la passione per gli orti, e un certo intercalare, o il gesto di strofinarsi le mani anche quando non ha freddo, fino all’abitudine di leggere tutte le sere e di prendere le annotazioni più varie su tanti piccoli taccuini. 

D. QUANTO TEMPO HAI IMPIEGATO PER LA REALIZZAZIONE DI “MIO PADRE E’NATO PER I PIEDI”?

R. Ho impiegato circa tre anni. Avevo tutto questo materiale a cui non riuscivo a dare una forma coerente, quindi ho dovuto fare molte prove. All’inizio avevo tanti frammenti staccati, poi ho provato a scrivere un romanzo ininterrotto, come un flusso di coscienza, poi sotto forma di interviste ai personaggi, e alla fine sono tornata ai frammenti, non lasciandoli staccati ma cercando di comporre un mosaico che potesse avere un senso, sia per me che per i lettori. E questo è stato possibile anche grazie al lavoro finale con Samuela Serri, che si è occupata dell’editing del libro e che ringrazio perché ha saputo orientarmi con sicurezza rispettando le mie scelte, soprattutto linguistiche.

D. CHE SENSAZIONE SI PROVA DOPO AVER SCRITTO UN LIBRO?

R. Per me l’euforia è durata poco: ho iniziato subito a domandarmi: Sarò mai capace di scrivere qualcos’altro? Adesso invece non ci penso, cerco di godermi il più possibile tutte le gioie che mi sta portando questo romanzo.

D. PARLACI DELLE INFLUENZE LETTERARIE CHE HAI AVUTO, DEGLI SCRITTORI CHE AMI.

R. La prima influenza è stata Natalia Ginzburg. Ho letto Lessico famigliare alla fine delle elementari e ricordo di aver pensato che anch’io potevo, e volevo, scrivere un romanzo sulla mia famiglia. Ed eccolo qui. Mentre lo scrivevo avevo in mente Noialtri di Sergej Dovlatov, Le storie di mia zia di Ugo Cornia e Gnanca na busìa di Clelia Marchi, ma anche La scoperta dell’alfabeto di Luigi Malerba. Poi ovviamente devo citare Paolo Nori, che non solo è stato il mio maestro in tanti seminari e al corso Trovare la sedia, della sua Scuola Karenin, ma per me, da lettrice, è sempre stato un autore di riferimento. 

D. HAI DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R. Di solito inizio a scrivere a mano, anche su un foglio volante o di recupero: mi aiuta a trovare la concentrazione. Appena vedo che la scrittura inizia a scorrere, passo alla tastiera del computer. Mi piace pensare a quello che voglio scrivere mentre sbrigo delle commissioni o mentre cammino, perché poi quando mi siedo a scrivere cerco di farlo molto velocemente. Il mio romanzo l’ho scritto mentre frequentavo il corso Trovare la sedia, di Paolo Nori, e per me la difficoltà più grande è ancora quella: trovare la sedia, rimanere lì, obbligarmi ad andare avanti. 

D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE... CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R. Vorrei dire che mi emoziona molto pensare che magari proprio in questo momento c’è qualcuno che sfoglia il mio romanzo e legge le parole che diceva mia nonna, o pronuncia il nome di luoghi che per la maggior parte della gente sono luoghi sperduti, insignificanti, ma a me sono così cari. Quindi vorrei dire ai lettori che li ringrazio, e che spero che il mio romanzo li faccia divertire, e forse anche un po’ commuovere.

D. PROGETTI PER IL FUTURO E SOGNI?

R. Progetti molti, ho sempre tanti cantieri aperti. Sogni non saprei, un desiderio però ce l’ho: da traduttrice, e visto il mio legame forte con la Spagna, mi piacerebbe vedere una bella edizione in spagnolo di Mio padre per i piedi. Questo mi renderebbe davvero felice. 

Ringrazio Elena per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.




In libreria e sugli store online dal 18 giugno 2024 Neri pozza


SINOSSI 

A tre anni, Giulia è una bambina spigliata, autonoma, sempre con la risposta pronta. Forse anche perché la nonna ha l’abitudine di servirle un caffellatte ogni mattina, salvo poi lamentarsi di quanto sia nervosa. Però, visto che abita a Concordia sulla Secchia, un paesino in provincia di Modena, Giulia è anche una bambina che a tre anni può andarsene in giro da sola sul suo triciclo – l’importante è che non esca mai dai portici – fingendo di fare acquisti nei negozi e cantando Bandiera rossa, come le hanno insegnato gli anziani clienti della pasticceria di famiglia. È con loro che Giulia è cresciuta: nonni, zii, zie, vicini di casa e di bottega, parenti acquisiti, passanti, ragazze, mamme, vecchi e commercianti, tutti personaggi di un microcosmo bizzarro e meraviglioso, memorabile. Dal nonno che ha perso un polmone in una tempesta di sabbia durante la guerra alla zia suora che ipnotizza i topi; dal dottor Francesco, dentista che sa curare tutti i mali, alla libraia Arpalice che non vende libri ma manda i clienti in biblioteca; da Lina, una cliente con la fissa delle zucche, alla zia Tilde, capace di riconoscere le donne incinte dal collo. Un mondo che Giulia descrive con tono allegro e solo in apparenza leggero, perché l’ironia e il brio di chi la circonda sono spesso un modo per esorcizzare la malinconia e la solitudine. Una solitudine a cui ogni personaggio risponde a modo suo: chi confidandosi con la luna, chi cercando presagi felici nei sogni propri e altrui, chi con una battuta, una fuga o una grande abbuffata. Con Mio padre è nato per i piedi Elena Bosi, «la figlia dei portici», crea così l’affresco di una famiglia e di un’intera comunità, un romanzo corale che ci restituisce un mondo sorprendente e poetico che forse sta scomparendo.

COSA NE PENSO 

Noi figli degli anni 70 e 80 possiamo facilmente ritrovarci in questo romanzo. Una storia comune quella di Giulia nata e cresciuta in una piccola cittadina romagnola Concordia, un luogo lontano dalle grandi città in cui tutti si evolvevano in quegli anni con una rapidità impressionante.
Il libro si legge senza nessuna difficoltà , poiché la scrittura è semplice e genuina.Lettura scanzonata e per nulla banale.
I capitoli brevissimi ci portano da un contesto all' altro nella vita di ogni personaggio che abitano nel mondo di Giulia, tra aneddoti, curiosità e stili di vita semplici esattamente come l'Italia del dopoguerra in cui l'intera popolazione viveva di stenti e rinunce,un popolo laborioso che con grande dignità ha saputo con amarezza e orgoglio costruirsi un lavoro,una vita, in modo spiccio concreto senza fronzoli.
I personaggi sono tutti molto interessanti, curiosi a volte malinconici, da nonno Veleo, nonna Marta, passando per il papà e la mamma di Giulia, tutta la sua parentela conquista proprio per il loro ruolo determinante.
In conclusione, Elena Bosi si fa tante domande, purtroppo,alcune di queste domande non troveranno mai una risposta concreta.
Il libro piace per la leggerezza e la sensibilità con cui narra questi episodi familiari.
Una serie di episodi, un viaggio attraverso le variegate tipologie di parenti che tutti noi, in un modo o nell’altro, abbiamo incrociato nelle nostre esistenze. 
Consigliato. Buona lettura!


Intervista e recensione a cura di C.L

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08 luglio 2024

“... CHIACCHIERATA CON MARTA LAMALFA AUTRICE DEL LIBRO: L' ISOLA DOVE VOLANO LE FEMMINE”







Carissimi lettori,

L’ospite di questa intervista è Marta Lamalfa. 
Marta è nata a Palmi, in Calabria, nel 1990. Vive a Roma, dove lavora per un’organizzazione umanitaria. È laureata in Lingue mediorientali, si è specializzata in Editoria e scrittura e ha studiato pianoforte a livello accademico. Ha frequentato il laboratorio annuale della Bottega di Narrazione, scuola di scrittura creativa diretta da Giulio Mozzi e Giorgia Tribuiani.

D. CHI È MARTA?

R. Se fossi stata uno dei personaggi del romanzo, mi sarei così descritta:
Seconda di tre figli, Marta cammina con le spalle basse, e sembra sempre faticare mentre si muove nel mondo, quasi si portasse dietro un corpo che non ha ancora capito d’essere giovane. Si siede negli spazi più piccoli, si infila negli anfratti più angusti, adattandosi con naturalezza ai piccoli disagi. Come a voler ricreare anche nel mondo esterno quel delicato imbarazzo che si porta dentro.

D. QUANTO TEMPO HAI IMPIEGATO PER LA REALIZZAZIONE DEL TUO ROMANZO “L’ ISOLA DOVE VOLANO LE FEMMINE”?

R. Ho scritto questo romanzo durante il Laboratorio annuale della Bottega di Narrazione, scuola di scrittura creativa diretta da Giulio Mozzi e Giorgia Tribuiani. Ho cominciato a pensare al romanzo nel 2021, portandolo a una prima stesura nel corso di quell’annualità. Una volta terminato, ho capito che avevo troppi personaggi in troppe poche pagine, e non avevano avuto il respiro che meritavano. Da quel momento, ho cominciato il lavoro di revisione prima con l’agenzia letteraria che mi rappresenta, poi con la casa editrice. Abbiamo lavorato sul testo e sulla lingua fino al giorno in cui il romanzo doveva andare in stampa. Si tratta quindi di un percorso di circa tre anni.

D. DA QUALE IDEA, SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, È NATO QUESTO ROMANZO?

R. Appena ho letto della teoria di Paolo Lorenzi sulla possibile presenza della segale cornuta ad Alicudi a inizio ‘900, ho pensato che nascondesse dietro un potenziale narrativo notevole: avrei potuto parlare degli ultimi, delle persone dimenticate, ma in parallelo creare un mondo “fantastico”, quello delle allucinazioni, che rappresentava un potente strumento di evasione. Ho quindi cercato una lingua che potesse fare da ponte fra questi due mondi. 

D. CON QUALI COLORI DESCRIVERESTI I PERSONAGGI? 

R. I personaggi del romanzo sono moltissimi e variegati, per cui mi limiterò ai tre principali personaggi femminili: Caterina, la mia protagonista, è bianca, perché non ha ancora deciso di che colore essere; Palmira, sua madre, è grigia, schiacciata dai doveri e dalle responsabilità; Calòria – la pescatrice non sposata che sull’isola si dice essere una majara, una strega – è magenta, come una buganvilla piena di spine.

D. HAI DELLE ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

R. Sono molto regolare nella scrittura, circa una pagina al giorno. Di solito scrivo di sera, ma non ho dei riti particolari, non potrei permettermeli: scrivo quando ho tempo, e a dire il vero il tempo è sempre poco.

D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE... CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R. Di non pensare a questo romanzo come a un romanzo storico: ci sono sicuramente molti elementi che inquadrano la vicenda in un preciso tempo e in un preciso luogo e una ricerca storiografica alla base. Ma ciò che mi premeva era scrivere un romanzo in cui l’essere umano fosse al centro, messo di fronte a una realtà che cambia improvvisamente, a delle scelte da compiere. E ogni personaggio si troverà a confrontarsi con le proprie speranze, i sogni più nascosti.

D. PROGETTI PER IL FUTURO?

R. Ho qualche idea, ma ho bisogno di un periodo di maggiore tranquillità per metterla a fuoco e per capire se e come portarla avanti. Sicuramente in futuro vorrei scrivere qualcosa che sia ambientato in Calabria, una terra abbastanza trascurata in letteratura.


Ringrazio Marta per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.

In libreria e sugli store online dal 28 maggio 2024 Neri Pozza


SINOSSI 

Alicudi, 1903. Caterina guarda il corpo gelido e duro come una crosta di pane di Maria, la sua gemella, e pensa che ora la vita cambierà per sempre. Era Maria a scegliere per lei i pensieri giusti da pensare, e adesso chi lo farà al suo posto? Se l’è portata via un male cattivo e tutti in famiglia – dalla bisnonna che non ci vede più bene ma capisce tutto, a Palmira, la madre che ha per la quarta volta un bambino in pancia ma ha perso la testa per il dolore – pensano sia colpa di Ferdinando, che sconta una pena al Castello di Lipari, e vuole fare la rivoluzione. Ora che Maria non c’è più, anche se la stanza di Caterina si è allargata, la vita è diventata molto più stretta: lavora nei campi di don Nino fino al tramonto, consegna le acciughe sotto sale e aiuta la mamma con le fatiche di casa, aspettando il suo giorno preferito, quello in cui tutti si riuniscono per impastare il pane. Da qualche tempo, però, alle spighe di segale dell’isola sono spuntati dei piccoli corni neri come il carbone, tizzonare le chiamano. All’inizio non s’erano fidati a mangiare quel pane aspro, ma ora non c’è altro, così anche Caterina butta giù quei morsi duri che hanno l’odore della morte. Forse però in quei bocconi grami c’è la chiave per scappare da un presente sempre più solitario e amaro, e raggiungere le majare, le streghe che vivono sull’isola e si librano in cielo, libere nell’ala scura della notte. Caterina non lo sa, ma non è l’unica a vedere cose che poi sfumano nella nebbia. Per lei, come per tutti i settecentotredici arcudari, verrà il momento di scegliere tra la realtà e il sogno.
 
COSA NE PENSO 

L' isola dove volano le femmine è un romanzo ricco di sentimenti contrastanti tra loro, tali sentimenti rimarranno immutati fino alla chiusura dell'ultimo capitolo.
Da subito, il romanzo si concentra sulle sorti della famiglia Virgona dell' isola di Alicudi.
Per gli alicudari, i Virgona sono gli “Iatti” cioè “gatti”, questo appellativo si confà perfettamente alla loro “innata" pigrizia a non cambiare lo stato in cui riversano, una pigrizia che tecnicamente possiamo chiamare inerzia.
A partire da Onofrio, un uomo che vive in fasi alterne la propria vita per colpa direttamente o indirettamente sua.
Palmira la moglie di Onofrio, si rivela immediatamente una donna tristemente malinconica. Loro figlia Caterina è una ragazza che ammalia il lettore per il suo desiderio ardente di libertà. Vittima di un patriarcato ostile che le vieta di vivere la sua unicità.
Invece, Saverio l'altro figlio, è il personaggio che di più ho amato, perché è un ragazzo dal carattere deciso e ribelle. Si scopriranno di lui aspetti inediti che daranno alla storia quel coup de théâtre perfetto.
Oltre alle vicende familiari dei Virgona, Marta Lamalfa, riporta alla luce un fatto misterioso realmente accaduto ad Alicudi durante l'inizio del secolo scorso, il mistero del pane nero. 
L'isola è stata scenario di un'allucinazione di massa senza precedenti. In quegli anni, si erano infatti diffuse delle strane leggende che avevano come protagonisti animali parlanti, streghe, fantasmi, donne volanti, pagliacci, persone che cambiavano forma e chi più ne ha più ne metta.
In conclusione, tra leggende e misteri, Lamalfa porta alla luce l’essenza più autentica dell’essere umano, i sentimenti che ci guidano e gli istinti primordiali che inevitabilmente condizionano le nostre scelte.
Amerete ogni singolo personaggio anche quelli di passaggio come Ferdinando.Bel libro, consigliato! Buona lettura.

Intervista e recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata 



27 giugno 2024

INTERVISTA A SAMUEL BURR AUTORE DEL LIBRO: LA COMPAGNIA DEGLI ENIGMISTI



Cari lettori, 

l’ospite di oggi è Samuel Burr. Samuel ha studiato alla Westminster Film School e lavora come autore e dirigente televisivo. Ha sviluppato e prodotto programmi molto popolari nel Regno Unito.
L’idea per La Compagnia degli enigmisti è nata in seguito ad un documentario all'età di diciannove anni, girato in una casa di riposo che ha lanciato la sua carriera. Ancor prima della pubblicazione il romanzo, in corso di traduzione in 15 paesi, ha scatenato una corsa tra 15 agenzie letterarie che si sono battute per rappresentarlo. La compagnia degli enigmisti in libreria e sugli store online da maggio 2024 Longanesi

Note personali: Lettura scorrevolissima, i lettori sono invitati a partecipare attivamente alla risoluzione del mistero tra enigmi e soluzioni. Piace soprattutto per i personaggi e la scrittura semplice. Bello il finale!

D. COM'È NATA LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

R. Ho lavorato come produttore in programmi TV dopo più di 10 anni nel settore, ho iniziato ad avere il desiderio di dare vita a una storia tutta mia senza il bisogno di avere il permesso di nessun capo per poter realizzare questo mio desiderio, cosa invece assolutamente necessaria nel mio lavoro in televisione.
Infatti, ciò che mi affascinava della scrittura di romanzi – almeno all’inizio – era che non richiedeva che chiedessi il permesso a nessuno per realizzarlo. Non avevo bisogno di un budget da un milione di sterline. Non avevo nemmeno bisogno che qualcuno approvasse l’idea. Dovevo solo prendere carta e penna e scriverlo.

D. QUAL È LA PARTE PIU’INTERESSANTE NELL'ESSERE UNO SCRITTORE?

R. È immensamente emozionante e allo stesso tempo terrificante condividere il tuo romanzo d'esordio con il mondo. Una delle cose che preferisco è vedere come i lettori si approcciano alla storia, e capire chi sono i loro personaggi e le loro scene preferite, quali battute hanno sottolineato come particolarmente pertinenti e cosa hanno preso dal libro. La settimana scorsa ho ricevuto un messaggio meraviglioso da una lettrice diceva che il libro le ha insegnato a essere più aperta a creare legami con gli estranei e le ha ricordato quanto sia importante sorridere alle persone per strada. Ricevere messaggi come questo ripaga tutto il duro lavoro!

D. DOVE HAI PRESO L'IDEA O LO SPUNTO PER “LA COMPAGNIA DEGLI ENIGMISTI”?

R. Come la maggior parte dei romanzi, è difficile individuare una singola idea, persona o storia che abbia ispirato il libro. Ma c’è stato un momento particolarmente significativo. A diciannove anni ho realizzato un documentario all'interno di una casa di riposo per anziani insieme ad un mio amico. È stata un'esperienza affascinante, anche perché a diciotto anni eravamo completamente sfiniti dalla loro frenetica vita sociale. C'era qualcosa di intrinsecamente divertente nell'idea di una coppia di adolescenti in quel posto, eravamo entrambi interiormente più vecchi  rispetto a queste persone con cui vivevamo accanto.
Penso di essere sempre stato un ragazzo particolarmente profondo, se devo essere sincero. Probabilmente è da lì che viene il personaggio di Clay…!


D. QUAL È STATO IL “FEEDBACK” DA PARTE DEI LETTORI?

R. Mi è piaciuto sentire come i lettori si sono affezionati a “La compagnia degli enigmisti”, ai suoi personaggi e ai temi affrontati. Ho ricevuto diversi commenti da lettori che affermavano come si identificassero con la missione di Clayton e come, essendo qualcuno che ha lottato per "adattarsi" per tutta la vita, ciò abbia ricordato loro che a volte trovare il proprio posto nel mondo è il puzzle più grande di tutti. Se i viaggi di Pippa e Clay possono insegnarci qualcosa, è che siamo tutti capaci di fare qualcosa di straordinario, per costruire un grande futuro per noi stessi. Abbiamo solo bisogno della convinzione e delle persone giuste accanto a noi per arrivare dove vogliamo essere, per trovare i nostri pezzi mancanti. Se il mio passato mi ha insegnato qualcosa, è che la vita stessa è un grande puzzle... e tutti stiamo solo cercando i pezzi mancanti, qualunque cosa ci faccia sentire completi nel grande cruciverba della vita. Scrivere questo libro per me è stato un momento importante. 
È stato incredibile vedere la reazione scaturita da questo libro e spero che induca i lettori a pensare a cosa e come potrebbero ottenere nella loro vita.

D. COSA TI PIACE FARE QUANDO NON SCRIVI? 

R. Amo le storie in ogni sua forma, quindi quando non scrivo probabilmente guardo un film o una serie TV, altrimenti coccolo la mia gatta Muriel, faccio lunghe passeggiate in campagna con il mio compagno, cucino piatti deliziosi e, soprattutto, leggo un sacco di libri!

D. PARLACI DELLE INFLUENZE LETTERARIE CHE HAI AVUTO, DEGLI SCRITTORI CHE AMI.

R. Il libro a cui sono tanto affezionato è  “We All Want Impossible Things” di Catherine Newman. Apparentemente può sembrare un libro sulla morte, eppure è anche uno dei libri più divertenti che abbia mai letto. 

D. PROGETTI PER IL FUTURO? 

R. Sono felice di avere l’opportunità di scrivere un secondo libro, non è il continuo di “La compagnia degli enigmisti.”
Anche se non posso dire molto per il momento spero che chiunque abbia letto e apprezzato “La compagnia degli enigmisti” apprezzerà anche questo mio secondo libro. È un’altra storia misteriosa e con dei personaggi colorati ed eccentrici. 
Questo è tutto quello che posso dirvi per adesso!

Ringrazio Samuel Burr per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.



SINOSSI 

In una magione del Bedfordshire che ha visto giorni migliori, di proprietà della celebre enigmista Philippa Allsbrook, un eccentrico gruppo composto da sciaradisti e sciaradiste, creatori e creatrici di rebus e labirinti, enigmisti ed enigmiste per lo più ottuagenari trascorre la propria esistenza ideando e risolvendo rompicapi. Le loro menti sono le più acute e affinate d'Inghilterra, eppure c'è un segreto che nemmeno i soci della Compagnia conoscono, un segreto che Philippa, sul letto di morte, affida a Clayton Stumper, il giovane uomo che lei stessa, un giorno di venticinque anni prima, ha trovato abbandonato in fasce fuori dalla porta della villa. Clay, allevato dai più brillanti geni del secolo scorso, si veste come un uomo d'altri tempi, beve sherry e non sa niente delle proprie origini. Ma, forse, il fitto mistero che ammanta il suo passato può trovare una soluzione grazie alla curiosa scatola che Philippa gli ha lasciato in eredità. Aiutato dalla bislacca quanto astuta Compagnia, Clayton (e con lui il lettore) cercherà di decifrare gli indizi contenuti nel cofanetto in un viaggio fra labirinti e rompicapi che, forse, lo porteranno a sciogliere l'enigma più difficile di tutti, quello che riguarda chi siamo veramente.


Intervista a cura di C.L

© Riproduzione riservata 

24 giugno 2024

RECENSIONE DEL LIBRO: “UNA FEROCE LIBERTÀ” DI ANNICK COJEAN





In libreria e sugli store online dal 21 maggio 2024 fveeditori


NOTE SULL' AUTRICE 

Annick Cojean Reporter a "Le Monde", vincitrice del prestigioso premio Albert-Londres, il Pulitzer francese. Il suo libro-inchiesta "Le prede. Nell'harem di Gheddafi" (Piemme, 2013), in classifica in Francia per settimane, è un bestseller internazionale in corso di pubblicazione in sette paesi. Per scriverlo l'autrice è andata in Libia, sfidando ostracismo e tabù.


SINOSSI 

Gisèle Halimi (1927 – 2020) è stata un’avvocata, scrittrice e deputata francese di origini tunisine. Con alcuni processi passati alla Storia, ha impresso una fondamentale spinta alle lotte per i diritti civili. Nel 1971 ha fondato insieme a Simone de Beauvoir il movimento Choisir la cause des femmes. Gisèle fu sempre sostenuta da un gruppo di intellettuali e amici fra i quali Henry Cartier-Bresson, che la seguiva ovunque, con la sua piccola Leica in mano. Dominique, la terza moglie di Pablo Neruda, fu sua intima amica: ‘Pablito’ la chiamava “la bella donna dagli occhi tristi”. Halimi stimò molto Noam Chomsky, linguista e intellettuale, “così libero nelle sue denunce ai discorsi ufficiali”. Romain Gary, di cui fu anche l’avvocata nell’affare Ajar, la affascinò. “Amo le persone come lui,” diceva: “libere e infuocate”.

Nel novembre 1972, nell’aula del tribunale di Bobigny, Gisèle Halimi difendeva Marie-Claire Chevalier e la madre: la prima accusata dal suo stupratore per aver interrotto illegalmente la gravidanza, la seconda per aver aiutato la minorenne a disporre liberamente del suo corpo. Fra insulti, brutale misoginia e le urla di supporto delle altre sorelle in piazza, si chiudeva uno storico processo che avrebbe aperto le porte, pochi anni dopo, alla legge Veil. La più irrispettosa delle avvocate, ancora una volta, era riuscita ad infiammare l’opinione pubblica, puntando il dito contro gli abusi machisti e le leggi antiquate. Come aveva già fatto con le partigiane torturate durante la guerra di indipendenza algerina, come avrebbe continuato a fare per la libertà dei più deboli ed emarginati. Dando un lampante esempio di disubbidienza civile e innaffiando di linfa vitale il movimento femminista del vecchio continente.

COSA NE PENSO 

Un libro intervista davvero appassionante esattamente come la sua protagonista Gisèle Halimi.
Lo ammetto Gisèle è stata una grande scoperta per me, non conoscevo in maniera così minuziosa la sua vita, le sue scelte,il percorso da lei intrapreso per arrivare a salvare più vite possibili dalla pena di morte nei paesi dell' africa del nord soprattutto in Tunisia suo paese d'origine e l' Algeria.
Una vita per i diritti civili, dalle battaglie su aborto e stupro, alle lotte in Parlamento. Legale e amica di Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre.
Con Simone de Beauvoir fondò il movimento femminista «Choisir la cause des femmes» che si occupava di educazione sessuale e si batteva per l'aborto libero. L'azione legale di Halimi nel 1972 fu all'origine del processo di Bobigny, che contribuì a debellare in Francia la legge repressiva contro l'aborto e divenne punto forte nella campagna per il libero uso dei contraccettivi.Halimi appoggiò il Front de Libération Nationale in Algeria e divenne una militante della rivolta antifrancese per l'indipendenza. 
Una donna a cui ispirarsi.

«Signor Presidente,signori della corte,oggi sono in possesso di un raro privilegio. Provo la pienezza di un perfetto accordo tra il mio mestiere che è quello di difendere e la mia condizione di donna. Mai così tanto prima d'ora mi sono sentita allo stesso tempo l'imputata dietro la sbarra e l'avvocata al leggio.»
(Dal processo di Bobigny 1972)

In conclusione, Essere femministi oggi è un valore di tutti, non appartiene solo all’uomo o solo alla donna, ma esprime un’esigenza umana fondamentale: il bisogno per cui non nessuno venga giudicato in base al sesso, ma per come pensa e agisce, facendo in modo che lo spazio e le opportunità siano le stesse per tutti. Il femminismo riguarda tutti, non è solo una questione femminile, e serve a rendere il mondo un luogo migliore, per tutti, in cui vivere. 
Un libro che si legge tutto d'un fiato. Consigliato! Buona lettura.


Caterina Lucido © Riproduzione riservata


12 giugno 2024

RECENSIONE DEL LIBRO: “IL PRIMO SOLE DELL' ESTATE” DI DANIELA RAIMONDI



In libreria e sugli store online dal 23 maggio 2023 Nord editore

NOTE SULL'AUTRICE

Daniela Raimondi è nata in provincia di Mantova e ha trascorso la maggior parte della sua vita in Inghilterra. Ora si divide tra Londra e la Sardegna.
Ha pubblicato dieci libri di poesia che hanno ottenuto importanti riconoscimenti nazionali. Suoi racconti sono presenti in antologie e riviste letterarie. Dopo il successo della Casa sull’argine, Il primo sole dell’estate è il suo secondo romanzo.
Qui l'intervista all'autrice nel 2020.

SINOSSI 

È una casa fredda, quella in cui cresce Norma, in cui i genitori non si separano per quieto vivere e gli abbracci si contano sulle dita di una mano. Forse è per questo che, quando Norma è lontana dalla famiglia, tutto le sembra più bello. Come le estati passate dai nonni, a Stellata, un paesino in cui il tempo sembra essersi fermato ed è reso ancora più magico dai racconti di nonna Neve, che parlano di una famiglia di sognatori e di sensitivi e della zingara che ha segnato la loro strada. E poi, sempre a Stellata, c’è Elia, compagno di giochi e di confidenze. Tuttavia, quando l’infanzia cede il posto all’adolescenza, Norma scopre di avere paura dei nuovi sentimenti che la legano a Elia e decide di interrompere la loro amicizia. Passeranno molti anni prima che i due si ritrovino a Londra e il loro rapporto si trasformi in un amore adulto e totalizzante, ma il destino sta scrivendo per lei un’altra pagina, una pagina che è incominciata a Stellata e finirà molto lontano, in Brasile. Perché i sogni hanno sempre un prezzo e la felicità è un dono che si conquista attraverso la fatica.

COSA NE PENSO 

Il primo sole dell' estate è un romanzo avvincente e intenso. 
Daniela Raimondi scava a fondo nel cuore dei suoi personaggi, mostrandone luci e ombre, sofferenza e rinascita.La scrittura lieve e delicata della autrice, ci riporta nuovamente a Stellata dove tutto ebbe origine nella “La casa sull' argine”. Sarà presente ancora una volta Vollka , il suo spirito gitano infatti, aleggia nelle vite dei suoi successori insieme a quello della ribelle Donata.
Dei personaggi principali che ci hanno tenuto compagnia nel capitolo iniziale troviamo la dolce Neve, Radames, Elsa e la Zena, insieme ai gemelli Guido e Dolfo, ormai adulti e padri di famiglia alle prese con delle scelte ben precise che cambieranno il corso delle loro vite.
E poi, Norma bambina e poi donna alle prese con gioie e abbandoni che la segneranno significativamente per buona parte della sua vita.

«Norma non aveva mai sospettato nulla. C'erano stati particolari che avrebbero dovuto tenerla in guardia,ma non c'è nulla di più facile che ingannare chi ha piena fiducia in te.»

Un personaggio bizzarro e libero nelle sue convinzioni è sicuramente Elia, lo si odia o lo si ama, a seconda del momento che lo vede protagonista.
In conclusione, anche stavolta i personaggi saranno convincenti e mai scontati. I messaggi predominanti di “Il primo sole dell' estate” sono la morte, colei che lascia un dolore che nessuno può curare.Ma l'amore lascia ricordi che nessuno può cancellare e il rapporto conflittuale tra genitori e figli.
Per chi è in cerca di una saga familiare originale e sorprendente, ve lo consiglio. Buona lettura!



Recensione a cura di C.L

© Riproduzione riservata 

06 giugno 2024

CONOSCIAMO SELBY WYNN SCHWARTZ, AUTRICE DEL LIBRO “LE FIGLIE DI SAFFO”.





Miei cari lettori, l'ospite di oggi è Selby Wynn Schwartz ha conseguito un dottorato in letteratura comparata presso l’Università della California-Berkeley. Le figlie di Saffo è il suo romanzo d’esordio in libreria e sugli store online dal 5 marzo 2024 Garzanti
Note personali: Una penna appassionata e appassionante quella di Selby Wynn Schwart. Lettura consigliata!

D. CHI È SELBY?

R. Sono soprattutto una lettrice accanita. D’origine sono una californiana (lì sono nata e cresciuta), più recentemente sono un’ammiratrice dei tenerumi palermitani—e sono fiera di far parte del movimento transfemminista Non Una di Meno.

D.DA QUALE IDEA, SPUNTO, ESIGENZA O FONTE DI ISPIRAZIONE, È NATO IL TUO ROMANZO “ LE FIGLIE DI SAFFO”?

R. A parte Saffo stessa—oppure la traduzione bellissima dei suoi frammenti firmata da Anne Carson, If Not Winter —l’ispirazione è arrivata dalla scoperta della figura di Lina Poletti: femminista, scrittrice, studiosa, spirito libero, donna queer. Dopo aver letto Gli occhi eroici di Alessandra Cenni, in cui si parla dei rapporti di Lina Poletti con Sibilla Aleramo e Eleonora Duse, mi sono un po’ innamorata della figura di Lina. Avrei voluto che ci fosse un archivio dedicato a lei, ma purtroppo non esiste. (Però voglio menzionare gli sforzi dello studioso Jessy Simonini per trovarne le tracce) Quindi mi sono detta: “se desidero che esista un archivio della storia di Lina, se desidero che ci sia un racconto per onorare la sua vita—dandole anche più di una vita—magari dovrei crearlo io.” Allora ho cominciato a fantasticare una vita per Lina, con cerchi intrecciati di donne intorno a lei, e con poesia e politica per riempire le mancanze storiche. 

D. IL TUO LIBRO HA SUBITO CAMBIAMENTI SIGNIFICATIVI RISPETTO ALLA PRIMA STESURA?

R. Grazie all’intuizione e visione e dedizione e sensibilità di Elly Millar e Sam Jordison della Galley Beggar Press (UK) ,sì, e io glene sono riconoscentissima. Loro riuscivano a vedere quello che questo libro sarebbe potuto diventare, e mi hanno aiutato ad ogni passo per raggiungere quella potenzialità. 

D. QUAL È STATA LA SCENA PIÙ DIFFICILE? PERCHÉ?

R. Sono sempre serena quando comincio a scrivere un libro, sento la leggerezza delle possibilità. Verso la fine, invece, quando le scelte già fatte diventano inevitabilmente una costrizione per quello che potrebbe ancora succedere, ho più difficoltà. 

D. PARLACI DELLE INFLUENZE LETTERARIE CHE HAI AVUTO, DEGLI SCRITTORI CHE AMI.

R. Ho letto Virginia Woolf quando ero molto giovane; la sua scrittura ha aperto una finestra nella mia visione monolitica di cosa dovrebbe essere un romanzo, un saggio, o una biografia. Il suo Orlando è stato un modello per il mio Le figlie di Sappho: tante vite; l’ironia e l’amore insieme; la possibilità di cambiare tutto—incluso il genere—in uno spirito di avventura e libertà. Amo le scrittrici che creano dei libri che io non sarei capace di concepire, come Dionne Brand in The Blue Clerk: Ars Poetica in 59 Versos.

D. C'È QUALCOS'ALTRO CHE VUOI AGGIUNGERE... CHE VORRESTI DIRE AI TUOI LETTORI?

R. Vorrei dare spazio ai collettivi, agli spazi, e alle iniziative che mi ispirano, da Maldusa alla Feminist Autonomous Centre for Research alla Libreria Tuba. Sosteniamo le collettività che sostengono i nostri sogni! 

D. PROGETTI E SOGNI?

R. Sono felicissima di aver ricevuto un Rome Prize in Literature dall’American Academy in Rome, grazie a questo premio potrò scrivere il mio prossimo libro… 

Ringrazio Selby Wynn Schwart per la sua disponibilità nel rispondere alle mie domande.





SINOSSI 

Viviamo… l'opposto… con audacia. «La nostra prima iniziativa fu quella di cambiarci il nome. Saremmo diventate Saffo.» Ci facciamo chiamare così perché vogliamo essere libere e indipendenti. Vogliamo avere idee e prospettive. Vogliamo essere attrici, scrittrici, o qualunque cosa scelgano i nostri sogni. Vogliamo avere speranze e infinite possibilità. Vogliamo essere e sentirci donne nel modo in cui piace a noi e a nessun altro. Ma non sempre è possibile. Molte volte, ci obbligano a sottostare al volere degli altri. Molte volte, altri prendono le decisioni al posto nostro. Molte volte, siamo costrette a sposarci, a essere madri, a essere docili, a essere belle come dicono loro, a dire sempre di sì. Ed è allora che decidiamo di resistere, di lottare, di ribellarci. Siamo Lina Poletti, Virginia Woolf, Natalie Barney, Romaine Brooks, Sarah Bernhardt, Isadora Duncan, Nancy Cunard, Gertrude Stein e Radclyffe Hall. Siamo qui a dirvi cosa vuol dire essere donna quando non hai una voce. Quando soffocano la tua voce. Siamo qui a dirvi che un futuro diverso è possibile. Siamo qui a dirvi che per viverlo bisogna lottare, ieri come oggi.


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14 maggio 2024

RECENSIONE DEL LIBRO: CUORE NASCOSTO DI FERZAN ÖZPETEK






In libreria e sugli store online dal 9 aprile 2024 Mondadori


NOTE SULL’ AUTORE 

Ferzan Ozpetek, regista e sceneggiatore, è nato a Istanbul, ma dal 1976 vive a Roma. Nel 1997 esordisce con Il bagno turco (Hamam), cui seguono Harem Suaré, Le fate ignoranti (che diventa serie televisiva nel 2022), La finestra di fronte, Cuore sacro, Saturno contro, Un giorno perfetto, Mine vaganti, Magnifica presenza, Allacciate le cinture, Rosso Istanbul, Napoli velata, La Dea Fortuna, Nuovo Olimpo. Nel 2020 firma la regia teatrale di Mine vaganti e nel 2024 quella di Magnifica presenza. Del 2021 è Ferzaneide, in cui racconta in teatro i ricordi, le suggestioni e le figure umane che hanno ispirato i suoi film. Ha inoltre diretto, con grande successo di critica e pubblico, Aida, Traviata e Madame Butterfly. Ha vinto i più importanti premi e riconoscimenti cinematografici e nel 2008 il MoMA di New York gli ha dedicato una retrospettiva. Per Mondadori ha pubblicato i bestseller Rosso Istanbul (2013), Sei la mia vita (2015) e Come un respiro (2020).

SINOSSI 

Sicilia, agosto 1978. Alice ha appena sei anni quando una donna elegante e un po’ eccentrica si presenta a sorpresa a casa dei suoi genitori a Polizzi. È «zia» Irene, una parente di cui fino a quel momento non ha mai sentito parlare. Rimasta vedova di un uomo molto ricco e non più risposata, vive a Roma, dove fa l’artista e conduce una vita libera e anticonformista. Alice non lo sa, ma questo incontro segnerà in modo radicale il suo destino.Sarà infatti proprio Irene, imprevedibilmente, a consegnarle dodici anni dopo la chiave che le consentirà di conoscere davvero se stessa e di nutrire il sogno che custodisce fin da piccola: fare l’attrice.Inizia così l’ultima opera narrativa di Ferzan Ozpetek, che ancora una volta trasferisce nelle pagine di un romanzo il suo immaginario potente, colmo di spunti autobiografici e suggestive citazioni di suoi film.Una casa fascinosa nel centro di Roma piena di presenze e memorie del passato, una porta chiusa da troppo tempo, una stupefacente collezione di quadri, un amore appassionato e poi negato, come un cuore nascosto che ha smesso all’improvviso di battere, sono solo alcuni degli elementi di questo romanzo di formazione che è anche un noir dell’anima, una celebrazione del talento e del processo creativo, e un’indagine profonda sul dolore della perdita.Attraverso un sorprendente mosaico di appunti, bozzetti, foto, testimonianze di vita, Irene impartisce ad Alice una sorta di educazione sentimentale mentre la ragazza muove i primi passi nella Roma del 1990, tra l’animato quartiere di Campo de’ Fiori e gli studi cinematografici De Paolis e di Cinecittà, impegnata tra lezioni di recitazione e provini, nuovi amici, incontri pericolosi e amori inattesi. Fino a una rivelazione che cambierà la sua esistenza.Dopo il bestseller Come un respiro, Ozpetek torna a indagare con delicatezza ed empatia i sentimenti femminili mettendo al centro le aspirazioni di due donne intimamente connesse tra loro, nonostante la lontananza nel tempo e nello spazio: una ragazza ancora in cerca della propria identità e una donna che non si arrende al destino. Superando ogni barriera, Alice e Irene non smetteranno mai di parlarsi.

COSA NE PENSO 

«Avverto la tua presenza,che mi ispira e mi sostiene. Ti sento respirare,intercetto i tuoi gesti..»

Cuore nascosto è un libro scorrevole e avvincente senza troppi sentimentalismi e stereotipi ritenuti particolarmente banali in una scrittura romantica.
Sono stata rapita sin dalle primissime battute dal “viaggio" verso l'ignoto di Alice. Così giovane e inesperta, si ritrova in una nuova realtà sostanzialmente non sua, in un mondo in continuo movimento che non aspetta mai nessuno. Folgorante la potenza dell' amore raccontata da Özpetek in questo romanzo. Ciò che maggiormente colpisce in questa storia sono due concetti universali, l' amore e la sofferenza che di per sé sono luoghi comuni nella vita di ognuno di noi, è come parlare di vita e morte a fare la differenza non è il tema, ma il modo in cui lo si racconta. 
In conclusione, Cuore nascosto è una storia commovente, dolce, sorprendente.
Lettura consigliata. Forse uno dei più bei libri letti ultimamente. Buona lettura!

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